ANNO XVI
STRENNA OFFERTA AGLI
ASSOCIATI ALLE LETTURE CATT. {1 [311]}
PROPRIETÀ
DELL'EDITORE {2 [312]}
[è
premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti
attribuiti o attribuibili a Don Bosco]
INDEX
Il Galantuomo di ritorno da un viaggio ai benevoli suoi amici 2
Un consiglio a tutti. 3
Indice. 4
Deo gratias! Ed ecco la sedicesima volta che io vi rivedo, e che vi posso augurare da parte mia ogni benedizione. Oggi vorrei aver una penna valentissima per iscrivere tutto quello che mi suggerisce il cuore. Ma temo assai di non riuscirvi. Pensate se ne ho da raccontarvene, sono stato a vedere Roma, le feste del centenario dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, il Papa! Ma come, come! dirà qualcheduno de' miei lettori, tu pure, o galantuomo, hai intrapreso un viaggio così lungo e così pericoloso? Oh bella! aveva forse da aspettare ad un altro centenario per andarvi? Forse allora non ci sarebbero più {3 [313]} stati tanti miei amici, non ci sarebbe più stato l'adorabile Pio IX, che ne ebbe la felice inspirazione; e poi chi sa se da qui a cent'anni io avrei ancora avuto la bella compiacenza di parlarvi. Dunque, dunque io ho messo in pratica il consiglio dei miei padri: chi ha tempo non aspetti tempo; oppure quello; Non si cerchi l'incerto domani - Se quest'oggi c'è dato goder! Con buona scorta di amici in saccoccia e con tante belle idee nella mente me ne partii alla metà di giugno per Roma. Già tanti cercavano di dissuadermi con tanti pretesti dell'età, della colera, dei briganti, e di che so io. Io devo dirvi candidamente che non credetti un bel nulla, e la indovinai. Riguardo all'età ho poi veduto tanti più vecchi di me che non solo non erano venuti così comodi come me dal Piemonte ed in vapore, ma Vescovi venerandi dalle barbe lunghe e bianche consunti dalle fatiche apostoliche o dagli anni: eppure alla parola del Pontefice s'erano mossi dalla Cina, dal Giappone, e dall'Abissinia; paesi che mi dissero lontani cinque {4 [314]} o sei mila miglia da noi. In due giorni fui a Roma. Che magnificenza! Io entrava lento lento in quella gran città confuso alla vista di tante bellezze. La mia immaginazione era già grande, ma l'effetto fu superiore. Basti dirvi, che io credo, e creder credo il vero, che là vi si parlava ogni linguaggio, ed i preti per intendersi meglio non parlavano che in latino. Ed io che di latino non conosco che quello che ho nei vespri, oh che imbroglio! Ad un tale, mi ricordo, che interrogavami in questa lingua, non so che risposta diedi, ma so che rise piacevolmente sotto il labro, e se ne andò. S'accorse che non era tanto famoso. Se non isbaglio erano queste le parole che quel cotale mi indirizzò: O bone hospes, ostende mihi viam qua itur ad Quirinalem. Dio sa quante stranezze immaginai in quel punto. Non vi parlo della {5 [315]} bontà dei cittadini, io e tutti ne fummo veramente contenti; e ce li avevano dipinti con si foschi colori. Ha già chi parlava così ne era interessato. Si diceva che non v'era più posto; ed avrebbero ancora trovato alloggio quasi quasi altrettanti forestieri, e notate che erano 460 mila, e concorsi da tutte le parti del globo. Che foggia di vestire, di camminare, di parlare! Erano però tutti concordi in un luogo solo; in chiesa. Che bello spettacolo sentir lodare Iddio, pregare al sepolcro apostolico, raccomandare Pio IX, in tante lingue! Alla Basilica di S. Pietro pregai, e pregai per me, e per tutti i miei amici, che siete voi, o cari miei lettori. Ma il mio cuore fu veramente colpito di contento quando vidi per la prima volta l'angelico viso di Pio IX. Non so se a tutti ma a molti dei miei vicini cadevano le lacrime a lui davanti, pensando come tanti de' suoi figli amareggiavano quel cuore così benefico, così pietoso, così santo. Che decoro, e che spettacolo poi veder a sfilare circa 500 prelati (ora ho sentito che tra {6 [316]} vescovi, arcivescovi e patriarchi erano 499) tutti dal volto venerando, e tutti di un cuor solo e d'un anima sola, tutti d'un pensiero con Pio IX, tutti uniti in una sola fede, e di una sola legge, pronti per questa a versare il proprio sangue. E quanti avevano già dovuto patire per Dio lunghi anni di angoscioso esilio. Vidi con affettuosa soddisfazione l'amato card. De-Angelis, che colle sue virtù ci aveva edificati a Torino, vidi il buon vesc. di Avellino, vidi tanti altri che avevano sofferto esiglio, carceri ed umiliazioni. Ed ora là attorno a quella cattedra di Pietro, a dire al suo successore: per Te, e per quello che tu approverai o condannerai, saremo pronti a sopportare di nuovo altri è più terribili dolori. So che il buon Pio provò una contentezza sensibilissima nel contemplare tanti suoi fratelli nell'Epis. a fargli corona, e venuti ad un semplice suo invito. Potenza della santa fede quanto sei grande! Io sono profano alle cose poetiche, ma so distinguere quando c'è qualche bel verso; e voglio con questo dire che là in {7 [317]} in quella immessa moltitudine udii uno che sclamò:
Bella, immortal, benefica
Fede ai trionfi avvezza:
Scrivi ancor questo: allegrati!
