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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

REGOLAMENTO PER LE CASE DELLA SOCIETÀ DI S. FRANCESCO DI SALES

 

TORINO TIPOGRAFIA SALESIANA

 

1877. {1 [97]} {2 [98]}

 

 

[è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili a Don Bosco]

 

 

 

 

INDEX

Il sistema preventivo nella educazione della gioventù  3

I. In che cosa consista il Sistema Preventivo e perchè debbasi preferire. 3

II. Applicazione del Sistema Preventivo. 4

III. Utilità del sistema Preventivo. 5

Una parola sui castighi. 6

Articoli generali 6

Parte prima. Regolamento particolare  7

Capo I. Del direttore. 7

Capo II. Del prefetto. 7

Capo III. Catechista. 9

Capo IV. Catechista degli artigiani. 10

Capo V. Consigliere scolastico. 11

Capo VI. Dei maestri di scuola. 12

Capo VII. Del maestro d’ arte. 13

Capo VIII. Assistenti  di scuola e di studio. 13

Capo IX. Dell’ assistente dei laboratori. 14

Capo X. Assistenti o capi  di dormitorio. 15

Capo XI. Dispensiere. 15

Capo XII. Dei coadiutori. 16

Capo XIII. Del cuoco e degli aiutanti della cucina. 16

Capo XIV. Dei camerieri. 17

Capo XV. Del portinaio. 17

Capo XVI. Del teatrino. 18

Capo XVII. Regolamento per l’ infermeria. 20

Parte seconda. Regolamento per le case della Congregazione di S. Franc. di Dales  21

Capo I. Scopo delle case della Congregazione di s. Francesco di Sales. 21

Capo II. Dell’ accettazione. 22

Capo III. Della pietà. 22

Capo IV. Contegno in chiesa. 23

Capo V. Del lavoro. 24

Capo VI. Contegno nella scuola e nello studio. 25

Capo VII. Contegno nei laboratori. 26

Capo VIII. Contegno verso i superiori. 27

Capo IX. Contegno verso i compagni. 28

Capo X. Della modestia. 28

Capo XI. Della pulizia. 29

Capo XII. Contegno nel regime della casa. 29

Capo XIII. Contegno fuori della casa. 30

Capo XIV. Del passeggio. 31

Capo XV. Contegno nel teatrino. 31

Capo XVI. Cose con rigore proibite nella casa. 32

Appendice al regolamento della casa. Sul modo di scrivere lettere. Regole generali. 32

Parti della lettera. 33

Corso della lettera e forma della medesima. 34

Indice  35

 


Il sistema preventivo nella educazione della gioventù

 

            Più volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcuni pensieri intorno al cosi detto sistema preventivo, che si suole usare nelle nostre case. Per mancanza di tempo non ho potuto finora appagare questo desiderio, e presentemente volendo stampar il regolamento che finora si è quasi sempre usato tradizionalmente, credo opportuno darne qui un cenno che però sarà come l’ indice di un’ operetta che vo preparando se Dio mi darà tanto di vita da poterlo terminare, e ciò unicamente per giovare alla difficile arte della giovanile educazione. Dirò adunque: In che cosa consista il Sistema Preventivo, e perchè debbasi preferire: Sua pratica applicazione, e suoi vantaggi.

 

 

I. In che cosa consista il Sistema Preventivo e perchè debbasi preferire.

 

            Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere {3 [99]} la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d’ uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le parole e l’ aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti.

            Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.

            Diverso, e direi, opposto è il sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’ occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze.

            Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’ amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni: {4 [100]}

            I. L’ allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore. Nè mai si adira per la correzione fatta o pel castigo minacciato oppure inflitto, perchè inesso vi è sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo più riesce a guadagnare il cuore, cosicchè l’ allievo conosce la necessità del castigo e quasi lo desidera.

            II. La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che in un momento dimentica le regole disciplinari, i castighi che quelle minacciano. Perciò spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava nell’ atto del fallo commesso e che avrebbe per certo evitato se una voce amica l’ avesse ammonito.

            III. Il sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovanetti non dimenticano i castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne vendetta. Sembra talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro andamenti conosce che sono terribili le reminiscenze della gioventù; e che dimenticano facilmente le punizioni dei genitori, ma assai difficilmente quelle degli educatori. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono bruttamente certi castighi toccati giustamente in tempo di loro {5 [101]} educazione. Al contrario il sistema Preventivo rende amico l’ allievo, che nell’ assistente ravvisa un benefattore che lo avvisa, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore. IV. Il sistema Preventivo rende avvisato l’ allievo in modo che 1’ educatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore sia in tempo della educazione, sia dopo di essa. L’ educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora eziandio che si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio. Per queste e molte altre ragioni pare che il sistema preventivo debba prevalere al repressivo.

 

 

II. Applicazione del Sistema Preventivo.

 

            La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di s. Paolo che dice: Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet. La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso 1’ educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine. {6 [102]}

            I. Il Direttore pertanto deve essere tutto consacrato a' suoi educandi, nè mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre co' suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.

            II. I maestri, i capi d’ arte, gli assistenti devono essere di moralità conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezione od amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che il traviamento di un solo può compromettere un Istituto educativo. Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devonsi raccogliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati.

            III. Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della gioventù s. Filippo Neri, a me basta che non facciate peccati.

            IV. La frequente confessione, la frequente comunione, la messa quotidiana sono le colonne {7 [103]} che devono reggere un edifizio educativo, da cui si vuole tener lontano la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza de' santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell’ anima, come appunto sono i santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri con piacere e con frutto[1].

            V. Si usi la massima sorveglianza per impedire che nell’ Istituto siano introdotti compagni, {8 [104]} libri o persone che facciano cattivi discorsi. La scelta d’ un buon portinaio è un tesoro per una casa di educazione.

            VI. Ogni sera dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a riposo, il Direttore, o chi per, esso, indirizzi alcune affettuose parole in pubblico dando qualche avviso, o consiglio intorno a cose da farsi o da evitarsi; e studii di ricavare le massime da fatti avvenuti in giornata nell’ Istituto o fuori; ma il suo sermone non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa è la chiave della moralità, del buon andamento e del buon successo dell’ educazione.

            VII. Si tenga lontano come la peste 1’ opinione di taluno che vorrebbe differire la prima comunione ad un’ età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi per tempo alla santa Comunione. Quando un giovanetto sa distinguere {9 [105]} tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all’ età e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell’ anima benedetta.

            VIII. I catechismi raccomandano la frequente comunione, s. Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso. Il Concilio Tridentino dice chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare la santa Messa faccia eziandio la comunione. Ma questa comunione sia non solo spirituale, ma bensì sacramentale, affinchè si ricavi maggior frutto da questo augusto e divino sacrifizio. (Concilio Trid., sess. XXII, cap. VI).

 

 

III. Utilità del sistema Preventivo.

 

            Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltà, che però restano diminuite, se l’ educatore si mette con zelo all’ opera sua. L’ educatore è un individuo consacrato al bene de' suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione de' suoi allievi.

            Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui che: {10 [106]}

            I. L’ allievo sarà sempre pieno di rispetto verso l’ educatore e ricorderà ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali padri e fratelli i suoi maestrine gli altri superiori. Dove vanno questi allievi per lo più sono la consolazione della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani.

            II. Qualunque sia il carattere, F indole, lo stato morale di un allievo all’ epoca della sua accettazione, i parenti possono vivere sicuri, che il loro figlio non potrà peggiorare, e si può dare per certo che si otterrà sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli che per molto tempo furono il flagello de' parenti e perfino rifiutati dalle case correzionali, coltivati secondo questi principii, cangiarono indole, carattere, si diedero ad una vita costumata, e presentemente occupano onorati uffizi nella società, divenuti così il sostegno della famiglia, decoro del paese in cui dimorano.

            III. Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con triste abitudini non possono danneggiare i loro compagni. Nè i giovanetti buoni potranno ricevere nocumento da costoro, perchè non avvi nè tempo, nè luogo, nè opportunità, perciocchè 1’ assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe tosto rimedio. {11 [107]}

 

 

Una parola sui castighi.

 

            Che regola tenere nell’ infliggere castighi? Dove è possibile, non si faccia mai uso dei castighi; dove poi la necessità chiede repressione, si ritenga quanto segue:

            I. L’ educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi temere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo, ma un castigo che eccita 1’ emulazione, dà coraggio e non avvilisce mai.

            II. Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo. Si è osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto che non farebbe uno schiaffo. La lode quando una cosa è ben fatta, il biasimo, quando vi è trascuratezza, è già un premio od un castigo.

            III. Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l’ allievo comprenda il suo torto colla ragione e colla religione.

            IV. Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione dolorosa, il tirarle orecchie ed altri castighi simili debbonsi assolutamente evitare, perchè sono proibiti dalle leggi civili, irritano grandemente i giovani ed avviliscono l’ educatore. {12 [108]}

            V. Il Direttore faccia ben conoscere le regole, i premi ed i castighi stabiliti dalle leggi di disciplina, affinchè l’ allievo non si possa scusare dicendo: Non sapeva che ciò fosse comandato o proibito.

            Se nelle nostre case si metterà in pratica questo sistema, io credo che potremo ottenere grandi vantaggi senza venire nè alla sferza, nè ad altri violenti castighi. Da circa quarant’ anni tratto colla gioventù, e non mi ricordo d’ aver usato castighi di sorta, e coll’ aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma eziandio quello che semplicemente desiderava, e ciò da quegli stessi fanciulli, cui sembrava perduta la speranza di buona riuscita.

Sac. GIO. BOSCO. {13 [109]} {14 [110]}

 

 

Articoli generali

 

            1. Quelli che trovansi in qualche uffizio o prestano assistenza ai giovani, che la Divina Provvidenza ci affida, hanno tutti l’ incarico di dare avvisi e consigli a qualunque giovane della casa, ogni qual volta vi è ragione di farlo specialmente quando si tratta d’ impedire l’ offesa di Dio.

            2. Ognuno procuri di farsi amare se vuole farsi temere. Egli conseguirà questo grande fine se colle parole, e più ancora coi fatti, farà conoscere che le sue sollecitudini sono dirette esclusivamente al vantaggio spirituale e temporale de' suoi allievi.

            3. Nell’ assistenza poche parole, molti fatti, e si dia agio agli allievi di esprimere liberamente i loro pensièri; ma si stia attento a rettificare ed anche correggere le espressioni, le parole, gli atti che non fossero conformi alla cristiana educazione.

            4. I giovanetti sogliono manifestare uno di questi caratteri diversi. Indole buona, ordinaria, difficile, cattiva. È nostro stretto dovere di studiare {15 [111]} i mezzi che valgano a conciliare questi caratteri diversi per far del bene a tutti senza che gli uni siano di nocumento agli altri.

            5. A coloro che hanno sortito dalla natura un carattere, un’ indole buona basta la sorveglianza generale spiegando le regole disciplinari e raccomandandone l’ osservanza.

            6. La categoria dei più è di coloro che hanno carattere ed indole ordinaria, alquanto volubile e procliva all’ indifferenza; costoro hanno bisogno di brevi ma frequenti raccomandazioni, avvisi e consigli. Bisogna incoraggiarli al lavoro, anche con piccoli premi e dimostrando d’ avere, grande fiducia in loro senza trascurarne la sorveglianza.

            7. Ma gli sforzi e le sollecitudini devono essere in modo speciale rivolte alla terza categoria che è quella dei discepoli difficili ed anche discoli. Il numero di costoro si può calcolare uno su quindici. Ogni superiore si adoperi per conoscerli, s’ informi della loro passata maniera di vivere, si mostri loro amico, li lasci parlare molto, ma egli parli poco ed i suoi discorsi siano brevi esempi, massime, episodi e simili. Ma non si perdano mai di vista senza dar a divedere che si ha diffidenza di loro.

            8. I maestri, gli assistenti quando giungono tra i loro allievi portino immediatamente F occhio sopra di questi e accorgendosi che taluno sia assente lo faccia tosto cercare sotto apparenza di avergli che dire o raccomandare. {16 [112]}

            9. Qualora si dovesse a costoro fare un biasimo, dare avvisi o correzioni, non si faccia mai in presenza dei compagni. Si può nulla dimeno approfittare di fatti, di episodi avvenuti ad altri per tirarne lode o biasimo, che vada a cadere sopra coloro di cui parliamo.

            10. Questi sono gli articoli preliminari del nostro regolamento. Ma a tutti è indispensabile la pazienza, la diligenza e molta preghiera senza cui io credo inutile ogni buon regolamento. {17 [113]} {18 [114]}

 

 

Parte prima. Regolamento particolare

 

 

Capo I. Del direttore.

 

            1. Il Direttore è capo dello Stabilimento; a lui solo spetta accettare o licenziare i giovani della Casa, ed è risponsabile dei doveri di ciascun impiegato, della moralità e dell’ educazione degli allievi. Per l’ accettazione però potrà delegare il Prefetto, il quale opererà in questo a nome del Direttore, si regolerà secondo le prescrizioni del proprio Collegio, e secondo i limiti e le norme segnate in fine del regolamento.

            2. Il Direttore soltanto può modificare gli uffizi de' suoi dipendenti, la disciplina e 1’ orario stabilito, e senza suo permesso non si può introdurre variazione alcuna.

            3. Al Direttore spetta l’ aver cura di tutto l’ andamento spirituale, scolastico e materiale. {19 [115]}

 

 

Capo II. Del prefetto.

 

            1. Il Prefetto ha la gestione generale e materiale della Gasa, e fa le veci del Direttore in sua assenza nell’ amministrazione, ed in tutte quelle cose di cui fosse incaricato.

            2. Sopra il libro dei postulanti egli scriverà nome, cognome, paese e condizione di coloro che domandano di essere accettati pel lavoro o per lo studio; rileverà specialmente se il postulante trovisi in pericolo della moralità. Questa circostanza ne fa preferire l’ accettazione a tutti gli altri. Noterà eziandio le condizioni proposte per l’ accettazione, e quelle cose che giudicherà opportune.

            3. Ogni allievo sarà accolto dal Direttore o per delegazione di lui dal Prefetto, che noterà sul libro mastro il giorno dell’ entrata, le condizioni con cui fu accettato, se portò seco danaro, od oggetti di vestiario, la classe od il mestiere a cui sarà destinato, e l’ indirizzo di chi lo raccomanda colle altre necessarie indicazioni.

            4. Gli farà assegnare un posto in dormitorio ed in refettorio. Se è studente lo invierà al Consigliere scolastico, perchè lo collochi nella sua classe. Se è destinato al lavoro gli farà pur assegnare un posto in quel laboratorio od in quell’ uffizio a cui parrà più adattato secondo il bisogno, e ne tramanderà il nome al Direttore ed al Catechista. {20 [116]}

            5. Quando un allievo cessa d’ appartenere alla Casa, il Prefetto noterà il giorno ed il motivo per cui è uscito. Se ciò avvenisse per motivo di decesso, procurerà di darne immediatamente avviso a chi di ragione, prendendo memoria dei fatti; e delle circostanze, che possono tornare di buon esempio e di grata ricordanza.

            6. Il Prefetto è il centro da cui partono tutte le uscite e spese, e dove si concentrano tutte le entrate pecuniarie, sotto qualunque denominazione appartengano alla Casa.

