LA CHIESA CATTOLICA E LA SUA GERARCHIA
PEL SACERDOTE
GIOVANNI BOSCO
TORINO.
TIP. DELL'ORATORIO
DI S. FRANC. DI SALES
1869. {1 [185]}
PROPRIETÀ
DELL’EDITORE. {1 [186]}
INDEX
Al
cortese lettore 2
Capo
I. Religione. - Sacra Bibbia. - Storia Sacra. - Antico Testamento. - Nuovo
Testamento. - Sacri Scrittori. - Loro autorità. - Tradizione. - Storia
ecclesiastica. 2
Capo
II. Chiesa di Gesù Cristo. - Segni per riconoscerla. - Una. - Santa. -
Cattolica. - Apostolica. - Solo la Chiesa Romana ha i veri caratteri di Chiesa
di G. C. - Chiesa Gallicana. - Greca. - Armena ecc. - Sede Apostolica. - Santa
Sede. 5
Capo
III. Scisma. - Eresia. - Chiesa Anglicana. - Luterana. - Calvinista. -
Riformata o Protestante. - Evangelica. - Greca Scismatica. - Russa Ortodossa. 9
Capo
IV. Fondatori della Chiesa di Gesù Cristo. - Gerarchia Ecclesiastica. - Capo
invisibile e Capo visibile. - Somma autorità del Capo visibile. - Autorità
Spirituale. 15
Capo
V. Autorità temporale del Papa. - Spiegazione del nome Papa. - Antipapi. 19
Capo
VI. Elezione del primo Papa. - Elezione del Papa nei tempi primitivi. -
Conclave e sua origine. - Uso che se ne fa al presente. 21
Capo
VII. Cardinali. - Loro origine. - Cardinali preti, diaconi, vescovi. - Loro
dignità e preminenza. - Numero e residenza. - Loro abito. - Loro titolo. 25
Capo
VIII. Patriarchi. - Romano. - Antiocheno. Alessandrino. - Costantinopolitano. -
Gerosolimitano. - Altri patriarchi. - Esarchi diocesani. - Primati. - Metropolitani.
- Arcivescovi. - Vescovi. - Vicari apostolici. - Corepiscopi. - Vicari
generali. - Vicari foranei. - Parochi. 27
Capo
IX. Triregno. - Tiara. - Mitra. - Cattedra di s. Pietro. - Sedia gestatoria. -
Sediarii. - Flabelli. - Pallio. - Anello. - Pastorale. - Loggia della
benedizione. - Benedizione pontificia. 31
Indice 35
Col presente fascicolo noi intendiamo di dare in breve una giusta idea della Chiesa di Gesù Cristo, spiegare i principali gradi dell'ecclesiastica Gerarchia, non che parlare di quanto ha colla Chiesa Cattolica, e colla sua Gerarchia speciale relazione. Molti non avendo di questi vocaboli retta cognizione, nè sapendo di essi la sapiente istituzione, rimangono nell'ignoranza o intendono malamente cose assai necessarie al fedel cristiano. Per ovviare a questi difetti noi diamo in questo libretto una breve spiegazione delle accennate cose, raccontandone l'origine, e il significato morale, il tutto per quanto si può, e lo comporta la brevità, appoggiando sull'autorità dei santi libri, dei santi Padri, o di altri {3 [187]} accreditati autori. Alcune citazioni, e le più necessarie, sono sparse nel corso del libro, ma non molte, per non recare noia al lettore, Chi poi volesse maggiormente instruirsi sopra questa materia potrebbe consultare il Dizionario di teologia dell'abate Bergier, edizione di Milano 1857, e specialmente il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastico del Cav. Gaetano Coroni romano, uomo versatissimo nelle ecclesiastiche cose, della cui grandiosa e voluminosa opera, come di fonte sicura, noi abbiamo in gran parte attinto quanto veniamo in breve esponendo. Quindi uno dei motivi per cui non abbondiamo di citazioni si è pur quello di non ripetere sì spesso ed inutilmente il nome del medesimo autore, bastando ciò fare una volta per tutte. Voglia Iddio concedere ai nostri lettori le più elette benedizioni, affinchè possano vivere fedeli osservatori dei precetti della pietosa Madre la Chiesa Cattolica sola maestra, solo centro di unità, fuori di cui non avvi salute. {4 [188]}
1. Religione. - La parola religione, secondo s. Agostino, deriva dal vocabolo latino religare, cioè legare. Difatto la religione lega, stringe l’uomo in amicizia con Dio.
La religione può considerarsi sotto due aspetti; soggettivamente, ossia come residente nel soggetto, che è l'uomo; e può considerarsi oggettivamente ossia in se stessa, fuori dell'uomo. Nel primo caso si definisce: Una virtù morale che inclina l’uomo a rendere a Dio il culto {5 [189]} dovuto. Quindi uomo religioso dicesi colui che ha questa pia inclinazione; ed irreligioso chi non ha questa inclinazione, o ricusa a Dio l'onore che gli si deve. Considerata poi sotto il secondo aspetto la religione è il complesso di tutte quelle cose che appartengono al culto di Dio, come sono le verità rivelate, i riti sacri, il ministero sacerdotale, con tutti quei doveri che devono praticarsi verso Dio, verso noi medesimi, e verso il prossimo. In questo senso s. Giacomo apostolo chiamò religione monda ed immacolata il visitare gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni e custodire se stesso puro da questo secolo.
2. Sacra Bibbia. - La religione considerata in se stessa e della quale solamente intendo ora di parlare, si trova nella Sacra Bibbia e nella Tradizione. La parola bibbia vuol dire libro per eccellenza e si usa per significare tutti quei libri divini, che sono dalla Chiesa Cattolica riconosciuti per inspirati da Dio ai loro autori. {6 [190]} Antico e Nuovo Testamento. - La Bibbia detta anche Sacra Scrittura si chiama eziandio Antico e Nuovo Testamento. L'Antico Testamento contiene le cose accadute, le verità rivelate prima della venuta di Gesù Cristo, e gli scritti dei profeti. Il Nuovo Testamento comprende il Vangelo, gli atti degli apostoli, ed alcuni altri scritti dei medesimi. I santi libri sono chiamati Testamento perchè contengono quelle cose che Iddio come per testamento lasciò agli uomini.
3. Storia Sacra. - Si chiama Storia Sacra la narrazione dei fatti che accaddero al tempo dei patriarchi, dei condottieri, de' giudici, dei Re e degli altri principali capi del popolo d'Israele, cominciando dalla creazione dei mondo sino alla fondazione della Chiesa di Gesù Cristo. La Storia Sacra è contenuta nella Sacra Bibbia.
Sacri Scrittori. - La Sacra Bibbia fu scritta dai profeti, dagli apostoli e da altri personaggi illuminati ed assistiti in una singolare maniera dallo Spirito Santo. Essi scrissero senza poter {7 [191]} inserire nei loro libri il minimo errore nè per malizia, nè per umana debolezza. Che essi in quello che ci narrano ci abbiano detta la pura verità ce lo dimostrano cinque speciali ragioni.
1° Essi narrano cose per lo più avvenute ai loro tempi, attestate da monumenti certi, di cui sapevano la pretta verità.
2° Se avessero mentito sarebbero stati contraddetti da gran numero d'uomini testimonii degli avvenimenti che essi raccontano, e i loro scritti non si sarebbero ricevuti come divini.
3° Erano persone degnissime di fede, cui non si poteva apporre alcun delitto, che anzi ad ogni pagina inspirano la buona fede e la pietà.
4° I fatti riferiti da loro sono eziandio per la maggior parte attestati da profani autori. Tali sono la storia del diluvio, quello dello sterminio di Sodoma e Gomorra, il passaggio del Mar Rosso, e molti altri fatti.
5° La dottrina che insegnano è in tutto conforme ai dettami della ragione. I medesimi increduli dalle scoperte {8 [192]} che si vanno facendo sono costretti ad ammettere la verità dei fatti narrati nella Bibbia. Questo non ci fa stupire perchè i sacri scrittori erano illuminati ed assistiti dallo Spirito Santo. Molte prove dimostrano essere {9 [193]} stati essi da Dio inspirati nello scrivere. Ne diamo qui le principali. –
1° La prima prova sono gli stupendi e vari miracoli che essi operarono in conferma di quanto dicevano. I veri miracoli si possono soltanto operare da Dio, il quale certamente non li opera e non li lascia operare in conferma di una falsità, da cui gli uomini possono essere indotti nell'inganno. Se Dio permettesse che un uomo facesse un miracolo per confermare una religione bugiarda allora Egli coopererebbe a ingannare gli uomini; la qual cosa in Dio non si può dare, essendo Egli la verità e la Santità per essenza. Bisogna dunque dire che se Dio operò miracoli in conferma di ciò che dicevano e scrivevano i sacri scrittori, essi erano da Dio inspirati. –
2° La seconda prova sono le profezie di cui la Storia Sacra è piena, e le quali si sono pienamente avverate. Iddio solo può predire con certezza le cose future, che non hanno necessaria relazione colle cause naturali, nè possono dagli uomini essere molto tempo {10 [194]} prima conosciute. Essendo dunque le profezie pienamente avverate, ed essendo pur certo che Dio non fa e non lascia fare vere profezie in conferma di cose false, dobbiamo necessariamente conchiudere che i sacri scrittori, i quali cotante ne fecero, erano veramente da Dio inspirati. –
3° La terza prova è la santità della dottrina che si contiene nella Sacra Bibbia; santità così perfetta, che gl'increduli non poterono mai appuntarla di alcun difetto, mentre sappiamo che gli uomini anche più dotti e di retta intenzione abbandonati a se stessi vanno facilmente soggetti ad errori. - In fine rimane la testimonianza di Gesù Cristo e degli apostoli, i quali dichiararono che tutta la storia dell'Antico Testamento è stata scritta sotto l'assistenza speciale dello Spirito Santo; e in quanto al Nuovo Testamento abbiamo la testimonianza della Chiesa Cattolica, la quale, come vedremo, è stata dal suo divin Fondatore fatta guardiana e maestra delle verità da Dio rivelate, e dotata del dono d'infallibilità. - {11 [195]}
Dalle ragioni e prove sin qui addotte noi ricaviamo chiaramente che i sacri scrittori dissero la pura verità, e quindi noi dobbiamo stimare, e stare alla loro autorità, credere e praticare quello che essi ci lasciarono scritto per nostro ammaestramento. -
4. Tradizione. - Non tutto quello che fu rivelato da Dio, non tutte le verità religiose e morali, specialmente riguardanti il Nuovo Testamento, si trovano registrate nella Bibbia. Molte cose ci furono trasmesse a viva voce, o con altri mezzi. Quindi oltre la Sacra Scrittura noi dobbiamo ancora ammettere la divina Tradizione, parola che vuol dire trasmettere. -
La parola tradizione presa nel senso gramaticale sarebbe quell'atto con cui una cosa dall'uno si trasmette ad un altro. Ma parlando di religione s'intende quella parte di parola di Dio, la quale non fu scritta nei sacri libri, ma ci fu trasmessa o a viva voce, o per altre vie come sarebbe per mezzo degli scritti dei ss. padri, dei concilii, e simili.
Che non tutte le cose rivelate da Dio {12 [196]} siano state scritte nei libri santi, e perciò che oltre la Sacra Bibbia si debba pure ammettere la Tradizione, lo dicono gli stessi apostoli e lo confermano i padri della Chiesa. - L'apostolo san Giovanni finisce la seconda sua lettera con queste parole: Molte cose avendo da scrivere non ho voluto farlo con carta e inchiostro, perchè spero di venire avoi e parlarvi a faccia a faccia.
Il medesimo apostolo così termina il suo Vangelo: Sono molte altre cose fatte da Gesù, le quali se si scrivessero a una a una io credo che nemmeno tutta la terra potrebbe contenere i libri che sarebbero da scrivere. Come si vede è questa un'iperbole usata dal santo apostolo per farci intendere l'infinito numero di cose dette e fatte da Gesù Cristo, le quali non furono nè da lui, nè da alcun altro sacro scrittore registrate; ma che non pertanto si conservavano fresche nella memoria, e si tramandavano a voce dagli uni agli altri. - San Paolo nella seconda lettera {13 [197]} che scrive al suo caro discepolo Timoteo così lo avverte: Le cose che hai udite da me con molti testinomi confidati ad uomini fedeli, i quali saranno capaci ad insegnarle anche ad altri. E nella seconda lettera scritta ai cristiani della città di Tessalonica così loro parla delle tradizioni: Tenete le tradizioni, che avete imparato o per mezzo delle nostre parole o per mezzo della nostra lettera.
Non meno chiaramente ne parlano i ss. padri. S. Giovanni Grisostomo spiegando le suddette parole di s. Paolo così si esprime: Di qui si scorge chiaramente che gli apostoli non ci tramandarono tutto per lettera; ma molte cose trasmisero senza scriverle; le quali cose sono pur degne di fede. E s. Epifanio scrive: Si ha pur bisogno della tradizione: dalla Scrittura non si possono ricavare tutte le cose. Imperocchè gli apostoli alcune cose ci lasciarono per iscritto, altre per tradizione, come afferma {14 [198]} s. Paolo. Non meno chiaro parlano gli altri padri della Chiesa. Come si scorge adunque da queste testimonianze vi sono molte cose riguardanti la fede, la vita cristiana, che gli apostoli non scrissero; ma tramandarono a viva voce. Perciò noi dobbiamo oltre la Sacra Bibbia ammettere e credere la divina Tradizione conservataci pura ed intatta pel magistero di Santa Chiesa. Di qui ancora si vede in quale grande errore siano quelli che rifiutano di ammettere la Tradizione.
Storia ecclesiastica. - Per istoria ecclesiastica s'intende la narrazione di quei fatti che succedettero favorevoli od avversi alla Chiesa dalla sua fondazione fino ai tempi nostri. La Storia ecclesiastica ci espone il principio, e il progresso della Religione Cattolica, ci rappresenta lo stato della Chiesa in ciascuna delle sue età. Essa tratta delle persone che vi fiorirono per santità e dottrina, dei dogmi raffermati e vie più dichiarati, dice se questi furono {15 [199]} combattuti dagli eretici, o pervertiti con false dottrine e simili. Quindi come ognun vede la Storia ecclesiastica è la più commendevole dopo la Sacra, e la più atta ad istruirci e confermarci nella santa religione.
Chiesa di Gesù Cristo. - Le verità rivelate da Dio, che si trovano nella Bibbia, nella Tradizione, le verità insomma che costituiscono la vera religione, Gesù Cristo figliuolo di Dio fatto uomo le affidò alla custodia della Chiesa da lui fondata e stabilita su questa terra {16 [200]} per fare le sue veci. Questa Chiesa ha ricevuto da Gesù Cristo l'incarico di conservare incorrotte le verità della fede, predicarle ed insegnarle agli uomini, affinchè essi credendole e predicandole possano ottenere la vita eterna.
Ma che cosa è la Chiesa? e quali sono i segni che ce la fanno conoscere per la Chiesa di Gesù Cristo?
La parola Ecclesia in latino, Chiesa in italiano viene dal vocabolo greco encaleo, convoco, raduno, e significa appunto una radunanza. Per Chiesa poi di Gesù Cristo s'intende la congregazione, ossia l'insieme di tutti quelli che professano la fede, la dottrina rivelata da Dio, sotto il governo e l’ubbidienza dei legittimi pastori, specialmente del Papa. Senza i pastori, dice il martire s. Ignazio, una congregazione di fedeli non si può chiamare Chiesa: sine iis Ecclesia non vocatur; e s. Ambrogio disse chiaramente: dove è Pietro, cioè il Papa, là vi è la Chiesa: ubi Petrus ibi Ecclesia, e per conseguenza dove non si trova il Papa alla {17 [201]} testa non vi può essere Chiesa di Gesù Cristo.
Generalmente parlando la Chiesa di Gesù Cristo si compone di tre parti, cioè della Chiesa trionfante, che comprende i santi del Cielo, della Chiesa purgante, che sono le anime del Purgatorio, della Chiesa militante, composta dai fedeli che vivono sulla terra, della quale solamente noi intendiamo parlare. A questa Chiesa si dà il nome di militante, parola che viene da militare, fare il soldato, e ciò per indicare che quelli i quali appartengono a questa Chiesa devono ancora in questa terra combattere da valorosi soldati contro ai nemici delle anime, che sono il demonio, il mondo, e la carne, e non dimenticarsi mai che la vita del uomo in questa terra è una continua milizia: militia est vita hominis super terram.
La Chiesa militante si divide in due classi, cioè in insegnante, e in discente, ovvero imparante. La Chiesa insegnante abbraccia tutti i vescovi col papa alla testa, i quali non solo devono professare {18 [202]} la fede di Gesù Cristo, ma hanno ancora l'obbligo d'insegnare agli altri la vera religione. A loro Gesù Cristo disse: docete omnes gentes: insegnate a tutte le genti. - La Chiesa discente abbraccia tutti i fedeli che non hanno autorità d'insegnare, ma solo obbligo d'imparare. Di questi Gesù parlava quando disse: quelli che crederanno e saranno battezzati si salveranno: chi ascolta voi, ascolta me: chi non ascolta la Chiesa sia tenuto come un gentile ed un pubblicano.
2. Segni per conoscere la Chiesa di G. C. - Gesù Cristo lasciò pure dei caratteri, ossia dei segni alla sua Chiesa, per mezzo dei quali essa potesse venire riconosciuta da tutti gli uomini per celeste e divina, per maestra di verità. Questi segni si riducono a quattro. La Chiesa di Gesù Cristo nella religione che insegna deve essere Una - Santa - Cattolica - Apostolica.
1o Deve essere Una nella sua dottrina, nei suoi insegnamenti, cioè non {19 [203]} deve credere ed insegnare cose le une contrarie alle altre. Siccome vi è un solo Dio, così una sola e medesima deve essere la religione che Egli ha rivelato. Perciò la Chiesa di Gesù Cristo non può insegnare e professare verità religiose e morali che facciano a pugni tra di loro. Una Chiesa che si contraddicesse nelle sue credenze, nei suoi insegnamenti, dimostrerebbe chiaramente che ella non è Chiesa di Dio, il quale non può rivelare ed approvare la verità e l'errore.
2° In secondo luogo la Chiesa di Gesù Cristo deve essere Santa. Ella non potrebbe essere altrimenti, perchè è fondata da Gesù Cristo, autore di ogni santità; sante sono le verità che le furono affidate, e il fine per cui fu stabilita si è di condurre gli uomini alla santità della vita, e per mezzo dei Sacramenti renderli degni di entrare un giorno nel consorzio dei santi in Cielo.
