(Anno I - n. 1)
Anno I.
Torino, Sabbato 21.
Ottobre 1848
N° 1.
L'AMICO DELLA
GIOVENTÙ
GIORNALE RELIGIOSO,
MORALE E POLITICO
Torino per un mese
|
Fr. 1.20.
|
Torino per tre mesi
|
3.
|
Nelle Provincie franco per la Posta, per mesi tre
|
4.50.
|
Per l'Estero franco sino ai confini id.
|
4.50.
|
Le Associazioni si ricevono in Torino dall'Editore Giacinto Marietti, nelle Provincie dagli Uffizi postali, e dai principali Librai.
Le persone che saranno compiacenti d'inviare scritti riguardanti il presente Giornale, dovranno indirizzarli franchi di posta alla Direzione dell'Amico della Gioventù presso G. Marietti in via di Po, Torino.
INDEX
Programma 3
Alla gioventù 3
Religione e libertà 4
Lezioni di storia patria 5
Pio IX. In Trastevere 6
Fatto avvenuto in Torino 7
Notizie 8
Torino. Camera dei deputati 8
RIPRODUZIONI 10
L’Oratorio di s. Francesco di Sales 12
Il sistema metrico 12
Regalo di Pio IX a' giovanetti degli oratorii di Torino 13
L'Armonia, 10 novembre 1853 14
Bibliografia. 16
I salesiani di don Bosco nella Repubblica Argentina. 17
I missionari salesiani di don Bosco in udienza del Santo Padre. 17
I ministri a Lanzo e d. Bosco. 18
Opera di Maria Ausiliatrice. 18
I missionari salesiani nella Repubblica Argentina. 19
Partenza dei missionarii salesiani. 19
Il collegio Pio IX nella Repubblica Argentina. 20
Le missioni della Patagonia ed ii cacico Queupumii. 20
Nuova spedizione di salesiani in America. 21
I missionari salesiani ai piedi di Pio IX. 21
La seconda conferenza dei cooperatori salesiani di Roma. 22
La chiusura delle scuole nell'Ospizio del sac. D. Bosco. 22
D. Bosco e la chiesa del Sacro Cuore in Roma. 23
La festa di S. Francesco di Sales e la Conferenza dei cooperatori
salesiani in Torino. 23
Don Bosco a Parigi e il trionfo della carità cattolica. 24
Arrivo di d. Bosco a Torino e la conferenza dei cooperatori salesiani. 24
L'AMICO
DELLA GIOVENTÙ 26
Programma 27
Alla gioventù 27
Religione e libertà 28
Lezioni di storia patria 29
Pio IX. In Trastevere 30
Fatto avvenuto in Torino 31
Notizie 32
Torino. Camera dei deputati 32
Indice delle materie 33
Indice generale 36
L'ardente brama d'istruirsi e ricrearsi leggendo diffusa per tutte le classi sociali è suggello che contrassegna ove più ove meno la presente generazione. L'appetito del cibo intellettuale scende dai sommi agl'infimi, risale dagl'infimi ai sommi. Ora non valendo i libri a pubblicare le vicende che giorno giorno accadono, corre la gran necessità de' giornali. Questa necessità crebbe vieppiù dopo le libere istituzioni del magnanimo nostro Re Carlo Alberto, a cui tenne dietro la libertà di stampa. Molti sono i giornali popolari che si stampano fra noi, e che si propongono di fare e promuovere il bene del popolo, ma niuno ve n'ha ancora, che si sappia, il cui scopo principale sia di mantenere intatto ed accrescere per quanto si può il primo de' beni del popolo; il sincero ed inviolabile attaccamento alla nostra Cattolica Religione congiunto alla vera e soda cristiana educazione. Diciamo vera e soda cristiana educazione perché (dobbiamo confessarlo) nelle presenti emergenze il popolo, e soprattutto la gioventù, va soggetto a molti pregiudizj, e può esser trascinato a non lievi errori.
A questo vuoto, a questa mancanza intende di provvedere la Direzione del nuovo giornale, del quale primo e principal fine si è di confermare nella fede cattolica il popolo; mostrandogliene la irrefragabile verità, la bellezza tutta celeste, ed i beni grandissimi che da essa come da inesauribile fonte procedono a favore degl'individui e dell'intera Società; ed insieme d'istruirlo, educarlo nella virtù, la quale secondoché dice l'Apostolo “è utile a tutti perché ha da Dio le promesse della vita presente e della futura”. Siccome però per la morale educazione giovano assai i ritrovati d'arte e di scienza, così in questo giornale niente si risparmierà di tutto quello che può servire ad illuminare l'umano intelletto e migliorare il cuore. Inoltre una certa cognizione de' quotidiani avvenimenti essendo divenuta oggimai un bisogno sentito da ogni classe di persone, perciò in fine di ogni foglio si aggiugneranno quelle civili ed ecclesiastiche notizie, che possono tornare di qualche vantaggio, o servire d'onesto pascolo a' desideri de' leggitori. {289 [289]}
L'indole del giornale e di chi lo scrive è lontanissima da ogni spirito di parte, di litigi, dalle contese e da ogni livore, onde non avranno in esso luogo le acri dispute, né gl'irosi dibattimenti; solo si cercherà d'illuminare e premunire la gioventù contro a tutto ciò che potesse per avventura oscurare le verità della fede, corrompere il buon costume o traviare il popolo per tenebrosi e fallaci sentieri.
La Direzione fa appello a tutti i Pastori di anime, ai Parroci delle città e delle campagne, ai Maestri, ai Padri di famiglia, infine a tutti coloro che amano di cuore il miglioramento religioso dei popoli, affinché vogliano coadiuvarla con tutti i mezzi che sono in loro potere, per un'opera che si spera di vantaggio ad ogni classe di persone, e specialmente alla gioventù che è la porzione più favorita del genere umano, sopra cui si fondano le speranze della patria, il sostegno delle famiglie, l'onore della Religione e dello Stato.
LA DIREZIONE.
L'arringo della vita è diviso comunemente in tre periodi, il primo in cui l'uomo cresce, il secondo in cui si conserva in un eguale tenore di vita, ed il terzo che lo conduce quindi sino all'ultimo respiro. La giovinezza è il più bello, il più dilettevole periodo del viver nostro; venne questa deificata dai Greci col nome di Ebe, la dissero figliuola di Giove e di Giunone, la raffigurarono nelle più vezzose sembianze, con una coppa d'oro in mano ed una corona sui biondi capegli, e favoleggiarono che nelle feste dell'Olimpo ella ministrasse il nettare agli dei, volendo con ciò significare che la gioventù è la maggior fra le dolcezze.
E come no? Se il fior gentile dell'awenentezza, e la rosa della salute adornano mirabilmente il volto e la persona della gioventù? se la vivacità rallegra questo mattutino fiore? Se il giovin sangue che le scorre nelle vene pronta e spedita all'operare la rende? Se il suo cuore atto solo a gustare svariati piaceri non conosce il dolore? Se la sincerità, la risolutezza, e la fortezza sono appannaggio proprio di questa primavera di vita? Se amabili sono le sue inclinazioni a tutto quello che ingentilisce e nobilita l'anima?
O gioventù, adunque va pur di te stessa fastosa, che per te la vita non è un mar di afflizioni, ma una sorgente feconda di gioia, un'era verace di felicità!
Però siccome il sangue in petto ti bolle, ed è diffidi cosa il contenere un animo per natura ardente ne' suoi desiderii, e resistere così ai tanti assalti che gli muovono contro le apparenze del bene ed i fantasmi del bello; lascia che io benedica all'ardor che t'infiamma, perché esso è seme di alti pensieri e di fatti magnanimi, ma ti soggiunga ad un tempo, che esso non giova se non è frenato... da chi? da te medesima! Non è saggio chi opera, ed argomenta sol dalle apparenze, chi illuder si lascia da meri fantasmi, chi confonde coll'utilè il danno. Al dolce al dilettevole sempre il vero utile venga congiunto, giusta la nota sentenza di Orazio. Né per ritrarlquest'utile io intendo, o gioventù, che {290 [290]} ti abbassi a viltà, o che negar ti debba l'onesto e legittimo godimento di quei piaceri che un'amorosa Provvidenza ha seminato sull'orme de' tuoi passi, non ti contendo con questa massima l'acquisto dei beni, né è mio scopo il renderne digiuna la tua età, anzi vo' farla contenta, felice. Sappi coglierne il destro, non ti soffermar solo a risguardare i lieti e brillanti fantasmi che vivida ti dipinge, ti colora e ti appresenta innanzi la fervida immaginazione. Sotto il velo del più appariscente aspetto può annidare la lusinga, la frode, l'inganno; né l'ape industriosa sofferma soltanto ne' floridi prati il suo piede sovra i fiori, che di loro stessi fanno più bella mostra; ma tal fiata sdegnosa li risquarda e ronzando scende sull'umile popolo de' fioretti che ammantano il suolo, e scherzando sovr'essi voluttuosa si pasce. La gioventù deve fare strada agli altri periodi della vita, e troppo mal provvede all'utile suo chi stando solo alle apparenze, dimentico che la prima virtù dell'uomo sta nel frenare e ridurre a ragione i proprii desiderii, va tracannando fin da' primi anni suoi quel calice che a sorso a sorso vuol esser gustato nel decorso di tutta la nostra mortai carriera. Goda la gioventù de' primi anni suoi, che questo godere è sua porzione, è compenso di sue fatiche: ma al dolce, al dilettevole a cui sempre anela, l'utile ancor sia frammisto, e allor non sarà l'uomo in questa stagion di dolcezze né abbattuto da viltà né trasportato da orgoglio, né corrotto dal fascino d'ignominiosa passione: dal saggio suo pensare saranno disciplinati gli affetti, coordinate le azioni.
I.
Sebbene varie siano le cagioni per cui la religione e la Chiesa di G. C. novera tuttavia molti nemici, una delle principali però sembra sia, che pochi fra questi giungono a contemplarla qual ella è in se stessa, ed a procacciarsene una giusta idea. La squadrano in vece col fallace cristallo di loro passione; e quindi vengono a confondere la realtà colle apparenze, con un fantasma parto di loro immaginazione. Che del resto tanti sono in numero, così grandi per eccellenza, per natura divini i pregi di cui si presenta adorna, ed i benefizj che incessantemente comparte all'umana società, che non è possibile conoscerla davvero, e non riverirla, ammirarla, amarla. Vogliono adunque questi tali essere illuminati, anziché combattuti.
Vieta è oggimai la tattica di muoverle guerra, cercando di sfigurare il senso e le espressioni dei libri sacri che la dipingono. Ora tentasi in altra guisa di metterla in discredito, prendendo specialmente di mira la dottrina e l'ordinamento di lei. Quella ponesi in voce di contraria alle moderne scoperte ed ai risultati del reale progredimento che la maggior parte delle scienze ottenne a' giorni nostri. Questo si predica nemico dei progressi civili e dei bisogni nazionali. E tale accusa passa tanto più facilmente, quantoché nella universale tendenza {291 [291]} degli spiriti verso le scienze, tutto dovrebbe avere l'aspetto scientifico in un secolo che ne caldeggia così ardentemente la coltura: e mentre tutti i cuori battono così velocemente di patrio amore, ed anelano non meno alla civile libertà, che alla nazionale indipendenza, sembra che dovrebbe esserne egualmente tenera la religione e la Chiesa.
Egli è vero che molti si adoperano lodevolmente per la conciliazione; ma intanto ferve una lotta ogni dì più crescente di non pochi che in buona fede stimando la libertà opposta al dilatamento delle verità religiose ed all'esercizio delle cristiane virtù si credono in dovere d'immolare perciò gl'interessi tutti di questa vita alla gloria celeste: e di altri i quali, come testé avvisava il nostro grande Pontefice, reputando la religione del Crocefisso e la forma della Chiesa cattolica contrarie alla libertà e nazionalità d'Italia, sacrificherebbero volentieri quelle a questa.
In simile stato di cose, dedicati al bene della gioventù, abbiamo ideato di rivolgerci a questa bella età delle speranze, invitandola a voler usare pienamente di sua libertà. E siccome a tal fine è necessario anzi tutto avere ben illuminata la mente e l'animo sgombro d'ogni pregiudicato affetto: noi ci stu-dieremo di dissiparne gli errori, e premunirla contro le passioni che fanno velo al retto giudizio e seducono il cuore: e di porle sotto gli occhi come il successivo progresso delle scienze quasi ogni giorno annulla una qualche difficoltà mossa dai nemici della religione.
La Chiesa di G. C. non ha in odio la libertà civile; anzi la invoca e la promuove con tutto l'ardore; ma intende una libertà vera ed universale, perché sa che ove la libertà sia scompagnata dall'ordine si perde nella licenza, ed ove non sia per tutti egualmente si riduce a nuova schiavitù. Colui che impedisce quest'esercizio negli altri è indegno di goderlo per sé, perché viola i diritti di eguaglianza e fratellanza universale. Ed i nostri vicini di oltrealpi nello scrivere sulla bandiera del loro nuovo ordinamento sociale questi diritti eminentemente evangelici fecero segno di voler gettare un saldo fondamento al loro edifizio. Ma se poi nell'innalzarlo volessero, come pare, disconoscere quei diritti e sovratutto la divina sorgente onde dimanano, non potrebbero molto ripromettersi del loro lavoro. Né miglior sorte incontrerà alla Germania. Ella moveva testé lodevolmente verso l'unità nazionale; ma dacché pretese sortire l'intento col ledere la libertà e trarre in ischiavitù la Chiesa, provò tosto gli effetti della discordia e della divisione, e n'ebbe un'ultima conferma nella petizione di trecento mila padri di famiglia cattolici che protestavano altamente per rivendicare la loro libertà religiosa. In somma ogni dì più rendesi chiaro che cattolicismo, progresso, e nazionalità sono tra loro conciliabili più che non sembra a prima vista, che questi due ultimi sempre si vantaggiarono del primo, e che a lui devono tuttavia rivolgersi se amano di ottenere il loro trionfo. {292 [292]}
I.
L'Italia, madre degli uomini grandi, terra sacra agli Dei, al dire di Plinio, nutrice dell'arti belle, conservatrice della religione, educatrice dell'universo, deve occupar dopo il culto dovuto a Dio, il primo luogo nel pensiero e nel cuore dei suoi figli. Vergogna, o giovani, a coloro, che non pensano a lei, che non istudiano le antiche sue memorie, poiché la sua gloria è la nostra, e mal si guarda al presente, se non si considera il passato. La sua storia è ripiena di fatti interessanti, è maestra ai popoli, che sono e che saranno. Non sarà dunque inopportuno in questi tempi di sventure, e di speranze, in cui giova sperare un più felice avvenire, l'esporre in modo chiaro ed ameno la storia del passato per invogliare gli Italiani ad amar viepiù la patria, che li generò ad una vita splendida e fortunata.
Per quanto si cerchino diradare le tenebre dell'antichità le storie di tutti i popoli hanno il lor cominciamento dopo la gran catastrofe del diluvio. La nostra penisola per ciò fu appellata Saturnia, perché i Gentili simboleggiano in Saturno Noè, come nei tre figli di Saturno Giove, Nettuno e Plutone, i tre figli di Noè Sem, Cam e Iaphet. L'antichità del popolo Italico diede motivo di fingere la stirpe umana ivi dalla terra ingenerata. Quindi la favola inventata da Virgilio, che alludendo ai primi rozzi abitatori del Lazio li fece derivare dai tronchi e dalle quercie. Gli Aborigeni primitivi popoli d'Italia vennero così nominati quasi fossero indigeni cioè nati nel paese; uomini ancora posti in quello stato rozzo e barbaro di società, che costituisce i primi gradi dell'umana coltura. Dalle vaste boscaglie, che allora ricoprivano l'incolta superficie del paese, ritraevano la lor sussistenza mercè l'annua riproduzione dei frutti della quercia, e di pochi altri vegetabili. Come abitanti sulle montagne, erano incolti i loro costumi, i loro animi fieri ed indomiti.
Tra breve, stante la fisica costituzione delle nostre provincie, gl'Italiani deposta la selvaggia licenza diventarono una nazione di pastori sedentari e di agricoltori. Da quell'istante gli uomini avvicinati al suolo che coltivavano, e ridotti a dimore certe, formaronsi idee più precise della proprietà e dei suoi diritti in consentire ai doveri d'una legislazione regolare. A questa età, alcuni vogliono ascrivere il regno di Giano e di Saturno principi degli Aborigeni, e dagli antichi autori riputati istitutori della vita civile per mezzo dell'agricoltura e delle leggi. Quantunque vera fosse questa sentenza non sarebbe men provata l'antichità del popolo Italiano, e meno evidente la ragione per cui la nostra penisola fosse detta Saturnia. Qual via abbiano tenuta gli Aborigeni per venire nella nostra penisola non si sa, ma è pur certo, che vennero dall'Asia, poiché l'Asia fu la culla del genere umano. Altri nomi furono imposti al nostro paese. Il piccolo ed estremo tratto della Penisola racchiuso tra i due seni Lametico e Solletico, oggi golfo di Squillace e di S. Eufemia chiamavasi solamente Enotria. Il nome d'Italia abbracciò da prima gli stessi angusti confini, finché usurpando {293 [293]} interamente quel di Enotria si dilatò a tutto il paese tra Pesto e Taranto. Ausonia e Tirrenia fu nominata la nostra patria a cagione di due popoli egualmente famosi, di quei cioè che abitavano la bassa Italia detti da' Greci Ausoni, e della potente nazione degli Etruschi o dei Tirreni. La denominazione di Esperia derivò da quello di Espero, la stella annunciatrice della sera (donde il nostro vespro) essendo la penisola posta all'occidente della Grecia.
Il nome d'Italia a tutti gli altri prevalse, ma prima non comprese altro che lo spazio dei Bruzzi. Più tardi si appellò con tal nome tutta l'Italia naturale e geografica dal mar Siciliano fino alle Alpi. Però sotto il governo dei Romani sino ai tempi di Augusto l'Italia ritenne legalmente per confine la Magra ed il Rubicone. Tutto il rimanente della penisola sino alle Alpi era distinto col nome di Gallia Cisalpina. Noi definiamo l'Italia,
Il bel
paese
Che
Appennin parte, e il mar circonda, e l'Alpe.
Anzi, o cari giovanetti, noi abbiamo vicino alla Francia dei fratelli, che non parlano la nostra lingua, ma sotto lo stesso nostro governo sono educati a nobili sentimenti, a magnanime azioni. Divisero sempre con noi le loro sorti, e combatterono sullo stesso campo di gloria. Abbracciate questi degni vostri fratelli, essi sono i valorosi Savoiardi.