            7. Perciò egli terrà conto, almeno in complesso, delle spese che occorrono pei giovani e per le persone di Casa, per le scuole, pei laboratorii, pei commestibili e per la manutenzione della Casa. Ma in questa sua amministrazione egli deve sempre tenersi nei limiti, e negli ordini stabiliti dal Direttore o dal Superiore della Congregazione.

            8. Riceverà tutto il denaro che possa provenire dai laboratori, dai contratti di vendita, dalle oblazioni e pensioni dei giovani e lo consegnerà al Direttore, dal quale riceverà quanto occorre alla giornata e pei pagamenti a data fìssa.

            9. Abbia molta sollecitudine di avere in ordine i registri secondo le norme di contabilità stabilite per le nostre case, e procuri di tenersi al corrente nel riportare, quando occorre, le entrate e le uscite, per essere in grado di poter ogni mese dare conto della sua gestione, qualora ne sia richiesto. Ogni tre mesi procuri di spedire il {21 [117]} rendiconto delle pensioni, provviste e riparazioni ai parenti dei giovani allievi, e sistemare anche ogni trimestre le proprie partite colle altre case della Congregazione è colle persone esterne, con cui si tengono conti aperti.

            10. Oltre la contabilità è affidata al Prefetto la cura del personale dei Coadiutori, e in generale la disciplina dei giovani, la pulizia e la manutenzione della Casa.

            11. Quanto alla manutenzione la sua condotta ed autorità si limita a riparare ed a conservare qualunque oggetto mobile ed immobile della Casa. Chiunque pertanto avesse bisogno di lavori di questo genere, dovrà indirizzarsi al Prefetto, ma esso non può far novità alcuna senza l’ espresso consenso del Direttóre; anzi se trattasi d’ opere di demolizione o fabbricazione o d’ altre cose di qualche rilievo, si dovrà attendere il permesso del Rettore Maggiore.

            12. Riguardo ai famigli, d’ accordo col Direttore, provvederà un personale proporzionato al bisogno, e veglierà che ciascuno compia i suoi doveri, ed occupi il tempo, soprattutto che niuno s’ incarichi di commissioni estranee al rispettivo uffizio. Raccomanderà però che avanzando tempo si prestino volentieri aiuto tra loro, quando ve n’ è bisogno.

            13. Al mattino andrà, od incaricherà alcuno che vada a chiamare i Coadiutori e le persone di servizio, affinchè tutte intervengano alla santa {22 [118]} Messa, e recitino insieme le orazioni; procurerà di andar a recitar con loro le orazioni alla sera, ed indirizzerà quegli avvisi che giudicherà a proposito pel loro vantaggio spirituale e temporale. Si farà pur render conto delle proprie loro occupazioni e dei disordini eguasti che si trovassero per la Casa.

            14. A lui è in particolar maniera affidata la cura della pulizia della persona, e degli abiti dei giovani. Almeno una volta per settimana li farà passare a rassegna per assicurarsi della nettezza dei loro abiti, della testa, badando che niuno abbia troppo lunga capellatura.

            15.Vigilerà che le porte, gli usci, le finestre, chiavi, serrature non siano guaste. Trovando qualche guasto avrà cura di farlo riparare al più presto possibile, e nel modo più economico.

            16. Per sè o per mezzo di altri assisterà alla distribuzione del pane a colezione, a merenda, ed a mensa. Avvisi costantemente che colui, il quale non sentesi di mangiare qualche commestibile, lo riponga sulla tavola. Chi guasterà volontariamente pane, minestra o pietanza si avverta severamente, e se non si emenda se ne dia immediatamente comunicazione al Direttore.

            17. È cura del Prefetto che i commestibili siano sani e ben condizionati, che il pane non si dia aroppo fresco, che si pesino o si misurino le provviste quando sono introdotte in casa, e se ne tenga nota per confrontarla coi pesi o colle misure effettuate dai venditori. {23 [119]}

            18. Mentre vigila che i giovani siano puntuali ai loro doveri, d’ accordo col Consigliere scolastico e col Catechista con bella maniera procuri che i maestri, i capi d’ arte e gli assistenti si trovino ad occupare il loro posto all’ arrivo dei giovani nella chiesa, nello studio, nelle scuole, nel laboratorio e ne' dormitori, e così impediscano i disordini che generalmente sogliono in quei momenti accadere.

            19. Dove sonvi laboratori, il Prefetto si tenga in relazione diretta coi capi d’ arte e cogli assistenti, faccia tener nota del lavoro che si riceve dall’ esterno, dei prezzi pattuiti, di ciò che è pagato e non è pagato, tempo e spesa fatta, delle provviste, e questo per darne conto minuto o almeno complessivo a chi di ragione.

            20. Per sè o per mezzo di chi è addetto all’ uffizio dei laboratori riceverà le entrate di ciascun laboratorio, pagherà lo stipendio pattuito per ciascuno, e procurerà che tutti gli utensili siano di proprietà della Casa.

            21. Procurerà di non lasciar andare gli esterni ne' dormitori, nelle scuole, ne' laboratori, indirizzando al Parlatorio o all’ uffizio dei laboratori, chi ha bisogno di parlare agli allievi, o di trattare di lavori da farsi o già eseguiti.

            22. Il Prefetto potrà avere in suo aiuto un vice Prefetto e segretario, cui potrà affidare la contabilità e la corrispondenza. Potrà pur essere coadiuvato da un economo qualora per 1’ ampiezza {24 [120]} della Casa e la moltiplicità degli affari ve ne sia bisogno.

            23. L’ Economo sarà incaricato specialmente di quanto riguarda la pulizia della casa e dei giovani, il personale dei Coadiutori e la conservazione e riparazione delle cose domestiche.

            24. L’ Economo, gli spenditori, il Provveditore di libri e di oggetti di cancelleria sono in relazione diretta col Prefetto, e per via ordinaria dipendono da lui. Il Prefetto aumenterà il numero dei suoi collaboratori secondo il bisogno.

 

 

Capo III. Catechista.

 

            1. Il Catechista ha per iscopo di vegliare e provvedere ai bisogni spirituali dei giovani della Casa.

            2. Appena gli sarà nota 1’ entrata di un giovane esso procurerà di conoscerlo, d’ informarlo intorno alle regole principali della Casa, e con massime e maniere dolci e caritatevoli indagherà di quale istruzione religiosa abbia particolar bisogno, e si darà massima premura per istruirlo.

            3. Badi che tutti imparino almeno il catechismo piccolo della Diocesi. A tal fine ogni settimana assegnerà non meno di una lezione da recitarsi. Terrà nota di quelli che sono già promossi alla s. Comunione, e che hanno ricevuto il Sacramento della Cresima, e si prenderà cura speciale di quelli che abbisognano di essere istruiti per ricevere degnamente questi Sacramenti. {25 [121]}

            4. Vegli attentamente sopra i difetti dei giovani, per essere in grado, per la parte che gli spetta, di correggerli opportunamente e dare in fine d’ ogni mese il Voto sulla moralità di ciascuno.

            5. Veglierà che gli allievi si accostino assiduamente ai SS. Sacramenti, si trovino per tempo alle sacre funzioni, alle preghiere del mattino e della sera, e studierà d’ impedire quanto possa disturbare gli esercizi di cristiana pietà, nel che si farà aiutare dagli assistenti e dai decurioni.

            6. Secondo gli accordi presi col Prefetto, procurerà chei Capi dei dormitori si trovino per tempo al loro dovere, che tutti siano puntuali alle sacre funzioni, al posto loro assegnato, precedendo i giovani col buon esempio.

            7. Si darà cura che agli ammalati nulla manchi nè per lo spirituale nè pel temporale, ma non somministrerà rimedi senza ordine del medico.

            8. Conferisca spesso col Prefetto per essere in grado di prevenire ogni disordine.

            9. Il Catechista farà tutto quello che potrà affinchè ciascuno impari bene a servire la s. Messa, sia pronunciando chiaramente e distintamente le parole, sia osservando divotamente le cerimonie prescritte per questo augusto mistero di nostra s. Religione.

            10. Il Catechista degli studenti conferisca spesso cogli assistenti di dormitorio, di studio, coi decurioni e cogli assistenti di scuola, coi maestri e col medesimo Consigliere scolastico, affinchè sia {26 [122]} in grado di dare le opportune informazioni degli allievi, e fare le correzioni a coloro che le meritassero.

            11. Promuoverà le compagnie di s. Luigi Gonzaga, del Ss. Sacramento, del piccolo Clero, dell’ Immacolata Concezione. In caso di bisogno potrà farsi aiutare da qualche sacerdote o chierico anziano specialmente per fare le conferenze.

            12. Prenderà cura dei chierici addetti a qualche uffizio della Casa, procurando che imparino le sacre cerimonie ed attendano allo studio della Teologia. Se si può, farà loro recitare ogni settimana un brano del Nuovo Testamento, e preparerà il servizio in occasione di solennità.

            13. Avrà pur cura del servizio della Chiesa, delle funzioni religiose, e degli oggetti destinati al divin culto.

            14. Nelle solennità maggiori, dove si può, vi sarà musica vocale con orchestra; nelle feste ordinarie vi sarà canto gregoriano con organo od harmonium.

            15. Per turno sceglierà due chierici dei corsi inferiori a fare una settimana di servizio in Chiesa. Costoro si troveranno ogni mattina nella Sacrestia al tempo delle Messe, e se vi è bisogno fermeransi fino alle ore 9. Ma nei giorni festivi il loro servizio sarà per tutta la giornata.

            16. Questi chierici procureranno d’ imparare a vestire e svestire il Celebrante, a piegare amitto, cotta e camice, preparare il Calice e mettere i segnacoli {27 [123]} del Messale a posto, secondo il Calendario della Diocesi.

            17. Terrà catalogo degli oggetti esistenti negli Oratori, ed avrà cura che vi sia quanto è necessario al divin culto; nulla si smarrisca, a tempo debito si faccia il bucato, le soppressature e rappezzature dei sacri arredi.

            18. Si faccia uso moderato di cera, nè sia adoperata se non in cose riguardanti al divin culto. Occorrendo lumi per cose estranee alla chiesa si provveda altrimenti.

            19. Egli deve promuovere il decoro delle sacre funzioni, e fare si che in Sacrestia si osservi rigoroso silenzio, specialmente nel tempo dei divini uffizi.

            20. Per 1’ orario delle Messe, per la predicazione, pei Catechismi, pei casi di provvista o di spesa di qualsiasi genere, prenderà gli opportuni accordi col Direttore ed in sua assenza col Prefetto della Casa.

            21. Per la regolare esecuzione di quanto occorre per la Sacrestia, verrà scelto uno o più coadiutori, che aiuteranno nelle cose che lor verranno affidate.

            22. Ne' Collegi in cui si ha chiesa pubblica e clero numeroso, il Catechista potrà avere in suo aiuto un Prefetto di sacristia, specialmente per ciò che è prescritto dall’ art. 14 fino al termine del presente capo[2] {28 [124]}

 

 

Capo IV. Catechista degli artigiani.

 

            1. Il Catechista degli artigiani oltre a quello che è notato nel capitolo antecedente deve procurare, che i suoi allievi si accostino ogni quindici giorni od almeno una volta al mese alla santa Confessione e Comunione, e che niuno manchi alle pratiche di pietà sia nei giorni festivi che nei giorni feriali.

            2. Si terrà in relazione coi capi d’ arte, cogli assistenti di laboratorio e di dormitorio, coll’ Economo e collo stesso Prefetto per dare e ricevere informazioni dei giovani alla sua cura affidati.

            3. Procuri che gli allievi facciano silenzio quando entrano od escono di Chiesa, quando escono dai laboratori, vanno ed escono dal refettorio; alla sera nel recarsi a riposo, e al mattino dopo la levata, quando si portano in Chiesa od altrove pei loro religiosi doveri.

            4. Badi che niuno si fermi a chiaccherare, nè altercare, ed accorgendosi di qualche disordine usi somma diligenza e carità per prevenirlo ed impedirlo.

            5. La sera e, se si può, anche al mattino dei giorni festivi, procuri a' suoi allievi una scuola adattata, e faccia in modo che nessuno rimanga vagando per la casa.

            6. Tutte le sere li assista in tempo che si recitano le orazioni, e dopo di esse raccolga gli {29 [125]} oggetti smarriti, e per buona sera dia loro un breve ricordo morale. Sarà pur conveniente che li trattenga qualche volta sui punti più importanti di buona creanza.

            7. Faccia che tutti gli artigiani imparino a servir Messa, e promuova ira di loro qualche compagnia, come sarebbe quella di s. Giuseppe, di s. Luigi, e dell’ Immacolata Concezione.

            8. La sua vigilanza dovrà pur estendersi alla scuola di musica istrumentale, specialmente per ciò che riguarda la moralità e la disciplina[3]. {30 [126]}

 

 

Capo V. Consigliere scolastico.

 

            1. Il Consigliere scolastico è incaricato di regolare e far provveder.e quelle cose, che possono occorrere agli allievi ed ai maestri per le scuole e per lo studio.

            2. Ricevuto un allievo studente, esso lo collocherà nella classe, cui sarà giudicato idoneo, e gli farà segnare un posto nello studio.

            3. Occorrendo bisogno di oggetti di scuola, vertenze tra gli studenti, lamenti da parte dei maestri, s’ indirizzeranno al Consigliere scolastico.

            4. Se per mancanza di lavoro o per altro motivo taluno rimanesse disoccupato, gli assegni qualche cosa da fare o da studiare, leggere, scrivere e simili, ma noi lasci inoperoso.

            5. Si adoperi che gli studenti siano puliti quando vanno al passeggio, e che niuno si allontani dalle file. Conti grave mancanza a chi allontanandosi dai compagni va a comperare commestibili, liquori od altro. {31 [127]}

            6. Assista gli studenti quando si recano alla chiesa, allo studio, alla scuola, al dormitorio, affinchè si osservi 1’ ordine ed il silenzio.

            7. Toccherà al medesimo di far presente al Direttore od al Prefetto le provviste e riparazioni che occorrono per sedili, scrittoi, cancelli per lo studio e per le scuole.

            8. Di concerto col Direttore stabilirà gì’ insegnanti dei corsi principali, i supplenti e i maestri dei corsi accessori, assistenti, decurioni e vicedecurioni dello studio, capi di passeggiata.

            9. È pur sua cura di promuovere il canto gregoriano, la musica vocale, e d’ accordo col Direttore stesso stabilirne i maestri, gli assistenti, e vegliare sulla disciplina da osservarsi in tali scuole.

            10. Accolga dai maestri e dagli assistenti i riflessi intorno alla disciplina e moralità degli allievi, per dare loro quelle norme e consigli che egli ravvisasse necessarie. Ricordi sovente ai maestri che lavorino per la gloria di Dio, perciò mentre insegnano la scienza temporale, non dimentichino ciò che riguarda la salvezza dell’ anima. Informi il Direttore ed il Prefetto mensilmente e più spesso ove fosse d’ uopo. Si ritenga però che appartiene soltanto al Direttore ed al Prefetto il dar notizie ai parenti dei convittori.

            11. Il fissare l’ epoca degli esami semestrali e finali, le variazioni dei giorni di scuola, le vacanze, le dispense, i ripetitori e le ripetizioni a {32 [128]} chi ne fosse mestieri, sono di competenza del Consigliere scolastico, ma sempre previa intelligenza col Direttore.

            12. Per regola ordinaria la cura delle declamazioni, delle rappresentazioni teatrali e delle accademie e simili sarà affidata al Consigliere scolastico.

 

 

Capo VI. Dei maestri di scuola.