3° In terzo luogo la Chiesa di Gesù Cristo deve essere Cattolica, che vuol dire universale. Quindi deve essere Cattolica cioè universale riguardo alla dottrina {20 [204]} che insegna, in quanto che deve abbracciare tutte le verità rivelate da Dio, e non tralasciarne alcuna; deve essere Cattolica in quanto al tempo, cioè comprendere tutti i tempi, avendo cominciato da Gesù Cristo deve durare fino alla consumazione dei secoli, cioè finchè vi siano uomini sulla terra; deve ancora essere Cattolica, in quanto al luogo perchè deve estendersi agli uomini che abitano in tutte le parti del mondo, ciò che va effettuandosi per mezzo dei coraggiosi missionarii.
4° In quarto luogo la Chiesa di Gesù Cristo deve essere Apostolica, vale a dire, deve credere ed insegnare tutto quello che hanno creduto ed insegnato gli apostoli, ed essere retta e governata da pastori, i quali per una serie non interrotta discendano dagli apostoli stessi, e siano i loro legittimi successori nel Sacro Ministero.
Ciò posto, siccome una sola è la vera religione perchè un solo è il vero Dio, un solo Gesù Cristo, così una sola parimenti può essere la vera Chiesa di Gesù Cristo. Ma fra tante società cristiane, {21 [205]} che vi sono ora nel mondo, ognuna delle quali pretende di essere la Chiesa di Gesù Cristo, quale lo sarà veramente? La risposta è pronta: Quella sola che mostra i caratteri, i segni sopra accennati. Ora questi segni si trovano solamente nella Chiesa, che ha per suo Capo visibile il Papa, il vescovo di Roma, cioè nella Chiesa Romana, e non si trovano nelle altre. Dunque questa sola è la vera Chiesa di Gesù Cristo, le altre sono Chiese dell'errore.
3. Solo la Chiesa Romana mostra i veri caratteri di Chiesa di Gesù Cristo. - La Chiesa Romana è la sola che possa con certezza presentare i caratteri della divinità. Imperciocchè essa sola:
1° È Una, perchè tutti i veri cattolici, anche sparsi per le varie parti del mondo professano una medesima fede, una medesima dottrina, e dipendono tutti da un sol Capo che è il Romano Pontefice, il quale, a guisa di padre universale, regola e governa tutta la cattolica famiglia.
2° È Santa; santa è la fede e la legge {22 [206]} che professa; santi i Sacramenti che pratica; molti Santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo; più milioni di martiri, da Dio confortati, sparsero il loro sangue in testimonianza della divinità di questa medesima Chiesa.
3° La Chiesa Romana è Cattolica, cioè universale, perchè si estende a tutti i luoghi e a tutti i tempi. Gesù promise che il suo Vangelo sarebbe predicato per tutta la terra, e noi vediamo che la Romana Chiesa in tutte le parti del mondo ha dei figli, i quali strettamente uniti col Papa professano la dottrina di Gesù Cristo, che si predicò, e si va predicando per tutta la terra. - La medesima Romana Chiesa si estende a tutti i tempi, in mezzo alle più sanguinose persecuzioni, fu sempre avuta a guisa di società visibile dei fedeli riuniti nella medesima fede, sotto alla condotta di un medesimo capo, il Romano Pontefice. Esso come padre di una grande famiglia guidò pel passato, e guiderà per l'avvenire tutti i buoni credenti suoi figli {23 [207]} pel sentiero della verità sino alla fine dei secoli.
4° La Chiesa Romana è Apostolica, perchè crede ed insegna tutto ciò che gli apostoli hanno creduto ed insegnato. La testimonianza di diciannove secoli mostra ad evidenza che Gesù Cristo ha stabilito s. Pietro Capo della Chiesa ed esso cogli altri apostoli hanno propagata la dottrina del Vangelo per tutto il mondo. A s. Pietro succedettero altri Pontefici, i quali senza interruzione governarono la Chiesa fino ai giorni nostri. Agli altri apostoli succedettero i vescovi, i quali in ogni tempo ed in ogni luogo formarono un solo ovile, riconoscendo solo Gesù Cristo per pastore supremo e Capo invisibile, ed il Pontefice di Roma per supremo pastore e Capo visibile. Questa prerogativa della Chiesa Romana è consolantissima per noi Cattolici. Imperocchè la sola nostra Chiesa cominciando dal regnante Pio IX rimonta da un papa all'altro senza alcuna interruzione sino a s. Pietro principe degli apostoli, e stabilito Capo della Chiesa da Gesù Cristo medesimo. {24 [208]} Nessuna delle altre chiese mostra gli accennati caratteri.
1° Non sono una, perchè non hanno la medesima fede, nè la medesima dottrina, nè uno stesso capo. Anzi è difficile trovare due ministri di una medesima setta, i quali vadano d'accordo sopra i punti principali di loro credenza. Quindi ne avvengono continue divisioni in cose di massima importanza. La sola chiesa protestante, non molto dopo la sua fondazione, era già divisa in più di dugento sette le une contrarie alle altre. Dove possono mai avere unità di fede?
2° Non sono sante; perchè rigettano tutti od in parte i sacramenti, da cui solo deriva la vera santità; professano più cose contrarie al Vangelo, ripugnanti a Dio medesimo. In tutte le vite degli eretici, degli increduli, degli apostati, non si può citare un santo, neppure un miracolo. Che anzi i principali autori di queste chiese si macchiarono con vizi e delitti. Calvino e Lutero asserivano fin dai loro tempi che i cattolici erano assai migliori dei {25 [209]} loro seguaci. Lutero medesimo scriveva: Appena cominciarono a predicare il nostro vangelo, fu nel paese uno spaventevole sconvolgimento. Si videro scismi, e sette, e dappertutto la rovina dell'onestà, della morale. La licenza a tutti i vizi e le turpitudini trascorrono peggio che non si facesse sotto il papismo. Il popolo dianzi tenuto in dovere non conosce più legge e vive come un cavallo sfrenato, senza pudore, a grado de' materiali desidera. Dacchè noi predichiamo, il mondo diventa più tristo, più empio, più svergognato: Io stesso sono più negligente che non fossi sotto il papismo, e vengo meno alla disciplina ed allo zelo che dovrei avere più che mai. Se Dio non mi avesse nascosto l'avvenire io non avrei mai osato propagare una dottrina da cui dovevano conseguire tante calamità, tanto scandalo. Vol. V, 114 - VI, 620 - VIII, 564 ecc. delle sue opere edizione di Walch.
Che bella confessione! Erasmo, caldo promotore del protestantesimo, ebbe a dire che tutti gli uomini della chiesa protestante ben lungi dal fare {26 [210]} miracoli, non hanno nemmeno potuto guarire un sol cavallo zoppo.
3° Non sono cattoliche, perchè sono ristretti in alcuni luoghi, ed in questi luoghi medesimi cangiano la loro dottrina a seconda dei tempi. Neppure sono cattoliche riguardo al tempo, poichè paragonati alla Religione Cattolica contano pochi secoli di esistenza, non oltrepassano l'epoca dei loro fondatori, niuna si estende fino a Gesù Cristo.
4° Non sono apostoliche, perchè non professano, anzi rigettano molte cose dagli apostoli credute ed insegnate. Niuna di queste chiese può vantare i suoi antecessori fino agli apostoli. Finalmente non sono unite al Romano Pontefice che è successore di s. Pietro, Capo e Principe degli apostoli.
La Chiesa Romana adunque è la sola vera Chiesa, la Chiesa di Gesù Cristo.
4. Chiesa Gallicana, Greca, Armena ecc. - La Chiesa Romana, ossia la Chiesa Cattolica, prende pure diversi altri nomi desunti specialmente dai luoghi in cui trovasi sparsa. Quindi abbiamo {27 [211]} la Chiesa Gallicana che è quella porzione di Chiesa Cattolica Romana che trovasi nella Gallia, ossia nella Francia. - Chiamasi pure Chiesa Greca quella parte di Chiesa Cattolica che trovasi nella Grecia, oppure nei suoi riti usa la lingua greca; Armena, quella che nell'Armenia, e così dicasi di altre dominazioni, le quali indicano solamente una porzione della Chiesa Cattolica parimenti retta e governata dal Sommo Pontefice. Che se una chiesa prendesse un nome particolare per distinguersi e separarsi dalla Chiesa Romana, tal chiesa allora cesserebbe di {28 [212]} appartenere alla Chiesa di Gesù Cristo, e si farebbe scismatica od eretica.
5. Sede Apostolica. - Santa Sede. - Sebbene per Chiesa Romana s'intenda la stessa Chiesa Cattolica sparsa per tutto il mondo, e avente per Capo visibile il Papa, tuttavia spesse volte con questo titolo s'intende solamente la Chiesa particolare di Roma, quella porzione cioè di Chiesa Cattolica che ha per suo vescovo il Papa. Questa Chiesa anche solo come Chiesa particolare fu sempre considerata la prima Chiesa del mondo, la madre di tutte le altre. Considerata come Chiesa particolare essa viene più comunemente appellata Sede Apostolica, Santa Sede.
Dicesi in primo luogo Sede, quasi luogo ove siede, ove sta il Capo della Chiesa, ed esercita la sua piena autorità. Sede, quasi sedia, o cattedra, indica appunto il posto più eminente che in un'adunanza occupa colui che insegna o vi presiede. Così la Sacra Scrittura per esprimere che il nostro Signor Gesù Cristo occupa il primo posto in Cielo, d'onde comanda a {29 [213]} tutto l'universo, dice che Egli siede alla destra di Dio Onnipotente. - Questo nome di Sede si prende ancora per significare l'autorità di cui è rivestito taluno sopra tutti gli altri, oppure la persona stessa nella quale risiede questa autorità.
Siccome poi in tutta la Chiesa tante sono le sedi quanti sono i vescovi, che nelle rispettive diocesi esercitano la loro particolare autorità, così per esprimere la Sede principale, la madre, e la maestra di tutte le altre, invalse l'uso di chiamare la Sede di Roma, la Sede Apostolica.
Non senza ragione la Sede di Roma è chiamata Sede Apostolica. Essa viene appellata con questo nome perchè in essa esercitò la sua autorità s. Pietro principe degli apostoli; perchè egli la santificò coi suoi sudori, e col sangue suo. Si può anche dire che giustamente s'intitoli Apostolica, perchè è l'unica delle sedi fondate dagli apostoli, che abbia perdurato fino ad ora. Tutte le altre ebbero fine a cagione delle eresie che sorsero nel loro seno a dilaniarle, {30 [214]} e devastarle. La sola Sede di Roma, la Sede dell'apostolo Pietro si mantenne incorrotta nel corso di tanti secoli. Essa sola non conobbe mai eresia, puro ed immacolato si mantenne sempre lo splendore di sua fede. Venne meno la sede di Antiochia, ma Roma stette; cadde la sede di Alessandria, ma Roma rimase invitta. Anche la nuova Roma, Costantinopoli, bruttamente soggiacque all'errore; ma la Sede di s. Pietro sempre mai ne trionfò. E dove sono le sedi stabilite da s. Giovanni, dove le fondate da s. Giacomo, dove le erette da s. Paolo, dove? passarono e non son più. Ma la Sede di Roma ad onta di ogni urto nemico da diciannove secoli sta immobile ed incrollabile sfidando altre procelle. Con tutta ragione adunque essa a preferenza delle altre è chiamata apostolica. - Anticamente eranvi pure altre chiese, altre sedi chiamate apostoliche, perchè state stabilite da qualche apostolo; ma la Chiesa, la Sede di Roma fu sempre chiamata Apostolica per antonomasia, ossia per eccellenza. Le altre sedi perdettero {31 [215]} in seguito questo titolo, ma lo si mantenne alla sede di s. Pietro, alla sede del papa. - Fin dai primi secoli si dava il titolo di apostolica alla sede di Roma a preferenza delle altre. Così il papa s. Innocenzo I nel 402 nella celebre sua lettera a s. Vittricio vescovo di Rouen, stabilì che le cause maggiori all'Apostolica Sede si rechino dopo il vescovile giudizio. Come si scorge ivi il santo Pontefice chiama la Sede di Roma, Sede Apostolica, e le altre appella solamente vescovile giudizio. - Tutti i santi padri danno alla Sede di Roma i più bei titoli. San Cipriano la chiama cattedra di s. Pietro, centro della verità e unità cattolica, capo, madre, maestra di tutte le chiese. S. Ireneo la chiama Sede alla quale per la maggior preminenza è necessario che ogni chiesa si unisca, cioè tutti i fedeli in qualunque parte della terra si trovino. - Gli stessi eretici quando erano condannati e scomunicati dai vescovi {32 [216]} si appellavano alla Sede di Roma; da lei volevano essere ascoltati, a lei ricorrevano per essere assolti. Così fra gli altri fece l'eretico Marcione; così Ursaccio e Valente capi del partito ariano, ed infiniti altri. - Nelle controversie ognuno si atteneva alle decisioni della Sede di Roma. I medesimi concilii, le decisioni, le deliberazioni prese dai vescovi insieme radunati si consideravano non aver forza senza l'approvazione della Sede apostolica. A questo proposito abbiamo una bella testimonianza di s. Agostino, il quale parlando di due concilii, uno di Cartagine, l'altro di Milevi, celebrati l'anno 416 contro l'eresia di Pelagio, dice: Per questa causa due concilii sono già stati mandati alla sede apostolica, e già ne venne l'approvazione, Roma parlò: la causa è finita: voglia il Cielo che si finisca pur anche l'errore.
6. Santa Sede. - La Sede apostolica è detta pur anche Santa Sede. Le {33 [217]} si dà questo titolo perchè per mezzo di Lei si diffonde la santità a tutte le altre sedi, a tutte le altre chiese particolari, che sono con Lei unite. Santa Sede e Sede Apostolica indicano adunque la medesima cosa, cioè quella Chiesa particolare che ha per vescovo il Papa, che risiede a Roma.
Osservazione. - Giova fare qui una osservazione. La città di Roma è stata preparata dalla divina provvidenza per essere la Sede irremovibile del successor di Pietro. Tuttavia è bene di sapere che nel caso che il Papa si dovesse allontanare da cotesta città, la Sede apostolica pur non cesserebbe di esistere, e colà si trasporterebbe dove è il Papa, perchè ubi Papa ibi Roma, e come dice s. Ambrogio, dov'è Pietro, ossia il Papa, là vi è la Chiesa. È nel Papa solamente che risiede ogni autorità; è solo il Papa che dà il privilegio alla Sede di Roma di essere la prima Sede del mondo, la Sede apostolica; perciò allorquando il Papa dimorava in Avignone, in Avignone trovavasi la Sede apostolica; quando Pio IX {34 [218]} esulava in Gaeta, in Gaeta era la Sede apostolica. Se il Papa andasse nell'America, nell'America parimenti avrebbesi la Sede apostolica. Il Papa si chiamerebbe però sempre vescovo di Roma, ancorchè Roma venisse distrutta dalle fondamenta, e ciò per conservar chiara e distinta la linea di successione dei Sommi Pontefici.
1. Scisma. - Colui che ricusasse di sottomettersi alla Sede apostolica, non volesse ubbidire al Papa, farebbe Scisma, e scismatico si chiamerebbe. Scisma è parola greca e significa distacco, separazione, rottura. Si dice di qualsiasi divisione, scissura, discordia che avvenga anche in una diocesi fra i {35 [219]} fedeli e i loro superiori ecclesiastici; ma specialmente si prende la parola scisma per indicare quell'azione per mezzo detta quale uno si separa volontariamente dalla unità della Chiesa Cattolica, più non prestando ubbidienza ai legittimi pastori e specialmente al Papa.
Nei primi tempi della Chiesa, cioè l'anno 254, avvenne lo scisma di Novaziano, così detto dal suo autore che era un ecclesiastico di Roma. Indispettito perchè alla morte di s. Fabiano non avevano eletto lui alla dignità papale, si fe' creare vescovo, si cercò degli aderenti, e con essi si distaccò dalla comunione di Cornelio, che era stato eletto a vero successore di s. Pietro. - È pur noto lo scisma dei Donatisti nell'Africa, sorto per causa di un certo Donato sul principio del quarto secolo (311). Contro di questi fra gli altri combattè vittoriosamente s. Agostino. - Nel secolo nono per opera di Fozio Patriarca di Costantinopoli successe lo scisma dei Greci che tuttora sussiste; ed oggidì avvi pure lo scisma della Chiesa Russa, la quale invece {36 [220]} del Papa riconosce per suo Capo l'imperatore delle Russie. -
I scismatici anche solo perchè non sono più uniti alla Chiesa cattolica, e non sono soggetti all'autorità del Papa, si trovano fuori della strada della salute. S. Paolo raccomanda ai cristiani di Corinto di non fomentar scismi e contese, e li rimprovera perchè taluni andavano dicendo: noi parteggiamo per Paolo: altri: noi per Apollo. - Contro dei fautori di divisioni si scaglia acremente s. Pietro nella sua seconda lettera, nella quale li chiama falsi profeti, dottori di menzogna, che si formano un partito colle loro bestemmie e promettendo libertà sono essi schiavi di corruzione. In questa lettera il santo apostolo non poteva meglio dipingere gli scismatici, i quali pretendono, come essi dicono, di riformar la Chiesa. - S. Giovanni favellando di loro li chiama anticristi. Tutti i santi Padri dipingono gli scismatici coi più neri colori. {37 [221]} S. Cipriano arriva a dire che uno scismatico desse ben anco la vita per la fede pur non si salverebbe: Occidi talis potest, coronari non potest. Questo santo padre fa ancora vedere quanto sia grande il peccato di scisma dal tremendo castigo che Iddio diede ai tre primi scismatici Core, Datan ed Abiron, i quali nel deserto si ribellarono all'autorità di Mosè. La terra, dice egli, si aperse in profondo seno, e li assorbì viventi: Terra in profundum sinum patuit: stantes atque viventes recedentis soli, hiatus absorbuit.
2. Eresia. - Quando allo scisma, ossia alla separazione dalla Sede apostolica si aggiunge qualche errore contrario alla fede, allora ha luogo l'eresia. Eresia è parola greca che in origine indicava scelta, partito, setta o buona o cattiva che fosse; ma al presente la parola eresia si prende per significare un errore volontario e pertinace contro qualche verità di fede. - Si chiama eresiarca l'autore di un'eresia, o Capo di setta eretica; ed eretico colui che segue una opinione contraria alla credenza della {38 [222]} Chiesa Cattolica. Sotto il nome di eretici si comprendono non solo quelli che inventarono un errore, o che lo abbracciarono per propria elezione; ma quelli ancora che ebbero la disgrazia di nascere nell'eresia, ed esserne imbevuti senza saperlo. Costoro però sono in uno stato meno deplorabile, imperocchè se essi sono fermamente persuasi di trovarsi nella vera religione, se intanto osservano la legge di Dio, e i loro doveri, possono ancora salvarsi. Non così è da dirsi di colui, il quale si trova volontariamente nell'eresia. S. Fulgenzio afferma: che le buone opere, il martirio stesso, nulla giova per la salute a colui, che trovasi fuori dell'unità della Chiesa Cattolica finchè sia in lui la malizia dell'eresia. - L'uomo eretico e pertinace, secondo s. Paolo, non solo è un peccatore perverso e reprobo condannato, ma è un soggetto pericolosissimo, e quindi l'Apostolo ci impone di fuggirlo: Haereticum hominem post unam et secundam correptionem devita. L'evangelista s. Giovanni {39 [223]} sebbene fosse l'Apostolo della carità e della benignità, tuttavia trattandosi dell'eretico vuole che nemmeno lo si saluti: ne ave ei dixeritis. Lo stesso dicono i santi padri. S. Policarpo, che fu discepolo di s. Giovanni, e vescovo di Smirne, trovandosi un giorno a Roma s'incontrò coll'eretico Marcione. Costui fattosi avanti disse al santo: Non mi conosci? - Sì, che ti conosco, rispose Policarpo: tu sei il primogenito di Satanasso, e tosto da lui si allontanò.
