TORINO 1845
TIPOGRAFIA PARAVIA E COMP.
Con permissione. {2[87]}
INDEX
Introduzione 2
Considerazione Prima. Bontà di Dio nel destinarci i Ss. Angeli Custodi 2
Considerazione Seconda. Gli Angeli santi ci amano per riguardo di Gesù
e di Maria 3
Considerazione Terza. Benefizii quotidiani dei Ss. Angeli Custodi 4
Considerazione Quarta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli in tempo di
orazione 6
Considerazione Quinta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli in tempo di
tentazione 7
Considerazione Sesta. Speciale assistenza de' Ss. Angeli nelle tribolazioni 8
Considerazione Settima. Tenerezza del santo Angelo verso il peccatore 9
Considerazione Ottava. Speciale assistenza del s. Angelo in morte 10
Considerazione Nona. Il Santo Angelo Custode conforta l'anima nel
Purgatorio 12
Considerazione Decima. Per il giorno della festa. Tenerezza che
dobbiamo all'Angelo perché ci ama 13
Canzoncina spirituale 14
Giorni di special divozione ai santi angeli 16
Indulgenze concedute ai devoti del santo angelo custode 17
Indulgenze particolari concesse alle vener. Compagnie del s. Angelo
Custode, aggregate all’Arciconfraternita di Roma 17
Esercizio di divozione al s. Angelo Custode 17
Un argomento che mostra l'eccellenza dell'uomo, è certamente l'aver un Angelo per custode. Creato che ebbe Iddio il cielo, la terra e tutte le cose, che nel cielo e nella terra si contengono, lasciò che seguissero da per sè stesse il corso delle leggi loro naturali secondo l'ordine della quotidiana provvidenza, che le conserva. Dell'uomo non fu così. Oltre d'averlo arricchito di nobili facoltà {3[89]} sì spirituali, come corporali, costituito a presiedere a tutte le altre creature, volle, che un celeste spirito ne prendesse la cura per modo, che fin dal primo istante, che egli compare al mondo, l'assista di notte e di giorno, l'accompagni ne' viaggi lungo le strade, lo difenda da' pericoli tanto dell'anima che del corpo, l'avvisi di ciò che è male, perchè lo fugga, gli suggerisca ciò che è bene, perchè lo segua (ps. 90); grande dignità dell'uomo (s. Hier.), grande bontà di Dio, incalzante dovere per noi a corrispondervi!
Per animare pertanto i fedeli a mantener viva divozione verso questi beati spiriti, che dall'ineffabile provvidenza sono destinati a noi per custodi, i Romani Pontefici già concedettero {4[90]} molte Indulgenze alle preghiere che in onor de' medesimi si recitano, ed alle compagnie a loro venerazione istituite. Affine poi di risvegliare vieppiù la gratitudine e la fiducia, che noi dobbiamo avere verso questi nostri celesti benefattori, venne epilogata la presente operetta, in cui sono esposti in forma di novena quei più gagliardi e teneri motivi, che ci devono spingere ad armarci del santo loro patrocinio. Si aggiunge poi la decima considerazione con una canzoncina spirituale che potrà cantarsi nel giorno della loro festa.
Felice chi meditando il gran merito del suo Angelo, praticherà gli ossequii suggeriti in questi fogli, e verrà ad esserne costantemente divoto, egli avrà con se un non dubbio {5[91]} segno di sua eterna salute; giacchè tra i segni di predestinazione riconoscono fondatamente i Teologi ed i Maestri di spirito sopra l'autorità delle divine Scritture, e de' santi Padri una tenera e costante divozione verso i santi Angeli Tutelari.
Benedica il Signore quest'operetta e chi la leggerà. {6[92]}
Bontà grande ed incomprensibile ci dimostra il nostro celeste Padre nel darci un Angelo per custode. Questa bontà divina è quella che ci vuol figliuoli, e degni figliuoli di sì gran Padre. A tal fine c' impresse nel crearci la sua immagine e le sue fattezze, e ci designò eredi di tutti i beni paterni lassù in cielo. E siccome ai figliuoli di gran Re tosto destinasi ajo di gran carattere, per istruirli, ed inspirar loro sentimenti principeschi e grandi; al modo stesso sul nascere di ciascun di noi, destina Iddio uno de'suoi Grandi del cielo, che tutto ciò adempia con noi. Vuol che un Angelo ci accolga tra le sue braccia fin dal primo comparire che facciamo al mondo, in {7[93]} manibus portabunt te (Psal. 90. 12.) Vuol ch'ei vegli incessantemente a custodia e difesa di noi; che il primo latte c'instilli di pietà e virtù. E come s'esprimono i Santi Padri, vuole il nostro buon Dio, che in tutta la nostra vita sia in verità l’aio e 'l direttore di ciascuno di noi, come figli d'età minore, che Iddio in questo mondo si alleva per innalzare al trono ed alla corona.
Disegni amabilissimi, che voi, mio Dio, avete sopra di me, esclama s. Bernardo; mentre veggo verso di me, ed a mio bene tutta la paterna bontà. Vi veggo, mio Dio, entrare in sollecitudine di me, e prendervi continuamente di me pensiero. Ed in qual pensiero non entrate, ed in quale sollecitudine? è tale la vostra bontà, che mentre mi promettete il cielo, già quanto è nel cielo tutto per me impiegate. Avete in cielo il vostro Unigenito, e il vostro Unigenito mandaste a morir per me. Avete l'amor vostro consustanziale, {8[94]} il Divino Spirito, e il Divino Spirito con profusione diffondete sopra di me. Avete i vostri Angeli, e gli Angeli ancora spedite di lassù ad assistermi e custodirmi; Beatos illos spiritus mittis in Ministerium. A questi adossate la custodia di me. Questi trascegliete ad essere i nostri aji e direttori (s. Bern. serm. 12 in psalm. 90). Ammirabile bontà del mio Dio sull'opera di mia salute! Se io sono debole, ho meco un sostenitore fermo ed invitto; se sono povero, ho meco un provveditore ricco e liberale; se sono misero, ho meco un Angelo, che ricolmo è di tutta la beatitudine. Se poi verso Dio sono freddo, ho meco chi è un incendio di carità; se carico sono di colpe, ho meco chi può anche placare il mio Dio sdegnato. Tanto è vero il gran detto di Tertulliano, che la nostra salute è in un certo modo il grande affare di Dio. Ah quanto poco il pregio della nostr'anima da noi si comprende! {9[95]}
Ah mio Dio! io stupisco a tanta bontà verso di me, stupisco insieme di me stesso, come finora, abbia potuto vivere così ingrato. Voi amantissimo mio custode, deh non permettete più in me tanta ingratitudine e sconoscenza.
Aprite le mie pupille: ammollite il mio cuore, fate, che io corrisponda al mio Dio, corrisponda a voi, col serbar per Iddio e per voi quest'anima, che con tanto affetto custodite perché possa un di con vostro tripudio essere coronato di gloria in paradiso.
OSSEQUIO
Ogni giorno almeno, mattino e sera nel recitar l'Angele Dei, abbiate anche intenzione di ringraziar Dio della bontà usata a nostro bene nel darci per custodi principi cosi eccelsi.
ESEMPIO
Questa bontà di Dio nell'averci {10[96]} destinato un Angelo per custode, viene praticamente confermata da ciò, che avvenne alla beata Giovanna della Croce. Costei ancora fanciullina, fu degnata della visibile presenza dell'Angelo suo custode, che le fu Maestro durante tutta la sua infanzia. Fatta poi grandicella guidata sempre da tal Maestro abbracciò lo stato religioso, e divenuta, superiore del Monastero, amministrò maravigliosamente ogni più difficile affare. Qualora poi insorgeva qualche inconveniente nella comunità l'Angelo suo custode era colui, che le suggeriva le maniere, onde correggere i difetti altrui; e in simil guisa divenne gran santa.
