| Home | Opere Edite - Don Bosco | Altri scritti di Don Bosco | Memorie biografiche | Letture Cattoliche| Bollettino Salesiano | Francesco di Sales | Scritti salesiani | Info sito |



1872-1875 Il Galantuomo pel 1873 Vita di S. Pancrazio [quarta edizione] Regulae Societatis S. Francisci Salesii Le maraviglie della Madonna di Lourdes Belasio Antonio Maria, Della vera scuola per ravviare la società Il Galantuomo pel 1874 Societas S. Francisci Salesii. De Societate S. Francisci Salesii brevis notitia Massimino Cenno istorico sulla Congregazione di S. Francesco di Sales Regulae Societatis S. Francisci Salesii [Typis de Propaganda Fide, I] Regulae Societatis S. Francisci Salesii [Typis de Propaganda Fide, II] Congregazione particolare dei Vescovi e Regolari, Torinese sopra l’approvazione delle Costituzioni della Società Salesiana [marzo 1874] Sagra Congregazione de’ Vescovi e Regolari, Consultazione per una Congregazione particolare [marzo 1874] Unione cristiana Regulae seu Constitutiones Societatis S. Francisci Salesii juxta approbationis decretum die 3 aprilis 1874 [Augustae Taurinorum 1874] Società di S. Francesco di Sales. Anno 1874 Il Galantuomo pel 1875 Associazione di opere buone [Unione cristiana]
1881-1882 Breve notizia sullo scopo della Pia Società Salesiana Biografie. Confratelli chiamati da Dio alla vita eterna nell’anno 1880 Eccellentissimo Consigliere di Stato Esposizione del sacerdote Giovanni Bosco agli eminentissimi Cardinali della Sacra Congregazione del Concilio Favori e grazie spirituali concessi dalla Santa Sede alla Pia Società L’aritmetica ed il sistema metrico [settima edizione] Arpa cattolica o raccolta di laudi sacre sulla passione sulle feste principali e sui novissimi Arpa cattolica o raccolta di laudi sacre in onore dei santi e delle sante Arpa cattolica o raccolta di laudi sacre in onore di Gesù Cristo, di Maria Santissima e dei santi Arpa cattolica o raccolta di Laudi Sacre in onore del S. Cuor di Gesù e del SS. Sacramento Biografie 1881 Biographie du jeune Louis Fleury Antoine Colle
 


 

  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

INAUGURAZIONE DEL PATRONATO DI S. PIETRO IN NISSA A MARE SCOPO DEL MEDESIMO

esposto dal Sacerdote GIOVANNI BOSCO

con appendice dal sistema preventivo della educazione della gioventù

 

1877

TIPOGRAPIA E LIBRERIA SALESIANA

San Pier d’Arena-TORINO-Nizza Marittima { [380]}

 

INAUGURATION DU PATRONAGE DE S. PIERRE A NICE MARITIME BUT DE L’ŒUVRE

exposé par Mr l’abbé JEAN BOSCO

avec appendice sur le systèm préventif pour l’éducation de la Jeunesse

 

IMPRIMERIE ET LIBRAIRIE SALESIENNE

San Pier d’Arena-TURIN-Nice Maritime. { [381]}

 

 

 

 

INDEX

Inaugurazione                                                                                                                     Inauguration  2

Storia. 4

Scopo di questo Istituto. 7

Mercede. 10

Il sistema preventivo nella educazione della gioventù  13

I. In che cosa consista il Sistema Preventivo e perchè debbasi preferire. 13

II. Applicazione del sistema Preventivo. 15

III. Utilità del sistema Preventivo. 18

Una parola sui castighi. 19

Historique. 4

But de l’œuvre. 8

Récompense. 11

Le système préventif dans l’éducation de la jeunesse  14

I. En quoi consiste le Système Préventif pourquoi il est préférable. 15

II. Application du Système Préventif. 17

III. Utilité du Système Préventif. 20

Un mot sur les punitions. 21

Indice delle materie  22

 


Inaugurazione                                                  Inauguration

 

    Il Patronato di S. Pietro aperto nella città di Nizza in favore dei fanciulli pericolanti fu dai Nicesi accolto con grande benevolenza. Tutti però desideravano che la Pia Istituzione venisse con una festa di famiglia inaugurata, affinche ognuno fosse in certo modo pubblicamente assicurato che i loro voti erano appagati.

    L’Autorità ecclesiastica e le Autorità civili ne accolsero con piacere e cordiale approvazione l’invito. II Sig. Cav. Raynaud Sindaco della Città trattenuto da affari imprevisti fu rappresentato dal Cav. Toselli assessore. Monsig. Pietro Sola col Clero della cappella vescovile venne a pontificare solennemente.

    I giornali avendo pubblicato tale inaugurazione ognuno presumeva l’intervento di molti cittadini; ad evitare quindi la confusione nella ristrettezza del sito si indirizzò una circolare a coloro che potevano più specialmente essere interessati. { [382]}

    La circolare era del tenore seguente: “Lunedi 12 corrente, alle due e mezzo pomeridiane Monsig. Vescovo inaugurerà il Patronato di S. Pietro, Piazza d’armi, N° 1, antica villa Gautier. Questo edifizio e giardino venne testè acquistato e destinato a raccogliere fanciulli abbandonati per far loro apprendere un mestiere. Colla persuasione che quest’opera eminentemente popolare e moralizzatrice incontrerà certamente la simpatia di tutte le persone che prendono parte a quanto contribuisce al bene della classe operaia, il Comitate vi prega di voler onorare di vostra presenza questa funzione.

                Monsig. Pietro Sola Vescovo.

                Sac. Gio. Bosco Superiore.

                Sac. Gius. Ronchail Direttore.

    Il Comitato: Conte di Béthune.

    Conte MiCHAUD de Beauretour.

    Conte de la Ferté-Meun.

    Avv. Ernesto Michel.

                Barone Heraud.

                C. Gignoux.

                AUGUSTE FARAUT.

                Nizza, 9 Marzo 1877.

{6 [384]}

                In Chiesa. — Musica religiosa esseguita dagli allievi dell’Istituto — Scopo dell’opera esposto dal Sac. Bosco — Benedizione col SS. Sacramento in forma solenne impartita da Monsig. Vescovo. {8 [386]}

    Nel giardino. — Dialogo composto da Monsig. Sola — Musica e trattenimenti diversi — Visita delle sale, delle scuole e dei laboratorii.”

    Nel giorno stabilito, assai prima del cominciamento delle funzioni, la piccola cappella e le camere attigue erano stivate di gente accorsa. Il cortile nelle allée che lo dividono e lo fiancheggiano era ornato di molte bandieruole a diversi colori. I giovanetti dello Stabilimento eseguirono vari pezzi musicali a soprano, a contralto e a cori. Ognuno era maravigliato come in così breve tempo gli allievi avessero potuto tanto progredire in quest’arte civilizzatrice del cuore umano. Finito il canto dei Vespri il Sac. Bosco esponeva lo scopo dell’Istituto colle seguenti parole:

Eccellenza Reverendissima,

e Rispettabilissimi Signori Benefattori,

 

    La vostra presenza, Eccell. Rev.ma, Onorevole Sig. Sindaco, Rispettabili Signori, mi torna della più grande consolazione, perchè mi da opportunità {10 [388]} di potervi pubblicamente ringraziare della carità usatami nella persona dei poveri fanciulli del Patronato di S. Pietro. Nel tempo stesso mi è pur dato di liberamente esprimere lo scopo di un’opera, che da voi fondata, da voi sostenuta, tante volte oggetto della vostra carità, che ora umilmente, ma caldamente intendo porre e inalterabilmente conservare sotto la benevola vostra protezione. Ma affinchè io possa darvi una idea chiara dell’Istituto da voi protetto, vi prego di ascoltare una breve istoria, che non deve tornarvi discara e gioverà a farci conoscere quanto desideriamo. Ascoltate.

 

 

Storia.

 

    Alcuni anni or sono il Vescovo di questa Diocesi si recava a Torino, e dopo aver parlato di altre cose lamentava una moltitudine di ragazzi esposti ai pericoli dell’anima e del corpo, ed esprimeva ardente desiderio di prowedere al loro bisogno. Poco dopo due signori di questa medesima città a nome dei Confratelli di S. Vincenzo de’Paoli esprimevano lo stesso rincrescimento soprattutto pei molti fanciulli, che nei giorni festivi correvano per le vie, vagavano per le piazze rissando {12 [390]} bestemmiando, rubacchiando. Ma crebbe assai il dolore di quei due benefattori degli infelici, quando si accorsero che quei poveri ragazzi dopo la vita di vagabondo, dopo aver cagionati disturbi alle pubbliche autorità per lo più andavano a popolare le prigioni. Gran Dio, esclamavano, non si potrà impedire la rovina di tanti giovanetti, che si possono chiamare infelici, non perchè perversi, ma solamente perchè abbandonati? Abbiamo, è vero, i Patronati Domenicali che danno qualche utilità, ma non provvedono abbastanza alla necessità di taluni che vivono senza tetto, senza vitto e senza vestito. A ciò si aggiunge la penuria di Sacerdoti, cui rimanga tempo libero di potersi occupare di questo importante ministero.