Nella Chiesa sorsero sempre degli eretici, e delle eresie. Vivevano rincora gli Apostoli e già ve ne erano. Contro di esse parecchi Apostoli diressero le loro parole, i loro scritti, e per confutare i primi eretici l'Apostolo Giovanni scrisse il suo Vangelo, ultimo degli scritti apostolici. Iddio, il quale sa ricavare il bene dal male, ha permesso che di quando in quando sorgessero delle eresie contro la sua Chiesa, perchè questa avesse campo a spiegare {40 [224]} tutta quella sublime autorità che Egli le aveva lasciato come a Madre, a Maestra di tutti gli uomini. La Chiesa esposta a tante tribolazioni, esposta ai feroci assalti di tanti eretici senza mai errare nella sua dottrina, nei suoi insegnamenti, fece vedere sempre meglio che è assistita dallo Spirito Santo, protetta e sostenuta da una forza onnipotente, da Gesù Cristo istesso. È pur necessario, diceva s. Paolo a quei di Corinto, che vi siano delle eresie, affinchè si conoscano fra voi quelli che sono di buon conto. - Siccome le persecuzioni, riflette Tertulliano, servirono a distinguere i cristiani veramente affezionati alla loro religione, così per mezzo delle eresie si viene a conoscere chi sia debole, chi forte nella fede.
Le principali eresie dei giorni nostri formano altrettante chiese particolari. Quindi avvi la Chiesa Anglicana, la Luterana, la Calvinistica, la Protestante o Riformata, la Greca Scismatica, {41 [225]} la Russa Ortodossa. Daremo alcuni cenni di ciascheduna.
3. Chiesa Anglicana. - La Chiesa Anglicana è così detta dal luogo in cui è diffusa, cioè nell'Inghilterra, la quale dagli Angli suoi antichi abitatori fu pure chiamata Anglia.
Ebbe origine nell'anno 1533 all'incirca per opera di Enrico VIII re d'Inghilterra. Costui dopo aver con dottrina ed eloquenza combattuto l'eresiarca Martin Lutero, ed essersi dal papa Leone X meritato il bel titolo di difensor della Chiesa miseramente abbandonatosi al vizio della disonestà volle contrarre nuovo matrimonio mentre ancor viveva la prima moglie. Ma il papa Clemente VII che allor governava la Chiesa non volle per nulla acconsentire alle scandalose dimande del principe. Enrico sdegnato per questo rifiuto si distaccò dal Papa, si ribellò alla sua autorità, e colle promesse e {42 [226]} colle minacce, colla prigione e colla morte, costrinse molti de' suoi sudditi a fare il medesimo, e a riconoscere lui per Capo della Chiesa inglese. Molti dei coraggiosi cattolici che non vollero approvare la sua apostasia furono trucidati. Fece uccidere tre arcivescovi, diciotto vescovi, tredici abbati, cinquecento sacerdoti e monaci, sessanta canonici, e molti altri fino al numero di settantadue mila. Soppresse i conventi ed i monasteri per impadronirsi dei loro beni; diede il saccheggio alle chiese ed ai vescovadi. In questo modo avvenne quella desolante separazione che dura ancora oggidì, la quale rese scismatica e poi eretica quell’isola, che pel fervore de' suoi abitanti nella religione di Gesù Cristo, e pel suo attaccamento alla Sede Apostolica fu già con ragione chiamata isola di Santi.
Il re dopo essersi sfogato nei vizi più abbominevoli, e lavato le mani nel sangue di tanti innocenti, fu colto dalle più grandi sventure, e l'anno 1547 in età di 56 anni, lacerato dai più atroci {43 [227]} rimorsi morì in preda alla disperazione.
Gli Anglicani oltre il non riconoscere la suprema autorità della Chiesa Cattolica, dopo aver fatto lega coi Luterani e coi Calvinisti, professano ancora molti errori contrarii alla fede. Notiamo qui con piacere che da qualche tempo in qua un grande movimento si manifesta nell'Inghilterra in favore della Chiesa Cattolica. Nella sola città di Londra vi sono più di duecento mila cattolici col loro arcivescovo, che è monsignor Manning, convertitosi egli pure al Cattolicismo l'anno 1851. Il regnante Pio IX riuscì già a stabilire la Gerarchia ecclesiastica in tutto quel regno e si stanno preparando leggi molto favorevoli al cattolicismo.
4. La Chiesa Luterana. - La Chiesa ovvero setta Luterana è la congregazione di tutti coloro che seguono le false dottrine di Martin Lutero. Questo frate apostata della Germania cominciò a spargere i suoi errori l'anno 1517 declamando contro le sante indulgenze. {44 [228]} Ammonito dal Sommo Pontefice a desistere dalla diabolica impresa non volle ubbidire, che anzi uscì in improperi contro al Capo della Chiesa. Venne perciò scomunicato dal papa Leone X l'anno 1520. Allora egli si ribellò apertamente alla Chiesa, chiamò il Papa un anticristo, e gli mandò a sua volta la scomunica, facendo così vedere a quali eccessi e ridicolaggini possa arrivare uno spirito orgoglioso e ribelle alla Sede Apostolica. Si pose allora a percorrere le città spargendo i suoi errori, e coi suoi discepoli al pari di lui perversi riusci a mettere in iscompiglio molte parti della Germania. Non tardò a farsi molti seguaci specialmente col persuadere che non erano necessarie le buone opere per salvarsi, non bisogno di digiuni, nè di altra penitenza; per tutto bastar la fede.
Si narra che in una notte serena, mirando Lutero il cielo stellato, disse a Catterina sua infelice consorte: Moglie mia, quelle bellezze non sono più {45 [229]} per noi. Morì nel 1546 per una indigestione e ubbriachezza.
Lutero avendo proclamato che ognuno era libero d'interpretare la Sacra Scrittura a suo talento senza doversi assoggettare all'autorità della Chiesa, i suoi seguaci non tardarono a dividersi in più partiti. Chi interpretava e credeva in un modo, chi in un altro al tutto contrario, e quindi senza badare più che tanto al loro maestro abbracciarono errori da lui non professati, e altri ne abbandonarono da lui sostenuti. Al presente i Luterani sono divisi in più di cento sette le une contrarie alle altre. Essi tuttavia sono d'accordo in certi punti, specialmente nell'avversione al Papa e alla Chiesa Cattolica. Tra i molti errori essi professano i seguenti: ammettono due soli Sacramenti, il Battesimo e l'Eucaristia; rigettano il Sacrifizio della Messa siccome inutile pei vivi e pei morti. A questi giorni {46 [230]} una buona parte di Luterani sono razionalisti, cioè non ammettono in religione se non quello che si può capire colla ragione, negando perciò i divini misteri e la divina rivelazione. Si può dire che fra i Luterani quante sono le teste altrettante sono le diverse opinioni, per la ragione che a ciascuno è fatta facoltà d'interpretare la Santa Scrittura come gli pare e piace, di togliere e di aggiungere, di credere e non credere ciò che gli aggrada. E quindi egregiamente fu detto che, se Lutero sorgesse oggidì dalla tomba, più non riconoscerebbe i suoi seguaci, tanto è diversa dalla sua la dottrina che essi professano oggidì. - I Luterani sono sparsi nella Prussia, nella Danimarca, nella Svezia, nella Sassonia, e in altri piccoli stati della Germania, dove la religione luterana è riconosciuta come religione dello stato, e le altre solo tollerate. Sono più o meno soggetti ai principi secolari anche {47 [231]} nelle cose spirituali. Così essi, che si sottrassero dall'autorità ed ubbidienza del Capo stabilito da Gesù Cristo, caddero sotto il potere e l'ubbidienza di un Capo civile, che li governa a suo arbitrio anche nelle cose di religione.
5. Chiesa Calvinistica. - La Chiesa o setta calvinistica è quella che segue gli errori di Calvino. Questo eresiarca nacque in Francia e fu contemporaneo di Lutero. Egli cominciò a spargere la sua diabolica dottrina circa l'anno 1536. Il suo campo fu specialmente la Svizzera. Egli raccolse molti errori dagli eretici anteriori e non pochi dal medesimo Lutero, vestendoli di nuova forma e spacciandoli per suoi. Dopo aver detto che ognuno è libero nell'interpretare la Scrittura a suo gusto, dopo aver negato l'autorità alla Chiesa Cattolica, e furiosamente declamato contro i santi Concilii di Lei, egli fattosi riconoscere Capo della Chiesa di Ginevra contraddisse a se stesso; radunò concilii, formò un concistoro a cui conferì l'autorità di fulminare {48 [232]} scomuniche e simili. Aveva tacciata la Chiesa Romana di crudele contro gli eretici, e poi egli senza tanto scrupolo mandava alla morte quelli che si opponevano ai suoi madornali errori. Fra gli altri fece ardere un certo Michele Serveto a lento fuoco con orribile squisitezza di crudeltà. Nei soli anni 1558 e 1559 fece eseguire quattrocento e quattordici sentenze di morte contro di quelli che non sentivano come lui in fatto di religione, o che gli si opponevano. Fu quindi con ragione chiamato bevitore di sangue da uno dei suoi medesimi seguaci.
Dopo aver messo a fiamme e sangue molte città colla sua religione rivoluzionaria, egli morì disperato in Ginevra l'anno 1564 di una malattia orribile e vergognosa: funesta e tragica fine attestata da un suo discepolo che lo vide spirare. (Vedi il P. Perrone, Regola di Fede). {49 [233]}
I Calvinisti sono essi pure divisi in più sètte che professano errori gli uni agli altri contrarii. I principali sono quelli stessi dei Luterani.
6. Chiesa Riformata. – Protestante. - Evangelica. - Sotto il nome di Chiesa riformata protestante s'intendono le tre accennate eresie, cioè l'anglicana, la luterana e la calvinistica, con tutte le sètte che ne pullularono. - Dicesi chiesa riformata, perchè gli autori di quest'eresie nel separarsi dalla Chiesa Cattolica presero per pretesto di voler riformare, ossia correggere la religione, estirparne gli errori, toglierne gli abusi e gli scandali. Il solo dire che la Chiesa aveva errato nella sua dottrina, e aver quindi bisogno di riforma, era fare un'ingiuria a Gesù Cristo medesimo, quasi che Egli non avesse mantenuta la promessa di assistere la sua Chiesa fino alla fine del mondo, ma di averla lasciata cadere nell'errore. Ma i riformatori non badarono a tanto, e andarono avanti da orbi rinnovando ogni cosa a loro talento. Essi chiamarono poi Riforma il capriccioso cambiamento {50 [234]} che fecero intorno alia fede, e alla disciplina della Chiesa Cattolica. A buon diritto perciò dai Cattolici essi furono chiamati pretesi riformati. Pretesero bensì di riformare, ma non avendo per ciò nè missione, nè autorità da Dio, rovinarono ogni cosa, non solo la fede, ma la morale, i costumi. - La così detta chiesa riformata porta altresì il nome di protestante, nome che fu dato in prima ai soli luterani, ma che in seguito fu addottato dalle altre sette. Presero essi il nome di protestanti da una protesta che l'anno 1528 fecero alcuni loro capi contro certi decreti dell'imperatore Carlo V emanati a fine d'impedire nella Germania la diffusione dei loro errori. Quindi Riforma o Protestantesimo indicano oggidì la medesima cosa, cioè la dottrina dei suddetti eretici, e delle loro innumerevoli sette.
Tutte le diverse sette protestanti, sebbene discordi in fatto di opinioni e di dottrina, si sono, specialmente in questi ultimi tempi, di molto avvicinate ed unite, collo scopo di sostenere il vacillante {51 [235]} loro edifizio, che minaccia rovina da tutte parti. Il progresso che va facendo il catolicismo, il quale ogni anno ruba alle loro file i più alti ingegni, spaventa talmente i luterani e in ispecie i calvinisti, che i loro capi pensarono di unire in una sola le loro due chiese, state per tanto tempo nemiche fra di loro. La riunione di queste due sette assunse la denominazione di chiesa evangelica cristiana. Ma l'esperienza ci fa vedere che i capi delle due chiese con questa fusione si sono da per se stessi data la zappa sui piedi, perchè congiungendo insieme dottrine fra loro contrarie devesi necessariamente produrre scioglimento e distruzione. E difatto ora più che mai si può con ragione ripetere ciò che affermava Haller ancor protestante quando osservava: non vi è più una comune credenza, diceva egli; ognuno si forma una religione a sua posta, e non ne riconosce più veruna. Ognuno spiega la Bibbia secondo i capricci suoi proprii, o più non vi crede. I nostri stessi ministri sono divisi fra loro, e perciò {52 [236]} non sanno nè ciò che si credano, nè ciò che debbano insegnare agli altri. L'uno combatte alla sera ciò che l'altro ha affermato al mattino. Ecco che cosa è la chiesa riformata, ossia l'eresia protestante. Veniamo ora alla Chiesa Greca Scismatica. –
7. Chiesa Greca Scismatica. - La Chiesa Cattolica, dall'impero romano diviso in greco e latino, assunse pure il nome di greca e latina. La Chiesa greca fu detta quella sparsa nell'impero greco, nel quale generalmente parlavasi il linguaggio greco, ed aveva per sua capitale la città di Costantinopoli. La Chiesa latina fu detta quella diffusa nell’impero latino, nel quale parlavasi la latina favella, ed aveva per capitale Roma, poscia anche Milano. Queste due chiese nei primi secoli erano unite nella medesima fede, e ambedue riguardavano il Papa per loro Capo supremo. Ma si bella unione venne a {53 [237]} rompersi disgraziatamente. La Chiesa greca per ambizione di alcuni suoi pastori, specialmente dei patriarchi di Costantinopoli, i quali volevano essere eguagliati al Papa, si separò dalla Chiesa latina e perciò dalla Sede Apostolica, facendo scisma. Questo scisma funesto avvenne specialmente per opera di un certo Fozio l'anno 866. -
Il greco imperatore Michele III chiamato il bevitore, uomo abbandonato ai vizi, non potendo soffrire le ammonizioni d'Ignazio patriarca di Costantinopoli, cacciò dalla sua sede ed esiliò questo virtuoso prelato, nominando Fozio a sua vece. Costui era laico, e in sei giorni lo si fece ascendere per tutti i gradi fino a quello di vescovo e di patriarca. Intanto Ignazio ingiustamente cacciato dalla sede ricorse al Papa s. Nicolò I, il quale ne sostenne le ragioni e scomunicò Fozio in un concilio tenuto in Roma l'anno 862. Risolvette Fozio di non cedere al Papa, ed osò mandare la scomunica al Pontefice stesso. Assunse quindi il fastoso titolo di patriarca universale, e così {54 [238]} diede principio al deplorabile scisma della Chiesa greca con irreparabile rovina d'infinite anime.
Questa chiesa cadde pure nell'eresia. Fin dal tempo di Fozio e prima ancora molti greci non credevano che lo Spirito Santo procede anche dal Figliuolo, e sostenevano che procede solo dal Padre. In alcuni altri errori erano pur caduti più per far dispetto alla chiesa latina che per convinzione. Rimproveravano la Chiesa nostra perchè nella Santa Messa consacrava in pane azimo, e dicevano invalida questa consacrazione, dovendosi fare secondo essi in pane fermentato. Dicevano pure invalido il battesimo dato per infusione come si usa nella Chiesa latina, e asserivano che per la validità di esso dovevasi dare per immersione, col tuffare cioè tutta la persona nell'acqua, come praticava la chiesa greca. Condannavano le seconde e le terze nozze.
I papi ed in seguito anche alcuni imperatori greci cercarono più volte di ristabilire la rotta unione, ma pressochè {55 [239]} inutilmente, perchè se a taluno riusciva l'intento aveva però sempre poca durata. Dopo alcuni secoli in cui si erano l'atti diversi ma vani tentativi di riunione, l'anno 1439 il Papa Eugenio IV e l'imperatore greco Giovanni Paleologo vennero in pensiero e si accordarono di tentare una nuova prova per ricondurre alla Chiesa latina la chiesa greca. A questo fine fu pubblicato un concilio generale da tenersi in Ferrara, trasferito poscia a Firenze a cagione della peste. A questo concilio intervenivano i vescovi latini e greci. Il Papa vi assisteva in persona. Dopo vivi dibattimenti furono accordate le controversie sia per le ragioni addotte dai vescovi latini, sia anche per l'autorità di s. Bernardino da Siena. Questo santo erasi pure recato al concilio, e sebbene non sapesse la lingua greca, tuttavia per miracolo di Dio messosi a parlare greco fece un sì eloquente discorso che sbalordi tutti i vescovi greci, i quali tutti dovettero piegare innanzi alla verità e a lei sottomettersi. Convennero pertanto che lo Spirito Santo procede dal Padre e {56 [240]} dal Figliuolo; riconobbero che il Papa per divina istituzione è successore di s. Pietro e Capo Supremo di tutta la Chiesa; ammisero pure che era valida la consacrazione fatta in pane azimo, e così di altri punti. Fu quindi fatto il decreto di unione sottoscritto dal Papa, dai Cardinali, dai Vescovi greci e latini. Un solo vescovo greco ricusò di sottoscrivere, e questi fu Marco di Efeso, uomo altero e ostinato.
Tutto faceva sperare un felice avvenire; ma vane lusinghe. Marco di Efeso rientrato in Costantinopoli si pose colle male arti e menzogne ad eccitare il popolo a tumulto. Disse che i vescovi greci nel concilio erano stati corrotti dall'oro, e che per questa sola cagione avevano aderito ai latini, e si erano sottomessi al Papa. In questo modo egli riusci ad inasprire cotanto il popolo, che poco mancò che tutti gli altri vescovi non venissero lapidati. Molti di essi per timore si ritrattarono, e più non si volle approvare quella fede e quella unione. Così per causa di un solo andarono a vuoto le tante {57 [241]} fatiche del Papa e la chiesa greca ricadde nello scisma e negli errori. –
Ma si era fatto un'ultima prova per ricondurre sulla buona strada cotesta chiesa infedele rimasta ostinata. Dio nel giusto suo furore decretò di fargliene scontare la pena. I Turchi pochi anni dopo, cioè l'anno 1453, il 29 Maggio, guidati da Maometto II dopo forte assedio e feroci combattimenti presero la città di Costantinopoli, e la misero a fuoco e a sangue. Le chiese furono distrutte, atterrati gli altari, profanate le cose sacre, trucidati i vescovi e i sacerdoti, migliaia di persone passate a fil di spada, altre vendute schiave. Questa fu la sorte infelice toccata al patriarcato di Costantinopoli che volle eguagliarsi alla sede di Roma. Avvilito e schiavo restò quel popolo che per 600 anni aveva resistito alle divine misericordie, e disprezzato le paterne premure e sollecitudini di quarantasette Papi adoperatisi per ritrarlo dal precipizio. Così quelli che non vollero conoscere la suprema autorità del Successore di s. Pietro dovettero sottomettersi {58 [242]} alla barbara oppressione e alla dura schiavitù dei maomettani.