Il popolo è stato sempre il termometro della nazione, e la scuola d'onde i pensatori hanno appreso sublimi lezioni. Ieri 29 settembre il popolo di Roma ne ha dato una di queste lezioni, ma così a proposito, così toccante, che non sarà facilmente dimenticata. Ricorreva il giorno sacro all'Arcangelo s. Michele, la cui festa si solenneggia con maggior pompa nell'ospizio apostolico a quell'arcangelo intitolato: e l'augusto pontefice, memore delle paterne cure un dì prodigate a quel luogo, volle come negli anni scorsi anche ieri onorarlo di sua presenza. I buoni trasteverini, eminentemente romani, il cui attaccamento ai pontefici è affetto tradizionale, si accinsero ad esternarlo come meglio per loro si potesse, e vi riuscirono a meraviglia.
Chi ha veduto le feste che questa magnifica Roma consacrava non ha guari al suo adorato Pio IX non creda poter immaginare quella d'ieri. Era una festa esclusivamente di Trastevere, ed aveva una fisionomia particolare. Il cielo pre-sentavasi alquanto annuvolato e minacciante pioggia, ma quei di Trastevere erano talmente sicuri che in quel dì non sarebbe sturbata la loro festa, che tutta la notte, e buona parte della mattina attesero instancabili ai preparativi. Battevano intanto le 9 antimeridiane, ed il pontefice con treno seminobile muoveva dal Quirinale alla volta di ponte Sisto. Una folla di popolo innumerabile accorso da tutti i quartieri faceva ala all'intorno, nembi di fiori piovevano da tutti i balconi guarniti a festa, uno strato di mirto ricopriva le vie, e {294 [294]} fanciulle elegantemente vestite attendevano alle porte di loro case il passaggio del vice-Dio per gettar fiori sul suo cammino.
In mezzo ai centuplicati evviva del popolo esultante giungeva il treno alla piazza di s. Maria in Trastevere, ove il quartier del XIII battaglione civico da cima a fondo della sua ampia facciata presentava in bellissimo disegno una ricchezza di serici drappi, di festoni di mirto e fiori, di bandiere militari. Sulla piazza di S. Francesco a Ripa tutto il battaglione, forte di robusta gioventù, comandato dal maggiore Cortesi, faceva parata, e dopo il passaggio del Papa andava a difilarsi lungo lo stradone di Ripa Grande. L'em.mo cardinale Tosti, e gli ambasciatori di Francia di Spagna e di Portogallo ricevevano sulla gran porta dell'ospizio il pontefice, il quale dopo ascoltata la santa messa compariva di nuovo sulla loggia per benedire l'immenso popolo accorso.
Che religioso spettacolo! Il pontefice benediceva il suo popolo, ed il popolo benediceva il suo re: il pontefice era commosso, ed il popolo in gran parte piangeva... Oh! come era facile in quel momento indovinare ciò che passavasi nel gran cuore di Pio e nel cuore del buon popolo di Roma, cui la più raffinata arte non è giunta a corrompere!
Ma nuove sorprese al cuore del Pontefice, nuovi argomenti di rispettoso amore erangli preparati al ritorno. Sul quadriglio di Piscinula sorgeva un maestoso arco trionfale, e qui trovavasi il fiore della gioventù trasteverina disposta in bell'ordine: e come vide spuntare il Pontefice, mille voci sposando al festivo suono delle bande musicali, mille bianchi lini agitando per l'aria, e la carrozza coprendo di fiori esternava all'adorato sovrano la sincera gratitudine del cuore.
Proseguiva per tutta la Lungaretta il tripudio, e alla sera una generale svariata luminaria allietava quelle contrade, e chiudeva quel giorno memorando e solenne. Sia lode ai bravi trasteverini che seppero riannodare sì bene il 29 settembre all'8 settembre dell'anno scorso e testimoniare al mondo che l'amore del popolo verso Pio IX. è incancellabile.
Labaro.
Un padre desideroso di rimunerare tre suoi figliuoli della diligenza, cui mercé furono in fine dell'anno a classe superiore promossi, regalò due franchi a caduno perché andassero a passar la sera al teatro. Il più giovane di essi d'anni quindici di bella indole e di cuore veramente italiano, si portò dalla madre e con tutta la semplicità, Mamma, le disse, vorrei fare una cosa di questo danaro. La madre: Che vorresti fare? Il figlio: Papà mi diede due franchi pel passatempo di questa sera; io so che in una soffitta sopra di noi abita la povera famiglia d'un contingente, ridotta a gravi strettezze; ho più volte veduto la madre afflitta, ho altresì udito i figli di lei a sospirare perché non avevano pane: se melo permettete con questi due franchi andrò per farina e la porterò io stesso in loro soccorso. La madre tutta nell'interno commossa rompendo in lagrime, {295 [295]} va pure, disse, fa come hai detto. Ogni cosa venne puntualmente eseguita nel modo accennato. Intanto la madre in segno di gradimento e quasi per compensare la generosità del figlio come sei vide tornare innanzi gli dono due altri franchi dicendo: Mi piace quanto hai fatto, prendi questi altri due franchi e vattene co' tuoi fratelli al teatro. No, madre mia, il mio teatro l'ho già goduto, io sono più pago di quanto ho fatto che se fossi andato al più bel teatro del mondo.
Reca maggior contentezza al cuore il fare un'opera buona, di quello facciano tutti i piaceri della terra.
LONDRA (13 ottobre). - Credesi nella City e alla Borsa che lo stato disordinato in cui trovasi l'Austria potrà agevolare l'accomodamento della quistione italiana, salvoché, come credono alcuni, la lite non sia terminata dall'Alemagna unita. Egli è però difficile di credere alla cordiale intelligenza tra popoli diversi di razza e di lingua. Ma sono avvenute recentemente cose più strane ancora, e tutto ciò dà molto a pensare ai capitalisti e paralizza necessariamente il moto degli affari finanziarii.
PARIGI (16 ottobre). - Abbiamo annunziato la commissione data da Carlo Alberto per la fabbricazione di venti mila tuniche a Lione. Una parte di questa commissione fu già spedita. Venti mila tende riceveranno fra breve la stessa destinazione. È questo un nuovo avviso che noi diamo ai caricatori della nostra città.
VIENNA (11 ottobre). - Il Parlamento tenne una seduta lungo la notte. Dopo la lettera di Hornbostl si è decretato un nuovo indirizzo all'imperatore, che probabilmente avrà l'effetto dell'altro. Questo nuovo indirizzo è lungo, infinitamente lungo e pieno dell'antico linguaggio servile. Si rinnovano le proteste di fedeltà e di devozione. Un deputato racconta alla Camera, come lungo la giornata erano successi orrendi assassinii dalla parte dei militari. Alcuni soldati d'Auerspèrg assaltavano guardie nazionali e legionari, e commettevano i più nefandi eccessi. Molti cittadini restarono vittime delle brutalità della soldatesca.
(12 ottobre). - In questa notte vennero arrestati alcuni Croati che furtivamente s'introducevano nella città per esplorare gli apparecchi difensivi dei cittadini. Vienna è un campo di battaglia. Non manchiamo d'armi e soldati, Dio voglia che non manchiamo pure di coraggio. Intorno alle finestre dei caffè sono apprese pistole per chiunque le voglia impugnre. Si crede che Windisch-Gratz, siasi già mosso verso Vienna.
Si apre il Parlamento alle undici di mattino. Il ministro di finanze ringrazia la Camera della confidenza che gli ha dimostrato, approvando la sua proposizione d'un imprestito di 20 milioni. Auersperg, sentendo che s'avvicinavano gli Ungaresi, si è riunito coi Croati. Il suo posto è stato subito occupato dalla {296 [296]} guardia nazionale. Questa sua partenza è stata simile ad una fuga, ed ha lasciate munizioni e armi in mano del popolo.
Verso il mezzogiorno s'è levato un vento impetuoso, che minaccia di cangiarsi in violenta tempesta. Nella città non s'ode alcun rumore, par morta. Solamente vicino all'aula si ode un operoso tumulto. Dalla torre di S. Stefano si è veduto verso le cinque una agitazione nel campo Croato, e si è suonato l'all'arme.
PRAGA (11 ottobre). - Il principe Windisch-Graz ha pubblicato il seguente proclama.
«Popoli Boemi! L'anarchia colle sue terribili conseguenze minaccia in Vienna la distruzione della monarchia. Io parto per difendere il monarca; spero che voi manterrete la tranquillità e l'ordine».
OSOPO. Leggiamo nella Gazzetta di Milano del 18 corrente, che il forte di Osopo ha capitolato il giorno 13 con tutti gli onori della guerra.
Seduta
del 19 ottobre.
La seduta è aperta ad un'ora pom.
Il ministro degli Interni sale la tribuna, e legge un discorso nel quale rende conto alla Nazione dello stato in cui trovavasi il paese all'epoca che il Ministero prese le redini del governo; della politica che ha seguito, e che vuole seguire.
Lo stato era in triste condizione; le Finanze esauste, l'Esercito affranto dalle fatiche, la Nazione avvilita. Si è provvisto all'organizzazione della Guardia Nazionale, all'Erario, al riordinamento e disciplina dell'Esercito.
Si accettò la
mediazione offerta da potenze amiche su condizioni favorevoli a tutta Italia.
Avremo l'indipendenza, e il Regno dell'Alta Italia.
L'Austria ha sempre tergiversato; il Ministero protesta che qualora l'Austria credesse di protrarre a tempo indefinito l'accettazione delle condizioni proposte dalle potenze mediatrici egli sarebbe anche pronto a prendere l'offensiva.
Sale alla tribuna il deputato Buffa il quale ponendo ad esame la mediazione e l'intervento credette la prima inutile perché l'Inghilterra non ci è amica; il secondo difficile o pressoché impossibile perché a noi sta l'adoperarci per la libertà se vogliamo che nazioni libere vengano in nostro soccorso. Egli crede che la guerra sia necessaria ed opportuna; necessaria perché gran parte dei nostri Stati sono occupati dallo straniero; opportuna perché i moti di Vienna e le ultime notizie che abbiamo di quel regno ci sono favorevoli.
Gli succede alla Tribuna un Oratore il quale osserva che il Piemonte sarebbe solo a sostenere la guerra poiché la lega Italiana non è ancor conchiusa e disapprova l'opinione del precedente Oratore;
L'avvocato Brofferio rivela l'importanza di prendere una determinazione immediatamente per la guerra o per la pace attese le disposizioni minacciose {297 [297]} di una nuova sollevazione in Lombardia la quale, qualora si effettuasse sotto altra bandiera (come per certo qualora il Piemonte non concorra), i destini d'Italia sarebbero gravemente compromessi, anzi perduti.
Il ministro Pinelli spiega alla Camera il suo programma e fa notare come non sia il Ministero alieno dalla guerra, qualora le condizioni proposte non siano dall'Austria accettate.
Seduta
del 20 ottobre
Gioberti siede alla presidenza.
Il presidente dei ministri, Perrone, sale alla tribuna, dove fa un'apologia delle operazioni del ministero. Valerio propose 5 questioni:
1. È stabilito un termine perentorio oltre a cui si lascino le trattative e si debbano prendere le armi?
2. In una pace sarà salvo il Regno Italico nella sua integrità e rispettato il voto delle Provincie a noi unite?
3. In caso di guerra l'esercito è egli pronto alla riscossa?
Cassinis appoggia il ministero e qui incominciano le interruzioni, i bisbigli, i mormorii.
Dopo Cassinis sale alla tribuna Mellana e rimprovera il ministero di non aver subito dato opera alla riorganizzazione d'un potente esercito.
Gli successe alla tribuna il deputato Cavour. Di tutti gli oratori ministeriali, egli fu quello che ottenne maggior tolleranza dal pubblico.
Dopo Cavour, parla Sineo assennatamente, dopo loro Pinelli e Ricotti, ed in fine si rimanda la seduta a domani alle 8 di sera. Il presidente Gioberti aspettato da gran folla sulla piazza, venne con infiniti plausi salutato ed accompagnato a casa.
D.
GIOVANNI BOSCO Gerente.
Tipografia
di Giacinto Marietti
Nel più povero dei sobborghi di questa metropoli, abitato quasi esclusivamente da operai che campano col prodotto delle loro giornaliere fatiche, e che trovansi spesso ridotti a vera miseria in seguito ad una infermità od a mancanza di lavoro, sorge da qualche anno una di quelle opere di beneficenza di cui lo spirilo cattolico è sorgente inesausta. Un zelante sacerdote ansioso del bene delle anime si è consecrato interamente al pietoso ufficio di strappare al vizio, all'ozio ed all'ignoranza quel gran numero di fanciulli, i quali abitanti in quei contorni, per le strettezze o l'incuria dei genitori, crescevano pur troppo sprovvisti di religiosa e di civile coltura. Quest' ecclesiastico, che ha nome D. Bosco, prese a pigione alcune casuccie ed un piccolo recinto, si è recato ad abitare in quel sito, e vi ha aperto uu piccolo Oratorio sotto l'invocazione del gran vescovo di Ginevra, S. Francesco di Sales; egli ha cercato di attirarvi quei poveri giovani che dapprima trovavansi negletti e derelitti; nel sémplice e modesto Oratorio egli distribuisce loro quella istruzione che sopra tutte le altre discipline è sola negossai ia, l'istruzione religiosa; egli li accostuma a praticare i loro doveri, ad esercitare il vero cullo di Dio, a convivere amichevolmente e socievolmente l'uno coll'altro. Accanto all'Oratorio si trovano scuole in cui s'insegnano a quella gioventù i primi elementi delle lettere e del calcolo, vi è pure l'accennato recinto in cui i gio-
L'ARMONIA,
2 aprile 1849 {301 [301]}
Ridotto a semplicità per uso degli artigiani e della genie di campagna, preceduto dalle quattro prime operazioni dell'aritmetica, per cura del sacerdote BOSCO GIOVANNI. - Tip. Paravia 1849.
Già parecchie opere utili, e per pia titoli pregevoli, uscirono alla luce intorno al sistema metrico-decimale. Però l'autore dell'operetta che noi annunciamo le trovò poco adattate ad un numero di giovani artigiani che la Providenza volle alla sua cura affidati; perchè vennero scritte con modi troppo elevati, e per lo più mancanti delle analoghe relazioni del sistema antico col nuovo, il che forma il punto più importante nel gran passaggio del calcolo antico al nuovo metrico-decimale.
Il sacerdote Bosco raccolse da altri autori quanto gli parve migliore e più popolare, compilò un libretto in cui si fanno precedere le quattro prime operazioni dell'aritmetica, indi in maniera veramente popolare passa a sviluppare il nuovo sistema, lo paragona coll' antico, indicando il modo di ridurre i pesi e le misure antiche in nuove metriche e reciprocamente colla semplice moltiplicazione.
Per la moltiplicazione nel sistema antico eravamo mancanti di prova propriamente detta; era bensi da alcuni usata la regola del 9, ma la varietà delle frazioni la rendevano impraticabile. Il sacerdote Bosco applicò pel primo al nuovo sistema questa regola del 9, e trovò che nel decimale si estende a qualsiasi operazione. Questa regola viene chiaramente spiegata dall' autore e si riduce a questo, che con quattro sole cifre si fa la prova di qualsiasi anche lunghissima operazione di moltiplica.
Atteso il bisogno che si fa vie più sentire di mano in mano che ci avviciniamo al 1850, speriamo che quest'operetta tornerà al pubblico di gradimento con vantaggio di tutti, ma specialmente di quelli che non possono frequentare le scuole stabilite per questo nuovo sistema.
T.
Avv. G. CERUTTI, Gerente. {302 [302]}
Un nuovo tratto di generosità venne a rivelare al mondo essere tuttavia costante quel cuore già tanto acclamalo del Vicario di Gesù Cristo. Fu questo il dono che faceva distribuire a' giovanetti di tre Oratori i di questa capitale. Vogliamo sperare che alcuni cenni a questo riguardo non riusciranno discari a' leggitori.
É oggimai noto a tutti come un zelante sacerdote va rinnovando tra noi gli esempi dei Vincenzi de' Paoli e dei Coronimi Emiliani. Si piglia a levare dai pericoli delle strade e delle piazze tutti quo' giovanetti che, abbandonali a se stessi, consumerebbero inutilmente, per non dire malamente, il di festivo: li rauna in luogo riparato per istruirli nelle verità religiose, nelle cose più necessarie al vivere socievole, ed intrattenerli quo' di in onesti divertimenti. Quest'opera caritatevole che moveva da tenuissimi principi! fu cosi benedetta dal Signore, che ora grandeggia. Non conta ancora due lustri di vita e già novera più di un migliaio di giovanetti che assiduamente vi accorrono. Un luogo solo non bastando più a dare ricetto a tutti, tre vennero aperti ne' punti principali della città. Il Senato del Regno dietro unanime deliberazione inslava presso il Governo del Re affinchè sostenesse un'istituzione cosi benemerita della religione e della società. Il Municipio delegava un'apposita Commissione per riconoscere il bene che si operava e coadiuvarlo.
Finalmente lo stesso Sommo Gerarca Pio IX, dall' allo del suo trono pontificale rivolgendo l'occhio paterno alle piccole non meno che alle grandi opere di beneficenza cristiana, si compiaceva di benedirla e promuoverla nella maniera seguente.
Quando questo glorioso successore di s. Pietro esalava in Gaeta, i buoni fedeli, ad imitazione di quanto operavano i primitivi cristiani verso del Principe degli Apostoli, andavano a gara non solo nell'innalzare fervide preci all'Altissimo, affinchè gli alleviasse le fatiche, {303 [303]}
Siamo pregati dal zelantissimo fondatore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales d'inserire la seguente lettera all'Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Losana, Vescovo di Biella.
Ill.mo e Rev.mo Monsignore,
Compreso dai sentimenti della più viva gratitudine verso la Divina Provvidenza, la quale si degnò di suscitare nella persona di V. S. Ill.ma e Rev.ma un insigne benefattore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, ringrazio eziandio umilmente Lei, Monsignore, di avere con tanto zelo raccomandato con speciale sua circolare del 13 settembre dello scorso anno, la mia chiesa alla carità dei suoi fedeli diocesani. Le offerte formanti la graziosa somma di lire mille, che dichiaro di aver ricevuto da Lei, sono una evidente prova che tutti conobbero la necessità di mantenere inlatta la moralità della gioventù, e di promoverne la cristiana istruzione, e volonterosi perciò corrisposero alla pia espeltazione del loro Pastore. Vada pertanto lieto, Monsignore, di aver fatto questo beneficio alla gioventù Torinese, e si rallegri, perchè esso ridonda pure a vantaggio di moltissimi giovani di sua diocesi, i quali, dovendo passare una notevole parte dell'anno nella capitale per ragione di loro mestiere, in numero considerevole esemplarmente intervengono a quest' Oratorio per ricrearsi, istruirsi, e santificare i giorni dedicati al Signore.