 

            1. Il primo dovere dei maestri è di trovarsi puntualmente in classe e d’ impedire i disordini che sogliono avvenire prima e dopo la scuola. Accorgendosi che manchi qualche allievo, ne dia tosto avviso al Consigliere scolastico od al Prefetto.

            2. Vadano ben preparati sulla materia che forma l’ oggetto della lezione. Questa preparazione gioverà molto per far comprendere agli allievi le difficoltà dei temi e delle lezioni, e servirà efficacemente ad alleggerire la fatica allo stesso Maestro.

            3. Niuna parzialità, niuna animosità; avvisino, correggano, se ne è caso; ma perdonino facilmente, evitando quanto è possibile di dar essi stessi castighi.

            4. I più idioti della classe siano l’ oggetto delle loro sollecitudini, incoraggino ma non avviliscano mai.

            5. Interroghino tutti senza distinzione e con frequenza, e dimostrino grande stima ed affezione per tutti i loro allievi, specialmente per quelli di tardo ingegno. Evitino la perniciosa usanza di {33 [129]} taluni, che abbandonano a loro stessi gli allievi che fossero negligenti e di troppo tardo ingegno.

            6. Occorrendo necessità di castighi, li infliggano nella scuola, ma per castigo non allontanino mai alcuno dalla classe. Presentandosi casi gravi, mandino a chiamar il Consigliere scolastico o facciano condurre il colpevole presso di lui. È severamente proibito di battere ed infliggere castighi ignominiosi o dannosi alla sanità.

            7. Avvenendo il caso di dover infliggere castighi fuori di scuola, o prendere deliberazioni di grande importanza, riferiscano e rimettano ogni cosa al Consigliere scolastico, od al Direttore della Casa. Fuori della scuola il maestro non deve minacciare nè infliggere punizioni di sorta, ma limitarsi ad avvisare e consigliare i suoi allievi con modi benevoli e da sincero amico.

            8. Raccomandi costantemente nettezza ne' quaderni, regolarità e perfezione nella calligrafia, pulitezza nei libri e sulle pagine che si devono presentare al maestro.

            9. Almeno una volta al mese dia un lavoro di prova, e dopo di averlo corretto, nè dia le pagine al Superiore della Casa, o almeno al Consigliere scolastico.

            10. Tenga la decuria in modo da poterla ogni giorno presentare a chi ne facesse dimanda, come nel caso che qualche persona autorevole visitasse le scuole; si ricordi però che spetta al Direttore od al Prefetto il dar notizie degli allievi. {34 [130]}

            11. Vegli sopra la lettura dei cattivi libri, raccomandi e nomini gli autori che si possono leggere e ritenere senza che la moralità e la religione siano compromesse, e scelga per temi i passi più adattati a promuovere la moralità, evitando quelli che possono riuscire di qualche danno alla religione ed ai buoni costumi. Stiano però attenti a non mai nominare, per quanto è possibile, il titolo dei libri cattivi.

            12. Dai classici sacri e profani avrà cura di trarre le conseguenze morali, quando l’ opportunità della materia ne porge occasione, ma con poche parole senza alcuna ricercatezza.

            13. Occorrendo Novena o Solennità, dica qualche parola d’ incoraggiamento, ma con tutta brevità, e se si può con qualche esempio.

            14. Una volta per settimana facciano una lezione sopra un testo latino di autore cristiano.

 

 

Capo VII. Del maestro d’ arte.

 

            1. Il maestro d’ arte ha carico di ammaestrare i giovani della Casa nell’ arte cui sono destinati dai Superiori. Egli deve compartire il lavoro ai suoi allievi, e fare in modo che niuno di loro rimanga disoccupato.

            2. Il principale suo dovere è la puntualità nel trovarsi presente nel tempo di entrata, e ciò per dar tosto occupazione agli allievi, e per impedire {35 [131]} che s’ incominci qualche disordine di chiacchiere o trastulli.

            3. Se il maestro d’ arte dovesse uscire dall’ Officina per misure, od altro suo dovere, ne dia avviso all’ assistente, senza il cui consenso non dovrà mai allontanarsi.

            4. Osservi e, d’ accordo coli’ assistente, faccia osservare il silenzio durante il lavoro.

            5. Non deve mài fare contratti coi giovani della Casa, nè assumersi alcun lavoro di sua professione per suo conto particolare, nè occuparsi in cose estranee ai lavori del laboratorio.

            6. Non si cominci mai alcun lavoro in laboratorio, se prima nell’ Uffizio dei laboratori o dell’ assistente non furono notate le intelligenze, il prezzo convenuto, nome, dimora di colui pel quale si deve intraprendere quel lavoro.

            7. Il maestro d’ arte al pari che 1’ assistente devono darsi la massima sollecitudine per impedire ogni sorta di cattivi discorsi.

            8. Procurino i maestri d’ arte di precedere i loro allievi col buon esempio, tanto in laboratorio, quanto nell’ adempimento dei loro doveri religiosi.

 

 

Capo VIII. Assistenti  di scuola e di studio.

 

            1. Gli assistenti di scuola sono incaricati d’ invigilare sulla disciplina e sul buon ordine per quel tempo e in quella classe, che loro fu affidata, ed in caso di bisogno, anche sulle altre classi. {36 [132]}

            2. Dovranno assistere la propria classe nella scuola, in chiesa, in ricreazione e nella passeggiata.

            3. Accompagneranno i giovani dallo studio alla chiesa, e dalla chiesa allo studio, e procureranno che vadano in ordine ed in silenzio: li accompagneranno ancora quando vanno al refettorio fino a che vi siano entrati.

            4. In ricreazione veglieranno che ciascuno stia nel cortile assegnato, impediranno le risse, i discorsi non buoni, le parole grossolane od offensive, gli atti sconvenevoli, come sarebbe il mettere le mani addosso, e raccomanderanno costantemente che tutti parlino Italiano.

            5. Ogni settimana e più spesso, se è mestieri, riferiranno al Consigliere scolastico intorno alla condotta di ciascun giovane, ma avvenendo cose gravi, ne faranno pronta relazione.

            6. Qualora ad un assistente venisse affidata qualche momentanea occupazione, per cui non potesse trovarsi nella propria classe, dovrà prima rendere consapevole il Consigliere scolastico, nè si muova dal suo uffizio, finchè non sia sostituito da un altro.

            7. Nella Chiesa veglino affinchè ciascun allievo abbia il libro delle pratiche di pietà e non altro, e si adoperi per sostenere il canto religioso, impedendo nei giovani le grida smodate, che sogliono disturbare invece di conciliare divozione. Accorgendosi che in chièsa manchi qualcuno della sua classe, ne dia tosto avviso al Catechista o Consigliere scolastico appena terminate le funzioni. {37 [133]}

            8. Perchè la relazione settimanale riesca esatta si prenda memoria dei difetti conosciuti e delle osservazioni che gli venissero fatte a carico di ciascuno.

            9. Per qualsiasi caso, in assenza del Consigliere scolastico, comunicherà i suoi riflessi al Prefetto.

 

 

Capo IX. Dell’ assistente dei laboratori.

 

            1. L’ assistente dei laboratori è incaricato di vegliare sulla moralità, sull’ impiego del tempo, e su tutto quello che può tornare vantaggioso allo Stabilimento.

            2. Si trovi al tempo dell’ entrata e dell’ uscita dei giovani dal laboratorio per impedire i disordini, che potrebbero in quei momenti accadere, e per notare chi ritarda ad intervenirvi. Mancandovi alcuno, avviserà il Prefetto od il Catechista degli artigiani per gli opportuni provvedimenti.

            3. Veglierà attentamente sulla condotta morale degli allievi, sulla loro assiduità e diligenza, ed in fine d’ ogni settimana, udito il parere del maestro d’ arte, darà al Prefetto od al Catechista nota della condotta de' suoi allievi, secondo cui si stabilirà ricompensa ò biasimo meritato.

            4. Egli è strettamente obbligato d’ impedire ogni sorta di cattivi discorsi, e conosciuto qualcheduno colpevole dovrà darne immediatamente avviso al Superiore. Sarà utile all’ assistente trattenersi {38 [134]} coi giovani, specialmente coi più avanzati nell’ arte, per intendere i guasti ed i disordini che sogliono avvenire e che si possono evitare.

            5. Per quanto può non uscirà mai dal laboratorio. Qualora dovesse momentaneamente allontanarsi ne prevenga il maestro d’ arte.

            6. L’ assistente (se ciò non fu fatto nell’ ufficio dei laboratori) noterà il lavoro affidato al laboratorio colla data, prezzo convenuto, nome, dimora di chi lo porta o lo manda, colle altre necessarie indicazioni; e se occorrono convenzioni, faccia i patti chiari e per quanto è possibile per iscritto. Esso poi registri riferendo le parole testuali dei committenti. Sarà conveniente conservar le lettere e gli scritti analoghi.

            7. Noterà pure il giorno in cui il lavoro viene restituito e se è pagato o no, ma non farà cassa particolare. Perciò consegnerà il danaro al Prefetto od all’ Economo, cui farà ricorso qualora ne avesse bisogno.

            8. Nessun lavoro potrà essere eseguito senza previa licenza del Prefetto o dell’ Economo.

            9. Dovendosi provvedere oggetti o materiali necessari, l’ assistente ne avviserà il Prefetto od il Capo d’ uffizio dei laboratori, perchè dia gli ordini opportuni allo spenditore. Egli intanto tenga sotto chiave gli oggetti di maggior valore e che potrebbero andar soggetti ad indebite sottrazioni. Abbia altresì l’ occhio alla consumazione del materiale del proprio laboratorio {39 [135]}

            10. Quando si dovessero fare provviste di cui lo spenditore o l’ assistente non fossero pratici, condurranno seco il maestro d* arte o qualchedun altro, scegliendo le ore che recano minor disturbo al laboratorio, provvedendo però prima all’ assistenza dei giovani.

11.       Qualora debba far esso nota dei lavori e delle provviste, dovrà tener i suoi registri in modo da poter ogni anno presentare al Prefetto un qua $ dro comparativo delle uscite e delle entrate, del materiale consumato e degli utensili guastati o resi altrimenti inservibili, e di darne conto ai superiori in qualunque occasione ne fossero richiesti.

            12. D’ accordo col’ maestro d’ arte si tenga informato dei perfezionamenti arrecati all’ arte, dei prezzi correnti, del lavoro che sogliono gli operai eseguire in un determinato periodo di tempo.

 

 

Capo X. Assistenti o capi  di dormitorio.

 

            1. In ogni dormitorio vi è un capo ed un vicecapo, i quali sono obbligati a render conto di quanto avvenisse contro la moralità e contro la disciplina del dormitorio a lui affidato.

            2. Egli deve precedere gli altri col buon esempio, e mostrarsi in ogni cosa giusto, esatto, pieno di carità e di timor di Dio.

            3. L’ assistente è tenuto di correggere i difetti de' suoi allievi, può minacciare punizioni, ma {40 [136]} l’ applicazione di esse è riservata al Prefetto od al Direttore. Alla sera prima di coricarsi visiti il dormitorio, ed accorgendosi che manchi un allievo ne dia tosto avviso al Prefetto.

            4. Insista che la sera, dette le orazioni, in dormitorio si osservi rigoroso silenzio fino alla mattina dopo Messa. Dato il segno della levata sia puntuale a levarsi, e, finchè non siano usciti tutti gli altri, non esca di dormitorio.

            5. Vegli attentissimamente per impedire ogni sorta di cattivo discorso, ogni parola, gesto o tratto od anche facezia contraria alla virtù della modestia. S. Paolo vuole che tali cose siano in nessuna maniera nominate tra i cristiani. Impudicitia nec nomìnetur in vobis. Venendo a scoprire alcune di tali mancanze è gravemente obbligato di darne immediatamente avviso al Direttore.

            6. Egli è pur incaricato di vegliare sulla pulizia della persona, del letto e degli abiti dei giovani a lui affidati.

            7. Ogni qual volta i giovani debbano recarsi in dormitorio l’ assistente deve essere il primo ad intervenirvi, 1’ ultimo ad uscirne e mostrarsi a tutti modello di buon esempio. Praebe te ipsum exemplum bonorum operum (S. Paolo).

NB. Se qualche allievo cadesse infermo, l’ assistente l’ accompagni in infermeria, o ne dia avviso al Prefetto od al Catechista. Per quanto si può non lasci alcun giovane solo in dormitorio.{41 [137]}

 

 

Capo XI. Dispensiere.

 

            1. Il Dispensiere è incaricato di tutte le piccole somministrazioni che occorrono agli studenti ed agli artigiani, in libri, quaderni ed altri oggetti di cancelleria.

            2. Formerà un catalogo dei giovani, che prendono in tutto od in parte le somministrazioni nella Casa, e noterà qualità, valore dell’ oggetto, nome, cognome dell’ allievo, e farà almeno ogni mese addizione di quanto importa la spesa di ciascuno.

            3. Sotto la responsabilità e cura del Prefetto terrà nota delle mancie degli artigiani, e secondo il merito ne darà non più della metà. Il resto si conserverà a loro favore. Tenendosi cattiva condotta, la mancia sarà ridotta secondo il demerito. Terrà pur conto dei depositi degli studenti, distribuendone secondo l’ ordine del Prefetto.

            4. Farà in modo la sua gestione che possa dar conto almeno complessivo al Prefetto della Casa una volta al mese.

            5. Il Dispensiere dipende intieramente dal Prefetto, il quale perciò può modificare le attribuzioni nel modo e nel tempo che egli giudicherà tornare a maggior vantaggio della Casa. Ma non distribuirà alcun oggetto se non secondo le norme stabilite e gli ordini dati dal Prefetto medesimo. {42 [138]}

 

SPENDITORI.

 

            1. Dal Direttore saranno scelti uno o due spenditori per fare le spese minute della Casa, della cucina, dei laboratori.

            2. Gli spenditori dipenderanno dal Prefetto o da chi ne fa le veci nelle loro incumbenze tanto interne quanto esterne della Casa.

            3. Essi eseguiranno gli ordini preventivamente ricevuti dal Prefetto o da chi ne fa le veci, terranno regolati i registri necessari alla propria gestione, per dar poi conto specificato o complessivo alla fine dell’ anno ed ogni volta che ne fossero richiesti.

            4. Lo spenditore farà pur le commissioni di cui verrà incaricato dai propri Superiori.

 

 

Capo XII. Dei coadiutori.

 

            1. I coadiutori o le persone cui si affidano i lavori domestici sono specialmente di tre categorie: Cuochi, Camerieri e Portinai, i quali debbonsi aiutare reciprocamente in tutto quello che è compatibile colle rispettive occupazioni.

            2. Ai coadiutori è altamente raccomandato di non mai assumersi commissioni estranee ai propri doveri, di non ricever mancie da chicchessia, e nemmeno di trattare negozi o contratti che non riguardano la Casa. Occorrendo loro qualche affare personale, ne parlino col Prefetto. {43 [139]}

            3. Abbiano fedeltà anche nelle piccole cose. Guai a chi comincia fare piccoli furti nella compra, vendita od altrimenti. Senza che se ne accòrga egli è condotto ad essere un ladro.

            4. Sobrietà nel mangiare e soprattutto nel bere. Chi non sa comandare alla gola è un servo inutile.

            5. Non contrarre famigliarità coi giovani della Casa; rispetto e carità con tutti nelle cose che riguardano i loro doveri, senza usare con loro confidenza, peggio ancora contrarre amicizia particolare.