I Turchi tuttavia, specialmente in questi ultimi tempi, lasciarono ai greci l'esercizio di loro religione e la facoltà di eleggersi il patriarca. Ma da principio nè al patriarca nè ai vescovi era concesso di entrare in carica se prima non erano stati autorizzati dal sultano, e per avere questa autorizzazione era necessario sborsare danaro. I ministri dell'imperatore turco deponevano e cacciavano un patriarca non appena loro si offriva un po' di danaro col sostituirne un altro. Si può dire con tutta ragione che la chiesa greca scismatica, cadendo sotto il dominio dei turchi, cadde nella più dura schiavitù anche nelle cose spirituali. Il clero ed il popolo anche oggidì sono in una grande ignoranza. I viaggiatori meglio informati attestano che la maggior parte del popolo non conosce le verità più essenziali del cristianesimo, e d'ordinario il patriarca e i vescovi non ne sanno gran fatto di più.
Osservazione. - Giova qui ricordare {59 [243]} che vi ha una parte di greci cattolici i quali sono uniti alla Santa Sede. Questi formano la così detta Chiesa Greca Cattolica, o Greca Unita, così chiamata per distinguerla dalla greca separata, o scismatica. –
8. Chiesa Russa Ortodossa. - È così chiamata la Chiesa greca scismatica sparsa nell'impero Russo. La Russa Ortodossa è figlia, o sorella della Greca scismatica. Essa è chiesa nazionale, professa i medesimi errori della greca scismatica. È ancor essa scismatica non riconoscendo il Papa per Capo della Chiesa. Le si dà il titolo di ortodossa, ma immeritevolmente. Ortodossa è parola greca che indica retta opinione, e quindi ortodossa significa colui che segue la retta, la vera dottrina. Ma la chiesa russa segue l'errore, perciò meglio si dovrebbe chiamare eterodossa, seguace del falso.
Questa chiesa da principio era soggetta al patriarca di Costantinopoli. In seguito ebbe un patriarca proprio, che aveva piena autorità sugli affari ecclesiastici della Russia. Le cose durarono {60 [244]} così fino all'anno 1720. In quest'epoca Pietro il grande, imperatore della Russia, geloso della grande autorità che godeva il patriarca nell'impero, abolì questa suprema dignità e in pieno consesso di vescovi russi proclamò se stesso patriarca e Capo della chiesa di tutti i suoi stati. Onde meglio governare e mandare i suoi ordini stabilì in Pietroburgo, ove da Mosca aveva trasportata la capitale, un piccolo concilio permanente, chiamato Santo Sinodo, composto di quattordici membri. Presiede al Sinodo a nome dell'imperatore un procuratore supremo, il quale d'ordinario è un generale d'armata. Questi trasmette al Sinodo gli ordini del Sovrano, raccomanda ai vescovi di eseguirli, sorveglia e punisce i disobbedienti, e gli indolenti. In questa misera condizione piombò la chiesa Russa ribelle all'autorità del Successor di s. Pietro, al Vicario di Gesù Cristo. Intanto il clero non più libero nel suo sacerdotale ministero se ne vive trascurato. Presso di lui non scienza, non buoni costumi. {61 [245]} Tanta è la trascuratezza che non solo si tralascia di bandire la parola di Dio, ma in molte parocchie non vi sono registri dei battezzati, dei matrimonii, dei defunti. Al prete russo è permesso di ammogliarsi, anzi ne è obbligato. Quindi dovendo badare alla famiglia più non s'occupa dell’istruzione del popolo che gli è affidato, il quale perciò giace nella più crassa ignoranza, e nella dissolutezza più sfrenata. - Colà non vi è pietà, non compassione. Molti padri e madri uccidono i loro bambini appena nati, laonde per impedire questi delitti si dovettero fondare molti stabilimenti per ricoverare quelle povere creaturine. - È ancora in vigore la schiavitù, e il numero degli schiavi ascende a circa quaranta milioni. La Russia è l'unico luogo dell'Europa in cui non sia stata abolita la schiavitù. Lo schiavo russo è un essere senza diritto: appartiene intieramente coi beni, la moglie e i figli al suo padrone, a cui è tenuto di ubbidire in tutto. Se riceve dei torti non può dire le sue ragioni in nessun tribunale, {62 [246]} se ardisce levaf la voce al trono viene punito colla sanguinosa vergata, e poi coll'esilio nella Siberia. - Di tutte queste infinite miserie punto non si curano i prelati, e nemmeno il Santo Sinodo, i membri del quale mai non versano una goccia di salutevole balsamo sulle ferite morali e religiose di quella sciagurata moltitudine. Ad altro ben diverso rivolge le sue cure il Capo di quella Chiesa, e il suo Sinodo. Non si possono pensare senza sentirsi ad un tempo altamente sdegnati, gli sforzi crudeli che si fanno dall'imperatore e da' suoi agenti, onde costringere i pochi cattolici che colà si trovano a ribellarsi al Papa, e unirsi alla chiesa russa. Promesse, minaccie, prigionie, esilio, tutto si adopra per farli prevaricare. Specialmente in questi ultimi tempi è feroce la persecuzione mossa contro i cattolici della Polonia soggetti alla Russia. Ecco pertanto che cosa è la così detta Chiesa Russa ortodossa: una turba di schiavi soggetti ad un prepotente Sovrano.
Osservazione. Prima di terminare {63 [247]} questo Capo non voglio ommettere di far notare che nelle due chiese Greca Scismatica, e Russa Ortodossa si trova il vero sacerdozio e i sette Sacramenti. Quindi fra di loro si dice validamente la messa, e nelle loro chiese si conserva il s. Sacramento.
1. Fondatori della Chiesa di Gesù Cristo. - Nessuno ignora che il vero e principale fondatore della Chiesa, l'ingegnoso architetto di questo magnifico edifizio, è Gesù Cristo, il quale, come dice s. Paolo, col suo Sangue si formò questo tempio degno di Lui, puro ed immacolato. Ma siccome l'opera sua era parte divina, parte umana, così Gesù nel continuare e compiere {64 [248]} il suo stupendo lavoro volle associarsi degli uomini, i quali perciò per divina degnazione possono dirsi eziandio fondatori della Chiesa, avendo pel suo innalzamento pur cotanto faticato. Furono questi gli apostoli, e i settantadue discepoli. Di questi Gesù ancor vivente si servì per dar principio alla sua Chiesa: li mandò quindi a predicare il suo regno, cioè la sua religione, comunicando loro ad un tempo il dono dei miracoli.
Dopo l'Ascensione di Gesù Cristo al Cielo gli apostoli e gli altri discepoli quali intrepidi conquistatori si divisero il mondo per conquistarlo a Gesù Cristo, non già con armi materiali, ma coll'arme della preghiera, colla spada della divina parola. Con queste armi temperate nell'amor di Dio essi conquisero i nemici delle anime, gli errori, l'idolatria, e sulle rovine dei templi pagani piantarono la bandiera di Gesù Cristo loro generale, loro principe, radunando intorno al vessillo della Croce infiniti popoli. Fondarono numerose chiese sulla faccia della terra; crearono {65 [249]} vescovi, sacerdoti e altri sacri ministri, e considerando queste chiese come altrettante piante del giardino del Signore, non si contentarono di bagnarle e farle crescere col loro sudore, ma bensì col proprio sangue. Dopo la loro morte le chiese da loro fondate si accrebbero, si dilatarono, e così vennero unite nella medesima fede formando quel magnifico e grandiosissimo albero della chiesa cattolica, il quale avendo le sue radici in Roma s'innalza sublime e frondoso al Cielo, si stende sopra tutta la terra, raccogliendo sotto i suoi rami, sotto l'ombra sua benefica tutti i popoli della terra. Gli apostoli adunque, specialmente s. Pietro e s. Paolo, possono dopo Gesù Cristo chiamarsi fondatori della Chiesa, e ad essi ogni cristiano deve professare grande riconoscenza e venerazione.
2. Gerarchia Ecclesiastica. - Gesù Cristo stabilì la sua Chiesa come una bene ordinata società. Ora siccome in una società bene ordinata vi sono non solo quelli che ubbidiscono, ma diversi ordini di cittadini che comandano, diversi {66 [250]} gradi di superiorità gli uni subordinati agli altri; così è pure nella Chiesa di Gesù Cristo. Questa differenza di gradi fra i ministri della Chiesa Cattolica dicesi Gerarchia, parola greca che significa Sacro principato. Noi possiamo definire più chiaramente la gerarchia con queste parole: Un potere ben ordinato per gradi di persone sacre, le quali hanno una giusta superiorità sui loro soggetti. - È verità di fede definita dal Concilio di Trento, che vi ha nella Chiesa la gerarchia istituita da Dio, composta dei Vescovi, dei preti e di altri ministri. A questi si aggiungono i ministri inferiori come i suddiaconi, e gli altri chierici. Pertanto nella Chiesa devonsi considerare due classi di persone, quelle cioè che insegnano e comandano, e queste sono nella gerarchia, e la formano; e quelle che obbediscono, e queste sono sotto la gerarchia. Fra questi ultimi sono tutti i semplici fedeli, ricchi e poveri, re e principi. {67 [251]}
La Gerarchia della Chiesa Cattolica anche umanamente parlando è cosa stupenda. Da lei procede quella bella unità, quella perfetta armonia che si scorge in tutte le parti della Chiesa. La gerarchia ecclesiastica ha il suo modello in Cielo. Gesù Cristo che la stabilì, ne prese l'idea dall'Eterno suo Padre che già l'aveva formata in Cielo fra i beati Spiriti, pur essi divisi in nove cori. Siccome lassù vi sono i serafini, i cherubini, gli angeli, gli arcangeli e altri ordini aventi per Capo Iddio stesso; così nella Chiesa sotto il Sommo Pontefice vi sono i patriarchi, i primati, gli arcivescovi, i vescovi, i preti e gli altri ministri nella medesima guisa. La gerarchia adunque, dice s. Bernardo, ha Dio per autore, e trae la sua origine dal cielo. Quindi non è a stupire che persino i nemici della Chiesa, i capi delle società segrete, giano costretti ad ammirare l'ordine perfetto, l'armonia che vi regna, e invidiare quest'opera sorprendente. {68 [252]}
I Luterani e specialmente i Calvinisti, sebbene abbiano anch'essi i loro ministri gli uni agli altri subordinati, tuttavia negano che questi gradi diversi, questa distinzione sia divinamente stabilita. Dicono che la gerarchia è solo di umana istituzione, che è solamente la Chiesa, la quale dopo alcuni secoli ha fatta questa distinzione, creati questi diversi gradi di superiorità; ma questo è uno dei tanti errori di cotesti eretici. Fin dal tempo degli apostoli, e nella Sacra Scrittura si parla della gerarchia in termini chiari; dunque non è vero che sia stata solo stabilita dalla Chiesa in tempi posteriori. - Gesù si elesse degli apostoli e dei discepoli. - S. Paolo nelle sue lettere parla in modo distinto dei diversi ordini fra i sacri ministri. Comincia a dire che nella Chiesa vi sono distinzioni di ministeri, di uffizi: et divisiones ministeriorum sunt. Parla ai vescovi e dice loro: Badate {69 [253]} a voi stessi e a tutto il gregge, di cui lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi per reggere la Chiesa di Dio acquistata da Lui col proprio sangue. Parla dei sacerdoti o seniori al discepolo Timoteo, vescovo di Efeso, e gli dice: I preti che governano bene siano reputati meritevoli di doppio onore. Scrivendo a Tito altro suo discepolo e vescovo di Creta, gli raccomanda di stabilire sacerdoti in ogni città; e determina il ministero e le funzioni dei diaconi, e in qual modo debbano esercitarle. - Di questa gerarchia parlano pure i primi padri della Chiesa, stati discepoli degli apostoli. Ne parla s. Clemente papa, s. Ignazio, s. Policarpo e altri. - E chiaro adunque che la gerarchia è diritto divino; verità ammessa non solo dalla Chiesa Cattolica, ma dalla medesima Chiesa anglicana.
3. Capo invisibile, e Capo visibile della Chiesa. - In un esercito regolare {70 [254]} avvi pure una perfetta gerarchia a Capo della quale sta il re. Questi al tempo dei combattimenti ora si trova alla testa delle sue truppe, ora nella reggia, dove sta formando piani e progetti, e spedisce al campo gli ordini opportuni. Il re in questo ultimo caso lascia a fare le sue veci un generale in capo. Sotto di questo vengono gli altri generali, i colonnelli, i maggiori, i capitani, i tenenti, gli uffiziali, i sergenti, e i caporali, che sono altrettanti gradi di superiorità gli uni agli altri soggetti, e tutti poi dipendenti dal generalissimo, e dal re stesso. Per mezzo di questi diversi gradi i soldati ricevono gli ordini del capo, conoscono il suo volere, sono guidati a combattere i nemici, a difendere la patria, a proteggere la giustizia, la religione. Ciò che si vede nella gerarchia militare, si scorge pure e molto più mirabilmente nella gerarchia ecclesiastica. Gesù Cristo qual re potente è il Capo supremo, siccome della Chiesa tutta, così della sua gerarchia. Egli però dopo essersi per {71 [255]} tre anni fatto vedere in persona alla testa dei suoi, dovendo abbandonare questa terra per ritornarsene al suo celeste Padre, scelse un uomo, s. Pietro, a fare le sue veci in questo mondo, che è il gran campo di battaglia. A lui diede ordine che coll'aiuto di altri guidasse l'esercito dei suoi seguaci contro il principe delle tenebre, contro ai nemici delle anime, lo conducesse alla conquista del regno celeste. Egli intanto dalla sua Reggia eterna spedisce al suo vicario gli ordini suoi, lo inspira, lo assiste, lo conforta colla speranza della vittoria e dell'immarcescibile corona. Il Capo invisibile della ecclesiastica gerarchia è adunque Gesù Cristo. Il Capo visibile è il Papa, il quale viene perciò anche chiamato Supremo Gerarca, e da s. Giovanni Grisostomo Gerarca dei gerarchi. A lui perciò non solamente i semplici fedeli, ma tutti i membri della gerarchia devono star soggetti, prestare ubbidienza e venerazione come allo stesso Gesù Cristo. {72 [256]}
4. Somma autorità del Capo visibile. - Il Capo visibile della gerarchia, il supremo Gerarca, il Papa possiede la somma autorità, la pienezza dei poteri sopra tutta la Chiesa, non solamente sui semplici fedeli, ma sui medesimi vescovi. Egli è difatto il successore di s. Pietro, il quale dal N. S. Gesù Cristo ebbe non solo in comune cogli altri apostoli l'autorità di apostolo e di vescovo: ma quella ancora che era necessaria per essere il Capo di tutta la Chiesa, il primate, il principe, il maestro degli apostoli stessi, il pastore dei pastori. Difatto a s. Pietro e a nessun altro degli apostoli Gesù Cristo disse in particolare: Sopra di te io fonderò la mia Chiesa; a nessun altro degli apostoli Gesù promise di consegnare e consegnò le chiavi del regno dei Cieli; ma sibbene al solo s. Pietro disse: Tibi dabo claves regni coelorum; al solo s. Pietro Gesù Cristo raccomandò di confermare i fratelli, e a questo fine disse che Egli aveva pregato in modo {73 [257]} speciale per lui, affinchè non venisse meno la sua fede. Ego rogavi pro te, ut non deficiat fides tua: et tu aliquando conversus confirma fratres tuos. In fine al solo s. Pietro Gesù Cristo affidò la cura non solamente degli agnelli che sono i semplici fedeli, pasce agnos meos, ma dei vescovi stessi, figurati nelle pecore: pasce oves meas.
E siccome Gesù Cristo questo ampio potere diede a s. Pietro pel bene della Chiesa, e s. Pietro doveva pur morire una volta, così questo potere supremo quale eredità doveva passare e passò difatto nei suoi successori, e nei papi si perpetuerà finchè duri la Chiesa, cioè sino alla fine del mondo.
Affinchè meglio si conosca quanto grande sia nella Chiesa l'autorità del Papa, quanto superiore a quella di ogni vescovo, cioè come egli abbia il primato, come si dice, non solo di onore, ma di giurisdizione sopra tutti i membri della Chiesa, noterò ancora alcune cose. - In ogni vescovo si distinguono {74 [258]} due specie di potestà, potestà dell'ordine, e potestà di giurisdizione. La potestà dell'ordine è la facoltà di esercitare nella Chiesa certe funzioni, come sarebbe di cresimare, di consacrare validamente altri sacerdoti e vescovi, e questa potestà il vescovo riceve immediatamente da Gesù Cristo nell'atto della sua ordinazione, cioè quando viene consacrato per mezzo del Sacramento dell'Ordine e dell'Episcopato. La potestà di giurisdizione poi è la facoltà di governare dei sudditi, che sono i fedeli, far delle leggi, decretar delle pene e simili pel bene delle anime, od anche la facoltà di esercitare non solo validamente, ma ancora lecitamente la potestà dell'ordine. Ciò posto, giova sapere che questa seconda potestà nel vescovo non risiede; il vescovo non l'ha se non dal Papa, a cui è subordinata la stessa potestà dell'ordine la quale non può esercitarsi se non per sua concessione. Questa {75 [259]} potestà di giurisdizione pienamente risiede soltanto nel Papa, dal quale come da unica fonte l'attingono tutti gli altri vescovi. Egli la dà, la ritoglie, la estende, la restringe a suo beneplacito. Egli solo la riceve direttamente da Gesù Cristo per sè e per tutta la Chiesa, per sè e per tutti i vescovi allorquando è legittimamente eletto Sommo Pontefice; ma tutti gli altri la ricevono da lui quando ne sono preconizzati a vescovi, e la ricevono solo quanto è necessario per amministrare la diocesi, o per disimpegnare quegli uffizi che loro vengono assegnati, ma non già per tutta la Chiesa.
Questa verità cotanto onorifica pel successore di s. Pietro oltre dalla Sacra Scrittura di sopra citata viene pure chiaramente insegnata dai ss. Padri della Chiesa. - Sant'Ottato vescovo di Milevi nell'Africa dichiara che Pietro solo ricevette le chiavi del regno dei Cieli da comunicare agli altri. - San Gregorio Nisseno scrive che per mezzo di Pietro Gesù Cristo diede ai vescovi la chiave dei celestiali onori. - Sant'Innocenzo I {76 [260]} in una lettera scritta al concilio di Milevi dice che Pietro è autore del nome e dell'onore dei vescovi. Queste chiare testimonianze fanno abbastanza vedere che nelle mani del Papa trovasi la pienezza di autorità, e che dal Papa ricevono i vescovi immediatamente ogni loro giurisdizione, e la facoltà di esercitare gli episcopali ministeri.