    Fu allora che coll’approvazione dell’amatissimo Vescovo di questa Diocesi i prelodati Signori scrissero lettere e poi vennero in persona a Torino per osservare cola un ospizio destinato a somigliante classe di fanciulli. Vennero, fummo tosto intesi sulla necessità di una casa dove fossero attivati i laboratorii, raccolti i più abbandonati, istruiti, avviati a qualche mestiere. Ma dove {14 [392]} trovare questa casa, e quando si trovasse come comperarla, e con quali mezzi sostenerla? Questa casa doveva aprirsi qui in Nizza a favore dei ragazzi di questa città: in Nizza che è città della carità, della beneficenza, città eminentemente cattolica. Quindi riguardo ai mezzi materiali abbiamo unanimi data questa risposta: «I Confratelli della Conferenza di S. Vincenzo de’Paoli faranno quello che possono: Nizza poi non ci negherà il suo caritatevole appoggio. Si tratta del bene della società, si tratta di salvar anime, Dio e con noi, Egli ci aiuterà.”

    Ed ecco due preti partire da Torino colle mani in mano senz’altro corredo che la fiducia nella provvidenza del Signore e nella carità dei Nicesi. Quei due preti furono accolti da tutti con grande benevolenza, perchè da tutti si giudicava necessario un Istituto per dare ricetto ai fanciulli pericolanti. Fu allora, o Signori, che voi avete veduto il vostro Vescovo, qual buon pastore, nella sua grave età d’anni 85 correre di piazza in piazza, di via in via, cercando un sito, un asilo per gli orfanelli, per la pericolante gioventù. Quest’asilo fu trovato in via Vittorio, N° 21; e i Confratelli di S. Vincenzo de’Paoli se ne addossarono temporariamente la pigione.

    Monsig. Vescovo inaugurava il novello Patronato, benediceva la cappella, celebrava la santa Messa nel giorno 28 novembre 1875 esprimendo con apposito sermone la sua grande consolazione {16 [394]} pel granello di senapa seminato, da cui egli sperava incremento e vantaggio. Il nascente Istituto venne detto di S. Pietro in ossequio al Vescovo che lo inaugurava, in onore di S. Pietro Principe degli Apostoli e in omaggio al Sommo Pontefice Pio IX che degnavasi mandare una speciale benedizione all’Istituto, ai Benefattori, ed a tutti i promotori di esso, aggiungendo la generosa offerta di due mila franchi. Non si pose indugio, si cominciò tosto a raccogliere ragazzi nei giorni festivi, se ne ricoverarono alcuni de’più abbandonati. Tutto però questo locale consisteva in alcune camere a pian terreno e sotterra. Ma a che giovavano poche camere in confronto di tanti fanciulli, che ad ogni momento chiedevano riparo alla loro sventura? Il locale era ristretto, i ricoverati dovevano essere pochi, peraltro aveva bastato ad assicurarci, che i fanciulli discoli, cui talora si giudica infruttuosa la stessa cristiana educazione, se possono allontanarsi dal pericolo dei compagni, delle cattive stampe, chiusi in luogo appartato, con facilita si riducono sul buon sentiero, divengono utili cittàdini, decoro della patria, gloria della nostra santa religione. Quel piccolo gregge, quel piccolo numero di ricoverati rese vie più manifesta la necessita di provvedere al crescente numero dei poveri fanciulli in più larga sfera, quindi si cerò altro edificio, che servisse di ricovero ed un giardino capace a trattenere gli esterni in piacevole ed onesta {18 [396]} ricreazione nei giorni festivi. Questo luogo si trovò ed è la villa Gautier, dove noi, Rispettabili Signori, presentemente siamo radunati. Questo sito venne riputato assai opportuno, perche fuori dei tumulti della città, ma abbastanza vicino per gli esterni che vi possono intervenire. Dopo molte incumbenze questo stabilimento fu convenuto nella somma di (100,000) centomila franchi tra acquisto e spese accessorie. Mediante l’offerta del S. Padre e di altre caritatevoli persone si è già pagata la metà: speriamo che l’altra metà sarà poco alla volta pagata.

    Ora, o Signori, se volgiamo lo sguardo intorno a noi al mezzodi ci si presenta un sito chiuso con uno steccato: esso e rimesso alla Società di S. Vincenzo de’Paoli per le loro opere di carità. Altra frazione di giardino, in parte opposta e dietro alla casa, serve a trattenere gli artigianelli esterni raccolti da varie parti della città, che vengono qui a passare il giorno festivo. A poca distanza da questi, ma intieramente separati, fanno ricreazione gli interni, cioè quelli che sono ricoverati e vivono nella casa che inauguriamo. Rimane ancor libero un tratto di giardino, e questo sarà destinato all’opera del Giovedì, che ha per fine di raccogliere i giovanetti studenti, trattenerli con trastulli, con ginnastica, con declamazione, con musica, col teatrino, affinchè possano passare la giornata lungi dai pericoli e con qualche vantaggio della scienza e della moralità {20 [398]} Ma tutte queste categorie di allievi prima di prendere parte ai loro divertimento compiono sempre i loro religiosi doveri.

    Se poi voi, o Signori, avrete la degnazione di visitare questo edifizio, troverete alcune camere ridotte a cappella, ed è appunto la chiesuola che noi presentemente occupiamo. Altri appositi locali servono di cucina, di refettorio, di dormitorio pei fanciulli dell’Ospizio; seguono poi locali per le scuole di canto, di suono, di catechismo, di lettura che si fa di giorno e più ancora per gli esterni che in numero assai notevole frequentano le scuole serali. In altra località lavorano i calzolai, i sarti, i falegnami, i legatori da libri che sono i laboratorii degli allievi dell’umile nostro Istituto.

    È questa la piccola storia ch’io desiderava, anzi doveva esporvi affinchè sempre più siamo riconoscenti alla bontà del Signore che dal niente sa ricavare ciò che Egli giudica convenire all’adempimento de’suoi adorabili voleri. {22 [400]}

 

 

Scopo di questo Istituto.

 

    All’udire parlare di scuole, di mestieri, d’interni, d’esterni, di operai adulti e di artigiànelli voi mi direte: Di qual condizione sono questi giovani? che è quanto dire: Qual è lo scopo di quest’Istituto?

    È questa una domanda giusta ed opportuna cui rispondo tostamente.

    Vi sono due categorie di allievi: una degli esterni, che intervengono a passare il giorno del Signore, e lungo la settimaria frequentano le scuole serali. L’altra categoria è degli interni, la cui condizione politica, morale, educativa potete di leggieri conoscere dal fatto che vi prego di ascoltare. Un giovanetto si presentò questa mattina chiedendo ricovero. — Chi sei tu? gli fu chiesto. — Io sono un fanciullo, un povero orfanello. — Non vive più tuo padre? — Egli è morto prima che io potessi conoscerlo. — È tua madre? — Mia madre è nella massima miseria e non potendomi dar pane, mi mandò a cercarmi di che vivere. — Come ti guadagni il pane? — Io vo guadagnando il pane suonando il violino. — Dove? — Nelle osterie e nei caffè, ma se potrò imparar bene la musica spero più tardi andare a suonare nei teatri e così guadagnarmi del danaro. — Quanti anni hai? — Ne ho 15 in 16. {24 [402]} — Sai leggere e scrivere? — Molto poco. — Sei già promosso alla santa comunione? — Non ancora. — Datogli poi un breve esame sulla sua istruzione religiosa si conobbe che egli ne ignorava le parti più elementari e che per soprappiù versava nel massimo pericolo di perdere l’onore, l’anima ed essere condotto cogli infelici abitatori delle prigioni.

    Il giorno dopo (13 marzo) si presentò un altro giovanetto di 16 anni che non si era mai nè confessato nè comunicato. Era orfano, forestiero, sprovvisto di ogni cosa e già assai innoltrato nella via del male. Fu tostamente accolto. Il giorno 14 dello stesso mese fu incontrato un altro ragazzo che disperatamente i parenti collocarono in un ospizio di protestanti. Il ragazzo abborrendo le cose che colà udiva contro ai cattolici, {26 [404]} riusci a fuggire, ma ne fa ricercato e per forza ricondotto; potè fuggire la seconda volta e fu allora che per buona ventura incontrò il Direttore del Patronato di S. Pietro, che, inteso il tristo caso, lo accettò immediatamente. Da questi e da altri fatti simiglianti potrete comprendere quale sia la condizione dei nostri giovani. Raccogliere poveri e pericolanti ragazzi, istruirli nella religione, collocare gli esterni a lavorare presso ad onesto padrone, e gli interni occuparli nei laboratori stabiliti qui nella casa, far loro apprendere un mestiere con cui potersi a suo tempo guadagnare il pane della vita. Voi mi domanderete ancora a questo proposito: I giovani di questa fatta sono molti? Gli esterni sono in numero assai notabile, ma gli interni per ora sono solamente 65: sono però oltre a duecento quelli che dimandano con urgenza di essere ricevuti, e ciò avrà luogo di mano in mano che avremo locale preparato, si andrà ordinando la disciplina e la divina Provvidenza ci manderà mezzi per mantenerli.

    A questo punto della nostra esposizione voi mi farete un’altra ragionevole domanda. La strettezza del luogo, la moltitudine di richieste d’accettazioni, le riparazioni, le ampliazioni délocali, anzi di questa chiesa stessa, dove siamo, reclamano un edifizio più vasto, più alto che possa meglio servire alla celebrazione della messa, per ascoltare le confessioni, per fare il catechismo {28 [406]} pei piccoli, per la predicazione degli adulti e per coloro stessi che abitano qui vicino. Queste cose sono indispensabili affinchè questo Istituto possa conseguire il suo fine, che è il bene dell’umanità e la salvezza delle anime. Ora come provvedere a tanti bisogni cbe occorrono? Come trovare il danaro indispensabile per dar pane agli interni, vestirli, provvederli di maestri, assistenti, capi d’arte? Come continuare i lavori intrapresi e quelli che dovrebbonsi incominciare.