Ella sa, Monsignore, che, non ostante le generose oblazioni di pie e caritatevoli persone, mi vennero a mancare i mezzi per continuare il sacro edifizio, ma la Divina Provvidenza mi porse benigna la mano, e nuovi mezzi seppe procurarmi col mezzo di una Lotteria di oggetti.
Questa appena annunciata venne favorevolmente accolta dalla pubblica carità, e moltissimi distinti personaggi e benemerite signore, con zelo veramente cattolico,;S presero parte, e sì la promossero, che mercè loro i doni abbondarono oltre ogni mia espeltazione, sia nel pregio sia nel numero, talché al giorno d'oggi sommano oltre a tremila e cento; spero ora che mi sarà continuato il favore delle pie e facoltose persone nell'acquisto dei biglietti da cui solo dipende il compimento della santa opera. {304 [304]}
Almanacchi pel 1854. - I Valdesi hanno pubblicato un almanacco col titolo; L'amico di casa, che distribuiscono a buonissimo marcato. Avvertiamo noi i Cattolici, che questo almanacco è uscito dai Barbotti. affinchè non restino ingannati nel provvedersene.
La buona fede avrebbe consigliato que' settari di dire francamente eh' essi erano gli auteri dell' almanacco in discorso, ma il non averlo fatto ci è prova della convinzione, in cui sono, che il nostro popolo fa mal viso alle loro scritture. Annunziamo in pari tempo, che dalla tipografìa diretta da Paolo De-Agostiui venne in luce un Almanacco Nazionale, intitolato: il GALANTUOMO, dove sono molte preziose notizie statistiche, belli insegnamenti, tanto riguardo alle cose religiose, quanto al vivere sociale ed all'agricoltura. Si vende al prezzo di cent. 20.
Sappiamo, che è in corso di stampa un altro almanacco in buonissimo senso. Fu buon pensiero provvedere quest' anno di ottimi almanacchi i Piemontesi, imperocché per loro principalmente si verifica quel proverbio: - Dell'almanacco e della pazienza non potete far senza.
Aprimento di un laboratorio a benefizio di poveri. - Ad oggetto di procacciare lavoro ad alcuni poveri figli ricoverati nell'Oratorio maschile di S. Francesco di Sales in Valdocco, sotto la direzione del benemerito sacerdote D. Giovanni Bosco, fu aperto un laboratorio da legatore di libri. Le persone, che somministreranno libri, o altri oggetti di lavoro, oltre l'agevolezza del prezzo, concorreranno a sostenere un'Opera di pubblica beneficenza. Noi caldamente raccomandiamo questo stabilimento, capendo essere già stati ivi ricoverati diciotto ragazzi rimasti orfani nella micidiale emergenza del colera; e altri ancora saranno fra breve ricoverati. {305 [305]}
FESTA DI PIO IX NEGLI ORATOMI DI D. BOSCO. - Tutte le cose, che riguardano il supremo Gerarca della Chiesa, formano sempre oggetto di compiacenza pei buoni cattolici. Fra questa havvi la festa, che negli Oratorii di S. Francesco di Sales, di San Luigi, e del Santo Angelo Custode, celebravasi in rimembranza di un favore dal Santo Padre concesso ai giovani, che a tali Oratorii intervengono. Pochi mesi or sono, l'egregio sacerdote D. Bosco recavasi a Roma, e Pio IX si trattenne con bontà veramente degna di un lai Pontefice a discorrere di questi giovanetti. In fine, compartendo loro l' apostolica benedizione, concedeva un' indulgenza pie naria per quel giorno, in cui essi avrebbero fatta la loro confessione e comunione. Ai favori spirituali aggiugneva una graziosa somma di danaro, che dovesse servire ad una colezione per questa giornata, affine di vieuimaggiormenle incoraggiare la gioventù a correre con perseveranza la via dei comandamenti di Dio.
Il giorno prescelto per tale funzione fu il 24 del corrente; e noi, essendoci trovati presenti in uno di questi Oratorii, abbiamo osservalo uno dei più teneri spettacoli. Compiuti i doveri religiosi, quei buoni giovanetti, mostrando in volto la gioia e la pace che godono coloro che hanno la coscienza pura, si schieravano fuori della chiesa a partecipare del grazioso favore del Santo Padre. Cantate varie affettuose canzoncine analoghe al soggetto, esprimendo in mille modi la loro gratitudine verso il Sommo Pontefice, presero posto per la refezione. E diffìcile di esprimere a parole i dolci sensi, che desiavano in cuore quella vista di tanti giovani, che con canti e suoni, in chiesa e fuori di chiesa, in prosa ed in poesia, manifestava quella viva e tranquilla letizia, che solo può venire dalla testimonianza della coscienza, che può dire a se stessa: non son rea. {306 [306]}
CHIESA DI MARIA AUSILIATRICE IN VAIDOCCO. - Fra i quartieri della città di Torino, che da pochi anni divennerò impunitissimi, certamente devesi annoverare quello di Valdoeco. Havvi qui presentemente una superficie abitata circa da trentacinque mila abitanti, fra cui non si scorge alcuna Chiesa nè poco nè molto spaziosa, dove abbiano luogo pubbliche sacre funzioni.
Per provvedere al bisogno che facevasi ognor più grave sentire, l'ottimo sacerdote Don Bosco, mosso dalla necessità e dall' aiuto di alcune caritatevoli persone, comperò un terreno posto tra la via Cottolengo e l'attuale Oratorio di S. Francesco di Sales. Un benemerito ingegnere (signor Spezia) compi il disegno di una Chiesa e nella scorsa state se ne gettarono le fondamenta.
L'area della Chiesa è di mille ducenlo metri quadrati, ha forma di croce latina; la spesa monterebbe circa dugento mila franchi.
Gli scavi dovettero farsi profondi, tuttavia le mura sorgono già circa due metri fuori di terra ed è presso che compiuta la volta che ne formerà il pavimento.
Il sacro edilìzio sarà dedicalo a Maria Auxilium Christianorum.
Il Sommo Pontefice Pio IX, appena conobbe il bisogno di una chiesa e la mancanza di mezzi per edificarla, mandò la graziosa somma di franchi cinquecento con queste parole: «Questa tenue offerta abbia generosi emulatori che colla loro carità zelando il decoro della casa del Signore accrescano il numero dei devoti della Madre di Dio e cosi le benedizioni di lei discendano ognor più copiose sopra la terra».
Il medesimo bencficcnlissimo Pontefice poco fa incoraggiava la continuazione di questi lavori benedicendo chi ci dava mano ed. offerendo parecchi preziosi doni per farne lotteria, qualora si fosso a questo scopo iniziata. {308 [308]}
Solennità di Maria Ausiliatrice in Torino. - Il 24 del corrente mese in questa città è solennemente celebrata la festa di Maria Ausiliatrice nella chiesa a lei dedicata. Indulgenza plenaria a chi visita la chiesa in tale giorno. - Lungo il mattino messe lette e comodità per accostarsi ai santi Sacramenti. Ore 10 1|2. Messa solenne a grande orchestra del maestro 6. De Vecchi. Sera, ore 6. Vespro, inno, panegirico, benedizione con Tantum ergo in tre cori a trecento voci. L'inno del Vespro è posto in musica dal sacerdote Cagherò. Noi abbiamo avuto il piacere di assistere alle prove domenica ultima passata, e ci sembra di aver così concepita l'idea dell'autore. Per ritrarre al vivo la battaglia di Lepanto, egli suppone di fronte la flotta cristiana e la flotta turca. Un improvviso squillo di tromba desta allarme generale, mentre i tenori coi bassi annunziano un terribile combattimento. Succedono a questo preludio alcune battute d'incertezza e di silenzio. Un colpo di cannone (imitazione a gran cassa) dalla parte dei nemici rompe questo silenzio; la flotta cristiana risponde con altro colpo; e tosto odonsi distinte le mosse dell'orchestra e dei canti dal grave all'acutissimo con un crescendo incalzato. Impegnata la zuffa nel coro di oltre 100 voci reali, lo suono della campana chiama a pregare, intanto che un coro di 300 soprani incessantemente implora l' aiuto dell' Augusta Regina del cielo. Frattanto i tenori primi prendono il motivo ai tenori secondi, segnando così il sopravvento della flotta cristiana. I Turchi fanno l'ultimo sforzo, quindi, con un diminuendo dall'acuto al grave, si dinota la ritirata dei nemici. Cessa il rumore dell'armi, e soltanto più s' ode un lamentevole morendo dell'orchestra esprimente l'ultimo sospiro dei morienti. Segue l'annunzio festoso della vittoria, e brilla vivacissima la fanfara del trionfo in lode di Maria Ausiliatrice. Un quartetto a tenore, soprano, contralto, e basso infiorato dal coro reale, e coro soprano di vergini, fanciulli, popolo e Clero ad un solenne ringraziamento a Dio ed a Maria per le ottenute vittorie fino a noi. Ritorna la fanfara per invocare la speciale protezione di Maria sopra il regnante Pio IX. Si termina con un ripieno di tutte le voci che offrono un trofeo di laudi alla divina Triade. A questo concerto prendono parte i giovani dell'Oratorio, molti professori e valenti maestri di Torino, che generosi uniscono l'opera loro a gloria di Maria Ausiliatrice. {309 [309]}
Il Giovane provveduto per la pratica de' suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà per la recita dell'Uffizio della Beata Vergine, dei Vespri di tutto l'anno, e dell'Ufficio dei morti, con una giunta di scelte laudi sacre, pel sacerdote Giovanni Bosco, edizione XXXIII, accresciuta. - Torino, tipografia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, 1873.
Un libro che conta già trentatrè edizioni non abbisogna, certo, di molte parole per essere raccomandato. Il Giovane provveduto del sacerdote Giovanni Bosco è penetrato in ogni istituto di educazione, in ogni casa di lavoro, in ogni famiglia cristiana d'Italia; e tutti trovano che di tanti eucologi, di tanti manuali di preghiera fla qui venuti alla stampa, questo di D. Bosco meglio soddisfa alla intelligenza, ai bisogni, alla pietà universale. La disposizione e ricchezza delle materie, la maniera semplice e non disadorna di connettere e spiegare quanto essenzialmente risguarda la pratica della religione cattolica; e in fine, diciamolo pure, la tinta di pietà vera che da ogni linea dell'opera si manifesta, fanno del Giovane provveduto uno di quei libri che si vorrebbero sempre a noi dappresso, come un carissimo amico. La presente ultima edizione ha poi sulle altre il pregio di alcune importanti aggiunte. Fra queste meritano special menzione le cose che il pio e dotto autore, per mai era di dialogo, discorre in quindici capitoli intorno iti fondamenti della cattolica religione. E noi vorremmo che questa trentesima terza edizione ancora più della altre si diffondesse nel popolo, il quale, in mezzo a tanto pervertimento di mente e di cuore, troppo abbisogna di essere rischiarato circa i fondamenti della Chiesa, circa l'autorità e infallibilità del Sommo Pontefice, e di essere premunito contro gli errori dei protestanti. Il sacerdote Giovanni Bosco, al pari di noi, altro non desidera che di essere letto e meditato dal popolo per onore e gloria di Dio, e pel bene che dall'onore e dalla gloria di Dio ridonda alla società.
Vendesi il Giovane provveduto in Torino all'Oratorio di S. Francesco di Sales. {310 [310]}
Annunziamo con vivissimo piacere la prossima partenza di una missione di Salesiani, ossia di preti dell'Oratorio di San Francesco di Sales, da Torino per la Repubblica Argentina (America del Sud). Già e buona pezza, il commendatore Giovanni Gazzolo, console argentino a Savona, presentava, a nome della Repubblica e dell'Arcivescovo di quei luoghi, un progetto al molto reverendo D. Giovanni Bosco, fondatore dell'Oratorio suddetto, a fine di avere sacerdoti docenti, i quali in quelle contrade si recassero a diffondere i semi della fede e della civiltà. Il nostro don Bosco, che nelle cose di grande rilievo sempre ha ricorso ai lumi del Vaticano, non tardò di sottoporre il divisamento dell'egregio signor Gazzolo al sommo giudizio di Sua Santità Pio Nono; il quale, avendo già innanzi che fosse assunto al Pontificato rivolto a quelle regioni le sue apostoliche fatiche, e più d'ogni altro conoscendone i bisogni, molto lodossi della pia impresa, e con la effusione del suo cuore paterno la benedisse. Non pochi ostacoli in vero parevano frapponi all'eseguimento di si grande disegno, vuoi per parte della Repubblica, vuoi eziandio per parte dell'Oratorio stesso, che aveva da scegliersi, preparare e fornire del necessario i missionari. Ma ora ogni difficoltà è appianata, ssnosi conchiuse finalmente le trattative; e già l'Arcivescovo zelantissimo dell'Argentina a braccia aperte sta attendendo i novelli operai per la messe della sua estesissima diocesi. {311 [311]}
Il primo novembre, festa d'Ognissanti, i reverendi missionari, dei quali abbiamo fatto parola nel nostro numero di sabbato, portatisi a Roma ad unico fine di ricevere l'apostolica benedizione del Vicirio di Gesù Cristo, furono ricevuti in particolare udienza dal Santo Padre.
Sua Santità degnossi di ricevere in privata udienza il capo dei novelli missionari, sacerdote teologo Giovanni Cagliero, il quale esprimeva vivi sentimenti di gratitudine pei benefìzi grandi recati alla nuova Congregazione, e facsvagli nota la grande affezione di tutti i figli di Don Bosco verso la Santità Sua, la quale, accordate le grazie e gli speciali favori richiesti, passava nell'attigua sala, ove era sspettato dal piccolo drappello dei Salesiani. Il suprema Gerarca, ansioso di vedere i coraggiosi missionari, con voce di paterna bontà: «Ecco, disse, un povero Vecchio, ed ove sono i miei piccoli Missionari? - Voi dunque siete i figli di Don Bosco, che andate in terre lontane a portare la luce del Vangelo: bene, edove andrete? - Nella Repubblica Argentina. - Colà voi starete bene certamente, perchè le autorità sono buone. Voi sarete vasi pieni di buona semente, e certamente lo siete, essendo stati scelti dai vostri superiori a questa prima missione; spanderete in mezzo a quei popoli le vostre virtù e farete molto bene. Desidero che crosciate molti, perchè grande è il bisogno.» - Poscia rivolse a ciascuno benevole parole, ed, interrogando i singoli coadiutori del loro mestiere, diede a baciare a tutti la sua santa mano, e tutti infine con affetto benedisse. - S. E. Reverendissima il cardinale Antonelli con somma bontà degnavasi ammettere a particolare udienza, il giorno innanzi, il sacerdote Giovanni Cagliero e l'illustrissimo signor commendatore Giovanni Battista Gazzolo, con- {312 [312]}
Assai di buon grado pubblichiamo la seguente lettera che ci scrive un Salesiano relativa agli elogi del Bersagliere sul conto di don Bosco, a cui noi avremmo augurato, pel giorno 6 di agosto, una di quelle momentanee malattie che, in simili circostanze, colgono sempre molto opportunamente i diplomatici, compresi anche i nunzi pontificii:
«Figlio affezionato dell'ottimo signor don Bosco, sono assai mortificato dei mal composti elogi che testé ne pubblicò un giornale di Roma, riferiti nell'Unità Cattolica nel suo numero 187, poiché ben so che, salve poche eccezioni, laudari ab impiis, vituperari est. Laonde, nel timore che i numerosi lettori dell'egregia Unità abbiano a provare una sinistra impressione sul conto dell'amatissimo mio benefattore, desidero che sappiano che l'articolo del giornale romano contiene una esagerazione da capo a fondo, e perciò poco di esatto, molto di falso. Il signor don Bosco, richiesto dal Municipio di Lanzo ad imprestare il locale del Collegio pel déjeuner ai signori ministri, non potè per urbanità rifiutarvisi, tanto più che una parte del Collegio appartiene tuttora al Municipio stesso; ma il buon sacerdote, il quale ne' varii suoi Istituti non solo istruisce, ma, come assicura l'autore dell'articolo, mantiene nove mila fanciulli, ben lungi dal fare spese in profani addobbi, in rinfreschi di vini per le Eccellenze Loro e comitiva, non fece neppure quella del vermouth ghiacciato, che il poetico giornalista chiama eccellente senza averlo assaggiato. Conoscendo il cuore di don Bosco, e lo zelo che gli arde in petto per la salute delle anime, posso affermare che egli avrebbe desiderato di avere, ed, avute, avrebbe assai meglio impiegate le dodici mila lire spese dal Municipio pel famoso déjeuner; perchè con siffatta somma il buon Padre, senza do- {313 [313]}
È circa un anno dacché abbiamo pubblicato la benedizione e la raccomandazione del Santo Padre in favore di un'Opera, che in questi tempi è veramente provvidenziale. Suo scopo si è di raccogliere giovani grandicelli dai sedici ai trentanni per aiutarli a compiere i corsi secondari, e consacrarsi quindi allo stato ecclesiastico a cui aspirano. All'epoca di entrare nel chiericato si lasciano liberi di ascriversi al clero della rispettiva diocesi, o di entrare in qualche Ordine religioso o di andare nelle missioni straniere, secondo il loro desiderio e le propensioni. Il primo esperimento, fatto in quest'anno, riusci assai soddisfacente. Per sito opportuno a queste scuole fu scelto l'Ospizio di San Vincenzo in San Pierdarena, dove però potè soltanto raccogliersi un numero limitato, perchè non era ancora terminato l'edilizio a quest'uopo messo in costruzione. Per questo motivo alcuni di essi fecero gli studi in altre case della Congregazione salesiana. Il risultato di quest'anno fu come segue:
Totale degli
allievi.
|
N.
100
|
Compirono il
ginnasio
|
35
|
Di essi aspirano
allo stato religioso
|
8
|
Aspirano alle
missioni estere
|
6
|
Ascrivonsi al
clero della propria diocesi
|
21
|
Sua Santità provò grande consolazione di questi primi frutti di un'Opera, che, coltivata nel suo vero aspetto, può tornare utilissima alla Chiesa; e per dare un segno del suo paterno gradimento e nel tempo stesso incoraggiare i buoni cattolici a promuoverla e sostenerla, apri i tesori spirituali della Chiesa, e con apposito Breve concedeva molti favori, grazie spirituali ed indulgenze a tutti quelli che con mezzi materiali o morali si fanno promotori di essa. Ecco qui la traduzione del Breve: {314 [314]}
Due giorni fa la Gazzetta Ufficiale riferiva che alcuni preti e sagrestani italiani nel 1875 emigrarono nella Repubblica Argentina senza dire di più. Or ecco una lettera che ci scrive da Buenos-Ayres uno di quei sacerdoti:
Buenos
Ayres, agosto 1876.