5. Autorità spirituale del Papa. - Duplice è 1'autorità del papa, spirituale e temporale; la spirituale che gode ed esercita in tutto il mondo; la temporale che gode ed esercita come sovrano in quel territorio a lui necessario per essere libero e indipendente nel suo sacro ministero. Diciamo qualche cosa di queste due autorità, ed in prima della spirituale.
L'autorità spirituale del papa è quella che gli conferisce il potere, il diritto di stabilire nella Chiesa tutto quello che concerne il buon andamento della religione, la maggior gloria di Dio, il maggior bene delle anime. Per questa autorità spirituale il Papa può fare tutto {77 [261]} quello che farebbe lo stesso Gesù Cristo per la salute degli uomini, pel buono o miglior governo della Chiesa. Per questa autorità il Papa nella Chiesa Cattolica regge, governa, dispone come crede bene nel Signore, e generalmente omnia potest, può tutto, meno contro la fede, e contro la morale. Perciò egli dichiara ciò che è vero, ciò che è falso, definisce se una dottrina, un insegnamento è conforme o contrario alla fede, giudica se una pratica è secondo o contro la sana morale, quello approvando, questo condannando. Per questa autorità spirituale il Papa può predicare, insegnare o per sè o per mezzo di altri in qualsiasi parte del mondo. Egli può dire ai vescovi, ai sacerdoti, ai coraggiosi missionari: Andate, io vi mando. La terra è mia; Gesù Cristo me l'ha data. Mia l'Europa, mia l'America, mio il mondo tutto. Andate, predicate, piantate, estendete il regno di Dio fino agli ultimi confini della terra. Per la sua autorità spirituale il Papa in qualsiasi parte del mondo può fondare nuove diocesi, mandar vescovi {78 [262]} a reggerle, e nessun governo civile ha diritto di porre impedimento all'esercizio di questa autorità del Sommo Pontefice, come non l'avrebbe per opporsi a Gesù Cristo medesimo. Il Papa con s. Paolo può dire a qualunque governo: Verbum Dei non est alligatum: la parola di Dio non può essere incatenata, e chiunque tenti d'impedirla, d'incatenarla non può essere che un sacrilego tiranno. Di più: per la sua autorità spirituale egli concede indulgenze plenarie per tutta la Chiesa, fa delle leggi obbliganti in coscienza, e dispensa dalle medesime, scioglie i voti e i giuramenti quando il crede opportuno. Per la medesima convoca i vescovi a concilio, presiede ai medesimi o in persona o per mezzo dei suoi legati, li conferma, li condanna secondo che vede bene nel Signore. Un concilio anche generale ed ecumenico non fa autorità, le sue decisioni non si possono tenere per infallibili, finchè il Papa con sua autorità suprema non abbia {79 [263]} data la sua approvazione e confermazione, poichè solo il papa è infallibile per se stesso, e per lui solamente Gesù impegnò la sua parola, che non lo avrebbe lasciato cadere nell'errore: io ho pregato per te, affinchè non venga meno la tua fede. Il corpo dei vescovi è infallibile, ma per mezzo del Papa. Egli può deporre un vescovo o altro prelato dal suo uffizio, può colpire di scomunica chi si ribellasse alle sue decisioni, ai suoi comandi, fosse ben anche un re, un imperatore. Parimenti con pene spirituali può obbligare all'osservanza della giustizia, anche trattandosi di beni temporali. A tutto questo e ad altro si estende l'autorità del Papa, perchè Egli è il vicegerente di Dio in terra per tutto ciò che riguarda la gloria di Dio medesimo e la salute eterna delle anime. Scriveva testè un dotto e zelante prelato, il cardinale Gousset: Nell'ordine religioso e morale tutto è sottomesso all'autorità del Sommo Pontefice, tutto, gregge e pastore, popoli e re. {80 [264]}
1. Autorità temporale del Papa. - Il Vicario di Gesù Cristo non solamente gode una piena autorità spirituale in tutto il mondo come Capo della Chiesa, ma eziandio come re gode ed esercita direttamente un'autorità temporale in un piccolo territorio dell'Italia, come qualunque altro sovrano nei propri stati. Questa autorità è chiamata comunemente potere, dominio temporale. Questo potere temporale sebbene al Papa non sia necessario assolutamente, gli è tuttavia necessario relativamente, avuto cioè riguardo alle condizioni dei tempi. Egli difatto circondato da tanti ostacoli, che gli si mettono innanzi anche come a Capo della Chiesa Cattolica, non potrebbe liberamente, come si conviene, governare la Chiesa, provvedere al bene delle anime che gli sono affidate, se non fosse indipendente {81 [265]} da qualsiasi potere civile, da qualsiasi sovrano. Non è nostra intenzione di fare qui un trattato per dimostrare la convenienza, l'utilità, ed anche la necessità del dominio temporale pel Papa: ciò è già stato fatto con un libretto a parte.
2. Spiegazione del nome Papa. - Il nome Papa alcuni lo fanno derivare dalla prima sillaba di due parole latine, cioè da Pater Patrum, o da Pastor Pastorum, o da Pater Pauperum. In questo caso il nome papa indicherebbe padre dei padri, pastore dei pastori, padre dei poveri. - Altri invece il nome Papa lo vogliono composto dalla prima lettera di quattro parole latine, cioè da Petri Apostoli potestatem accipiens. In questo caso Papa significherebbe colui che ha ricevuta la potestà dall'apostolo Pietro. - Il nome di padre e di pastore può convenire non solo al Sommo Pontefice, ma ai vescovi, e ai preti, perchè ognuno di {82 [266]} essi colla parola di Dio, e coi Sacramenti qual padre spirituale genera dei figliuoli a Dio, e cogli stessi mezzi li pascola, li mantiene in vita, cioè nella grazia di Dio. Parimenti il nome di padre dei padri, di pastore dei pastori, di padre dei poveri potrebbe anche applicarsi ad un vescovo,che ha sotto di sè altri padri, altri pastori di anime, cioè dei sacerdoti. Difatto nei primi secoli della Chiesa col nome di Papa venivano pur designati i vescovi. Ma padre dei padri, pastore dei partori per eccellenza può convenire solamente al Capo della Chiesa universale. Quindi è che sotto Gregorio VII l'anno 1073 si tenne in Roma un concilio, nel quale fu stabilito che d'allora in poi il nome di papa si desse solamente al Romano Pontefice, siccome colui che è il supremo pastore di tutta la Chiesa, il padre di tutti i cristiani, e che riceve la potestà dall'apostolo Pietro, di cui è legittimo successore.
Il Papa viene pure chiamato con altri nomi. È detto Sommo Pontefice, o Pontefice Massimo. Il nome Pontefice {83 [267]} indica una persona costituita in dignità vescovile. Al papa si aggiunge la qualità di sommo o di massimo, perchè la dignità sua nella Chiesa è la più grande fra tutte. - È pur appellato Santissimo, Beatissimo padre, sia pel santo posto ed impiego che occupa, sia specialmente per le grandi virtù che deve possedere colui, il quale fra tutti gli uomini per la sua dignità è il più vicino a Dio. Per la stessa ragione è pur detto Santità o Beatitudine. Così s. Girolamo diceva a papa s. Damaso fin dai tempi suoi: Io voglio stare unito alla tua Beatitudine: Beatitudini tuae... ego communione consocior. - Il Papa prende pure il titolo di Servo dei Servi di Dio, il quale fu cominciato ad usarsi da s. Gregorio Magno per rintuzzare la superbia di Giovanni patriarca di Costantinopoli, chiamato il Digiunatore, il quale arrogavasi il nome di Vescovo Universale.
3. Antipapa. - Antipapa è parola composta dalla preposizione greca anti, che vuol dir contro, così che antipapa {84 [268]} significa contro-papa, e più chiaramente indica falso papa. Con questo nome furono chiamati quelli che pretesero di essere riconosciuti sommi pontefici a preferenza del papa legittimamente eletto. - Alla morte di un papa avvenne parecchie volte che dopo essere eletto uno legittimamente, o mentre si cercava di farne la elezione, venisse fuori qualche ambizioso, il quale agognando alla prima dignità del mondo, e mal soffrendo di essere posposto e dimenticato, cercava di farvisi eleggere da alcuni partigiani. Se il superbo veniva a riuscire nel perverso divisamento allora succedeva che alcuni cristiani obbedissero al legittimamente eletto, mentre altri o in buona fede o per malizia obbedivano all'intruso. Così duravano le cose finchè venuta a riconoscersi da tutti la verità, e cessando le prepotenze e le ambizioni dei grandi, tutti riconoscevano per Vicario di Gesù Cristo, il vero Papa, e finivano gli scismi e le discordie.
Osservazioni. Giova qui notare che {85 [269]} l'antipapa non poteva godere nessuna autorità nella Chiesa, perchè Gesù Cristo, Dio di verità e principe della pace, non lo considerava per suo vicario, nè per successore di s. Pietro, e quindi nullo si rendeva tutto quello che egli comandava e decretava, a meno che il vero papa altrimenti disponesse per impedire maggiori mali.
Queste turbolenze di antipapi avvenivano di spesso specialmente in quell’epoca che alcuni sovrani volendosi mischiare in cose di Chiesa pretendevano di aver diritto nella elezione del pontefice. Dal 1061 al 1118 vi furono sei antipapi creati dagli imperatori di Alemagna. Quattro altri antipapi per opera di Federico Barbarossa comparvero pure contro Alessandro III, funestando la Chiesa. Anche i re di Francia nel desiderio di avere un papa di loro nazione, o a loro modo, seppero mettere discordie fra gli elettori e dare luogo a gravissimi scandali. Tutti questi disordini andarono cessando di mano in mano che la Chiesa si venne facendo indipendente dai {86 [270]} principi secolari, e li escluse dall'ingerirsi nelle faccende ecclesiastiche. Finalmente cessò affatto il flagello degli antipapi, allorquando si determinarono meglio gli elettori del papa e furono stabilite delle leggi particolari per dirigere i cardinali nella elezione pontificia. - Di antipapi se ne contano circa quaranta, ciascuno dei quali fu competitore ora dell'uno ora dell'altro vero papa. Il primo antipapa fu Novaziano (l'anno 251) ai tempi di s. Cornelio, 1'ultimo fu Amedeo VIII di Savoia detto Felice V, nel pontificato di Eugenio IV (anno 1439).
1. Elezione del primo papa. - Il primo papa fu eletto da Gesù Cristo medesimo, il quale a preferenza di tutti {87 [271]} gli altri apostoli gettò i suoi sguardi sopra s. Pietro, e lui elesse a suo vicario in terra. Ecco come seguì questa elezione.
Gesù Cristo aveva mandato gli apostoli a predicare nei paesi della Giudea. Nel loro ritorno Egli domandò loro: Gli uomini chi dicono che io sia? Alcuni dicono che voi siete Giovanni Battista, rispondeva un apostolo; altri asseriscono che voi siete Elia, rispondeva un altro; taluni affermano, soggiungeva un terzo, che voi siete Geremia, o qualcuno degli antichi profeti riscuscitato. Pietro taceva. Gesù allora ripigliò: E voi chi dite che io sia? A questa domanda Pietro a nome di tutti gli apostoli prende la parola e risponde: Voi siete il Cristo, Figliuolo di Dio vivo. Piacque oltremodo a Gesù Cristo questa giustissima risposta, e quasi per premiare l'apostolo così gli disse: Tu sei Pietro, e sopra questa pietra io fonderò la mia Chiesa, e le porte, ossia le potenze dell'inferno non la potranno vincere. A te darò le chiavi del regno dei Cieli, e tutto ciò che tu {88 [272]} legherai in terra sarà legato in Cielo, e ciò che avrai sciolto sopra la terra sarà sciolto anche nel Cielo. Con queste parole Gesù Cristo promise di dare a Pietro la suprema autorità, la quale poi gli conferi difatto dopo la sua risurrezione.
Nello spazio di tempo che passò dalla promessa al pieno suo adempimento, Gesù manifestò a più riprese il suo particolare disegno sopra la persona di Pietro, quantunque egli non fosse stato nè il primo a seguirlo, nè il più avanzato in età. Gesù difatto mostrò di considerarlo già quale suo Vicario col fatto seguente. Un giorno il Salvatore scostatosi alquanto dagli altri apostoli entrava con s. Pietro nella città di Cafarnao per recarsi alla casa di lui. Alla porta della città i gabellieri, ossia gli esattori, tirarono Pietro in disparte e gli dissero. Il tuo maestro paga egli il tributo? Certamente che si, rispose Pietro. Ciò detto entrò in casa dove il Signore lo aveva preceduto. {89 [273]} Come lo vide il Salvatore, al quale ogni cosa era manifesta, lo chiamò a se e gli disse: Dimmi, o Pietro, chi sono quelli che pagano il tributo? sono i figliuoli del re, oppure gli estranei alla famiglia reale? Pietro rispose: Sono gli estranei. Dunque, ripigliò Gesù, i figliuoli sono esenti da ogni tributo. Il che voleva dire: Dunque io, che sono, come tu stesso hai dichiarato, il figliuolo di Dio vivo, non sono obbligato a pagare nulla ai principi della terra. Tuttavia questa buona gente, continuò Gesù, non mi conosce, e ne potrebbe prendere scandalo; perciò intendo di pagare il tributo. Va al mare, getta la rete e nella bocca del primo pesce che prenderai troverai una moneta. Con questa tu pagherai il tributo per me e per te. In questo fatto i santi padri ammirano l'onor grande che Gesù Cristo fece a Pietro egualiandolo a sè medesimo mostrandolo apertamente suo Vicario.
Mostrò ancora che Egli eleggeva Pietro {90 [274]} a Capo della Chiesa nell'ultima cena. In quella memoranda sera Gesù Cristo volto a Pietro gli disse che il demonio aveva ordito a lui e a tutti gli altri apostoli una terribile tentazione; che li avrebbe bersagliati, o come Egli si espresse, crivellati come si fa del grano nel vaglio, e che essi perciò gli avrebbero voltato le spalle ed abbandonato. Ma chi porgerà consiglio agli altri apostoli affinchè non si perdano? chi li chiamerà sul buon sentiero? chi insomma li confermerà nella fede? Gesù lo disse: egli è s. Pietro, e perciò soggiunse: Ma io ho pregato per te, o Pietro, affinchè non venga meno la tua fede; e tu quando ti sarai ravveduto conferma i tuoi fratelli. Con queste parole Gesù Cristo confermò la promessa già fatta a Pietro di eleggerlo Papa. Anzi cominciò ordinargli di esercitare il suo uffizio da capo, da maestro dei medesimi apostoli.
Finalmente prima di salire al Cielo Gesù adempì perfettamente la divina {91 [275]} promessa, terminò la sua elezione dando a Pietro piena autorità sopra tutta la Chiesa, comandandogli di pascere e reggere gli agnelli e le pecore, cioè non solo i semplici fedeli ma i sacerdoti e i vescovi eziandio: pascola i miei agnelli; pascola le mie pecore. Così fu fatta la elezione del primo papa.
2. Elezione del Papa nei tempi primitivi. - Pietro dopo aver per tre anni governata la Chiesa da Gerusalemme, e per anni sette da Antiochia, trasportò la sua sede in Roma capitale del mondo, dove dopo aver ivi tenuta venticinque anni la sede pontificia, morì crocifisso per sentenza del crudele Nerone. In questa città pel tempo che viaggiava nei diversi paesi predicando la religione di Gesù Cristo, Pietro lasciò suo Vicario s. Lino. Quindi il giorno dopo al martirio di s. Pietro, Lino venne riconosciuto suo successore, e dopo di lui s. Cleto, e poi s. Clemente e s. Anacleto, i quali dallo stesso principe {92 [276]} degli apostoli erano già stati fatti suoi coadiutori nel reggimento della Chiesa Universale. Perciò diciamo che i primi Papi vennero designati dall'apostolo Pietro coll'approvazione del clero e del popolo cristiano di Roma. In generale sì può dire che nei quattro primi secoli della Chiesa il Papa veniva eletto dal clero di Roma, rappresentato ora dal collegio dei cardinali, alla presenza del popolo. È bene di notare che per molti secoli il popolo, specialmente in Roma, soleva intervenire alla elezione non con voto deliberativo. In seguito poi gli imperatori di Occidente, e poi quelli di Oriente, quindi i re d'Italia, e finalmente gli imperatori di Alemagna vollero anche immischiarsi nella elezione del Papa. È chiaro che nè il popolo nè i principi potevano avere questo diritto, perchè Gesù Crinon diede ai laici la facoltà di eleggere e creare i sacri ministri, molto meno il Capo supremo di essi. Questa facoltà fu solamente data agli apostoli e ai loro successori, sebbene gli apostoli talvolta per condiscendenza concedessero {93 [277]} al popolo di scegliere i soggetti addatti, come fu fatto coi sette diaconi; tuttavia quando andavano in città dove ancora non v'erano cristiani, creavano e consacravano e vescovi e preti e diaconi senza punto dimandare il consenso di alcuno e molto meno il voto e l'approvazione dei principi temporali. Essi avevano soltanto voto consultivo, con cui dimostravano il loro gradimento e davano informazioni intorno alla virtù e santità di colui che doveva essere elevato al supremo pontificato. Tuttavia la Chiesa uscita poco prima dalle persecuzioni, per evitare ogni rottura col Capo dell'impero, ed anche perchè il Papa potesse avere dal potere civile qualche sostegno contro i sediziosi, tollerò che il popolo insieme col clero concorresse alla elezione del Papa, e che il principe l'approvasse e confermasse. Così fu praticato dall'anno 476 all'anno 555 sotto la dominazione dei barbari, i cui re, sebbene non cattolici, vollero usurparsi il diritto di confermare la elezione del Papa, fatta dal clero romano. {94 [278]} Così Odoacre, così Teodorico, quantunque ariano, facendosi ad un tempo pagare una buona somma di danaro per averne il decreto di conferma. A queste umiliazioni, che però non toccavano il dogma, nè impedivano l'esercizio del sacro ministero, dovette assoggettarsi la Chiesa per evitare maggiori guai da quei barbari principi. -
Cessato il regno dei Goti pretesero il medesimo diritto gl'Imperatori di Oriente, cominciando da Giustiniano I fino a Leone III Isaurico, sotto del quale Roma e suoi dintorni si diedero spontaneamente al poter temporale del Papa.
