CON ANALOGHE ISTRUZIONI SECONDO IL BISOGNO DEI TEMPI
Dolce Cuore di Maria,
Siate la salvezza mia.
Indulgenza di 300 giorni accordati da Pio IX 30 settembre 1858.
TORINO
TIP. DELL'ORATORIO DI S. FRANC. DI SALES.
1868. {I [1]}
INDEX
Come deve essere fatta la preghiera.
Origine del segno della santa croce
Utilità del segno della santa croce.
Istruzione sulle principiali orazioni del cristiano
Del simbolo degli Apostoli detto volgarmente il Credo.
Secondo precetto della Chiesa.
Degli atti di Fede, Speranza e Carità.
Del colore delle vesti sacerdotali.
Preghiere per la s. Messa in suffragio dei defunti
All'Oremus per tutti i fedeli defunti.
Alla Comunione. Preghiera per la comunione spirituale.
Mentre il Sacerdote raccoglie le particelle dell'Ostia.
Istruzione sulla divina parola.
Preghiera prima della predica.
Offerta di se medesimo a Dio insegnata ed usata da s. Ignazio di Loiola.
Preghiera per unirsi con Dio in tutte le azioni.
Orazione per la Chiesa e per tutti gli uomini.
Ringraziamento pel dono della fede.
Preghiera per ottenere una buona morte.
Divoti pensieri nel corso della giornata.
Nel prendere l'acqua benedetta.
Consacrazione al divin Cuore di Gesù.
Breve considerazione sulle parole; una cosa sola e' necessaria.
Divozioni per ciascun giorno della settimana
Preghiera pel lunedi' allo Spirito Santo. Preghiera per ottenere i sette doni.
Preghiere pel martedì' al Nome di Gesù
Preghiere pel mercoledì' all'Angelo Custode per ottenere una buona morte.
Preghiere pel giovedì' al SS. Sacramento.
Preghiere pel venerdì'. Alla passione di G. Cristo
Preghiere pel sabato. Alla SS. Vergine.
Orazioni di s. Alfonso de' Liguori in ciascun giorno della settimana con tre Ave Maria.
Divozione al Sacro Cuore di Maria
Affetti al sacro Cuore di Maria.
Litanie del sacro Cuore di Maria.
Preghiera con cui s. Luigi Gonzaga si dedicava a Maria.
Lode alli SS. Cuori di Gesù e di Maria.
Giaculatoria al cuor di Maria.
Tre orazioni di s. Metilde alla beata Vergine pel punto di morte.
Le sette allegrezze che gode Maria in Cielo.
Esercizio di divozione in onore di Maria Addolorata.
Esercizio in onore dell'addolorato cuore di Maria.
Litanie della B. V. Addolorata.
Maniera pratica per recitare il Rosario di Maria SS.
Istruzione. Che cosa c'insegna la fede sul Sacramento della Confessione?
Conforti e vantaggi della Confessione.
Condizioni per una buona confessione.
Della Confessione generale. Istruzione.
Considerazione sulla parabola del Figliuol Prodigo per eccitarci alla compunzione.
Esame sui dieci comandamenti di Dio.
Sopra i cinque comandamenti della Chiesa.
Seconda preparazione per quelli specialmente che si confessano sovente.
Ringraziamento dopo la Confessione.
Preghiera contro i sette peccati capitali.
Sulla s. Comunione. Che cosa dobbiamo noi credere in riguardo alla Comunione.
Come dobbiamo usare di questo Sacramento.
Difetti in cui si cade facilmente, ma che sono diligentemente da evitarsi nelle nostre Comunioni.
Disposizioni del corpo e dell'anima richieste io chi si accosta alla s. Comunione.
Preghiere prima della comunione.
Preghiere durante la s. Messa ascoltata in preparamento alla s. Comunione
Santificazione del mese in preparazione alla morte.
Esercizio pel ritiro del mese.
Esame ad uso delle persone che fanno ogni mese un giorno di ritiro.
Meditazioni pel giorno del ritiro sul peccato mortale.
Meditazione sul peccato veniale.
Meditazione sopra la tiepidezza.
Meditazione sul santificare le azioni della giornata.
Meditazione sopra lo zelo. Stato d’un’anima che non ha zelo.
Esercizio in preparazione alla morte.
Istruzione sulle sante indulgenze.
Chi possa dispensare le sante Indulgenze.
Acquisto delle sante Indulgenze.
Indulgenze per croci, medaglie, statue, corone benedette dal Papa o da chi ne ha facoltà.
Preghiere per diverse circostanze della vita.
Sulla elezione dello stato. Istruzione.
Preghiera per conoscere la propria vocazione.
Istruzione sullo stato verginale.
Preghiera di un fanciullo che si prepara a fare la prima Comunione.
Il Sacramento della Cresima. Breve istruzione.
Preghiera per ben disporsi a ricevere il Sacramento della Cresima.
Preghiera per ottenere i 7 doni dello Spirito Santo.
Giorno anniversario del s. Battesimo. Breve istruzione.
Rinnovazione dei voti battesimali. Preghiera.
Breve avviso riguardo ad altri religiosi anniversari.
Preghiera di un padre e di una madre pei loro figliuoli.
Preghiera dei padri e delle madri pei loro figliuoli indisciplinati.
Preghiera di un figliuolo pei suoi genitori.
Preghiera di un giovane studente.
Preghiera di uno studente pei suoi superiori e maestri.
Preghiera di un giovane che si trova nei pericoli del mondo.
Preghiera di un ricco che desidera santificarsi nelle sue ricchezze.
Preghiera di un negoziante che desidera di santificarsi nel suo commercio.
Preghiera di un pubblico impiegato.
Preghiera di un medico che vuole santificarsi nel suo stato.
Preghiera di chi è incaricato dell'altrui istruzione.
Preghiera di un pio artigiano.
Preghiera di un pio agricoltore.
Pei nostri benefattori vivi e defunti.
Preghiera di un viaggiatore. (tradotta da quelle della Chiesa).
Preghiera in tempo di pubblica calamità.
Per la conversione dei peccatori moribondi.
Pia aspirazione quando si vede o si sente offender Dio.
Orazione per ottenere qualunque grazia e misericordia in ogni bisogno, flagello, e tribolazione.
Preghiera di s. Francesco Saverio per la conversione dei peccatori.
Per ottenere la vittoria sulle nostre passioni. Breve istruzione.
Preghiera per implorare la vittoria sulle passioni.
Affetti di s. Francesco di Sales nelle afflizioni.
Avvisi riguardo ai teatri, ai balli ed altri pericolosi divertimenti.
Cose che si cantano nelle Messe dei defunti.
Modo pratico per servire la santa Messa.
Passione di Nostro Signore Gesù’Cristo.
Invocazione dello Spirito Santo.
Fondamenti della cattolica religione
PROPRIETÀ DELL'EDITORE {II [2]}
All'Augusta Regina del cielo, alla gloriosa sempre Vergine Maria concepita senza macchia originale, piena di grazie e benedetta fra tutte le donne, figlia dell'Eterno Padre, genitrice del Verbo Increato, sposa dello Spirito Santo, delizia della Santissima Trinità; fonte inesausta di fede, di speranza e di carità; avvocata degli abbandonati, sostegno e difesa dei deboli, àncora di confidenza, madre di misericordia, - rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, salute degli infermi, - conforto dei moribondi, speranza nei mali che opprimono il mondo, eccelsa benefattrice del genere umano, a voi, che in questo giorno la Chiesa Cattolica proclama Aiuto dei Cristiani, un indegno vostro servo non potendo fare altro questo libro umilmente consacra 24 maggio 1868. {III [3]}
Per ubbidire ai decreti di Urbano VIII mi protesto che, a quanto si dirà in questo libro di miracoli, rivelazioni, o di altri fatti, non intendo di attribuire altra autorità, che umana; e dando ad alcuno titolo di Santo o Beato, non intendo darlo se non secondo l'opinione; eccettuate quelle cose e persone, che sono state già approvate dalla S. Sede Apostolica. {V [5]} {VI [6]}
In questo libro, o cattolico lettore, troverai una copiosa raccolta di pratiche di pietà ricavate dai più accreditati autori. Due cose si ebbero specialmente di mira: Guidare il cristiano alle fonti da cui tali pratiche traggono origine, osservando come esse fondansi sulla Bibbia o sopra instituzioni ecclesiastiche totalmente consentanee a quanto è rivelato nei libri santi.
In secondo luogo si preferirono le preghiere e gli esercizi divoti cui sono annesse le sante indulgenze, perchè, mentre esse racchiudono l'approvazione ecclesiastica, servono sempre più a far conoscere {VII [7]} i tesori inesauribili che la divina misericordia ha confidato all'infallibile magistero della Chiesa per vantaggio de' fedeli.
In quanto poi alle preghiere furono di preferenza scelte quelle composte, dette, o approvate dai santi, oppure usate nella Liturgia della Chiesa.
Spero che tu, o lettore, se non sarai totalmente soddisfatto, degnerai almeno di benigno compatimento al buon volere del povero compilatore che ti augura ogni celeste benedizione e si raccomanda alla carità delle valide tue preghiere.
Sac. GIO. BOSCO {VIII [8]}
Pregare vuol dire innalzare il proprio cuore a Dio, e intrattenersi con lui per mezzo di santi pensieri e divoti sentimenti. Perciò ogni pensiero di Dio e ogni sguardo a lui è preghiera, quando va congiunto ad un sentimento di pietà. Chi pertanto pensa al Signore o alle sue infinite perfezioni, e in questo pensiero prova un affetto di gioia, di venerazione, di amore, di ammirazione, costui prega. Chi considera i {1 [9]} grandi benefizi ricevuti dal Creatore, Conservatore e Padre, e si sente da riconoscenza compreso, costui prega. Chiunque nei pericoli della sua innocenza e della virtù, conscio della propria debolezza supplica il Signore ad aiutarlo, costui prega. Chi finalmente nella contrizione del cuore si volge a Dio e ricorda che ha oltraggiato il proprio Padre, offeso il proprio Giudice, ed ha perduto il più gran bene, e implora perdono e propone di emendarsi, costui prega.
Il pregare è perciò cosa assai facile. Ognuno può in ogni luogo, in ogni momento sollevare il sua cuore a Dio per mezzo di pii sentimenti. Non sono necessarie parole ricercate e squisite, ma bastano semplici pensieri accompagnati da divoti interni affetti. Una preghiera che consista in soli pensieri, p. es. in una tranquilla ammirazione della grandezza ed onnipotenza divina, è una preghiera interna, o meditazione, oppure contemplazione. Se si esterna per mezzo di parole si appella preghiera vocale.
Si l'una che l'altra maniera di pregare deve essere cara al cristiano, che ama Iddio. {2 [10]} Un buon figlio pensa volentieri al proprio padre, e sfoga con lui gli affetti del proprio cuore. Come mai dunque un cristiano potrebbe non pensar volentieri a Dio, suo amorosissimo Padre e a Gesù suo misericordioso Redentore, ed esternargli sentimenti di riverenza, di riconoscenza, di amore, e con soave confidenza pregarlo di aiuto e di grazia?
Dalla natura stessa della preghiera conseguita, che il pregare frequente sia per tutti senza eccezione un dovere indispensabile. Tutti gli uomini in verità riconoscono in Dio un essere perfettissimo, e una maestà infinita, il principio e la causa di ogni cosa, nostro sommo bene ed ultimo fine. La ragione e la coscienza insegnano perciò a ciascuno, che siamo tenuti a riconoscere l'altissima Maestà divina, e il suo dominio sopra di noi; c'impongono di prostrarci nella polvere quali sue creature, e suoi {3 [11]} sudditi e figli, a fine di tributargli il debito onore, amore ed ossequio, e di riferire a lui quale ultimo nostro fine tutti i nostri pensieri e tutte le nostre azioni. E poichè quanto abbiamo, tutto lo abbiamo da Dio ricevuto, dobbiamo riconoscere in lui il nostro sommo benefattore, e attestargli in tutti i modi una figliale riconoscenza. La coscienza dice ancora a chi ha offeso Iddio, trasgredendo la sua legge, che egli deve pregarlo con animo contrito a fine di ottenere perdono, e così per via della preghiera di riconciliarsi con lui. In fine siccome nulla possiamo senza Dio, e per mezzo di lui ogni cosa possiamo, così siamo in dovere di confessare questa nostra impotenza col ricorrere a lui in ogni nostro bisogno, e con tutto il cuore rivolgerci a lui, il quale, essendo sapientissimo, conosce tutte le nostre necessità; essendo potentissimo può somministrarci qualunque aiuto, ed essendo amorevolissimo è disposto a soccorrerci in tutti i modi. Voi non potete fare alcuna cosa senza di me. Chiedete, ci dice Gesù Cristo, e riceverete. In {4 [12]} verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio vi sarà conceduta; pregate e otterrete, affinchè la vostra gioia resti compita.
Così dalla considerazione delle relazioni dell'uomo verso Dio nasce lo stretto dovere di pregare spesso. Perciò non dobbiamo maravigliarci se l'apostolo Paolo ci dice: pregate senza interruzione. Neppure è esagerato quanto insegna il vescovo Massillon: Il cristiano che non prega, è un uomo senza Dio, senza culto, senza religione e senza speranza. Imperciocchè vive come se non vi fosse Iddio. Aggiungi che la preghiera è una compagna inseparabile della vita cristiana, poichè la vita cristiana è essenzialmente una vita spirituale, e la preghiera è il primo alimento dello spirito, come il pane è il cibo del corpo. Quindi chi non prega non può perseverare nella virtù, come chi non dà nutrimento al suo corpo muore di fame. Chi ha imparato a ben pregare, dice s. Agostino, ha imparato a ben vivere. E siccome il vivere bene è un dovere per ogni uomo, così anche è {5 [13]} un dovere il trattenersi di frequente con Dio.
Quanto sia necessaria, importante, salutare, e giovevole la preghiera, ce lo insegnò il divin Redentore non solo colle parole, ma eziandio col suo esempio, poichè egli pregava spesso e lungo il giorno e nel corso della notte; dalla preghiera incominciò la sua passione, e pregò fino alle agonie della sua morte. Sulle tracce del Salvatore camminarono tutti i suoi discepoli, tutti i santi e amici di Dio. Sebbene in ogni luogo noi possiamo elevare il cuore a Dio ed essere da lui ascoltati, tuttavia per quanto è possibile conviene pregare in chiesa. Imperocchè Iddio ha promesso in modo particolare di tenere i suoi orecchi aperti alle nostre preghiere nei luoghi consacrati al suo culto, e di concedere più facilmente quanto gli si domanda (2 parab. VII). Quindi le chiese sono chiamate da Dio case della preghiera. La mia casa è casa di orazione, dice il Signore. Tuttociò che noi incontriamo nelle chiese solleva i nostri pensieri a Dio, {6 [14]} ed ivi la nostra preghiera acquista maggior efficacia perchè fatta in comune coi nostri fratelli nella fede, avendoci Gesù Cristo assicurati che dove sono due o tre persone raunate in suo nome, egli è in mezzo a loro. E certamente le nostre chiese a tutto rigor di parola sono la casa di Dio, perchè in esse Gesù Cristo nostro Signore, pei cui meriti solamente ci vien dato ogni bene, abita realmente sotto le specie del SS. Sacramento nel tabernacolo a fine di accettare gli ossequii e le suppliche di tutti noi, e di arricchirci delle sue grazie e benedizioni. Così che quando siamo in chiesa innanzi al SS. Sacramento, è come se noi fossimo in cielo innanzi al trono di Dio. Per questa ragione è cosa assai più vantaggiosa il pregare in chiesa che non in altri luoghi.
Affinchè la preghiera del cristiano sia pienamente accetta a Dio, e ottenga infallibilmente il suo effetto, deve avere alcune condizioni. {7 [15]}
1. Chi prega deve essere nello stato di grazia santificante, cioè non avere sulla coscienza alcun peccato mortale, che non sia stato cancellato colla confessione sacramentale o con la contrizione. Perchè, come dice la Scrittura, il Signore si tiene lontano dall'empio, ed egli esaudisce la preghiera dei giusti (Proverb. XXVIII, 2). Ciò non ostante chi è in istato di peccato mortale, se ha almeno un qualche desiderio di correggersi e prega con l'intenzione di onorare Iddio, quantunque egli non abbia diritto di essere esaudito, perchè non è in amicizia con Dio, tuttavia la sua preghiera è sommamente utile, e per la infinita bontà divina non manca mai di ottenere delle grazie.
2. Deve pregare inspirato da viva fede, perchè senza la fede è impossibile piacere a Dio (Hebr. XI, 3), e dove manca la fede o non si prega di cuore, non si rende alla bontà, sapienza ed onnipotenza di Dio l'onore che egli da noi esige.
3. Deve pregare con umiltà e sentire per una parte il bisogno della grazia, per l'altra {8 [16]} la totale mancanza in se stesso di qualunque merito o titolo atto ad ottenere quanto domanda. Imperocchè « Iddio resiste ai superbi e dà agli umili la sua grazia » (s. Giac. IV).
4. Inoltre il cristiano nella preghiera deve osservare un ordine riguardo alle cose che domanda. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato per giunta (Matth. VI), ci dice Gesù Cristo. Perciò dobbiamo cercare in primo luogo i beni spirituali, come sono il perdono dei peccati, i lumi per conoscere la divina volontà e i nostri errori, la forza, l'aumento e la perseveranza nella virtù. Dopo ciò possiamo anche chiedere i beni temporali, la sanità, i mezzi onde campar la vita, la benedizione celeste sulle nostre occupazioni, sui nostri negozi, sulle nostre campagne, e sulle nostre famiglie, l'allontanamento delle disgrazie, dei dolori e delle afflizioni in cui ci troviamo. Così c'insegna la quarta domanda del Pater noster e l'esempio di Gesù Cristo nell'orto degli Olivi. Ma questa domanda deve essere fatta colla condizione {9 [17]} se è volontà di Dio, non dannosa all'anima nostra. Padre, non come voglio io, ma come vuoi tu (Matth. XXVI).