Dal suo Angelo riseppe pure il tempo della sua morte; quando appunto apparsole in un aspetto giocondissimo la condusse in sua compagnia al possesso dei beni celesti. (Leg. Franc. 3 mag.) {11[97]}
La prima misura dell'amore verso di noi i Ss. Angeli Custodi la tolgono dall'amor medesimo di Gesù, e da quel cuor divino, che fu di noi si tenero e tanto acceso, apprendono ad amarci.
Mi ama egli Gesù? dunque sono sicuro, che il mio Angelo ancora molto mi ama; perchè Gesù m'ha parimenti amato molto. Amant nos Angeli quia nos Christus amavit, disse s. Bern. (serm. 1 de s. Mich.) oltre a ciò hanno essi sempre presente la volontà espressa del divin Padre, che è di doversi tutti a gara distinguere negli omaggi di quel suo umanato diletto Unigenito. E che non farebbero essi per quell'Uomo - Dio? Eppure Gesù ecco quel che loro impone. Impone loro d'esser {12[98]} custodi di quelle anime, di cui egli fu il Redentore, e nelle sue cicatrici fa lor vedere quanto gli sia costata un'anima sola, che fu per lui quella preziosa perla, per la quale egli già ha donato quanto aveva, Vendidit omnia quae habuit, fino a rimaner ignudo, e morir esangue sopra l'infame legno della croce. Ei vuole che mirino le anime nostre quali membra del suo mistico corpo, quali figliuole dilette delle sue piaghe, e come destinate ad essere un dì domestiche di quel gran Padre, che è insieme padre degli Angeli.
Cresce in essi l'amore dall'amor di Maria loro gran Regina. Avendo Iddio, dice santa Brigida, fatto conoscere agli Angeli, sin dai primi momenti di lor creazione, questa gran Genitrice del divin Verbo; fin d'allora si accesero d'un amor per Lei sì vivo, sì puro, sì riverente, che più si compiacquero di poterla un dì servire, che diventar eglino stessi le prime e le più perfette {13[99]} opere dell'onnipotenza divina. Venuta la pienezza de' tempi con dolce gara occupavansi a servirla in vita, con solenne trionfo la elevarono al cielo, e quivi venerandola nell'alto di Lei trono vicino a quello del suo figliuolo, le stanno ognora d’intorno in atto di omaggio, e godono che a sovvenimento di noi meschini siano essi da Lei prescelti quali esecutori amorevoli delle sue tenerezze verso di noi. E Maria nello spedirli in difesa e guardia di noi tutti, loro dice: Filii mei sunt quos donavit mihi Deus (Gen. 48.9). Queste anime, che affido alla vostra cura, sono mie figlie, e figlie mi sono per la donazione solenne, che in persona di Giovanni me ne fece Gesù stesso dalla sua croce. Io sono loro madre e Regina, le affido a voi. Che se a questi riflessi i cuori degli Apostoli accendevansi a segno, che per nulla avevano i sudori, gli stenti, gli strazii e fin la più spietata morte, purché aiutassero le anime; quali {14[100]} ardori per me non concepirà l'amore angelico del mio Custode, che al riverbero infiammasi dell'amoroso cuor di Maria?
Ah mio caro Custode, io non comprendo il vostro amore per me, perchè comprendere non posso il vostro amore per Gesù e Maria, e meno quel di Gesù e Maria verso di me, conosco solo, che troppo son reo per avervi finora sì mal corrisposto. Voi trattanto tenerissimo Custode dell'anima mia, che di continuo specchiandovi ne'Ss. cuori di Gesù e di Maria, nuove fiamme traete d'amor divino; fate che il mio cuore per l'avvenire non pensi più che amare Voi, amar Gesù mio Redentore, amare Maria madre mia amantissima.
PRATICA
Quando andate in chiesa, specialmente in tempo della S. Messa, invitate il vostro buon Angelo ad adorare Gesù sacramentato con voi, e per voi quando non potete andarvi; {15[101]} fate proponimento di salutar Mari SS. tre volte al giorno colla recita dell'Angelus Domini, ossequio a Lei graditissimo ed agli Angeli, arricchito di molte Indulgenze.
ESEMPIO
La vita della Beata Maria crocifissa ci ammaestra sensibilmente di quanto abbiamo osservato in questa considerazione. Questa gran serva di Dio guidata e confortata dal suo Angelo Custode, in breve tempo giunse a si alto grado di perfezione, che andava sempre esclamando con s. Paolo, che desiderava lasciare questo corpo, per unirsi al suo celeste sposo Gesù. Cupio dissolvi, et esse cum Christo. In un rapimento ella vide una moltitudine di Angeli, di cui parte voleva condurla in paradiso, come ella ardentemente desiderava, parte voleva che rimanesse ancora in vita per farsi una corona più preziosa in cielo. Intanto comparve Maria SS., e proferita {16[102]} ch'essa ebbe una parola, tutti gli Angeli si unirono a Lei cantando unanimi Gloria in excelsis Deo. Visse Crocefissa ancora alcuni anni, finché quegli Angeli che con somma vigilanza l'avevano assistita in terra, festosi ne accompagnarono l'anima in cielo, onorando pure il cadavere e il sepolcro con lietissime sinfonie, che furono da molti udite.
(Dom. Bernini nella vita di lei).
Il giovine Tobia, viandante col suo Angelo, fu perfetta immagine di noi tutti qui viatori insieme col nostro; con questa differenza, che egli il vedeva, senza saper che fosse Angelo; noi per l'opposto il sappiamo, senza vederlo. Egli con padre cieco e di povera famiglia accinger {17[103]} si deve a lungo e disastroso viaggio, Giovine qual è, inesperto di vie e di affari. Ma che? appena mette egli il piè fuori di casa, tosto si vede innanzi un graziosissimo giovane, (l'angelo Raffaello) che in abito da viaggiatore cortesemente se gli offre compagno e guida. Non altrimenti il nostro Angelo sin dal nostro primo comparir al mondo si fa d'appresso, ci è a lato, nè più ci abbandona in tutto il cammino di nostra vita. E chi può numerar i pericoli, a cui ci sottrae l'amante custode, ed i beni che ognor ci comparte? Sappiamo pur troppo a quanti pericoli andiamo esposti nella nostra infanzia; a quante vicende in gioventù ed in tutta la vita, or per infermità, or per viaggi, or per malagevoli affari e cattivi incontri, or per casi avversi ed inopinati. Ci ricordiamo che sovente per una tal impensata provvidenza e quasi miracolosa, ne usciamo salvi. Leggesi di chi sentissi mosso ad uscir di {18[104]} casa, ed uscitone appena, quella rovinò; di chi ritrasse il piede da quel luogo, e con ciò vide d'avere sfuggito un incendio; di chi cambiò strada viaggiando, e si trovò lontano dagli assassini; di chi a casa fermossi, e venne così a schivare precipizii, o agguati; ed a chi debbesi tutto ciò, se non all'occhio amoroso del nostro Angelo, sempre attento e vegliante sopra di noi? Sicché s'avvera ben chiaramente il detto del Real profeta, che l'Angelo del Signore ci libera dai pericoli: Immittet Angelus Domini in circuitu timentium eum, et eripiet eos. Egli è intorno a noi, dice s. Ambrogio, e ci cammina davanti, affinché niuno ci possa recar danno. Può ciascheduno dir con Tobia di vedersi, a dispetto di tanti rischi già corsi, libero e sano, e doverlo al buon Angelo suo custode. Tobia infatti riscosse prontamente le grosse somme del suo credito, e dapprima lo attribuì a bontà del debitore, ma poi vide che {19[105]} la bontà fu dell'Angelo a saperle in modi sì propri da lui riscuotere. Credette un felice incontro d'essersi collocato giusta il dovere e la legge con moglie ricca del pari, e morigerata, ma poi vide, che fu questo un favore del suo Angelo. Credette sua sventura di trovarsi a rischio d'esser divorato da un gran pesce; ma poi vide che il rischio fu un grazioso tratto del suo Angelo, che del pesce si valse a fugare un demonio, e donar la vista al cieco padre. Così in una condotta di cose in apparenza fortuite, il grato giovine riconobbe una beneficenza costante del suo buon Angelo, e proruppe in questi accenti: Bonis omnibus per eum repleti sumus (Tob. 12, 3). Tutti i beni di cui siamo ricolmi é tutta opera di quell'Angelo benefattore. Oh la gran cura, esclama intenerito s. Agostino, o la gran cura, e l'affettuosa vigilanza con cui essi ci assistono in tutte le ore, in tuttelecircostanze,edovunquesiamo! {20[106]} Amabil mio custode, quanto è vero, che simil condotta d'amore avete tenuto ancor meco. Un'occhiata che io dia a miei scorsi anni, a miei affari, mi dice subito il cuore, che quanto ho scampato di male, l'ho scampato per voi; quanto mi è riuscito di bene, mi è riuscito per voi. Confesso che quanto io sono, quanto possedo, i miei beni, i miei giorni, tutto è vostro dono.