Io li approvai, li
ritenni fedelmente alla memoria, ed a voi li ricordo credendo di farvi piacere.
Sentii pure la voce del Papa; come era sonora, piena, robusta! E pensare che quella voce era poi tanto potente e presso gli uomini e più ancora presso Dio! tutte le bellezze di Roma le visitai studiosamente. Andai alle catacombe, andai al colosseo, santificato dal sangue di tanti martiri, e non mi ricordo di aver altra volta pianto con tanta consolazione del mio cuore. Sì, ho proprio pianto!
Visitai la casa di s. Pudente abitata da s. Pietro, come si crede, per la prima volta che fu a Roma; fui al carcere Mamertino seconda abitazione di Pietro; bevetti alla fontana miracolosa che il medesimo santo fece scaturire per battezzare i suoi custodi; {8 [318]} vidi il Campidoglio, la via sacra, il foro romano, i diversi tempii di Roma antica; e fu chi mi mostrò la torre dove è tradizione che Nerone fosse asceso quando diede il fuoco a Roma, accusandone poi i cristiani. Non è a dirvi quanto io fossi contento di vedere tutte queste meraviglie. Feci riverente la scala santa, vidi la culla del Signore, e vidi gli ultimi segni della sua croce. Insomma provai tutte quelle dimostrazioni che un cuore cristiano può desiderare e sperare. Finalmente dovetti partire, e non mi sapeva decidere. Lasciar Roma è presto detto, ma il pensiero doloroso era che non vi sarei più tornato. Visitai ancora una volta s. Pietro, baciai ossequioso il suo Piede confessandomi a lui devoto ed all'angelico suo successore e partii. Ma qual ritorno fu il mio! A quanti strapazzi non dovetti sottopormi! Con pretesti che io non so giustificare quasi quasi mi soffocavano. Mi dicevano che io portava il cholera da Roma, e lo trovai ne' miei cari paesi. E più d'uno de' miei amici erasene già partito per l'eternità. Fu allora {9 [319]} che dubitai cbe fosse un castigo che ci volesse mandare Iddio. È vero che anche a Roma comparve poi il morbo micidiale ma allora non esisteva che nella mente e nella volontà di alcuni maligni. Insomma io fui al mio ritorno colpito dalle disgrazie dei miei fratelli, e pregai e prego Dio a voler abbreviare i giorni del suo furore. E tu, caro mio lettore, difenditi quanto puoi da questo malauguratissimo ospite, e che Iddio a se ti chiami come suole chiamare i suoi figli più cari dolcemente e col sorriso sul volto. Termino mandandoti un tenerissimo e cordiale saluto. Iddio benedica voi e benedica pure l'affezionatissimo vostro amico {10 [320]} strumento d'aver impedito una sola bestemmia.
E voi, o miei lettori, quando non poteste impedirla, riparatela almeno con dire: Iddio sia benedetto, o sia lodato G. Cristo, o altre simili giaculatorie.
E questa sia la raccomandazione che vi faccio per tutto l'anno 1868, e per gli anni futuri e sempre.