5. Bisogna pregare in nome di Gesù Cristo, conciossiachè nessuna grazia si possa ottenere da Dio, se non pei meriti del nostro divin Redentore.
6. Bisogna pregare con una illimitata speranza di essere esauditi. Chi prega dubitando di essere esaudito, fa ingiuria a Dio il quale assicura di esaudirci purchè lo preghiamo con fede viva, cioè con ferma speranza di essere da lui ascoltati ed esauditi. Perciò quando gli domandiamo un favore, abbandoniamoci in lui come un figlio si abbandonerebbe nelle mani della cara madre sicuro di essere da lei aiutato. La preghiera fatta in questo modo è onnipotente; e non si è mai udito al mondo, nè mai si udirà che alcuno il quale sia ricorso con fiducia a Dio, non sia stato esaudito.
Il nostro divin Redentore così ci assicura: Qualunque cosa domandiate nell'orazione abbiate fede di conseguirla, e l'otterrete. L'apostolo s. Giacomo avverte il {10 [18]} cristiano di pregare senza esitare e senza dubitare se vuole ottenere quanto domanda.
7. Unire la nostra preghiera alle preghiere e ai meriti di Maria SS., degli Angeli e dei Santi che sono nel cielo, delle anime del Purgatorio, e di tutti i giusti che vivono sulla terra.
8. Finalmente bisogna perseverare nella preghiera secondo ciò che ci raccomanda Gesù Cristo. Egli dice: Bisogna pregar sempre e non mai cessare. E se si chiede fino a quando dobbiamo durarla nella preghiera, si risponde: fino al termine della vita.
Molti cristiani pensano che le loro preghiere siano inutili o perchè non ne veggono tosto l'effetto, o non ottengono quelle grazie determinate che essi domandano. Ma è necessario sapere che Iddio esaudisce le nostre preghiere in quel modo ed in quel tempo che egli vede più opportuno e conveniente per la santificazione delle nostre anime e per l'avanzamento del suo regno senza lasciarci sempre conoscere questo modo e questo tempo. Quando saremo nell'altro mondo, vedremo chiaro che {11 [19]} neppure una parola delle nostre preghiere rimase senza effetto. Del resto tutte le volte che le nostre preghiere mancano di frutto, la colpa è nostra, chè non preghiamo colle dovute disposizioni.
Per compimento di questa breve istruzione devesi osservare che non si può pregar bene senza preparazione. Prima dell'orazione prepara l'anima tua e non sii qual uomo che tenta Iddio (Eccl. XXVIII, 23).
Rifletti quale onore sia presentarti al Signore re del cielo e della terra, rifletti anche a ciò che vuoi chiedere a Dio; scegliti una formola di preghiera che sia adattata alle tue circostanze, e a' tuoi bisogni; mettiti alla presenza di Dio, e fa che quelle parole le quali tu pronunzi a memoria, o leggi sul libro, vengano dal cuore. In questo modo tu pregherai in ispirito e verità.
Sebbene tu possa pregare divotamente in qualunque posizione, tuttavia è bene che tu scelga quella più atta a dimostrare anche esteriormente l'interna tua fede e divozione. Così vediamo il divin Salvatore, {12 [20]} l'apostolo Paolo, il pubblicano, Maria Maddalena, Mosè, Salomone, Daniele, Michea pregare a mani giunte, in ginocchio, collo sguardo verso il cielo come in segno di fede, o verso la terra come per sentimento d'umiltà. S'intende che pregando in chiesa dobbiamo tenere in modo particolare un contegno rispettoso e divoto, sia per rispetto al SS. Sacramento dell'altare, in cui sta presente Gesù Cristo, sia per non dare cattivo esempio agli altri, ai quali dobbiamo anzi essere di edificazione col nostro esteriore atteggiamento.
Tu sai, o cristiano, che l'unico vero bene dell'anima nostra è Dio; che noi siamo fatti per lui e a lui solo dovremmo tenere rivolti gli occhi nostri giorno e notte, ed imitare gli angeli ed i santi, i quali mai non cessano di lodarlo e glorificarlo. Ma la misera nostra condizione non ci permette di far tanto; perchè siamo costretti {13 [21]} di applicarci ai bisogni del corpo, il quale ora domanda nutrimento, ora sollievo, ora riposo dalle giornaliere fatiche. Io non voglio ora chiamare questo tempo perduto per noi: perchè anche il riposo, il cibo, ed il sonno ben regolato sono cose grate al Signore. Solo ti fo notare, come i santi di tutti i tempi deploravano di dover passare una gran parte della vita in coteste occupazioni senza poter tenere il loro pensiero ed affetto sempre attualmente rivolto a Dio. Essi perciò amavano meglio passare le notti intiere o almeno una gran parte di esse nell'orazione, che abbandonarsi al riposo, e cessare di pensare a Dio. Leggiamo nella sacra Scrittura che il re Davidde sorgeva dal letto di mezza notte a fine di pregare, rincrescendogli di passare tanto tempo colla mente non occupata del suo Dio.
Leggiamo, che sant'Antonio abate passava le intiere notti nella preghiera e nella contemplazione, e quando compariva il giorno, egli si lamentava col sole perchè veniva a disturbarlo. S. Luigi Gonzaga, figlio di un principe, giovanetto ancora, {14 [22]} nel cuor della notte anche nella fredda stagione si alzava di letto, e inginocchiato sulla nuda terra passava più ore a pregare, cercando così di mettersi in compagnia coi santi del cielo nel lodare e benedire Iddio.
Ma non è a tutti concesso di fare cotali sacrifizi, nè Iddio da noi li esige. Perciò possiamo limitare le nostre preghiere a certi tempi determinati. Quindi al mattino appena ci svegliamo, il nostro primo pensiero sia quello di dare uno slancio a Dio, offrirgli il nostro cuore, attestargli il nostro amore e la nostra riconoscenza. Che bel momento non è mai per un amante di Dio quello del suo svegliarsi al mattino! Che gioia soave non prova egli mai pensando che dopo aver passata la notte sotto le ali della divina provvidenza, dopo essersi riposato nella protezione del suo Signore, può ora prendere nuova lena nel cammino del Cielo! Che bel momento è mai quello, che ci apre le porte di una nuova giornata, ci mette nel campo di un nuovo combattimento, ci schiude la via a nuove vittorie e a nuove conquiste per la vita eterna! {15 [23]} Ah! noi felici, se sapremo consacrare questo momento a Dio con un atto di adorazione, con un atto di amore. Quanto mai pertanto sono da compiangersi quei cristiani, i quali al loro svegliarsi al mattino rivolgono la mente a tutt'altro che a Dio. Quale sicurezza possono essi avere che quel nuovo giorno sia per essi felice, mentre non si volgono a colui che solo può loro renderlo tale?
Caro cristiano, guardati dall'essere nel numero di costoro; sibbene imita gli esempi dei santi, i quali appena aprono gli occhi alla luce del giorno, subito si alzano per contemplare cogli occhi della mente la luce di Dio, e a lui consacrano i primi affetti del loro cuore. Se tu farai così, puoi tenerti sicuro della protezione di Dio, puoi star sicuro che benedette saranno le tue fatiche, e quel giorno da te così ben cominciato ti procaccerà una gioia di paradiso nella vita presente, una grande tranquillità pel punto della morte, e pel cielo un aumento di gloria eterna. Io adunque di tutto cuore ti raccomando che ti scelga qualche breve {16 [24]} ma ardente preghiera, ossia qualche giaculatoria da tenere sulle labbra al mattino quando ti svegli. Per es.: mio Dio, io vi offro tutto il mio cuore. - Gesù mio misericordia. - Sia lodato, e ringraziato ogni momento il SS. e divinissimo Sacramento. - Maria concepita senza peccato, pregate per me che ricorro a Voi.
Queste ed altre simili preghiere tu potrai recitare secondo che ti suggerirà la divozione del cuore. Dopo che avrai così dato principio al giorno, venuta l'ora, alzati di letto prontamente, e se ti costerà qualche pena, offrila a Dio. Vestiti poi con tutta modestia pensando che il tuo angelo custode ti è ai fianchi e ti vede, e che per ciò devi guardarti che non restino offesi i suoi occhi. Nel levarti poi e vestirti pensa che quel giorno può essere l'ultimo di tua vita; che molti con te si alzano di letto, ed alla sera non ci vanno più, perchè chiamati all'eternità. Pensa che Dio concedendoti quel giorno ti fa un grande benefizio, e che nel giorno del giudizio ti dimanderà strettissimo conto del modo che l'avrai passato. {17 [25]} Pensa ancora finalmente che tu in questo giorno puoi accrescere la tua gloria in cielo, ed ornare di più preziose gemme la tua corona. Specialmente in questo ultimo pensiero io ti raccomando che fermi la tua mente in questo tempo. Posso assicurarti che ti sarà di grande stimolo nella pratica della virtù. I santi in cielo non possono più niente desiderare, perchè hanno tutti i beni; tuttavia se essi potessero desiderare qualche cosa, questa sarebbe di aver un'ora di tempo per compiere qualche buona azione, e così accrescere la loro gloria in quel regno eterno. Sappi che anche il più piccolo atto di virtù fatto per amor di Dio in questa vita ha in cielo un premio si grande che da mente umana non si può immaginare. Tu dunque possiedi un gran tesoro, possedendo un giorno. Sappi occuparlo saggiamente, e perciò pensaci da principio come ti ho detto. Te felice, se accogli questo mio consiglio, felice in vita, felice in morte, felice per tutti i secoli. {18 [26]}
Noi dobbiamo consacrare a Dio i primi momenti del giorno appena svegliati, per mezzo di brevi orazioni e di santi pensieri. Ma questo, come ognun vede, non basta per un buon cristiano; perciò noi dobbiamo offerire a Dio varie altre preghiere proposteci dalla santa Chiesa, nostra madre. Queste orazioni sono il Pater noster, l'Ave Maria, il Credo, la Salve Regina, l'Angele Dei, gli Alti di fede, di speranza, di carità e di contrizione, ed altre secondo i bisogni e la necessità di ciascheduno, e infine raccomandare a Dio le anime del Purgatorio. Conviene anche recitare i Comandamenti di Dio e della Chiesa, per non dimenticarci di osservarli nel corso della giornata. Queste sono le preghiere che soglionsi praticare in tutte le famiglie cristiane: e Iddio ha disposto che i nostri cari genitori ci facessero imparare queste eccellenti orazioni quando noi eravamo ancora fanciulli, affinchè {19 [27]} ci rimanessero ben fisse nella memoria, e così mai non avessimo a dimenticarcene od a tralasciarle in alcun giorno della nostra vita.
Vestito adunque che sarai, mettiti avanti a qualche divota immagine, e recita queste tue preghiere. Ti raccomando quanto so e posso che tu non solo non le tralasci, ma nè anco le differisca, eccetto che sii costretto da qualche necessità. Se per altro tu hai comodità di subito portarti in chiesa, potrai colà recitare le tue preghiere. Altrimenti non sia mai che tu osi applicarti alle tue occupazioni prima di rendere a Dio questo omaggio, e di avere invocato il suo aiuto pel corso di quel giorno.
Come ti sarai posto ginocchioni, raccogli un tantino il tuo spirito, e rifletti che stai per parlare col Re del cielo e della terra. Ravviva la tua fede, eccita nel tuo cuore una figliale confidenza verso di questo gran Padre delle misericordie, il quale ci ha promesso di esaudire le nostre orazioni, purchè lo preghiamo di cuore. Fa poi quanto ti è possibile per tenere da te lontana {20 [28]} ogni distrazione; prenditi guardia di meritarti dal Signore quel rimprovero che egli già fece agli Ebrei: Questa gente mi onora colle labbra, ma il loro cuore è lontano da me.
E siccome io desidero, o caro cristiano, che tu abbia una grande stima, e direi una venerazione per le sopradette preghiere, acciocchè ti senta in cuore un vivo stimolo a ben recitarle, così voglio brevemente parlarti della loro eccellenza, facendoti vedere chi sia l'autore di esse, e quali cose importantissime si contengano nelle medesime. {21 [29]}
Innanzi d'incominciare le nostre orazioni generalmente noi dobbiamo fare il segno della santa croce. Non basta per altro che facciamo questo segno comechesia, ma bisogna farlo bene e con divozione. In primo luogo dobbiamo farlo bene, cioè distintamente, non in fretta, come pur troppo si suol fare da molti, ed in modo poco riverente. In secondo luogo dobbiamo farlo con divozione, pensando ai grandi misteri che esso rappresenta. Penso per altro che tu già lo faccia nel debito modo; perciò mi trattengo soltanto ad esporti brevemente l'origine di questo {22 [30]} segno, e le grazie che Dio concede a chi lo pratica divotamente.
Si può dare per certo, che il segno della santa croce fu praticato dagli stessi Apostoli, ed è cosa fuori dubbio, che i santi Padri della Chiesa in ogni tempo lo hanno raccomandato ai cristiani. Lo storico Niceforo ci narra (lib. 2 Stor., cap. 42), che s. Giovanni apostolo ed evangelista avendo saputo per celeste rivelazione il giorno e l'ora di sua morte, quando vide avvicinarsi questo tempo da lui cotanto desiderato, prese con sè i suoi più cari discepoli, e con essi usci dalla città, incamminandosi verso ad un monticello poco distante da Efeso. Colà giunto rivolse loro amorevoli parole, promettendo, che in Cielo avrebbe pregato assai per essi, e sempre avrebbeli assistiti qual tenero padre. In ultimo raccomandò a Dio la santa Chiesa, e disceso nella tomba che si era fatta preparare, si fece il segno della santa croce, e spirò l'anima sua. In questo fatto noi vediamo il segno della santa croce praticato dal prediletto apostolo del Redentore, e possiamo quindi argomentare {23 [31]} che questa pratica venne agli Apostoli insegnata dallo stesso divin Salvatore, siccome ce ne assicura la testimonianza dei santi Padri. Così s. Cirillo Gerosolimitano ci dice che l'usanza di far questo segno fu da Gesù Cristo lasciata a' suoi Apostoli (Cat. 1). E s. Girolamo più apertamente ancora ci dice, che Gesù Cristo dovendo ritornare al suo celeste Padre ci lasciò il segno della santa croce, ossia c'insegnò a porlo sulla nostra fronte, affinchè più liberamente potessimo ripetere le parole del real Profeta: Fu segnato sopra di noi, o Signore, il lume del tuo volto; hoc signum crucis ad Patrem ascendens Dominus reliquit, sive in frontibus nostris posuit, ut libere diceremus: Signatum est super nos lumen vultus tui, Domine. (In cap. 65 Isaiae). Da questi testimonii e da molti altri che io ti potrei addurre si fa manifesto che il segno della santa croce fu insegnato dallo stesso Gesù Cristo, e dagli Apostoli propagato per tutta la Chiesa. Quindi non è maraviglia se i cristiani già fin dai primi tempi lo praticassero assiduamente. {24 [32]}
Tertulliano parla della frequenza, colla quale i primi fedeli solevano farei il segno della santa croce, e dice: « Nell'entrare e nell'uscire di casa, nel vestirsi, nel prender cibo noi ci segniamo la fronte col segno della croce: Ad omnem aditum, ad exitum, ad vestitum, ad mensam frontem signo crucis terimus (De corona mil.). » E s. Cirillo Gerosolimitano esorta i cristiani a far il segno della croce sia che prendano cibo o bevanda, sia che seggano o stiano in piedi, o che parlino o camminino, in somma in ogni azione (cath. 4). La stessa esortazione fa s. Ambrogio. S. Gregorio Nazianzeno ci dice, che sino i soldati solevano fare questo segno prima di mettersi a mensa (serm. 43, orat. in Iul.).
Grandi poi sono le grazie e spirituali e temporali che Iddio concede a quelli che divotamente fanno il segno della santa {25 [33]} croce. Ecco alcuni esempi: S. Tecla, convertita alla Fede dallo stesso san Paolo apostolo, fu in odio della Fede condannata ad essere bruciata viva: ma giunta che fu al luogo del supplizio essa si fece il segno della santa croce, e subito il fuoco si spense, lasciando Tecla libera e salva. (Ado Trevir. in Martyr. die 23 septembris).
S. Antonio l'Eremita fu un giorno assalito da una moltitudine di demonii. Questi spiriti maligni sotto la forma di bestie feroci e serpenti velenosi minacciavano di torgli la vita se non commetteva un peccato a cui lo stimolavano. Il servo di Dio li lasciò dire e fare per qualche tempo, e poscia col segno della santa croce li costrinse tutti alla fuga. (In vita sancti Ant. apud Athanasium). Lo stesso attesta s. Girolamo di s. Illarione, il quale col segno della santa croce pose in fuga molti spiriti infernali usciti fuori a tentarlo.
Alcuni malevoli, non potendo soffrire i rimproveri che la vita di s. Benedetto loro faceva, avevano deliberato di farlo morire. Invitatolo quindi a pranzo, gli porsero {26 [34]} un bicchiere con entro del vino avvelenato. Ma mentre erano per sedere a tavola, fattosi dal santo Abate il segno della croce secondo il suo solito, il bicchiere si ruppe con fragore, come se fosse stato colpito da una pietra, rimanendo pieni di stupore e di spavento i circostanti.