PRATICA
Ogni prospero successo d'affari ben riusciti, o di rischi evitati riconoscetelo dalle preghiere, dai lumi e dall'assistenza del s. Angelo: perciò pregatelo mattino e sera, specialmente nell'intraprendere qualche viaggio, nell'uscir di casa, pregatelo di cuore ne'dubbii e nelle angustie, che vi benedica, e vi liberi dalle disgrazie.
ESEMPIO
Un fatto recentemente avvenuto {21[107]} ci conferma maravigliosamente, che gli Angeli Custodi ci compartono quotidianamente grandi favori.
Il 31 agosto 1844, all'occasione che una persona si doveva recar in una città per assestare alcuni suoi affari, le fu suggerito di raccomandarsi al suo santo Custode pel buon viaggio. La qual cosa fece molto volontieri unitavi la gente di servizio, riponendo così tutta la causa dello viaggio nelle mani dell'Angelo Tutelare. Montati in vettura, dopo lungo tratto di strada, d'improvviso i cavalli tentano disordinato corso: vuolsi frenarli, ma essi non sentono più il morso, corrono sbrigliati, e mentre si mandano alte grida di spavento, la vettura urtando in un mucchio di ghiaja, sbalza e rinversa ruinosa quanti erano entro racchiusi. Rotto intanto il piccolo sportello, correvano il più grave pericolo di rimaner tutti schiacciati. Nullameno i cavalli continuando a correre precipitosamente, non sperando più {22[108]} altro soccorso che quello dell'Angelo Custode, uno di essi gridò con quanto aveva di voce: Angele Dei, custodi.... illumina. Bastò questo per salvar tutti. Subito si calmano gli smaniosi cavalli, ciascheduno subito si raccoglie nella persona alla meglio che può. Pieno di stupore, uno mira l'altro, e vede con grande maraviglia che niuno aveva sofferto il menomo male. Il che li fece unanimi rompere in queste voci: Viva Iddio e l'Angelo Custode che ci ha salvati.
Ripigliato tosto il loro cammino, con prospero viaggio arrivarono al luogo destinato. Ecco confermata col fatto quella verità che Iddio, c'insegna nella santa scrittura, cioè che il Signore ci ha dato un Angelo, che ci serva di guardia e di custodia in ogni nostro cammino. Angelis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis. (ps. 90, 11). {23[109]}
Preziosissimo essendo il tempo, in cui facciamo orazione, tempo in cui noi possiamo conseguir grandi beni, il demonio fa ogni sforzo per distrarci, e fare in modo, che questi preziosi momenti riescano senza frutto; e così pur troppo sarebbe, se l'Angelo Custode non corresse tosto in nostro aiuto per supplire a quello, che non può la nostra debolezza. Appena io volgo il cuore a voi, o mio Dio, diceva il santo Davide, ecco i vostri Angeli che mi si schierano d'intorno; In conspectu Angelorum psattam tibi (psalm. 137, v. 2). E ciò perchè quello è il tempo in cui essi ci mirano in qualche modo imitatori della vita Angelica, che tutta è unione con Dio, di Dio, amor di Dio. Quindi dalle scritture ricavasi, che gli Angeli {24[110]} sono a noi sollecitatori per l'orazione, ne sono i Maestri e gli offeritori. Sono in prima gli amorevoli sollecitatori de' nostri cuori a staccarci ad ora ad ora dalle cose terrene, e correr con fede a piè del divin trono in ore fisse del giorno, e ne' dubbii e ne' bisogni. Eglino sono, che con segrete voci ci invitano ai Sacramenti, ai tempii, agli oratorii, agli altari di Maria e de' Santi, e particolarmente dove trovasi esposto quasi a pubblica udienza Gesù sacramentato. Nè vi è alcuno, che tra le sue freddezze non possa dir col profeta di sentirsi di quando in quando scuotere dal suo Angelo, e destare dal reo sonno di colpa, e richiamar a Dio. Ritornò l'Angelo, e mi svegliò come uomo scosso dal sonno (Zac. 4. 1). Qual compagno attento ch'egli è della nostr' anima, dice s. Bernardo, coglie i momenti più adattati a suggerirle il puro piacere, che provasi a trattar con Dio.
Ove poi il buon Angelo veggaci in {25[111]} qualche luogo raccolti, tosto si fa a noi il caro Maestro dell'orazione, dicendo, come disse al profeta Daniele: io son venuto ad ammaestrarti, affinché tu intenda le cose di Dio. Esso parla alla mente con superni e vivi lumi, e parla al cuore con teneri ed accesi affetti. Che se i nostri Angeli, dice Agostino, sempre ci sono custodi, nell'orazione ci sono poi d'intorno tutti lieti e festosi. Anzi insegna s. Gio. Gris. che gli Angeli siano d'intorno a noi a far coro; nè solo si rallegrino, ma rispondano con armonia di voci e d'affetti come intelligibilmente hanno essi fatto più volte. Così il vescovo s. Sabino fu udito dir cogli Angeli l'uffizio a coro. S. Gustavo nell'intuonarlo, sentì rispondersi dagli Angeli, e con essi il prosegui. Ella è verità insegnata dallo Spirito Santo nella santa Scrittura, che i nostri Custodi portino le nostre orazioni sino al trono del Signore, come già offerirono quelle di Tobia {26[112]} Ego obtuli orationem tuam Domino (Tob. 12, 12).
Deh amante Maestro, voi che in ogni mia preghiera mi siete presente, riscuotetemi dal pigro sonno, accendete, infiammate il mio cuore, e fate sì, che riponendolo nelle vostre mani, gran valore ritragga de manu Angeli.
PRATICA
Avvezzatevi ad offerir a Dio le vostre orazioni per mano del s. Angelo: per tal offerta acquistano maggior pregio e valore. Nella Messa s. Chiesa prega che il sacrificio presentisi per manus Angeli, per mano degli Angeli, perciò anche voi, quando ascoltate la s. Messa, presentate l'ostia santa col calice alla divina maestà per mano del vostro Angelo. Oggi poi eccitatevi ad una special divozione nell'assistere alla santa Messa.
ESEMPIO
In conferma della verità che abbiamo considerata, leggiamo un fatto {27[113]} luminoso nella Storia sacra, nel libro di Tobia. Questo venerando patriarca dopo la distruzione del regno d'Israele fu condotto tra i prigionieri a Ninive, dove nella comune prevaricazione del suo popolo egli si mantenne sempre mai fedele a Dio. Menando una vita pura ed illibata, occupavasi a consolare gli afflitti, a fornire di vestimenta i bisognosi, e specialmente a seppellire i morti. Però in tutte queste sue pie occupazioni non cessava di offerire al Signore fervorose preghiere, le quali dall'Angelo suo tutelare erano presentate al trono di Dio. Obtuli orationem tuam Domino. Queste preghiere in simil guisa offerte a Dio dall'Angelo impetrarono a Tobia molte grazie. Egli ottenne la liberazione di una nipote che era invasata dal demonio, il suo figlio fu liberato da molti pericoli incorsi in un viaggio; venne arricchito di molte sostanze. Tobia stesso acquistò miracolosamente la vista. Simili favori {28[114]} pioveranno anche su di noi, se saremo fedeli ai nostri Angeli tutelari, e per man di loro presenteremo a Dio le nostre preghiere.