            6. Si accostino non meno di una volta al mese con divozione alla santa Confessione e Comunione, e ciò facciano nella propria Chiesa o proprio 0ratorio, affinchè la loro cristiana condotta sia conosciuta dai giovani della Casa, e serva loro di buon esempio.

            7. I coadiutori che appartengono alla Congregazione Salesiana devono tenersi alle pratiche di pietà stabilite dalle loro regole.

            8. Nessuno si rifiuti ai lavori bassi; e ritengano che Dio domanda conto dell’ adempimento dei doveri del proprio stato, e non se abbiano coperto un impiego od una carica luminosa: colui che è occupato eziandio nei bassi uffìzi, egli ha la medesima ricompensa in Cielo, che ha colui il quale consuma la sua vita in luminose e pubbliche cariche. Siccome poi vi sono doveri speciali di ciascuno, cosi verrà qui fatta breve divisione di quanto a ciascuno si riferisce. {44 [140]}

 

 

Capo XIII. Del cuoco e degli aiutanti della cucina.

 

            1. Il cuoco o capo della cucina deve procurare che il vitto sia sano, economico ed apparecchiato all’ ora stabilita. Ogni ritardo cagiona disagio nella Comunità.

            2. Al cuoco incumbe di procurare che vi sia grande nettezza nella cucina, e che niuna qualità di cibo abbia a guastarsi. Avrà pur cura che non si tengano lumi accesi dove e quando non ve n’ è bisogno.

            3. Qualsiasi parte di commestibili, di frutta, pietanza o bevanda che sopravanzi, la metta in serbo e non ne disponga se non nel modo stabilito col Superiore.

            4. Deve rigorosamente proibire l’ ingresso in cucina ai giovani e a qualunque persona della Casa, a meno che siano ivi addetti a qualche lavoro o debbano compiere qualche ordine Superiore.

            5. Secondo il bisogno delle varie Case, egli avrà in suo aiuto altre persone pei lavori di cucina, per la cantina e pei refettori, le quali tutte avranno gran cura della nettezza dei siti di loro occupazione, delle tavole e delle stoviglie, procurando pur la necessaria ventilazione.

            6. Nelle distribuzioni di commestibili si ricordino che essi sono soltanto dispensatori e non padroni, perciò si regolino secondo le norme è gli ordini dei Superiori. {45 [141]}

            7. Occorrendo riparazioni o provviste da farsi ne diano avviso al Prefetto od all’ Economo.

            8. Terminati i propri lavori, si occuperanno in altri uffizi domestici, ma non istaranno mai in ozio.

            9. Il cuoco o capo della cucina dovrà vegliare sopra tutte le persone a lui subordinate, e qualora scorga qualche disordine, ricorra subito al Prefetto o a chi ne fa le veci.

 

 

Capo XIV. Dei camerieri.

 

            1. È cura dei camerieri assettare e tener pulite le camere, i dormitoi, le scuole, le scale, i corridoi, i portici, i cortili ecc., ed aver gran cura dei letti, pagliericci, biancherie e vestiari.

            2. Se trovano oggetti di biancheria, di vestiario e simili li consegnino a chi di ragione, al proprio padrone od all’ assistente od al Prefetto. Anzi finita la ricreazione, un cameriere osservi se vi sono oggetti in abbandono, li porti al Prefetto.

            3. Daranno pur avviso al Prefetto dei guasti od inconvenienti che incontrano nella casa.

            4. Procureranno di mantenere nei dormitori e nelle camere la necessaria ventilazione, avvertendo di chiudere le finestre a tempo e luogo, specialmente in occasione d’ intemperie.

            5. Lungo il giorno, se avranno tempo libero, si metteranno a disposizione del Prefetto, da cui devono essere fissatele rispettive occupazioni. {46 [142]}

            6. Quelli che sono destinati alla cura dei letti, biancherìe e vestiari, avranno gran sollecitudine che si tengano ben distinti con numeri od altri segni gli oggetti appartenenti agli uni da quelli che appartengono agli altri.

            7. Procurino che a tempo debito abbia luogo il bucato, e si eseguiscano le riparazioni necessarie per le biancherie e per gli abiti.

            8. A tempo debito faranno parimenti la distribuzione di quanto occorre a ciascuno pel letto e per la persona, e raccoglieranno la biancheria sucida, osservando che niente manchi di ciò che si deve ritirare.

            9. Allontanandosi qualcuno dalla Casa, un cameriere abbia tosto cura di ritirare gli oggetti e di custodirli diligentemente, tenendo nota ordinata dei bauli, casse, materassi ecc.

            10. L’ ordine e la diligenza nel conservare e risarcire ciò che vien loro affidato riesce di gran vantaggio alla Comunità.

 

 

Capo XV. Del portinaio.

 

            1. È strettissimo dovere del portinaio di trovarsi sempre in portieria, ricevere urbanamente chiunque si presenta. Quando deve recarsi altrove per compiere i suoi doveri religiosi, prender cibo o per altro ragionevole motivo, egli si farà supplire da un compagno stabilito dal Superiore. {47 [143]}

            2. Non introdurrà mai persona in Casa senza saputa dei Superiori, indirizzando al Prefetto quelli che hanno affari riguardanti i giovani della Casa; e secondo le norme, che gli saranno date dai Superiori, indirizzerà al Direttore chi cerca direttamente di lui. Non ammetta alcuno all’ udienza dei Superiori se non nelle ore che gli verranno indicate.

            3. Non permetterà mai ad alcuno 1’ uscita se non è munito del rispettivo biglietto, in cui sia notata l’ ora di uscita e di ritorno, eccetto le persone che fossero date appositamente in nota dal Superiore.

            4. Qualunque lettera o pacco indirizzato ai giovani o ad altri della Casa, prima che sia portato a destinazione sarà presentato in sè od in nota al Prefetto, il quale potrà visitarlo o farlo visitare.

            5. Alla sera avrà cura di chiudere tutti gli usci, che mettono fuori dello Stabilimento.

            6. Sarà eziandio cura del portinaio dare i segni dell’ orario nel modo e nell’ ora indicata dal Superiore.

            7. È proibito di vendere o comperare commestibili, ritenere danaro ed altre cose presso di sè per compiacere ai giovani od ai parenti, come pure è proibito di ricevere mancia da chicchessia.

            8. Procuri la quiete, studi d’ impedire le grida, gli schiamazzi ed ogni altra cosa che possa cagionar disturbo alle sacre funzioni, alle scuole, allo studio ed al lavoro. {48 [144]}

            9. Riceva, se occorre, le chiavi dei dormitori, delle scuole, dei laboratori ed altre, e non le renda se non a chi è incaricato dell’ Uffizio per cui quelle sono necessarie.

            10. Dia permesso di parlare ai giovani nei giorni e nelle ore stabilite dai Superiori. Badi che i parenti o conoscenti non parlino ai giovani fuori di parlatorio, e non chiami alcuno in parlatorio se non secóndo le intelligenze avute coi Superiori. Qualora occorra, gli si assegnerà qualcuno in aiuto per chiamare gli allievi.

            11. Sopra un repertorio noterà le commissioni, ma sia nel riceverle sia nel farle, usi sempre maniere dolci ed affabili, pensando che la mansuetudine e l’ affabilità sono le qualità caratteristiche di un buon portinaio.

            12. Noti eziandio in appositi registri gli oggetti, che vengono affidati in sua custodia sia in arrivo sia in partenza, e qualora sia d’ uopo, facciasi rilasciare ricevuta prima di consegnarli. Non lasci uscir nulla senza il permesso dei Superiori.

13. Dia nota ai Superiori di chi uscisse senza permesso, o si fermasse fuori oltre il tempo assegnatogli. Intanto abbia cura di evitare l’ ozio, occupando il tempo libero nel modo che gli verrà indicato. {49 [145]}

 

 

Capo XVI. Del teatrino.

 

            Il teatrino, fatto secondo le regole della morale cristiana, può tornare di grande vantaggio alla gioventù, quando non miri ad altro, se non a rallegrare, educare ed istruire i giovani più che si può moralmente. Affinchè si possa ottenere questo fine è d’ uopo stabilire:

            1. Che la materia sia adattata.

            2. Si escludano quelle cose che possono ingenerare cattive abitudini.

 

 

MATERIA ADATTATA.

 

            1. La materia deve essere adattata agli uditori, cioè servire di istruzione e di ricreazione agli allievi senza badare agli esterni. Gl’ invitati e gli amici che sogliono intervenire saranno soddisfatti e contenti, se vedono che il trattenimento torni utile ai convittori, e sia proporzionato alla loro intelligenza. Ciò posto si devono escludere le tragedie, i drammi, le commedie ed anche le farse, in cui viene vivamente rappresentato un carattere crudele, vendicativo, immorale, sebbene nello svolgimento dell’ azione si abbia di mira di correggerlo e di emendarlo.

            2. Si ritenga che i giovanetti ricevono nel loro cuore le impressioni di cose vivamente rappresentate, e difficilmente si riesce di farle dimenticare con ragioni o con fatti opposti. I duelli, i {50 [146]} colpi di fucile, di pistola, le minacele violenti, gli atti atroci, non facciano mai parte del teatrino. Non sia mai nominato il nome di Dio, a meno che ciò avvenga a modo di preghiera o di ammaestramento: tanto meno si proferiscano bestemmie od imprecazioni ad oggetto di farne di poi la correzione. Si evitino pure quei vocaboli che detti altrove, sarebbero giudicati incivili o troppo plateali.

            3. Sia dominante la declamazione di brani scelti da buoni autori, la poesia, la prosa, le favole, la storia, le cose facete, ridicole quanto si vuole, purchè non immorali; la musica vocale o istrumentale, le parti obbligate ed a solo, duetti, terzetti, quartetti, cori, siano scelti in modo che possano ricreare, promuovere ad un tempo 1’ educazione ed il buon costume.

 

COSE DA ESCLUDERSI.

 

            Tra le cose da escludere devonsi annoverare gli abiti interamente teatrali.

            1. Si limiti l’ abbigliamento alla trasformazione dei proprii abiti, o a quelli che già esistono nelle rispettive Case, o che fossero da taluno regalati. Gli abiti troppo eleganti lusingano l’ amor proprio degli attori, ed eccitano i giovanetti a recarsi nei pubblici teatri per appagare la loro curiosità.

            2. Altra sorgente di disordine sono le bibite, i confetti, i commestibili, colezioni, merende, che {51 [147]} talvolta si distribuiscono agli attori o a quelli che si occupano degli apparecchi materiali.

            3. L’ esperienza ha fatto persuaso, che queste eccezioni generarono vanagloria e superbia in coloro, cui sono usate; invidia ed umiliazione nei compagni che non ne partecipano. A questi si aggiungono altri più gravi motivi, per cui si crede opportuno di stabilire, che non siano usate particolarità agli attori, e vadano alla mensa ed al trattamento comune. Essi devono essere contenti di prendere parte alla comune ricreazione, o come attori o come aspettatori. Il permettere poi d’ imparare la musica di canto, di suono, di esercitarsi a declamare e simili, deve già reputarsi sufficiente soddisfazione. Se poi alcuno si fosse guadagnato un premio speciale, i Superiori hanno molti mezzi per rimeritarlo condegnamente.

            4. Pertanto la scelta della materia, la moderazione negli abiti, la esclusione delle cose soprammentovate, sono la garanzia della moralità nel teatrino.

            5. I Direttori poi veglino attentamente, che siano osservate le regole stabilite a parte pel teatrino, e si ricordino, che questo deve servire di sollievo e di educazione pei giovani, che la Divina Provvidenza invia nelle nostre Case.

            6. Ogni Direttore pertanto e gli altri Superiori sono invitati a mandare all’ Ispettore provinciale i componimenti drammatici, che possono rappresentarsi secondo le regole sovraesposte. Esso {52 [148]} raccoglierà tutte le rappresentazioni già conosciute, esaminerà quelle che gli fossero deferite e le conserverà se sono adatte, e ne farà le debite correzioni.

 

DOVERI DEL CAPO DEL TEATRINO.

 

            1. È stabilito un Capo del teatrino, che deve tener informato volta per volta il Direttore della Casa di ciò che si vuol rappresentare, del giorno da stabilirsi, e convenir col medesimo sia nella scelia delle recite, sia dei giovani che devono andar in scena.

            2. Tra i giovani da destinarsi a recitare si preferiscano i più buoni di condotta, che, per comune incoraggiamento, di quando in quando saranno surrogati da altri compagni.

            3. Quelli che sono già occupati nel canto o nel suono procurino, di tenersi estranei alla recitazione: potranno però declamare qualche brano di poesia o d’ altro negli intervalli.

            4. Per quanto è possibile siano lasciati liberi dalla recita i Capi d’ arte.

            5. Procuri che le composizioni siano amene, ed atte a ricreare e divertire, ma sempre istruttive, morali, e brevi. La troppa lunghezza, oltre al maggior disturbo nelle prove, generalmente stanca gli uditori, e fa perdere il pregio della rapppresentazione, e cagiona noia anche nelle cose stimabili. {53 [149]}

            6. Il Capo si trovi sempre presente alla prove, e quando si fanno di sera, non sieno protratte oltre alle 10. Non permetta che assistano alle prove quelli che non sono a parte della recita. Finite le prove, invigili, che, in silenzio, ciascuno vada immediatamente a riposo senza trattenersi in chiacchere, che sono per lo più dannose, e cagionano disturbo a quelli che già fossero in riposo.

            7. Il Capo abbia cura di far preparare il palco nel giorno prima della recita, in modo che non abbiasi a lavorare nel giorno festivo.

            8. Sia rigoroso nell’ adattarè vestiari decenti.

            9. Ad ogni trattenimento vada inteso coi Capi del suono e del canto, intorno ai pezzi da eseguirsi in musica.

            10. Senza giusto motivo non permetta a chicchessia l’ entrata sul palco, meno ancora nel camerino degli attori; e su questi invigili che, durante la recita, non si trattengano qua e là in colloqui particolari. Invigili pure che sia osservata la maggior decenza possibile.

            11. Disponga in modo che il teatro non disturbi l’ orario solito, occorrendo la necessità di cambiare, ne parli prima col Superiore della Casa.

            12. Nell’ apparecchiare e sparecchiare il palco impedisca per quanto è possibile le rotture, i guasti nei vestiari, e negli attrezzi del teatrino.

            13. Non potendo il Capo disimpegnare da sè solo, quanto prescrive questo regolamento, gli {54 [150]} sarà stabilito un aiutante, che è il così detto Suggeritore.

            14. Raccomandi agli attori un portamento di voce non affettato, pronunzia chiara, gesto disinvolto, deciso; ciò si otterrà facilmente se studieranno bene le parti.

            15. Si ritenga che il bello e la specialità dei nostri teatrini consiste nell’ abbreviare gli intervalli tra un atto e l’ altro, e nella declamazione di composizioni preparate o ricavate da buoni autori.

            NB. In caso di bisogno il Capo potrebbe affidare ad un maestro fra gli studenti, ad un assistente fra gli artigiani, che esercitassero i loro allievi a studiare, e declamare qualche farsa o piccolo dramma.

 

 

Capo XVII. Regolamento per l’ infermeria.

 

            1. Ogni allievo della Casa che sentasi qualche male, si presenti dal Catechista, o in sua assenza dal Prefetto per avere il permesso d’ entrare e fermarsi, se occorre, nell’ infermeria.