Chiarissimo sig. Direttore,
Mentre in S. Nicolas D. Fagnano co' suoi compagni lavorano attorno ai giovani argentini, e D. Bacino accudisce gli Italiani di Buenos Ayres, io ho pensato di fare un'escursione in una terra assai estesa presso ai selvaggi, ma popolata da una moltitudine di Italiani; quelle terre sono dette Campo e confinano all'ovest, al sud, al nord cogli Indi, e a levante coll'Oceano.
Dopo tre ore di strada ferrata, mi trovai alla villa di Lujan, popolazione di 6000 anime circa, e con un territorio vasto che ne contiene altrettante. La maggior parte di quegli abitanti sono Spagnuoli ed Italiani. I Padri Lazzaristi vi hanno cura di un santuario e della parrocchia.
Quei religiosi avevano già procurata una missione in lingua spagnuola, e il buon successo di quella fece invitare i Salesiani a fare altrettanto pei loro nazionali. I nostri confratelli avendo tutti serie occupazioni fisse, deliberai di venire io solo, e ci venni. Avvisati quelli della villa, che una missione si apriva appositamente per gli Italiani, ognuno studiava il modo d'avvisarne le molte famiglie sparse a larga distanza nelle campagne. Quegli abitanti in massima parte sono coltivatori di legumi e di alberi fruttiferi, altri sono agricoltori, ed hanno cura dei pascoli pei greggi, pei cavalli, per le vacche e pecore. Non essendovi né campane, né altro mezzo per convocare il popolo, si usò un grazioso modo, che si può dire romantico. {315 [315]}
Anche in quest'anno abbiamo assistito alla partenza dei missionari Salesiani per l'America del Sud. Erano 23 fra preti, chierici e maestri di arti. Alle 10 ant. del 7 corr. si recarono tutti a far visita a Sua Ecc. Monsignor Lorenzo Gastaldi, il quale li accolse con affetto paterno, li benedisse e loro donò un prezioso ricordo. Alle cinque pomeridiane nella chiesa di Maria Ausiliatrice incominciava la funzione dell'addio. Cantati i vespri, D. Bosco saliva in pulpito e narrava ai numerosi fedeli accorsi ciò che avevano già fatto a gloria di Dio i missionari partiti l'anno scorso, e quello che dovevano fare coloro che erano per partire. Disse dei collegi aperti a S. Nicolas e a Montevideo, parlò dei ricoveri pei figli abbandonati che doveano erigersi in varie città della Piata e del Chili; di parrocchie che aspettano preti Salesiani per ordine dei rispettivi Vescovi; di missioni già aperte, di quelle da intraprendersi e del gran bene che già operavasi colla predicazione. Consolò l'uditorio coll'annunziare come varii giovani selvaggi della Patagonia e dei Pampas già fossero ricoverati nelle sue case, pronti a recare a suo tempo la luce del Vangelo alle proprie tribù, e come varii Cacicchi dei più potenti si fossero presentati a D. Cagliero, capo della Missione, domandando con istanza molti Salesiani pei loro sudditi, assicurando che sarebbero stati rispettati ed amati come fratelli. Conchiuse col dimostrare come questa impresa dovesse riuscire a buon porto, aiutata come era in modo speciale dalla approvazione e dai soccorsi pecuniari dell'immortale Pio IX, che, nelle strettezze in cui si trova, mandò lire cinquemila per la nuova missione, e dalla benedizione del nostro amatissimo Arcivescovo che confortò con parole veramente paterne coloro che prima di partire erano andati a visitarlo. - Data la benedizione col SS. Sa- {316 [316]}
Traduciamo dal giornale El Mensajero del Pueblo di Montevideo del 4 gennaio 1877 il seguente articolo relativo al Collegio Pio di Villa Colon:
«È già un fatto compiuto l'apertura del Collegio Pio di Villa Colon, diretto dalla Società educatrice di San Francesco di Sales. I cattolici, quelli che amano e desiderano il vero progresso e benessere della Repubblica, devono rallegrarsi e si rallegrano al vedere che si apre un Istituto di tale impoitanza qual è quello del Collegio Pio di Villa Colon. Un collegio, nelle condizioni in cui si trova quello di cui parliamo, è certamente della maggior utilità pel paese.
Per una parte la bellissima posizione di Villa Colon, che è una delle più amene, pittoresche e salubri dei dintorni di Montevideo, farà che questo Collegio meriti una preferenza speciale per parte di molti padri di famiglia. Dall'altra parte gli onorevoli precedenti della Società educatrice di San Francesco di Sales e le qualità che distinguono il personale insegnante, composto di scelti giovani animati da vero entusiasmo per compiere debitamente la nobile e santa missione di istruire ed educare la gioventù, ci danno la maggior garanzia che saranno sovrabbondantemente soddisfatti i desiderii, che tutti abbiamo, di vedere che il Collegio Pio di Villa Colon riesca un Istituto modello. Inoltre, le condizioni soprammodo economiche che offre questo Collegio, mettono molte famiglie nella possibilità d'avere i mezzi necessari per dare ai loro figli una compiuta e solida educazione scientifica, morale e religiosa. {317 [317]}
Fin dal primo giorno che i Salesiani deliberarono di recarsi nelle Missioni presso ai Pampas e Patagoni, si è stabilito di non andare immediatamente in mezzo ai selvaggi, per evitar le carnificine a cui purtroppo già molti operai evangelici soggiacquero. Più opportuno si giudicò arrestarsi ai loro confini, fondare case di educazione pei fanciulli negli ultimi paesi inciviliti, sia per conservare nella fede quelli che l'avessero già ricevuta, sia per accogliere quei giovinetti selvaggi che l'abbandono od anche la volontà dei genitori pagani avrebbero colà condotto per istruirsi nella fede, nella moralità e nella scienza.
Questo progetto, più volte benedetto dal Vicario di Gesù Cristo, fu eziandio benedetto dal cielo. Tre ospizi o collegi vennero già a-perti con grande soddisfazione. Uno a San Nicolas de los Arroyos, l'altro a Buenos-Ayres, il terzo in villa Colon, presso Montevideo, nell'Uruguai. In questi tre collegi più centinaia di ragazzi ricevono la cristiana educazione, sono istruiti nella scienza, nella moralità, nella civiltà e nelle arti e mestieri. Qinque chiese sono aperte e prestano pubblicamente comodità pel culto religioso a chi desidera di approfittarne. Ora siamo lieti di annunciare che quanto prima saranno aperti altri e poi altri ospizi in altre città, in altre colonie più vicine e quasi diremo più internate nella Patagonia e nei Pampas, collo scopo di attivare relazioni cogli Indi, e fare che i selvaggi divengano evangelizzatori degli stessi selvaggi. Le prime prove diedero ottimi risultati, e lo stesso Arcivescovo di Buenos-Ayres, d'accordo col Governo argentino, chiese di poter parlare con un capo dei cacichi, detto Queupumil, che è forse il più famoso dei selvaggi. Il venerando Prelato non potendo recarsi in persona, a farne le veci deputò un coraggioso missionario pie- {318 [318]}
Le Missioni dei Salesiani nell'America del Sud offrono uno spettacolo nuovo e commovente; e mostrano ad evidenza la mano del Signore che le guida. Non sono ancora trascorsi due anni dacché parecchi dell'Oratorio Salesiano partirono da Torino colla benedizione del Sommo Pontefice Pio IX per la Repubblica Argentina, e già ben otto Case quivi e nell'Uraguai stanno aperte ad accogliere migliaia di giovanetti, a consolazione delle famiglie e dello Stato. E mentre queste Case si svolgono e fioriscono, altre se ne stanno ordinando in varii luoghi; in guisa che ben presto nuovi dieci asili sorgeranno, dove i ragazzi troveranno istruzione ed educazione conveniente al loro stato. Per tal modo i Salesiani vanno allargandosi in quelle estesissime contrade, piantando man mano innanzi le loro tende, finché non siansi insediati nel cuore istesso della Patagonia.
Il Brasile, il Para guai, l'Uraguai, il Chili, gli Indi, i Pampas ed i Patagoni, che ampio campo da coltivare, che larga messe da mieterei Sono milioni di uomini da incivilire, milioni di anime da salvare. Ma per dissodare e rendere fruttifera cosi estesa vigna occorrono ben molti operai; e quei pochi, che attualmente attorno vi sudano, restano quasi smarriti al grave ed immenso lavoro che si veggono crescere d'attorno. Dall'Oratorio finora non partirono per quelle regioni che trentaquattro missionari; a cui sonosi aggiunti sedici giovani americani, dando cosi l'esempio ad altri che verranno ad ingrossare le loro file. Ma questo drappello é un nulla in cosi vasta impresa. Di là ci arrivano spesso preghiere e scongiuri per parte di quei valorosi, perché non li lasciamo cosi soli: ed alle loro esortazioni si aggiungono eziandio quelle di tante madri, di tanti ge- {319 [319]}
Roma, 9
novembre 1877.
(Corrisp. part. dell'Unita Cattolica.) - Oggi, poco dopo il mezzogiorno, i missionari salesiani, di cui l' Unità Cattolica annunziava testé la partenza da Torino, ebbero la dolce consolazione di prostrarsi ai piedi di Sua Santità Pio Nono e bearsi del suo aspetto angelico.
Erano schierati in lunga fila nella grande galleria di Raffaello, e dietro a loro trova-vansi pure le suore di Maria Ausiliatrice. Il Santo Padre giunse accompagnato dagli emi-nentissimi Cardinali Bilio, Pacca e Ledokowski, nonché dalla nobile sua anticamera, ove notavansi pure parecchi Prelati stranieri, tra i quali monsignor Pietro Ceccarelli, parroco di San Nicolas de los Arroyos. Il reverendo Don Cagliero, che si trovava in capo dei missionari: «Ecco, Santo Padre, disse, la terza spedizione dei missionarii salesiani, i quali vanno a raggiungere i loro fratelli nel campo delle nostre Missioni americane. Vi sono pure le Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali salpano eziandio per la Repubblica dell'Uruguay, per fondarvi la prima loro casa in soccorso delle povere fanciulle abbandonate. Siamo venuti a domandare la vostra apostolica benedizione, benedizione che non solo ci fu di conforto, ma che sperimentammo prodigioso nei due anni che già passammo nelle Missioni delle Repubbliche Argentina ed Uruguayana.»
Il Santo Padre rispose: «Si, cari figlinoli miei, vi benedico ben di cuore.» Quindi, dato uno sguardo alla lunga fila dei novelli apostoli, tutto maravigliato esclamò: - E dove li prendete tanti missionari? - È la Provvidenza che ce li manda, Santissimo Padre, rispose Don Cagliero. - Ah sì, la Provvidenza, ripigliò il Papa; dite bene. Ella può tutto, confidiamo sempre in lei. - Dopo ri- {320 [320]}
Roma, 18
marzo 1879.
(Corrispondenza particolare dell' Unità Cattolica.) - Ieri, festa di San Patrizio, apostolo della cattolica Irlanda, si tenne in Roma la seconda Conferenza dei cooperatori salesiani. Dietro invito di don Bosco, che si trova da qualche settimana in Roma, si raccolse nella ricca e splendida cappella delle Nobili Signore Oblate di Santa Francesca Romana in Tor de' Specchi, una scelta di persone d'ambo i sessi, non avresti saputo se più illustri per lignaggio o per iscienza e virtù. Fra tutti spiccava l'eminentissimo Cardinal Vicario, che quale cooperatore salesiano si degnò ancor egli di prendere parte, anzi di presiedere alla pia adunanza.
Il signor don Bosco, salito sulla tribuna, colla semplice ed affettuosa sua parola, tenne per circa mezz'ora pendente dal suo labbro il cospicuo uditorio, esponendo quanto col sussidio dei caritatevoli cooperatori e cooperatrici la Congregazione salesiana aveva fatto nel corso dell'anno a vantaggio specialmente dei giovanetti più poveri e derelitti. Più di venti novelle case si sono aperte tra Italia, Francia ed America, che, aggiunte alle precedenti, formano il bel numero di ottanta, nelle quali ricevono una cristiana e civile educazione circa quaranta mila giovani.
Ventiquattro persone, cioè quattordici Salesiani e dieci Suore di Maria Ausiliatrice, furono inviate nel corso dell'anno all'America del Sud, dove nei Collegi ed Ospizi della pia Società si trovano già parecchi figli d'indigeni, cui tarda il momento di potersi consacrare alla salute dei Pampas e dei Patagoni. Mediante l'opera loro si ha ogni motivo a sperare che si avverino le parole pronunziate dal grande Pio IX, quando consigliò le Missioni sale- {321 [321]}
L'agitazione e il malcontento che si va dilatando pel decreto di chiusura delie scuole dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino ci obbliga ad esporre qui fedelmente lo stato delle cose per tranquillità e norma delle persone oneste e dei parenti dei giovanetti ricoverati in quell'Istituto. Ognuno sa coma il sacerdote Bosco da circa 40 anni consacri tutto se stesso in favore dalla pericolante gioventù. Fra i raccolti nell'Istituto di Valdocco alcuni si danno alle arti e mestieri, altri, o perchè atti agli studi, o perchè appartenenti a signorili ma scadute famiglie, sono avviati a fare il corso secondario. Questi giovanetti sogliono, finito il corso de'loro studii, dedicarsi al commercio, alla milizia, all'insegnamento, all'arte tipografica e via via.
Negli anni addietro quest'Ospizio fu sempre considerato quale ricovero di poveri fanciulli, opera di carità in cui, secondo le vigenti leggi, i genitori o chi ne fa le veci possono far istruire i loro dipendenti, sciolti da ogni vincolo dell'autorità scolastica.
Le autorità dello Stato, gli stessi nostri Sovrani furono sempre insigni benefattori di quest'opera. Soltanto l'anno passato il signor Provveditore agli studi volle assolutamente che fossero posti maestri patentati in ogni classe.
Era questo un dispendio a danno dei fanciulli ricoverati; tuttavia si ubbidì e furono stabiliti e dati in nota al signor Provveditore i cinque professori patentati, in data 15 novembre 1878.
Ma poco dopo lo stesso Provveditore visitò improvvisamente cotesti scuole, ed avendo trovato tre maestri assenti, perchè davano la loro lezione in altre ore del giorno, ne fece grave delitto. {322 [322]}
Roma, 10
dicembre 1880.
(Corrispondenza particolare dell' Unità Cattolica.) - Non voglio tardare a comunicarvi una notizia che da qualche giorno va spargendosi in Roma e che vi tornerà cara. Già vi è noto che fin dal 1878, per iniziativa del Santo Padre Leone XIII, fu stabilita un'apposita Commissione di ragguardevoli personaggi, aventi a capo l'Eminentissimo Cardinale Vicario allo scopo di innalzare in quest'alma Città una chiesa ad onore del Sacro Cuore di Gesù. Per soddisfare ai religiosi bisogni della popolazione, che per l'ingrandimento di Roma va ogni anno crescendo sul monte Esquilino, fu scelto all'uopo un sito bellissimo a Castro Pretorio sulla via di San Lorenzo fuori le Mura, non lungi dalla stazione ferroviaria. La chiesa dovrà servire di parrocchia, ed essere ad un tempo quale un monumento al grande Pontefice Pio IX di veneranda memoria. Comperata l'area, furono incominciati i lavori sotto la saggia direzione del nostro illustre ingegnere, il conte Vespignani, e i muri sono oramai fuori di terra.
Ciò posto, si diffonde ora la voce che il Santo Padiie abbia affidata la continuazione di questa impresa alla sollecitudine del vostro Don Giovanni Bosco, il quale colla sua attività sorprendente condusse già a fine due altre magnifiche chiese in cotesta vostra Torino. Vedo che le persone dabbene di qui ricevono questa notizia con grande piacere, e tutti vanno convinti che Don Bosco è uomo da ciò.
Persona che credo bene informata mi assicura inoltre che Don Bosco intenda di acquistare eziandio, se già non l'ha acquistato, un terreno ed un fabbricato attiguo alla chiesa; e ciò allo scopo di formarne un Ospizio di carità, capace di accogliervi un 500 giovanetti poveri, di tutte le nazioni, i quali si trovino in Roma pressoché abbandonati. Molti di questi, senza una provvida mano che li raccolga, {323 [323]}
Lunedi scorso nella chiesa di Maria Ausiliatrice, in Torino, venne celebrata con pompa solenne la festa del Dottore S. Francesco di Sales, patrono dell'Istituto salesiano. Le sacre funzioni, la scelta e la esecuzione della musica e il discorso in onore del Santo riuscirono splendidamente. Quantunque giorno feriale, tuttavia assai edificante fu l'affluire alla chiesa e la frequenza ai Santi Sacramenti, non solo dei giovanetti e dei membri dell'Istituto, ma dei fedeli della città, stati acconciamente preparati colla novena e con un triduo di predicazione.
Giovedì passato, 25 del corrente, abbiamo pure ricevuto una non meno gioconda impressione, assistendo alla Conferenza dei cooperatori e delle cooperatrici salesiane, tenuta nella bellissima chiesi di S. Giovanni Evangelista. Ad un semplice invito, fatto per lettera da D. Bosco, ben 1500 persone, tra cui molti membri del clero e della nobiltà torinese, verso le ore 3 pomeridiane, eransi colà recate per udire dalla sua bocca parole d'incoraggiamento, e per infervorarsi nel bene operare a vantaggio di tanta povera gioventù.
Il sant'uomo con un dire semplice descrisse brevemente lo stato miserando, in cui giacciono oggidi migliaia di giovanetti; accennò le continue richieste, che da tutte parti si fanno alle Case Salesiane, specialmente a nuella di Torino, affinchè si ricoverino fanciulli pericolanti e degni della più alta compassione; esternò il vivo dolore che prova nel vedersi costretto di rispondere che non vi è più posto, e nel dover lasciare nell'abbandono e nella via della perdizione tanti giovani, i quali, se fossero tolti dal pericolo ed avviati per tempo ad una qualche carriera, farebbero la più consolante riuscita. {324 [324]}
Quel venerando apostolo della gioventù, che è D. Bosco, trovasi da alcune settimane in Francia, ove la sua presenza ha eccitato un vero entusiasmo. Presentemente era andato a Lilla, colà chiamato dai cattolici del Nord, per erigervi un Istituto analogo a quelli, che già lo riconoscono per fondatore. A Parigi, dove si fermò circa una settimana, D. Bosco ebbe di tali dimostrazioni di stima e rispetto, che non si potrebbero desiderare le maggiori. Egli vi giungeva negli ultimi giorni di aprile, e non tardarono ad occuparsi di lui la stampa, il clero, la nobiltà, e tutte le classi della società parigina. Celebrò la messa e predicò nella cappella delle Visitandine, delle Dame ospedaliere di S. Tommaso di Villanova, nella chiesa di S. Sulpizio, alla Maddalena. Dappertutto una folla enorme ingombrava le chiese, ascoltava le semplici parole da lui pronunziate, e rispondeva con magnifiche offerte all'appello, che indirizzava alla carità pubblica.