Io conchiudo, o caro cristiano, raccomandandoti di fare sovente questo segno ad imitazione degli Apostoli, e dei primitivi fedeli. Sia questa la nostra arma contro ogni sorta di nemici; di essa valiamoci in ogni nostro bisogno; non cominciamo preghiera, non lavoro d'importanza senza farci precedere questo segno di salute. Così facendo attireremo sopra di noi le celesti benedizioni. Ed appunto a infervorarci nella pratica del segno della santa croce il sommo Pontefice Pio IX concesse ogni volta 100 giorni d'Indulgenza. {27 [35]}
Onde farti un'idea dell'eccellenza dell'orazione detta il Pater noster ti basti sapere che essa ci fu insegnata dallo stesso Figlio di Dio, Gesù Cristo. Questo nostro divin Maestro parlando un giorno della preghiera[1], e vedendo che gli uomini non avrebbero saputo pregare convenientemente, nè domandare quelle cose che loro sarebbero state necessarie, rivolto ai discepoli che lo accompagnavano, loro disse: Quando voi pregate dite così: Padre nostro {28 [36]} che sei ne' cieli, sia santificato il nome tuo ecc. Chi mai fra gli uomini avrebbe avuto l'ardire di chiamar Iddio col nome di padre se Gesù suo figliuolo non ce l'avesse insegnato? Perciò la Chiesa piena di maraviglia a tali parole, ogni giorno nella santa messa prima di recitare il Pater dice che essa non avrebbe mai l'ardire di parlare a Dio in tal modo, se non ne avesse ricevuto l'ammaestramento ed il comando dal suo divino sposo Gesù Cristo. Ma oh! come suona dolce all'orecchio di un cristiano quel nome benedetto! Che consolazione non si spande nel nostro cuore al pensare che Iddio Ottimo Massimo, il padrone del cielo e della terra, vuole che noi lo invochiamo nostro Padre! e perchè non temessimo di così chiamarlo, ci manifestò questo suo volere per mezzo dello stesso suo divin Figliuolo! Noi possiamo bene star sicuri di essere esauditi, se a lui ricorriamo con questa sua preghiera; imperciocchè avendocela egli stesso insegnata, è segno chiaro che egli vuole concederci quanto in essa domandiamo. {29 [37]}
Quali sono le cose che in essa si contengono? Tali e tante, che maggiori non si possono pensare. Con questa preghiera noi domandiamo a Dio quanto vi può essere di più grato a lui e di più utile per noi. Noi dimandiamo, che quel Dio così grande e così buono sia glorificato in tutti gli angoli dell'universo, e che egli regni nel cuore di tutti gli uomini, come regna nei suoi santi in cielo. Noi dimandiamo tutto quello che ci è necessario e per l'anima e pel corpo su questa terra; dimandiamo che Dio ci perdoni tutte le offese che gli abbiamo fatte, che infonda nel nostro cuore il suo amor divino, e che dopo averci liberati dai veri mali di questa vita possiamo un giorno arrivare a goderlo in Cielo per tutti i secoli. Che si può desiderare di più?
Impara, o cristiano, a stimare questa divina preghiera; e non ti rincresca di recitarla più volte; chè così facendo tu farai piovere sul tuo capo ogni sorta di celesti benedizioni. {30 [38]}
Dopo il Pater noster non si saprebbe trovare altra orazione più eccellente e più importante dell'Ave, Maria. Questa breve preghiera è composta in parte dalle parole pronunziate dall'Arcangelo Gabriele quando fu da Dio mandato alla Beata Vergine ad annunziarle il gran mistero dell'Incarnazione del suo divin Figliuolo. A lei presentatosi l'Angelo così le disse: Dio ti salvi, o piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne. Queste sono le precise parole uscite dalla bocca di quel celeste messaggero.
Quelle poche che seguono, fino alle parole Santa Maria, furono proferite da santa Elisabetta nell'atto di salutare Maria SS., che spinta dalla sua carità era venuta a visitarla per portarle in casa il Redentore del mondo e con esso ogni sorta di grazie e doni celesti. Entrata che vi fu Maria, santa Elisabetta si sentì subito inspirata da Dio, e al cospetto della SS. Vergine esclamò, {31 [39]} ripetendo essa pure le parole dell'Angelo: Tu sei benedetta fra le donne, e quindi soggiunse: e benedetto è il frutto del ventre tuo, intendendo il Figliuolo di Dio, che Maria portava in seno.
Quello poi che segue sino al fine fu aggiunto dalla santa Chiesa dopo che nell'anno 431 nel concilio, ossia nell'adunanza generale dei vescovi tenuta nella città di Efeso nell'Asia Minore, fu definito quale, articolo di fede che Maria SS. è realmente Madre di Dio. Imperocchè in quel tempo era sorto un eresiarca di nome Nestorio, il quale fra i molti suoi errori opposti alla fede diceva eziandio che Maria Vergine non era, nè si poteva chiamare Madre di Dio. Udita una tale bestemmia, i cristiani, che sempre avevano nudrito nel cuore una viva e profonda venerazione verso della Regina del Cielo, si sentirono sommamente inorriditi, ed avvertirono immantinenti il sommo Pontefice, e lo pregarono di convocare un concilio generale, ossia di comandare a tutti i vescovi di radunarsi in qualche luogo fine di condannare questo nuovo errore {32 [40]} infernale, e di togliere dalla Chiesa questo scandalo. I vescovi in numero di 200 e più radunati, come dissi, in Efeso dichiararono, che la Beata Vergine era veramente e doveva chiamarsi Madre di Dio. Ed acciocchè questa verità fondamentale della fede cristiana rimanesse profondamente scolpita nel cuore dei fedeli, e non venisse a scancellarsi mai più, aggiunsero all'Ave Maria queste altre parole: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della morte nostra. Così sia. Questa decisione e questa preghiera fu da tutti i cristiani accolta con grande festa e giubilo, mentre Iddio per vendicare l'offesa fatta alla sua Madre, punì severamente l'empio Nestorio, il quale condannato come eretico dalla Chiesa fu dall'imperatore mandato in esilio, dove il misero in pena della sua ostinazione ebbe a patire una delle più schifose malattie, per cui la sua lingua, colpevole di aver bestemmiata la Madre di Dio, fu rosa e divorata dai vermi.
Vedi adunque quanta sia la eccellenza {33 [41]} dell'Ave Maria, e con quanta divozione debba essere da noi recitata. Questa sua eccellenza si farà ancor più manifesta, se per un istante consideri le belle cose che in essa sono contenute.
Noi incominciamo quest'orazione col fare un grazioso saluto a Colei, che è sommamente amata da Dio sopra tutte le creature, a Colei, che è incoronata Regina del cielo e della terra, a Colei, che ebbe il privilegio di essere Madre del Salvatore del mondo. Quindi le rinnoviamo quel bello elogio che le fece l'Angelo, proclamandola piena di grazia e ricolma delle benedizioni del Signore fin dal primo istante della sua immacolata Concezione, benedetta perciò fra tutte le figlie di Eva, e fra tutte essa sola eletta alla dignità di Madre di Dio. Ma a che varrebbe per noi, che ella fosse sì grande, se questa sua grandezza a nulla ci giovasse? Ed ecco che noi la preghiamo affinchè colla sua potente intercessione ci ottenga dal suo divin Figliuolo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Le diciamo che preghi per noi nel tempo presente, mentre {34 [42]} noi camminiamo in mezzo a tanti pericoli e dell'anima e del corpo; ma specialmente che non si dimentichi di noi nel punto spaventoso della nostra morte, quando il demonio farà tutti i suoi sforzi per rovinarci eternamente, quando saremo per passare all'eternità e presentarci innanzi al divin Giudice. Ah! noi felici, o caro cristiano, se ora che siamo in vita reciteremo questa preghiera sovente e di cuore!
Dopo il Pater noster e l'Ave Maria nelle nostre orazioni recitiamo il Simbolo degli Apostoli detto comunemente il Credo. Tu forse vorrai sapere perchè il Credo si dice simbolo degli Apostoli, ed io sono pronto a contentarti. La parola simbolo ha due significati. In primo luogo significa una riunione di più cose; in secondo luogo significa insegna per mezzo della quale una cosa si può distinguere da un'altra. {35 [43]}
Da ciò tu puoi già vedere come il nome di simbolo convenga appunto al Credo. Di fatto il Credo è la riunione o come il compendio delle principali verità della nostra santa religione; ed è parimenti un'insegna per cui noi possiamo distinguere i cristiani, ossia i credenti da quelli che non credono alla religione di Gesù Cristo. Si dice poi degli Apostoli, perchè il Credo fu certo nella sostanza se non nelle singole parole, composto dagli stessi Apostoli. I più antichi scrittori ci parlano di questo simbolo e ce lo danno d'istituzione apostolica. Così sant'Ireneo vescovo di Lione, il quale visse nel secondo secolo della Chiesa, dopo aver riportato diverse parti di questo simbolo, dice che la Chiesa lo ha ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli. Ruffino, celebre scrittore ecclesiastico, che visse sulla fine del quarto secolo, così scrive: « I nostri maggiori ci hanno tramandato, che dopo l'ascensione del Signore e la venuta dello Spirito Santo, gli Apostoli, dovendosi separare gli uni dagli altri, prima stabilirono {36 [44]} insieme una norma di ciò che dovevano predicare. » Sant'Ambrogio vescovo di Milano, che visse egli pure sul finire del quarto secolo, dice: « Si creda al simbolo degli Apostoli, che la Chiesa romana ha custodito intemerato, ed oggi ancora lo conserva. » Credatur symbulo Apostolorum, quod Ecclesia romana semper custodivit intemeratum, et servat. Il Credo ha perciò un'eccellenza particolare sia che si abbia riguardo alla sua istituzione, sia ancora per le grandi ed importanti verità che in esso sono contenute. Quindi la Chiesa ce lo fa recitare tutti i giorni nelle nostre preghiere, affinchè queste verità, che sono il fondamento della nostra religione, ci restino bene impresse nella mente da non più dimenticarle. Nella recita del Credo noi richiamiamo alla memoria la grandezza e la potenza di Dio, il quale trasse dal nulla il cielo e la terra; richiamiamo alla mente l'idea della grande bontà e misericordia del figliuolo di Dio, il quale per aprirci le porte del cielo, da quattro mila e più anni chiuse pel peccato di Adamo, {37 [45]} discese dal seno del divin Padre, e per mezzo di un miracolo inudito si fece uomo nascendo da una vergine. Sebbene egli avesse potuto salvare il mondo col versare una sola goccia del suo sangue, nondimeno volle soffrire tutti i tormenti e la morte per manifestarci sempre più il suo grande amore. Ma a che avrebbe giovato la sua passione e morte, se con un novello miracolo non avesse dimostrato al mondo che egli era veramente figliuolo di Dio? Ed ecco che ad onta de' crudeli suoi nemici il terzo giorno, siccome aveva predetto, risorse glorioso e trionfante; e dopo avere in ogni punto di fede ammaestrato e confermato i suoi apostoli ritornò al seno del suo divin padre, dove ci promise di prepararci un luogo. Da quel regno di gloria, ove siede alla destra dell'Eterno Padre, scenderà di bel nuovo su questa terra alla fine dei secoli con maestà grande, e giudichera tutti gli uomini del mondo radunati nella gran valle di Giosafat.
Quali sentimenti di fede, di speranza e di amore non si destano nel nostro cuore {38 [46]} alla considerazione di queste verità! Ma non basta credere in Dio padre e nel suo divin Figliuolo, ma dobbiamo anche credere nello Spirito santo, che da loro procede; dobbiamo credere la santa Chiesa cattolica, e crederla come stabilita da Gesù Cristo a nostra maestra e giudice nelle cose di fede: dobbiamo credere che in questa Chiesa vi è la partecipazione delle opere buone, vale a dire che di tutto il bene che si fa da ciascun fedele partecipano tutti gli altri, sebbene abitino negli ultimi confini della terra; dobbiamo credere che Gesù Cristo ha dato alla sua Chiesa la podestà di rimettere i peccati per mezzo dei sacramenti; dobbiamo credere che alla fine del mondo tutti gli uomini per la potenza di Dio dovranno risorgere dai loro sepolcri, ripigliare i loro corpi, quantunque ridotti in polvere e dispersi sulla faccia della terra: finalmente che dopo questa vi ha una vita che più non finisce, felice pei buoni, e piena di ogni sciagura pei malvagi. Ecco tutte le verità che noi protestiamo di credere, recitando il Credo. {39 [47]}
Mio caro cristiano, procura di fissare alquanto la tua mente su questi articoli della nostra fede alloraquando tu hai occasione di recitare il simbolo degli Apostoli; e quindi io te lo raccomando tanto più di cuore avuto riguardo ai tempi miserabili in cui viviamo. Non solo dagli eretici e dagli increduli, ma anche da molti cattivi cristiani si muove una guerra feroce alle verità anche più sacrosante della nostra religione. Deh! non lasciamoci ingannare. Costoro sono infelici, sono quali pecore smarrite, se pure non vogliamo chiamarli lupi rapaci. Noi teniamoci caro il tesoro della fede; stimiamoci altamente fortunati di credere tutte queste verità, che furono mai sempre l'oggetto più tenero dei cristiani di tutti i secoli della Chiesa a cominciare dagli Apostoli sino a noi, e che oggidì sono credute da oltre duecento cinquanta milioni di cattolici, che desiderano di vivere e morire nel seno della Chiesa di Gesù Cristo, cioè di quella Chiesa che ha per capo il romano pontefice, Vicario di Gesù Cristo in terra. {40 [48]}
In tutti i tempi della Chiesa vissero dei santi divotissimi della Beata Vergine. Uno di questi fu s. Bernardo. Questo gran santo, che fiorì nel secolo XII, nutriva una tenerissima divozione verso la gran Madre di Dio, perciò cercava ogni modo di onorarla e farla da tutti onorare; e a questo fine egli compose molte belle orazioni, fra le quali la Salve Regina.
Si vuole che egli l'abbia composta perchè fosse cantata nella chiesa del suo convento di Chiaravalle, e che poscia questa pia usanza si estendesse a tutti i religiosi del suo ordine, i quali presero l'uso di recitarla dopo aver terminata l'uffiziatura canonica. Ma essa fu trovata così bella che in breve tempo si sparse per tutta la cristianità, e cominciò in ogni luogo a recitarsi e cantarsi con trasporti di gioia e di pietà. La Chiesa poscia la addottò fra le sue preghiere, e ordinò che servisse come di {41 [49]} conclusione all'uffizio canonico per tutto il tempo che scorre tra la Domenica della SS. Trinità e l'Avvento. Peraltro la Salve Regina da principio terminava con queste parole: nobis post hoc exilium ostende. Le parole che seguono immediatamente, cioè: o clemens, o pia, o dulcis virgo Maria, furono aggiunte di poi dallo stesso s. Bernardo, ed ecco in quale occasione.
Sì grande era la fama della santità di questo insigne dottore della Chiesa, che tutti desideravano di vederlo. Perciò i paesi, le città anche più ragguardevoli spesso lo invitavano a recarsi fra di loro. Ora nell'anno 1146 egli dovette portarsi in Germania nella città di Spira, allora sede dell'impero, ove fu accolto dal popolo accorso a vederlo colle più onorevoli dimostrazioni. Il 28 dicembre dello stesso anno in giorno di domenica s. Bernardo accompagnato dallo stesso imperatore Corrado, dal clero, da una gran folla di popolo s'incamminò divotamente verso la chiesa maggiore di quella città, ove si venerava un'immagine prodigiosa della gran Madre di Dio. Entrato che {42 [50]} fu s. Bernardo in quell'augusto tempio, e rivolti gli occhi a quella sacra immagine fece ad alta voce un cordiale saluto alla Santissima Vergine dicendo: O clemens. Quindi proseguendo lungo la chiesa, arrivato verso il mezzo di essa, si fermò, e ad alta voce proferì queste altre parole: O pia. Giunto finalmente all'altare, disse per la terza volta: O dulcis Virgo Maria. Ed oh! commovente prodigio! In quell'istante dal medesimo Imperatore, dalla corte imperiale, da un immenso popolo fu udita distintamente la voce di Maria, che da quella miracolosa immagine risalutò il suo diletto servo con queste parole: Salve, Bernarde, Dio ti salvi, o Bernardo. Di un sì maraviglioso fatto si conservano i segni nella suddetta chiesa di Spira con tre lastre di bronzo nel pavimento, ciascuna delle quali porta intagliate in circolo le parole che il santo proferi in ciascuno dei tre luoghi. Da indi in poi la Santa Chiesa aggiunse alla Salve, Regina le suddette parole, che noi ancora recitiamo.
Ora tra le varie preghiere composte a {43 [51]} onore e gloria di Maria SS. questa è certamente una delle più belle. Oh quanto Maria si compiace che noi la salutiamo col dolce nome di Madre della misericordia, e che la invochiamo coi titoli dolcissimi di vita, dolcezza e speranza nostra! Una madre non può fare a meno di correre in aiuto de' suoi figliuoli, quando questi piangendo le espongono i loro mali e i loro bisogni. Ed ecco che noi per piegare questa tenera Madre a porgerci pronto soccorso le ricordiamo che siam figli di Eva, la quale disobbedendo a Dio ci ha ricolmi di miserie spirituali e temporali. Quindi pieni di fiducia nel suo materno amore la preghiamo che volga sopra di noi quegli occhi suoi misericordiosi, asciughi le nostre lagrime, ci consoli e ci conforti; e finalmente dopo l'esiglio di questa vita ci mostri il suo divin Figliuolo Gesù nel regno della gloria.
Caro cristiano, se tu desideri d'affezionarti questa Madre della misericordia, e di averla per tua protettrice in vita ed in morte, deh! procura di recitar sovente e con divozione {44 [52]} questa bella preghiera. Seguendo il mio consiglio, io ti assicuro che Maria farà piovere sopra di te ogni celeste benedizione; e giunto alla fine de' tuoi giorni ella farà anche a te quel grazioso saluto che fece a s. Bernardo, dicendoti: Salve, o mio caro figlio; vieni a godere quelle delizie, che Iddio ha preparato ai miei divoti.