Tempo al tresì di gran bisogno per noi è il tempo di tentazione, in cui colle vittorie ci lavoriamo le corone dei nostri trionfi: Coronam vitae (Iac. 1, 12) e a tal lavoro è assaissimo necessaria l'assistenza e l'aiuto del santo Angelo. Non parrebbe uguale la condizione dei combattenti, dice s. Tommaso, mentre un uomo sì debole deve vincer un nemico sì forte; un uomo improvido deve render vane le arti d'un nemico sì astuto. Ma a tutti ha ben provveduto il Signore, soggiunge il Santo, col darci per sostegno un Angelo, che ci porge abbondevol compenso di vigore, di {29[115]} lumi, di grazie. In guisa che chi cede vilmente al maligno tentatore, non cede mai senza nuovo affronto al suo buon Angelo, che per colpa solo dell'uomo mira inutile la poderosa assistenza. Che se noi non ci stacchiamo, da chi ci è a fianco per custode, saprà egli tener a freno l'inferno tutto, troppo irritato contro di noi; e niun danno ci avverrà, ma saremo sostenuti in alto da mani Angeliche, perché il piede non ci fallisca tra gli inciampi dell'insidiatore (Ps. 90, 12). E due, dice s. Bernardo, sono le mani che ci sostengono, perché due sono i gran lumi Angelici, con cui tra le tentazioni, quasi con due mani i santi custodi sollevano la nostra mente ed il nostro cuore; l'uno che ci fa scorgere la brevità del travaglio, l'altro l'eternità della ricompensa. Felice chi conserva questi bei lumi, che guidano tanti all'eterna beatitudine in cielo. Egli è sicuro, perché sta nelle mani del suo Angelo, il quale finisce ogni pugna quasi {30[116]} senza saper d'aver pugnato, riportando ognor gloriosa vittoria. Con indicibil contento passerà quell'anima dalla mischia alla vittoria, e sentirassi dal suo Angelo rinnovarsi per lei quegli antichi cantici trionfali, che intonò già nel vincere in cielo lucifero: « già è salvo questo mio Cliente; perciò si rallegrino i cieli con tutti i suoi abitatori» (ap. 12, 12).
Deh caro mio Angelo, di quante corone sarei adorno, se lasciato mi fossi sempre portar dalle vostre mani! quanto mi pento di non avervi corrisposto; ora però ripongo intieramente me stesso nelle vostre mani, ed in esse bramo vivere e morire.
PRATICA
Nelle tentazioni rivolgetevi subito al vostro Angelo Custode; chiedetegli aiuto, dicendogli col più vivo affetto del cuore: Angelo mio Custode assistetemi in questo punto, non permettete che io cada in offesa del mio Dio. Oppure solamente colla voce dei {31[117]} discepoli pericolanti nel mare: Ah santo Angelo, se non mi salvate voi, per me finita (s. Bern.) Se un vostro amico al vedervi in procinto di perdervi ne sarebbe commosso, quanto più il buon Angelo vostro Custode.
ESEMPIO
Gl'importanti soccorsi che i santi Angeli ci prestano nelle tentazioni, si vedono praticati nell'ammirabile penitente s. Margarita da Cortona. Questa santa dopo la maravigliosa sua conversione ebbe frequenti colloquii col suo Angelo Custode, il quale le insegnò il modo di pregare, di evitare gl'inganni del demonio, staccar il suo cuore dal mondo e consecrarlo tutto al suo celeste sposo Gesù. Ella pure dal canto suo studiava ogni modo per mostrarsi grata all'Angelo suo benefattore, guardandosi dalla più piccola ombra di mancamento, che disgustar lo potesse, offrendogli mattina e sera qualche {32[118]} ossequio, e specialmente recitando ogni giorno con gran fervore cento Pater noster. Il demonio intanto fremeva di rabbia, e s'adoprava con ogni arte per inquietarla, rimproverandole ora la moltitudine de' suoi peccati, ora che Iddio non la perdonava più, insomma faceva ogni sforzo per indurla alla diffidenza e disperazione. Ma sempre il buon Angelo accorreva a rincorar Margarita, facendole vedere che queste erano tutte insidie del nemico infernale, indicandole nel tempo stesso il modo onde uscirne vittoriosa, in simil guisa visse e morì da santa. Boll. 23 febb.
Nel fuoco l’oro deve deporre la sua scoria ed acquistare il suo lustro; di scorie di tribulazioni pur troppo ne è ripiena tutta la terra, {33[119]} e tutti abbiamo la nostra con noi. Epperò in tale fornace debbe ogni eletto avere il suo luogo; ma può animosamente entrarvi, sol che rifletta di non entrarvi solo; ma col suo buon Angelo. Nella fornace di Babilonia parve che soli entrassero i tre fanciulli; ma essi trovaronsi tutti in compagnia del buon Angelo, il quale fece sì, che quelle fiamme solo consumassero le catene onde i tre giovanetti erano legati, essi però liberi e snelli per entro vi passeggiassero, e quindi ne uscissero coi loro abiti totalmente illesi.
Così adopera il buon Angelo con noi tra le nostre afflizioni. Fa che solo si consumino i legami dei vizii, che ci terrebbero attaccati alla terra; gli abiti poi delle virtù nulla ne soffrano, anzi più preziosi divengano, più raffinati. Di più esso infonde nel cuor nostro dolce conforto, or nelle amanti offerte che fa a Dio delle presenti pene, or nelle lacrime stesse sulle passate colpe, or nelle proteste {34[120]} e risoluzioni d'una vita più santa e più regolata. Ed oh quante anime fortunate si perfezionano nel fuoco delle tribolazioni, e che di poi il loro Angelo presenta a Dio purificate, facendole piene di giubilo esclamare col profeta: Voi, o Signore, volete da me la prova di questo fuoco, ed io ve ne rendo grazie, perché dopo tal prova più non trovo in me le iniquità di prima! Oh felice e beato chi con dolce fiducia così conferisce alla dimestica col suo Angelo, e ne ode le voci, e ne siegue i consigli! Oh i gran passi di virtù e di merito! Oh bel trionfo del Santo Custode sul comun nemico. Non può non arder di rabbia il maligno spirito in veder le nostre lagrime cangiate dal nostro Custode in preziose gemme, ed il suo astio divenuto per noi strumento di eterna felicità.
Caro mio Angelo, che sì ben sapete volgere ogni tribolazione a vostra gioia, a mio bene ed a corruccio del nemico infernale, deh non mi abbandonate {35[121]} in tal tempo di maggior bisogno. Fate che dal dolore non resti mai vinta la mia pazienza. Dissipate le mie tenebre coi vostri lumi, e le mie angosce addolcite co'vostri conforti, sicché sappia io benedire le croci che Iddio mi manda, per goder poi perfette consolazioni in cielo per tutti i secoli.
PRATICA
Nelle molestie che vi converrà incontrare conversando tra gli uomini, specialmente d'indole e di costumi diversi dai vostri, animatevi a tollerarle anche per questo, cioè per goder poi senza fine la compagnia de'santi Angeli in cielo.
ESEMPIO
Fa molto a nostro ammaestramento il conforto che prestò l'Angelo Custode alla vergine s. Liduina nella lunga sua infermità. All'età di dieci anni cadde in una gravissima malattia; febbri ardenti, dolori acutissimi, {36[122]} piaghe per tutta la vita, ulceri, marciume la fecero vero ritratto del santo Giobbe. Sul principio parve ella alquanto disanimata; ma ricorrendo al suo Angelo Custode, provò ogni sorta di consolazioni dalle frequenti apparizioni che le faceva; « Non vi è cosa si acerba, diceva, che non divenga dolce quando vedo il mio Angelo, o penso alle sue parole. Egli è sì bello, che se Iddio non mi conservasse la vita, per più patire per suo amore, io a tal vista ne morrei per trasporto di gioia. Una sola sua occhiata mi strapperrebbe dal petto l'anima ed il cuore » Durò l'infermità di Liduina oltre trentotto anni, il di lei corpo era tutto roso dai vermi, e pressochè disfatto, ma ai rincoramenti del suo Angelo che le porgeva ognor sott'occhio la dolorosa passione del Salvatore, il premio eterno che a tali patimenti seguirebbe, tutto coraggiosamente soffrì, e tutte le tribolazioni, tutti i suoi dolori non {37[123]} servirono che a farla diventar più pura e santa.