La Gazette de France pubblicò un sunto del discorso pronunziato da D. Bosco alla Maddalena domenica, 29 aprile, e ne diamo qui un cenno: - «Sono profondamente commosso, disse D. Bosco, alla vista di un'udienza tanto numerosa, e no.n so come rispondere a tanta premura. E per me una consolazione inesprimibile ad un'assemblea cosi ragguardevole di buoni cattolici. È della gioventù ohe noi siamo per intrattenerci. Secondo la parola di uno de'vostri più illustri Prelati, monsignor Dupanloup, la società sarà buona, se date una buona educazione alla gioventù. Se la lasciate trascinare al male, la società sarà pervertita.» - In seguito D. Bosco raccontò la storia del suo Oratorio, e diede i seguenti particolari intorno agli Istituti che ha in Francia: {325 [325]}
Giovedì, 31 maggio, fu giorno di festi e di esultanza nell'Oratorio di San Francesco di Sales in Torino. Alle ore 9 antim. giungeva D. Bosco dalla Francia, e vi veniva accolto con significazioni di alto onore da varie ragguardevoli persone di Torino, e dell'estero, tra cui il marchese Davila di Spagna, e dai suoi giovanetti ed alunni con tale trasporto di gioia e di entusiasmo, che è più facile immaginare che descrivere. Tra gli evviva, i battimani e le armonie della banda musicale fu accompagnato sino ai portici dell'Istituto messi a festa e tappezzati. Un'iscrizione altrettanto semplice quanto bella ed espressiva diceva: Caro Padre! la Francia ti onora, Torino ti ama! Salito su apposita cattedra, D. Bosco volse poche, ma cordiali parole a tutti i suoi cari, sopra i cui volti si vedeva dipinta la gioia più viva. Sorridendo diede uno sguardo al cappello alla francese, che teneva in mano, e piacevolmente disse: «Forse a voi sembrerà che con questo cappello francese don Bosco non sia più quello di una volta. Ohi non temete, miei cari, io sono sempre quel desso; sempre quel vostro affezionatissimo a-mico sino a che Iddio mi lascierà un filo di vita. In Francia io vi ricordava ogni giorno; ogni giorno pregava per voi; riceveva con molto piacere le vostre lettere, le vostre notizie; ed ho pure sperimentato l'efficacia delle vostre preghiere per la povera mia persona. Ed ora, dopo quattro mesi di assenza, godo di trovarmi nuovamente con voi, che siete il mio gaudio, e la mia corona. Io desidero che martedì prossimo, 5 giugno, facciamo una splendida festa in onore di Maria Ausiliatrice, la quale da buona madre ci ha assistiti in questo viaggo, ci ha ottenuto da Dio grazie segnalate, dei favori grandi anche per voi. Ho molte cose a dirvi; ma per ora basta; perchè intendo di andare a celebrare la santa messa all'altare di Maria Ausiliatrice in ringraziamento della sua celeste protezione.» {325 [325]}
Anno I..................................Torino,
Sabbato 21. Ottobre 1848.....................................n.º 1
GIORNALE RELIGIOSO,
MORALE E POLITICO
Torino per un mése
|
Fr. 1.20.
|
Torino per tre mesi
|
3.
|
Nelle Provincie
franco per la Posta, per mesi tre
|
4.50.
|
Per l'Estero
franco sino ai confini
|
4.50.
|
Le Associazioni si ricevono in Torino dall' Editore Giacinto Marietti, nelle Provincie dagli Uffizi postali, e dai principali Librai.
Le persone che saranno compiacenti d'inviare scritti riguardanti il presente Giornale, dovranno indirizzarli franchi di posta alla Direzione dell'Amico delta Gioventù, presso G. Marietti in via di Po, Torino.
L'ardente brama d'istruirsi e ricrearsi leggendo diffusa per tutte le classi sociali è suggello che contrassegna ove più ove meno la presente generazione. L'appetito del cibo intellettuale scende dai sommi agl'infimi, risale dagl' infimi ai sommi. Ora non valendo i libri a pubblicare le vicende che giorno giorno accadono, corre la gran necessità de' giornali. Questa necessità crebbe vieppiù dopo le libere istituzioni del magnanimo nostro Re Carlo Alberto, a cui tenne dietro la libertà di stampa. Molti sono i giornali popolari che si stampano fra noi, e che si propongono di fare e promuovere il bene del popolo, ma niuno ve n'ha ancora, che si sappia, il cui scopo principale sia di mantenere intatto ed accrescere per quanto si può il primo de' beni del popolo; il sincero ed inviolabile attaccamento alla nostra Cattolica Religione congiunto alla vera e soda cristiana educazione. Diciamo vera e soda cristiana educazione perchè (dobbiamo confessarlo) nelle presenti emergenze il popolo, e soprattutto la gioventù, va soggetto a molti pregiudizj, e può esser trascinato a non lievi errori.
A questo vuoto, a questa mancanza intende di provvedere la Direzione del nuovo giornale, del quale primo e principal fine si è di confermare nella fede cattolica il popolo; mostrandogliene la irrefragabile verità, la bellezza tutta celeste, ed i beni grandissimi che da essa come da inesauribile fonte procedono a favore degl'individui e dell'intera Società; ed insieme d'istruirlo, educarlo nella virtù, la quale secondochè dice l'Apostolo «è utile a tatti perchè ha da Dio le promesse della vita presente e della futura». Siccome però per la morale educazione giovano assai i ritrovati d'arte e di scienza, così in questo giornale niente si risparmierà di tutto quello che può servire ad illuminare l'umano intelletto e migliorare il cuore. Inoltre una certa cognizione de'quotidiani avvenimenti essendo divenuta oggimai un bisogno sentito da ogni classe di persone, perciò in fine di ogni foglio si agghiaeranno quelle civili ed ecclesiastiche notizie, che possono tornare di qualche vantaggio, o servire d'onesto pascolo a' desideri de' leggitori.
L'indole del giornale e di chi lo scrive è lontanissima da ogni spirito di parte, di litigi, dalle contese e da ogni livore, onde non avranno in esso luogo le acri dispute, né gl'irosi dibattimenti; solo si cercherà d'illuminare e premunire la gioventù contro a tutto ciò che potesse per avventura oscurare le verità della fede, corrompere il buon costume o traviare il popolo per tenebrosi e fallaci sentieri.
La Direzione fa appello a tutti i Pastori di anime, ai Parroci delle città e delle campagne, ai Maestri, ai Padri di famiglia, infine a tutti coloro che amano di cuore il miglioramento religioso dei popoli, affinchè vogliano coadiuvarla con tutti i mezzi che sono in loro potere, per un'opera che si spera di vantaggio ad ogni classe di persone, e specialmente alla gioventù che è la porzione più favorita del genere umano, sopra cui si fondano le speranze della patria, il sostegno delle famiglie, l'onore della Religione e dello Stato.
LA DIREZIONE.
L'aringo della vita è diviso comunemente in tre periodi, il primo in cui l'uomo cresce, il secondo in cui si conserva in un eguale tenore di vita, ed il terzo che lo conduce quindi sino all'ultimo respiro. Lo giovinezza è il più bello, il più dilettevole periodo del viver nostro; venne questa deificata dai Greci col nome di Ebe, la dissero figliuola di Giove e di Giunone, la raffigurarono nelle più vezzose sembianze, con una coppa d'oro in mano ed una corona sui biondi capegli, e favoleggiarono che nelle feste dell'Olimpo ella ministrasse il nettare agli dei, volendo con ciò significare che la gioventù è la maggior fra le dolcézze.
E come no? Se il fior gentile dell'avvenentezza, e la roga della salute adornano mirabilmente il volto e la persona della gioventù? se la vivacità rallegra questo mattutino fiore? Se il giovin sangue che le scorre nelle vene {1 [326]} pronta e spedita all'operare la rende? Se il suo cuore atto solo a gustare svariati piaceri non conosce il dolore? Se la sincerità, la risolutezza e la fortezza sono appannaggio proprio di questa primavera, di vita? Se amabili sono le sne inclinazioni a tutto quello che ingentilisce e nobilita l'anima?
O gioventù, adunque va pur di te stessa fastosa, che per te la vita non è un mar di afflizioni, ma una sorgente feconda di gioia, un'era verace di felicità!
Però siccome il sangue in petto ti bolle, ed è diffidi cosa il contenere un animo per natura ardente ne' suoi desiderii, e resistere così ai tanti assalti che gli muovono contro le apparenze del bene ed i fantasmi del bello; lascia che io benedica all'ardor che t'infiamma, perchè esso è seme di alti pensieri e di fatti magnanimi, ma ti soggiunga ad un tempo, che esso non giova se non è frenato... da chi? da te medesima! Non è saggio chi opera, ed argomenta sol dalle apparenze, chi illuder si lascia da meri fantasmi, chi confonde coll'utile il danno. Al dolce al dilettevole sempre il vero utile venga congiunto, giusta la nota sentenza di Orazio. Né per ritrar quest'utile io intendo, ogioventù,che tiabbassi a viltà, o che negar ti debba l'onesto e legittimo godimento di quei piaceri che un'amorosa Provvidenza ha seminato sull'orme de' tuoi passi, non ti contendo con questa massima l'acquisto dei beni, ne è mio scopo il renderne digiuna la tua età, anzi vo' farla contenta, felice. Sappi coglierne il destro, non ti soffermar solo a risguardare i lieti e brillanti fantasmi che vivida ti dipinge, ti colora e ti appres'enta innanzi la fervida immaginazione. Sotto il velo del più appariscente aspetto può annidare la lusinga, la frode, l'inganno; né l'ape industriosa sofferma soltanto ne' floridi prati il suo piede ssvra i fiori, che di loro stessi fanno più bella mastra; ma tal fiata sdegnosa li risguarda e ronzando scende sull'umile popolo de' fioretti che ammantano il suolo, e scherzando sovr'essi voluttuosa si pasce. La gioventù deve fare strada agli altri periodi della vita, e troppo mal provvede all'utile suo chi stando solo alle apparenze, dimentico che la prima virtù dell'uomo sta nel frenare e ridurre a ragione i proprii desiderii, va tracannando fin da'primi anni suoi quel calice che a sorso a sorso vuol esser gustato nel decorso di tutta la nostra mortai carriera. Goda la gioventù de' primi anni suoi, che questo godere è sua porzione, è compenso di sue fatiche: ma al dolce, al dilettevole a cui sempre anela, l'utile ancor sia frammisto, e allor non sarà l'uomo in questa stagion di dolcezze né abbattuto da viltà né trasportato da orgoglio, né corrotto dal fascino d'ignominiosa passione: dal saggio suo’pensare saranno disciplinati gli affetti, coordinate le azioni.
I.
Sebbene varie siano le cagioni per cui la religione e la Chiesa di G. C. novera tuttavia molti nemici, una delle principali però sembra sia, che pochi fra questi giungono a contemplarla qual ella è in se stessa, ed a procacciarsene una giusta idea. La squadrano in vece col fallace cristallo di loro passione; e quindi vengono a confondere la realtà colle apparenze, con un fantasma parto di loro immaginazione. Che del resto tanti sono in numero, cosi grandi per eccellenza, per natura divini i pregi di cui si presenta adorna, ed i benefizj che incessantemente comparte all'umana società, che non è possibile conoscerla davvero, e non riverirla, ammirarla, amarla. Vogliono adunque questi tali essere illuminati, anziché combattuti.
Vieta è oggimaì la tattica di muoverle guerra, cercando di sfigurare il senso e le espressioni dei libri sacri che la dipingono. Ora tentasi in altra guisa di metterla in discredito, prendendo specialmente di mira la dottrina e l' ordinamento di lei. Quella ponesi in voce di contraria alle moderne scoperte ed ai risultati del reale progredimento che la maggior parte delle scienze ottenne a' giorni nostri. Questo si predica nemico dei progressi civili e dei bisogni nazionali. E tale accusa passa tanto più facilmente, quantoche nella universale tendenza degli spiriti verso le scienze, tutto dovrebbe avere l'aspetto scientifico in un secolo che ne caldeggia cosi ardentemente la coltura: e mentre tutti i cuori battono così velocemente di patrio amore, ed anelano non meno alla civile libertà, che alla nazionale indipendenza, sembra che dovrebbe esserne egualmente tenera la religione e la Chiesa.
Egli è vero che molti si adoperano lodevolmente per la conciliazione; ma intanto ferve una lotta ogni dì più crescente di non pochi che in buona fede slimando la libertà opposta al dilatamento delle verità religiose ed all'esercizio delle cristiane virtù si credono in dovere d'immolare perciò gl'interessi tutti di questa vita alla gloria celeste: e di altri i quali, come testé avvisava il nostro grande Pontefice, reputando la religione del Crocefisso e la forma della Chiesa cattolica contrarie alla libertà e nazionalità d'Italia, sacrificherebbero volentieri quelle a questa.
In simile stato di cose, dedicali al bene della gioventù, abbiamo ideato di rivolgerci a questa bella età delle speranze, invitandola a voler usare pienamente di sua libertà. E siccome a tal fine é necessario anzi tutto avere ben illuminata la mente e l'animo sgombro d'ogni pregiudicato affetto: noi ci studieremo di dissiparne gli errori, e premunirla contro le passioni che fanno velo al retto giudizio e seducono il cuore: e di porle sotto gli occhi come il successivo progresso delle scienze quasi ogni giorno annulla una qualche difficoltà mossa dai nemici della religione.
La Chiesa di G. C. non ha in odio la libertà civile; anzi la invoca e la promuove con tutto l'ardore; ma intende una libertà vera ed universale, perchè sa che ove la libertà sia scompagnata dall'ordine si perde nella licenza, ed ove non sia per tutti egualmente si riduce a nuova schiavitù. Colui che impedisce quest'esercizio negli altri è indegno di goderlo per sé, perchè viola i diritti di eguaglianza e fratellanza universale. Ed i nostri vicini di oltrealpi nello scrivere sulla bandiera del lor nuovo ordinamento sociale questi diritti eminentemente evangelici fecero segno di voler gettare un saldo fondamento al loro edilìzio. Ma se poi nell'innalzarlo volessero, come pare, disconoscere quei diritti e sovratutto la divina sorgente onde dimanano, non potrebbero mollo ripromettersi del loro lavoro. Né miglior sorte incontrerà alla Germania. Ella moveva testé lodevolmente verso l'unità nazionale; ma dacché pretese sortire l'intento col ledere la libertà e trarre in ischiavitù la Chiesa, provò tosto gli effetti della discordia e della divisione, e n'ebbe un'ultima conferma nella petizione di trecento mila padri di famiglia cattolici che protestavano altamente per rivendicare la loro libertà religiosa. In somma ogni dì più rendesi chiaro che cattolicismo, progresso, e nazionalità sono tra loro conciliabili più che non sembra a prima vista, che questi due ultimi sempre si vantaggiarono del primo, e che a lui devono tuttavia rivolgersi se amano di ottenere il loro trionfo. {2 [327]}
I.
L'Italia, madre degli uomini grandi, terra sacra agli Dei, al dire di Plinio, nutrice dell'arti belle, conservatrice della religione, educatrice dell'universo, deve occupar dopo il culto dovuto a Dio, il primo luogo nel pensiero e nei cuore dei suoi figli. Vergogna, o giovani, a coloro, che non pensano a lei, che non istudiano le antiche sue memorie, poiché la sua gloria é la nostra, e mal si guarda al presente, se con si considera il passato. La sua storia è ripiena di fatti interessanti, è maestra ai popoli, che sono e che saranno. Non sarà dunque inopportuno in questi tempi di sventure, e di speranze, in cui giova sperare un più felice avvenire, l'esporre in modo chiaro ed ameno la storia del passato per invogliare gli Italiani ad amar viepiù la patria, che li generò ad una vita splendida e fortunata.
Per quanto si cerchino diradare le tenebre dell'antichità le storie di tutti i popoli hanno il lor cominciamenlo dopo la gran catastrofe del diluvio. La nostra penisola per ciò fu appellata Saturnia, perchè i Gentili simboleggiano in Saturno Noè, come nei tre figli di Saturno Giove, Nettuno e Plutone, i tre figli di Noè Sem, Cam e laphet. L'antichità del popolo Italico diede motivo di fingere la stirpe umana ivi dalla terra ingenerata. Quindi la favola inventata da Virgilio, che alludendo ai primi rozzi abitatori del Lazio li fece derivare dai tronchi e dalle querele. Gli Aborigeni primitivi popoli d'Italia vennero cosi nominati quasi fossero indigeni cioè nati nel paese; uomini ancora posti in quello stato rozzo e barbaro di società, che costituisce i primi gradi dell'umana coltura. Dalle vaste boscaglie, che allora ricoprivano l'incolta superficie del paese, ritraevano la lor sussistenza mercè l'annua riproduzione dei frutti della quercia, e di pochi altri vegetabili. Come abitanti sulle montagne, erano incolti i loro costumi, i loro animi fieri ed indomiti.
Tra breve, stante la fisica costituzione delle nostre Provincie, gl' Italiani deposta la selvaggia licenza diventarono una nazione di pastori sedentari e di agricoltori. Da queir istante gli uomini avvicinati al suolo che coltivavano, e ridotti a dimore certe, formaronsi idee più precise della proprietà e dei suoi diritti in consentire ai doveri d'una legislazione regolare. A questa età, alcuni vogliono ascrivere il regno di Giano e di Saturno principi degli Aborigeni, e dagli antichi autori riputati istitutori della vita civile per mezzo dell'agricoltura e delle leggi. Quantunque vera fosse questa sentenza non sarebbe men provata l'antichità del popolo Italiano, e meno evidente la ragione per cui la nostra penisola fosse detta Saturnia. Qual via abbiano tenuta gli Aborigeni per venir nella nostra penisola non si sa, ma è pur certo, che vennero dall'Asia, poiché l'Asia fu la culla del genere umano. Altri nomi furono imposti al nostro paese. Il piccolo ed estremo tratto della Penisola racchiuso tra i due seni Lameuco e Scillelico, oggi golfo di Squillace e di S. Eufemia chiamavasi solamente Enotria. Il nome d'Italia abbracciò da prima gli stessi angusti confini, finché usurpando interamente quel di Enotria ai dilati a tutto il paese tra Pesto e Taranto. Ausonia e Tirreni! fu nominata la nostra patria a cagione di due popoli egualmente famosi, di quei cioè che abitavano la bassa Italia detti da'Greci Ausoni, e della potente nazione degli Etruschi o dei Tirreni. La denominazione di Esperia derivò da quello di Espero, la stella annunciatrice della sera (donde il nostro vespro) essendo la penisola posta all'occidente della Grecia.