Iddio padre amantissimo diede a ciascuno di noi un angelo per custode e guida nel difficile cammino di questa vita. Di tale verità ci assicurano le sacre scritture, ove si legge: « Iddio comandò a' suoi angeli affinchè abbiano cura di te nel cammino della tua vita e ti custodiscano in tutti i pericoli. » Angelis suis Deus mandavit de te ut custodiant te in omnibus viis tuis. Ed oh! che bella consolazione non è mai per noi il sapere, che abbiamo sempre al nostro fianco un angelo del paradiso, un principe della corte celeste! {45 [53]}
Questo amico dell'anima nostra dal primo istante della vita fino all'ultimo respiro non mai ci abbandona. Egli giorno e notte ci assiste, ci difende dagli assalti del nemico infernale, ci mette nella mente sante inspirazioni, e ci conduce per la via del cielo. Questo custode fedele non solamente si prende cura dell'anima nostra, ma veglia eziandio a difesa del nostro corpo, e ci libera da molti pericoli, e da molte disgrazie.
In vista di tante cure che per noi si prende questo angelo benedetto la Chiesa ci mette sulle labbra quella breve, ma bella orazione dell'Angele Dei, colla quale noi mostriamo la nostra gratitudine a questo nostro celeste custode, e poniamo in lui una grande confidenza, implorando il suo aiuto è la sua potente intercessione. La Chiesa desidera che noi ricorriamo sovente a questo angelo del Signore, che lo preghiamo di cuore affinchè illumini la nostra mente a conoscere la bellezza ed il pregio della virtù per seguirla costantemente, e la deformità del vizio per sempre sentirne orrore e {46 [54]} guardarcene: affinchè ci regga e ci sostenga quando ci vede tentati, o sul punto di cadere nel peccato: insomma affinchè esso ci governi in tutte le nostre azioni, e così tutte le nostre opere siano indirizzate alla maggior gloria di Dio, e riescano degne di essere da lui scritte nel libro della vita.
Queste sono le grazie importantissime, che noi dimandiamo al nostro angelo recitando la preghiera di cui parliamo.
Oh! quanto io desidererei, o caro cristiano, accenderti nel cuore una viva divozione a questo tuo custode fedele! Io perciò ti raccomando che a lui ricorra sovente, che invochi il suo aiuto nelle tue tentazioni, nei tuoi dubbi, nei pericoli sia dell'anima che del corpo. Recita spesso ma con divozione e fervore l'orazione Angele Dei; non lascia mai di recitarla almeno nelle tue orazioni del mattino e della sera. Pensa qualche volta al tuo angelo, anzi figurati proprio di vederlo alla tua destra con un'aria di paradiso. Questo pensiero e queste riflessioni ti saranno di grande consolazione ed insieme di grande incoraggiamento. {47 [55]}
Affinchè tu ti possa fare una giusta idea dell'eccellenza e dell'importanza de' dieci comandamenti di Dio, è bene, o caro cristiano, che tu sappia da chi ed in quale modo siano stati promulgati, e quanto siano necessari per conseguire l'eterna salute.
Circa il cinquantesimo giorno dopo l'uscita degli Ebrei dall'Egitto Iddio parlò a Mosè, e gli comandò che facesse purificare e santificare il popolo per apparecchiarlo a ricevere la sua divina legge. « Siano preparati, diceva Iddio, pel terzo giorno; poichè in quel giorno io scenderò in presenza del popolo sul monte Sinai, e gli darò la mia legge. » Era questo il giorno della Pentecoste, che ogni anno fu dagli Ebrei celebrato in memoria della legge ricevuta. Spuntato pertanto il terzo giorno si vide la sommità del monte Sinai involta in una densa nube che pareva fumo, d'onde a quando a quando guizzava il lampo; {48 [56]} e si udiva un fragore di trombe e di tuoni; la qual cosa presentava uno spettacolo terribile e faceva intendere al popolo ebreo quanta fosse la maestà di quel Dio, che stava per loro imporre la sua legge. Disceso quindi Iddio sulla sommità del monte, per mezzo del suo angelo pronunziò la sua legge con voce così sonora, che tutto il popolo potè intendere ogni cosa parola per parola. Questa legge promulgata in tal modo forma appunto i dieci comandamenti, che poscia Iddio diede a Mosè scritti sopra due tavole di pietra da conservarsi in perpetuo nell'arca santa. ( Exodo 19-20).
Non voglio già dire che Iddio in quell'occasione promulgasse solamente questi dieci comandamenti, imperciocchè allora egli diede a Mosè tutto il codice religioso e civile, che doveva servir di regola al popolo ebreo. Ma quei dieci comandamenti contenevano i principii eterni ed immutabili della religione e della morale, perciò formavano la base di tutte le altre leggi che furono aggiunte. Le altre leggi perdettero {49 [57]} la loro forza quando fu predicato il Vangelo, ma quei dieci comandamenti furono confermati da Gesù Cristo ed acquistarono nella nuova Alleanza una nuova forza ed autorità.
Ciò posto io dico che essendo Iddio l'autore di questi comandamenti nessuno potrà mai intendere abbastanza quanta sia la loro eccellenza. Qual legge si può dare di questa più veneranda e per istituzione e per antichità? Essa uscita dalla bocca di Dio traversò più di 35 secoli; vide cessare le leggi dei legislatori più rinomati della terra, mentre ella sola sempre nuova continuò e continuerà sino alla fine dei secoli ad essere la regola delle azioni umane.
Ma siamo noi obbligati ad adempiere questi dieci comandamenti? Sì, rispondo, cristiano mio, vi è per noi un obbligo tale di osservarli, che nessuno può sperare di salvarsi se non vi si sottomette. Ce lo assicura Gesù Cristo nel santo Vangelo dicendo chiaramente: Si vis ad vitam ingredi, serva mandata: « se vuoi entrare alla vita eterna, osserva i comandamenti. » {50 [58]} Un solo, che noi ne trasgrediamo, basta a renderci meritevoli di eterna rovina, come se tutti li avessimo violati. Ce lo dice l'Apostolo s. Giacomo: « Chiunque avrà osservata tutta la legge, ma ne trasgredisca un solo precetto, sarà reo contro tutta la legge: » vale a dire, perderà il fine della legge che è l'amore di Dio, sarà messo fuori della sua amicizia, e sarà condannato perciò alle pene eterne dell'inferno. (Iacobi 2-10).
In vista dell'assoluta loro necessità la Chiesa, che desidera la salute di tutti i suoi figli, raccomanda che noi li recitiamo spesso, e specialmente nella preghiera del mattino e della sera; e raccomanda, che li recitiamo con attenzione, e che li recitiamo con ispirito di pentimento, se la coscienza ci rimorde di averli trasgrediti, e con una sincera risoluzione di sempre osservarli ogni giorno della nostra vita. {51 [59]}
Oltre i comandamenti di Dio noi siamo ancora obbligati di adempiere quelli della Chiesa, la quale avendo ricevuto da Dio il potere di fare delle leggi, ogni cristiano ha un dovere strettissimo di osservarle. Tu devi adunque sapere, amico mio, che la Chiesa insegnante[2], ossia il Sommo Pontefice ed i Vescovi, siano questi radunati in concilii[3], siano dispersi per tutto il mondo, hanno da Gesù Cristo l'autorità di comandare e proibire ai fedeli quelle cose che essi giudicano necessarie pel bene dei medesimi. {52 [60]}
Questi concilii possono far leggi obbligatorie pel territorio soggetto alla loro giurisdizione, cioè il concilio generale, quando è approvato dal Papa, obbliga per tutta la Chiesa; il concilio nazionale o provinciale per tutta la nazione o provincia; e il diocesano per tutta la diocesi, purchè in questi concilii non si decreti cosa alcuna contraria alle prescrizioni del Papa o dei concilii generali. E ricordati, che il concilio generale non ha alcuna autorità se {53 [61]} il Papa non vi presiede o per se o per altri, e che le sue leggi non hanno forza di obbligare se non sono approvate da esso. Questa è una verità negata dai nemici della Chiesa cattolica; ma tu, o cristiano, non lasciarti ingannare, e ricordati sempre di quelle parole di s. Ambrogio: « Dove v'è Pietro, là vi è la Chiesa. Ubi Petrus, ibi Ecclesia. » In un concilio dove non si trovi Pietro, cioè il Papa, non si può dire che vi sia la Chiesa di Gesù Cristo. Il Papa è il fondamento visibile della Chiesa. Tu sei Pietro, disse il Salvatore, e su questa Pietra io edificherò la mia Chiesa. Dove manca il fondamento non può esservi edifizio. Il Papa è il maestro dei Vescovi; ed a lui fu promessa l'infallibilità, ma i Vescovi non sono i maestri del Papa, ed essi godono dell'infallibilità solo in quanto stanno uniti col Papa.
Infatti Gesù Cristo col dare a s. Pietro le chiavi del regno de' Cieli, e col comandargli che pascolasse i suoi agnelli e le sue pecore (Matt. XVI, 19 - Giov. XXI.), affidò a s. Pietro, e nella sua persona ai suoi {54 [62]} successori la cura di ammaestrare e di reggere tutti i fedeli, anche gli stessi Vescovi, e stabilì il Sommo Pontefice maestro, pastore e governatore e direttore della Chiesa universale. Il che comprende l'autorità di fare tutte le leggi necessarie per dirigere i fedeli sulla via della verità e della virtù, e per allontanarli dall'errore e dal vizio. E per quel che spetta i Vescovi s. Paolo dice che essi sono posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio (Att. XX, 28): ma chi mai può reggere una società se non ha il potere di far le leggi che sono richieste al governo della medesima? Dunque anche i Vescovi hanno l'autorità di fare leggi pel governo delle loro diocesi.
La Chiesa è paragonata ad un regno; (Matt. XXII, 2.) ma si può mai concepire o potrà sussistere un regno, ove a chi lo governa manchi la facoltà legislativa? No, senza dubbio poichè ognuno facendo a modo suo, vi nascerebbe tosto un disordine universale che impedirebbe ogni armonia e concordia. La Chiesa non solo è {55 [63]} una società visibile al pari della società civile, ma la prima di tutte le società e la più necessaria, conciossiachè solo in essa e per essa gli uomini possono conseguire il fine per cui sono creati, che è la gloria eterna del paradiso. Ma in ogni società vi è il potere di fare le leggi necessarie per il suo benessere, adunque questo stesso potere di fare le leggi, che sono volute per il suo benessere, deve essere nella Chiesa. E come non avrà un tale potere quella Chiesa, alla quale nella persona degli Apostoli Gesù Cristo prima di salire al Cielo diede l'incarico e l'ordine di predicare il vangelo per tutto il mondo, e comunicò la stessa potestà, che egli aveva ricevuta dall'Eterno suo Padre? Sicut misit me Pater et ego mitto vos, disse il nostro Redentore a' suoi Apostoli. (Giov. XX, 2). Ora Gesù Cristo aveva certamente su questa terra il potere legislativo; dunque questo potere è stato comunicato agli Apostoli ed ai loro successori, quindi il Papa e la Chiesa nel fare delle leggi usano di un diritto loro concesso non dagli uomini, {56 [64]} non dai governi civili, sibbene da Dio medesimo, che è il Re dei re, il Dominatore dei dominanti.
Gli Apostoli persuasi di aver ricevuto da Gesù Cristo quest'autorità pel bene dei fedeli, nel primo concilio celebrato da essi con altri pastori in Gerusalemme, decretarono, ossia fecero la legge, che tutti i cristiani si astenessero dal cibarsi di cose che fossero state sacrificate agli idoli, come eziandio dal sangue e dal soffocato; (Att. XV, 29) e s. Paolo, percorrendo diverse Provincie, raccomandava ai fedeli di osservare i precetti, i comandamenti degli Apostoli e degli altri pastori. (Att. luog. cit. vers. ult.) Questo potere legislativo venne di poi ampiamente esercitato sia dai sommi pontefici, sia dai concilii generali e particolari, come ne fa testimonianza tutta la storia della Chiesa; e ciò senza che nessuno mai contrastasse loro un tale diritto. I primi a negare alla Chiesa questa autorità furono gli eretici degli ultimi tempi, gl'increduli e alcuni falsi cristiani de' nostri giorni. {57 [65]}
Ma se Gesù Cristo ha dato alla Chiesa la facoltà di far leggi, ha necessariamente imposto ai fedeli l'obbligo di osservarle; chè sarebbe stato inutile, anzi ridicolo un tal potere, se le leggi da esso emanate non avessero virtù di legare le coscienze. Gesù Cristo parlando agli Apostoli disse: Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me, e chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato (Luc. X, 16).
Colle quali parole il nostro divin Redentore non poteva più vivamente esprimerci la sua intenzione che noi tutti obbediamo al sommo Pontefice ed ai Vescovi successori degli Apostoli. Imperocchè qual cosa poteva dirci di più per farci intendere quanto sia grave l'obbligo di obbedire ai pastori della Chiesa oltre al dichiararci, che chi disobbedisce loro disobbedisce a lui medesimo, nostro Dio e Redentore, e chi è docile alla loro voce sarà premiato come se fosse docile alla stessa voce di lui? Anzi Gesù Cristo comandò, che se alcuno non si sottomettesse alla Chiesa sia da tutti i cristiani considerato come un idolatra {58 [66]} ed un pubblicano, ossia un nemico de' suoi fratelli, e meritevole come tale d'essere scomunicato. Si Ecclesiam non audierit, sit tibi sicut ethnicus et publicanus (Matt. XVIII, 17). Ella è dunque cosa chiara, che ogni cristiano è obbligato ad osservare le leggi della Chiesa, se vuol rimanere nel seno di essa ed evitare le pene minacciate a coloro i quali non ascoltano Gesù Cristo e disprezzano i comandi di lui e del Padre suo.
Ma quante e quali sono le leggi della Chiesa? - Esse sono molte, ma le principali e quelle che in generale obbligano tutti i fedeli, si riducono a cinque, dette perciò i cinque principali comandamenti della Chiesa.
I. Assistere alla Messa in tutte le domeniche e nelle altre feste di precetto. Nei primi secoli della Chiesa i cristiani assistavano {59 [67]} tutti i giorni alla santa Messa, sovente anche con pericolo della vita: sì fervida era allora la divozione a questo augusto Sacrificio! Ma quel fervore in seguito si diminuì, e in taluni si raffreddò sino al punto da lasciar passare anche un tempo notabile senza assistervi. Siccome la santa Messa è l'azione più grande della nostra SS. Religione, ed è l'unico mezzo di rendere a Dio tutto l'onore dovuto, di ringraziarlo condegnamente dei beneficii che riceviamo, di efficacemente placare la sua collera provocata dalle nostre colpe, e di impetrare ogni sorta di grazie; è insomma per tutti noi la fonte di ogni benedizione, così la Chiesa vedeva con vivo rincrescimento in alcuni suoi figli quella trascuranza nel prender parte a un'opera di sì grande rilievo, e quindi pensò di rimediare al male col far uso dell'autorità ricevuta dal suo divino sposo, e prescrivere sotto vincolo di peccato grave a tutti i cristiani giunti all'uso della ragione di assistere alla santa Messa nelle domeniche e feste di precetto. Così mentre impedì che {60 [68]} tanti suoi figli rimanessero privi dei beni immensi, che derivano da questo divin sacrificio, determinò ancora sia il tempo in cui si deve adempiere l'obbligo fatto da Gesù Cristo a tutti i cristiani di assistere qualche volta alla santa Messa, sia l'opera principale di religione con cui si ha da santificare il giorno del Signore e soddisfare al terzo comandamento della legge di Dio: Ricordati di santificare le feste.
Non ti rincresca adunque, o divoto cattolico, di assistere puntualmente e con divozione alla santa Messa nei giorni a Dio consacrati; anzi sia questo il tuo primo pensiero. Non sia mai che tu abbi ad essere nel numero di coloro, che si lamentano che la Messa è troppo lunga: imperocchè tali lamenti provano che vi ha poca fede e poco rispetto a questo grande atto di religione. Coloro poi che si lagnano in tal modo, passano talvolta le ore intere in conversazioni inutili, o spendono il tempo in trastulli e puerilità. Ora non dovrebbero essi vergognarsi del riguardare come un peso insopportabile l'intrattenersi {61 [69]} una mezz'ora avanti al Signore del Cielo e della terra, e di conversare col più dolce degli amici, col più tenero dei padri, mentre sciupano sì gran parte del giorno in bagatelle? Ah cristiani di poca fede! quando vorrem far senno e mostrarci degni del nostro nome! Deh! almeno, o divoto lettore, non imitare mai la freddezza di costoro.
Dobbiamo poi assistere alla Messa dal principio alla fine per soddisfare pienamente al precetto, cioè in guisa da non commettere peccato alcuno nè mortale nè veniale: perciò chi colpevolmente ne lascia una parte non considerevole, commette peccato veniale, ma è reo di colpa grave chi ne lascia una parte notabile, come sarebbe il caso di chi solo cominciasse assistere alla Messa quando è già letto il primo vangelo, o come vogliono altri più indulgenti, quando il sacerdote ha già recitato il Credo: oppure chi esce di Chiesa nel tempo della consacrazione e vi rientra quando questa è finita, oppure cessa dall'assistere {62 [70]} alla Messa prima che il sacerdote siasi comunicato.
Fa d'uopo eziandio di assistere alla Messa con divozione perchè la Chiesa richiede da noi un'opera di religione e non cosa materiale. Che se mi domandi una qualche regola da tenersi per assistere divotamente alla santa Messa, ti dirò, che un mezzo ottimo di riuscire a ciò è di meditare la passione di Gesù Cristo, oppure accompagnare le azioni del sacerdote leggendo qualche libro scritto a questo fine, o recitare preghiere vocali come sarebbe per esempio il santo Rosario. Non sarebbe quindi un assistere con divozione il leggere libri profani, ed anche libri sacri, ma solo per erudizione, curiosità o studio. Nè similmente soddisfarebbe al suo dovere colui, che per un tempo notabile dormisse, chiaccherasse o rimanesse distratto per sua colpa, cioè volontariamente.