(Tom. da Kempis. Rainaldi).
La bontà del nostro amorevole Custode non cessa nemmeno quando noi cadiamo in qualche peccato. È vero che in quell'infausto momento in cui pecchiamo, il nostro buon Angelo quasi da noi ritirandosi disdegnoso, par che prorompa in alti gemiti di dolore. E benché per lo stato suo beatifico nuoti in un delizioso mare di pace, ad ogni modo l'odio che porta alla colpa sembra che lo faccia passare in un mare di lagrime: Angeli pacis amare flebunt. Nondimeno, benchè affrontato sì oltraggiosamente da chi pecca sotto i suoi purissimi sguardi, benché posposto anche al maligno spirito; non perciò si ritira, {38[124]} nè abbandona chi l'oltraggiò, ma soffre e dissimula, e nulla tralascia per ricuperare quell'anima infelice che tutto gli é cara. Gran cosa! pondera qui s. Pier Damiani, noi tutto di e in tanti modi oltraggiamo questi si amanti custodi, ed il loro amore tuttavia ci soffre, anzi è poco il soffrirei, seguono ancora ad assisterci, e cresce e diventa più pietosa in loro la sollecitudine per noi medesimi, perché siamo noi più miseri e meschini. Nella guisa che il cuor d'una madre diviene più tenero, ove l'infermità d'un caro figlio diviene più grave; così l'amorevole nostro custode al rimirar l'anima nostra in uno stato cotanto lagrimevole, tutto per lei intenerito le avanza i primi atti di pietà a piè del divin trono, intercede e parla così: Deh Signore, pietà di quest'anima a me affidata; voi solo potete liberarla, e senza di voi è perduta: et dicet libera eum ut non descendat in corruptionem. Tali suppliche reca egli {39[125]} al misericordioso trono di Gesù Redentore, le reca a quel di Maria rifugio dei peccatori; e mercé di sì potente intercessore, come non si placherà la giustizia divina?
Ah se non fosse sì ostinata la nostra resistenza a tanti e sì amorosi impulsi del buon custode, niuno mai vedrebbe sulla sua colpa tramontare il sole, senza averla pianta ed espiata con fruttuosa penitenza. Ma neppur quando ci vede ritrosi alle sue voci cessa d'amarci, e spinto, dà talora di mano alla verga di correzione con disastri, con decadenza di fortuna, che credonsi da noi disgrazie, e sono finezze del nostro Angelo, il quale sa amare e correggere, e sa rivolgere in bene il castigo stesso. In quale abisso di colpe non s'immergeva Balaamo, sino a voler maledire il popolo di Dio? ma l'Angelo avendolo ridotto prima ad uno stretto di via, se gli mostrò con ispada fulminante alla mano, e gli disse d'essere venuto appunto a rompergli i passi, perchè {40[126]} i passi suoi erano iniqui e perversi. Così videsi dall'Angelo cambiato Balaamo; così veggonsi tuttodì cambiare tanti cuori prima indocili, poi tra le strette di qualche traversia, tra i rimproveri che loro fa sentire l'Angelo si ravvedono dai loro errori, ritornano sulla diritta strada della virtù; ed oh allora le allegrezze tra cui tripudia il santo Angelo! Giubilando ne vola ad intimar su in cielo a tutte le gerarchie degli Angeli nuove feste, giusta il detto del Redentore, per la pecorella smarrita e sì felicemente all'ovile ricondotta. Gaudium erit in coelo super uno peccatore poenitentiam agente (Luc. 14, 7). Mio pazientissimo Custode, quanto tempo è mai, che vorreste raggiungere la deviata pecorella dell'anima mia all'ovile di Gesù? Odo le voci che mi chiamano, pur fuggo da voi, come un giorno Caino dal divin volto. Ah! non voglio più stancare la vostra pazienza. Rimetto nelle vostre mani quest'anima, {41[127]} perché voi la rimettiate tra le braccia del buon pastore Gesù. Egli promise di far con tutti i suoi Angeli gran festa per tale ritorno: sia questo il giorno di tale festa per me: io colle mie lagrime su' miei peccati ne darò il soggetto, voi con giubilo proseguitela sul mio ravvedimento.
PRATICA
Fuggite più che la peste le cattive compagnieeleconversazioni sospette, tra le quali il vostro buon Angelo non può vedervi che con disgusto, perché l'anima vostra è in pericolo. Allora potrete con fiducia promettervi l'assistenza dell'Angelo, la grazia di Dio.
ESEMPIO
Qual sentimento si desti negli amorevoli nostri custodi, allorchè cadiamo in peccato, e quale premura si prendano per farci ritornar in grazia, si conosce da ciò che Cesario racconta del famoso Liffardo. Nato questi di nobil famiglia, e fattosi religioso, {42[128]} per esercizio di umiltà gli fu dal superiore imposto di adempiere uffizi i più bassi. Per alcuni anni egli tenne questo suo posto con grand' esempio di virtù, quando un dì il maligno spirito lo tentò di superbia, rappresentandogli il vitupero che tornava alla sua illustre condizione, per esser così vilmente occupato. Questa tentazione divenne sì gagliarda, che il misero monacò già risolveàsi a depor l'abito religioso, e fuggir dal chiostro, se non che mentre tali pensieri l'agitavano, di notte tempo gli`comparve il suo Angelo custode in forma umana e gli disse: «Vieni e seguimi. » Ubbidì Liffardo, e fu condotto a visitare i sepolcri. Al primo girar per quei luoghi, alla vista di quegli scheletri, alla puzza di quel fracidume, egli fu talmente preso da terrore, che chiese all'Angelo la grazia di ritirarsi. La celeste guida lo condusse alquanto più oltre, poscia con voce autorevole, rimproverandolo della {43[129]} sua incostanza. « Tu pure, gli disse, sarai fra poco un bulicame di vermi, un mucchio di ceneri. Vedi dunque, se ti può tornar a conto, di dar luogo, alla superbia, voltando a Dio le spalle, per non voler tollerare un atto di umiliazione, con cui comprarti puoi una corona di gloria eterna. » A tali rimproveri Liffardo si pose a piangere, dimandò perdono del suo fallo, promise che sarebbe più fedele alla sua vocazione. L'Angelo intanto ricondottolo nella sua stanza, disparve, rimanendo quegli fermo ne'suoi sinceri proponimenti fino alla morte.
(Ces. lib. 4, 54).
Come le cure che il nostro Angelo ha per noi in vita non tendono ad altro che a procurarci una preziosa {44[130]} morte, così quanto egli scorge più vicina quell'ora, tanto più egli addoppia la sua vigilanza per riuscirvi. Egli procura di preparare per tempo a quel gran passo l'anima a sè diletta. Ed è costante osservazione specialmente in anime ben regolate, ed alle voci del loro Angelo più docili, che abbiano un certo presentimento, e come una sicurezza della loro morte già prossima; ond' è che veggonsi allora in maggior ritiro ed in maggior ardore di opere cristiane e pie, per così meglio conchiudere la loro vita. Effetto senza dubbio de' segreti ragionamenti del s. Angelo. E vero, che con più chiarezza da lui lo hanno saputo talora certe anime più favorite, le quali però in quel breve tempo che loro rimaneva, accrebbero i loro tesori di buone opere più dell'usato. Tu morrai il primo giorno dell'anno, disse l'Angelo a s. Marcello abate; Tu morrai il primo giorno di marzo, disse pure l'Angelo al principe David della Reale stirpe {45[131]} d'Inghilterra; Da qui ad un anno io verrò per condurti meco alla gloria, così ancora l'Angelo a s. Ubertà. Ma è vero altresì, che in modi men palesi non manca d'ordinario egli di prevenire con interne voci l'anima a sè data in cura, seppur voglia udirle, quantunque ora più tacite ed ora più espresse. E credi tu, meschino, di viver sempre? Se morrai tra poco? così udissi dire nel suo cuore uno che andava a peccare, e datosi a gran penitenza emendò a tempo il poco che gli restava del suo vivere. Ah misero! or ora morirai, s'udì a dir chiaro internamente un altro di vita simile, e buon per lui, che corrispose tosto all'avviso; poichè confessato appena, finì di vivere. Così secondati fossero simili avvisi dell'Angelo, ben frequenti non vedrebbonsi certamente tante morti infelici!