L'anno 800 essendosi ristabilito l'impero d'Occidente sotto Carlo Magno, questo pio imperatore lasciò di nuovo libero il clero nella elezione del Papa. Ciò non di meno la Chiesa vedendosi talora minacciata da spiriti turbolenti concesse in particolare ad alcuni successori di Carlo Magno, come a Lodovico I e Lotario I suo figlio, il personale privilegio non già di eleggere, ma solo di confermare la elezione {95 [279]} del papa. Questa concessione la fece la Chiesa, ma suo malgrado, e solo col fine di un maggior bene, cioè affinchè il suo Capo coll'appoggio di quei principi potesse far fronte a coloro che volevano suscitare delle turbolenze e delle discordie col creare degli antipapi. I principi francesi davano la loro conferma coll'assistere essi medesimi, o mandando ambasciatori ad assistere alla consacrazione del Sommo Pontefice. Ma circa l'anno millesimo dell'e. v. gli imperatori di Germania fattisi protettori della Chiesa, non furono più contenti della sola assistenza alla consacrazione del papa, ma pretesero di dare il voto nella medesima elezione. Perciò quando fosse avvenuto che il clero di Roma avesse eletto il Papa senza darne notizia all'imperatore, oppure il Papa eletto a lui non piacesse, egli spesso eleggeva un antipapa, suscitando così nella Chiesa gravi disordini. Così fra gli altri operò Enrico IV, il quale sdegnato che nel 1061 fosse stato dichiarato papa Alessandro II senza {96 [280]} che a lui ne fosse data notizia, fece eleggere antipapa Cadolao vescovo di Parma, cagionando molti mali nella Chiesa di Dio. Come ognuno vede, stando così le cose, era più che necessario mettere un argine a queste lamentabili pretensioni. Iddio suscitò un uomo da ciò. Questi fu s. Gregorio VII eletto papa nel 1073. Egli per evitare i passati disordini e scismi novelli diede ancora notizia della sua elezione ad Enrico IV, che l'approvò. Egli però fu 1'ultimo dei papi che desse di sua elezione avviso al principe, e fu il primo che insorgesse coraggiosamente contro le usurpazioni dei Cesari, togliendo loro ogni ingerenza nella elezione ed approvazione del Sommo Pontefice, e in altri affari di Chiesa. Dopo coraggiosa lotta, dopo aver sofferto gravi persecuzioni, e l'esiglio stesso, egli liberò la Chiesa dal giogo di dover dipendere dal potere secolare nella elezione del Sommo Pontefice.
Era pure necessario escluderne il popolo romano, perchè non potendo {97 [281]} talora andare d'accordo col clero, dava occasione a gravi subbugli. In vista di ciò Innocenzo II l'anno 1143 tolse al popolo il privilegio di concorrere nella elezione del pontefice. Questo diritto di elettori era ancora riserbato indistintamente a tutto il clero di Roma, il quale essendo molto numeroso, e fra i suoi membri non andandosi sovente d'accordo nella persona da eleggersi, succedevano ancora spesso disordini perniciosi alla Chiesa. Si dovette pure pensare di porvi rimedio. Il rimedio fu trovato e somministrato dal Papa Alessandro III, il quale nell'anno 1179 nel concilio Laterenese III stabili che gli elettori del papa potessero essere solamente i cardinali. Stabilì pure che nel caso non si andasse d'accordo fra di essi sulla persona da eleggersi, fosse riconosciuto per legittimo pontefice quegli, il quale avesse riportato i due terzi dei voti. Così con legge invariabile venne stabilito che la elezione del Pontefice appartenesse solamente ai cardinali di santa Chiesa, {98 [282]} rimossi affatto dalla medesima il principe, il popolo, e il clero ordinario, per ischivare così l’occasione degli scismi. Questa è la pratica migliore, e che è in uso tuttora.
Conchiudendo adunque questo punto dell'elezione pontificia, diciamo che i primi papi furono eletti dallo stesso s. Pietro coll'approvazione del clero e del popolo cristiano. In seguito fino al secolo quarto i papi si eleggevano dal clero romano ed anche dai vescovi delle altre parti del mondo qualora nel tempo della elezione si trovassero in Roma, come per esempio avvenne nell'elezione di papa Cornelio nel 254. Il popolo, o almeno i principali, sebbene il loro concorso non fosse riputato necessario alla validità della elezione, tuttavia per concessione della Chiesa v'interveniva dando il voto, talora proponendo, o applaudendo all'eletto. Cominciando dal secolo quarto fino all'undecimo non solo il popolo, ma gli imperatori pretesero d'ingerirsi nella elezione, e quindi o per concessione della Chiesa, {99 [283]} o per violenza, il principe secolare dava pure o da vicino o da lontano il suo voto, il quale per ordinario consisteva nella conferma della elezione già fatta dai Romani. Ma nel secolo undecimo furono prima esclusi i principi, poscia il popolo, e finalmente il clero, e fatti elettori una sola parte del clero di Roma, cioè i cardinali.
3. Conclave, e sua origine. - Da parecchi secoli la elezione del papa si fa dai cardinali radunati in conclave. Secondo la forza della parola, la voce conclave significa un gabinetto, una parte intima di una casa, ossia un luogo che si chiude con molte chiavi. Nell'uso poi il conclave è una grande sala, oppure una cappella in un palazzo, ove si radunano, e racchiudono i cardinali per compiere ed effettuare la grande opera della elezione del Vicario di Gesù Cristo, del successore di s. Pietro, del padre comune dei fedeli, del sovrano del dominio temporale della Chiesa Cattolica. - Il conclave stabilito con legge pontificia ebbe origine nell'anno 1274. {100 [284]} Tuttavia prima di questo tempo i cardinali già si radunavano in luogo a parte per l'importante elezione; ma non avendo ancora determinate regole da seguire, avveniva talora che di troppo si prolungasse la elezione, specialmente quando essi non potevano mettersi di pieno accordo sulla persona da eleggere. Alla morte di Clemente IV avvenuta in Viterbo l'anno 1268, i cardinali in numero di diciotto essendosi radunati per eleggere un nuovo papa, non poterono riuscirvi se non dopo due anni e nove mesi, sebbene s. Bonaventura ed altri insigni personaggi di tutto facessero per indurli a mettersi tosto d'accordo e compiere la sospirata elezione. Finalmente il due febbraio 1271 venne eletto Gregorio X. Questi nel concilio generale XIV, che celebrò in Lione l'anno 1274, stabilì delle santissime leggi, onde impedire per l'avvenire quei lunghi e dolorosi ritardi, e così diede stabile principio al conclave, come si pratica tuttora.
4. Uso che si fa al presente del {101 [285]} conclave. - I Cardinali entrano in conclave il decimo giorno dalla morte del papa. Entrati che vi siano per incominciare la elezione, più non ne possono uscire finchè ella sia terminata, a meno di grave malattia. Non possono parlare con persone estranee. Il palazzo del conclave è guardato da molti custodi, i quali con giuramento sono obbligati ad invigilare onde impedire ogni segreta relazione. Nel conclave oltre i sacri elettori sonvi pure gli addetti al loro servizio, ma tutti prestano giuramento di nulla rivelare agli estranei di ciò che avessero veduto o udito a riguardo della elezione del papa finchè non sia terminata.
Prima poi di venire alla votazione si fanno fervorose preghiere colle quali s'invoca 1'assistenza e i lumi dello Spirito Santo.
Giova qui notare che tre sono i modi coi quali si può fare la elezione, cioè per ispirazione o acclamazione, per compromesso, {102 [286]} e per iscrutinio. Per acclamazione sarebbe per es. quando i cardinali talora per impulso dello Spirito Santo acclamano concordemente e a viva voce qualcuno per Sommo Pontefice. Per acclamazione dal clero e dal popolo fu eletto Gregorio VII nella basilica lateranese mentre celebrava le esequie del defunto Alessandro II. Per acclamazione in conclave dai cardinali fu pure eletto Paolo IV, Pio IV, Sisto V. L'ultimo papa eletto per acclamazione fu Gregorio XV nel 1621. Questo Pontefice considerando poi che tal modo di eleggere poteva produrre degli inconvenienti vi provvide con due costituzioni, e d'allora cessò tal guisa di elezione. Un'altra maniera di elezione è per compromesso, ed è quando i cardinali non andando d'accordo nella scelta da farsi, e intanto protraendosi in lungo la elezione, di comune consenso si rimettono ad uno o a più di loro coll'incarico che eleggano essi qualcuno, promettendo nel medesimo tempo di riconoscere per pontefice quello, che verrà da loro {103 [287]} eletto. - Il terzo modo è per iscrutinio, e questo è il più ordinario. Secondo questo ciascun cardinale manifesta il suo voto per mezzo di una scheda, entro cui scrive il proprio nome e quello del cardinale che vuol eleggere a papa. La scheda ben suggellata si porta da ciascuno entro un calice sopra l'altare del conclave. Tre cardinali sono incaricati a fare lo scrutinio, ossia l'esame delle schede, onde conoscere su quale dei cardinali presenti od assenti sia caduta la elezione. La votazione si fa due volte al giorno, una al mattino, l'altra alla sera, finchè qualcuno abbia ottenuto almeno i due terzi dei voti. Talvolta avviene che alla prima votazione segua la elezione; ma non di rado è necessario venire a parecchie votazioni, e quindi a varii scrutinii ed anche per alcuni giorni. Dopo lo scrutinio non seguendo la elezione si bruciano le schede, e il fumo che dal conclave mette fuori per un tubo annunzia al popolo ansioso che il papa non è ancora eletto. Questo atto è chiamato la sfumata. Per {104 [288]} lo più accade che quel cardinale, il quale nella prima votazione riportò maggior numero di voti sebben non sufficienti, alla seconda votazione rimanga vincitore, quantunque alle volte succeda al contrario, come in Pio IX, il quale, se alla prima votazione ebbe pochissimi voti, alla seconda e terza ne ebbe la maggior parte, la quarta pressochè tutti. In questo caso il papa è eletto. Se accetta, si fa un segno dal conclave al Castel s. Angelo, che è la fortezza di Roma, affinchè il comandante con colpi di cannone ne dia avviso alla città. Intanto si domanda all'eletto il nome che vuol prendere; lo si veste degli abiti pontificali. Allora i cardinali gli si accostano, gli baciano il piede e la mano, e ricevono dal Pontefice un duplice amplesso. Si fissa di poi il giorno della consacrazione, e dell'incoronazione, e il mondo cattolico esulta nell'aver acquistato un nuovo padre, la Chiesa un nuovo Capo visibile e Vicario di Gesù Cristo. {105 [289]}
1. Cardinali. - Il nome Cardinale viene dalla parola cardine, che è quel ferro sopra cui si sostiene e si raggira la porta. Quindi in senso figurato venne l'uso di chiamare cardinale tutto quello che è la parte principale, e quasi il sostegno di una cosa qualsiasi. Così per es. la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza si dicono le quattro virtù cardinali, perchè sono come il sostegno di tutte le altre virtù, e sopra di esse aggirasi e si regge ogni opera buona. Perciò i Cardinali sono chiamati con questo nome, perchè sono il {106 [290]} sostegno principale della Chiesa, sono i membri più cospicui della ecclesiastica gerarchia, e come li chiama il papa Eugenio IV, sono i perni, ossia i cardini sopra cui dopo il Papa si raggira il governo di tutta la Chiesa.
2. Loro origine. - Cardinali preti, diaconi, vescovi. - Antica è l'origine dei cardinali. Essi rimontano fino al primo e secondo secolo della Chiesa. San Cleto terzo papa (90) eseguendo gli ordini di s. Pietro, affinchè i cristiani già di molto accresciuti potessero essere meglio instruiti e confermati nella fede, divise la città di Roma in circa venticinque titoli o chiese, deputando altrettanti preti al loro governo. Siccome queste chiese erano considerate come le principali di Roma così vennero pure chiamate chiese o titoli cardinalizi, e cardinali i preti che ne erano gli amministratori. {107 [291]}
Circa il medesimo tempo vennero pure stabiliti de' luoghi chiamati diaconie, a cui veniva deputato un diacono per avere cura dei poveri e delle vedove, e per distribuire loro le limosine. San Fabiano creato papa l'anno 258 avendo diviso Roma in sette rioni, o regioni ecclesiastiche, ad ognuna di esse con altrettante chiese o titoli prepose uno dei diaconi per amministrarle. Queste diaconie, o titoli diaconali, che vennero poi anche accresciute di numero, erano pure considerate come chiese principali di Roma, e dette perciò ancor esse cardinalizie. Da loro quindi ebbero il nome di cardinali quei diaconi che le amministravano. San Lorenzo il cui martirio (anno 258) è celebre in tutto il mondo, vuoisi che fosse cardinale diacono, anzi primo diacono della Chiesa romana.
Fino all'anno 769 i vescovi non avevano ancora luogo tra i cardinali della romana Chiesa. Ma circa la medesima epoca e probabilmente dal pontefice Stefano III fu stabilito che portassero questo nome i vescovi delle {108 [292]} città vicine a Roma, chiamati vescovi suburbani e talora anche vescovi romani, i quali più spesso erano invitati ad assistere il Capo della Chiesa negli affari di maggior importanza. Ed ecco pertanto 1'origine dei cardinali preti, diaconi, e vescovi, tre ordini in cui sono ancora distinti oggidì questi alti dignitari della Chiesa.
Nei primi secoli e anche in seguito non solo in Roma, ma in altre città, i principali sacerdoti, e poscia i canonici erano fregiati del titolo di cardinali; ma s. Pio V nel 1567 tolse quest'uso ordinando espressamente che niun'altra chiesa meno quella di Roma si arrogasse l'istituzione dei cardinali, nè a verun altro si addicesse questo nome fuorchè ai cardinali della Santa Romana Chiesa, creati dal sommo Pontefice.
3. Loro dignità e preminenza. - Altissima è la dignità dei cardinali, e grande la loro preminenza nella Chiesa. La dignità cardinalizia viene subito dopo quella del Papa. Del Papa essi sono i più intimi consiglieri e i {109 [293]} coadiutori. Essi sono chiamati i membri, gli occhi, le parti principali del corpo del Papa. Quindi ad essi solamente è riserbato l'uffizio di legato a lettere, parola che significa persona quasi staccata dal lato, dai fianchi del Papa, qual parte del suo corpo. Per queste ed altre ragioni il cardinale anche solo prete o diacono, considerato nell'uffizio di aiutante del Papa nel governo di tutta la Chiesa, è superiore ai vescovi, sebbene a loro inferiore nella potestà dell'ordine. Quindi nei sacri concilii i cardinali tengono un posto più distinto che i vescovi, e prima di questi si sottoscrivono.
4. Numero e residenza. - Il numero dei cardinali fu vario per molti secoli. Finalmente Sisto V lo estese al numero di settanta in memoria dei settanta seniori che assistevano a Mosè, e dei settantadue discepoli di Gesù {110 [294]} Cristo. I tre ordini, in cui è diviso il collegio dei cardinali, sono composti di sei vescovi, di cinquanta preti, e di quattordici diaconi. Essi sono eletti dal Papa, il quale li sceglie non più solamente fra il clero romano, come già in antico, ma talora dal clero di altre nazioni, ed anche fra gli ordini religiosi, dando la preferenza alla virtù ed al merito.
I cardinali sono obbligati alla residenza in Roma per assistere il sommo Pontefice coi consigli e coll'opera loro, e non se ne possono allontanare, o fermarsi altrove senza permesso del medesimo. Questa è la ragione per cui nei primi secoli nessun vescovo era fatto cardinale, ed anche al presente i cardinali vescovi sono in minor numero che i cardinali preti e diaconi. Tuttavia non essendo strettamente necessario che tutti i cardinali si trovino in Roma, potendo ai pochi mancanti supplire i rimanenti, il Papa oltre ai vescovi delle città suburbane concede pure il titolo di cardinale ad altri vescovi più insigni nella {111 [295]} Chiesa, permettendo loro che si fermino nelle proprie diocesi, dove possono egualmente adoperarsi pel bene universale dei fedeli, e prestar aiuto al Capo della Chiesa.
5. Loro abito. - L'abito del cardinale è composto del cappello e berretto rosso, mitra, sottana, rocchetto, mantellina, mozzetta e cappa papale sul rocchetto in alcune cerimonie. Essendo principi di S. Chiesa hanno il diritto di portare la porpora ed un regale paludamento con sei metri circa di coda. Il color della veste è rosso o violaceo secondo i tempi. Il rosso è in uso da Paolo II (1464). Il cappello rosso fu dato ai cardinali da Innocenzo IV nel concilio di Lione l'anno 1245. La sua forma è molto {112 [296]} piatta; ha grandi orli, da cui pendono lunghi cordoni di seta rossa. Di qui è venuto che quando il Papa crea un cardinale dicesi che gli dà il cappello.
6. Loro titoli. - Il Papa nello eleggere uno al cardinalato gli assegna in Roma una chiesa da amministrare. Quindi ogni cardinale porta un titolo preso dal santo o dalla santa a cui è dedicata la chiesa da lui ufficiata. In queste chiese titolari e diaconali e nelle cappelle e chiese minori da loro dipendenti, anche i cardinali preti e cardinali diaconi, per concessione di Onorio III e di Sisto V sommi Pontefici possono esercitare una quasi episcopale giurisdizione come i vescovi nella propria diocesi. Fra le altre cose vi possono concedere l'indulgenza di cento giorni, conferire benefizi ecclesiastici, e simili.
Anche ie sei città suburbane, che sono Ostia e Velletri unite, Porto e s. Ruffina, Tuscoli o Frascati, Palestrina, Sabina ed Albano godono ciascuna il privilegio di aver per vescovo {113 [297]} un cardinale, che da loro s'intitola. Anzi il vescovato di Ostia dà al suo titolare la qualità di decano del Sacro Collegio. È il decano che fa le veci del Papa a Sede vacante, e rappresenta tutto il Collegio nella sua persona. A lui parimenti compete il diritto di consacrare il nuovo Papa.
Circa i titoli onorifici, presentemente ai cardinali per la loro sublime dignità si dà dell'Eminenza, o dell'Eminentissimo, per decreto di Urbano VIII.
Terminiamo colle parole del grande pontefice Sisto V. «I cardinali sono» le parti nobilissime della persona» del Papa, sono i principali suoi» membri; e quindi siccome il «Romano Pontefice sulla cattedra di san «Pietro, per comando di Gesù Cristo,» possede 1'apice della suprema «dignità apostolica, così ancora i «cardinali della Santa Romana Chiesa,» i quali rappresentano la persona» dei santi apostoli quando erano» ministri di Gesù Cristo in terra,» servono al romano Pontefice e lo» assistono in qualità di consiglieri {114 [298]} «e di coadiutori nel governare la» Chiesa cattolica. Essi perciò sono» come le pupille, gli orecchi, le parti» nobilissime del sacro Capo; sono» membri suoi principali, dallo Spirito Santo assistiti ed innalzati al» grado altissimo di sostenere insieme» col Romano Pontefice il grave peso» e l'incarico dei popoli.»