            2. Per tutto il tempo della cura si deve stare all’ obbedienza del Catechista, rappresentato da un assistente o dall’ infermiere, uno dei quali procuri di trovarsi sempre nell’ infermeria.

            3. I convalescenti non devono' uscire dall’ infermeria senza permesso, nè avere alcuna relazione cogli estranei non malati. Chi trasgredisce questa regola resta considerato come ristabilito, {55 [151]} e dovrà quindi riprendere la vita comune e le ordinarie sue occupazioni.

            4. Il giuocare o fare schiamazzo non è cosa da malato. Perciò nell’ infermeria si deve sempre osservar il silenzio, eccettuato il tempo stabilito per la ricreazione ai convalescenti e leggermente indisposti, ma tra di loro ed in luogo apposito. Essi non possono liberamente entrare nella camera degli infermi più gravi senza permesso, che non si dà, se non in caso di assoluto bisogno.

            5. L’ infermiere non permetta mai che altri si trattenga vicino al letto dei malati, se non per compiere qualche caritatevole officio, a cui egli stesso non potesse attendere.

            6. Sarà cura dell’ infermiere di far visitar dal Dottore i malati, che gli vengano consegnati, al più presto che si possa: è bene che a tal visita sia presente il Catechista o chi ne fa le veci.

            7. Ogni ammalato, appena si accorge che la malattia è un po' grave, chiami esso stesso di ricevere i Sacramenti, al che dovranno pur badare attentamente il Catechista o l’ infermiere. Il possedere la grazia di Dio è il più gran conforto che possa avere chi soffre.

            8. L’ assistente procuri che i convalescenti e quelli che hanno soltanto qualche incomodo, non passino il tempo in ozio, padre di tutti i vizij secondo la loro condizione, potranno occuparsi in letture amene, studiare il Catechismo, {56 [152]} aiutare a tener pulita l’ infermeria, e cose simili.

            9. Quando il medico o l’ infermiere dichiara che qualcuno è ristabilito, questi cessi immediatamente di frequentare l’ infermeria, ma si presenti al Catechista o al Prefetto per essere occupato.

            10. È vietato d’ introdurre o far uso di cibi diversi da quelli che vengono somministrati nel l’ infermeria, o suggeriti in particolar modo dal medico. Non si tocchi niente di ciò che si trova nell’ infermeria senza licenza.

            11. È poi rigorosamente proibito ogni sorta di cattivi discorsi. Chi venisse a conoscere qualche compagno colpevole di simili scandali, è gravemente obbligato a farne relazione ai Superiori.

            12. Chi desidera entrar nell’ infermeria, per visitare qualche infermo, si munisca del permesso dal Catechista o dal Prefetto.

            13. Assistente ed infermiere facciano si che questo regolamento sia caritatevolmente eseguito a maggior gloria di Dio.

            14. La pazienza è necessaria agli ammalati e e a chi ne ha cura. Patientia vobis est necessaria, dice il Salmista, e nella pazienza possederete le vostre anime. In patientia vestra possidebitis animas vestras.

NB. L’ infermiere presenti ogni due giorni al Catechista o al Prefetto la nota di quelli che si fermano a mangiare nell’ infermeria. {57 [153]} {58 [154]}

 

 

Parte seconda. Regolamento per le case della Congregazione di S. Franc. di Dales

 

 

Capo I. Scopo delle case della Congregazione di s. Francesco di Sales.

 

            Scopo generale delle Case della Congregazione è soccorrere, beneficare il prossimo, specialmente coll’ educazione della gioventù allevandola negli anni più pericolosi, istruendola nelle scienze e nelle arti, ed avviandola alla pratica della Religione e della virtù.

            La Congregazione non si rifiuta per qualsiasi ceto di persone, ma preferisce di occuparsi del ceto medio e della classe povera, come quelli che maggiormente abbisognano di soccorso e di assistenza.

            Fra i giovinetti della Città e paesi, non pochi fanciulli trovansi in condizione tale da rendere inutile ogni mezzo morale senza soccorso materiale. Alcuni già alquanto inoltrati, orfani o privi dell’ assistenza, perchè i genitori non possono e non vogliono curarsi di loro, senza professione, senza istruzione, sono esposti ai pericoli di un {59 [155]} tristo avvenire, se non trovano chi li accolga, li avvii al lavoro, all’ ordine, alla religione. Per tali giovani la Congregazione di s. Francesco di Sales apre ospizi, oratori, scuole, specialmente nei centri più popolati, dove maggiore suol essere il bisogno. Siccome poi non si possono ricevere tutti quelli che si presentano, così è mestieri stabilire alcune regole che servano a limitare l’ accettazione a coloro, le cui circostanze li fanno preferire.

 

 

Capo II. Dell’ accettazione.

 

            1. Ogni collegio avrà un programma od un prospetto, in cui saranno notate le condizioni di accettazione secondo la classe delle persone a cui sarà destinato; e per accogliere i giovani in un collegio, si dovrà osservare se si verificano in essi tali condizioni.

            2. Per tutti si esigeranno gli attestati di età, di vaccinazione o di sofferto vaiuolo, e dello stato di salute. Alla mancanza del certificato di sanità si potrà supplire colla visita del medico. Si avrà specialmente riguardo a non ammettere fra giovani sani e ben disposti quelli, che fossero affetti da mali schifosi, e attaccaticci, o da deformità, che li rendano inabili al lavoro, ed alle regole e consuetudini del Collegio.

            3. Parimenti si baderà a non ammettere dei giovani od altri individui, che per la loro cattiva condotta e massime perverse potessero riuscire d’ inciampo a' propri compagni, {60 [156]} perciò si esigerà da ciascuno un certificato di condotta dal proprio parroco, e per regola generale non si ammetteranno nelle nostre case di educazione allievi, che fossero stati espulsi da altri collegi.

            4. Se trattasi di accettazione gratuita, si esigerà un certificato che dimostri, che sono orfani di padre e madre; poveri ed abbandonati. Se hanno fratelli zii od altri parenti, che possano averne cura, sono fuori del nostro scopo. Se il postulante possiede qualche cosa, lo porterà seco nella casa e sarà consumata a suo benefizio, perchè non è giusto che goda la carità altrui chi ha qualche cosa del suo.

            5. Nelle nostre case di beneficenza saranno di preferenza accettati quelli che frequentano i nostri oratori festivi, perchè è della massima importanza il conoscere alquanto l’ indole dei giovanetti, prima di riceverli definitivamente nelle case. Ogni giovane ricevuto nelle nostre case, dovrà considerare i suoi compagni come fratelli, e i Superiori come quelli che tengono le veci dei genitori.

            6. Quanto alle persone destinate ai lavori di casa, oltre i certificati sovraccennati, si esigerà da loro una dichiarazione di adattarsi ai regolamenti ed agli ordini dei Superiori in quelle occupazioni ed in quei luoghi che saranno loro assegnati. Per regola generale poi si osserverà che tali persone non siano in età troppo giovanile. {61 [157]}

            7. Generalmente parlando, i giovani accettati gratuitamente saranno destinati ai mestieri. Siccome però fra essi se ne incontreranno alcuni, cai Dio diede attitudine speciale per lo studio o per un arte liberale, così le nostre case di beneficenza si offrono in aiuto di questi giovanetti, sebbene non possano pagare nulla o solo una modica pensione. Per tal modo questi giovani potranno rendere fruttuosi a se stessi ed al prossimo quei doni che Dio Creatore ha in larga copia loro accordato, e non li lascieranno diventare sterili e fors’ anco dannosi, per mancanza di mezzi materiali e di coltura.

            8. Converrà però aver di mira, che tali studi non disturbino il regolamento ed orario della casa, mentre questi studenti devono proporsi di essere modelli di buon esempio ai loro compagni, specialmente nelle pratiche di pietà.

            9. Nessuno però sarà ammesso in tal modo a studiare; 1° se non ha compiuto il corso elementare; 2° se non è dotato di eminente pietà, che per regola generale dovrà essere comprovata da una buona condotta, tenuta almeno per qualche tempo nelle nostre case; 3° lo studio sarà il corso classico o ginnasiale, che si estende dalla prima ginnasiale alla Filosofia esclusivamente.

            10. Gli studenti saranno tenuti a prestarsi a qualsiasi servizio di casa, come sarebbe servire a tavola, fare il catechismo, e simili. {62 [158]}

 

 

Capo III. Della pietà.

 

1.         Ricordatevi o giovani, che noi siamo creati per amare e servir Dio nostro Creatore, e che nulla ci gioverebbe tutta la scienza e tutte le ricchezze del mondo senza timor di Dio. Da questo santo timore dipende ogni nostro bene temporale ed eterno.

            2. A mantenersi nel timor di Dio gioveranno l’ orazione, i SS. Sacramenti e la parola di Dio.

            3. L’ orazione sia frequente e fervorosa ma non mai di mala voglia, e con disturbo dei compagni; è meglio non pregare che pregare malamente. Per prima cosa al mattino appena svegliati fate il segno di santa Croce e sollevate la mente a Dio con qualche orazione giaculatoria.

            4. Eleggetevi un confessore stabile, a lui aprite ogni segretezza del vostro cuore ogni otto o quindici giorni od almeno una volta al mese, siccome dice il Catechismo romano; una volta al mese, si farà da tutti l’ esercizio della buona morte, preparandovisi con qualche sermoncino od altro esercizio di pietà.

            5. Assistete divotamente alla s. Messa, e non dimenticate di fare ogni giorno, o di ascoltare un poco di lettura spirituale.

            6. Ascoltate con attenzione le prediche e le altre istruzioni morali. Badate di non dormire, tossire o fare altro qualsiasi rumore durante le {63 [159]} medesime. Non partite mai dalle prediche senza portare con voi qualche massima da praticare durante le vostre occupazioni, e date molta importanza allo studio della religione e del catechismo.

            7 Datevi da giovani alla virtù, perchè l’ aspettare a darsi a Dio in età avanzata è porsi in gravissimo pericolo di andare eternamente perduto. Le virtù che formano il più bel ornamento di un giovane cristiano sono: la modestia, 1’ umiltà, l’ ubbidienza e la carità.

            8. Abbiate una speciale divozione al Ss. Sacramento, alla B. Vergine, a s. Francesco di Sales, a s. Luigi Gonzaga, a s. Giuseppe che sonoi protettori speciali d’ ogni casa.

            9. Non abbracciate mai alcuna nuova divozione se non con licenza del vostro Confessore, e ricordatevi di quanto diceva s. Filippo Neri a' suoi figli: Non vi caricate di troppe divozioni, ma siate perseveranti in quelle che avete preso.

 

 

Capo IV. Contegno in chiesa.

 

            La chiesa, o cari figliuoli, è casa di Dio, è luogo di orazione.

            1. Ogni qualvolta entrate in qualche chiesa, prendete prima l’ acqua benedetta e, fattovi il segno di santa croce, fate inchino all’ altare se vi è solamente la croce o qualche immagine; piegate un ginocchio ov’ è il Ss. Sacramento nel tabernacolo, {64 [160]} fate genuflessione con ambe le ginocchia se il Ss. Sacramento sta esposto. Ma badate bene a non fare strepito, non ciarlare nè ridere. In chiesa o non andare o stare col debito rispetto. La chiesa è casa di Dio, casa di preghiera, di divozione e non di conversazione o di dissipazione.

            2. Non fermatevi alla soglia della chiesa; non avvenga mai che v’ inginocchiate con un sol ginocchio, appoggiandovi sgarbatamente col gomito sull’ altro; non sedetevi sulle calcagna, come fanno i cagnolini, nemmeno sdraiatevi contro il sedile, facendo arco della persona: camminando in chiesa, non cagionate mai calpestio in modo da recar disturbo a chi raccolto prega. Ricordatevi poi che è mal costume, appena entrati in chiesa, trattenersi a mirare le persone, gli oggetti o i capolavori che sono in essa, prima di fare un atto di adorazione a Dio, come pure è mal fatto lo stare in piedi al tempo della Messa, appena piegando il ginocchio al tempo dell’ elevazione, come in alcuni paesi suole avvenire.

            3. Durante le sacre funzioni astenetevi, per quanto potete, di sbadigliare, dormire, volgervi qua e là, chiaccherare ed uscire di Chiesa. Questi difetti mostrano poco desiderio delle cose di Dio, e per lo più danno grave disturbo ed anche scandalo ai compagni.

            4. Andando al vostro posto abbiate cura di non smuovere i banchi o le sedie nè farle scricchiolare movendovi ad ogni tratto. Non sputate mai {65 [161]} sul pavimento, perchè tal cosa è sconvenevole e mètte in pericolo d’ imbrattarsi chi presso voi s’ inginocchiasse.

            5. Siate raccolti anche nell’ uscire di chiesa, e non accalcatevi mai alla porta per uscire tra i primi. Aspettate a coprirvi il capo passata la soglia, e badate a non fermarvi, a non far chiasso vicino alla chiesa.

            6. Nel dire le orazioni non alzate troppo la voce, ma nemanco ditele tanto piano da non essere uditi. Le orazioni si recitino posatamente e non con precipitazione, nè vi sia chi voglia fare più in fretta, terminando mentre altri è ancora a metà.

            7. Cantandosi l’ ufficio Divino, osservate le pause assegnate dall’ asterisco, e non cominciate il versicolo finchè il coro od altra parte abbia terminato. Avvertite di non far dissonanza di voci o gridando a tutta gola, o cantando fuor di tono, o facendo un lungo strascico di voci in fine dei versetti o delle strofe.

            8. Non sia mai che apriate la bocca solo per far pompa della vostra voce; pensate invece che col canto divoto lodate Iddio, ed alla vostra voce fanno eco gli Angioli del Cielo.

            9. Quando avete la bella fortuna di servire la Messa, attendete anzitutto a quanto dice s. Giovanni Grisostomo, “Intorno al sacro altare, mentre si celebra, assistono li cori degli angeli con somma divozione e riverenza, sicchè il servire {66 [162]} il sacerdote in sì alto ministero, è uffizio più angelico che umano.”

            10. Procurate adunque di conoscere con esattezza le cerimonie, facendo bene gl’ inchini e le genuflessioni a tempo debito. Dite bene le parole pronunziandole a voce chiara, distinta e divota.

            11. Non tenete mai le mani in saccoccia; guardatevi dal ridere col compagno o voltarvi indietro; solo a tempo debito osservate alla balaustra se vi ha chi desideri comunicarsi.

            12. Andando e tornando dall’ altare camminate posatamente; ma procurate che il celebrante non abbia mai da aspettare.

            13. Andate con buona voglia a confessarvi, nè state mai a girovagare pei corridoi, pei cortili in tempo delle confessioni; procurate di prepararvi bene e di star raccolti.

            14. Non spingete i compagni per passare ad essi davanti; ma aspettate con pazienza il vostro turno, pregando o leggendo qualche libro divoto; ma più che tutto guardatevi dal parlare, fosse anche sotto voce.

            15. Nell’ atto del confessarvi state nella posizione più comoda al confessore, non obbligando mai lui a star chino o disagiato; nè obbligatelo a farvi delle interrogazioni in principio; ma voi stessi dite subito da quanto tempo non vi siete più confessati, se avete fatta la penitenza e la comunione, e poi farete l’ accusa dei peccati.

            16. Nell’ accostarvi alla santa comunione non {67 [163]} accalcatevi per far più presto; non fatevi attendere in fine: chi è piccolo di statura si alzi in piedi.