Intanto ti avverto, che sia questo, sia gli altri comandamenti della Chiesa non obbligano quando non si possono adempiere {63 [71]} senza un grave incomodo. La Chiesa, quale madre benigna, non intende obbligare i suoi figli con grave loro danno. Così pure quando occorresse nello stesso tempo l'osservanza di un precetto della legge di Dio, (o naturale o positiva) e di un comandamento della Chiesa, allora cessa la obbligazione di quest'ultimo: perchè con le sue leggi ci vuole aiutare ad eseguire la legge di Dio e non a violarla. Sta peraltro alla Chiesa ed a' suoi pastori il giudicare quando occorra questo caso, e non all'arbitrio nè delle autorità civili, nè di ciascheduno individuo. Per questi motivi sono dispensati dall'assistere alla Messa non solo gli ammalati, ma quelli ancora che sono in convalescenza: coloro eziandio che portandosi alla Chiesa sarebbero in pericolo di fare grave danno alla loro salute o incorrere qualche pericolo grave; ed anche ne sono dispensati coloro, che hanno da compiere qualche uffizio di carità verso il prossimo, di cui questi gravemente abbisogni; ed anche quelli, la cui assenza potrebbe essere cagione di qualche grave {64 [72]} disordine. Ma per quanto è possibile ogni cristiano che trovisi in tali circostanze, deve domandare consiglio al suo paroco, oppure a qualche savio direttore. Ed è necessario l'osservare, che altra cosa è che tali casi occorrano qualche volta, ed altra che occorrano sovente. Imperocchè la legge divina obbligandoci ad assistere alla Messa nel corso dell'anno, bisognerebbe pure assistervi, almeno qualche volta, anche con incomodo considerevole, se non nei giorni di festa, nei dì feriali. E il cristiano che desidera assicurare la salvezza dell'anima deve adoperarsi, perchè anche con qualche sacrifizio cessino cotali circostanze.
II. Digiunare la Quaresima, le quattro tempora e le altre vigilie comandate, e non mangiar carne il venerdì ed il sabato. Il digiuno era già praticato nella legge ebraica; anzi venne raccomandato da Dio {65 [73]} stesso, il quale per bocca del profeta Gioele disse ai peccatori: « Convertitevi a me nel digiuno e nel pianto con tutto il vostro cuore: convertimini ad me in toto corde vestro, in jeiunio et in fletu et in planctu » (Gioel. II, 12). - L'angelo Rafaele assicurò a Tobia che il digiuno insieme colla preghiera e colla elemosina vale più che tutti i tesori. I re e i duci del popolo ebreo prescrissero essi pure il digiuno in varie circostanze (II paral. XX, 3. - I Esdr. VIII, 21). E gli ebrei digiunavano in modo assai rigido, non prendendo cibo che una volta al dì, e non prima del tramonto del sole. - Il digiuno fu pure raccomandato dal divin Redentore e coll'esempio e colle parole. Coll'esempio, avendo esso passati quaranta dì e quaranta notti nel deserto senza rompere mai il digiuno. (Matth. VI, 2). Colle parole, dicendo, che certi demonii o vizi non si scacciano via se non coll'orazione e col digiuno: hoc autem genus demoniorum non eiicitur nisi per orationem et ieiunium. E disse ancora che senza penitenza nessuno si sarebbe salvato. {66 [74]} Gli apostoli fedeli a questi insegnamenti osservavano il digiuno, e s. Paolo esorta i fedeli ad esercitarsi nel digiuno (II Cor. VI, 5).
Non è poi a dire i buoni effetti che il digiuno produce nelle anime nostre. Il digiuno placa la collera di Dio, ci fa ottenere il perdono dei nostri peccati, e l'abbondanza delle grazie spirituali e temporali, come la Scrittura ci narra dei Niniviti. Il digiuno doma la nostra carne ribelle, e le nostre proterve passioni, ci rende lo spirito ben disposto a meditare le cose celesti, e fa che le nostre preghiere siano più accette a Dio. Il digiuno, dice il sommo pontefice s. Leone magno, è l'alimento della virtù, esso ci inspira buoni pensieri e santi desiderii, fa tacere gli appetiti carnali, e rinnova l'uomo spirituale (Serm. II de jeiun.)
La Chiesa pertanto col prescriverci il digiuno in certi giorni altro non fece che continuare una pratica già in uso fra gli ebrei, e raccomandata e premiata da Dio stesso; pratica osservata e raccomandata da Gesù Cristo medesimo, dagli Apostoli e {67 [75]} dai primitivi fedeli, pratica grandemente utile e all'anima e al corpo.
Non lasciamoci poi ingannare, nè condurre a trasgredire questo precetto da quelli i quali vanno dicendo, a Dio nulla importare, che noi prendiamo più o meno cibo in questo o in quell'altro giorno: imperciocchè a Dio importa assai, che noi siamo docili alla sua voce, e adempiamo i suoi comandi: e noi sappiamo quanto a Dio importasse che Adamo osservasse la proibizione fattagli di mangiare del frutto proibito: chè appena ne assaggiò, tosto Iddio lo condannò al più rigoroso castigo, infliggendogli quelle pene che soffriamo ancora noi perchè suoi figli. A Dio importa assai che vengano osservati i comandamenti della Chiesa da lui stabilita maestra del mondo; e quanto gli importi lo fece vedere in tutti i tempi col punire severamente anche in questa vita quelli che ne violano i precetti. - Non badiamo neppure a quelli, i quali dicono che la maggior parte dei cristiani non digiunano più e non osservano il magro, e che perciò non {68 [76]} vi deve essere tanto male. Imperciocchè noi possiamo rispondere che, anche al tempo di Noè molti, anzi tutti gli uomini, più non rispettavano i comandi di Dio, e tutti vivevano dimentichi del loro Creatore, passando i loro giorni nella lascivia, e schernendo i consigli e le esortazioni di quel santo patriarca, che li invitava a penitenza; ma noi sappiamo ancora che l'essere stati tutti gli uomini d'allora prevaricatori, eccettuata la sola famiglia di Noè, non fu una buona scusa innanzi a Dio, nè impedì che il loro cattivo operare non fosse peccato, e peccato gravissimo: che anzi appunto perchè tutti erano d'accordo nel trasgredire la legge di Dio, e più la giustizia di Dio si sentiva provocata. Perciò la collera divina, malgrado il numero sterminato dei peccatori, non tardò a piombare sopra di loro, rimanendo tutti quanti sommersi nelle acque del diluvio, la sola famiglia di Noè salvandosi nell'arca. Così pure, o divoto cattolico, il gran numero di cristiani, che non osservano il precetto del digiuno e dell'astinenza dal grasso, non può far cessare {69 [77]} l'obbligo del digiunare e del far vigilia; nè può fare, che colui, il quale trasgredisce questo comandamento, non pecchi gravemente, e si tiri sul capo i castighi di Dio. Verrà anche per costoro il giorno del Signore, e allora vedranno quanto siano tremendi i giudizi di Dio contro di quelli che trasgrediscono i comandamenti della Chiesa: e come gli schernitori di Noè e de' suoi consigli furono dalla potente e vendicatrice mano di Dio sommersi nelle acque del diluvio; così i violatori delle leggi della Chiesa saranno sepolti nelle fiamme dell'inferno! Divoto cattolico, deh! che non arrivi a noi una tanta sciagura!
I giorni stabiliti pel digiuno sono la quaresima, della cui istituzione e pratica ti parlerò altrove; le quattro tempora, in cui si digiuna il mercoledì, venerdì e sabato: l'avvento durante il quale vi ha digiuno al mercoledì e venerdì; e alcuni altri giorni particolari, che precedono qualche grande solennità, come sono le vigilie di Natale, di Pentecoste, dell'Assunzione di Maria in cielo, dei ss. apostoli Pietro e {70 [78]} Paolo, di Ognissanti, e altre stabilite per le feste dei santi patroni, che variano secondo le diocesi.
Devi per altro notare, che non tutti i fedeli sono obbligati rigorosamente al digiuno ecclesiastico; imperocchè ne sono dispensati 1° quelli, che non hanno per anche compiuto ventun anno: 2° coloro che per debolezza di stomaco digiunando soffrirebbero grave incomodo; 3° queglino che devono applicarsi a lavori pesanti; 4° coloro che sono costretti a mendicare il cibo di porta in porta per sostentare la vita. Tutti questi per altro, se non hanno alcun altro legittimo impedimento, sono obbligati in tali giorni ad astenersi dalle carni, perchè questo divieto obbliga tutti i fedeli che il possono osservare senza grave incomodo, dacchè hanno compito i sette anni.
E bene di avvertire eziandio, che non è un legittimo impedimento, come taluni falsamente credono, il sentire lo stimolo dell'appetito un po' pungente, o il provare qualche incomodo dal digiuno: perchè è allora che il nostro digiuno si fa più {71 [79]} meritorio, più giovevole all'anima, e a Dio più gradito. In ogni caso qualora fossimo in dubbio se siamo dispensati o no, domandiamo consiglio al nostro paroco o al nostro confessore.
Il secondo comandamento prescrive ancora l'astinenza dalle carni al venerdì e sabato di ogni settimana, eccettuati peraltro il venerdì e il sabato in cui accadesse la grande solennità del SS. Natale. Anticamente i cristiani nel venerdì e sabato di ciascuna settimana digiunavano rigorosamente. In seguito la Chiesa restrinse una tale opera penitenziale alla sola astinenza dalla carne, rendendola di precetto a tutti i cristiani giunti all'uso della ragione. Il che ella fece affinchè in ogni settimana rimanesse qualche giorno da esercitarci nella mortificazione, che è tanto conforme allo spirito del vangelo, ed anche per onorare nel venerdì la passione e la morte del nostro Signor Gesù Cristo, e nel sabato la sua sepoltura. Nei primi tempi i cristiani digiunavano eziandio nel mercoledì in detestazione del concilio tenuto in tal giorno dagli scribi e dai {72 [80]} farisei contro il divin Salvatore. Ma da gran tempo è cessata affatto la obbligazione dell'astinenza nel mercoledì, che era in vigore in certi luoghi.
È vero pur troppo, o divoto Cattolico, che alcuni de' nostri fratelli d'oggidì non osservano questo precetto dell'astinenza dalle carni; ma sappi che con tutto ciò la legge della Chiesa sta, e sarà un giorno accusatrice severa contro de' suoi trasgressori. Non credere poi a taluni che vanno spacciando, che l'astinenza nel sabbato è cessata pienamente: chè questo non è vero. Non si può bensì negare, che il sommo pontefice abbia dispensato dall'astinenza del sabbato in certi paesi settentrionali, ove la umidità dell'aria rende più necessario l'uso frequente di cibi sostanziosi, ma è un errore il dire che questa dispensa sia stata estesa a tutti i luoghi. Epperò, eccettuati i paesi ove i vescovi hanno dimandata ed ottenuta una tale dispensa, negli altri stati conserva ancora il suo pieno vigore l'obbligo di astenersi dalle carni nel dì del sabbato. Neppure presta orecchio {73 [81]} a quelli, i quali dicono che alcuni comprano da Roma la licenza di poter mangiar grasso nei giorni di vigilia; imperciocchè questa è una pretta invenzione dei cattivi, i quali perchè essi non osservano questo comandamento, vogliono far supporre di aver comperata una tale licenza; oppure cercano di spargere il disprezzo su questa legge della Chiesa, come se tornasse solo a profitto dei preti. Sappi adunque per tua norma che per nessun danaro del mondo la Chiesa non vende mai una tale dispensa. La sola cosa che fa è che quando o per motivo di poca sanità, o di qualche considerevole incomodo nell'osservare l'astinenza taluno desidera di essere dispensato per un certo periodo di tempo, la s. Sede apostolica richiede che egli compensi l'astinenza da cui viene dispensato con limosine agli spedali od altri luoghi pii.
Cristiano mio, dimostriamoci veri cattolici e figli devoti della Chiesa in faccia ai nemici della nostra Religione ed a tanti cattivi cristiani de' nostri giorni. Siamo soldati {74 [82]} di Gesù Cristo; non temiamo adunque di combattere da forti per l'onor suo e per l'onore della sua Chiesa. Mettiamoci sotto i piedi il rispetto umano che è proprio solo dei vigliacchi. Se poi qualcheduno ti tentasse a non digiunare, o a mangiar carne nei giorni proibiti, tu rispondigli che sei cattolico, e che essendo tenero della tua libertà, di quella libertà tanto amata nei dì presenti, di questa vuoi godere per professare apertamente la tua religione. Rispondigli ancora che l'inferno è pieno di ricchi epuloni, e che tu non hai nessuna intenzione di cadere in quel fuoco in loro compagnia. Sii certo che a tali parole franche e coraggiose applaudiranno i buoni e ti ammireranno gli stessi malvagi, i quali forse dal tuo esempio si ridurranno a miglior vita.
III. Confessarsi almeno una volta all'anno e comunicarsi alla Pasqua di Risurrezione. {75 [83]} In questo comandamento della Chiesa noi scorgiamo il vivo amore che questa buona madre nutre verso i suoi figli. Certamente lo stato più deplorabile in cui possa trovarsi un cristiano si è quello di avere il peccato mortale sull'anima, quindi essere in disgrazia, in inimicizia col suo Dio. Imperocchè un tale cristiano è continuamente in pericolo di essere ad ogni istante sorpreso dalla morte e precipitato nell'inferno. Eppure quanti cristiani vi sono che passano i dì ed i mesi, e forse anche gli anni in questa miseranda e spaventosa condizione! Perciò quanti cristiani vi sono, che percossi dalla giustizia di Dio, veggonsi costretti all'improvviso di presentarsi al tribunale dell'eterno Giudice colla coscienza contaminata di grave colpa ed in istato di eterna perdizione! Ora la Chiesa, desiderando che i suoi figli vivano in pace con Dio, e si tengano apparecchiati alla morte conservandosi in istato di grazia santificante, comandò che ogni cristiano giunto all'uso della ragione dovesse accostarsi al sacramento della penitenza, che è l'unico mezzo {76 [84]} stabilito da Gesù Cristo per ottenere il perdono dei peccati mortali. Con questo comando ella pose anche i trascurati nella necessità di provvedere a sè stessi almeno una volta all'anno e di dar mano a combattere efficacemente i loro vizi, che sono i veri tiranni dell'uomo, di procacciarsi le consolazioni degli amici di Dio, e la pace del cuore, che è l'unico bene che si goda in questo mondo. E chi vorrà essere così negligente in ciò che riguarda la sua eterna salute, da non accostarsi alla santa confessione una volta dentro dell'anno? chi vorrà essere così ostinato da non ubbidire alla voce di una madre, la quale solo ha in vista il nostro bene? Ah! costui veramente dimostrerebbe d'aver rinunciato a Dio e al paradiso! Guardati bene, o devoto cattolico, di seguire una così colpevole trascuranza: che anzi non contentarti di confessarti solo una volta all'anno, essendo assai difficile, che conduca una vita esemplare colui, il quale si limita alla pura osservanza di questo precetto: e l'esperienza fa vedere, che quelli i quali si confessano {77 [85]} così di rado, non si mostrano troppo buoni cristiani; lasciando la loro condotta molto a desiderare. Voltaire, uno degli uomini più empii dello scorso secolo, voleva che i suoi servi andassero a confessarsi frequentemente, appunto perchè vedeva che quelli che si confessavano più sovente erano anche i più fedeli. In mezzo poi a tanti pericoli in cui dobbiamo vivere in questo mondo, in mezzo a tanta corruzione, in mezzo a tante battaglie che dobbiamo sostenere e contro la carne, e contro il demonio e tanti altri nemici, è quasi impossibile che l'anima nostra non venga a ricevere qualche ferita, anche delle più gravi. E perchè aspettare un anno a guarirla? perchè aspettare un anno per medicarla? Quando abbiamo qualche macchia sulle nostre vesti, o sul nostro corpo, aspettiamo forse un anno o lungo tempo per mondarcene? Quando cadiamo in qualche malattia o riceviamo qualche ferita, aspettiamo forse gran tempo prima di mandar pel medico, prima di curarci? Ah! no certamente. Ma perchè dunque non faremo altrettanto per l'anima? {78 [86]} per quest'anima la quale dovrà vivere immortale? per quest'anima, perduta la quale, per voi resta tutto perduto in eterno? La Chiesa desidera che noi ci confessiamo più sovente; ora è da vero figlio l'eseguire non solo i comandi della madre, ma di compierne i giusti desiderii. Perciò mettiamo in pratica quello che dice il Catechismo di confessarci ogni quindici giorni, od una volta al mese; e se vogliamo acquistarci un maggior cumulo di gloria in cielo, se ce lo permette il nostro stato, mettiamo in pratica il consiglio che dava s. Filippo Neri: Confessatevi ogni otto giorni e comunicatevi anche più spesso secondo il consiglio del confessore.