1. Patriarchi. - La voce patriarca è parola greca che significa Capo o principe di una o più famiglie. Con questo nome furono chiamati i padri {115 [299]} delle generazioni nell'antico testamento. Per la medesima ragione soglionsi pur chiamare patriarchi i fondatori degli ordini religiosi, come san Domenico, s. Francesco, s. Ignazio e altri, perchè sono i padri spirituali, i capi di tutti quelli che abbracciano i loro istituti.
Nella Gerarchia ecclesiastica il patriarca è un vescovo, Capo e superiore dei vescovi e dei fedeli cristiani di una parte del mondo, la quale può anche comprendere uno o più regni, e moltissime provincie e diocesi.
Due specie vi sono di patriarchi. Gli uni hanno il diritto di onore e di giurisdizione, gli altri solo il diritto di onore. I primi possono comandare non solo nella propria diocesi, ma in tutte le provincie e diocesi loro soggette, convocare dei concili composti di tutti i vescovi del loro patriarcato, e avere una ispezione generale sopra tutte le provincie ecclesiastiche che ne dipendono.
I secondi hanno solo maggior onore e preminenza sopra gli altri vescovi {116 [300]} senza alcun diritto di comandare nelle diocesi altrui.
2. Patriarca romano, antiocheno, alessandrino, gerosolimitano, costantinopolitano. - Da principio tre soli erano i patriarchi in tutta la Chiesa. Questi erano il romano, l'antiocheno, e l'alessandrino. Le sedi di questi patriarchi erano dette sedi apostoliche, perchè fondate e rette dal medesimo apostolo Pietro, e quindi le più antiche e venerabili. S. Pietro le fondò nei tre punti principali del romano impero, cioè in Roma, Alessandria ed Antiochia, dove per commercio confluiva grande moltitudine di gente. In Antiochia Pietro stette sette anni vescovo e papa; in Alessandria, città frequentatissima mandò s. Marco suo discepolo a fondarvi una chiesa, la quale crebbe e fu fioritissima; in Roma venne egli stesso a stabilire la sua dimora, a piantare e bagnare co' suoi sudori e col suo sangue quella Sede che doveva durare sino alla fine del mondo. Così dispose Iddio che ove risiedeva il Capo dell'impero, colà fondasse {117 [301]} la sua sede e il suo trono il Capo della Chiesa. Quindi il patriarcato romano cominciò da s. Pietro istesso, e da lui con ogni suo diritto fu trasmesso al suo successore. Perciò il Papa non solo è il primo, ma è il patriarca dei patriarchi in quella guisa che Roma non solo era la metropoli dell'occidente, ma di tutto il mondo.
Era poi cosa naturale che maggior giurisdizione venisse a riserbarsi ai vescovi delle due altre principali città. I proconsoli, ossia i civili governatori di queste due città, avevano giurisdizione, comandavano ai prefetti, ossia ai governatori delle provincie e città soggette. Lo stesso venne facendosi nella giurisdizione ecclesiastica. I vescovi di queste due città importanti presero ad esercitare per concessione dei Papi una giurisdizione sui vescovi delle città e provincie, le quali in quanto al civile erano ad esse soggette; e così oltre il romano ebbero origine i due patriarchi di Antiochia e di Alessandria. - Lo stabilimento {118 [302]} di questi due patriarcati fecesi pur necessario allorchè la Religione di Gesù Cristo divenuta assai diffusa, aumentaronsi gli affari ecclesiastici. I vescovi trovandosi molto lontani da Roma e dal loro Capo, e poche essendo e difficili e lunghe le vie di comunicazione con lui, erano spesso imbrogliati nel loro pastorale ministero, e dubbiosi sul da farsi. Era quindi più che conveniente che qualcuno dei vescovi di quelle parti godesse una più ampia giurisdizione concessagli dal Capo della Chiesa, e così potesse a nome di questo giudicare le cause di maggior rilievo, sciogliere i dubbi, invigilare sugli altri, vescovi, e di ogni cosa tenere informato lo stesso romano Pontefice. Questo privilegio a nessun altro dei vescovi poteva meglio concedersi, che a quello di Antiochia e di Alessandria per la veneranda antichità delle loro sedi, e per la geografica e civile condizione di quei luoghi.
Nel concilio Niceno celebrato l'anno 325 si cominciò a parlare di erigere {119 [303]} a patriarcato la sede di Gerusalemme. Questo venne poi fatto definitivamente sotto il papa Vigilio l'anno 553 e da Innocenzo III. Ciò si fece in considerazione di quella città, la quale fu la culla della Religione cristiana, e venne santificata dal Sangue di Gesù Cristo. Poco estesa era però la giurisdizione di questo patriarca.
In seguito venne eziandio creato il patriarcato di Costantinopoli. L'imperatore Costantino avendo abbracciata la Religione cristiana, veduto che non gli sarebbe stato possibile mantenere il decoro imperiale in Roma accanto al Papa da tutto il mondo riverito e venerato qual Vicario di Gesù Cristo, pensò di trasferire altrove la capitale dell'impero. A questo effetto scelse la città di Bisanzio posta sulle sponde del mar Nero, e dal suo nome la chiamò Costantinopoli. In poco tempo questa città divenne una nuova Roma. Allora convenne dare al vescovo di lei maggior onore e giurisdizione, e fu chiamato Patriarca. Questo patriarcato sebbene avesse avuto origine più tardi, tuttavia {120 [304]} a cagione della città imperiale venne a prendere la supremazia sopra quelli di Antiochia e di Alessandria. Un tal privilegio fu ai patriarchi di Costantinopoli per alcuni secoli contrastato dai Papi, i quali in fine lo concessero nella speranza di veder finite le contese suscitate per questa ragione. Nel concilio generale di Firenze tenuto l'anno 1439 allo scopo di riunire la Chiesa Greca alla Latina, nel riconoscersi il primato della Sede Apostolica sopra tutta la Chiesa, venne anche riconosciuto l'ordine dei patriarchi maggiori, e dopo il romano fu posto il costantinopolitano, l'alessandrino, l'antiocheno, e il gerosolimitano.
Osservazione. Giova qui notare che i patriarchi cattolici latini di queste città, meno Gerusalemme, i quali, prima della dominazione dei Turchi {121 [305]} avvenuta l'anno 1453, erano di residenza e di giurisdizione, ora essendo abolita in quelle parti la gerarchia ecclesiastica, più non lo sono. Tuttavia il Papa per tenere viva la memoria di quelle antiche e venerande sedi patriarcali ne conferisce il titolo a vescovi di altre diocesi, oppure a vescovi che hanno nessuna diocesi, i quali perciò o si fermano in Roma al servizio del Papa, si portano nelle parti degli infedeli ad esercitarvi l'episcopale ministero quali missionari. Per questa ragione sono anche chiamati patriarchi in partibus infidelium, o Vicarii Apostolici Patriarcali.
3. Altri Patriarchi. - Oltre gli accennati patriarchi, altri ancora ve ne sono di minore importanza, gli uni di giurisdizione, gli altri solamente di titolo, come sarebbe quello di Venezia, quello delle Indie occidentali, {122 [306]} residente in Madrid, quale cappellano maggiore della corte reale, e quello di Lisbona. Anticamente usavasi dare talvolta il nome di patriarca ai vescovi più celebri, sebbene fossero soltanto metropolitani. Così avvenne difatto in riguardo al vescovo di Aquileia, città antichissima, e un dì rinomatissima. Nell'Oriente vi sono i Patriarchi degli Armeni, dei Caldei, Melchiti, Maroniti, dei Siri, che sono altrettanti popoli parte cattolici, parte scismatici. Gli scismatici hanno i loro Patriarchi proprii. I cattolici li hanno parimenti di loro lingua e rito, residenti chi in una, chi in altra città con quella giurisdizione ecclesiastica, che loro è concessa dalla Sede Apostolica, alla quale essi coi loro fedeli si gloriano di stare uniti.
4. Esarchi diocesani. - Esarca è parola greca che indica principe, capitano. {123 [307]} Nel governo civile con questo nome chiamavasi colui che dall'imperatore di Oriente veniva preposto come suo vicario nel reggimento di alcune Provincie dell'impero. Abbiamo quindi l'esarca d'Italia che risiedeva per ordinario in Ravenna. Questo medesimo nome fu parimenti adoperato per indicare una dignità ecclesiastica. Quindi nella Chiesa per Esarca s'intende un vescovo proposto al governo spirituale di parecchie diocesi ed anche provincie. Egli è dipendente dal Patriarca, del quale fa le veci in alcune parti del patriarcato. In antico erano celebri l’Esarca di Efeso, di Cesarea nella Cappadocia, e di Eraclea nella Macedonia. Gli Esarchi si trovano solo nella Chiesa Orientale.
5. Primati. - Ai così detti Esarchi della Chiesa di Oriente corrispondono i Primati nella Chiesa di Occidente. Per Primate s'intende il primo vescovo di un dato regno, o numero di provincie più o meno grande. Dei Primati altri sono di giurisdizione, altri di solo titolo. Il Papa oltre essere il Pastore {124 [308]} di tutta la Chiesa, il Patriarca di Occidente, è ancora Primate d'Italia. In Francia il solo Arcivescovo di Lione è Primate avente giurisdizione; nella Spagna è Primate l'Arcivescovo di Toledo; in Portogallo quello di Braga; nella povera Polonia quello di Gnesna; nell'Ungheria quello di Strigonia, nella Boemia quello di Praga, nel Belgio quello di Malines ecc. L'ultimo Primate fu quello di Costantinopoli istituito da Pio VIII per gli Armeni. - Secondo la vigente disciplina i Primati di giurisdizione hanno la precedenza sui vescovi della loro provincia; convocano e presiedono ai concili nazionali, e giudicano delle cause più importanti nelle provincie loro soggette. Essi in dignità sono inferiori ai Patriarchi, e superiori ai metropolitani.
6. Metropolitani. - Nel romano impero la città principale di una provincia era chiamata metropoli, parola greca che significa città madre, dalla quale dipendono altre città di minore importanza. Di qui ne venne che anche {125 [309]} le sedi vescovili delle metropoli furono chiamate sedi metropolitane, e metropolitani i loro vescovi. Oggidì per altro non è più l' importanza della città che costituisca il metropolitano, ma piuttosto i diritti antichi e recenti concessi dal Sommo Pontefice. Le sedi metropolitane nella Chiesa Orientale ebbero origine fin dai primi secoli; nella Chiesa Occidentale non ebbero incominciamento che nel secolo quarto, ed i primi vescovi ad essere chiamati metropolitani presso di noi, furono ai tempi di s. Ambrogio il vescovo di Milano, e quello di Aquileia. Il vescovo metropolitano può chiamarsi anche arcivescovo ed ha sempre sotto di sé altri vescovi detti suoi suffraganei. Qualora poi egli non abbia altri da lui dipendenti piuttosto arcivescovo chiamerebbesi che metropolitano.
7. Arcivescovi. - Arcivescovo è il primo di alcuni vescovi. Egli è adunque un prelato che per ordinario ha sotto di sé parecchi vescovi di altre diocesi, dei quali egli è il capo. L'origine {126 [310]} degli arcivescovi si fa risalire fino ai tempi degli apostoli. Leggiamo difatto che s. Paolo ha dato la sopraintendenza di tutte le chiese dell'isola di Creta al suo discepolo Tito, e a Timoteo quella delle provincie di Asia. Nel concilio di Antiochia l'anno 264 troviamo chiaramente nominati i metropolitani e arcivescovi, e la loro autorità. - Sebbene per ordinario gli arcivescovi abbiano sotto la loro dipendenza dei vescovi e siano perciò metropolitani, tuttavia alcuni di essi non hanno alcun suffraganeo. Tali sono fra gli altri gli arcivescovi di Amalfi, Chieti, Cosenza, Lucca, Spoleto, ecc. Vi sono anche chiese arcivescovili in partibus, che sono egualmente prive di suffraganei; fra le altre sono le seguenti: Aleppo, Calcedonia, Corona, Nazianzo, Nicea, Palmira e altre. - Degli arcivescovi e metropolitani ampia era in antico la giurisdizione sui loro suffraganei, i quali perciò nelle cose di grande importanza nulla potevano decidere senza il consenso di quelli; anzi l'arcivescovo {127 [311]} aveva tanta autorità nella elezione dei vescovi, che nessuno poteva esserne instituito se egli prima non lo decretava. Era perciò di competenza dell'arcivescovo l'esaminare gli eletti alla dignità episcopale, consacrarli, vegliare sopra di loro. Per questo l'arcivescovo veniva chiamato padre, maestro, giudice dei vescovi. Di qui eziandio provenne il giuramento di fedeltà che il suffraganeo deve al suo metropolitano. Ma siccome la giurisdizione che i metropolitani godevano sui vescovi loro dipendenti era solo di diritto ecclesiastico, così essa per molte ed ottime ragioni fu loro in parte tolta, in parte diminuita dalla Santa Sede, da cui essi l'avevano ricevuta, ed alla quale tutti gli ordini della sacra gerarchia sono soggetti. Fra gli altri privilegi venne loro tolto quello di eleggere, confermare, esaminare, e consacrare i vescovi suffraganei. Tutti questi uffizi vennero riserbati al Romano Pontefice, poichè a lui solamente come Capo di tutta la Chiesa aspetta per diritto divino il provvedere al bene di tutti i fedeli {128 [312]} col dare loro saggi maestri, buoni pastori.
8. Vescovi. - Vescovo parola greca che significa sorvegliatore, indica il prelato, che è al governo di una diocesi. Questi riguardo al metropolitano è chiamato suffraganeo; riguardo al clero ed ai fedeli suoi dicesi vescovo diocesano, e ordinario.
I vescovi sono i veri successori degli apostoli, e nella sacra loro ordinazione ricevono come quelli il medesimo potere nella Chiesa pel bene dei fedeli. Essi sono posti dallo Spirito Santo, dice s. Paolo, a reggere la Chiesa di Dio. Il loro potere per altro è soggetto a quello del Papa, come il potere degli apostoli era subordinato a quello di s. Pietro, fonte di ogni giurisdizione. Questo di meno {129 [313]} hanno i vescovi a paragone degli apostoli: ciascuno degli apostoli per ispeciale privilegio di Gesù Cristo era infallibile nelle cose di fede e di morale. Tali più non sono i singoli vescovi. Essi godono solo più del dono dell'infallibilità quando fanno corpo col Papa stesso, il solo stabilito per sè infallibile da Gesù Cristo.
9. Vicari apostolici. - I vicari apostolici sono prelati ordinariamente insigniti della dignità vescovile, posti dal Papa al governo dei vicariati apostolici, che sono come diocesi senza vescovo ordinario. Essi sono come vicari della Sede apostolica, della quale fanno le veci in quei luoghi, dove non è stabilita la gerarchia ecclesiastica. Così nella Cina p. es. non vi sono vescovi propriamente detti, ma diciotto vicari apostolici.
10. Corepiscopi. - Oltre i vescovi si avevano anticamente i così detti corepiscopi, parola composta dal vocabolo greco chorion, che significa piccolo paese, paese di campagna, e dalla voce episcopo, ossia vescovo. Erano questi {130 [314]} una sorta di sacri ministri coadiutori dei vescovi, in vece dei quali esercitavano alcune funzioni specialmente nei paesi di campagna, e nelle piccole città dalla vescovile dipendenti. Alcuni di essi erano anche vescovi, altri solamente preti. Per 1'avvenuta restrizione delle diocesi e per altre gravissime ragioni i corepiscopi andarono cessando, finchè furono del tutto estinti circa la metà del secolo decimo. I loro uffizi vengono ora disimpegnati dai vescovi, o da altri sacri ministri e specialmente dai vicari foranei.
11. Vicari generali e capitolari. - Vicario generale chiamasi il coadiutore del vescovo nel governo della diocesi tanto nello spirituale quanto nel temporale. Egli gode in gran parte la stessa giurisdizione del suo vescovo il quale nel crearselo gliela comunica. Nelle cose che gli competono la sua decisione ha la medesima forza che quella del vescovo. Alla morte di questo cessa ogni giurisdizione del vicario generale. Allora il capitolo dei canonici, al quale si devolve la giurisdizione {131 [315]} episcopale fra gli otto giorni o conferma il vicario generale, o un altro ne elegge. Il vicario allora prende il nome di capitolare, cioè eletto dal capitolo. - Anche il Papa ha il suo vicario generale per ciò che concerne il vescovato di Roma.
12. Vicario Foraneo. - Il vicario foraneo è quello che in alcune cose di minore importanza fa le veci del vescovo fuori di città. Egli è al tutto dipendente non solo dal vescovo, ma dallo stesso vicario generale. Anticamente era piuttosto chiamato decano. Egli ha sotto di sè alcuni parochi della diocesi sopra cui gode di qualche privilegio. Li raduna quando occorre qualche bisogno, provvede per la conferenza dei casi di coscienza, e sopra tutto veglia che nel suo vicariato si osservino le leggi generali dei sinodi diocesani; e quando occorresse qualche cosa di rilievo ne tiene avvisato il vescovo. Fuori d'Italia essi godono maggior giurisdizione, la quale varia col variare delle diocesi, e secondo l'uso dei luoghi. I vicari foranei cominciarono {132 [316]} ad avere maggior importanza fin dal secolo decimo allorchè cessarono i corepiscopi.
13. Parochi. - La parola paroco significa provveditore, distributore. Gli antichi romani chiamavano col nome di paroco colui che era incaricato di somministrare le cose necessarie agli ambasciatori. Nella Chiesa poi il paroco è quel sacerdote che presiede ad un certo numero di fedeli, ai quali distribuisce e somministra i sacramenti e la parola di Dio. È parimenti chiamato Curato o Curatore, perchè ha cura delle anime.
Alcuni vogliono che i parochi siano stati stabiliti dallo stesso Gesù Cristo nella persona dei settantadue discepoli, che egli aveva oltre i dodici apostoli. Comunque sia, egli è certo che i parochi sono antichissimi nella Chiesa. Il loro stabilimento si andò facendo necessario di mano in mano che aumentava il numero dei cristiani. I primi Papi divisero la città di Roma in molte parochie con altrettante chiese, destinando a ciascuna un sacerdote. {133 [317]} Di queste le principali furono dette titoli cardinalizi, e diedero l'origine ai cardinali, come abbiamo di sopra dichiarato; le altre tennero il nome di parochie o cure. Queste dalla città di Roma si estesero poi nelle campagne, e poscia in tutta la Chiesa, e al tempo di Costantino il Grande trovavansi già stabilite le parochie e i parochi in molte parti. Il paroco può avere dei preti coadiutori chiamati vice-parochi o vice-curati.
Ecco pertanto il bell'ordine che ammirasi nella Chiesa Cattolica, e che indarno si trova nelle altre società cristiane. Un dato numero di cristiani soggetti al paroco; ciascun paroco co' suoi fedeli sotto ai vicari foranei, questi al vescovo, ogni vescovo all'arcivescovo, al primate, al patriarca, e questi tutti sottoposti al Papa, il Papa a Gesù Cristo, Capo invisibile della Chiesa Universale. Di qui sorge quella bella armonia, che rende la Chiesa opera ammirabile, e la fa qual bene ordinato ed unito esercito, forte a combattere {134 [318]} le battaglie del Signore, capace a guidare le anime alla conquista del Cielo.