Il nome d'Italia a tutti gli altri prevalse, ma prima non comprese altro che lo spazio dei Bruni. Più tardi si appellò con tal nome tutta l'Italia naturale e geografica dal mar Siciliano fino alle Alpi. Però sotto il governo dei Romani sino ai tempi di Angusto l'Italia ritenne legalmente per confine la Magra ed il Rubicone. Tutto il rimanente della penisola lino alle Alpi era distinto col nome di Gallia Cisalpina. Noi definiamo l'Italia,
Il bel
paese
Che
Àppennin parte, e il mar circonda, e l'Alpe.
Anzi, o cari giovanetti, noi abbiamo vicino alla Francia dei fratelli, che non parlano la nostra lingua, ma sotto lo stesso nostro governo sono educati a nobili sentimenti, a magnanime azioni. Divisero sempre con noi le loro sorti, e combatterono sullo stesso campo di gloria. Abbracciate questi degni vostri fratelli, essi sono i valorosi Savoiardi.
Il popolo è stato sempre il termometro della nazione, e la scuola d'onde i pensatori hanno appreso sublimi lezioni. Ieri 29 settembre il popolo di Roma ne ha dato una di queste lezioni, ma così a proposito, così toccante, che non sarà facilmente dimenticata. Ricorreva il giorno sacro all'Arcangelo s. Miehele, la cui festa si solenneggia con maggior pompa nell'ospizio apostolico a quell'arcangelo intitolalo: e l'augusto pontefice, memore delle paterne cure un dì prodigate a quel luogo, volle come negli anni scorsi anche ieri onorarlo di sua presenza. I buoni trasteverini, eminentemente romani, il cui attaccamento ai pontefici è affetto tradizionale, si accinsero ad esternarlo come meglio per loro si potesse, e vi riuscirono a meraviglia.
Chi ha veduto le feste che questa magnifica Roma consacrava non ha guari al suo adorato Pio IX non creda poter immaginare quella d'ieri. Era una festa esclusìvamenle di Trastevere, ed aveva una fisionomia particolare. Il cielo presenlavasi alquanto annuvolalo e minacciante pioggia, ma quei di Trastevere erano talmente sicuri che in quel dì non sarebbe sturbata la loro festa, che tutta la notte, e buona parte della mattina attesero instancabili ai preparativi. Battevano intanto le 9 antimeridiane, ed il pontefice con treno seminobile muoveva dal Quirinale alla volta di ponte Sisto. Una folla di popolo innumerabile accorso da tutti i quartieri faceva ala all'intorno, nembi di fiori piovevano da tutti i balconi guarniti a festa, uno strato di mirto ricopriva le vie, e fanciulle elegantemente vestite attendevano alle porte di loro case il passaggio del vice-Dio per gettar fiori sul suo cammino.
In mezzo ai centuplicati evviva del popolo esultante giungeva il treno alla piazza di s. Maria io Trastevere, ove il quartier del XIII battaglione civico da cima a fondo della sua ampia facciata presentava in bellissimo disegno una ricchezza di serici drappi, di festoni di mirto e fiori, di bandiere militari. Sulla piazza di S. Francesco a Ripa tutto il battaglione, forte di robusta gioventù, comandato dal maggiore Cortesi, faceva parata, e dopo il passaggio del Papa andava a disiarsi lungo lo stradone di Ripa Grande. L'em.mo cardinale Tosti, e gli ambasciatori di Francia di Spagna e di Portogallo ricevevano sulla gran porta dell' ospizio il pontefice, il quale dopo ascoltala la santa messa compariva di nuovo sulla loggia per benedire l'immenso popolo accorse.
Che religioso spettacolo! Il pontefice benediceva il suo popolo, ed il popolo benediceva il suo re: il pontefice era commosso, od il popolo in gran parte piangeva.... Oh! come era facile in quel momento indovinare ciò che passavasi nel gran cuore di Pio e nel cuore del buon popolo di Roma, cui la più raffinata arte non è giunta a corrompere!
Ma nuove sorprese al cuore del Pontefice, nuovi argonmsti di rispettoso amore erangli preparati al ritorno. Sul quadriglio di Piscinola sorgeva un maestoso arco trionfale, e qui trovatasi il Asia detta gioventù trasteverina disposta in bell'ordine: e come vide spuntare il Pontefice, mille voci sposando al festivo suono delle bande musicali, mille bianchi lini agitando per l'aria, {3 [328]} e la carròzza coprendo di fiori esternava all' adorato sovrano la sincera gratitudine del cuore.
Proseguiva per tutta la Lungaretta il tripudio, e alla sera una generale svariata luminaria allietava quelle contrade, e chiudeva quel giorno memorando e solenne. Sia lode ai bravi trasteverini che seppero riannodare al bene il 29 settembre all' 8 settembre dell'anno scorso e testimoniare al mondo che l' amore del popolo verso Pio IX. è incancellabile.
Labaro.
Un padre desideroso di rimunerare tre suoi figliuoli della diligenza, cui mercè furono in fine dell'anno a classe superiore promossi, regalò due franchi a caduno perchè andassero a passar la sera al teatro. Il più giovane di essi d'anni quindici di beila indole e di cuore veramente italiano, si portò dalla madre e con tutta la semplicità, Mamma, le disse, vorrei fare una cosa di questo danaro. La madre: Che vorresti fare? II figlio: Papà mi diede due franchi pel passatempo di questa sera; io so che in una soffitta sopra di noi abita la povera famiglia d'un contingente, ridotta a gravi strettezze; ho più volte veduto la madre afflitta, ho altresì udito i figli di lei a sospirare perchè non avevano pane: se me lo permettete con questi due franchi andrò per farina e la porterò io stesso in loro soccorso. La madre tutta nell' interno commossa rompendo in lagrime, va pure, disse, fa come hai detto. Ogni cosa venne puntualmente eseguita nel modo accennato. Intanto la madre in segno di gradimento e quasi per compensare la generosità del figlio come sei vide tornare innanzi gli donò due altri franchi dicendo: Mi piace quanto hai fatto, prendi questi altri due franchi e vaitene co'luoi fratelli al leatro. No, madre mia, il mio teatro l'ho già goduto, io sono più pago di quanto ho fatto che se fossi andato al più bel teatro del mondo.
Reca maggiore contentezza al cuore il fare un' opera buona, di quello facciano tutti i piaceri della terra.
LONDRA (13. ottobre). - Credesi nella City e alla Borsa che lo stato disordinato in cui trovasi l'Austria potrà agevolare l'accomodamene della questione italiana, salvochè, come credono alcuni, la lite non sia terminata dall' Alemagna unita. Egli è però difficile di credere alla cordiale intelligenza tra popoli diversi di razza e di lingua. Ma sono avvenute recentemente cose più strane ancora, e tutto ciò dà molto a pensare ai capitalisti e paralizza necessariamente il moto degli affari fiuanziarii.
PARIGI (16 ottobre). _ Abbiamo annunziato la commissione data da Carlo Alberto per la fabbricazione di venti mila tuniche a Lione. Una parte di questa commissione fa già spedita. Venti mila tende riceveranno fra breve ia stessa destinazione. È questo un nuovo avviso che noi diamo ai caricatori della nostra città.
VIENNA (11 ottobre). - Il Parlamento tenne una seduta lungo la notte. Dopo la lettera di Hornbostl sì è decretato un nuovo indirizzo all'imperatore, che probabilmente avrà l' effetto dell'altro. Questo nuovo indirizzo è lungo, infinitamente lungo e pieno dell'antico linguaggio servile. Si rinnovano le proteste di fedeltà edi devozione. Un deputato racconta alla Camera, come luogo la giornata erano successi orrendi assassinii dalla parte dei militari. Alcuni soldati d'Auersperg assaltavano guardie nazionali e legionari, e commettevano ì più nefandi eccessi. Molti cittadini restarono vittime delle brutalità della soldatesca.
(12 ottobre). - In questa notte vennero arrestati alcuni Croati che furtivamente s'introducevano nella città per esplorare gli apparecchi difensivi dei cittadini. Vienna è un campo di battaglia, non manchiamo d'anni e soldati, Dio voglia che non manchiamo pan di coraggio. Intorno alle finestre dei caffè sono appese piatole per chiunque le voglia impagliare. Si crede che Windisch-Grate, siasi già mosso verso Vienna.
Si apre il Parlamento alle ondici di mattino. Il ministro di finanze ringrazia la Camera della confidenza che gli ha dimostrato, approvando la soa proposizione d'un imprestilo di 20 milioni. Auersperg, sentendo che s avvicinavano gli Ungaresi, si è riunito coi Croati. Il suo posto è stato subito occupato dalla guardia nazionale. Questa sua partenza è stata simile ad una foga, ed ha lasciate munizioni e armi in mano del popolo.
Verso il mezzogiorno s'è levato un vento impetuoso, che minasela di cangiarsi in violenta tempesta. Nella città non s'ode alcun rumore, par morta. Solamente vicino all'aula si ode un operoso tumulto. Dalla torre di S. Stefano si è veduto vorso le cinque una agitazione nel campo Croato, e si è suonato l'all'arme.
PRAGA (11 ottobre). -Il principe Windisch-Gratz ha pubblicato il seguente proclama.
«Popoli Boemi! L'anarchia colle sue terribili conseguenze minaccia in Vienna la distrazione della monarchia. Io parto per difendere il monarca; spero che voi manterrete la tranquillità e l'ordine.
OSOPO. Leggiamo nella Gazzetta di Milano del 18 corrente, che il forte di Osopo ha capitolalo il giorno 13 con tutti gli onori della guerra.
Seduta
del 19 ottobre.
La sedata è aperta ad un'ora pom.
Il Ministro degli Interni sale la tribuna, e legge on discorso nel quale rende conto alla Nazione dello stato in cui trovavasi il paese all'epoca che il Ministero prese le redini del governo; della politica che ha seguilo, e che voole seguire.
Lo stato era in triste condizione; le Finanze esausto, l'Esercito affranto dalle fatiche, la Nazione avvilita. Si è provvisto all'organizzazione della Guardia Nazionale, all'Erario, al riordinamento e disciplina dell'Esercito.
Si accettò la mediazione offerta da potenze amiche su condizioni favorevoli a tutta Italia. Avremo l' indipendenza, e il Regno dell'Alta Italia.
L'Austria ha sempre tergiversato; il Ministero protesta che qualora l'Austria credesse dì protrarre a tempo indefinito l'accettazione delle condizioni proposte dalle potenze mediatrici egli sarebbe anche pronto a prendere l'offensiva.
Sale alla tribuna il deputato Buffa il quale ponendo ad esame la mediazione e l'intervento credette la prima inutile pefechè l'Inghilterra non ci è amica; il secondo difficile o pressoché impossibile perchè a noi sta l'adoperarci per la liberià se vogliamo che nazioni libere vengano in nostro soccorso. Egli crede che la guerra sia necessaria ed opportuna; necessaria perchè gran parte dei nostri Stati sono occupati dallo straniero; opportuna perchè i moti di Vienna e le ottime notizie che abbiamo di quel regno ci sono favorevoli.
Gli succede alla Tribuna un Oratore il quale osserva che il Piemonte sarebbe solo a sostenere la guerra poiché la lega Italiana non è ancor conchiusa e disapprova l'opinione del precedente Oratore.
L'avvocato Brofferio rivela l' importanza di prendere una determinazione immediatamente per la guerra o per la pace attese le disposizioni minacciose di una nuova sollevazione in Lombardia la quale, qualora sì effettuasse sotto altra bandiera (come par certo qualora il Piemonte non concorra), i deslini d'Italia sarebbero gravemente compromessi, anzi perduti.
Il ministro Pinelli spiega alla Camera il suo programma e fa notare come non sia il Ministero alieno dalla guerra, qualora le condizioni proposte non siano dall'Austria accettate
Seduta
del 20 ottobre
Gioberti siede alla presidenza.
Il presidente dei ministri, Perrone, sale alla tribuna, dove fa un'apologia delle operazioni del ministere
Valerio propose 3 questioni:
1. È stabilito un termine perentorio oltre a cui si lascino le trattative e si debbano prendere le armi?
2. In una pace sarà salvo il Regno Italico nella sua integrità e rispettato il voto delle provincie a noi unite?
3. In caso dì guerra l'esercito è egli pronto alla riscossa?
Cassinis appoggia il ministero e qui incominciano le interruzioni, i bisbigli, i mormorii.
Dopo Cassinis sale alla tribuna Mellana e rimprovera il ministero di non aver subito dato opera alla riorganizzazione d'un potente esercito.
Gli soccesse alla tribuna il depalato Cavour. Di tutti gli oratori ministeriali, egli fa quello che ottenne maggior tolleranza dal pubblico.
Dopo Cavour, paria Sineo assennatamente, dopo loro Pinelli e Ricotti, ed in fine si rimanda la sedata a domani alle 8 di sera. Il presidente Gioberti aspettato da gran folla sulla piazza, venne con infiniti plausi salutato ed accompagnato a casa.
D.
GIOVANNI BOSCO Gerente.
{4 [329]}
Anglicani: vedi
Protestanti.
Associazione di
Maria Ausiliatrice 81.
Benedizione di
Maria Ausiliatrice 240.
Biblioteca di
classici latini cristiani: vedi Lingua latina.
Biblioteca della
Gioventù italiana 80, 81, 82, 84, 85, 86, 87, 90, 91, 93, 94, 95, 96, 97, 100,
104, 106, 108, 115, 120, 133, 166, 229, 232.
Borel, teol.
Giovanni (immagine) 116.
Cafasso, don
Giuseppe (orazione funebre) 55.
Cais, Conte Carlo,
sacerdote salesiano 39, 59, 243, 266.
Cattolico nel
secolo 111.
Cantori
dell'Oratorio 46, 48, 49, 77.
Case salesiane 226;
vedi Collegi-Convitti, Missionari salesiani, Oratori.
Chiesa:
- del S. Cuore in Roma 260, 261;
- di S. Francesco di Sales 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 272;
- di Maria Ausiliatrice 67, 68, 69, 70, 72, 73, 74, 77, 78, 79, 90, 165, 240, 261, 277;
- di S. Giovanni Evangelista 219, 239, 242, 267, 279. Collegi-Convitti, Ospizi (vedi Oratori):
- di Alassio 97, 99, 105, 124, 221, 239;
- di Borgo San Martino 93, 98, 105, 107, 192;
- di Cherasco 92;
- di Lanzo 82, 92, 106, 117, 183;
- di Magliano Sabino 223;
- di Marsiglia 243, 244, (261), 270;
- di Mirabello 80;
- di Mornese (per le ragazze) 112;
- di Parigi (Anteuil) 247;
- di Roma (S. Cuore) 260, 261;
- di San Pierdarena 188;
- di Torino (S. Giovanni Evangelista) 219, 239;
- di Trinità 202;
- di Valsalice 103, 107, 111, 225, 233, 243;
- di Varazze 99, 106, 224;
- Manfredini in Este 240.
Concettarli 206.
Concorso (per le
vite di S. Pietro e di S. Paolo) 215, 225, 238, 242.
Conferenza di S.
Francesco di Sales: vedi Cooperatori Salesiani. Cooperatori Salesiani 245, 259,
262, 268, 272, 273, 279, 281, 283, 286.
Esercizi spirituali
(per secolari) 117.
{331 [331]}
Festa:
- di Maria Ausiliatrice 77, 78, 88, 102, 103, 109, 110, 117, 121, 122, 168,208, 210, 213, 214, 234, 247, 277, 281;
- di S. Francesco di Sales 44, 56, 268, 279;
- di S. Luigi Gonzaga 17, 35;
- del SS. Rosario (ai Becchi) 49.
Figlia Cristiana
Provveduta 233.
Figlie di Maria
Ausiliatrice (112), 276, 286.
Francesco di Sales
233; vedi Festa, Conferenza.
Galantuomo, Almanacco 26, 27, 30, 44, 61, 83, 113, 231.
Giovane
Provveduto 90, 110.
Gioventù 289, 290; vedi
Collegi-Convitti, Ospizi, Oratori.
Indulgenze 46, 79.
Israeliti 28, 52.
Leone XIII 233,
241, 145, 259, 260, 261, 262, 276.
Letture Cattoliche
(di Torino) 23, 24, 26, 32, 33, 37, 40, 41, 43, 45, 49, 51, 55, 56, 57, 58, 61,
62, 67, 69, 70, 71, 75, 76, 79, 83, 85, 95, 96, 97, 101, 102, 104, 108, 109, 111,
114, 115, 117, 122, 213, 229, 232.
Lingua latina e
greca 93, 94, 97, 120, 125, 145, 177.
Lotterie:
- per gli Oratori 38, 40, 41, 42, 58, 59, 60, 61, 76, 102;
- per la chiesa di Maria Ausiliatrice 70, 76;
- per la chiesa di S. Francesco di Sales 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23.
Luigi Gonzaga: vedi
Festa.
Magone Michele 58.
Maria Ausiliatrice
97, 122; vedi Associazione, Benedizione, Chiese, Feste, Opera.
Missionari
salesiani:
- in Argentina 125, 127, 129, 130, 131, 134, 137, 139, 141, 143, 146, 148, 151,153, 155, 158, 160, 163, 167, 169, 170, 173, 175, 178, 181, 183, 184, 189, 193, 195, 196, 197, 199, 200, (207!), 209,215, 216,221,224,226, 227, 230,236,240, 259, 276, 277, 283, 285.
- in Uruguay 195, 196, 197, 199, 203, 207, 221, 226, 227, 230, 234, 240, 276, 277.
- in Brasile 219.
Opera di Maria
Ausiliatrice (per le vocazioni adulte) 122, 188.
Oratori:
- dell'Angelo Custode di Vanchiglia 59, 60, 61, 76;
- di S. Francesco di Sales di Valdocco 11, 17, 26, 27, 34, 46, 53, 55, 58, 59, 60, 61, 70, 73, 76, 80, 84, 88, 102, 187, 215, 219, 224, 249, 251, 252, 256, 257, 266, 275, 282;
- di S. Luigi Gonzaga di Porta Nuova 36, 59, 60, 61, 76;
- salesiano di Lucca 236.
Parigi (viaggio di
Don Bosco) 270, 271, 272, 273.
Pio LX 15, 46, 47,
49, 59, 68, 72, 73, 84, 88, 127, 181, 188, 196, 199, 206, 207, 212, 215, 221,
230, 233, 234, 245, 260, 262, 294.
Protestanti:
- Anglicani 75;
- Calvinisti 29;
{332 [332]}
- seguaci del Grignaschi 31,
- Valdesi 25, 28, 34, 247.