    È tutto vero, anzi io soggiungo ancora, che per sostenere le opere già incominciate si dovettero contrarre parecchi debiti, e questa medesima casa è soltanto pagata per metà; ciòè vi sono ancora oltre a cinquantamila franchi da pagare. Malgrado tutto questo non dobbiamo sgomentarci. Quella Provvidenza Divina che qual madre pietosa veglia su tutte le cose, che provvede agli uccelli dell’aria, ai pesci del mare, agli animali della terra, ai gigli del campo, non provvederà a noi che davanti al Creatore siamo di gran lunga più preziosi di quegli esseri materiali? Di più; quel Dio che in voi, nei benefici vostri cuori, ha inspirato il generoso pensiero di promuovere, di fondare, di sostenere finora quest’opera, non continuerà ad infondere grazia, coraggio e somministrarvi i mezzi per continuarla? Più ancora: Quel Dio che con niente fece sì che si fondassero degli Istituti, in cui sono raccolti oltre a quattordicimila fanciulli, senza che {30 [408]} per loro vi sia nemmeno un soldo preventivo, quel Dio vorrà forse lasciarci ora mancare il suo aiuto in queste opere, che tutte tendono a sollevare la classe più abbandonata e più bisognosa della civile società, a sollevare le anime più pericolanti, quelle anime per cui fu create il cielo e la terra e tutte le cose che nel cielo e sulla terra si contengono: quelle anime per cui l’adorabile nostro Salvatore ha donato fin l’ultima goccia del suo sangue?

    No, adunque, niun dubbio, niun timore che possa mancarci l’aiuto del Cielo. Non facciamo q’uesto torto alla Divina Bontà, non facciamo questo torto alla vostra Religione ed alla vostra grande e tante volte esperimentata generosità. Io son certo che quella carità che vi mosse a fare tanti sacrifizi in passato, non permetterà giammai che rimanga imperfetta un’opera così felicemente incominciata.

    Questa speranza, oltre alla bontà dei vostri cuori, ha pure un altro saldo fondamento che si appoggia nella grande mercede che voi tutti cercate, e che Dio assicura alle opere di carità. {32 [410]}

 

 

Mercede.

 

    Dio è infinitamente ricco e di generosità infinita. Come ricco può darci largo guiderdone per ogni cosa fatta per amor suo; come padre di generosità infinita paga con buona ed abbondante misura ogni più piccola cosa facciamo per suo amore. Voi, dice il Vangelo, non darete un bicchiere d’acqua fresca in mio nome ad uno dei miei minimi, ossia ad un bisognoso, senza che abbia la sua mercede.

    L’elemosina, ci dice Dio nel libro di Tobia, libera dalla morte, purga l’anima dai peccati, fa trovare misericordia nel cospetto di Dio, e ci conduce alla vita eterna. Eleemosina est quae a morte liberat: purgat peccata, facit invenire misericordiam et vitam aeternam.

    Fra le grandi ricompense avvi pure questa che il Divin Salvatore reputa fatta a sè stesso ogni carità fatta agli infelici. Se noi vedessimo il Divin Salvatore camminare mendico per le nostre piazze, bussare alla porta delle nostre case, vi sarebbe un cristiano che non gli offra generosamente fin l’ultimo soldo di sua borsa? Pure nella persona dei poveri, dei più abbandonati è rappresentato il Salvatore. Tutto quello, Egli dice, che farete ai più abbietti lo fate a me stesso. Dunque non sono più poveri fanciulli che {34 [412]} dimandano la carità, ma è Gesù nella persona désuoi poverelli.

    Che diremo poi della mercede eccezionale che Dio tiene riservata nel più importante e difficile momento in cui sarà decisa la nostra sorte con una vita o sempre beata o sempre infelice? Quando noi, o Signori, ci presenteremo al tribunale del Giudice Supremo per dar conto delle azioni della vita, la prima cosa che amorevolmente ci ricorderà non sono le case fabbricate, i risparmii fatti, la gloria acquistata o le ricchezze procacciate; di ciò non farà parola, ma unicamente dirà: Venite, o benedetti dal Padre mio Celeste, venite al possesso del regno che vi sta preparato. Io aveva fame, e voi nella persona dei poveri mi avete dato pane; aveva sete e voi mi deste da bere; io era nudo, voi mi avete vestito; era in mezzo d’una strada, e voi mi avete dato ricovero. Tunc dicet Rex his qui a dextris eius erunt: Venite, benedicti patris mei, possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi. Esurivi enim et dedistis mihi manducare; sitivi et dedistis mihi bibere; hospes eram et collegistis me; nudus et cooperuistis me (Matth. cap. 25, vers. 54-56).

    Queste e più altre parole dirà il Divin Giudice siccome stanno registrate nel Vangelo: dopo di che darà loro la benedizione e li condurrà al possesso della vita eterna.

    Ma Dio padre di bontà, conoscendo che il nostro {36 [414]} spirito è pronto e la carne assai inferma, vuole che la nostra carità abbia il centuplo eziandio nella vita presente. In quanti modi, o Signori, su questa terra Dio ci da il centuplo delle opere buone? Centuplo sono le speciali grazie di ben vivere e di ben morire; sono la fertilità delle campagne, la pace e concordia delle famiglie, il buon esito degli affari temporali, la sanità dei parenti e degli amici; la conservazione, la buona educazione della figliuolanza. Ricompensa della carità cristiana è il piacere che ognuno prova nel cuor suo nel fare un’opera buona. Non è grande consolazione quando si riflette che con una piccola limosina si contribuisce a togliere degli esseri dannosi alla civile società per farli divenire uomini vantaggiosi a se stessi, al suo simile, alla Religione? Esseri che sono in procinto di diventare il flagello delle autorità, gli infrattori delle pubbliche leggi e andare a consumare i sudori altrui nelle prigioni, e invece metterli in grado di onorare la umanità, di lavorare e col lavoro guadagnarsi onesto sostentamento, e ciò con decoro dei paesi in cui abitano, con onore delle famiglie a cui appartengono?

    Oltre a tutte queste ricompense che Dio concede nella vita presente e nella futura, avvene ancor una che devono i beneficati porgere ai loro benefattori. Si, o Signori, noi non vogliamo defraudarvi di quella mercede che è tutta in nostro potere. — Ascoltate: {38 [416]} Tutti i preti, i chierici, tutti i giovani raccolti ed educati nelle case della Congregazione Salesiana e più specialmente quelli del Patronato di S. Pietro, innalzeranno al cielo mattino e sera particolari preghiere pei loro benefattori. Mattina e sera i vostri beneficati con apposite preghiere invocheranno le divine benedizioni sopra di voi, sopra le vostre famiglie, sopra i vostri parenti, sopra i vostri amici. Supplicheranno Dio che conservi la pace e la concordia nelle vostre famiglie, vi conceda sanità stabile e vita felice, da voi tenga lontano le disgrazie tanto nelle cose spirituali, quanto nelle cose temporali, e a tutto ciò aggiunga la perseveranza nel bene, e, al più tardi che a Dio piacerà, i vostri giorni siano coronati da una santa morte. Se poi nel corso della vita mortale, o Signori, avremo la buona ventura di incontrarvi per le vie della citta od in qualsiasi altro luogo, oh si allora ricorderemo con gioia i benefizi ricevuti e rispettosi ci scopriremo il capo in segno d’incancellabile gratitudine sulla terra, mentre Iddio pietoso vi terrà assicurata la mercede dei giusti in Cielo. Centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis. {40 [418]} Terminato il sermoncino di opportunità alcuni uditori spontaneamente giudicarono di fare una questua che fu copiosa oltre l’aspettazione. Le persone erano in numero assai limitato per la strettezza del luogo, quasi tutti dei soliti benefattori, sicchè si era giudicato opportuno di nemmeno raccomandare la limosina. Tuttavia risultò di circa mille cinquecento franchi.

    Dopo la sacra funzione si visitò eziandio una sala dove sopra alcune tavole stavano esposti oggetti per una piccola lotteria in favore dei giovanetti del Patronato. Essendosi sparsa la voce che quella lotteria doveva impiegarsi a comperar pane ai giovanetti del Patronato, vi si fece un notabile spaccio di biglietti.

    Così abbiamo avuto un motivo di più per ringraziare i nostri benemeriti uditori e di essere ognor più riconoscenti alla divina bontà, che in tanti modi e ad ogni momento ci porge novelli argomenti di lodarla e benedirla ora e per tutti i secoli. {42 [420]}

 

 

Il sistema preventivo nella educazione della gioventù

 

    Più volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcuni pensieri intorno al così detto sistema preventivo che si suole usare nelle nostre case. Per mancanza di tempo non ho potuto finora appagare questo desiderio, e presentemente ne do qui un cenno, che spero sia come l’indice di quanto ho in animo di pubblicare in una operetta appositamente preparata, se Dio mi darà tanto di vita da poterlo effettuare, e ciò unicamente per giovare alla difficile arte della giovanile educazione. Dirò adunque: in che cosa consista il Sistema Preventivo, e perchè debbasi preferire: sua pratica applicaziono; e suoi vantaggi.