Comunicarsi alla Pasqua di Risurrezione. La santa Comunione è il cibo dell'anima, e Gesù Cristo disse che chi non mangia il suo corpo, non avrà la vita eterna (Giov. VI, 54). I primi cristiani pieni come erano di fervore, e persuasi della somma felicità che si gode nello spesso ricevere nel loro cuore il Re del paradiso, e abbracciarlo, e goderlo strettamente, vi si accostavano soventissimo, {79 [87]} anche ogni giorno. Erano quelli i più bei giorni del cristianesimo. Ma col passar dei secoli andò pure scemando in molti la fede, illanguidissi il fervore dei fedeli, e quindi taluni passavano non solamente i mesi, ma gli anni intieri senza accostarsi alla mensa degli Angeli. La Chiesa vide con dolore la morte spirituale di tanti cristiani, e per liberarneli comandò che ogni cristiano giunto all'uso della discrezione si accostasse alla santa Eucaristia almeno alla Pasqua, minacciando della scomunica chiunque ricusasse di sottomettersi a questa sua legge. Quanti cristiani perciò per non incorrere in questa gravissima pena si presentano alla Pasqua a ricevere il loro Signore, e cominciano a condurre una migliore condotta! Ah! volesse il cielo che tutti i cattolici si mostrassero frequenti a questa mensa celeste! Veramente non par possibile che sia in taluni sì poca fede! non par possibile che taluni non possano farsi un'idea della grande felicità che si prova nel ricevere il Re del Cielo, da stare tanto tempo privi di questo gran bene, {80 [88]} lungi dal buon Gesù. Ah! divoto cattolico, procuriamo di non essere nel numero di costoro senza fede e senza amore; anzi non contentiamoci di accostarvici una sol volta all'anno, ma imitiamo i primitivi cristiani, imitiamo tanti de' nostri fratelli d'oggidì, i quali malgrado la generale tiepidezza, sebbene circondati da molti affari, si accostano tuttavia molto sovente alla santa Eucaristia. Oh! quanto noi cresceremo nell'amor di Dio, quanti meriti, quanta maggior gloria noi ci acquisteremo pel Paradiso, quali dolci consolazioni noi proveremo in vita e specialmente al punto di morte. Credimi, che nissuno, specialmente nei suoi ultimi giorni, fu mai pentito di essersi spesso comunicato durante la sua vita, di essersi sovente con un'anima pura accostato a ricevere Gesù nella santa comunione. Procacciamoci dunque questo anticipato gaudio di Paradiso! {81 [89]}
IV. Non celebrare le nozze nei tempi proibiti. In questo comandamento la Chiesa proibisce di celebrare le nozze solenni in certi tempi o di penitenza o di somma allegrezza. Questi tempi sono dalla prima domenica dell'Avvento fino all'Epifania, e dal primo giorno di quaresima fino a tutta l'ottava di Pasqua. In questi tempi non è già proibito di contrarre matrimonio, ma solo di abbandonarsi ad un'esultanza, ad un'allegria smodata, come sarebbe far pranzi troppo sontuosi, darsi al ballo, o ad altri divertimenti dannosi. Sono insomma proibite le nozze solenni, ossia le solennità delle nozze.
Queste in fatti in tempo di penitenza e di lutto per tutta la Chiesa sono disdicevoli ad ogni cristiano. Sarebbe veramente uno strano contrasto vedere una madre nelle lagrime, ed il figlio nei festini starsene allegramente. Dal santo Natale poi sino all'Epifania e per tutta l'ottava di Pasqua {82 [90]} è vero che la Chiesa non è più immersa nel duolo, ma ella si trova allora in una somma allegrezza tutta di paradiso pei grandi misteri di cui celebrasi la memoria: sarebbe perciò contrario allo spirito del cristianesimo darsi ad un'allegrezza mondana, ad un'allegrezza temporale e terrena. Laonde la chiesa per mantenere nei suoi figli quello Spirito di Gesù Cristo, da cui tutti devono essere animati, proibì le solennità delle nozze, le quali se sarebbero permesse in altre occasioni, purchè non c'entri l'offesa di Dio, sono per altro illecite e peccaminose nei tempi suddetti. Quindi è dovere di ogni cristiano, che voglia contrarre matrimonio in questi tempi, di non contravvenire a questa legge della Chiesa. Fosse poi vero che a tutte le nozze solenni celebrate dai Cristiani potessero prender parte Gesù e Maria, come a quelle di Cana. Via adunque i disordini nel mangiare e nel bere; via le danze pericolose e disoneste, via il peccato: e allora in mezzo alle nostre feste innocenti avremo pure la dolce speranza di sì cara compagnia. {83 [91]}
V. Resta il quinto comandamento della Chiesa. Pagar le decime secondo l'usanza. Per decime s'intende la decima parte di una cosa. Gli Ebrei offrivano pel sostentamento dei loro sacerdoti la decima parte di quanto ritraevano sia dalla campagna, sia dal bestiame; così era stato da Dio stesso comandato (Lev. XXVII, 30, 32). Presso di noi cristiani per decime ora s'intende tutto quello che si dà alla Chiesa pel culto di Dio e pel sostentamento de' suoi ministri. Gesù Cristo medesimo dimostrò essere più che giusto che l'operaio evangelico riceva dai fedeli il corporale sostentamento: dignus est operarius mercede sua (Luc. X, 7). S. Paolo diceva ai primi fedeli: Se noi (ministri di Dio) vi abbiamo somministrato il cibo spirituale delle anime vostre, vi pare forse gran cosa che voi siate obbligati a mantenerci il cibo del corpo? (I Cor. IX). Quindi è che dopo gli apostoli in ogni tempo i ss. Padri e i concilii hanno comandato {84 [92]} ai cristiani di pagare le decime alla Chiesa. Ma supposto anche che non vi fosse alcuna legge positiva nè divina nè umana che ci obbligasse a pagare le decime, ci obbligherebbe nondimeno la stessa legge naturale. Difatto la ragione stessa ci dice che è dovere di ogni cristiano provvedere le cose temporali ai pastori delle anime, i quali dovendo per comando di Dio applicarsi al bene spirituale degli uomini non possono attendere a provvedersi il necessario corporale sostentamento. Se i soldati e i magistrati civili, sebbene abbiano altri mezzi da vivere, ricevono dal popolo i loro stipendii, quanto è più giusto che dal popolo cristiano siano provveduti del necessario i pastori delle anime, i ministri della Chiesa! Imperciocchè essi faticano non già pei beni terreni e passeggeri del popolo, come i soldati e magistrati civili; ma pei beni celesti, cioè per procurare al popolo stesso l'eterna salute. Queste decime pagate ai ministri pei servigi religiosi sono così ragionevoli, che persino i popoli idolatri le pagarono e le pagano tuttora ai {85 [93]} loro falsi sacerdoti; gli stessi protestanti le pagano largamente ai loro ministri. È bene pur di notare che i beni i quali si danno ai ministri cattolici, come ai parochi, ai vescovi e simili, sono in parte impiegati pel decoro delle chiese, pei sacri arredi, ed in soccorso dei poveri. Per tutti questi motivi la Chiesa rinnovando pei suoi figli il comando che già aveva fatto Iddio agli Ebrei, ordinò che pagassero ai sacri ministri quel tanto che è in uso secondo i diversi paesi. Chiunque si ricusasse dal canto suo di ciò fare commetterebbe un peccato d'ingiustizia, e insieme d'irreligione: egli si mostrerebbe un figlio ingrato verso la Chiesa, e meriterebbe i castighi di Dio. In questi tempi, in cui molti cercano non solo di non pagare alla Chiesa quanto le è dovuto, ma eziandio di toglierle quanto ella possiede, pensiamo sovente a questa grande verità: Nessuno ha mai fatto fortuna negando od usurpando i beni alla Chiesa. La storia di tutti i secoli è lì per attestare questa verità. Io termino quest'istruzione, o divoto {86 [94]} cattolico, esortandoti nuovamente ad osservare con esattezza i comandamenti della santa Chiesa. Ella è nostra madre; ma noi non possiamo essere suoi figli se non ubbidiamo alle sue leggi. Ma guai a chi non è figlio della Chiesa! esso non è figlio di Dio, e chi non è figlio di Dio, egli è perduto.
L'apostolo s. Paolo dice, che senza la fede è impossibile piacere a Dio, sine fide impossibile est placere Deo. Noi dunque dobbiamo sempre tenere accesa nel nostro cuore questa fiaccola della fede. Abbiamo bisogno che la fede ci illumini in tutti i passi della nostra vita. La fede deve essere il cibo che ci sostenti nella vita spirituale secondo quello che dice la sacra scrittura: justus ex fide vivit, l'uomo giusto vive di fede. Affinchè questa fede che noi abbiamo da Dio ricevuto nel santo battesimo non venga mai meno nel nostro cuore {87 [95]} dobbiamo spesso eccitarla. Dobbiamo per ciò fare soventi atti di fede; protestare col cuore che noi crediamo fermamente alle principali verità della Cattolica religione e a tutto quello che Dio per mezzo della sua Chiesa volle che ci fosse insegnato. Ciò che noi facciamo recitando la formola dell'atto di fede.
Ma, caro cristiano, la fede non basta per l'eterna salute: chè ci è pur anche necessaria la virtù della speranza, la quale ci faccia abbandonare noi medesimi nelle mani di Dio, come un figlio nelle braccia della tenera madre. Noi abbiamo bisogno di ottenere da Dio molti favori, e questi non soglionsi da Dio concedere se noi non li speriamo. Noi abbiamo commesso chi sa quanti peccati; abbiamo perciò bisogno che Dio ci usi misericordia e ce li perdoni. Abbiamo continuamente bisogno dell'aiuto della grazia di Dio per vivere santamente su questa terra. Ora questa misericordia, questo perdono, questo aiuto della sua grazia Iddio non vuole concederlo se non a chi lo spera. Inoltre Iddio tiene preparato {88 [96]} nell'altra vita un mare di delizie; ma nessuno potrà giungere a goderlo senza la virtù della speranza. Per la qual cosa noi dobbiamo fare frequenti atti di questa virtù; ravvivando nel nostro cuore una grande fiducia di tutto ottenere dalla somma bontà di Dio pei meriti del nostro Signor Gesù Cristo. Per risvegliare e mantenere sempre viva in noi questa virtù recitiamo adunque con divozione la formola dell'atto di speranza.
Fra tutte le virtù poi la carità è la maggiore e la più eccellente. Senza di essa tutte le altre non potrebbero farci ottenere l'eterna salute. Ma in che consiste questa virtù della carità? Consiste nell'amar Dio sopra tutte le cose ed il prossimo come noi stessi per amor suo. L'amor adunque verso Dio e verso il prossimo deve sempre essere come un fuoco acceso sul nostro cuore. Primieramente noi dobbiamo amar Dio con tutto il cuore perchè egli è uno spirito perfettissimo, un'essere d'infinita bontà, un Bene sommo. Dobbiamo anche amarlo perchè egli ci ha colmati d'innumerevoli benefizi; ci ha cavati dal nulla col {89 [97]} crearci; ci ha fatti nascere nella religione cattolica che è la sola che ci possa condurre al porto della salute. Egli sebbene da noi tante volte offeso non ci colpì colla morte come avrebbe potuto fare, e come fece a molti altri ai quali dopo il primo peccato non diede più tempo a pentirsi. Egli per nostro amore discese dal cielo in terra fra gli stenti e le pene; per noi soffrì la morte la più dura. Egli per un'eccesso d'amore si lasciò per nostro cibo nella ss. Eucaristia. Egli infine ci tiene preparato un bel posto in Cielo per tutta un'eternità. E chi è mai colui, il quale considerando questi tratti d'amore di Dio verso di noi non si senta ardere il cuore verso Dio? Ma noi dobbiamo anche amare il prossimo come noi stessi. Tutti gli uomini del mondo sono nostri fratelli, perchè figli di uno stesso padre che è Dio. Tutti hanno diritto che noi li amiamo. E Gesù Cristo di ciò fece un espresso comando dicendo; hoc est praeceptum meum ut diligatis invicem: questo io vi comando che vi amiate l'un l'altro. E non solo dobbiamo {90 [98]} amare gli amici, ma anche i nemici. Il nostro divin Salvatore ce ne diede l'esempio perdonando, e pregando per gli stessi suoi crocifissori. Sia adunque sempre acceso in noi questo fuoco della carità. Per questo fine facciamo frequenti atti di questa virtù recitando la formola dell'atto di carità.
Finalmente quanti peccati avremo noi già forse commessi nella vita passata! quanti ancora ne comettiamo tutti i giorni se non mortali (dai quali Iddio sempre ci guardi) almeno veniali! ora tu sai, cristiano mio, che un peccato offende quel Dio che è così buono, che ci ha fatti e ci fa continuamente tanti benefizi. Quale rincrescimento non dovrebbe sentire il nostro cuore allorquando ci accorgiamo d'averlo offeso! E se per mala disgrazia noi avessimo commesso un peccato mortale, che spavento non dovrebbe prenderci tosto che noi riflettiamo sull'infelice nostro stato! Noi dopo un peccato mortale, siamo nemici di quel Dio che ha in sua mano la nostra vita; nemici di Colui, che può ad ogni momento mandarci la morte, e precipitarci {91 [99]} nelle pene eterne dell'inferno. E chi è mai quel pazzo, che considerando il grande pericolo, in cui si trova non si commuova e non si rivolga a Dio domandandogli umilmente perdono? Si, amato cristiano, recita sovente l'alto di contrizione, e specialmente quando la coscienza ti avverte di qualche peccato. Così facendo avrai la bella sorte di trovarti sempre nell'amicizia di Dio, che è il più gran bene del mondo. Affinchè tu abbia un grande stimolo a spesso recitare questi atti, sappi che recitandoli, oltre ad accrescere in te queste preziose virtù, ed ottenere il perdono de' tuoi peccati, acquisti ogni volta molte indulgenze concesse dai sommi Pontefici.
Questa preghiera è antichissima nella Chiesa. La sua istituzione rimonta all'anno 1095, in cui fu pubblicata dal Papa Urbano II nel Concilio tenuto in Clermont {92 [100]} città di Francia. La Chiesa nel promuovere questa divozione ebbe due fini: 1° affinchè i fedeli si ricordassero sovente e ringraziassero Iddio del grande mistero dell'Incarnazione; 2° affinchè implorassero la materna protezione di Maria Santissima. Il Serafico Dottore s. Bonaventura già fino dal 1262 prescrisse ai suoi Religiosi di esortare i fedeli a recitare verso sera tre volte l'Ave Maria per onorare il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio nel seno purissimo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Una sì bella divozione non tardò a spandersi in mezzo al popolo cristiano. I sommi Pontefici poi, onde animare i fedeli alla divozione medesima l'arricchirono di molte indulgenze. Il sommo Pontefice Benedetto XIII l'anno 1724 a tutti i cristiani, che al segno della campana al mattino, al mezzodì ed alla sera dopo tramontato il sole recitassero ogni giorno l'Angelus Domini con tre Ave Maria concesse l'indulgenza plenaria, e remissione di tutti i peccati una volta al mese in un giorno in cui confessati e comunicati {93 [101]} pregheranno per la s. Chiesa; e l'indulgenza di 100 giorni ogni volta, che veramente pentiti reciteranno come sopra la mentovata preghiera. Essa devesi recitare in piedi tutte le domeniche dell'anno, cominciando dai primi vespri, cioè dalla sera del sabato fino alla sera della domenica inclusivamente. Nel tempo pasquale recitasi sempre in piedi la Regina coeli col versetto e orazione corrispondente. Quelli poi che non sapessero la Regina coeli potranno acquistare le suddette indulgenze recitando come sopra l'Angelus Domini. Le persone poi religiose, o che vivono in comunità, le quali non potessero recitare le suddette preghiere al suono della campana per essere in tali ore occupati in qualche esercizio prescritto dalle loro regole o costituzioni, potranno guadagnare le indulgenze medesime, se subito terminato il loro lavoro reciteranno le mentovate preghiere. Coloro eziandio che si trovassero in luogo dove manca il suono della campana lucrano parimenti le indulgenze recitando le medesime preghiere circa le {94 [102]} ore determinate, secondo le varietà dei tempi.
Siamo adunque, o divoto Cattolico, assidui a recitare queste preghiere. Noi ci acquisteremo grandi meriti pel cielo; noi ci acquisteremo l'affezione della Regina del paradiso. Quanto è mai dolce ed utile ad un tempo rivolgerci nel principiar del giorno alla amabilissima nostra Madre Maria, e quali teneri figli gettarci nel seno suo materno, onde ci difenda da ogni pericolo e di anima e di corpo! Quanto è mai di consolazione e di conforto nella metà della giornata, come nel mezzo del cammino, salutare nuovamente questa tenerissima Madre, invocare il suo bel nome, il suo potente aiuto per continuare felicemente il viaggio! Quanto è mai giocondo al sopraggiungere della notte abbandonarci di bel nuovo nelle braccia di questa amorosissima Madre, e tranquilli prendere riposo nel suo materno seno! {95 [103]}
Presso tutti i popoli, che la storia ricorda, troviamo il sacrifizio non solo interno e del cuore, come per esempio la rassegnazione e la preghiera, ma anche l'esterno, il quale solo, propriamente parlando, appellasi sacrifizio. Il sacrifizio fu in ogni tempo considerato come parte essenziale del divin culto. Sotto il nome di sacrifizio strettamente e propriamente parlando s'intende una offerta esterna di un oggetto materiale fatta a Dio, quale supremo ed infinito padrone, da un ministro pubblico e a ciò deputato (il sacerdote) a fine, coll'immutazione {96 [104]} od anche colla totale distruzione di quest'oggetto materiale, di attestare e riconoscere solennemente il supremo dominio di Dio sopra tutte le cose[4]. In questo senso gli ebrei offrivano, secondo la prescrizione di Mosè, vari sacrifizi, i quali oltre i particolari loro fini figuravano ancora l'unico sacrifizio del cristianesimo e ricordavano la necessità della penitenza senza aver la forza di operare la conversione dei cuori, e la remissione dei peccati. Al contrario il sacrifizio del cristianesimo opera per propria virtù nelle anime il pentimento, il perdono dei peccati {97 [105]} e la santificazione degli uomini: ed è perciò il compimento d'ogni sacrifizio, è la fonte più feconda delle celesti benedizioni, è il mezzo più potente per condurre le anime all'eterna felicità. Questo sacrifizio d'infinito valore offrivalo Gesù Cristo Dio-Uomo morendo sulla croce a fine di riconciliare la caduta umanità colla santità e colla giustizia del suo Eterno Padre, e per farci ritornare figliuoli di Dio ed eredi del paradiso. Al compimento di questo sacrifizio in croce dovevano, secondo le profezie, cessare tutti i sacrifizi giudaici, e questo sacrifizio della croce si doveva in perpetuo rinnovare e rappresentare in una maniera incruenta, cioè non sanguinata, affinchè tutti i fedeli, col partecipare a questo sacrifizio, partecipassero di continuo ai meriti di Gesù Cristo, porgessero a Dio il debito tributo di adorazione, di ringraziamento e di preghiera, ed entrassero in intima comunicazione col loro divin Redentore. Questo eccelso sacrifizio dal quale tanto bene deriva ai fedeli, ed eccita sentimenti di fede, {98 [106]} speranza e carità, umiltà, pentimento, obbedienza, divozione a Gesù Cristo, è la s. Messa dei cattolici, siccome fu dai profeti predetta, e realmente da Gesù Cristo instituita. Che la Messa sia un vero sacrifizio lo definì il Concilio di Trento con queste parole: « Se alcuno dirà non venir nella Messa offerto al Signore un vero e proprio sacrifizio, oppure questo sacrifizio in nient'altro consistere, che nella partecipazione di Cristo, sia scomunicato. » (Sess. XXII, can. I).
