Parola «Arata» [ Frequenza = 32 ]

don bosco-biografie dei salesiani defunti negli anni 1883 e 1884.html
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 Noi non esitiamo ad asserire che il chierico Giovanni Arata, decesso in Lanzo il giorno 3 Febbraio 1878, fu uno di questi modelli mandati da Dio nei nostri collegi e nella nostra Congregazione perchè, santificando sè, servisse di buon esempio agli altri.

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 - Giovanni Battista Arata nacque ai 9 di Aprile del 1858 da Paolo e da Luigia Boggiano, poveri ma onesti genitori, in Orero, paesello della costa orientale della Liguria nel circondario di Chiavari.

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 La famiglia Arata, povera affatto di quelli che si chiamano beni di fortuna, a cercar modo di vivere portò il suo domicilio a Rovegno, sul fiume Trebbia, nella diocesi di Bobbio.

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 Arata solo tenne un contegno serio e dignitoso.

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 Ecco in che modo il direttore che allora reggeva quel collegio, testifica sulla condotta colà tenuta dal nostro Arata.

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 Arata, che conosceva questo, s'era proposto di star sempre degli ultimi per aver campo ad esercitare la sua carità, e questa volta gli si presentò l'occasione.

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 Ciò non sfuggi all'occhio pietoso di Arata, il quale si avvicinò al dolente ragazzo, gli si offerse per sostegno, e prestatagli la mano lo aiutava a camminare.

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 Il nostro Arata, dimenticando la pochezza delle sue forze, la stanchezza prodottagli dal lungo cammino già fatto, il digiuno perfetto in cui era, poichè voleva far la sua S. Comunione al Santuario, ricordandosi solo della carità che in cuore tanto lo animava, si toglie in collo il compagno, se lo adagia alla meglio, e su se lo porta per tutto il tratto che ancora lo divideva dal Santuario, sebbene il cammino fosse ancora assai ben lungo.

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 Era quello che Arata voleva; poichè appena fu solo alla presenza del superiore subito raccontò la cosa con tutta precisione: nè al direttore era bisogno di alcuna parola di scusa poichè conosceva con chi parlava e lo aveva in quel conto che sopra abbiamo detto.

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 Il più difficile si fu nell'ottenere il perdono per il colpevole; ma Arata era deciso di non uscir di là senza aver ottenuto anche quello: Se v'è bisogno di qualche castigo, soggiungeva, ecco, son qui io; accetto qualunque pena mi si voglia infliggere, ma si lasci salvo il compagno.

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 Questi ed altri fatti facevano risplendere sempre maggiormente la buona condotta ed impegno nel bene del nostro Arata e per ciò gli guadagnarono l'intera confidenza dei superiori, i quali di lui si servirono più volte nella delicata assistenza degli altri giovani.

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 Gli studii di Arata quando venne da S. Pier d'Arena erano sufficienti per l'ammissione alla 3 a ginnasiale.

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 Arata era solito dare alla B. Vergine il nome di Mamma cara: avea in lei una confidenza al tutto straordinaria.

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 Fu solo dopo lunga osservazione che il compagno s'accorse Arata far questo per mortificazione.

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 Molti ancora oggidì raccontano il loro incontro con Arata nei primi giorni in cui erano all'Oratorio, e vanno magnificando il bene che da esso ne ricevettero.

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 In questo modo Arata mi procurò buoni compagni e mi rese gradita la vita del collegio, e dispose il mio animo a ben fare.

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 Un suo compagno di vendemmia ci racconta di lui, che, essendo andato a Chieri per vendemmiare, e non essendovi alla cascina alcuna capella, Arata si era fatto un piccolo altarino, avanti al quale faceva le sue preghiere, cantava lodi sacre; e quelle volte in cui non vi era molto da fare, cantavano anche il Vespro od il Mattutino della B. Vergine.

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 Arata, che già prima di entrare in Congregazione avea voluto istruirsi su queste cose, sia parlandone con chi potea ammaestrarlo perfettamente, sia leggendo libri che a queste cognizioni conducessero, subito da principio si pose ad osservare con esattezza ogni cosa che conoscesse atta a farlo divenir perfetto religioso.

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 Dacchè io dissi che Arata della santità fu continuamente desideroso, soggiungerò qui che egli conosceva molto bene consistere questa nel fare bene anche le piccole cose.

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 Si era preso la massima ad ogni volta che suonava la campana di dire « Il Signore mi chiama, » e correva subito dove la campana chiamava: era così puntuale in questo, che correva in proverbio tra i compagni: essere puntuale come Arata.

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 Arata in questo procedeva con tale schiettezza, che il suo maestro dovette moderarlo.

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 Solo l'ingenuità, il buon esempio e la carità d'Arata valsero ad ottener felice risultato.

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 Arata conobbe il bisogno, e si profferse da se stesso a fare quanto per lui si sarebbe potuto fare.

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 A dire il vero, soggiunge qui il prelodato direttore da cui si toglie per intiero la relazione di quest'ultimo periodo {40 [48]} della, vita di Arata, a dir il vero, egli corrispose perfettamente al desiderio ed all'aspettazione dei Superiori.

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 Arata fu una benedizione pel collegio di Lanzo.

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 Arata mai s'allontanava da' suoi cari fanciulli e ciò nulla ostante tutti gli erano affezionatissimi, e sempre conservava su di loro quell'influenza che era necessaria per educarli al bene.

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 D. Bosco, il quale più che altri conosceva la necessità di quel collegio, volendo accondiscendere alle giuste domande del Direttore, determinò di mandare il chierico Arata.

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 Povero Arata! Tanto era il desiderio di vedere quei ragazzi a cibarsi delle divine carni di G. C, che s'affaticò tanto straordinariamente da ritrarne fiera malattia: ed in quel di in cui i suoi scolari, mediante le sue sollecitudini, facevano santamente la loro prima comunione, egli trovavasi in letto colpito da grave polmonite.

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 Arata poi a tutti coloro che il domandavano di sua salute, quantunque sofferentissimo rispondea: Adosso comincio a stare meglio.

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 Arata, ripromettendosi ben a ragione una felice riuscita.

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 Arata a porre tutta la nostra fiducia nel possente patrocinio di Maria V. e a volerci a tutti i costi emendare dai nostri difetti.


don bosco-la storia d-italia [18a edizione].html
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 Oltre alla città di Roma, che conteneva nel suo recinto sette colli, {502 [502]} sorgevano nel Lazio le città del Cures, di cui rimangono alcune rovine presso Corrose, Reate (Rieti), Tibur (Tivoli), Ostia, Arata, che conservano le stesso nome, Lavinium (S. Lorenzo), Alba Longa, che fa distratta da Tullo Ostilio, Tusculum (Frascati), Praeneste (Palestina) Anagnia (Anagni), Arpinum (Arpino), Antium ora distrutta, Suessa Pomoetia, Circae (Circello), Terracina che ha lo stesso nome, Minturnae, ora affatto distrutta.





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