 

 

I. In che cosa consista il Sistema Preventivo e perchè debbasi preferire.

 

    Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere {44 [422]} la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove è d’uopo, il meritato castigo. In questo sistema le parole e l’aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti.

    Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle prescrizioni.

    Diverso, e direi, opposto è il sistema Preventive. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evenienza, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze.

    Questo sistema si appoggià tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza, perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni: {46 [424]}

    I. L’allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore. Nè mai si adira per la correzione fatta o pel castigo minacciato oppure infiitto, perche in esso vi è sempre un avviso amichevole e preventive che lo ragiona, e per lo più riesce a guadagnare il cuore, cosìche l’allievo conosce la necessità del castigo e quasi lo desidera.

    II. La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che in un momento dimentica le regole disciplinari, i castighi che quelle minacciano: perciò spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava nell’atto del fallo commesso e che avrebbe per certo evitato se una voce arnica l’avesse ammonito.

    III. Il sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difficilmente fara migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovanetti non dimenticano i castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne vendetta. Sembra talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro andamenti conosce che sono terribili le reminiscenze della gioventù; e che dimenticano facilmente le punizioni dei genitori, ma assai difficilmente quelle degli educatori. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono bruttamente certi castighi toccati giustamente in tempo di loro {48 [426]} educazione. Al contrario il sistema Preventivo rende amico l’allievo, che nell’assistente ravvisa un benefattore che lo avvisa, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.

    IV. Il sistema Preventivo rende affezionato l’allievo in modo che l’educatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore sia in tempo dell’educazione, sia dopo di essa. L’educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora che si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio. Per queste e molte altre ragioni pare che il sistema Preventivo debba preferirsi al Repressivo. {50 [428]}

 

 

II. Applicazione del sistema Preventivo.

 

    La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di S. Paolo che dice: Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet. La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l’educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.

    I. Il Direttore pertanto deve essere tutto consacrato a’suoi educandi, nè mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre co’suoi dipendenti tutte le volte che non sono obbligatoriamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.

    II. I maestri, i capi d’arte, gli assistenti devono essere di moralità conosciuta. Il traviamento di un solo può compromettere un Istituto educativo. {52 [430]} Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devonsi raccogliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati.

    III. Si dia ampia facoltà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della gioventù S. Filippo Néri, a me basta che non facciate peccati.

    IV. La frequente confessione, la frequente comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edifizio educativo, da cui si vuole tener lontano la minaccia e la sferza. Non mai annoiare nè obbligare i giovanetti alla frequenza de’santi Sacramenti, ma porgere loro la comodità di approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell’anima come appunto sono i santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente {54 [432]} invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri.

    V. Si usi la massima sorveglianza per impedire che nell’Istituto siano introdotti compagni, libri o persone che facciano cattivi discorsi. La scelta d’un buon portinaio è un tesoro per una casa di educazione.

    VI. Ogni sera dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a riposo, il Direttore, o chi per esso, indirizzi alcune affettuose parole in pubblico dando qualche avviso, o consiglio. {56 [434]} intorno a cose da farsi o da evitarsi; e studii di ricavare le massime da fatti avvenuti in giornata nell’Istituto o fuori; ma il suo parlare non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa è la chiave della moralità, del buon andamento e del buon successo dell’educazione.

    VII. Si tenga lontano come la peste l’opinione di taluno che vorrebbe differire la prima comunione ad un’eta troppo inoltrata, quando per lo pù il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi per tempo alla santa Comunione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all’eta e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell’anima benedetta.

    VIII. I catechismi raccomandano la frequente comunione, S. Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso. Il Concilio Tridentino dice chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare la santa Messa faccia eziandio la comunione. Ma questa comunione sia non solo spirituale, ma bensi sacramentale, affinchè si ricavi maggior frutto da questo augusto e divino sacrifizio. (Concilio Trid., sess. XXII, cap. VI). {58 [436]}

 

 

III. Utilità del sistema Preventivo.

 

    Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficolta, che perd restano diminuite, se I’educatore si mette con zelo all’opera sua. L’educatore e un individuo consacrato al bene de’suoi allievi, deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione de’suoi allievi.

    Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui che:

    I. L’allievo sarà sempre amico dell’educatore e ricorderà ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali padri e fratelli i suoi maestri e gli altri superiori. Dove vanno questi allievi per lo più sono la consolazione della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani. {60 [438]}

    II. Qualunque sia il carattere, l’indole, lo stato morale di un allievo all’epoca della sua accettazione, i parenti possono vivere sicuri, che il loro figlio non potrà peggiorare, e si può dare per certo che otterrà sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli che per molto tempo furono il flagello de’parenti e perfino rifiutati dalle case correzionali, coltivati secondo questi principii, cangiarono indole, carattere, si diedero ad una vita costumata, e presentemente occupano onorati uffizi nella società, divenuti così il sostegno della famiglia, decoro del paese in cui dimorano.

    III. Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con triste abitudini non possono danneggiàre i loro compagni. Nè i giovanetti buoni potranno ricevere nocumento da costoro, perchè non avvi nè tempo, nè luogo, nè opportunità, perciocchè l’assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe tosto rimedio.

 

 

Una parola sui castighi.

 

    Che regola tenere nell’infliggere castighi? Dove è possibile, non si faccia mai uso dei castighi; dove poi la necessità chiedesse repressione, si ritenga quanto segue: {62 [440]}

    I. L’educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi temere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo, ma un castigo che eccita l’emulazione, dà coraggio e non avvilisce mai.

    II. Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo. Si è osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto che uno schiaffo. La lode quando una cosa è ben fatta, il biasimo, quando vi è trascuratezza, è già un premio od un castigo.

    III. Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che, l’allievo comprenda il suo torto colla ragione e colla religione.

    IV. Il Direttore faccia ben conoscere le regole, i premi ed i castighi stabiliti dalle leggi di disciplina, affinchè l’allievo non si possa scusare dicendo: Non sapeva che ciò fosse proibito.

    Gli Istituti che metteranno in pratica questo sistema, io credo che potranno ottenere grandi vantaggi senza venire nè alla sferza, nè ad altri violenti castighi. Da circa quarant’anni tratto colla gioventù, e non mi ricordo d’aver usato castighi di sorta, e coll’aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma eziandio quello che semplicemente desiderava, e ciò da quegli stessi fanciulli, cui sembrava perduta la speranza di buona riuscita. {64 [442]}

    Le Patronage de Saint Pierre, ouvert à Nice pour les enfants abandonnés, fut salué avec beaucoup de bienveillance par les habitants de la ville. Tous cependant désiraient que cette pieuse Institution fût inaugurée par une fete de famille, afin que chacun pût en quelque maniere s’assurer, que ses vœux étaient satisfaits.

    L’Autorité écclésiastique, et les Autorités civiles reçurent l’invitation avec une cordiale bienveillance. M. le Chevalier Raynaud, Maire de la ville, retenu par des affaires imprévues fût représenté par M. le Chev. Toselli adjoint. Monseigneur l’Évêque, avec le Clergé de la chapelle Épiscopale, vint pontifier solennellement.

    Les journaux ayant annoncé cette inauguration, on présuma que la foule des assistant serait trop grande, et afin d’éviter la confusion dans un local étroit, une circulaire fût adréssée aux personnes plus particulierement intéressées. { [383]} Elle était conçue en ces termes:

    “Lundi 12 courant, à deux heures et demie de l’après midi Monseigneur l’Évêque inaugurera le Patronage de Saint-Pierre place d’armes N. 1. ancienne villa Gauthier. Cet édifice, avec le jardin, a été nouvellement acheté et destiné à offrir un asile aux enfants abandonnés, et à leur apprendre un metier. Persuadé que cette œuvre éminemment populaire et moralisatrice, ne peut que rencontrer la sympathie de tous ceux qui s’intéressent au bien être de la classe ouvrière, le comité vous prie vouloir bien honorer de votre présence cette cérémonie.

    Monseigneur Jean-Pierre Sola Évêque.

    M. l’Abbé Jean Bosco Fondateur.

    Abbé Joseph Ronchail, Directeur.

    Le Comité: Comte de Béthune.

    Comte Michaud de Beauretour.

                Comie de la Ferté-Meun.

                Av. Ernest Michel.

                Baron Héraud.

                C. Gignoux.

                Auguste Faraut.

Nice, le 9 Mars 1877. {7 [385]}

 

 

    À l’Église. — Musique religieuse par les enfants de la maison. — Exposé du but de l’œuvre par l’abbé Bosco, suivi du salut donné solennellement par Monseigneur. {9 [387]}

 

 

    Dans le jardin. — Dialogue composé par Monseigneur. — Musique et entretiens divers. — visite des salles, des écoles, et des ateliers.

    Le jour de la fête avant la cérémonie la petite chapelle et les salles qui sont a côté étaient remplies d’invites. La cour et ses allées étaient ornées d’une quantité de petits drapeaux de différents couleurs. Les enfants du Patronage, chantèrent plusieurs morceaux de musique. Tout le monde etait étonné du progrès qu’ils avaient pu faire en cet art civilisatrice du cœur humain, dans un temps si court. Après les Vêpres, M. l’abbé Bosco exposait le but de l’œuvre de la manière suivante.

