Marco, Marcelliano, Tranquillino, e lo stesso prefetto di Roma di nome Cromazio con tutta la sua famiglia con più di mille persone, tutti i servi furono guadagnati alla fede da Sebastiano e dal santo Pontefice accolti nella Chiesa.

 Cromazio, gli disse, Dio ti aprì una strada per impiegar bene le tue ricchezze: tu vedi le angustie e le necessità in cui sono posti i tuoi fratelli cristiani, loro è tolto il mezzo di poter vivere senza perder l'anima o la vita.

 Mandò egli un giorno a chiamare Cromazio che era uomo ricchissimo e già divenuto fervoroso cristiano.

 Nulla più stava a cuore a Cromazio che poter santamente impiegare le sue sostanze; per mezzo de' suoi amici fece raccogliere nascostamente quanti cristiani potò nel suo palazzo.

 Ma tante erano le spie poste ad ogni luogo per andar in traccia di cristiani, che Cromazio giudicò necessario uscir di Roma per sottrarsi agli occhi degli esploratori.

 Chi paventa i tormenti pigli la strada e se ne vada con Cromazio fuori della battaglia contentandosi di essere confessore del nome di Gesù Cristo col lodarlo e benedirlo.

 Intanto venne la domenica e Cajo invitò i cristiani a radunarsi nella casa di s. Cromazio per ascoltare la s. messa.

 Questo Tiburzio era figliuolo del Prefetto Cromazio.

 Quando Cromazio partì per la sua villeggiatura con que' fedeli che lo vollero seguire il Pontefice coi due fratelli Marco, Marcelliano e col padre loro Tranquillino rimasero in Roma.

 Ma saputosi il sito dove solevano radunarsi i cristiani, Cajo non si giudicò più sicuro nella casa di Cromazio da lui cangiata in Chiesa, e andò ad abitare in casa di certo Castulo Zettario dell'imperatore.

 Faceva anche frequenti gite a casa di Cromazio, a quella di Castulo e quella di suo fratello Gabinio.

 Ricordava eziandio il senno di Cromazio prefetto di Roma, di Sebastiano Generale di sue truppe, ed altri prodi fatti morire per la fede.

 Ricordava eziandio il senno di Cromazio, prefetto di Roma, di Sebastiano, generale delle sue truppe, ed altri prodi fatti morire per la fede.