Gli amici quando sono per separarsi raddoppiano i segni della benevolenza. Anche i muti, anche gli indifferenti diventano loquaci e starei per dire eloquenti. E che sarà del Galantuomo, che si trova alla fine, egli che ha sempre voglia di parlare?
Il pensiero che per un anno non potrò più nè vedervi nè parlarvi, mi rende in questo punto eloquentissimo. Oh quante cose vi vorrei dire! Raccogliere tutto in breve non potrei, e poi io non ne sarei soddisfatto. O tutto o niente. Nè voglio già essere io a darvi i saluti e farvi i {77 [321]} doveri della partenza. Una parola autorevole, anzi divina. Apro la sacra Scrittura, che è il libro di Dio; e beato colui che l'ascolta e lo adempie. E per evitare la confusione comincierò a parlare:
Ai genitori. Hai tu figliuoli? istruiscili e domali fin dalla loro puerizia. (Eccl. VII, 25).
Ai figli. In fatti, in parole, e con tutta pazienza onora il padre tuo, nè ti scordare dei gemiti di tua madre.
La benedizione del padre felicita le case dei figliuoli; ma la maledizione della madre ne sradica i fondamenti. (Eccl. III, 9,11).
Ai giovani. Ricordati del tuo Creatore nei giorni di tua giovinezza, innanzi che arrivi il tempo dell'afflizione. (Eccl. XII, 1). Quello che non radunasti in gioventù come tel troverai in vecchiaia? (Eccl. XXV, 5).
Ai poveri. Vale più il poco col timore di Dio, che i grandi tesori i quali non saziano. Più stimabile è il povero che cammina nella sua semplicità che il ricco di labbra perverse e stolto. (Prov. XV, 16, XIX, I).
A tutti. Temi Dio e osserva i suoi comandamenti; perocchè questo è tutto l'uomo: e ogni cosa che si faccia la chiamerà Dio in giudizio per qualunque errore commesso, o sia ella buona, o sia ella malvagia. (Eccl. XII, 12, 14). {78 [322]}
E basti, perchè se volessi secondare il mio cuore, sa Iddio quando la finirei. Ma in ogni cosa ci vuole moderazione, ed io non voglio più oltre abusare della vostra bontà. Iddio vi benedica tutti, o miei cari lettori, tutti da Capo a piedi, e vi dia tante consolazioni di quelle vere, quante sono le parole che leggeste in questo libretto. Vivete felici; e speriamo di rivederci di più lieto umore nell'anno 1869.
IL GALANTUOMO.
NB. Se volete poi farmi un favore provvedetevi delle Strenne buonissime che si vanno pubblicando in Italia, quali sono il D. Mentore di Savona, il Caleidoscopio, l'Amico di casa smascherato di Torino, l'Amico di famiglia di Genova; ed altri simili di Bologna. Dell'Amico di Casa puro puro, che andò a stare a Firenze ti raccomando di guardartene come da un serpente. E se lo vedessi presso altri avvisali di disfarsene; faresti con ciò a loro un massimo benefizio.
Con
permissone Ecclesiastica. {79 [323]}
Il Galantuomo ai
suoi benevoli amici
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pag. 3
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Calendario per
l'anno bisestile 1868
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11
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Delle stagioni
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ivi
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Degli ecclissi
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ivi
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Computi
ecclesiastici
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ivi
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Feste mobili
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18
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I quattro tempi
dell'anno
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ivi
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Tempo proibito di
celebrare le nozze solenni
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ivi
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Un fiore
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25
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Una reminiscenza
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26
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Gli ultimi
momenti dell'Imperatore del Messico
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32
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Osservazioni dei
Galantuomo
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39
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Preghiamo
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41
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La Madonna di Guadalupe
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42
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Tutto è vanità
fuori di Dio
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48
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Il cuore a Maria
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ivi
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Cui Dio vuol bene
corregge e castiga
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49
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All'amico e
collega D. ENRICO BONETTI
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ivi
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La figlia della
Madonna
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63
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Un sacrifizio
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65
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Il Cardinale
Lodovico Altieri
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69
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La gloria di Dio
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72
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Il campanello
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73
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Impedite la
bestemia
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75
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Un consiglio a
tutti
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77
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Torino, 1867 -
Tip. dell'Orat, di s. Franc. di Sales. {80 [324]} {81 [325]} {82 [326]}
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