 

 

 

Monseigneur,

Honorables Messieurs et Bienfaiteurs,

 

    L’honneur de me trouver en Votre présence, très-Révérend Monseigneur, très-honorable Maire, et très-dignes Messieurs, produit en moi une très-grande {11 [389]} joie, pour l’occasion si favorable, et tant désirée de vous remercier de tout mon cœur de votre inépuisable charité envers nos pauvres entente du Patronage de Saint-Pierre. Cette circonstance me met à même de pouvoir vous expliquer franchement le but d’une œuvre, qui fondée par vous, soutenue par vos efforts, objet continuel de vos soins charitables, doit être placée, et constamment conserveé sous votre vigilante protection, comme j’ose humblement le faire en cet instant, vous priant de vous y interesser de toutes vos forces. Ainsi done, afin de vous en donner une idée bien precise, je vous prie de vouloir écouter avec une bienveillante attention le petit exposé que je vais vous faire de tout ce qui s’est passé, a regard de cette fondation; ce qui certainement ne sera pas sans intéret, et qui pourra vous faire connaître, son but, ses moyens, et ses espeérances.

 

 

Historique.

 

    II n’y a que quelques années que notre digne pasteur Monseigneur l’Évêque ici présent, s’étant rendu a Turin, en me parlant de bien d’affaires, et gémissant sur la quantité d’enfants qui se trouvent exposés à maints dangers soit pour l’âme, soit pour le corps il m’exprima l’ardent désir de les aider dans de si grands besoms.

    Quelque temps apres deux honorables Messieurs de cette même Ville venaient aussi me communiquer la même douleur, au nom des membres de la Société de S. Vincent de Paul a l’égard d’une foule de misérables enfants, qui les jours du Seigneur ne font que courir dans les rues, encombrer les places, crier, blasphémer et commetre {13 [391]} des vols. Cette douleur croissait encore dans l’âme de ces deux Messieurs, à la triste pensée, que ces pauvres enfants, apres tant d’inquiétudes données a leur parents et Supérieurs, auraient fini par terminer leur vie vagabonde dans le cachots des prisons. Grand Dieu! s’ecriaient-ils, n’y aurait-il pas quelques moyens, pour sauver ces âmes, plutôt dégradées par l’abandon auquel elles sont livrées, que par leur propre depravation? Les Patronages que nous avons, sont bien dèjà quelque chose, mais ils sont bien loin de faire face aux besoins impérieux de beaucoup de ces enfants, qui privés de toute ressource, sont réduits à vivre sans toit, sans nourriture, et sans habits. La nourriture de l’âme, leur fait aussi défaut, car les ministres de l’Évangile étant en très-petit nombre ne peuvent pas toujours courir à la recherche de ses brébis errantes. Préoccupés de ces pensées, ces Messieurs avaient eu recours à leur digne Évêque, qui les avait autorisés à se mettre à la tête de cette charitable entreprise. Pour cela ils écrivirent à Turin, et ensuite ils se rendirent en cette ville pour y étudier de près un Hospice destiné à une pareille catégorie d’enfants misérables. Ce fût aussi alors qu’en causant avec moi de la nature de cet œuvre, on tomba d’accord sur le point qui lui est indispensable, c’est à dire, sur la nécéssité d’un local pour y placer des ateliers, y reunir les enfants plus abandonnés, les instruire, et les former a quelque profession utile. {15 [393]}

    Un premier obstacle se présentait dans la recherche d’an local approprié, et quand on l’aurait trouvé, dans la difficulté des moyens de l’acheter et de le soutenir. L’hospice devait se fonder dans cette ville de Nice, pour les pauvres enfants de la cité; dans cette ville qui est par excellence la ville de la charité et de la bienfaisance, la ville éminemment catholique. Pour ce qui à rapport aux moyens matériels la conclusion fût unanime: “Les membres de S. Vincent de Paul auraient fait ce qu’ils pourraient; quant a la charité publique de la ville, on ne pouvait en douter elle ne nous aurait pas fait défaut; le but étant le bien de la Société et le salut des âmes, Dieu est avec nous; bien sur, il nous aidera.”

    Voilà que deux Ecclésiastiques de Turin se rendent à Nice, sans autre attirail qu’une ferme confiance dans la Providence Divine, et par elle aussi dans la charité des Niçois. Ils furent accueillis avec une extreme bienveillance, tous etant convaincus de la n^cessité extreme d’un Institut capable d’accueillir les enfants en danger. C’est bien alors, Messieurs, que vous avez vu votre excellent Prélat dans son âge de 85 ans, courir comme un bon Pasteur de place en place, de rue en rue à la recherche d’un local apte à servir de refuge aux pauvres orphelins abandonnés. Enfin le local se trouva dans la rue Victor N. 21, et les confrères de S. Vincent de Paul se chargèrent pour le moment des frais du loyer.

    Monseigneur l’Évêque procédait à l’inauguration du Nouveau Patronage, y bénissait la chapelle, et célébrait le Saint Sacrifice le 28 Novembre 1875, et dans un discours approprié à cette fête il témoignait la plus vive joie pour les fruits qu’il attendait en abondance du petit grain de sénevé {17 [395]} qui avait été planté. Le nouvel institut fût nommé de S. Pierre, soit en l’honneur de ce grand apôtre, dont Monseigneur l’Évêque porte si bien le nom; soit en hommage au Souverain Pontife Pie IX, qui en faisant a l’œuvre, un don généreux de deux mille francs, avait envoys une benediction speciale a l’lnstitut, aux Bienfaiteurs, et à tous les Promoteurs. Sans aucun délai on se mit a l’œuvre et bientôt un certain nombre d’enfants dans les jours de fête vint s’y réunir, et quelques uns des plus misérables furent installés dans l’asile. Le local ne consistant qu’en quelques piéces au rez de chaussée et dans les entre-sol, se trouvait étroit pour la foule d’enfants qui à chaque instant demandaient à être reçus. Les acceptations ne furent pas nombreuses; cependant ce début avait suffi pour nous convaincre que les enfants revêches et querelleurs, dont naguère l’éducation chrétienne était jugée infructueuse, auraient pu être éloignés des camarades dangereux, et des écrits corrupteurs, en les reunissant dans un local écarté, ou, l’on aurait pu les ramener plus facilement sur la bonne voie, pour en faire d’utiles citoyens, l’honneur de la patrie, et la gloire de notre tres-sainte Religion. Ce petit troupeau, ce faible nombre d’assistés, fit sentir avec plus d’évidence, la nécessité de pourvoir sur une échelle plus vaste au nombre croissant des pauvres enfants du peuple. Par cela même, l’on se mit à la recherche d’un autre local capable d’en contenir un plus grand {19 [397]} nombre, avec un jardin assez vaste qui permit d’entretenir les externes les jours de fête par des divertissants et honnetes amusement. Enfin on le trouva, et c’est la villa de M. Paul Gauthier; dans ce lieu précisément ou nous nous trouvons maintenant réunis. Eloigné des bruits de la ville, assez rapproché pour que les enfants externes puissent y arriver, il fût jugé assez favorable. Après maints pourparlers la défense fût évaluée à la somme de (100000) cent-mille francs environ, y compris le prix d’achat et les frais accessoires. À l’offrande du S. Père, vinrent bientôt s’adjoindre celles de plusieurs autres âmes charitables, en sorte que la moitié de la somme est dèjà payée; et nous avons espoir que l’autre moitié le sera aussi peu à peu.

    Maintenant, Messieurs, si nous portons les regards autour de nous, nous voyons au midi un lieu entouré et clos d’une palissade. Ce lieu servira à la societé de S. Vincent de Paul pour ses œuvres de Charité. L’autre portion du jardin, du coté opposé, qui se trouve derrière la maison, est déstinée a réunir les artisans externes. qui viennent de différentes localités de la ville, pour y passer les jours des fêtes. Non loin d’eux, mais tout a fait séparés, se réunissent à la recréation les internes; c’est à dire ces pauvres enfants qui accueillis, logés, et nourris dans cet Établissement sont le principal objet de l’institution charitable, que nous inaugurons. Une dernière portion du {21 [399]} jardin encore libre sera destinée a l’œuvre du Jeudi, qui a pour but de réunir en ce jour de congé les jeunes étudiants, les y attirer par différents divertissements de gimnastique, de musique de déclamation et des petits spectacles, pour les éloigner des mille dangers qu’ils peuvent rencontrer dans les rues de la Ville. Toutes ces categories d’élèves avant de prendre part aux différents divertissements sont invitees a remplir leurs religieux devoirs, en commençant par la prière. Aussi, si vous aurez la bonté d’étudier la disposition de la maison vous y verrez que quelques chambres ont été converties en chapelle; qui est précisément la petite Église que nous occupons en ce moment. Quelques autres pièces ont été destinées à la cuisine, au réfectoire, et aux dortoirs pour les enfants de l’Hospice; d’autres encore sont pour les écoles, du chant, de musique instrumentale, du Catéchisme, et de lecture, qui ont lieu pendant le jour pour les jeunes externes assez nombreux, qui frequentent le cours des adultes. Il y a aussi des pièces destinées aux cordonniers, tailleurs, menuisiers et relieurs de livres, ce qui compose les différentes institutions de travail adoptées dans notre humble institut.

    Voilà, Messieurs, le petit exposé que je voulais et que je devais vous présenter, pour nous exciter à la reconnaissance envers la Divine Bonté, qui la, ou rien n’était, a fait trouver le nécessaire pour l’accomplissement de ses adorables desseins. {23 [401]}

 

 

But de l’œuvre.