1. Triregno. - Vari sono gli ornamenti del Sommo Pontefice. Parliamo dei principali.
Il triregno è un ornamento del capo; è rotondo, chiuso al di sopra, circondato da tre corone. E questa una magnifica e splendida insegna di onore, di maestà, di giurisdizione del Sommo Pontefice. Ebbe origine fin dai tempi di Costantino, il quale la diede al papa s. Silvestro in segno di onore. Era fatto a forma del Pileo dei romani, berretto, che usavano solamente i liberi e non gli schiavi. Perciò vuolsi che Costantino l'abbia data a s. Silvestro, {135 [319]} appunto per indicare che la Chiesa cessava di essere schiava e tiranneggiata dai persecutori, e cominciava ad essere libera nei suoi spirituali esercizi.
Quest'ornamento da prima portava una sola corona, ed era detto regno. Fu chiamato poscia triregno quando ebbe aggiunte due altre corone. La seconda corona fu aggiunta da Bonifacio VIII; la terza da Benedetto XII. Sebbene una sola possa esprimere il sommo potere del papa, tuttavia le tre corone esprimono meglio le tre potestà che egli gode, cioè l'imperatoria, la regia, e la sacerdotale; come pure il triplice potere che egli ha in cielo, in terra e nel purgatorio, coelestium, terrestrium et infemorum. Le tre corone possono ancora significare che il papa è sommo Sacerdote, Re e Signore temporale, e universale Legislatore. Il triregno è sormontato da un globo su cui sorge una croce. Il globo colla croce che si portano sul triregno indica che il mondo fu assoggettato a Gesù Cristo in virtù della Croce, ed {136 [320]} è sostenuto dal Papa, perchè tutta la terra è alla sua cura affidata.
2. Tiara. - Quello, che ora dicesi triregno, anticamente, cioè prima che vi fossero le tre corone, chiamavasi comunemente regno, o tiara. Ora però la parola tiara si prende per indicare il medesimo triregno.
3. Mitra. - La mitra è ornamento e insegna ecclesiastica che portano in Capo il Papa, i cardinali, i vescovi. È un berretto rotondo, puntato, spaccato nella sommità, con due bende cadenti sulle spalle. Si usa nelle sacre funzioni.
L'uso della mitra nelle funzioni religiose è antichissimo. Già l'adoperava il sommo sacerdote degli ebrei nell'antica legge. Nella Chiesa essa è di tradizione apostolica. Gli apostoli in segno della dignità e autorità che avevano nella Chiesa da loro governata portavano eziandio in Capo ad imitazione del sommo Sacerdote degli ebrei la lamina d'oro, come fra {137 [321]} gli altri si legge di s. Giacomo primo vescovo di Gerusalemme, e s. Giovanni vescovo di Efeso.
Molti sono i significati della mitra. Le due punte in cui termina indicano l'onore e la scienza dei due testamenti, che devono risplendere sul Capo dei sacri pastori, oppure indicano i due testamenti medesimi, come spiega san Tommaso. Esse possono eziandio significare l'una l'amor verso Dio, l'altra l'amor verso gli uomini, del quale deve essere acceso il cuore del prelato. L'altezza della medesima significa che colui, il quale la porta, deve tutti i suoi sudditi sopravanzare nella scienza e nella bontà della vita. Le due fascie cadenti sulle spalle indicano il peso che egli deve con pazienza sostenere nella predicazione del Vangelo. La mitra del papa sebbene si prendesse talora in significato di corona, di tiara, tuttavia da questa si distingue nella forma e nell'uso. Il papa adopera la mitra solo nelle sacre funzioni di Chiesa; la tiara in altre solenni occasioni. La distinzione della mitra {138 [322]} dalla tiara o triregno si rileva da queste parole del papa Innocenzo III. Il Romano Pontefice in segno dell'impero usa la tiara; in segno del pontificato usa la mitra. E ancora: La Chiesa mi diede la tiara in segno del temporale, la mitra in segno dello spirituale; la mitra pel Sacerdozio, la tiara pel regno, costituendomi Vicario di Colui, che è chiamato Re dei re, e Dominatore dei dominanti.
4. Pallio è un ornamento ecclesiastico e pontificale. Consiste in una specie di stola o fascia tessuta di lana di candidi agnelli. Posto sulle spalle del Pontefice ne circonda il petto e la schiena lasciandone pendenti due lembi per ambe le parti. Nella Chiesa esso è segno di autorità e di giurisdizione. Venne già raffigurato nell'antica legge dal superumerale che indossava il sommo pontefice degli ebrei.
Il pallio perchè tessuto di lana risveglia nella mente l'idea del divino Agnello, e del buon Pastore che è Gesù Cristo. Ricorda eziandio a chi lo porta che deve rassomigliare al modello dei {139 [323]} pastori che è Gesù Cristo; come Lui sacrificarsi per le anime; come Lui andare in cerca delle pecorelle, e prendendole, per così dire, sulle spalle ricondurle all'ovile.
Il Pallio è proprio solamente del Papa, che è il pastore dei pastori, al quale è affidata la cura universale di tutto il gregge di Gesù Cristo. Egli però lo concede eziandio ai patriarchi, ai primati ed arcivescovi residenziali, i quali anzi secondo la vigente disciplina non possono esercitare il loro ministero se prima non sono dal papa insigniti di questa pontificale divisa. Quando essi muoiono sono sepolti col Pallio, il quale perciò non si trasmette al successore, che un nuovo ne riceve da Roma.
Antichissimo è l'uso del Pallio, e vuolsi da alcuni che sia stato stabilito da s. Lino, immediato successore di s. Pietro. Ma è poi da tutti ammesso che l'uso ne era già introdotto al tempo di s. Marco papa (anno 336). Si legge di fatto che questo sommo pontefice ne concesse l’uso al vescovo di Ostia. {140 [324]}
Ecco ciò che si pratica tnttora nella formazione e collazione del Pallio. Il giorno di sant'Agnese 21 gennaio si benedicono due agnelli. Questi poscia vengono affidati ad un monastero per essere allevati. Dopo alcun tempo essi sono tosati, e la lana dalle monache pulita si manda al Papa, che la benedice nel giorno di Pasqua. Questa viene poscia filata, quindi tessuta, e finalmente con essa fatti i pallii nella forma sopra descritta. I pallii così formati sono poi deposti sulla tomba di s. Pietro per indicare che dal principe degli apostoli ricevono i pastori ogni autorità giurisdizionale nella Chiesa. Raccolti poscia dal sepolcro dell'Apostolo i pallii sono in fine benedetti dal Papa la vigilia dei ss. Pietro e Paolo, e mandati secondo il bisogno ai novelli arcivescovi, che dovendone essere insigniti ne fanno domanda.
5. Anello. - L'uso di portare l'anello in segno di dignità è antichissimo. Si legge che il re Faraone diede a Giuseppe il suo anello allorchè lo elevò alla dignità di vicerè di Egitto. Al {141 [325]} presente l'anello è parimenti distintivo el Papa, dei cardinali, dei vescovi. Già se ne faceva uso nei primi tempi della Chiesa, e si legge che lo adoperava santo Stefano papa (anno 253). Nelle mani dei sacri pastori l'anello indica il matrimonio ovvero vincolo spirituale che essi hanno contratto colla Chiesa che governano, e cui essi devono amare come loro sposa. La sua forma rotonda, in cui non si vede nè principio nè fine, significa l'eternità, che essi devono sempre tenere presente alla memoria.
Il Papa oltre l'anello pontificale adopera eziandio l'anello detto pescatorio, o del pescatore. Questo anello è così chiamato perchè porta sopra scolpita la imagine di s. Pietro in atto di pescare. I Papi lo adoperano a fine di mantenere viva l'idea, che era un pescatore quegli, a cui Gesù Cristo diede la supremazia sopra tutta la Chiesa, e del quale essi sono i legittimi successori.
6. Pastorale. - Il pastorale è un bastone d'oro o di argento ricurvo nella sommità, il quale in segno di autorità {142 [326]} si porta dai vescovi nelle sacre funzioni, nell'impartire la solenne benedizione e simili. Antichissimo è l'uso che i vescovi portino il pastorale, e si sa che s. Pietro lo diede fra gli altri a sant'Ermagora nel consacrarlo vescovo di Aquileia.
Il pastorale è portato nella mano sinistra, che è più vicina al cuore, per indicare che il governo del vescovo deve essere un governo di amore pei fedeli alla sua cura affidati. La curvatura indica che il vescovo deve tirare all'ovile gli erranti; la lunghezza significe la vigilanza, la longanimità che deve usare nel custodire i fedeli; la punta aguzza con cui termina esprime eziandio che il vescovo deve risvegliare e spronare al bene gli accidiosi e indolenti. Questi significati sono molto bene espressi nel verso che trovasi scritto nel pastorale di s. Saturnino, discepolo degli apostoli, vescovo di Tolosa: Curva trahit quos virga regit, pars ultima pungit.
Il Papa però non fa uso del pastorale per la seguente ragione. Vi è tradizione {143 [327]} che s. Pietro, avendo consacrato a vescovo di Treviri sant'Eucherio, gli consegnasse il proprio pastorale. Essendone egli adunque rimasto privo e non avendone più ripreso altro, i suoi successori si astengono tuttora dall'usarlo in memoria del fatto. Lo adoprerebbero nondimeno qualora per qualche circostanza essi trovandosi in Treviri dovessero funzionarvi.
7. Cattedra di s. Pietro. - San Pietro, dopo di aver per qualche tempo governata la Chiesa da Gerusalemme e da Antiochia, partì per divino consiglio alla volta di Roma, capitale del mondo, e nell'anno quarantadue dell'E. V. ai diciotto di Gennaio vi piantava sua dimora. Uno dei primi che egli vi converti a Gesù Cristo fu un senatore di nome Pudente. Questi in premio del benefizio ricevuto condusse s. Pietro nella propria casa, ove gettò le fondamenta della Chiesa Romana. Secondo l'uso della nazione ebraica, e di tutte le primitive chiese egli esponeva la parola di Dio seduto sopra una cattedra, o sedia, che gli venne {144 [328]} regalata dal ricco suo ospite. Questa cattedra si conserva tuttora e si venera nel tempio Vaticano. Essa è preziosissima, e mostra di essere stata una sedia curule, quale adoperavano i primi magistrati del romano impero.
Perchè fosse meglio conservata Alessandro VII la fece rinchiudere entro un magnifico seggio di metallo dorato, sostenuto da quattro statue colossali parimenti metalliche. Le statue rappresentano s. Giovanni Grisostomo e s. Atanasio dottori della Chiesa greca, e s. Ambrogio e s. Agostino dottori della Chiesa latina.
Dall'aver s. Pietro esercitato l'apostolico ministero sulla cattedra in Roma ne venne che per Cattedra o Sede Romana s'intenda spesso la potestà o giurisdizione di s. Pietro e dei suoi successori. È in questo senso che s. Cipriano chiamava la Cattedra romana la prima Chiesa del mondo, alla quale tutte le altre devono stare soggette ed ubbidire.
Per onorare la preziosa reliquia della cattedra materiale di s. Pietro, e il {145 [329]} giorno memorando, in cui s. Pietro gettò le fondamenta della Chiesa Romana, si celebra ogni anno una festa particolare al 18 di Gennaio.
8. Sedia gestatoria. - Con questo nome è chiamata una cattedra o trono sopra cui il Sommo Pontefice in alcune circostanze solenni viene portato da un luogo all'altro. Questa sedia è grandiosa, di bella e maestosa forma, con bracciuoli e spallini. Ha quattro piedi fissi ad una predella di legno ove poggiare i piedi. Ha nei due fianchi quattro anelli dorati, due per parte, entro cui si fanno passare le sbarre per essere portata.
L'uso della sedia gestatoria è antichissimo, e rimonta fino al tempo dei romani imperatori. In quel tempo era usanza che coloro, i quali tenevano le prime dignità, e gli stessi imperatori, in segno di onore venissero portati in sedia gestatoria, come si usa ancora oggidì presso alcune nazioni. Lo stesso venne praticato nei primi secoli della Chiesa coi vescovi, che sono le prime dignità ecclesiastiche. {146 [330]} L'uso della sedia gestatoria fu poi interdetto ai vescovi, e riserbato solamente al Papa in segno dell'onor grande che gli si deve per essere la prima dignità del mondo.
Più ragioni rendono conveniente l'uso della sedia gestatoria pel Sommo Pontefice. La prima ragione si è, perchè portato in alto venga così a significarci la suprema sua altezza sopra tutti i fedeli quale Vicario di Gesù Cristo, e perchè possa essere più libero nel benedire il religioso popolo che corre a vederlo, specialmente nei giorni di solennità. Ancora: egli è portato in sedia gestatoria nell'occasione di sacre funzioni quando è vestito dei sacri paramenti, coi quali, perchè molto pesanti, non potrebbe senza grande fatica condursi a piedi per la gran calca dell'affollato popolo, il quale inoltre non potrebbe quasi vederlo nell'atto che passando lo benedice. Al contrario tutti possono contemplarlo, e nella sua augusta e veneranda persona saziare i loro sguardi. Aggiungansi le fatiche delle {147 [331]} lunghe cerimonie, l'avanzata età che per ordinario accompagna il Papa, e si vedrà altra ragione che giustifica l'uso della sedia gestatoria.
La cattedra di s. Pietro ha pure gli anelli ai due lati, i quali fanno vedere che quella era una sedia gestatoria. Sebbene non sia certo che s. Pietro per quel tempo vi venisse portato, è per altro fuor di dubbio che l'uso della sedia gestatoria si trova nel quarto secolo sotto il Papa s. Damaso l'anno 376.
9. Sediarii. - Sediari sono detti coloro che portano il Papa nella sedia gestatoria. Essi sono più o meno secondo il tragitto che si deve fare.
10. Flabelli. - I flabelli sono una specie di ventaglio, formati per lo più di penne di pavone, fissi ad un'asta.
L'uso nella chiesa ne è antichissimo, e sale ai tempi apostolici. Vuolsi che avessero origine dall'apostolo san Giacomo minore. Di loro si fa menzione nelle costituzioni apostoliche attribuite a s. Clemente. Si adoperavano specialmente nel tempo della messa, {148 [332]} e per due fini. L'uno per far aria al sacerdote nei grandi calori; l'altro per allontanare dall'altare gli schifosi insetti. A questo affetto due diaconi, o due chierici, uno per parte della sacra mensa, tenevano in mano questi istrumenti, e li agitavano leggermente. Questo uso era più che necessario nei primi tempi della Chiesa, allorchè si faceva ancora al popolo la comunione sotto le specie del vino. Dovendosi per questa ragione consacrare sull'altare una grande quantità di vino, l'odore vi attirava molti insetti, che per decenza dovevano essere allontanati, affinchè o non vi cadessero dentro, o non molestassero il sacro ministro. Al presente i flabelli più non si adoprano all'altare da nessuno, nemmeno dal Papa. Questi ciò non ostante li usa in qualche festa non già all'altare, ma solamente quando è portato in sedia gestatoria. Essi in questa occasione sono tenuti in mano da due segretari uno per fianco della sedia.
I flabelli oltre il ricordare un antico uso hanno pure il loro significato. {149 [333]} Le occhiute piume, di cui sono formati, indicano quanti occhi sono necessari al Papa, per non perdere di vista il bene di tutto il mondo, e quanto egli debba essere circospetto nelle sue azioni, vedendosi circondato dagli occhi di tutto il popolo, che atternamente lo osserva.
11. Loggia della benedizione. - Benedizione pontificia. - Loggia della benedizione è un edifìzio aperto e sostenuto da colonne fuori del tempio di s. Pietro in Roma, e delle principali basiliche della santa città. Sopra di questa il Papa portato in sedia gestatoria suole dare la benedizione solenne con indulgenza plenaria al popolo nella sottostante piazza accorso da tutte parti.
Le feste in cui il Papa dà la benedizione dalla loggia sono quattro: Il Giovedì Santo, Pasqua, Ascensione, e l'Assunta. Nel Giovedì Santo e nella domenica di Pasqua la benedizione pontificia viene data dal Papa dalla loggia di s. Pietro in Vaticano; nel dì dell'Ascensione dalla loggia di s. Giovanni in Laterano; nel dì dell'Assunta {150 [334]} da quella di Santa Maria Maggiore.
Bisogna trovarsi in queste solenni occasioni per godere di uno dei più dolci spettacoli. Si conosce allora quanto sia grande la dignità del Papa, e quanto potente il sentimento religioso nel petto dei veri cattolici. Immaginatevi un duecento mila persone in profondo silenzio prostrate avanti ad un venerando vecchio, e poi dite se non è uno spettacolo degno di essere contemplato. Oh! santa religione cattolica quanto sei grande, quanto sei amabile!
Con approvaz. della Revisione Ecclesiastica.
Al cortese
lettore
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Capo I -
Religione - Sacra Bibbia - Storia Sacra - Antico Testamento - Nuovo
Testamento - Sacri Scrittori - Loro autorità - Tradizione - Storia
ecclesiastica
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5
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Capo II - Chiesa
di Gestì Cristo - Segni per riconoscerla - Una - Santa - Cattolica -
Apostolica - Solo la Chiesa Romana ha i veri caratteri di Chiesa di G C -
Chiesa Gallicana - Greca - Armena ecc - Sede Apostolica - Santa Sede pag 16
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Capo III - Scisma
- Eresia - Chiesa Anglicana - Luterana - Calvinista - Biformata o Protestante
- Evangelica - Greca Scismatica – Russa Ortodossa
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35
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Capo IV -
Fondatori della Chiesa di Gesù Cristo - Gerarchia Ecclesiastica - Capo
invisibile e Capo visibile - Somma autorità del Capo visibile - Autorità
Spirituale
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64
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Capo V - Autorità
temporale del Papa - Spiegazione del nome Papa - Antipapi
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81
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Capo VI -
Elezione del primo Papa - Elezione del Papa nei tempi primitivi - Conclave e
sua origine - Uso che se ne fa al presente
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87
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Capo VII -
Cardinali - Loro origine - Cardinali preti, diaconi, vescovi - Loro dignità e
preminenza - Numero e residenza - Loro abito - Loro titolo
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106
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Capo VIII -
Patriarchi - Romano - Antiocheno - Alessandrino - Costantinopolitano -
Gerosolimitano - Altri patriarchi - Esarchi diocesani - Primati -
Metropolitani - Arcivescovi - Vescovi - Vicari apostolici - Corepiscopi -
Vicari generali - Vicari foranei – Parochi
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115
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Capo IX -
Triregno - Tiara - Mitra - Cattedra di S Pietro - Sedia gestatoria - Sediarii
- Flabelli - Pallio - Anello - Pastorale - Loggia della benedizione -
Benedizione pontificia
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135 {152 [336]}
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