Ma nelle ultime angoscie si mostra più che mai e protettore potente, e consolator amoroso. Si oppone allora agli insulti dell'inferno, egli ne rintuzza {46[132]} gli assalti, ne snerva le forze; così rende tranquillo e sicuro il suo cliente tra le stesse amarezze della morte; perchè sa ben egli più d'ogni altro non solo i modi, con cui rattemperare le ambasce mortali, ora con suggerire soavi sentimenti di amorosa rassegnazione; ora con porgere fiducia nelle paterne mani del suo Signore o nelle sue piaghe, e viva brama di godere delle celesti divine bellezze; e per ottenere più vigorosi soccorsi, ne diviene egli stesso intercessore amorevole colle sue preci a Gesù Salvator delle anime, ed a Maria gran Madre e protettrice pietosa de' moribondi. Nè lascia egli d'invitare in soccorso più altri Angeli e santi, e specialmente s. Michele, che presiede alle agonie, e s. Giuseppe che allora presterà singolar assistenza; eccita altresì il fervore delle anime a Dio più accette, il zelo de' sacerdoti a' quali in quel punto vedeva s. Filippo Neri essere sin le parole dall'Angelo suggerite. {47[133]} Così in quell'estremo egli diviene come un celeste balsamo all'anima nostra in quelle poche ore di vita che ci restano, mentre s'avvia all'eternità, Oh il gran conforto che mi dà il mio buon Angelo, disse un moribondo, egli mi dà il bacio di pace, con lui ne vado, addio: ed un altro sullo spirare: Oh come combatte l'Angelo per i suoi divoti! oh come egli consola! nol vedete qui voi! io muoio tra le sue braccia: e con lui ne partì. E santa Teresa nello spirare il figlio d'una dama, Ah signora, disse, quanti Angeli ne vengono a prender l'anima di questo piccolo Angelo della terra, oh ben avventurato chi così muore!
Santo ed amabilissimo mio Custode, fedele e costante amico anche di chi vi oltraggiò ed offese, purché sia pentito, a voi raccomando le ultime mie agonie e quei momenti affannosi, che decideranno di mia eterna salute. Me beato, se voi li renderete felici, e principio di una {48[134]} migliore ed eterna amicizia tra voi e me. Deh caro Angelo: in hora exitus mei illumina me, rege et guberna.
PRATICA
Ogni giorno mattina e sera raccomandate di cuore all'Angelo vostro custode le ultime ore di vostra vita, e protestatevi di affidare nelle sue mani la vostra eterna salute: In manibus tuis sortes meae. Oggi fate una visita a qualche infermo, oppure date qualche cosa in limosina.
ESEMPIO
Fra gl'innumerevoli esempi che si potrebbero addurre in conferma di quella cura sollecita, che hanno di noi gli Angeli nostri custodi all'estremo di nostra vita, parmi molto luminoso quello che racconta il venerabile Pietro di Cluny. Scrive esso, che un giovanetto avvicinandosi per grave infermità al fine de' suoi giorni, si confessò, ma per rossore lasciò qualche colpa da confessare. La seguente {49[135]} notte il suo Angelo custode oltremodo dolente dello stato infelice in cui si trovava l'anima di lui, con una terribile visione gli fece conoscere, che se egli non confessava quel peccato, che aveva tacciuto in confessione, il paradiso non era più per lui, e se ne andrebbe eternamente perduto. L'infermo ritornato in sè, confuso e compunto chiamò in fretta il confessore, e con effusione di lagrime gli dichiarò tutto quello che aveva tacciuto prima per vergogna, e ricevuto divotamente il SS. Viatico e l'estrema unzione, rendendo incessanti grazie al suo Angelo tutelare, morì placidamente tra segni apertissimi d' eterna salvezza.
(Lib 2 de mir. pres. sever.)
Ogni cura, ogni sollecitudine che {50[136]} il nostro Custode impiega durante la nostra vita per l'anima nostra, ha per unico scopo di poterla poi un giorno condurre seco in Paradiso. Che se l'anima pei debiti contratti colla divina giustizia deve dopo morte patir alcun tempo le pene del purgatorio, quali premure non si prende, perchè ella ne sia sollevata, e presto liberata? Spesso egli va a visitarla, a consolarla colla speranza che presto debbano finire quelle pene, presto sia per entrare nella celeste Gerusalemme. Dum purgantur ab Angelis saepe visitari et consolari non dubitamus, promittentes coelestem Hierusalem. (S. Ag., ser. 46). Indi egli stesso discende in terra a sollecitar i fedeli, affinché con preghiere, limosine, sacrifizii, indulgenze concorrano a mitigar quelle atroci fiamme, od accelerarne il fine. A qual cosa infatti si può attribuire il mantenersi fra noi cotanto viva e costante quella tenera compassione verso le anime purganti, se non alle incessanti sollecitudini {51[137]} dell'Angelo tutelare? Mentre le povere anime vedono il paradiso aperto, e non vi possono ancora entrare, desiderano conforto, e non v'è chi conforto lor porga, sanno che i viatori in terra sono capaci di suffragarle, e non possono far loro intendere lo stato infelice in cui si trovanó. Egli indefesso corre a sollecitar i mortali che le suffraghino. Questi medesimi suffragi li offre a Dio, e lo supplica perchè si degni abbreviare il tempo delle lor pene; quindi ritorna a quelle anime, che tanto ama, le conforta ne' modi più consolanti. Consolabuntur consolatione inenarrabili (s. L. Gius.) Quando poi per l’ultima volta l’Angelo discende a visitar un' anima recandole il faustissimo annunzio del fine di sue pene e del principio di sua beatitudine, qual tripudio vicendevole, qual gioia, qual contento? Allora si rinnovano le festose voci udite già da s. Gioanni: Nunc salus facta est: 12, 10. Ecco l'avventuroso {52[138]} momento di salute per quest'anima, momento di onnipotente pietà, momento d'un nuovo regno che Dio acquista in un nuovo eletto. Fra tali trasporti di gaudio, fra i più giubilanti inni d'allegria, quell'anima fortunata vien condotta al possesso di quella beata eternità, ove unendosi con lei tutti gli altri santi e beati, tutti i cori degli angeli trionfando, riceve la corona di gloria, godendo col suo Angelo le celesti delizie per tutta l'interminabile eternità.
Amantissimo mio Custode, voi vi degnerete dunque tra gli orrori di quel penoso carcere a me venire, ricercare di me, ed alleggerire i miei affanni coll'amabile vostra presenza e co' vostri dolci conforti, porgendomi il sospirato soccorso de' fedeli ancor militanti su questa terra? Deh fate dunque che io vi possa onorare e ubbidire in vita, per esser poi degno di tanto favore dopo morte in quel luogo di terribile espiazione. Allora se scambievole sarà la nostra allegrezza, {53[139]} vivi ed incessanti saranno i miei ringraziamenti, quando voi mi condurrete al possesso di quell'inenarrabile felicità del paradiso.
PRATICHE
Adopratevi quanto più potete, per soccorrere le anime dei trapassati, che di mezzo a quelle fiamme dimandano a voi soccorso e pietà. Tanto più che colla stessa misura che farete loro del bene, Iddio disporrà che altri ne facciano per voi. Oggi offrite la recita dell’Angele Dei, dell’Angelus Domini colle indulgenze annessevi in suffragio delle anime del Purgatorio.