            17. Dopo la santa Comunione fate almeno un quarto d’ ora di ringraziamento.

            18. Lungo il giorno prendete la bella abitudine di fare qualche visita a Gesù Sacramentato. Duri essa anche solo qualche minuto; ma sia quotidiana se vi sarà possibile.

 

 

Capo V. Del lavoro.

 

            1. L’ uomo, miei giovani, è nato per lavorare. Adamo fu collocato nel Paradiso terrestre affinchè lo coltivasse. L’ Apostolo s. Paolo dice; è indegno di mangiare chi non vuole lavorare; Siquis non vult operavi non manducet.

            2. Per lavoro s’ intende l’ adempimento dei doveri del proprio stato, sia di studio, sia di arte o mestiere.

            3. Mediante il lavoro potete rendervi benemeriti della Società, della Religione, e far bene all’ anima vostra, specialmente se offerite a Dio le quotidiane vostre occupazioni.

            4. Tra le vostre occupazioni preferite sempre quelle che sono comandate dai vostri Superiori o prescritte dall’ ubbidienza, tenendo fermo di non mai ommettere alcuna vostra obbligazione, per intraprendere cose non comandate. {68 [164]}

            5. Se sapete qualche cosa datene gloria a Dio, che è autore d’ ogni bene, ma non insuperbitevi, perciocchè la superbia è un verme che rode e fa perdere il merito di tutte le vostre opere buone.

            6. Ricordatevi che la vostra età è la primavera della vita. Chi non si abitua al lavoro in tempo di gioventù, per lo più sarà sempre un poltrone sino alla vecchiaia, con disonore della patria e dei parenti, e forse con danno irreparabile dell’ anima propria.

            7. Chi è obbligato a lavorare e non lavora fa un furto a Dio ed a' suoi Superiori. Gli oziosi in fine della vita proveranno grandissimo rimorso pel tempo perduto.

            8. Cominciate sempre il lavoro, lo studio e la scuola con 1’ Actiones, e coli’ Ave Maria, finite con 1’ Agimus. Ditele bene queste piccole preghiere, affinchè il Signore voglia esso guidare i vostri lavori ed i vostri studi, e possiate lucrare le indulgenze concesse dai Sommi Pontefici a chi compie queste pratiche di pietà.

            9. Al mattino prima di cominciare il lavoro, a mezzodì ed alla sera, finite le vostre occupazioni, dite l’ Angelus Domini, aggiungendovi alla sera il De profundis in suffragio delle anime dei fedeli defunti, ditelo sempre stando inginocchiati, eccetto il sabato a sera ed alla domenica, in cui le direte stando in piedi. Il Regina coeli si dice nel tempo pasquale stando in piedi. {69 [165]}

 

 

Capo VI. Contegno nella scuola e nello studio.

 

            1. Dopo la pietà è massimamente commendevole lo studio. Perciò la prima occupazione deve consistere nel fare il lavoro d’ obbligo e studiare la lezione; solamente finito questo, potrete leggere qualche buon libro o far altro.

            2. Abbiatevi molta cura dei libri, quaderni e quanto vi appartiene; procurate di non fare sgorbi sopra di essi, nè guastarli come che sia. Non prendete mai nè libri, nè carta, nè quaderni altrui. Occorrendovi bisogno di qualche cosa, chiedetela in modo garbato al compagno vicino. Non gettate carta sotto le tavole o sotto i banchi.

            3. Nella scuola alzatevi in piedi all’ arrivo del professore o maestro; o, se tarda a venire, non fate rumore, ma attendetelo seduti silenziosamente ripetendo la lezione o leggendo qualche buon libro.

            4. Procurate di non arrivare mai troppo tardi alla scuola. Nello studio e nella scuola deponete il berretto, il pastrano ed il cravattone se l’ avete.

            5. Occorrendo di dover mancare da scuola o da studiò, per qualunque motivo, rendetene avvisato il maestro preventivamente; e non potendolo per voi stessi, almeno per mezzo d’ un compagno. Tornando altra volta a scuola prima d’ andare a posto, date ragione della vostra assenza al maestro. {70 [166]}

            6. Durante la spiegazione, evitate la brutta usanza di bisbigliare, delineare figure sul libro, far pallottole di carta, tagliuzzare il banco, far segni smodati d’ ammirazione per le cose che udite, e peggio dimostrare disgusto, o noia della spiegazione stessa.

            7. Non, interrompete mai la spiegazione con interrogazioni importune e, se venite interrogati, alzatevi prontamente in piedi e rispondete senza precipitazione e senza far aspettare.

            8. Ripresi di qualche fallo non rispondete mai arrogantemente, aveste pure mille ragioni; mostratevi umiliati sì, ma contenti d’ essere stati avvisati. Nè siate mai di coloro che s’ impennano, gettano a terra il libro, posano la testa sul banco, atti tutti che indicano superbia e mala creanza.

            9. Non burlate mai chi sbaglia, o non pronunzia bene le parole o le doppie a suo luogo. È pure contro la carità prendersi giuoco de' compagni che fossero più indietro nella scuola.

            10. Il fare sgorbi sulla lavagna, lo scrivervi parole che possono offendere o mettere in ridicolo qualcuno, Io sporcare le pareti della scuola o le carte geografiche od altro, il versare l’ inchiostro o spruzzare comechessia con quello il vestito altrui, sono tutte cose da cui dovete guardarvi assolutamente.

            11. I lavori siano fatti con grande attenzione, le pagine siano ben pulitecene scritte,non frastagliate alle estremità e sempre con un poco di margine. {71 [167]}

            12. Rispettate i maestri, o siano di vostra classe o siano delle classi altrui. Prestate speciale ossequio a quelli che v’ insegnavano negli anni andati. La riconoscenza verso chi vi beneficò è una delle virtù che più ornano il cuore d’ un giovane.

            13. L’ orario dello studio varia secondo l’ orario delle scuole, ma tutti sono tenuti ad informarsi.

            14. Lo studio s’ incomincia colla recita dell’ Actiones e dell’ Ave Maria, e si finisce coll’ Agimus ed altra Ave Maria.

            15. Cominciato lo studio, non è più lecito di parlare, pigliare o dare imprestito, non ostante qualsiasi bisogno. Si eviti eziandio di fare rumore colla carta, coi libri, coi piedi o col lasciar cadere qualsiasi cosa. Occorrendo qualche vera necessità, se ne darà cenno all’ assistente, e si farà ogni cosa col minimo disturbo.

            16. Niuno si muova o faccia strepito finchè il campanello non abbia dato il segno del termine.

            17. Nello studio vi sarà un assistente, il quale è responsabile della condotta che ciascuno vi tiene, tanto nella diligenza ad intervenire quanto nell’ applicazione. In ogni banco dello studio sta un decurione ed un vicedecurione in aiuto dell’ assistente.

            18. Ogni domenica a sera vi sarà una conferenza per gli studenti, in cui il consigliere scolastico o chi ne fa le veci, leggerà i voti di ciascuno con qualche paterno riflesso, che serva di eccitamento agli allievi ad avanzarsi nello studio e nella pietà. {72 [168]}

            19. Chi non è assiduo allo studio, oppure reca disturbo quando vi si trova, sarà avvisato che, se non si emenda, sarà tosto destinato ad altre occupazioni o mandato ai propri parenti.

            20. Per contribuire all’ esatta occupazione, ed anche perchè nella Casa vi sia un posto, ove possa ognuno tranquillamente leggere e scrivere senza disturbo, nello studio si dovrà osservare da tutti rigoroso silenzio in ogni tempo.

            21. Chi non ha il timor di Dio abbandoni lo studio, perchè lavora invano. La scienza non entrerà in un’ anima malevole, nè abiterà in un corpo schiavo del peccato. In malevolam animarti scientia non introibit, nec habitdbit in corpore subdito peccatis, dice il Signore. (Sap.)

            22. La virtù che è in particolar maniera inculcata agli studenti è 1’ umiltà. Uno studente superbo è uno stupido ignorante. Il principio della sapienza è il timor di Dio. Initium sapientiae est timor Domini, dice lo Spirito Santo. Il principio d’ ogni peccato è la superbia; initium omnispeccati superbia scribitur, dice s. Agostino.

 

 

Capo VII. Contegno nei laboratori.

 

            1. Al mattino, terminate le pratiche di pietà, ogni artigiano prenderà senza strepito la colezione, e si recherà immediatamente e con ordine al rispettivo laboratorio, non fermandosi nè a chiaccherare {73 [169]} nè a divertirsi, e procurerà che nulla gli manchi per le sue occupazioni.

            2. Il lavorò s’ incomincierà sempre col’ Actiones e coll’ Ave Maria. Dato il segno del fine del lavoro, si reciterà l’ Agimus coll’ Ave Maria. A mezzodì ed alla sera si reciterà l’ Angelus Domini prima di uscire dal laboratorio.

            3. In ogni officina tutti gli operai devono essere sottomessi ed ubbidienti all’ assistente ed al Maestro d’ arte, come loro Superiori, usando grande attenzione e diligenza nel compiere i loro doveri, ed imparare queir arte con cui dovranno a suo tempo guadagnarsi il pane della vita.

            4. Ogni allievo stia nel proprio laboratorio, nè mai alcuno si rechi in quello degli altri senza assoluto bisogno e non mai senza il dovuto permesso.

            5. Nessuno esca dal laboratorio senza licenza dell’ assistente. Qualora fosse necessario mandare qualcheduno per commissioni fuori di casa, l’ assistente ne procurerà il permesso o dall’ Economo o dal Prefetto.

            6. Nei laboratori è proibito bere vino, giuocare, scherzare, dovendosi in questi lavorare e non divertirsi.

            7. Per quanto sarà compatibile all’ arte o mestiere che colà si esercita, si osserverà rigoroso silenzio.

            8. Ciascuno abbia cura che non si smarriscano nè si guastino gli utensili del laboratorio. {74 [170]}

            9. Pensi ognuno che l’ uomo è nato pel lavoro, e che solamente chi lavora con amore ed assiduità ha la pace nel cuore e trova lieve la fatica.

            10. Questi articoli saranno letti dal Catechista o dall’ assistente ogni sabbato a chiara voce, e se ne terrà sempre copia nel laboratorio.

 

 

Capo VIII. Contegno verso i superiori.

 

            1. Il fondamento d’ ogni virtù in un giovane è l’ ubbidienza a' suoi Superiori.

            L’ ubbidienza genera e conserva tutte le altre virtù, e se questa è a tutti necessaria, lo è in modo speciale per la gioventù. Se pertanto volete acquistare la virtù, cominciate dall’ ubbidienza ai vostri Superiori, sottomettendovi loro senza opposizione di sorta come fareste a Dio.

            2. Ecco le parole, di s. Paolo intorno all’ ubbidienza; ubbidite a coloro che vi sono proposti per vostra guida, e vostra direzione, e siate loro sottomessi: perchè essi dovranno rendere conto a Dio delle vostre anime. Ubbidite non per forza ma volentieri, affinchè i vostri Superiori possano con gaudio compiere i loro doveri e non colle lagrime e coi sospiri.

            3. Persuadetevi che i vostri Superiori sentono vivamente la grave obbligazione che li stringe a promuovere nel miglior modo il vostro vantaggio, e che nell’ avvisarvi, comandarvi, correggervi non altro hanno di mira che il vostro bene. {75 [171]}

            4. Fanno male coloro che non si lasciano mai vedere dai Superiori, anzi si nascondono o fuggono al loro soppraggiugnere. Ricordate l’ esempio dei pulcini. Quelli che si avvicinano di più alla chioccia per lo più ricevono sempre da essa qualche bocconcino speciale. Cosi coloro che sogliono avvicinare i Superiori hanno sempre qualche avviso o consiglio particolare.

            5. Date anche loro quelle dimostrazioni esterne di riverenza che ben si meritano, col salutarli rispettosamente quando li incontrate, con tenervi il capo scoperto in loro presenza.

            6. Sia la vostra ubbidienza pronta, rispettosa ed allegra ad ogni loro comando, non facendo osservazioni per esimervi da ciò che comandano. Ubbidite, sebbene la cosa comandata non sia di vostro gusto.

            7. Aprite loro liberamente il vostro cuore considerando in essi un padre, che desidera ardentemente la vostra felicità.

            8. Ascoltate con riconoscenza le loro correzioni, e se fosse necessario, ricevete con umiltà il castigo dei vostri falli, senza mostrare nè odio nè disprezzo verso di loro.

            9. Fuggite la compagnia di coloro, che, mentre i Superiori consumano le fatiche per voi, censurano le loro disposizioni; sarebbe questo un segno di massima ingratitudine.

            10. Quando siete interrogati da un Superiore sulla condotta di qualche vostro compagno, rispondete {76 [172]} nel modo, che le cose sono a voi note, specialmente quando si tratta di prevenire o rimediare a qualche male. Il tacere in queste circostanze recherebbe danno a quel compagno, ed offesa a Dio.

 

 

Capo IX. Contegno verso i compagni.

 

            1. Onorate ed amate i vostri compagni come altrettanti fratelli, e studiate di edificarvi gli uni gli altri col buon esempio.

            2. Amatevi tutti scambievolmente, come dice il Signore, ma guardatevi dallo scandalo. Colui che con parole, discorsi, azioni, desse scandalo, non è un amico, è un assassino dell’ anima.

            3. Se potete prestarvi qualche servizio e darvi qualche buon consiglio, fatelo volentieri. Nella vostra ricreazione, accogliete di buon grado nella vostra conversazione qualsiasi compagno senza distinzione di sorta, e cedete parte dei vostri trastulli con piacevoli maniere. Abbiate cura di non mai discorrere dei difetti dei vostri compagni, a meno che ne siate interrogati dal vostro Superióre. In tal caso badate di non esagerare quello che dite.

            4. Dobbiamo riconoscere da Dio ogni bene ed ogni male, perciò guardatevi dal deridere i vostri compagni pei loro difetti corporali o spirituali. Ciò che oggi deridete negli altri, può darsi che domani permetta il Signore che avvenga a voi. {77 [173]}

            5. La vera carità comanda di sopportare con pazienza i difetti altrui e perdonare facilmente quando taluno ci offende, ma non dobbiamo mai oltraggiare gli altri, specialmente quelli che sono a noi inferiori.

            6. La superbia è sommamente da fuggirsi, il superbo è odioso agli occhi di Dio e dispregevole dinanzi agli uomini.

 

 

Capo X. Della modestia.

 

            1. Per modestia s’ intende una decente e regolata maniera di parlare, di trattare e camminare. Questa virtù, o giovani, è uno dei più belli ornamenti della vostra età, e deve apparire in ogni vostra azione, in ogni vostro discorso.

            2. Il corpo e le vestimenta devono essere pulite, il volto costantemente sereno ed allegro, senza muovere le spalle, o il corpo leggermente qua e là, eccetto che qualche onesta ragione lo richiegga.

            3. Vi raccomando la modestia negli occhi, essi sono le finestre per cui il demonio conduce il peccato nel cuore. L’ andare sia moderato, non con troppa fretta, ad eccezione che la necessità esiga altrimenti; le mani quando non sono occupate si tengano in atto decente, e di notte per quanto si può tenetele giunte dinanzi al petto.

            4. Non mettete mai le mani addosso agli altri {78 [174]} nè mai fate ricreazione tenendovi l’ un l’ altro per mano, nè mai passeggiate a braccetto, od avvincolati al collo dei compagni, come fa talvolta la gente di piazza.