Fra le profezie sulla s. Messa più rilevante avvi quella del profeta Malachia; Iddio per bocca di questo profeta parlando agli ebrei, loro dice: « Io più non ho in voi compiacenza alcuna, e non riceverò più dalle vostre mani alcun sacrifizio. Imperocchè dall'oriente fino all'occidente il mio nome è grande fra i popoli, e in tutti i luoghi viene offerto al mio nome un sacrifizio mondo. Imperocchè il mio nome sarà glorioso fra i popoli, dice il Signore degli eserciti. » (Malach. I, 11). Inoltre per bocca del profeta Davide l'Eterno Padre dice di Gesù Cristo (Salm. 109): Tu sei sacerdote in eterno {99 [107]} secondo l'ordine di Melchisedecco il quale offrì al Signore pane e vino (Gen. XIV, 18).
La Chiesa cattolica sulla scorta dei santi Padri ha sempre applicate ambedue queste profezie alla Messa. Fra i ss. Padri che parlano di questo sacrifizio s. Ireneo, il quale fiorì nel secondo secolo della Chiesa, dice: Cristo prese ciò che in virtù di sua creazione era pane, rese grazie e disse: questo è il mio Corpo, e similmente il Calice.... lo riconobbe suo Sangue, e instituì perciò il novello sacrifizio della novella alleanza, che la Chiesa ricevette dagli apostoli, e in tutto il mondo offre a Dio: del qual sacrifizio Malachia predisse: Dall'oriente ecc.
È chiaro pertanto che nelle addotte profezie il Signore annunziò:
1° L'abolizione del sacrifizio dell'antica legge, anzi l'abolizione della legge medesima. Ciò dimostrasi sovratutto da quelle parole di Malachia: Io più non ho in voi compiacenza alcuna, e non riceverò dalle vostre mani alcun sacrifizio.
2° L'istituzione di un novello sacrifizio. Malachia infatti parla di un sacrifizio {100 [108]} che allora non esisteva ancora, perciò non di un sacrifizio puramente interno di ringraziamento, di lode o di buone opere che allora già esisteva, e che gli antichi patriarchi sempre offrirono fin dal principio del mondo. Inoltre il profeta oppone questo sacrifizio ai sacrifizi dei sacerdoti ebrei, esterni e reali: ciò vuol dire, che sarebbe anche questo un sacrifizio esterno e reale. Finalmente lo chiama mondo, tale cioè che non resterebbe macchiato dall'indegnità dell'offerente, la qual cosa non può essere dei sacrifizi puramente spirituali, i quali più o meno partecipano dei difetti dell'umana debolezza.
3° Annunzia un sacrifizio, che nel merito intrinseco e nell'eccellenza avrebbe di gran lunga superati i sacrifizi giudaici e pagani. Lo chiama mondo ancora per opposizione a quelli de' giudei e del gentilesimo, i quali od erano impuri, ovvero non possedevano alcuna virtù interna di comunicare agli uomini la grazia e l'interna santità.
4° Questo novello sacrifizio doveva {101 [109]} avere una somiglianza col sacrifizio di Melchisedecco, il quale offri pane e vino (Gen. XIV). Dunque anche questo doveva avere l'aspetto di pane e di vino. In questo senso il Messia, che lo avrebbe instituito e offerto, sarebbe sacerdote secondo l'ordine di Melchisedecco, e non secondo l'ordine di Aronne (il quale doveva offrire carne e sangue di animali) col quale nome avrebbe dovuto essere chiamato, se il profeta con questo sacrifizio avesse voluto solamente parlare del sacrifizio sanguinoso della croce.
5° Questo sacrifizio inoltre non sarebbe offerto in un luogo solo, come i sacrifizi giudaici si offrivano nel solo tempio di Gerusalemme, nè una sola volta, come il sacrifizio della Croce, ma su tutta la superfìcie della terra, dall'oriente all'occidente, e sino alla fine del mondo. Per questo motivo il Messia autore del medesimo, che pel primo l'offrì, non vien semplicemente chiamato sacerdote, ma sacerdote in eterno, perchè per mezzo de' suoi ministri offrir doveva ogni giorno all'Eterno {102 [110]} Padre il sacrifizio incruento della propria carne e del proprio sangue.
Siccome dunque il sacrifizio predetto tanti anni prima da Malachia non può essere il sacrifizio incruento della croce, nè un sacrifizio interno di lode o di buone opere, e meno ancora un sacrifizio dei giudei e dei gentili, bisogna di necessità intendere il sacrifizio instituito dal divin Salvatore nell'ultima cena, il quale non cessò mai da quel tempo di essere offerto in ogni parte del mondo dai sacerdoti della sua Chiesa. Un breve sguardo a quanto Egli operò in quella cena, e a ciò che si opera nella Chiesa Cattolica, finirà di convincerci di questa verità.
La vigilia di sua passione, mentre gli apostoli mangiavano, così l'Evangelista s. Matteo, Gesù prese del pane, lo benedisse, lo ruppe e lo distribuì ai suoi discepoli dicendo: prendete e mangiate, questo è il mio Corpo. Poscia prese il calice, rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, dicendo: bevetene tutti, imperciocchè questo è il mio Sangue, Sangue del novello testamento, il {103 [111]} quale sarà sparso per molti in remissione dei peccati. Con s. Matteo si accordano pienamente gli altri Evangelisti, e la narrazione di s. Paolo. E poichè qui si trovano tutti i requisiti di un vero sacrifizio, non si può mettere in dubbio, che Gesù Cristo non abbia offerto nell'ultima cena un vero e reale sacrifizio. Noi vi troviamo 1° la benedizione, la preghiera di lode e di ringraziamento a Dio datore di ogni bene; 2° la immolazion della vittima: cioè nella conversione separata in virtù delle parole di Cristo, del pane nel Corpo e del vino nel Sangue, vi troviamo se non reale, una mistica separazione del sangue dal corpo, e con ciò uno stato di vittima; 3° la partecipazione al sacrifizio, che era pure una delle condizioni dell'olocausto pacifico. Poichè ebbe Cristo offerto nell'ultima cena questo sacrifizio puro ed immacolato, predetto dai profeti, egli lo instituì e ordinò a tutti i luoghi, popoli e tempi, come un monumento di sua passione e morte da conservarsi per sempre nella sua Chiesa: e perciò aggiunse: Fate ciò in memoria {104 [112]} di me. Con le quali parole diede agli Apostoli ed ai loro legittimi successori, i vescovi e gli altri sacerdoti, non solamente la potestà, ma il comando di fare ciò che aveva fatto egli stesso.
Pertanto la Messa della Chiesa Cattolica è l'adempimento di questo divin comando, ed è una continua ripetizione, e rinnovazione di quel sacrifizio instituito da Gesù Cristo nella vigilia di sua passione. La cosa è chiara per chiunque voglia paragonare l'uno coll'altro sacrifizio. Imperocchè come in quello Gesù Cristo 1° ringraziò Iddio, 2° cangiò il pane ed il vino colla sua onnipotente parola, 3° diede in cibo e bevanda ai suoi discepoli la propria carne e sangue; così nella s. Messa sono contenute queste tre parti essenziali, 1a l'offerta col ringraziamento, l'Offertorio ed il Sanctus, 2a la transostanziazione, 3a la comunione. L'introito della Messa fino al Vangelo, e le preghiere che accompagnano questa prima parte non sono punto essenziali al sacrifizio, ma furono stabilite fino dai primitivi tempi della Chiesa per innalzare sempre {105 [113]} più la maestà di questo sublime mistero, e rendere a noi più sensibile il pregio infinito di quest'azione.
Dalle cose fin qui dette risulta ancor chiaro, che la Messa è essenzialmente lo stesso sacrifizio che Gesù Cristo offrì sulla Croce, e in ciò solo si differenzia, che quello fu cruento cioè sanguinoso, questo è incruento, cioè senza spargimento di sangue. Tanto nell'uno quanto nell'altro vi ha la medesima vittima, il medesimo offerente Gesù Cristo. In croce Gesù Cristo offrì sè medesimo al suo celeste Padre in remissione dei nostri peccati; nella s. Messa offre parimenti se stesso per noi per mezzo del sacerdote. Onde questi non pronunzia già le miracolose parole della consacrazione in persona propria, ma a nome di Gesù Cristo; non dice: questo è il Corpo di Cristo, ma questo è il mio Corpo. Perciò Gesù Cristo è vero sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedecco. Egli è che quotidianamente per mano de' sacerdoti offre sui nostri altari il sacrosanto sacrifizio della sua carne e del suo sangue sotto {106 [114]} le specie di pane e di vino. A questo proposito dice s. Tommaso d'Aquino: Non potendo alcuno in veruna circostanza rappresentare la persona di un altro senza averne prima ottenuta l'autorità, Gesù Cristo autorizzò alcuni, i soli apostoli e loro successori, i sacerdoti, per essere i veri ministri di questo sacrifizio eucaristico. Imperocchè a loro soli ha detto: fate questo in memoria di me.
È chiaro altresì che la dottrina della transostanziazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Gesù Cristo, e la credenza nella presenza reale e permanente di lui sono i fondamenti del dogma della s. Messa. Questa dottrina e la fede nella presenza reale ricavasi apertamente dalle parole di Cristo agli apostoli, e dal costante sentimento della Chiesa, la quale cominciando dagli immediati discepoli del Salvatore ha sempre creduto così. Questo pensiero deve essere per ogni anima cristiana feconda sorgente di profondissima divozione. Imperciocchè dopo diciannove secoli si trova Gesù nella SS. Eucaristia {107 [115]} presente non già per simbolica ricordanza, ma in persona, vivo, e in tutta la pienezza di sua grazia, del suo amore. Egli vi si trova Dio e Uomo in istato di vittima, quale avvocato, pregando l'Eterno suo Padre che guardi benigno il suo popolo pentito. Egli vi si trova per ottenere misericordia e perdono dei peccati, specialmente a quelli, che a lui di cuore si rivolgono.
Il grande valore e l'eccellenza della s. Messa si può da ognuno scorgere di leggieri. Se Gesù Cristo è la vittima e l'offerente supremo, certamente la s. Messa riesce gratissima a Dio. Se per mezzo di altri sacrifizi gli dimostriamo già il nostro rispetto, adorazione e riconoscenza, perchè lo riconosciamo supremo Padrone e Datore di ogni bene, la s. Messa qual sacrifizio del suo dilettissimo Figliuolo riesce indubitatamente un sacrifizio di infinito gradimento l'atto più grande di religione, l'adorazione più rispettosa, un contracambio infinito. Perocchè noi offriamo al celeste Padre in adorazione e riconoscenza il suo Figliuolo in qualità di vittima, e accompagniamo {108 [116]} quest'infinita offerta con sentimenti personali di ossequio e di gratitudine. E quindi si comprende eziandio che la s. Messa deve essere un sacrifizio espiatorio pei vivi e pei defunti. Gesù Cristo in vero offri se medesimo in croce pei nostri peccati, e questa offerta viene rinnovata nella s. Messa. In verità per quel che è del peccato veniale, s. Tommaso scrive così: l'essenza di questo sacramento è l'amore, il quale non solo naturalmente si eccita, ma anche si esterna per mezzo di questo sacramento; pel qual atto di amore i peccati veniali restano perdonati. Riguardo poi ai mortali, la virtù del s. Sacrifizio è solo indiretta in quanto che muove Iddio a concedere le grazie del pentimento a coloro pei quali viene offerto. Inoltre essendo il valore e l'efficacia della Messa infinita in virtù dei meriti di Gesù Cristo, questo sacrifizio rende la migliore soddisfazione che possa immaginarsi alla divina giustizia per i peccati nostri e pei peccati di coloro, che sono già nell'altra vita. Perciò nella s. Messa si prega il Signore che in vista del sacrifizio di Gesù Cristo egli {109 [117]} voglia perdonare ai vivi e ai defunti la pena dovuta per li peccati. Onde consegue che la s. Messa sia anche un sacrifizio eminentemente espiatorio.
In tutte le circostanze della nostra vita interna ed esterna, fauste ed infauste, noi sempre possiam metterci in relazione colla s. Messa, a fine d'impetrare, pei meriti di Gesù Cristo, grazia, consolazione e conforto nei patimenti, felicità per noi e per altri ecc. Tutto quello che chiederete al Padre in nome mio, vi sarà concesso, dice Cristo medesimo. Questi sono i grandi effetti che derivano direttamente dalla s. Messa, i quali scaturiscono unicamente dalla virtù di Gesù Cristo, nè perdono nè guadagnano dall'indegnità o dalla santità del sacerdote.
Queste osservazioni sulla s. Messa devono animare potentemente ogni fedele ad assistervi non solo nei giorni festivi, ma ancora nei dì feriali, per quanto lo permettono i doveri del suo stato.
Giova poi il sapere, che le varie cerimonie e preghiere di cui si compone la s. Messa, quanto alla sostanza, sono antiche {110 [118]} quanto il cristianesimo, come ce lo dimostra la storia ecclesiastica; cosichè le preghiere e le cerimonie che si usano oggidì nella s. Messa sostanzialmente sono le stesse, che si usavano nei tempi apostolici. Queste preghiere e cerimonie si possono distinguere in tre parti. Le une formano come l'apparecchio della Messa e sono:
1° L'introito, il quale esprime una lode al Signore, e consiste in un versicolo tratto dai salmi, o da alcun altro libro della s. Scrittura.
2° Il Kirie, con cui confessiamo la nostra reità e preghiamo Iddio ad usarci misericordia.
3° Il Gloria, nel quale ci solleviamo col pensiero alla gloria celeste e alla patria dei santi. Per altro nei tempi di tristezza e nelle messe pei defunti il Gloria si tralascia, come anche nelle messe feriali e votive, perchè in queste Messe dobbiamo solo pensare alle nostre infermità, a piangere i nostri peccati, o a suffragare le anime dei nostri trapassati.
4° Le Collette, ossia Orazioni, nelle {111 [119]} quali il sacerdote a nome della Chiesa prega pel popolo presente, acciocchè per la bontà di Dio e per l'intercessione dei santi, dei quali si fa memoria, sia fatto degno di partecipare ai santi misteri.
5° L'Epistola ed il Vangelo sono letti dal sacerdote ad istruzione del popolo, al quale vengono spiegati nelle Messe parochiali nei giorni festivi.
6° L'Offertorio in cui il sacerdote dopo avere recitate alcune parole di lode a Dio, fa a Dio in nome suo e del popolo la offerta del pane e del vino.
7° Il Prefazio, il quale è un invito che il sacerdote fa al popolo perchè sollevi la mente e il cuore a Dio per prepararsi al grande miracolo che sta per compiersi nella consacrazione del pane e del vino.
Le altre formano come il corpo della Messa e sono quelle comprese nel Canone, il quale sostanzialmente si può dire ordinato dagli stessi Apostoli. Ora nel Canone si distinguono le seguenti parti principali:
1° Il sacerdote prega per tutta la Chiesa, {112 [120]} pel sommo Pontefice, pel vescovo e per tutti i fedeli in comune.
2° Fa il Memento, ossia la commemorazione dei vivi, pregando solo nel segreto della sua mente per quelle persone in particolare di cui esso intende fare una menzione speciale.
3° Fa la commemorazione di Maria SS., degli Apostoli, e dei Martiri principali dei primi tempi, invocando il loro patrocinio.
4° Messe le mani sopra l'ostia ed il calice lo offre a Dio, pregando che questi elementi vengano transostanziati nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo.
5° Fa la consacrazione del pane, proferendo le parole: Questo è il mio corpo, e adorata col genuflettere l'Ostia consacrata, la alza perchè sia veduta ed adorata dal popolo. Quindi consacra il vino proferendo le parole: Questo è il calice del sangue mio, della nuova ed eterna alleanza; mistero di fede, il quale sarà versato per voi e per molti nella remissione dei peccati: e adorato che ha col genuflettere il Sangue del {113 [121]} nostro Divin Redentore, alza il Calice perchè sia veduto e adorato dagli astanti.
6° Prega l'Eterno Padre che si degni di accettare questo sacrifìcio, in sacrificio di lode, di ringraziamento e di propiziazione.
7° Prega per tutti i fedeli defunti, facendo nel segreto della sua mente menzione di alcuni in particolare.
8° Fa ancora la commemorazione di altri santi martiri.
9° Recita il Pater noster.
10. Spezza l'Ostia consacrata in due parti, e da una di queste spicca una particella che mette nel calice.
11. Invoca tre volte l'Agnello di Dio, cioè Gesù Cristo ad avere pietà di noi, quindi recita tre belle orazioni per apparecchiarsi alla ss. Comunione.
12. Dette tre volte: Signore non sono degno che veniate sotto il mio tetto: cioè, che voi entriate nel mio cuore, ma dite soltanto una parola, e l'anima mia sarà salva, si comunica con ricevere il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, e poi distribuisce la Comunione ai fedeli. Quando per altro vi {114 [122]} sono molti da comunicare, per non troppo trattenere in chiesa gli altri, si aspetta a dare la Comunione al termine della Messa. 13. Raccolti i fragmenti della SS. Eucaristia, che sono sul lino detto Corporale, li mette nel calice, e infondendo nel calice un po' di vino, lo consuma. Quindi si purifica le dita con vino ed acqua che infonde nel calice, e li consuma.
Finito il Canone, viene la conclusione della Messa, nella quale il sacerdote 1° recita una o più preghiere per ringraziare Iddio di aver partecipato al Corpo e Sangue di G. C. 2° dà la Benedizione al popolo. 3° legge il principio del Vangelo di s. Giovanni, o qualche altro squarcio dei ss. Evangeli.