 

    À m’entendre parler d’écoles et de métiers, d’internes et d’externes, d’ouvriers, d’adultes et d’artisans, vous me demanderez: quelle est done la condition des jeunes-gens, et quel est le but de l’œuvre? Je m’empresse de répondre à cette demande aussi juste que raisonnable.

    Deux sont les catégories des élèves. Une des externes c’est-à-dire de ceux qui viennent y passer le saint jour des Dimanches, et qui durant la semaine fréquentent les écoles du soir. L’autre est celle des internes, dont vous pourrez connaître la condition civile, morale, et instructive par les traits suivants. Un enfant se présentait ce matin à l’asile pour y être reçu. Qui est-tu? lui demandais-je. — Je suis un pauvre orphelin. — Ton père vit-il encore? — Il est mort avant que j’eusse pu le connaître. — Et ta mère? — Elle est aussi pauvre que moi, et ne pouvant plus me donner du pain m’a renvoyé à la recherche de quoi vivre. — Comment gagnes tu ton pain? — En jouant du violon. — Et ou donc? — Dans les tavernes et les cafés, mais si je reussis à bien apprendre la musique, j’éspére de pouvoir plus tard aller dans les théâtres, et gagner ainsi bien plus d’argent. — Quel âge as-tu? — De quinze à seize ans. — Sais tu lire, et érire? — Très-peu. — As tu fait ta première communion? — Pas encore. — Par quelques demandes rélatives à son instruction religieuse {25 [403]} on put se convaincre qu’il en ignorait les parties plus élémentaires, et au grand risque de son honneur et de son âme il se trouvait sur la voie de ces malheureux qui peuplent les prisons. Le jour suivant 13 Mars, vint aussi se presenter un autre garçon de seize ans qui n’avait jamais pratiqué ni confessions, ni communions. Il était orphelin, étranger, et que trop déjà engagé dans la voie du mal: il fût aussitôt reçu. Le 14 du même mois fût rencontré un autre garçon qui avait été placé dans un hospice protestant par les parents eux mêmes, réduits au désespoir par la misère. Ce pauvre enfant dégouté des discours qui se faisaient dans cette maison contre les Catoliques, s’en était évadé, mais aussitôt retrouvé il y avait été reconduit par force; il réussit à s’enfuir {27 [405]}, une seconde fois, et ce fût alors, qu’ayant rencontré le Directeur du Patronat de s. Pierre, il fût immediatement accepté. Par ces faits, et autres semblables, vous pourrez, Messieurs, vous faire une idée de la condition de nos patronés. Accueillir les enfants délaissés et en péril, les instruire dans la Religion, placer les externes chez de bons maîtres pour leur apprendre une profession, occuper les internes dans les ateliers établis dans notre maison, leur donner aussi une profession, pour qu’ils soient avec le temps ù même de gagner leur pain; telle est notre tâche. Je vous dirais encore, que le nombre des externes est assez considérable, mais que les internes sont encore en petit nombre, n’étant que 65 seulement. À dire vrai; les demandes d’admission, ne nous font pas défaut et même celles d’urgence dépassent les deux cents, mais l’on ne peut les satisfaire que peu à peu, dans l’attente que la Bonté Divine nous fasse arriver les moyens indispensables pour donner le necessaire à ces chers enfants.

    À ce point de mon exposition je dois satisfaire à une autre question, que vous ne manquerez pas de vous faire à vous mêmes. La petitesse du local, la quantité des demandes pour admission, les frais des réparations, et l’agrandissement du local, et de cette chapelle même ou nous nous trouvons, réclament un édifice plus vaste, et plus élevé, soit pour la célébration des Saints Mistères, et de l’administration des Sacrements, que pour {29 [407]} les leçons du Catéchisme, et les sermons des adultes, au profit des jeunes-gens patronnés, aussi bien que des fidèles du voisinage. Tout ceci est absolument indispensable au but que nous nous sommes proposé; Comment donc y suffire, et trouver les fonds nécessaires pour donner le pain de tous les jours auxjeunes patronnés, leur fournir les habits, pourvoir au personnel des maîtres et des assistants? Comment encore porter à son terme les travaux entrepris, et mettre à exécution les indispensables à commencer? Tout cela n’est que trop vrai; même, je dois ajouter, que pour la continuation des ouvrages commencés l’on a dû contracter quelques dettes, et que cette maison même n’est encore payée qu’à moitié, ce qui fait que nous devons encore cinquante-mille francs à peu près. Malgré cela, Messieurs, j’ajoute encore, qu’il n’y a pas lieu de s’effrayer. Notre appui, et notre espoir est dans cette Providence Divine, qui veillant comme une tendre mère, sur toutes choses, qui pourvoit continuellement aux oiseaux de l’air, aux poissons de la mer, aux animaux de la terre et au lys des champs, ne manquera pas de venir en aide à nous qui confions en Elle, a nous qui sommes è ses yeux bien plus précieux que tous ces êtres matériels et irraisonnables. Plus encore; ce Dieu même qui a inspiré a vos cœurs bienfaisants le généreux dessein de fonder, favoriser et soutenir jusqu’a ce jour cette œuvre bénie ne voudrat-il pas répandre sur vous avec ses grâces, {31 [409]} le courage, la force et les moyens de la continuer? Bien plus; Ce Dieu qui fit en sorte que sans aucune ressource on ait pû fonder ailleurs de semblables Instituts, où se trouvent réunis, logés et nourris quatorze-mille de pes enfants sans le sou d’assuré, ce Dieu dis-je voudrat-il vous abandonner, vous, qui vous vous êtes proposé d’assister la classe la plus pauvre et la plus délaissée, pour sauver des âmes en danger, des âmes pour qui ont été creés le ciel et la terre, et toutes choses que le ciel et la terre renferment; des âmes pour lesquelles notre adorable Sauveur a versé tout son Sang précieux?

    Non, certaiment non, nul doute, nulle crainte, que l’aide du Ciel nous fasse défaut. C’est un grand tort que nous ferions a la Divine Bonté, a notre Sainte Religion, et a votre inépuisable charità. Je ne doute done pas que cette même générosité qui vous a déjà portés à tant de sacrifices pour le passé, puisse permettre qu’une œuvre aussi heureusement commencée ne soit couronnée par un succès également heureux.

    Cet espoir fondé sur la bonté de vos cœurs, a même un appui bien plus solide, dans votre religion, qui vous assure une récompense immense, celle que le bon Dieu tient reservée à ceux qui s’exercent avec amour dans les œuvres de charité.{33 [411]}

 

 

Récompense.

 

    Dieu est riche, d’une richesse et d’une générosité infinie. Étant riche il nous récompensera largement, pour tout ce que nous ferons pour lui; Etant Père d’une infinie générosité; il nous payera la moindre des choses avec abondante mesure. Il a dit dans l’Évangile: Vous ne donnerez pas un verre d’eau fraiche en mon nom a l’un des plus petits, à un indigent, sans qu’il n’obtienne la récompense.

    L’aumône, nous dit-il encore dans le livre de Tobie, purifie l’âme des pechés, fait trouver miséricorde en la présence de Dieu, et conduit à la vie éternelle. Eleemosyna est quae a morte liberat: purgat peccata, facit invenire misericordiam et vitam aeternam.”

    Parmi les grandes récompenses, il y a aussi cette promesse solennelle du Divin Sauveur, qu’il regardera comme faite a Lui-même, toute aumône faite aux malheureux. Si nous voiyons notre bon Jésus s’en aller mendiant par nos places, et par nos rues, venir frapper a nos portes, se trouverait-il encore un chrétien qui ne lui offrit généreusement jusqu’au dernier sou de sa bourse? Cependant le Sauveur est representé dans la personne des pauvres les plus délaisses. Tout ce que vous ferez aux plus méprisables, vous le ferez a moi-même, dit-il. Done ce ne sont plus les pauvres enfants qui nous demandent la charité de l’aumône, éest Jesus lui-même, en leurs personnes. {35 [413]} Que dirons nous de la récompense exceptionelle que le bon Dieu nous réserve dans le moment le plus important, et le plus difficile à l’heure qui sera pour décider de notre vie ou toujours heureuse ou toujours malheureuse? Lorsque, nous nous presenterons, Messieurs, au tribunal Suprème du Souverain Juge pour rendre compte des actions de notre vie, ce qu’il nous rappellera, ne seront pas les maisons que nous aurons baties, les économies faites, la gloire acquise ou les richesses amassées; il nous dira uniquement; venez les bénis de mon Père céleste, venez prendre possession du royaume qui vous a été preparé; car, j’avais faim, et en la personne des pauvres vous m’avez donné à manger, j’avais soif, et vous m’avez donné à boire, j’etais nu et vous m’avez habillé; j’etais sans toit et vous m’avez logé. Tunc dicet Rex his qui a dextris ejus erunt: Venite, benedicti Patris mei, possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi. Esurivi enim et dedistis mihi manducare; sitivi et dedistis mihi bibere; hospes eram et collegistis me; nudus et cooperuistis me. (Math. c. 25, vers. 54-56).

    Ces mots consolants et autres semblables, tels qu’ils sont écrits dans l’Èvangile seront prononcés en ce dernier jour par le Juge Souverain. Ensuite il bénira les âmes charitables, et les introduira dans la bienheureuse posséssion de la vie éternelle.