            5. Quando parlate siate modesti, non usando mai espressioni che possano offendere la carità e la decenza: al vostro stato, alla vostra età più si conviene un verecondo silenzio, che il promuovere discorsi che generalmente palesano in voi arditezza e loquacità.

            6. Non criticate le azioni altrui nè vantatevi de' vostri pregi o di qualche virtù. Accogliete sempre con indifferenza il biasimo e la lode, umiliandovi verso Dio, quando vi è fatto qualche rimprovero.

            7. Evitate ogni azione, movimento o parola che sappiano alcunchè di villano, studiatevi di emendare a tempo i difetti di temperamento e sforzatevi di formare in voi un’ indole mansueta, e costantemente regolata secondo i principi della cristiana modestia.

            8. È pure parte della modestia il modo di contenersi a tavola, pensando che il cibo è dato a noi, non siccome a bruti, solo per appagare il gusto, ma sibbene per mantenere sano e vigoroso il corpo, quale istrumento materiale da adoperarsi a procacciare la felicità dell’ anima.

            9. Prima e dopo il cibo fate i soliti atti di religione, e durante la refezione procurate di pascere eziandio lo spirito, attendendo in silenzio a quel po' di lettura che vi si fa. {79 [175]}

            10. Non è lecito mangiare o bere se non quelle cose che sono dallo stabilimento somministrate, quelli che ricevono frutta, commestibili o bibite di qualunque genere, dovranno consegnarli al Superiore, il quale disporrà che se ne faccia uso moderato.

            11. Vi si raccomanda caldissimamente di non mai guastare la benchè minima parte di minestra, pane o pietanza. Non dimentichiamo l’ esempio del Salvatore che comandò a suoi Apostoli di raccogliere le bricciole di pane, affinchè non andassero perdute: Colligite fragmenta ne pereant. Chi guastasse volontariamente qualche sorta di cibo, è severamente punito, e deve grandemente temere che il Signore lo faccia morire di fame.

 

 

Capo XI. Della pulizia.

 

            1. La pulizia deve starvi molto a cuore. La nettezza e l’ ordine esteriore indica mondezza e purità dell’ anima.

            2. Fuggite la stolta ambizione di azzimarvi o acconciarvi i capelli per fare bella comparsa; ma procurate che gli abiti non siano mai sdrusciti o sporchi.

            3. Tagliatevi le unghie a suo tempo e non lasciate che vi crescano troppo lunghe. Non tenete le scarpe slegate, lavatevi i piedi con frequenza specialmente d’ estate {80 [176]}

            4. Non uscite mai di camera eenza aggiustarvi il letto, ripulire ed assettare gli abiti e mettere in ordine ogni cosa vostra. Non lasciate scarpe vecchie od altro ingombro sotto il letto, ma mettetele in qualche ripostiglio o consegnatele a chi di ragione.

            5. Ricordatevi ogni mattino di lavarvi le mani e la faccia, sia per utilità della vostra salute, sia per non cagionare schifo agli altri.

            6. Tenete i denti puliti; questo vi libererà dal puzzore della bocca molte volte da ciò proveniente, e dal guasto o mal di denti che per lo più ne suole conseguire.

            7. Il pettinarsi deve essere cosa di tutte le mattine. Per impiegarvi meno tempo e per più agevolmente tenervi pulito il capo, portate costantemente i capelli corti.

            8. Non tenete le dita sporche d’ inchiostro, e quando le avrete sozze comechesia non sta bene il pulirle colle vestimenta, nè cogli abiti asciugate mai la penna quando finite di scrivere.

 

 

Capo XII. Contegno nel regime della casa.

 

            1. Al mattino, dato il segno del campanello, lasciate prontamente il letto, mettendo mano a vestirvi con tutta la decenza possibile, e sempre in silenzio.

            2. Non uscite mai di camera senza aggiustare {81 [177]} il letto, pettinarvi, ripulire ed assestare gli abiti, e mettere in ordine ogni còsa vostra.

            3. Dato il secondo segno del campanello, ciascuno andrà in Cappella al luogo designato per recitare le orazioni in comune ed assistere alla santa Messa, oppure alle proprie occupazioni andando poi alla Messa nel tempo che sarà fissato.

            4. Mentre si celebra la s. Messa si recitano le preghiere ed il Ss. Rosario, ed in fine vi si farà breve meditazione.

            5. È proibito guardare e rifrustare nello scrigno o cassa altrui. Lungo il giorno niuno si rechi in dormitorio senza particolare permesso.

            6. Guardatevi bene dal appropriarvi la roba altrui, fosse anche della minima entità, ed accadendo di trovare qualche cosa, consegnatela tosto ai Superiori, e chi si lasciasse ingannare a farla sua, sarebbe severamente punito a proporzione del furto.

            7. Le lettere, i pieghi che si ricevono o si spediscono, devono essere consegnati al Superiore, il quale se lo giudicasse può leggerle liberamente.

            8. È rigorosamente proibito di tener danaro presso di sè, ma devesi depositare tutto presso al Prefetto, il quale lo somministrerà secondo i bisogni particolari. È eziandio severamente proibito lo stringere contratto di vendita, compra a permuto, far debiti con chicchessia senza il permesso del Superiore.

            9. È proibito d’ introdurre in Casa o nel dormitorio {83 [179]} persone esterne. Dovendosi parlare con parenti od altra persona si andrà nel parlatorio comune. Non istate mai vicini agli altri quando tengono discorsi particolari. Nè mai introducetevi nei laboratori, nei dormitori altrui, perchè tal cosa riesce di grave disturbo a chi entra od a chi lavora. È parimente proibito di chiudersi in camera, scrivere sopra le mura, piantar chiodi, far rotture di qualsiasi genere. Chi colpevolmente guastasse qualche cosa, è obbligato farlo riparare a sue spese. Infine è pure proibito trattenersi nella camera del portinaiox in Cucina, ad eccezione di quelli che sono ivi incaricati di qualche uffizio.

10. Usate carità con tutti, compatite i difetti altrui, non imponete mai soprannomi, nè mai dite o fate cosa alcuna che detta o fatta a voi, vi possa recar dispiacere.

 

 

Capo XIII. Contegno fuori della casa.

 

            1. Ricordatevi, o giovani, che ogni cristiano è tenuto di mostrarsi edificante verso il prossimo, e che nessuna predica è più efficace del buon esempio.

            2. Uscendo di casa siate riservati negli sguardi, nei discorsi, ed in ogni vostra azione. Niuna cosa può essere di maggior edificazione quanto il vedere un giovane di buona condotta; egli fa vedère {83 [179]} che appartiene ad una comunità di giovani cristiani e ben educati.

            3. Quando aveste a recarvi a passeggio, oppure a scuola, od a fare commissioni fuori dell’ Oratorio, non fermatevi a mostrare a dito a chicchessia, nè fare risa smodate, tanto meno gettar pietre, divertirsi saltando fossi od acquedotti. Queste cose indicano una cattiva educazione.

            4. Se incontrate persone che abbiano cariche pubbliche, scuopritevi il capo cedendo loro la parte della via più comoda; altrettanto farete co' religiosi e con ogni persona costituita in dignità, massimamente se venissero o s’ incontrassero nell’ Oratorio.

            5. Passando davanti a qualche chiesa o divota immagine, scuopritevi il capo in segno di riverenza. Che se v’ accadesse di passare vicino ad una chiesa, ove si compissero i divini uffizi, fate silenzio a debita distanza per non recar disturbo a quelli che entro si trovano. Abbattendovi in un convoglio funebre, scopritevi il capo, recitando sotto voce un requiem aetemam o il De profundis. In caso di una processione state col capo scoperto finchè sia passata. Qualora incontraste il Ss. Sacramento portato agl’ infermi, piegate ambe le ginocchia per adorarlo.

            6. Ricordatevi bene, che se voi non vi portate bene nella chiesa, nella scuola, nel lavoro o per istrada, oltre che ne avrete a render conto al Signore, farete anche disonore al Collegio o Casa a cui appartenete. {84 [180]}

            7. Se mai qualche compagno vi facesse discorsi o vi proponesse opere cattive, partecipatelo prestamente al Superiore per avere i necessari avvisi e regolarvi con prudenza e senza offendere Dio.

            8. Non parlate mai male de' vostri compagni, dell’ andamento di casa, de' vostri Superiori e delle loro disposizioni. Ciascuno è pienamente libero di rimanere o non rimanere, e farebbe disonore a se stesso, chi si lagnasse del luogo dove è in piena libertà di rimanere o di andare dove più a lui piace.

            9. Quando si va al passeggio è proibito fermarsi per istrada, entrare in botteghe, fare visite o andar a divertirsi o comechessia allontanarsi dalle file. Nemmeno è lecito accettare invito di pranzi, perchè non se ne darà mai il permesso.

            10. Se volete fare un gran bene a voi ed alla Casa, parlatene sempre bene, cercando eziandio ragioni per far approvare quanto si fa o si dispone dai Superiori pel buon andamento della Comunità.

            11. Esigendosi da voi una ragionevole e spontanea ubbidienza a tutte queste regole, i trasgressori ne saranno debitamente puniti, e quelli che le osserveranno, oltre la ricompensa che devono aspettarsi dal Signore, saranno anche dai Superiori premiati secondo la perseveranza e la diligenza. {85 [181]}

 

 

Capo XIV. Del passeggio.

 

            1. Il passeggio è un esercizio molto utile per conservare la sanità, perciò, quando le regole Io stabiliscono, non rifiutate mai di prendervi parte.

            2. All’ ora dell’ uscita trovatevi pronti, mettetevi subito in ordine senza mai farvi aspettare. Si noti che non è lecito ai giovani d’ una squadra andare con quelli d’ un’ altra.

            3. Ogni squadra deve avere un assistente, il quale è responsale dei disordini che in essa possono succedere.

            4. Non si lascino uscire coloro che non hanno le vesti monde e le scarpe pulite. Si vada nei luoghi stabiliti; ed in ogni cosa ciascuno obbedisca all’ assistente.

            5. La paseggiata non sia una corsa, nè si faccia alcuna fermata senza espressa licenza dei Superiori. Le passeggiate ordinarie siano di un’ ora e mezzo, e non oltrepassino mai le due ore. La compostezza della persona, la custodia degli occhi, la gravità del passo debbono osservarsi da tutti. La sbadataggine d’ un solo potrebbe procacciar vergogna a tutto il drappello.

            6. La mancanza, di cui si terrà maggior conto, è di chi si allontana dalle Ale. L’ assistente non può dare questo permesso. Chi compera o va ai caffè o trattorie merita l’ espulsione dalla casa. {86 [182]}

 

AVVERTIMENTI.

 

            1. Gli assistenti alla passeggiata osservino esattamente Torà della partenza e del ritorno.

            2. Non ammettano, nella squadra loro affidata, alcuno che appartenga ad altra squadra.

            3. Pongano niente che i giovani siano puliti nella persona e negli abiti.

            4. Non Conducano mai i giovani nell’ interno della città od a visitare musei, gallerie, giardini, palazzi ecc. senza speciale permesso.

            5. Non permettano mai che alcuno si arresli per via, o si allontani dall’ assistente, per nessun motivo.

            6. Se avvenga che alcuno commetta qualche mancanza subito ne rendano avvisato il Direttore degli studi od il Prefetto.

            7. Pensino infine gli assistenti che è grande la responsabilità che essi hanno riguardo ai giovani dinanzi a Dio e dinanzi ai Superiori.

 

 

Capo XV. Contegno nel teatrino.

 

            1. A vostro divertimento e piacevole istruzione sono concesse rappresentazioni teatrali, ma il teatrino, che è destinato a coltivare il cuore, non mai sia causa della più piccola offesa del Signore.

            2. Prendetevi parte allegramente con riconoscenza ai vostri Superiori, che ve lo permettono; ma non date mai segno di disapprovazione quando si dovesse aspettare od avvenissero cose, che non fossero di vostro grande incanto.

            3. Il recarvisi con precipitazione anche con pericolo di far del male ai compagni, il cercar di {87 [183]} passare davanti agli altri ed accomodarsi nel luogo migliore e non nell’ assegnato, il tenere il berretto in capo mentre si recita, il voler stare in piedi quando s’ impedisce la vista agli altri, e tanto più il gridar forte, ed il fischiare in qualunque modo, o dare altri segni di scontentezza sono cose al tutto da evitarsi.

            4. Appena si alza il sipario fate subito silenzio e se non potete vedere abbastanza bene, non ostinatevi a voler pure star in piedi con disagio altrui. Se altri sta avanti a voi non gridate nè maltrattatelo, ma in bel modo fatelo avvisato, e se non l’ intende quietatevi voi e soffrite con pazienza.

            5. Guardatevi dal disprezzare chi sbaglia o non recita bene; non date mai voce di disapprovazione, e nemmanco fuori non fategli rimostranza di sorta. Calando il sipario applaudite sempre ancorchè non si sia per avventura proceduto con quella precisione che taluno si aspettava.

            6. All’ uscire dal teatrino non accalcatevi alla porta, ma uscite con l’ ordine che è indicato e copritevi bene, perchè l’ aria del di fuori ordinariamente è più fredda e può apportar nocumento alla sanità.

 

Capo XVI. Cose con rigore proibite nella casa.

 

            1. Nella Casa essendo proibite di ritener danaro, è parimenti proibito ogni sorta di giuoco interessato. {88 [184]}

            2. È pure vietato ogni giuoco in cui possa essere pericolo di farsi del male e possa avvenir cosa contro la modestia.

            3. Il fumare e masticar tabacco è vietato in in ogni tempo, e sotto qualsiasi pretesto. Il nasare è tollerato nei limiti da stabilirsi dal Superiore dietro consiglio del medico.

            4. Non si darà mai permesso d’ uscire coi parenti e cogli amici a pranzo, o per provviste d’ abiti. Occorrendo bisogno di questi oggetti può farsi prendere la misura per comperarli fatti, o dare ordine che si facciano nell’ Officina dello Stabilimento

 

 

TRE MALI SOMMAMENTE DA FUGGIRSI.

 

            Sebbene ognuno debba fuggire qualsiasi peccato, tuttavia vi sono tre mali che in particolar maniera dovete evitare perchè maggiormente funesti alla gioventù. Questi sono: l° la bestemmia, ed il nominar il nome santo di Dio invano, 2° la disonestà, 3° il furto.

            Credete, o figliuoli miei, un solo di questi peccati basta a tirare le maledizioni del Cielo sopra la Casa. Al contrario tenendo lontani questi mali, noi abbiamo i più fondati motivi di sperare le celesti benedizioni sopra di noi e sopra l’ intiera nostra Comunità.

            Chi osserva queste regole, sia dal Signore benedetto. Ogni domenica a sera od in altro giorno della settimana, il Prefetto o chi ne fa le veci, leggerà qualche articolo di queste regole con breve ed analoga riflessione morale. {89 [185]} {90 [186]}

 

 

Appendice al regolamento della casa. Sul modo di scrivere lettere. Regole generali.

 

            Tutto giorno occorre di scrivere lettere, perciò sarà opportuno aggiugnere qui, a guisa di appendice alcune regole.

            1. Le lettere sono un mezzo con cui noi possiamo esprimere i nostri pensieri ed affetti agli assenti, come colla voce li esprimiamo ai parenti.

            2. Per comporre buone lettere torna vantaggioso leggere qualche buon epistolario, al quale scopo vi suggerisco Annibal Caro e Silvio Pellico. Bellissime oltremodo sono anche le lettere di san Girolamo, di s. Francesco di Sales e di santa Catterina da Siena.