Pubblicazioni
dell'Oratorio S. Francesco di Sales 63, 97, 98, 100, 101, 108, 112, 113, 114,
118, 128, 184, 194, 225, 233, 237; vedi Biblioteca della Gioventù
italiana, Letture Cattoliche, Lingua latina e greca.
Savio Domenico 57.
Sistema metrico
decimale 13, 14, 118.
Stampa: vedi
Biblioteca della Gioventù italiana, Biblioteca di classici latini cristiani,
Concorso,Letture Cattoliche.
Storia
ecclesiastica 101.
Storia d'Italia 52,
58, 61, 119, 194, (293).
Teatro 69, 77, 172.
Valdesi: vedi
Protestanti.
{333 [333]}
Avvertenza
|
7
|
«L'ARMONIA»
(1849-1863)
|
9
|
L'Oratorio di S.
Francesco di Sales (2 aprile 1849)
|
11
|
Il sistema
metrico (1 giugno 1849)
|
13
|
Il sistema
metro-decimale ridotto a semplicità (29 agosto 1949)
|
14
|
[Saggio sul
sistema metrico-decimale] (17 dicembre 1849)
|
14
|
Regalo di Pio IX
a' giovanetti degli oratorii di Torino (26 luglio 1850)
|
15
|
[Festa di san
Luigi Gonzaga all'Oratorio di san Francesco di Sales] (4 luglio 1951)
|
17
|
[Lotteria a
favore della Chiesa in costruzione dell'Oratorio di S. Francesco di Sales]
(19 febbraio 1852)
|
17
|
[Lotteria
d'oggetti a favore dell'Oratorio...] (7 marzo 1852)
|
. 18
|
[Lotteria
d'oggetti a favore della Chiesa...] (13 marzo 1852)
|
. 18
|
Avviso [Lotteria
a favore della Chiesa...] (14 marzo 1852)
|
18
|
[Lotteria di oggetti
a favore dell'Oratorio...] (21 marzo 1852)
|
19
|
[Distribuzione
dei biglietti della Lotteria] (3 aprile 1852)
|
. 19
|
[Lotteria per
l'ultimazione della Chiesa in Valdocco] (29 aprile 1852)
|
19
|
[Lotteria a
favore dell'Oratorio maschile di Valdocco] (9 maggio 1952)
|
19
|
[Lettera di Don
Bosco al Vescovo di Biella, Mons. Losana] (11 maggio 1852)
|
20
|
[Lotteria
d'oggetti a benefizio della Chiesa...] (11 maggio 1852)
|
21
|
Oratorio di S.
Francesco di Sales in Valdocco [benedizione] (19 giugno 1852)
|
22
|
Benedizione
dell'Oratorio di S. Francesco di Sales (23 giugno 1852)
|
22
|
[Estrazione dei
premi della lotteria] (3 luglio 1852)
|
.. 22
|
Lotteria
femminile [oggetti rimasti...] (13 novembre 1852)
|
. 23
|
Il fascicolo 19
delle Letture Cattoliche (5 gennaio 1853)
|
23
|
Le Letture
Cattoliche (8 febbraio 1853)
|
23
|
[Associazioni
alle Letture Cattoliche] (1 marzo 1853)
|
. 23
|
[Letture
Cattoliche] (31 marzo 1853)
|
24
|
Lotteria (12
aprile 1853)
|
24
|
Notizie storiche
intorno al miracolo del SS. Sacramento (4 giugno 1853)
|
24
|
Bugie di Amedeo
Bert, ministro valdese [Lett. Cattoliche] (21 giugno 1853)
|
25
|
Almanacchi pel
1854 [il Galantuomo] (10 novembre 1853)
|
26
|
Il Galantuomo
(12 novembre 1853)
|
26
|
Soccorso
all'Oratorio di S. Francesco di Sales (10 agosto 1854)
|
26
|
Aprimento di un
laboratorio a benefizio di poveri (9 settembre 1854)
|
27
|
Almanacchi [Il
Galantuomo] (25 novembre 1804)
|
27 {334 [334]}
|
Conversioni al
cattolicismo nell'Oratorio di San Francesco di Sales in Torino (7 marzo
1855).
|
28
|
Abiure
all'Oratorio di S. Francesco di Sales (27 agosto 1855)
|
29
|
Il Galantuomo,
almanacco nazionale per il 1856 (1 dicembre 1855)
|
30
|
Ravvedimento dei
seguaci del Grignaschi (1 febbraio 1856)
|
. 30
|
Maniera facile
per imparare la Bibbia (4 febbraio 1856)
|
. 32
|
Il IV anno delle
Letture Cattoliche (22 febbraio 1856)
|
. 33
|
Il sacramento
della Cresima (1 giugno 1856)
|
34
|
Notizie
religiose [cantano i giovani dell'Oratorio] (8 giugno 1856)
|
34
|
Festa di S.
Luigi all'Oratorio di S. Francesco di Sales (29 giugno 1856)
|
35
|
Necrologia del
T. Francesco Rossi (20 novembre 1856)
|
. 36
|
Vita di S.
Pietro, del sacerdote Giovanni Bosco [Letture Cattoliche] (1 febbraio 1857)
|
37
|
Lotteria per gli
Oratorii di D. Bosco (7 marzo 1857)
|
. 38
|
Lotteria a
favore degli Oratorii di D. Bosco (22 marzo 1857)
|
40
|
Il V anno delle
Letture Cattoliche (1° aprile 1857)
|
40
|
Pubblica
esposizione degli oggetti di lotteria (12 maggio 1857)
|
41
|
Letture
Cattoliche... [Vita di S. Paolo Apostolo] (19 maggio 1857)
|
41
|
Lotteria di
beneficenza (18 giugno 1857)
|
42
|
Letture
Cattoliche... [Vita de' sommi Pontefici...] (24 luglio 1857)
|
43
|
Il Galantuomo,
almanacco (15 dicembre 1857)
|
. 44
|
Festa
all'Oratorio di S. Francesco di Sales (4 febbraio 1858)
|
. 44
|
Anno VI delle
Letture Cattoliche (11 marzo 1858)
|
.. 45
|
Benevolenza del
Sommo Pontefice per gli Oratorii di Don Bosco (18 aprile 1858)
|
46
|
Indulgenze pel
canto delle Sacre Laudi [ottenute da Don Bosco] (28 aprile 1858)
|
46
|
Festa di Pio IX
negli Oratorii di D. Bosco (29 giugno 1858)
|
. 47
|
Feste religiose
[canti dei giovani dell'Oratorio] (21 settembre 1858)
|
48
|
Festa del SS.
Rosario [i giovani dell'Oratorio ai Becchi] (8 ottobre 1858)
|
49
|
Bibliografia [La
lampana del santuario... Lett. Catt.] (29 ottobre 1858)
|
49
|
Le Letture
Cattoliche raccomandate dal Sommo Pontefice (4 novembre 1858)
|
49
|
Letture
Cattoliche negli Stati Pontifici (10 novembre 1858)
|
. 51
|
Letture
cattoliche [Vita del sommo Pontefice S. Urbano I] (26 febbraio 1859)
|
51
|
Bibliografia [Il
mese di maggio ad uso del popolo...] (20 aprile 1859)
|
51
|
Storia d'Italia
di D. Bosco encomiata da N. Tommaseo (4 dicembre 1859)
|
52
|
Battesimo di un
giovinetto israelita [nell'Oratorio...] (24 gennaio 1860)
|
52
|
Perquisizione
nell'Oratorio di S. Francesco di Sales (29 maggio 1860)
|
53
|
[Si smentiscono
le voci sull'arresto di Don Bosco] (3 giugno 1860)
|
55
|
Letture
Cattoliche [raccomandate dal Vescovo di Biella] (20 giugno 1860)
|
55
|
Orazione funebre
al sig. D. Cafasso [tenuta da Don Bosco, pubblicata] (15 settembre 1860).
|
55
|
La Festa di San Francesco di Sales [all'Oratorio] (6 febbraio 1861)
|
56
|
Letture
Cattoliche [Anno IX] (5 aprile 1861)
|
56
|
Rettificazione
[sul prezzo delle Letture Cattoliche] (25 aprile 1861)
|
56
|
Le Letture
Cattoliche di Torino (17 luglio 1861)
|
57
|
Vita del
giovinetto Savio Domenico [Letture Cattoliche] (25 agosto 1861)
|
57 {335 [335]}
|
Cenno biografico
sul giovanetto Magone Michele [ Letture Cattoliche] (15 novembre 1861).
|
58
|
La Storia d'Italia di D. Bosco [Letture Cattoliche] (14 febbraio 1862)
|
58
|
Lotteria per gli
Oratorii di D. Bosco
|
58
|
Pio IX e la
lotteria di D. Bosco (24 giugno 1862)
|
59
|
Lotteria di D.
Bosco (3 luglio 1862)
|
59
|
Bella mostra di
una lotteria (3 settembre 1862)
|
60
|
Lotteria di D.
Bosco (19 settembre 1862)
|
60
|
Lotteria a
favore degli Oratorii del reverendo D. Bosco (12 novembre 1862)
|
61
|
Il Galantuomo,
Almanacco pel 1863 (27 novembre 1862)
|
. 61
|
Cenni storici
intorno alla vita della B. Caterina De-Mattei da Racconigi... [Letture
Cattoliche] (28 gennaio 1863)
|
61
|
Bibliografia [La Storia d'Italia... recensita dalla Civiltà Cattolica] (5 aprile 1863)
|
62
|
Bibliografia
[Letture Cattoliche: vite di Giov. M. Vianney e di S. Angela Merici] (3
settembre 1863)
|
62
|
L'Eccellenza del
sacerdozio cattolico [pubblicazione] (11 novembre 1863)
|
63
|
|
|
«L'UNITÀ
CATTOLICA» (1864-1888)
|
65
|
|
|
Letture
Cattoliche (23 marzo 1864)
|
67
|
[Nuova Chiesa
in Torino nel borgo Dora...] (13 aprile 1864)
|
67
|
Beneficenza di
Pio IX per la costruzione della Chiesa di Valdocco (1 maggio 1864)
|
68
|
Chiesa di Maria
Ausiliatrice in Valdocco (4 febbraio 1865)
|
68
|
Dialoghi intorno
all'instituzione del Giubileo [Letture Cattoliche] (11 marzo 1865)
|
69
|
[Posa della
prima pietra della nuova Chiesa...] (27 aprile 1865)
|
69
|
[Cerimonia per
la collocazione della prima pietra...] (29 aprile 1865)
|
69
|
[Recita della
commedia latina Larvarum victor] (18 maggio 1865)
|
69
|
Lotteria in
Torino [per la Chiesa di Maria Ausiliatrice] (19 luglio 1865)
|
70
|
Letture
Cattoliche: Del magnetismo animale e dello spiritismo (3 agosto 1865)
|
70
|
Don Bosco e
l'Oratorio di S. Francesco di Sales (30 agosto 1865)
|
70
|
Letture
cattoliche di Torino (1 febbraio 1866)
|
71
|
Chiesa di Maria
Ausiliatrice (21 febbraio 1866)
|
72
|
Viva Maria
Ausiliatrice! [guarigione straordinaria] (29 aprile 1866)
|
72
|
Orfani fatti dal
cholera ricoverati da D. Bosco (21 settembre 1866)
|
73
|
Chiesa di
Valdocco in Torino [a Maria Ausiliatrice] (29 settembre 1866)
|
73
|
Statua colossale
della Madonna (17 novembre 1866)
|
74
|
Tre figli di
Maria [battesimo di tre fratelli anglicani] (8 gennaio 1867)
|
75
|
Bibliografia
[Vita e triduo di S. Pietro Apostolo: Letture Cattoliche] (22 gennaio 1867)
|
75
|
Avviso per
estrazione di lotteria (23 gennaio 1867)
|
76
|
Vita di San
Giuseppe [Letture Cattoliche] (12 marzo 1867)
|
76
|
Estrazione della
lotteria di Valdocco (26 marzo 1867)
|
76
|
Una commedia
latina nell'Oratorio di D. Bosco (19 marzo 1867)
|
77
|
La statua
dell'Immacolata sulla chiesa di D. Bosco (23 novembre 1867)
|
77 {336 [336]}
|
Statua
dell'Immacolata (30 novembre 1867)
|
77
|
Messa solenne a
grande orchestra [nella nuova chiesa...] (10 giugno 1868)
|
77
|
Ottavario per la
dedicazione della nuova chiesa consacrata in Torino a Maria Ausiliatrice (21
giugno 1868)
|
78
|
Quarant'ore
nella chiesa di Valdocco (14 luglio 1868)
|
79
|
Vita di San
Pietro Principe degli Apostoli... [terza ed.] (26 luglio 1868)
|
79
|
Oratorio di don
Bosco [distribuzione dei premii] (8 settembre 1868)
|
80
|
Collegio
Convitto di Mirabello (7 ottobre 1868)
|
80
|
La biblioteca
della Gioventù Italiana (18 novembre 1868)
|
80
|
Beneficenza [del
principe Amedeo duca d'Aosta] (30 dicembre 1868)
|
80
|
Biblioteca della
gioventù italiana [Soria della letteratura italiana] (9 gennaio 1869)
|
81
|
Biblioteca della
gioventù italiana [Istoria d'Europa] (21 marzo 1869)
|
81
|
Associazione in
onore di Maria Ausiliatrice (10 maggio 1869)
|
81
|
Biblioteca della
gioventù italiana [Vite di S. Paolo e di S. Antonio] (14 settembre 1869)
|
82
|
Collegio-convitto
di Cherasco (26 settembre 1869)
|
. 82
|
Collegio di
Lanzo (13 ottobre 1869)
|
82
|
Gli almanacchi
pel 1870 [tra i citati: il Galantuomo] (20 novembre 1869)
|
83
|
Onorevole
ritrattazione [Letture Cattoliche: Un ritorno nell'arca santa] (12 dicembre
1869).
|
83
|
Novelle di
Antonio Cesari [Biblioteca della gioventù italiana] (22 dicembre 1869)
|
84
|
Offerte al S. P.
Pio IX in omagggio ed in aiuto al Concilio Ecumenico (28 dicembre 1869).
|
84
|
I Concili
generali e la Chiesa cattolica [Letture Cattoliche] (29 dicembre 1869)
|
85
|
Biblioteca della
gioventù cattolica [Le vite dei più eccellenti pittori e scultori] (12
gennaio 1870)
|
85
|
Drammi scelti di
Pietro Metastasio [Biblioteca della gioventù italiana] (15 febbraio 1870)
|
85
|
Novelle scelte
di Giovanni Boccaccio [Biblioteca della gioventù italiana] (12 aprile 1870)
|
86
|
Versi di
Vincenzo Lanfranchi [Biblioteca della gioventù italiana] (10 maggio 1870)
|
86
|
Novelle scelte
di G. Boccaccio [Biblioteca della gioventù italiana] (stessa data)
|
87
|
Solennità di
Maria Ausiliatrice in Torino (22 maggio 1870)
|
87
|
Festa di Maria
Ausiliatrice (31 maggio 1870)
|
88
|
Al Papa
spogliato gli spogliati sacerdoti d'Italia (21 giugno 1870)
|
88
|
Il giovane
provveduto per la pratica dei suoi doveri (27 agosto 1870)
|
90
|
Rime di
Francesco Petrarca e di altri del Trecento [Biblioteca della gioventù
italiana] (stessa data)
|
90
|
Una solennità
artistico-religiosa in Torino [nuovo organo nella chiesa di Maria
Ausiliatrice] (15 settembre 1870)
|
90
|
Biblioteca della
gioventù italiana [Le bellezze dell'Orlando Furioso] (24 settembre 1870)
|
91
|
Collegio-convitto
di Cherasco (13 ottobre 1870)
|
92
|
Collegio-convitto
di Lanzo (15 ottobre 1870)
|
92 {337 [337]}
|
Piccolo
Seminario di San Carlo in Borgo San Martino (20 ottobre 1870)
|
93
|
Biblioteca della
gioventù italiana [Le vite dei più eccellenti pittori, scultori ed
architetti: vol. IV ed indici] (29 ottobre 1870)
|
. 93
|
M. Attii Plauti
Captivi (23 novembre 1870)
|
... 93
|
Nuovo Donato
[principii della grammatica latina] (23 novembre 1870).
|
94
|
Biblioteca della
Gioventù italiana [La Secchia Rapita] (stessa data)
|
94
|
Prose scelte di
Niccolò Machiavelli [Biblioteca della gioventù italiana] (5 marzo 1871)..
|
94
|
Novelle scelte
di Giovanni Boccaccio [Biblioteca della gioventù italiana, seconda edizione]
(25 marzo 1871).
|
.. 95
|
Antonio, ossia
Il ritorno di un soldato [Letture Cattoliche] (26 marzo 1871)
|
95
|
Prose di Agnolo
Firenzuola [vol. XXVI della Biblioteca della gioventù italiana] (5 aprile
1871).
|
95
|
L'Infallibilità
pontificia [Letture Cattoliche] (13 aprile 1871)
|
96
|
Prose di Agnolo
Firenzuola [Biblioteca della gioventù italiana] (26 aprile 1871)
|
96
|
Ai divoti di
Maria Santissima (4 maggio 1871)
|
.. 97
|
Apparizione
della B. Vergine sulla montagna di La Salette [Letture Cattoliche] (10 maggio 1871)
|
97
|
Il Novellino
[Biblioteca della gioventù italiana] (7 settembre 1871)
|
97
|
Collegio-convitto
municipale di Alassio (14 settembre 1871)
|
97
|
Collegio-Convitto,
o Piccolo Seminario in Borgo San Martino (16 settembre 1871)..
|
98
|
Il vero amico
delle madri cristiane (20 settembre 1871)
|
. 98
|
Collegio-convitto
municipale di Varazze (20 ottobre 1871)
|
. 99
|
Liceo nel
Collegio-convitto di Alassio (24 ottobre 1871)
|
. 99
|
Bibliografia [Il
giorno e scelte poesie liriche di G. Parini: Biblioteca della gioventù
italiana] (4 novembre 1871)..
|
100
|
Il sogno d'un
pedante... (17 dicembre 1871)..
|
100
|
Invito ai buoni
cristiani [Gli ultimi tre giorni di carnovale...] (4 febbraio 1872)...
|
101
|
Storia
ecclesiastica ad uso della gioventù [Letture Cattoliche] (25 aprile 1872)...
|
101
|
Novena a Maria
Ausiliatrice [annuncio sacro] (14 maggio 1872)..
|
102
|
La ruota della
fortuna nell'Oratorio di D. Bosco (19 maggio 1872)..
|
102
|
Il mese di
giugno consacrato al Sacro Cuor di Gesù [Letture Cattoliche] (22 maggio
1872).
|
102
|
Festa di Maria
Ausiliatrice a Torino (24 maggio 1872)...
|
103
|
Festa di Maria
Ausiliatrice in Torino (26 maggio 1872)...
|
103
|
Il Collegio di
Valsalice (3 luglio 1872)..
|
103
|
Biblioteca della
gioventù italiana [Lettere di G. Baretti - Poesie liriche di G. Chiabrera]
(12 luglio 1872)
|
104
|
Il centenario XV
di Sant'Eusebio il Grande... [Letture Cattoliche] (8 agosto 1872)...
|
104
|
Poesie scelte
dalle opere sacre del P. Antonio Cesari [voi. 43° della Biblioteca della
gioventù italiana] (9 agosto 1872).
|
104
|
Collegio-convitto
di Borgo San Martino... (17 agosto 1872)...
|
105
|
Collegio-Convitto
municipale di Alassio (6 settembre 1872)..
|
105
|
Prose scelte
dalle opere sacre del Padre Antonio Cesari [Biblioteca della gioventù
italiana] (26 settembre 1872)..
|
106 {338 [338]}
|
Collegio-Convitto
comunale di Lanzo Torinese (28 settembre 1872).
|
106
|
Collegio-Convitto
di Varazze (Liguria) (8 ottobre 1872)...
|
106
|
Piccolo
Seminario di San Carlo in Borgo San Martino (11 ottobre 1872).
|
107
|
Collegio-Convitto
Valsalice (15 febbraio 1873).
|
107
|
Gli ultimi tre
giorni di carnovale... (26 febbraio 1873)...
|
108
|
Cristoforo
Colombo e la scoperta dell'America [Biblioteca della gioventù italiana =
Letture Cattoliche!] (4 aprile 1873).
|
108
|
Cenni sulla vita
di San Gregorio VII [Letture Cattoliche] (26 aprile 1873).
|
109
|
Novena di Maria Ausiliatrice
(14 maggio 1873).
|
109
|
Festa di Maria
Ausiliatrice (22 maggio 1873).
|
110
|
Il Giovane
provveduto... [ediz. XXXIII, accresciuta] (7 agosto 1873).
|
110
|
Il Cattolico nel
secolo XIX [Letture Cattoliche] (20 settembre 1873).
|
111
|
Collegio
Convitto Val Salice in Torino (28 settembre 1873)...
|
111
|
Un buon Istituto
per le ragazze [Mornese] (1 ottobre 1873)...
|
112
|
Precetti
elementari di letteratura... (20 novembre 1873)...
|
112
|
Il Galantuomo,
Almanacco pel 1873 (stessa data) .
|
113
|
Della vera
scuola per ravviare la società (8 gennaio 1874)...
|
113
|
Letture
Cattoliche [Anno XXII] (12 febbraio 1874).
|
114
|
L'Etimologista.