    Pourtant, Dieu qui est un si bon Père, et qui {37 [415]} connait que si l’esprit est prompt, notre chaire est bien faible, veut encore promettre à notre charité le centuple, même en cette vie. Observez Messieurs comment le bon Dieu, nous le donne en maintes occasions, même sur cette terre. Il nous le donne dans les faveurs spéciales pour bien vivre, et bien mourir; il nous l’accorde dans la fertilité des champs, dans la paix et la concorde des familles, dans le succès des affaires temporelles; la santé des parents et amis, la conservation et la bonne éducation des enfants. Le plaisir que l’on éprouve dans l’exercice d’une bonne action, est aussi une récompense de la charité chrétienne. N’est-il pas d’une grande consolation la pensée, qu’avec une faible aumône on contribue à dominer des êtres pervers et dangereux à la société, pour les changer en hommes, utiles à eux mêmes, à leur prochain, et à la Religion? Êtres qui seraient sur le point de devenir les rebelles aux autorités, les infracteurs des lois, marchant sur la pente fa tale qui les conduit aux crimes, et à la prison; pour les reduire à être l’honneur de l’humanité en travaillant, et avec le travail être a même de gagner honnêtement leur vie, faisant ainsi l’orgueil des lieux qu’ils habitent, et des familles à qui ils appartiennent?

    À toutes ces récompenses que Dieu accorde dans la vie présente, et dans celle à venir, il faut y ajouter encore, celle, que les beneficiés doivent a leurs bienfaiteurs. Oui Messieurs nous ne voulons {39 [417]} pas vous priver de cette récompense qui est en notre plein pouvoir. Chaque Ecclésiastique soit Prêtre ou clerc tous les jeune-gens recueillis et élevés dans les maisons de la Congrégation Salésienne, et spécialement ceux du Patronage de S. Pierre, adresseront matin et soir au Ciel des prières particulières pour leurs Bienfaiteurs. Matin et soir, vos patronnés, par des prières spéciales appelleront les bénédictions divines, sur vous, sur vos parents, sur vos amis. Ils prieront le Seigneur de conserver la paix, et la concorde dans vos familles; de vous accorder une santé durable et un vie heureuse, qu’il éloigne de vous tous les malheurs, qui peuvent menacer vos âmes et vos corps; qu’il veuille enfin couronner ses récompenses par le don précieux de la persévérance dans la voie du bien, pour obtenir la dernière des grâces, et quand il plaira au bon Dieu de vous l’envoyer, la grâce de la mort des justes.

    Quant à nous si dans le cours de cette vie mortelle, nous aurons à vous rencontrer dans les rues de cette ville, ou dans n’importe quel autre lieu, oh oui, alors, Messieurs, nous nous rappellerons avec bonheur des bienfaits reçus et nous découvrirons respécteusement nos têtes, pour vous témoigner notre reconnaissance sur la terre, tandis que le bon Dieu vous donnera pour toujours la récompense des justes dans le Ciel pour l’éternité. Centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis. {41 [419]} Le discours terminé, quelques-uns des Invités jugèrent à propos d’ouvrir au moment même une quête en faveur de l’œuvre. Les invités n’étaient pas nombreux, à cause des étroits limites du lieu, et parmi eux presque tous étant du nombre des bienfaiteurs on avait pensé de ne pas l’annoncer; cependant la quête sans préalable invitation, produisit une somme de quinze cents francs environs.

    Après les fonctions de l’Église, on passa à la visite de plusieurs objets exposés dans une autre salle pour en faire une loterie au profit des enfants du Patronage. Lorsque l’on a appris que cette loterie etait destinée a fournir du pain aux enfants de l’œuvre, l’empressement à y prendre les billets fut général.

    Ainsi, nous eûmes le bonheur d’avoir à remercier une fois de plus les personnes charitables qui avaient pris part à la fête, et un motif encore, à nous montrer de plus en plus reconnaissants à la Divine Bonté, qui en maintes manières à chaque instant nous fournit de nouvelles occasions de le louer, et de le benir à present, et pour tous les siècles. {43 [421]}

 

 

Le système préventif dans l’éducation de la jeunesse

    Plusieurs fois j’ai été invité a exprimer verbalement, ou par eécrit quelques penseées touchant le Système qu’on appelle Préventif, adopté dans nos établissements. Le temps jusqu’ici m’a toujours manqué. Voulant satisfaire à cette demande je me borne pour le moment à toucher quelques points qui ne sont qu’un sommaire de ce que je désire publier dans un petit ouvrage à part, si le bon Dieu me le permet, pour venir en aide à ceux qui ont entrepris la tâche si difficile de l’éducation de la jeunesse. Je dirais en quoi consiste le Système Préventif, et pourquoi on doit le préférer; son application pratique et ses avantages.

 

 

I. En quoi consiste le Système Préventif pourquoi il est préférable.

 

    Deux sont les systèmes dont on s’est toujours servi pour l’éducation de la jeunesse, le Système Préventif et le Système Répressif. Le Système {45 [423]} Répressif a pour base le principe, de faire préalablement bien connaître aux dépendants les réglements qui les concernent, ensuite les surveiller avec rigueur, être à même de connaitre les transgresseurs, et aux cas échéants, leur faire subir les consequences de la violation de la loi par les châtiments qu’ils ont mérité. Dans ce Système, les discours et les déhors du Superieur doivent être sévères, même menaçants; et lui-même doit éviter toute familiarité avec ceux qui lui sont sujets.

    Le Directeur pour donner plus de poids à son autorité, doit bien rarement se trouver en contact avec eux; et pour l’ordinaire, alors seulement qu’il s’agit de menacer ou de punir. Ce Système et facile, et moins pénible, et il est spécialement utile dans les casermes militaires, et en général pour les adultes qui sont capables de bien connaître ce qui est conforme à la loi, et a ses prescriptions.

    Le Système Préventif est de toute autre nature, il est même le revers du Système Répressif. Son but, est aussi de faire bien connaître les prescriptions et les réglements de la maison d’éducation, mais sa surveillance est dirigée à empécher préalablement les transgressions, plutôt qu’à les punir. Le Directeur tâchera que les enfants commis a sa garde, ne soient jamais séparés des assistants. Ceux-ci vivant toujours au milieu d’eux sont commes des véritables pères qui ne les quittent {47 [425]} jamais, s’entretiennent familièrement avec eux, ils se font leurs guides en toute circonstance en les conseillant, et même les corrigeant, ce qui est à proprement dire le véritable moyen d’éloigner des enfants la facilité de commettre des fautes.

    Ce Système entièrement appuyé sur le raisonnement, la Religion, et la Charité, s’abstient des châtiments, même légers. Je le crois de beaucoup préférable au Système répressif pour les motifs suiyants.

    I. L’Élève préalablement averti, ne se trouve point humilié par les fautes qu’il peut commettre, connaissant par expérience la bonté du Supérieur, auquel ces fautes ne sont pas rapportées comme à un Juge. Le coupable averti à l’instant ne se cabre point contre la correction, ni contre la punition qui peut lui être infligée, parce que et l’une et l’autre sont accompagnées par un avis bienveillant, qui ordinairement finit par gagner le cœur de l’enfant au point de le persuader de la justice du châtiment, a le lui faire presque désirer.

    II. Un second motif essentiel se rencontre dans le caractère mobile de la jeunesse, qui d’un moment à l’autre oubliant facilement les réglements disciplinaires et les sanctions pénales, fait que l’enfant bien souvent se fait transgresseur d’une loi qui n’est plus présente a son esprit, s’expose à une punition, echappée à sa memoire, deux choses, qui ne lui seraient point arrivées, si la voix d’un ami, lui en eut fait mention. {49 [427]} III. Le Système répressif pourra bien empécher quelques désordres mais difficilement il corrigera les coupables; et l’on a remarqué certains enfants n’oubliant jamais les châtiments reçus, conservant le plus souvent de l’amertume avec désir de secouer le joug, quelque fois même de se venger. Il semble parfois qu’ils n’y fassent pas grand cas, mais en les suivant de près, l’on vient à reconnaître que bien des fois les souvenirs de la jeunesse sont terribles. Ils oublient aisément les punitions des parents, mais très difficilement celles qui leurs viennent des Instituteurs. À l’appui de ce que j’avance, j’aurais bien des faits à vous raconter de certains enfants qui châtiés même justement, ont différé jusqu’à un âge avancé l’accomplissement d’une brutale vengeance.

    Dans le Système Préventif il n’y a pas cet écueil. Le Supérieur est l’ami de ses élèves, qui reconnaissent en lui l’homme qui les dirige à la vertu, dont le seul but est celui de les rendre meilleurs, en les éloignant des chagrins, des punitions, et du déshonneur.

    IV. Le Système Préventif fait que les Élèves s’affectionnent de plus en plus à leur Instituteur; ce qui le rend maître de leur cœur, si bien qu’il pourra toujours leur parler ce langage de sincère ami soit dans le cours de l’éducation, comme quand il aura à les conseiller sur la voie à suivre dans le monde. Cet empire bienveillant ne manquera son effet, et les bons conseils de l’Instituteur {51 [429]} pourront les suivre avec grand avantage dans le choix d’une carrière et dans les différents emplois de la vie civile ou commerciale. Voilà messieurs pourquoi je pense que le Système Préventif soit préférable au Système Répressif.

 

 

II. Application du Système Préventif.

 

    La cléf de ce Système est tout entière dans les mots de S. Paul Charitas benigna est, patiens est, omnia suffert, omnia sperat omnia sustinet. La charité est affable, est patiente; elle souffre tout, elle espère tout, et elle supporte tout. Par cela même le seul véritable Chrétien peut avec succès faire l’application de ce Système. La Religion, et le Raisonnement sont les deux instruments dont l’Istituteur doit constamment se servir; les apprendre aux Élèves, les pratiquer lui-même, c’est l’unique moyen d’être obéi par eux, le seul pour atteindre son but.