            3. Lo stile delle lettere non vuole il soverchio ornamento ed ama la semplicità; dev’ essere spontaneo, perciocchè tiene del parlare improvviso, che non è mai ricercato ed astruso. Lo stile dev’ essere preciso, breve, senza però nuocere alla chiarezza. (Vedi il n. 10 e 11 in fine di quest’ appendice.) {91 [187]}

            4. Quando avete da impetrare qualche favore, non fate proteste esagerate, promesse inviolabili, le quali non possiate poi eseguire, ma pensate, che nulla giova meglio a muovere alcuno in vostro favore, che la semplicità delle parole e la schiettezza dei sentimenti.

            5. Le sentenze, dice s. Gregorio Nazianzeno scrivendo a Nicebolo intorno allo stile epistolare, i proverbi, le massime e le facezie danno grazia ad una lettera. Debbono però essere seminate non versate. Il non farne uso mai è rustichezza, il contrario affettazione.

            6. Nelle lettere non vi sia niente di affettato; ma tutto sia facile e naturale.

            7. La civiltà non permette, che si facciano interrogazioni ai Superiori; se però ve n’ ha bisogno, si possono usare queste o simili forme: Permetta, ch’ io le chieda in grazia...; Perdoni la libertà, che mi prendo, di chiederle.... Nè si debbono affidare incarichi o commettere saluti; e volendoli pur dare, si vuole usare qualche modo gentile e in forma di preghiera.

            8. È bene osservar questo anche tra eguali, dicendo ad esempio: Degnatevi di procurare che tutto sia preparato.... La prego a voler usar la gentilezza di ecc.

            9. Quando si fa menzione di persona locata in dignità, non si nominino seccamente il Canonico tale, il vostro Direttore, ma si dee dire il Signor Canonico, il vostro Signor Direttore ecc. {92 [188]}

            10. Le lettere possono essere di più specie: Politiche, scientifiche, erudite, artistiche, didascaliche, se riguardano a cose di politica, di scienze, di lettere, d’ arti o di studio. Invece si chiamano famigliari, quando versano su argomenti della vita comune.

            11. Come nella vita comune parliamo, ora per interrogare o rispondere, ora per pregare o ringraziare, ora per ammonire o riprendere, e quando per consigliare o sconsigliare od augurare, così le lettere famigliari possono essere di domanda, o di risposta, di preghiera, o di ringraziamento, di avviso o di riprensione, di consulta o di consiglio, d’ augurio, ecc. ecc.

 

 

Parti della lettera.

 

            12. Le parti d’ una lettera sono l’ introduzione il soggetto ed il saluto. L’ introduzione, ovvero l’ esordio è un aprirsi, che fa lo scrivente con modo acconcio per mettere mano al soggetto, che ha in mente di trattare. Questa parte deve essere molto breve e talora si può lasciarla affatto ed entrar subito in argomento. Quando però si risponde a lettere o note di persone autorevoli o di pubblici impiegati, conviene citare la data e l’ argomento della lettera a cui s’ intende di rispondere, dicendo per esempio: mi fo dovere di rispondere alla gradita sua delti 10 del corrente giugno, relativa a...... {93 [189]}

            13. Il soggetto comprende ciò che si vuole altrui palesare, sia domanda, sia invito, sia congratulazione, sia rimprovero ecc.

            14. Sótto nome di saluto s’ intendono quegli augurii, quei complimenti, quelle protestazioni di riverenza e di amicizia, con cui siamo usi a toglier commiato scrivendo altrui. Esso deve variare secondo il grado di nostra attinenza e secondo le relazioni verso della persona cui si scrive. Ad esempio, scrivendo ad un Superiore si conchiuderà: Col più sincero ossequio colla più alta stima con tutto il rispetto colla più profonda riverenza colla maggior venerazione... Verso i semplici conoscenti non Superiori: con vera stima. Verso le persone famigliari: con particolar affetto con sincera benevolenza con vero amore. Nelle lettere di preghiera gioverà associare queste espressioni: colla sicura fiducia d’ essere esaudito... In quelle di ringraziamento: colla più viva riconoscenza e gratitudine....; e con sentimenti analoghi, negli altri casi. Quando s’ inviano lettere ad illustri personaggi si omette il saluto propriamente detto, e si scrivono solamente proteste di riverenza e di ossequio.

            15. Terminata la lettera si aggiungono qualche volta alcune cose, o perchè si sono dimenticate, o perchè sono estranee al soggetto. Quest’ appendice si suol segnare colle lettere P. S. (Post scriptum o presso scritto); e siccome per lo più rivela disattenzione ed inavvertenza cosi {94 [190]} non è bene metterlo fuorchè nelle lettere famigliari.

            16. Nel finire dovete sempre far conoscere che non siamo pagani, perciò sempre aggiugnere qualche pensiero cristiano: p. es. Il Cielo vi sia propizio; non mancherò di pregare Dio che vi conservi in buona salute; mi raccomando alle vostre preghiere. Con i Vescovi e coi Cardinali si suole usar questa formola; chiedo umilmente la sua santa benedizione, e simili.

 

 

Corso della lettera e forma della medesima.

 

            17. Il foglio della lettera sia pulito ed intero; pe' famigliari ed amici può anche servire mezzo foglio; alle persone di alto grado si scriva sopra un foglio più grande.

            18. La scrittura vuol essere nitida e tersa; poichè è cosa incivile lo spedire una lettera che abbia sgorbi o cancellature; o sì male scritta che stenti a leggerla chi la riceve.

            19. Le linee siano diritte; si lasci sempre un po' di margine; il foglio sia sempre piegato per diritto.

            20. Chi scrive lettere debbe badare all’ iscrizione, alla data, alla soscrizione ed al soprascritto.

            21. L’ iscrizione od intitolazione della lettera, cioè l’ attributo di onore o di affetto che si dà alle persone a cui si scrive, non sia abbreviata.

            22. Dall’ iscrizione al cominciamento della lettera si suol lasciare un’ intervallo più o meno {95 [191]} largo secondo il maggior o minor grado della persona, a cui si scrive; la stessa regola conviene osservare pel màrgine a sinistra.

            23. Al disopra ed al disotto d’ ogni pagina conviene lasciare lo spazio almeno di una riga intatto, e nella seconda facciata si continua la lettera, cominciando all’ altezza dell’ iscrizione.

            24. Per non finire la lettera proprio a' pie' di pagina, quando il rispetto della persona a cui si scrive il richiegga, si suol fare in modo, che ancor due o tre linee rimangano per la facciata seguente.

            25. La data dee esprimere il luogo, il giorno il mese e l’ anno in cui si scrive; si colloca d’ ordinario a destra quasi sulla sommità della pagina. Quando si scrive ad onorevole personaggio si pone a manca, terminata la lettera dopo la rinnovazione del titolo. Ma si deve badare che la data sia affatto posta prima o dopo la lettera, senza che divida nè pensieri nè parole che alla lettera si riferiscano.

            26. La sottoscrizione è il nome di chi scrive, e si vuole accompagnare con uno o più aggiunti, che esprimono ossequio od amicizia verso la persona a cui s’ indirizza la lettera. Si mette un po' distaccato dal capo della lettera, all’ inferiore estremità del foglio a mano destra.

            27. Quando scrivesi a persona ragguardevole, una riga al disotto della conclusione della lettera {96 [192]} dalla sinistra ripetesi il titolo della persona medesima, conforme al suo grado, e più sotto a destra si fa poi la sottoscrizione. Per es:

 

Di V. S. Illustrissima

obbligatissimo Servitore

N. N.

            28. Il soprascritto o l’ indirizzo contiene il nome e cognome della persona a cui si scrive preceduto dagli analoghi titoli; quindi il nome del luogo a cui s’ invia la lettera, e se quegli al quale si scrive si trova in qualche impiego, oppure è necessario indicare l’ abitazione di lui, ciò si esprime brevemente in altra linea a sinistra dopo il nome e cognome.

            29. La soprascritta vuoisi fare colla massima esattezza e chiarezza, scrivendosi nella prima linea il titolo generale: ad es. All’ Illustrissimo Signore; nella seconda il nome e cognome, indi la carica, e solo nella terza linea le indicazioni d’ abitazione e simili, e quando queste indicazioni non siano necessarie, allora la carica o l’ impiego si può meglio mettere nella terza linea. Il nome poi del paese o della città a cui la lettera è indirizzata, va scritto più grosso in basso a destra, e si suole sottolineare.

            30. Quando la lettera deve pervenire ad un villaggio poco conosciuto, è duopo indicare nella soprascritta anche il circondario o la provincia ove quello si trova. {97 [193]}

            31. Quanto alla frequenza dello scrivere si devono evitare gli eccessi. Sono da biasimare coloro, che scrivono a gran furia, e per ogni piccola cosa inviano altrui grandi letteroni; ma non meno sono da biasimare coloro che piegando al vizio contrario, s’ inducono a stento a rispondere altrui eziandio, quando vi ha stringente bisogno.

            32. Per la frequenza dello scriver lettere è da tenere la stessa regola, che per le visite. Quando vi è necessità o convenienza di scrivere altrui qualche cosa, niuno dee mostrarsi neghittoso; niuno eziandio dee trascorrere nel soverchio ed imbrattare inutilmente la carta.

            33. Riguardo ai titoli più in uso, ecco i principali:

Al Papa: Sua Santità.

Ai Cardinali: Sua Eminenza.

Ai Vescovi ed Arcivescovi: Sua Eccellenza Reverendissima.

Ai Teologi, ai Canonici e Dignitari Ecclesiastici: Illustrissimo e molto Reverendo.

Ai Sacerdoti: Molto Reverendo.

Ai Chierici: Reverendo.

Ai Professori: Chiarissimo.

Ai Deputali e Senatori: Onorevole.

Ai Dignitari secolari ed a qualunque Cavaliere: Illustrissimo.

Ai Commercianti ed Artisti: Pregiatissimo.

Ai Giovani Studenti: Ornatissimo e Gentilissimo. {98 [194]}

 

 

Indice

 

Il sistema preventivo nella educazione della gioventù.

I In che cosa consiste il Sistema Preventivo e perchè debbasi preferire

pag 3

II Applicazione del Sistema Preventivo

6

III Utilità del Sistema Preventivo

10

Una parola sui castighi

12

Articoli generali

15

 

Parte prima Regolamento particolare.

Capo I Del Direttore

19

Capo II Del Prefetto

20

Capo III Catechista

25

Capo IV Catechista degli Artigiani

29

Capo V Consigliere scolastico

31

Capo VI Dei Maestri di scuola

33

Capo VII Del Maestro d’ arte

35

Capo VIII Assistenti di scuola e di studio

36

Capo IX Dell’ Assistente dei laboratori

38

Capo X Assistenti o Capi di dormitorio

40

Capo XI Dispensiere

42

Spenditori

43

Capo XII Dei Coadiutori

ivi

Capo XIII Del Cuoco e degli Aiutanti della cucina

45

Capo XIV Dei Camerieri

46

Capo XV Del Portinaio

47 {99 [195]}

Capo XVI Del Teatrino

pag 50

Materia adattata

ivi

Cose da escludersi

51

Doveri del Capo del Teatrino

53

Capo XVII Regolamento per l’ infermeria

55

 

Parte seconda Regolamento per le case della Congregazione di san Francesco di Sales.

Capo I Scopo delle Case della Congregazione di san Francesco di Sales

pag 56

Capo II Dell’ accettazione

60

Capo III Della pietà

63

Capo IV Contegno in chiesa

64

Capo V Del lavoro

68

Capo VI Contegno nella scuola e nello studio

70

Capo VII Contegno nei laboratori

73

Capo VIII Contegno verso i superiori

75

Capo IX Contegno verso i compagni

77

Capo X Della modestia

78

Capo XI Della pulizia

80

Capo XII Contegno nel regime della casa

81

Capo XIII Contegno fuori della casa

83

Capo XIV Del passeggio

86

Avvertimenti

88

Capo XV Contegno nel teatrino

ivi

Capo XVI Cose con rigore proibite nella casa

88

Tre mali sommamente da fuggirsi

89

 

Appendice Al regolamento della casa sul modo di scrivere lettere

Regole generali

91

Parti della lettera

93

Corso della lettera e forma della lettera

95 {100 [196]} {101 [197]}{102 [198]}

 



[1] Non è gran tempo che un ministro della Regina di Inghilterra visitando un Istituto di Torino fu condotto in una spaziosa sala dove facevano studio circa cinquecento giovanetti. Si maravigliò non poco al rimirare tale moltitudine di fanciulli in perfetto silenzio e senza assistenti. Crebbe ancora la sua maraviglia quando seppe che forse in tutto 1’ anno non avevasi a lamentare una parola di disturbo, non un motivo di infliggere o di minacciare un castigo. - Come è mai possibile di ottenere tanto silenzio e tanta disciplina? dimanda: ditemelo. E voi, aggiunse al suo segretario, scrivete quanto vi dice. - Signore, rispose il Direttore dello Stabilimento, il mezzo che si usa tra noi, non si pub usare fra voi. - Perchè? - Perchè sono arcani soltanto svelati ai cattolici. - Quali? - La frequente confessione e comunione e la messa quotidiana ben ascoltata. - Avete proprio ragione, noi manchiamo di questi potenti mezzi di educazione. Non si può supplire con altri mezzi? - Se non si usano questi elementi di religione, bisogna ricorrere alle minacce ed al bastone. - Avete ragione! avete ragione! 0 religione, o bastone, voglio raccontarlo a Londra. -

[2] Nelle case poi in cui sonvi molti studenti e molti artigiani si potrà stabilire un catechista per la cura spirituale di questi.

[3] AVVISI PER COLORO CHE SONO ADDETTI ALLA SACRESTIA.

                1. A tutti si raccomanda l’ osservanza del silenzio in Sacrestia, specialmente quando si compiono le sacre funzioni, e chi è addetto alla Sacrestia si adoperi per farlo osservare anche dagli altri.

                2. Nettezza nella Chiesa, nella Sacrestia, in tutte le suppellettili, negli altari, ne' paramentali, sui banchi della Chiesa e sul pulpito.

                3. Attenzione grande a non lacerare, nè imbrattare i paramenti ed altri arredi di Chiesa, ed abbiasi cura di raccogliere, conservare lo scolo e gli avanzi delle candele, dell’ olio e del vino.

                4. Non si accendano le candele prima del tempo opportuno, ne si cagioni disturbo accendendole prima che il Predicatore abbia terminato il suo ragionamento.

                5. Si usi diligenza a piegar camici, pianete ed altri sacri arredi, ad eccezione degli amitti e dei purificatoi, che si raccomandano alla cura di ciascun Celebrante.

                6. I sacristani portino a tempo debito la biancheria al bucato, alla soppressatura ed anche alla rappezzatura qualora ne sia mestieri.

                7. Nella Messa della Comunità si sospendano le preghiere in comune quando si dice il Confiteor, Misereatur, Indulgentiam, Ecce Agnus Dei per la Comunione, e quando nella Messa si dà il segno dell’ elevazione dell’ Ostia e del Calice, ed allorchè, il Sacerdote dà la benedizione.

                8. Trattino con somma urbanità tutti quelli che si presentano in Sacristia per commissioni, e specialmente se chiedono confessori; ringrazino cordialmente quelli che fanno offerta o danno limosina per celebrazioni di Messe.




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