ESEMPIO
Nelle rivelazioni di santa Brigida (le quali sono state approvate dai Padri del concilio di Costanza) leggesi ch'ella vide molte anime dall'Angelo tutelare condotte al Paradiso: « ho veduto, ella dice, l'anima di un Soldato che in quarant'anni, {54[140]} che soffri quelle pene, fu di tempo in tempo visitata e consolata dal santo Angelo. Ho anche veduto l'anima di un Re, che pur condannato a quella prigione di fuoco, dal Salvatore istesso intese, che vedrebbe venire il suo Angelo, il quale per li suffragi della chiesa militante le applicherebbe i frutti del divino suo sangue. » Le stesse consolazioni, gli stessi suffragi saranno altresì per noi, se nella vita presente seconderemo gli impulsi del nostro Angelo nel suffragare le anime di quelli che penano nel purgatorio (Lib. 6 Red., cap. 39).
Se ci venisse a notizia che un qualche personaggio potente in Corte, avesse trattato, senza che noi il sapessimo, {55[141]} i nostri interessi presso al Principe, e promosso con impegno i nostri vantaggi: ci parrebbe di non aver lingua, nè mano, nè affetto, da corrispondere a tanto amore. Eppure che cosa sono mai simili protezioni rispetto a quella del nostro Angelo? Appena venimmo noi alla luce, mentre nulla conoscevamo, di nulla sapevamo, il nostro amantissimo Custode vegliava di continuo intorno a noi, e per noi pregava altresì incessantemente l'Altissimo, perchè contro alla nostra vita non prevalessero quei tanti pericoli che sovrastano a quella tenera età. Crebbe del pari l'impegno e la cura del nostro zelante Custode col crescer degli anni nostri, e appena cominciò a splender in noi il lume della ragione, rivolse egli le sue premure più ardenti per condurci ad un genere di vita assai più sublime; val quanto dire alla nostra vita soprannaturale e di grazia; e tutto fu inteso a drizzare i nostri passi per la strada della salute, e ad avvezzarci {56[142]} per tempo alla vita di buon cristiano. Quante incessanti insinuazioni del nostro buon Angelo e nell'età più fresca, e nella più florida adolescenza, e negli anni maturi? Ora lo sperimentare di continuo la di lui beneficenza verso di noi anche dopo tante e sì enormi ingratitudini non accenderà una volta l'amor nostro per sì costante e degno protettore? Mosè certamente meritò sempre l'amore di quel protervo popolo, cui per divina ordinazione fu posto a guidar nel deserto, attesa la cura amantissima che sempre ne ebbe, ma più che mai se lo meritò, allorchè Iddio giustamente sdegnato contro quel popolo che con orribile sacrilegio era trascorso ad adorar il vitello d'oro, già era sul punto di farne un generale macello, e ancora si contenne per le violenti preghiere del buon Mosè. Noi quante volte peccammo, ribellandoci a Dio ed al nostro amorevole tutelare per seguire i nostri folli capricci! Iddio allora {57[143]} contro di noi sdegnato, ben con ragione voleva già fulminare la sentenza d'eterna morte. Si frappose il nostro amabile Custode a favore di noi ingrati, parlando a Dio in nostra difesa, e co'suoi validi prieghi disarmò l'ira divina, e ci ottenne tempo e grazia di ravvederci.Se non fosse stato per lui, noi miseri!Già saremmo ad ardere in quellefiammeinestinguibili a noi ben dovute, senza speranza di refrigerio o scampo. Che se taluno per sua gran ventura fosse ancor innocente, a chi deve egli un sì raro pregio di aver mantenuto fino a quest'ora la prima grazia che ricevette col s. Battesimo? A chi, se non al suo buon Angelo, che colla sua condotta maravigliosa lo preservò da tutti i pericoli in cui si trovò? E se è vero infine, che trovò l'arte di legare gli animi, chi l'uso introdusse di beneficare: quai forti legami a tutti stringere i nostri affetti al buon Angelo Custode esser non debbono tanti benefizii senza numero {58[144]} di natura e di grazia, che da lui ci pervengono in ogni tempo?
Amabilissimo tutelare, ben il conosco, non solo per il vostro eccelso merito, ma per i miei più rilevanti vantaggi giorno e notte debbo occuparmi a lodarvi e benedirvi; e se fin ora il feci di rado e con sì languido affetto; deh fate che d'or innanzi, compreso da vivo sentimento di gratitudine a voi consacri per sempre il mio più tenero amore ed il mio ossequio più fervido e riconoscente.
PRATICA
Se un amico è con noi, ogni dovere esige che ci volgiamo a lui di quando in quando, gli parliamo con garbo, e lo trattiamo da amico. Avvivate spesso la fede della presenza del vostro Angelo, che è con voi ovunque siate. Santa Francesca Romana sel vedeva sempre avanti colle mani incrocicchiate sul petto, e cogli occhi rivolti al cielo: ma per ogni leggier mancamento l'Angelo coprivasi, {59[145]} come per vergogna, il volto colle mani, e talora volgeva le spalle. Ricorrete adunque al vostro buon Angelo con preghiere affettuose e piene di santa fiducia, acciocchè non permetta che abbiate a macchiarvi di colpa, celebratene in questo giorno la festa coll'accostarvi fervorosamente ai Ss. Sacramenti della confessione e comunione.
ESEMPIO
Un giovanetto andando al catechismo fu animato a ricorrere al suo Angelo Custode e raccomandarsi a lui in ogni pericolo. Or avvenne un giorno che servendo a' muratori, ad un tratto si ruppe il ponte, su cui egli lavorava con altri tre suoi pari, e caddero tutti rovinosamente senza ritegno dall'altezza del quarto piano. In quel terribile frangente mentre precipitavan giù brancolando, quel buon giovine si mise a gridare a tutta voce: «Angelo mio Custode, aiutatemi, » cosa {60[146]} del tutto ammirabile! caddero tre, uno rimase morto all'istante, un altro, fu portato all'ospedale tutto sfracellato, e indi a poco morì. Solo colui che erasi raccomandato all'Angelo suo Custode andò illeso da ogni legger male, dimodochè potè continuar i suoi giornalieri lavori. Che se tanta è la premura del nostro Angelo Custode nel favorirci intorno alle cose temporali, quali non saranno le grazie che egli otterrà a pro dell'anima, che è il principale scopo delle sue cure e vigilanze.
L'ANIMA
E L'ANGELO
An. Angioletto del mio Dio
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio
Che fai tu vicino a me?
Ang. Son l'amico del tuo cuore,
Son un Angiol del Signore;
Quando vegli, quando dormi,
Sempre sempre son con te.
{61[147]}
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Non sai tu, che debol son?
Ang. So che misera è tua argilla,
So che inferma è tua pupilla,
Ti compiango, ti soccorro,
Spera ed ama, e avrai perdon.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Io vorrei con te volar.
Ang. Se vuoi l'ali del fervore,
Sia la Vergine il tuo amore,
Una mente a lei fedele
Si può al cielo sollevar.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
A Maria vorrei piacer.
An. Per piacer a mia Regina,
Lascia il mondo, e t'incammina
Sulle traccie di suo Figlio
Della croce sul sentier.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Ah Gesù dimmi dov è? {62[148]}
Ang. Egli è in Cielo e sull'Altare,
In te stessa il puoi trovare:
Chi in lui fida, lo respira,
Chi ben l'ama, l'ha con sè.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Il timore approvi tu?
Ang. Temi pur, ma come figlia
Ch'osa al padre alzar le ciglia,
Sia un affanno pien d'amore,
Un sospiro di virtù.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
L'allegria m'inuonda il sen.
Ang. Ridi pur, ma il tuo sorriso
Gioia sia di Paradiso,
Sia contento d'alma pura,
Che di Cristo a' piè si tien.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Dammi il core il mio ti do.
Ang. Prendo il tuo, il mio tu l'hai,
Separati non sien mai.
Ah! formiamo un solo core
Per colui che ci creò. {63[149]}
1° Il Martedi di ogni settimana è giorno consacrato dalla Chiesa in modo particolare al culto de'santi Angeli. Ad imitazione di s. Luigi Gonzaga, amantissimo particolarmente del suo Custode, non lasciale in tal giorno di onorare il vostro Tutelare con più tenera e distinta divozione, praticando qualche special mortificazione, come di astinenza, di preghiera colle braccia in croce, baciando l'immagine di Gesù Crocifisso, e se potete fate qualche limosina conforme al consiglio di san Raffaele. Bona est oratio cum ieiunio (Job.12, 8).