    I. Le Directeur doit se sacrifier en tout pour ses Élèves; il ne doit jamais accepter des emplois qui l’éloignent de son devoir; de plus il doit se trouver au milieu d’eux, toutes les fois qu’ils ne sont pas occupés par les devoirs d’obligation; à moins qu’ils ne soient surveillés par les assistants.

    II. Les maîtres, les chefs d’atelier, les assistants doivent être des personnes irréprochables en ce qui regarde les mœurs. L’égarement d’un seul {53 [431]} pourrait compromettre toute une institution. IL faut en conséquence, veiller à ce que les enfants ne soient jamais seuls. Autant que possible les assistants les précéderont à l’endroit où ils doivent se réunir, s’entretiendront avec eux jusqu’à ce qu’ils soient remplaces par d’autres assistants, et ils ne les laisseront jamais dans l’oisiveté.

    III. Pleins pouvoirs soient donnés de jouer, sautiller, courir, et criarder. La gymnastique, la musique, la déclamation, le petit théatre et les promenades sont des moyens très-puissants pour conserver la discipline, la moralité, et la santé. Il faut seulement faire bien attention, qu’il n’y ait rien à dire sur les divertissements, sur les personnes qui y prennent part, et sur les discours que l’on y tient. Saint Philippe de Néri, le grand ami de la jeunesse disait à ce propos; faites ce que vous voulez; il me suffit que vous ne commettiez aucun péché.

    IV. La fréquentation de la confession, et de la Communion, la Messe tous les jours sont les colonnes qui doivent soutenir l’édifice de toute éducation, si l’on veut y bannir les menaces, et les punitions. Il ne faut pas cependant jamais employer la contrainte, mais il faut leur en donner la facilité. À l’occasion des retraites triduums, neuvaines, prédications, et catéchismes, on doit s’efforcer de leur faire comprendre la beauté, la grandeur, et la Sainteté de cette religion, qui nous offre des moyens de salut si pratiques, et {55 [433]} si utiles à la Société, à la paix du cœur, au salut de l’âme, tels que les Saints Sacrements. Par cela les enfants accepteront spontanément et fréquenteront de grand cœur les exercices de piété (1).

    V. Il est essentiel de bien veiller à ce que jamais ne s’introduisent dans la maison des livres mauvais, ou des personnes qui y fassent des mauvais discours. Le choix d’un ben portier, est un trésor pour une Maison d’éducation.

    VI. Chaque soir après la prière, et avant que {57 [435]} les élèves aillent se coucher, le Directeur, ou celui qui le remplace, adressera aux enfants quelques paroles affectueuses, leur donnant des conseils touchant le bien qui est à faire, ou le mal qui est à fuir; et il aura soin de faire de la moralité pratique sur les événements qui se sont passes dans la journée, ou dans l’intérieur de l’établissement ou au dehors; il doit cependant être court, et ne jamais dépasser les deux ou trois minutes. Voici messieurs la clef de la moralité, du progrès, et du bon succès de l’éducation.

    VII. Il faut fuir comme pestilentielle l’opinion de quelques uns qui voudraient renvoyer la première communion a un âge trop avancé, lorsque le plus souvent le Démon a déjà flétri le cœur d’un enfant, au préjudice incalculable de son innocence. Dans la primitive Église on avait coutume, de donner aux enfants les Hosties consacrées qui restaient de la Communion Pascale; d’où nous pouvons conclure à quel point l’Église désire que les enfants soient admis de bonne heure à la Sainte Communion. Lorsqu’un enfant est capable de distinguer entre Pain, et Pain, et qu’il possède une instruction suffisante, il ne faut pas avoir égard à l’âge, mais faire en sorte que le Roi des cieux, vienne régner dans cette âme innocente.

VIII. Les catéchismes recommandent la Communion fréquente. Saint Philippe de Néri, conseillait qu’on la fit chaque semaine, et même plus souvent. {59 [437]}

    Le Concile de Trente, dit clairement qu’il est à désirer que chaque fidele en assistant a la Messe fasse aussi la Communion. Cette Communion, ne doit pas être seulement Spirituelle, mais Sacramentelle, afin de pouvoir retirer en abondance les fruits de cet auguste, et divin Sacrement. (Conc. Trid. Sess. XXII, Cap. VI).

 

 

III. Utilité du Système Préventif.

 

    On pourra objecter que ce Système est difficile en pratique. Quant aux élèves, il est plus facile, plus satisfaisant et plus avantageux. Les maîtres y rencontreront des difficultés, que cependant ils peuvent diminuer, s’ils se mettent à l’œuvre avec zèle. Le maître doit être absolument dévoué au bien de ses élèves; il doit être prêt à affronter tous les dérangements, et tous les travaux pour arriver à son but, l’éducation complète de ses élèves.

    Aux avantages ci dessus exposés, il faut ajouter encore que:

    I. L’élève sera toujours l’ami du maître et se rappellera toute sa vie avec bonheur la direction qu’il a reçue; il verra des pères et des frères dans les maîtres et dans les autres supérieurs. Ces élèves sont pour la plupart, en quelque endroit qu’ils aillent, la consolation de la famille, des citoyens utiles et des bons chrétiens. {61 [439]}

    II. Quel que soit le caractère, le naturel, l’état moral d’un élève à l’époque de son entrée dans la maison, les parents peuvent être bien sûrs que leur enfant ne tombera point en pire état, et on peut leur affirmer qu’il y aura toujours quelque changement en bien. De plus, certains enfants qui longtemps ont été le fléau de leurs parents, qui même ont été repoussés des maisons de correction, cultivés suivant ces principes, ont changé d’inclinations et de caractère, ce sont rangés à une vie réglée, et maintenant occupent des places honorables dans la société, ou ils sont devenus les soutiens de leur famille, et même l’honneur du pays qu’ils habitent.

    III. Les enfants ne peuvent pas se nuire les uns les autres; et si par malheur il s’en trouvait quelqu’un avec des mauvaises habitudes, il ne pourrait pas faire du mal a ses camarades. Ceux-ci ne pourront pas être gâtés; car l’assistant étant toujours présent, il n’y aura ni le temps, ni l’endroit, ni l’occasion favorable au génie du mal.

 

 

Un mot sur les punitions.

 

    Quelle régle doit-on suivre pour donner les punitions? Tant qu’il est possible il faut s’abstenir de châtier; lorsque la nécessité obligerait à réprimer quelque désordre, il est nécessaire de rappeler ce qui suit: {63 [441]} I. Le maître doit tâcher de se faire aimer par les élèves, s’il veut qu’on le respecte. En ce cas une reserve d’apparence moins amicale est un châtiment, mais un châtiment qui excite l’émulation, fait courage et n’humilie jamais.

    II. Pour les enfants tout peut servir de punition. On a observé qu’un regard sévère produit sur quelques uns plus d’effet qu’un soufflet. Les louanges, lorsqu’une chose est bien faite, le blâme, lorsqu’il-y-a de la négligeance, sont déjà des récompenses et des punitions.

    III. Quelque cas extraordinaire excepté, les corrections, les châtiments ne doivent jamais se donner en public, mais en particulier, loin des compagnons, et surtout avec beaucoup de prudence et de patience pour que l’enfant puisse comprendre son tort par le moyen de la raison et de la religion.

    IV. Le Directeur doit faire bien connaître les règles, les récompenses et les punitions établies par les lois de la discipline, afin que l’enfant ne puisse pas s’excuser en disant: Je ne savais pas que cela fût défendu.

    Je crois que les Instituts, qui mettront en pratique ce Système pourront obtenir de grands avantages, sans recourir aux châtiments violents. Il y a environ quarante ans que je suis au milieu de la jeunesse et je ne me rappelle pas d’avoir donné des punitions, et avec l’aide de Dieu j’ai toujours obtenu, non seulement ce qui était d’obligation, mais cela même que je désirais simplement, et je l’ai obtenu de ces enfants dont on avait perdu toute esperance sur leur avenir. {65 [443]}

 

 

Indice delle materie

 

INAUGURAZIONE del Patronato di S. Pietro

 pag. 4

Discorso del Rev. D. Bosco

 10

Storia

 12

Scopo dell’Istituto

 24

Mercede

 34

 

IL SISTEMA PREVENTIVO

NELLA EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ

 

I. In che consista il Sistema Preventivo, e perchè debbasi preferire

 44

II. Applicazione del Sistema Preventivo

 52

III. Utilità del Sistema Preventivo

 60

Una parola sui castighi

 62

 

{ [444]}

 

TABLE DES MATIÈRES

 

INAUGURATION du Patronage du S. Pierre

 pag. 5

Discours du Rev. Abbé Bosco

 11

Historique

 13

But de l’œuvre

 25

Récompense

 35

 

LE SYSTÈME PRÉVENTIF

DANS L’ÉDUCATION DE LA JEUNESSE.

 

I. En quoi consiste le Système Préventif pourquoi il est préférable

 45

II. Application du Système Préventif

 53

III. Utilité du Système Préventif

 61

Un mot sur les punitions

 63

 

{ [445]}

 

            V. nihil obstat.

Taurini, 3 Augusti 1877.

Joseph Zappata Vic. Gen. { [446]} { [447]} { [448]}

 




Copyright © 2009 Salesiani Don Bosco - INE