Novella di Tommaso Vallauri (12 febbraio 1874)..
|
114
|
Letture
Cattoliche [Fascicoli di febbraio e marzo] (4 marzo 1874)..
|
115
|
Novelle di
Tommaso Vallauri [quinta edizione] (18 marzo 1874)..
|
115
|
Il teologo
Giovanni Borei [immagine] (5 aprile 1874)...
|
116
|
Novena e
solennità di Maria Ausiliatrice (19 maggio 1874)...
|
117
|
La coda della
gran bestia [Letture Cattoliche, seconda edizione] (8 luglio 1874)...
|
117
|
Un po' di ritiro
per i secolari [esercizi spirituali] (23 agosto 1874)..
|
117
|
L'aritmetica e
il sistema metrico... [sesta edizione] (24 ottobre 1874).
|
118
|
L'Antiquario
della Valle di Maira (22 novembre 1874)...
|
118
|
Storia d'Italia
(6 dicembre 1874)...
|
119
|
Thomae Vallaurii
De optima ratione... (5 gennaio 1875)...
|
120
|
Della Imitazione
di Cristo [Biblioteca della gioventù italiana (1 maggio 1875)...
|
120
|
Avviso sacro
[Novena e solennità di Maria Ausiliatrice] (15 maggio 1875).
|
121
|
Le signore di
Firenze a Maria Ausiliatrice (23 maggio 1875)..
|
122
|
Le meraviglie di
Maria Ausiliatrice [Letture Cattoliche] (11 giugno 1875).
|
122
|
Il Cuor di
Gesù... [Letture Cattoliche] (11 giugno 1875)...
|
122
|
Opera di Maria
Ausiliatrice in servizio del clericato (10 settembre 1875).
|
123
|
Collegio-convitto
municipale di Alassio (18 settembre 1875)..
|
124
|
Sancti Hieronimi
de Viris illustribus... [Biblioteca di classici latini
crisiani] (26 ottobre 1875).
|
125
|
I Salesiani di
Don Bosco nella Repubblica Argentina (30 ottobre 1875).
|
125
|
I missionari
salesiani di Don Bosco in udienza del Santo Padre (5 novembre 1875)..
|
127
|
Partenza di
missionari per Buenos Ayres (11 novèmbre 1875)..
|
127
|
Istruzione pel
popolo sui doveri principali verso Dio... (11 novembre 1875)...
|
128
|
Partenza dei
missionari salesiani per la Repubblica Argentina (14 novembre 1875)...
|
129
|
I missionari
salesiani [elenco dei partenti} (16 novembre 1875)..
|
130 {339 [339]}
|
Da Torino a
Buenos Ayres. Lettere dei missionari salesiani (20
gennaio 1876)...
|
131
|
Lettere inedite
di Silvio Pellico... [Biblioteca della gioventù italiana] (21 gennaio 1876)..
|
133
|
Da Torino a
Buenos Ayres. Lettera seconda... (25 gennaio 1876)..
|
134
|
Da Torino a
Buenos-Ayres. Lettera 3a... (26 gennaio 1876)...
|
137
|
Da Torino a
Buenos-Ayres. Lettera 4a... (28 gennaio 1876)...
|
139
|
Da Torino a
Buenos-Ayres. Lettere dei missionari salesiani (3
febbraio 1876)...
|
141
|
Da Torino a
Buenos-Ayres. Lettere dei missionari salesiani (4
febbraio 1876)...
|
143
|
Vocabolario
italiano-latino... (6 febbraio 1876).
|
145
|
Lettera 7a
dei missionari salesiani. In Buenos-Ayres (15 febbraio 1876).
|
146
|
Lettera 8a
dei missionari salesiani. Notizie su Buenos-Ayres (20
febbraio 1876)...
|
148
|
Lettera 9a
dei missionari salesiani. Notizie su Buenos-Ayres (24
febbraio 1876)...
|
151
|
Lettera 10a
dei missionari salesiani. Da Buenos-Ayres a San Nicolas
de los Arroyos (5 marzo 1876)
|
153
|
Lettera 11a dei missionari salesiani. A San Nicolas de los Arroyos (24 marzo 1876)..
|
155
|
Lettera 12a
dei missionari salesiani (25 marzo 1876).
|
158
|
Lettera 13a
dei missionari salesiani (16 aprile 1876).
|
160
|
Gli italiani a
Buenos-Ayres. Lettera 14a dei missionari
salesiani (22 aprile 1876)...
|
163
|
L'Epistolario di
Silvio Pellico [Biblioteca della gioventù italiana] (6 maggio 1876)...
|
166
|
L'inaugurazione
del Collegio dei Salesiani in S. Nicolas (17 maggio 1876).
|
167
|
Festa di Maria Vergine
Ausiliatrice [programma] (17 maggio 1876).
|
168
|
Lettera 15a
dei missionari salesiani (21 maggio 1876)...
|
169
|
Lettera 16a
dei missionari salesiani (27 maggio 1876)...
|
170
|
Un'accademia
plautina presso i Salesiani di Torino (4 giugno 1876) .
|
172
|
Lettera 17a
dei missionari salesiani (6 giugno 1876).
|
173
|
Lettera 17a
dei missionari salesiani [Continuazione] (7 giugno 1876).
|
175
|
Vocabolario
italiano-greco... (18 giugno 1876).
|
177
|
Lettera 18a
dei missionari salesiani. La settimana santa a Buenos-Ayres (24 giugno
1876)..
|
178
|
Pio IX e
Buenos-Ayres (5 agosto 1876)..
|
181
|
Missione
salesiana nella Repubblica Argentina (6 agosto 1876)..
|
183
|
I ministri a
Lanzo e D. Bosco (17 agosto 1876).
|
183
|
Origine delle
feste cristiane e delle istituzioni ecclesiastiche (18 agosto 1876)...
|
184
|
Le missioni
salesiane in Patagonia (23 agosto 1876).
|
184
|
Distribuzione
dei premi all'Oratorio Salesiano (5 settembre 1876)..
|
187
|
Opera di Maria
Ausiliatrice (17 settembre 1876).
|
188
|
I missionari
salesiani nella Repubblica Argentina (4 ottobre 1876)..
|
189
|
Collegio di
Borgo S. Martino (4 ottobre 1876).
|
192
|
I salesiani di
D. Bosco in S. Nicolas (6 ottobre 1876)...
|
193
|
Compendio della
Storia d'Italia... (25 ottobre 1876).
|
194
|
Partenza dei
missionari salesiani [programma] (5 novembre 1876)..
|
195
|
Partenza dei
missionari salesiani [resoconto] (10 novembre 1876)..
|
195
|
I missionari
salesiani al Vaticano (19 novembre 1876)...
|
196
|
Il viaggio del
missionario (26 novembre 1876).
|
197
|
Pio IX e la
missione salesiana (1 dicembre 1876).
|
199
|
{340 [340]}
|
|
Gli italiani in
Buenos-Ayres (17 dicembre 1876).
|
200
|
Una giornata a
Trinità (22 dicembre 1876)..
|
202
|
I salesiani di
Montevideo al loro Superiore D. Bosco. Spaventosa burrasca (23 gennaio 1877).
|
203
|
D. Bosco e i
Concettini (28 gennaio 1877)..
|
206
|
Il Collegio Pio
IX nella Repubblica Argentina (24 febbraio 1877)..
|
207
|
Mese di Maria
Ausiliatrice [programma] (24 aprile 1877)...
|
208
|
I Salesiani
nell'Argentina ed in Patagonia (27 aprile 1877)...
|
209
|
Oratori del mese
mariano in Torino nell'anno 1877 (29 aprile 1877).
|
210
|
Offerte al S.
Padre Pio IX nel suo giorno natalizio del 13 maggio 1877 (13 maggio 1877)..
|
212
|
Il mese di
maggio... [Letture Cattoliche, ristampa] (18 maggio 1877).
|
213
|
Maria
Ausiliatrice in Torino (18 maggio 1877).
|
213
|
Festa di Maria
Ausiliatrice celebrata al Torrione (9 giugno 1877)..
|
214
|
L'Arcivescovo di
Buenos-Ayres in Torino (5 luglio 1877)...
|
215
|
Nuovo concorso
di lire mille per un libro popolare su San Pietro (17 agosto 1877)...
|
215
|
Le missioni
della Patagonia ed il cacico Queupumil (18 agosto 1877).
|
216
|
Il Vescovo di
Rio Janeiro in Torino (19 agosto 1877)...
|
219
|
Chiesa ed
ospizio di San Giovanni Evangelista (28 agosto 1877)..
|
219
|
Collegio-Convitto
municipale di Alassio (11 settembre 1877)..
|
221
|
Nuova spedizione
di Salesiani in America (13 settembre 1877)..
|
221
|
Scuole
elementari ginnasiali a Magliano-Sabino (26 settembre 1877).
|
223
|
Marc'Antonio
Carattino e il Collegio-Convitto di Varazze (28 settembre 1877)...
|
224
|
L'Oratorio
Salesiano e monsignor Ceccarelli... (3 ottobre 1877)..
|
224
|
Il concorso
sulla vita di S. Paolo (6 ottobre 1877).
|
225
|
Saggio del
giovane studioso... [quarta edizione] (11 ottobre 1877)..
|
225
|
Distribuzione
dei premi al Collegio Val Salice presso Torino (27 ottobre 1877)...
|
225
|
Nuove Case
Salesiane (30 ottobre 1877)..
|
226
|
Partenza di
missionari per PUruguai e per la Repubblica Argentina (3 novembre 1877)..
|
226
|
Benedizione per
la partenza di missionari [programma] (6 novembre 1877)...
|
227
|
Partenza di
nuovi missionari salesiani per l'America del Sud (10 novembre 1877)...
|
227
|
Letture
cattoliche di Torino (11 novembre 1877).
|
229
|
Biblioteca della
gioventù italiana (11 novembre 1877)...
|
229
|
I missionarii
salesiani ai piedi di Pio LX (16 novembre 1877)..
|
230
|
Il Galantuomo e
le Letture Cattoliche di Torino (14 dicembre 1877).
|
231
|
Lettere di Santa
Caterina da Siena [Biblioteca della gioventù italiana] (22 dicembre 1877)..
|
232
|
Un libro che fa
e farà gran bene [Letture Cattoliche: Maggio in campagna, 2a edizione]
(23 gennaio 1878) ..
|
232
|
Opere di San
Francesco di Sales (29 gennaio 1878).
|
233
|
I funerali di
Pio IX nel collegio Valsaliee (10 marzo 1878)...
|
233
|
Un ottimo libro
per le giovani cristiane (24 marzo 1878)...
|
233
|
La festa di
Maria Ausiliatrice in Torino [programma] (5 maggio 1878).
|
234
|
Funerali a Pio
IX e febbre gialla nella RepubMfcadMBUruguay (12 maggio 1878)..
|
234 {341 [341]}
|
Missionari
Salesiani (5 luglio 1878)...
|
236
|
Una
dimostrazione a Lucca contro i Salesiani (19 luglio 1878)..
|
236
|
Le verità
cattoliche esposte al popolo... (31 luglio 1878)...
|
237
|
Il nostro
concorso sulle vite di S. Pietro e di S. Paolo (3 agosto 1878).
|
238
|
Ospizio e chiesa
di San Gio. Evangelista (13 agosto 1878)...
|
239
|
Collegio-Convitto
municipale di Alassio (13 settembre 1878)..
|
239
|
Convitto-Collegio
Manfredini in Este (18 ottobre 1878)...
|
240
|
Partenza di
missionari [programma] (8 dicembre 1878)...
|
240
|
La fine
dell'anno e la benedizione di Maria Ausiliatrice (31 dicembre 1878)...
|
240
|
La chiesa di San
Giovanni Evangelista in Torino (1 gennaio 1879)..
|
242
|
Concorso a
premio per le vite dei SS. Apostoli Pietro e Paolo (16 gennaio 1879)...
|
242
|
Don Bosco a
Marsiglia (19 gennaio 1879)..
|
243
|
L'Arcivescovo di
Torino e gli Istituti di D. Bosco (27 febbraio 1879).
|
243
|
L'Opera di Don
Bosco a Marsiglia (22 marzo 1879).
|
244
|
La seconda
conferenza dei Cooperatori Salesiani a Roma (23 marzo 1879).
|
245
|
I Salesiani a
Parigi (30 marzo 1879)...
|
247
|
Il Mese di Maria
Ausiliatrice [programma] (23 aprile 1879)...
|
247
|
Un nuovo figlio
di Maria SS. Ausiliatrice (25 maggio 1879)...
|
247
|
La chiusura
delle scuole nell'Ospizio del Sac. D. Bosco (12 luglio 1879).
|
249
|
La chiusura
delle scuole nell'Ospizio del sacerdote don Bosco (19 luglio 1879)...
|
251
|
Lettere sulle
scuole di D. Bosco. Ili ed ultima (27 luglio 1879)..
|
252
|
La questione
delle scuole Don Bosco (5 agosto 1879)...
|
256
|
Una lettera di
Don Bosco ed il suo Istituto paterno (10 agosto 1879).
|
257
|
Conferenze
salesiane a Roma (9 aprile 1880)..
|
259
|
Don Bosco ai
piedi di Leone XIII (15 aprile 1880).
|
259
|
D. Bosco e la
chiesa del Sacro Cuore in Roma (14 dicembre 1880)..
|
260
|
Partenza di
missionari salesiani [programma] (20 gennaio 1881)..
|
261
|
Il Comm.
Strambio, Console italiano a Marsiglia (25 gennaio 1881).
|
261
|
La chiesa ed
ospizio del S. Cuore in Roma (24 marzo 1881)...
|
261
|
La Conferenza dei Salesiani in Roma e un discorso dell'Emin. Cardinale Alimonda (2 maggio 1882)
|
262
|
Una festa di
famiglia all'Oratorio Salesiano (27 giugno 1882)..
|
266
|
Il Conte Carlo
Cais, sacerdote salesiano (6 ottobre 1882)...
|
266
|
La consacrazione
in Torino della chiesa di San Giovannni Evangelista (26 ottobre 1882)..
|
267
|
La festa di S.
Francesco di Sales e la conferenza dei Cooperatori Salesiani in Torino (1
febbraio 1883)
|
268
|
Don Bosco a
Parigi e il trionfo della carità cattolica (9 maggio 1883).
|
270
|
Un discorso di
Don Bosco nella chiesa di S. Agostino di Parigi (22 maggio 1883)...
|
271
|
Lettera di D.
Bosco ai suoi Cooperatori e Cooperatrici (30 maggio 1883).
|
272
|
Arrivo di D.
Bosco a Torino e la conferenza dei Cooperatori Salesiani (3 giugno 1883)..
|
273
|
Don Bosco e due
orfani di Casamcciola (10 agosto 1883)...
|
275
|
I missionari
salesiani e le suore di Maria Ausiliatrice nell'America del Sud (3 novembre
1883).
|
276
|
L'addio dei
missionari salesiani (21 novembre 1883)...
|
277
|
Conferenza dei
Salesiani (17 febbraio 1884)..
|
279 {342 [342]}
|
Conferenza dei
Cooperatori Salesiani e discorso del Cardinale Alimonda (23 febbraio 1884).
|
279
|
La festa di
Maria Ausiliatrice in Torino (22 maggio 1884)...
|
281
|
La conferenza di
D. Bosco (stessa data)..
|
281
|
L'industriosa
carità di Don Bosco (17 gennaio 1885) ...
|
282
|
La missione de'
Salesiani in Patagonia ed una lettera di D. Bosco a' suoi Cooperatori (22
ottobre 1886)
|
283
|
La partenza da
Torino di nuovi missionari per l'America (30 novembre 1886)...
|
285
|
|
|
«L'AMICO DELLA
GIOVENTÙ» (Anno I - n. 1) [Torino, Sabbato 21. ottobre 1848)..
|
287
|
Riproduzioni...
|
299
|
Indice delle
materie..
|
331
|
Indice
generale..
|
334 {343 [343]}
|