2° Il giorno della vostra nascita fu il primo ad esser distinto dalla sua custodia; perciò rinnovate tutte le promesse, che alla presenza {64[150]} di lui faceste nel battesimo, cioè di voler imitar Gesù Cristo e osservare la sua santa legge. Un tal giorno santificatelo con una comunione fervorosa; con qualche più lunga preghiera od altro esercizio di pietà più segnalato in segno di riconoscenza di quel primo amore, col quale l'Angelo prese cura di voi.
3° Nel primo giorno d'ogni mese, buon per noi, se imitando il divoto costume di tante anime buone, che han premura di lor salute, procureremo di meditare qualche massima eterna, col riflettere seriamente al gran fine per cui fummo da Dio creati, qual sia lo stato di nostra coscienza, se la morte ci cogliesse in tale momento, che sarebbe dell'anima nostra? Accostatevi poscia ai santi Sacramenti, e adoperatevi a tutta possa di scuotere da voi quella polvere, dalla quale per l'umana fragilità, come disse il gran pontefice san {65[151]} Gregorio, è quasi impossibile che anche le anime buone ne vadano libere. Contento sarete in vita, e più ancora lo sarete al punto di morte, cioè quando bramerete d'aver fatto molto più per l'anima vostra, e non avrete più tempo di farlo. Pensateci con serietà, e fatevi del bene mentre siete in tempo. Dum tempus habemus, operemur bonum (ad Galat. 6, 10).
ESEMPIO
A farci conoscere la premura grande, che i nostri Custodi hanno pel nostro bene spirituale e temporale, valga per ultimo l'esempio de' tre giovanetti Anania, Azaria e Misaele. Nabucodonosor re di Babilonia avea fatto erger una statua di smisurata altezza, innanzi a cui tutti dovessero prostrarsi ed adorarla. I tre giovani ricusarono di piegarsi a quest'atto d'idolatria, perciò il re fece loro intimare che qualora non ubbidissero, avrebbeli fatti gettar in una fornace {66[152]} di fuoco. Niente da ciò atterriti si offrirono tutti e tre pronti a tollerare ogni più acerbo tormento anziché far cosa contraria alla legge divina; onde il re salito in furore ordinò che la fornace fosse accesa sette volte più, che non solevasi, e che legati i tre giovani, vi fossero entro precipitati. Ma appena essi furono lanciati nell'avvampante fornace, un Angelo spedito da Dio ruppe le catene da cui erano stretti, destò loro intorno un fresco ed umido venticello, tal che illesi e intatti rimasero, e lieti passeggiavano in mezzo alle fiamme, benedicendo il Signore, e invitando tutte le creature a benedirlo. Nabucodonosor alla vista di tal prodigio liberò immantinente i tre fanciulli, rese loro grandi onori, e stabilì con legge, che chiunque avesse bestemmiato il loro Dio, fosse reo di morte, perché quello era il vero Dio. Così quei tre magnanimi giovanetti, malgrado tutti gli sforzi che il demonio adoperò {67[153]} per farli prevaricare, conservarono innanzi a Dio l'anima loro immacolata e pura (Dan. 3).
Affine d' infervorare i Fedeli a spesso ricorrere al s. Angelo Custode, S. S. Papa Pio VI, ed indi S. S. Pio VII estesero a tutti i Fedeli Cristiani dell'uno e dell'altro sesso le Indulgenze seguenti:
Indulgenza di 100 giorni per ogni volta che con cuore contrito reciteranno l'Angele Dei in qualsiasi idioma; ed a quelli che l'avranno recitato mattina e sera tutto l'anno, Indulgenza plenaria nel dì della Festa dei santi Angeli Custodi; ed a quelli che almeno una volta al giorno lo reciteranno per un mese, Indulgenza plenaria ad arbitrio, purché confessati e comunicati, visitino {68[154]} qualche chiesa, pregando per il sommo Pontefice. E tutte queste Indulgenze sono anche applicabili alle anime del Purgatorio.
La Santità di N. S. Papa Paolo V concesse:
1° A tutti quelli
che confessati e comunicati si ascriveranno in detta compagnia, Indulgenza
plenaria nel giorno del loro ingresso.
2° A tutti quelli
che in articolo di morte invocheranno il SS. Nome di Gesù, o daranno qualche
segno di penitenza, Indulgenza plenaria.
3° A' Fratelli e
Sorelle che confessati e comunicati la prima Domenica dopo la festa di s.
Michele Arcangelo, dai primi vespri fino al tramontar del sole del dì seguente
{69[155]} visiteranno la detta Chiesa, Indulgenza plenaria; si potrà anche
lucrare Indulgenza di sette anni nelle feste dell'Apparizione di a. Michele
Arcangelo, della Purificazione di Maria SS., delle Natività di N. S. Gesù
Cristo e di s. Gioanni Battista, visitando come sopra la detta Chiesa.
4° I Fratelli e le
Sorelle che interverranno a'divini uffizii in detta chiesa, o alle
congregazioni, accompagneranno il SS. Viatico, o non potendo, diranno un Pater
ed un' Ave al segno della campana, ovvero interverranno a qualche
sepoltura, o ridurranno qualche discolo sulla buona strada; per ciascheduna
delle suddette opere si conseguiranno sessanta giorni di penitenza.
5° Finalmente a chi al segno del Ave Maria
dirà Angele Dei, qui etc. ha concesso venti giorni d'Indulgenza. Il che
tutto è ricavato da una Bolla di detto Pontefice, in data dell'anno 1614.
{70[156]}
1° Angelo mio
Custode, voi che non isdegnaste di prendere tanta cura di me abbominevole
peccatore; deh! vi prego, avvalorate il mio spirito con viva fede, ferma
speranza, e infiammata carità, sicchè disprezzando il mondo, io pensi solo ad
amare e servire il mio Dio.
Tre Angele Dei; e tre Gloria Patri.
2° Nobilissimo
principe della corte celeste? che vi degnaste prendere tanta cura di questa
povera anima mia; difendetela voi dalle insidie, e dagli assalti del demonio,
onde non m'accada mai più di offendere il mio Signore per l’avvenire.
Tre
Angele, etc.
3° Gloriosisissimo
spirito, che con assidua benignità vi occupate indefesso per l'anima mia;
ottenetemi grazia, ch'io vi sia sempre divoto, e fedele in eseguire tutto ciò,
che vi degnerete suggerirmi al cuore.
Tre
Angele, etc.
4° Pietosissimo
custode dell'anima mia, voi, che tanto vi siete umiliato col venire dal cielo
in terra, per impiegare il vostro ministero a favore di un essere sì vile qual
io sono; fate, che possa anch'io acquistare lo spirito di vera umiltà; e sia
pienamente persuaso, che da per me niente posso senza il vostro possente aiuto,
e la grazia del mio Signore.
Tre
Angele, e tre Gloria. {71[157]}
5° Benignissimo
spirito, che tante cure e fatiche spendete per salvar l'anima mia; ottenetemi
dal Signore, che nell'estremo della mia vita l'anima mia da voi difesa possa in
quel punto passare dalle vostre mani, nelle amorosissime braccia del mio Gesù.
Tre
Angele, etc.
ORAZIONE
Poichè, amabilissimo mio Custode, tutto quello che voi fate per me in questo mondo, niente altro ha di mira che la salute dell'anima mia; deh! vi supplico, quando mi troverò nel letto di morte privo di tutti i sensi, immerso nello angoscie dell'agonia, e l'anima mia si separerà dal corpo, per comparire avanti al suo Creatore, Voi difendetela da'suoi nemici, e vincitrice conducetela con voi a godere per sempre la gloria del paradiso. Così sia.
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Quanto si scrisse, o si riferì, si giudichi tutto secondo il decreto di Urbano VIII.
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Con permissione. {72[158]}
Et tibi dabo claves regni caelorum.
Matth 16, 19 {2[160]}