Il santo sacrifizio della Messa sì offre sopra un altare, il quale deve essere decentemente ornato. L'altare come strumento del sacrifizio fu in uso fino dai tempi primitivi. Di fatto noi leggiamo nella Bibbia {115 [123]} che Giacobbe eresse in altare la pietra, sulla quale aveva posato il capo la notte, in cui era stato favorito della celeste visione di una scala misteriosa. Nella legge mosaica è celebre l'altare eretto da Mosè nel tabernacolo, e poi quello del tempio di Gerusalemme. Quest'uso passò nella legge evangelica, e cominciò fino dai tempi apostolici; perocchè troviamo che s. Paolo nelle sue lettere parla dell'altare e della mensa, su cui offrivasi l'Eucaristia. (I Corint. X, Hebr. X). L'altare poi con tutti i suoi ornamenti giova assai a nutrire la nostra pietà e religione. In fatti l'altare considerato in se stesso ci ricorda naturalmente sia la tavola sopra cui Gesù Cristo fece l'ultima cena co' suoi discepoli, sia la croce sulla quale egli si sacrificò per la nostra salute. Per legge antichissima della Chiesa, fatta sino dai tempi degli Apostoli, fu stabilito che l'altare deve essere di pietra, o almeno di pietra deve essere quella parte, sopra cui si pone l'ostia e il calice per la consacrazione: perchè l'altare è figura di Gesù Cristo, il quale nella sacra {116 [124]} scrittura è chiamato pietra angolare, a cagione della sua forza divina, ed è pietra fondamentale della Chiesa. L'altare deve essere consacrato secondo l'uso praticato fin dai primi secoli della chiesa, e che probabilissimamente fu prescritta dagli Apostoli stessi. Questa consacrazione significa la santità di Gesù Cristo, che è raffigurato nell'altare, e dal quale deriva nei fedeli ogni santità: e che nel consacrarlo si chiudono dentro al medesimo delle reliquie di santi per significare l'intima unione che i santi hanno con Gesù Cristo, e farci comprendere quanto sia grande la loro intercessione presso a Dio in nostro favore. E questa usanza rimonta alla più remota antichità, e rammenta il tempo delle persecuzioni, nel quale i sacerdoti erano nella dura necessità di celebrare la santa messa nei luoghi sotterranei, dove le tombe dei martiri servivano di altare. L'altare, quando vi si celebra la s. Messa, deve essere coperto di tre tovaglie l'una sull'altra, le quali rappresentano i lini in cui fu ravvolto il corpo di Gesù Cristo, e messo nel {117 [125]} sepolcro. La croce, posta sull'altare in mezzo ai candelieri, significa il trionfo che l'Agnello divino riportò sopra il mondo non col ferro, ma col legno, come era stato predetto dai profeti, cioè coi meriti della sua passione e morte sull'albero della croce. Le fiammelle delle candele accese a destra e a sinistra sono un simbolo della luce che il Vangelo ha portato ai giudei e ai gentili, e della viva fede e ardente carità che deve essere nel cuore di coloro che assistono alla s. Messa. Si usa anche di collocare sopra l'altare le reliquie dei Santi per esporle alla venerazione dei fedeli e per significare che le loro anime sono già in cielo intorno al trono di Dio come le loro ossa si trovano quivi in terra vicino all'Agnello immacolato, offerto sotto le specie eucaristiche. Vi si pongono anche dei fiori o naturali od artificiali per dimostrare, che tutto ciò che vi ha di bello e vago quaggiù deve essere consacrato alla gloria di Gesù Cristo, e che la sua Chiesa è come un giardino ove è una grande varietà di fiori spirituali. {118 [126]}
Per celebrare la s. Messa si deve adoperare un piattello detto patena, su cui si pone l'Ostia, e un calice dentro al quale si versa il vino. Noi troviamo che nei primi tempi della Chiesa si usavano non solo calici d'oro o d'argento, ma talvolta quando la necessità lo richiedeva, anche calici di legno, di pietra, di vetro o di creta. Da lungo tempo per altro sia per maggior riverenza, sia particolarmente per impedire le profanazioni che possono accadere quando il calice è di materia fragile, la Chiesa ordinò che i calici siano d'oro o d'argento o almeno di stagno colla coppa indorata al di dentro, e le patene siano anch'esse d'oro o d'argento o almeno di rame dorato nella parte superiore. Sopra il calice durante la messa si mette un pezzo di lino quadrangolare detto palla reso alquanto duro con amido per impedire {119 [127]} che alcuna cosa vi cada dentro. Questo pezzo di lino non deve essere coperto di seta, nè avere alcun ricamo, ma solo una croce nel mezzo. Sul calice si mette anche un pannolino, che deve essere lungo più di un palmo, e non mai indurito con amido, per pulirne e asciugarne la coppa. E questo lino è detto purificatore. Il calice prima dell'offertorio e dopo la comunione non si deve lasciare scoperto sull'altare; ma deve essere coperto con un pezzo di stoffa per lo più di seta, chiamato il velo. E ciò sia per riverenza verso questo vaso sacro, sia per conservarlo pulito e mondo. In fine quando si porta il calice all'altare, sopra il velo si pone una borsa quadrangolare della medesima stoffa e dello stesso colore delle paramenta, la quale racchiude un lino candido e pulito reso duro con amido. Questo lino si stende sul mezzo dell'altare e sopra di esso si pone il calice e l'ostia, ed è detto corporale, perchè sopra di esso si consacra e in esso si colloca il corpo sagratissimo del nostro divin Redentore. {120 [128]}
Se nella società civile si usano abiti distinti secondo le diverse civili funzioni che si hanno da compiere, e se la forma e il colore delle vestimenta cangiano fra le persone di mondo, e variano secondo i giorni di solennità, di esultanza o di duolo, non dovrà certamente fare maraviglia se nella società cristiana si usino eziandio ornamenti particolari ne' suoi divini uffizi. Ciò si conforma maravigliosamente alla nostra natura la quale ha bisogno che i sensi siano scossi dall'esterno apparato delle cose per sollevarsi a contemplare la sublimità dei santi misteri. Perciò molto sapientemente la Chiesa vuole che i suoi sacerdoti nel celebrare la s. Messa si adornino di vesti particolari benedette dal vescovo a questo fine, le quali si chiamano paramenti sacri.
Da principio queste vesti nella forma erano simili a quelle usate dai laici costituiti {121 [129]} in dignità: e solo si differivano nella preziosità della materia e del lavoro conciossiachè sembri che anche nelle catacombe nel celebrare la s. Messa, quando si poteva, si usassero vesti tessute d'oro e ornate di gemme. I primi cristiani solevano consacrare al servizio di Dio l'oro e le pietre preziose che avevano usate ad offenderlo quando erano ancora gentili. Essendo poi quelle forme di abiti andate in disuso fra i laici, la Chiesa ne conservò l'antica forma con qualche modificazione. Questi abiti debbono essere, come dicemmo, benedetti dal vescovo, e il sacerdote tutte le volte che le indossa recita preghiere alla misteriosa loro significazione. Queste vesti sono le seguenti:
1° L'amitto ossia pannolino con una croce nel mezzo, col quale il sacerdote si copre il capo. Esso ci ricorda il velo con cui i Giudei coprirono la faccia del Salvatore, schiaffeggiandolo nella sua passione. Posto sul capo del sacerdote, esso figura l'elmo militare, e gli ricorda la fortezza con cui deve combattere le battaglie del {122 [130]} Signore e la modestia e il rispetto con cui deve accostarsi ai santi misteri. Quest'ornamento, dice il papa Innocenzo III (Del mist. della s. Messa), ci rammenta che Gesù Cristo per operare la nostra salute ha nascosto la sua divinità sotto il velo dell'umana natura.
2° Il camice, che nell'impero romano portavano le persone ragguardevoli, e che la Chiesa ha conservato, perchè colla sua bianchezza indica l'interna purezza, che deve avere il sacerdote per salire all'altare e immolare l'Agnello immacolato. Esso ci ricorda la veste bianca, che l'empio Erode fece mettere al divin Salvatore per derisione, e c'insegna a sopportare, ad esempio di lui, con pazienza le irrisioni degli uomini, che cogli scherni perseguitano la nostra virtù.
3° Il cingolo, il quale simboleggia la corda colla quale il nostro divin Salvatore fu legato dai Giudei nell'orto degli olivi. Esso ricorda la castità e la repressione d'ogni carnale dilettazione, in cui deve distinguersi il sacro ministro. {123 [131]}
4° Il manipolo anticamente era un piccolo fazzoletto che teneva luogo della stola, quando questa era divenuta un semplice ornamento e serviva, come già la stola, ad asciugare il sudore e le lagrime. Dopo il secolo duodecimo divenne esso pure un semplice ornamento nelle vesti sacerdotali, il quale si pone sul braccio sinistro. Conservò tuttavia il primiero suo significato, quello cioè dei travagli, dei sudori, delle lagrime, a cui va soggetta la vita cristiana. Legato al braccio del sacerdote significa le ritorte con cui l'adorabile Redentore fu avvinto alla colonna.
5° La stola, è un pannolino di cui le persone ricche servivansi per asciugarsi il volto. Al sesto secolo ella cangiò d'uso e di forma, imperocchè cominciò a farsi di stoffa in forma lunga e stretta, qual si vede oggidì. Ella venne quindi ad essere una veste d'onore e di autorità, simbolo della potenza annessa al carattere sacerdotale: e perciò è adoperata dal sacerdote in tutte le funzioni, che hanno per oggetto immediato il corpo di Gesù Cristo, e nella {124 [132]} più parte degli altri sacri misteri. Ella significa quella gloria ed immortalità, che la prevaricazione del primo Adamo ci aveva fatto perdere, ma che ci ha ricuperata il secondo Adamo, Gesù Cristo. Questo indumento sacerdotale che lega il collo e viene a incrocicchiarsi sul petto del sacerdote, mentre celebra la s. Messa, rappresenta pure al vivo la fune da cui era legato Gesù Cristo quando saliva al Calvario. La croce, che forma sul petto al ministro di Dio, gli insegna che tutta la potenza sacerdotale sta nella croce di Gesù Cristo.
6° La pianeta, detta in latino casula (casella), è così chiamata, perchè nell'antica sua forma era una cappa che aveva la figura di una capanna e copriva tutta la persona del sacerdote dal collo in giù, con una sola apertura al di sopra per entrarvi il capo. I ministri che assistevano il sacerdote all'altare sollevavano questo pesante mantello mentre esso aveva da alzare le mani o incensando col turibulo o sollevando l'ostia o il calice, la quale usanza si conserva ancora oggidì, benchè {125 [133]} non ve ne sia più il bisogno. La pianeta significa la veste inconsutile, cioè senza cucitura, della quale Gesù Cristo fu spogliato dai manigoldi nella sua crocifissione. Sovraponendosi a tutte le altre vesti essa è segno della carità, che deve spandersi sovra tutte le nostre virtù. Dinota eziandio il soave giogo della legge di Gesù Cristo, che i sacerdoti e i fedeli debbono portare ogni giorno per conseguire la grazia e la gloria celeste.
Nelle messe solenni il diacono indossa una veste appellata dalmatica, così detta per esserne stato primieramente introdotto l'uso nella Dalmazia: e il suddiacono si adorna d'una veste detta tunicella ossia piccola tonaca. Oggidì tra la dalmatica e la tunicella non è differenza di forma: ma anticamente la prima era assai più ampia e più lunga e più ornata della seconda. Amendue queste vesti hanno larghe maniche per indicare che i sacri ministri devono largheggiare nelle opere di carità ed in prontezza nel servizio del Signore. In certe sacre funzioni il sacerdote veste {126 [134]} il piviale che anticamente era una specie di mantello, il quale soleva portarsi in tempo piovoso, e per questo aveva attaccato un capuccio da coprire il capo. Di esso rimane ora un vestigio in quel pezzo a forma di mezza luna che pende di dietro. Il piviale strettamente parlando non è un abito sacro, perciò non è benedetto e non è portato esclusivamente dal sacerdote come è la pianeta, ma si usa anche dagli altri ministri a lui inferiori.
Il piviale significa anche al pari della pianeta la carità evangelica, che deve, per così dire, coprire tutte le opere del sacro ministro. Gli abiti sacerdotali coi loro simboli servono a pascere la pietà non solo del sacerdote che li porta, ma anche dei fedeli, che assistono all'augusto sacrifizio. Perciò l'amitto ci deve ricordare e raccomandare a tutti la modestia negli abiti, il raccoglimento e il silenzio nella casa del Signore. Il camice e il cingolo la purezza di mente e di cuore; il manipolo, la vita laboriosa e le buone opere, che noi dobbiamo offrire insieme colla {127 [135]} vittima sacrosanta; la stola deve rammentare a tutti noi cristiani la dignità della nostra vocazione per cui possiamo offerire sacrifizi sulla terra, e regnare in cielo; la pianeta il giogo della religione, alla quale ci dobbiamo sottomettere in ogni circostanza della vita. Finalmente tutto l'esteriore apparato delle sacre funzioni deve parlare agli occhi nostri in guisa da sollevare l'anima nostra a Dio per farci rilevare la eccellenza e la grandezza del s. sacrifizio della Messa e di tutti i divini misteri.
La santa Chiesa per meglio avvertire i fedeli della qualità dei Misteri e dei Santi al cui onore si celebra dì per dì la s. Messa, ha introdotto vari colori nelle sacre vesti. Questi colori secondo i sacri riti sono cinque: il bianco, il rosso, il verde, il violetto ed il nero. Il color bianco è simbolo di gioia e gaudio, {128 [136]} ed anche della purità e del candore della virtù. Quindi convenientemente si adopera nelle feste in onore di Gesù Cristo, di Maria SS., degli Angeli, di quei Santi, il cui particolar distintivo è la purezza e santità di vita. Lo stesso color bianco si usa nelle feste dei Pontefici, dei Dottori, dei Confessori, delle Vergini, delle Vedove e degli altri Santi non martirizzati. Esso è un invito per noi alla purità ed alla santità.
Il rosso, che è il colore del sangue e del fuoco, si usa nelle feste dei ss. Martiri, che col loro sangue suggellarono la fede cristiana, ed anche in quelle dello Spirito Santo, che scese sopra gli Apostoli in forma di lingue di fuoco. L'uffizio di esso è di illuminare ed infiammare i nostri cuori. Questo colore rammenta a noi il dovere, che abbiamo di professare la fede e di praticare la morale di Gesù Cristo, a costo eziandio di sacrifizio fosse anche quello della nostra vita; ed il fervore, con cui dobbiamo servire al Signore.
Il verde si adopera nelle Domeniche dalla {129 [137]} SS. Trinità all'Avvento e dall'ottava dell'Epifania alla Settuagesima, sia nelle Domeniche sia negli altri giorni di tal tempo quando in essi non occorra la festa di qualche Santo. Ora il color verde è il simbolo della speranza, perchè generalmente esso è il colore delle foglie delle piante, le quali, quando sono bene verdeggianti, lasciano sperare a tempo suo abbondanza di frutti. Perciò meritamente la Chiesa, quando non è occupata da altri sentimenti di gioia o di tristezza, desidera di eccitare vivamente nei nostri cuori quello della speranza, presentandoci il color verde nei suoi abiti sacerdotali.
Il violetto, la cui tinta è mezzana tra l'oscuro ed il chiaro, è simbolo di dolore misto a conforto; quali sono appunto i due sentimenti, che la Chiesa intende di svegliare negli animi nostri nell'Avvento e nella Quaresima per muoverci a fare penitenza dei nostri peccati. Laonde quel colore viene usato in tali tempi. Nell'Avvento l'anima sospira la venuta del Salvatore dentro di sè, e geme sopra i suoi peccati {130 [138]} coi quali lo ha contristato: spera per altro, che questi le verranno perdonati, e che essa otterrà la grazia di ricevere dentro di sè il suo Gesù. Nella Quaresima poi il cristiano piange i suoi peccati, che furono la causa della passione e morte del suo divin Redentore, ma si conforta colla dolce speranza del perdono.
Il nero, che è simbolo della morte e di duolo, si adopera nelle messe e negli uffici pei defunti per così esprimere al vivo il cordoglio che la Chiesa sente nel vedere i suoi figli rapiti da quella morte, che è una punizione della colpa primitiva, e più ancora per le pene acerbissime, che generalmente debbono soffrire in purgatorio prima di essere ammesse al godimento del cielo: ed anche per mettere sotto gli occhi degli astanti il salutare pensiero della morte acciocchè si distacchino da questo mondo, e si preparino a quel fatale passaggio. {131 [139]}
Per applicare la Messa e per assistervi in suffragio dei morti non è necessario che questa sia una Messa da Requiem coi paramentali neri. Qualunque Messa benchè celebrata da vivo coi paramenti di colore vivo può essere applicata ai defunti. Perciò ogni dì si possono suffragare i defunti col s. Sacrifizio della Messa; nulladimeno la Chiesa per richiamarci in modo più espressivo la memoria dei morti, e per muoverci più efficacemente a pregare per loro, talvolta permette, e nel dì della solenne commemorazione di tutti i defunti, {132 [140]} comanda a' suoi ministri di celebrare la Messa, che si dice da Requiem, coi paramentali di color nero.
Questa Messa è detta da Requiem perchè l'introito comincia con la parola Requiem, e perchè la Chiesa per le mani del sacerdote offre il santo sacrifizio in modo particolare per ottenere da Dio alle anime purganti la requie, ossia il riposo eterno, il perdono delle loro colpe. Questa Messa è accompagnata da alcune cerimonie particolari, di cui è bene conoscere la cagione ed il significato.
La Chiesa nella persona del suo ministro si veste di ornamenti lugubri per indicare ai viventi, secondo le parole di s. Paolo, che essa qual tenera madre geme con quei che gemono, piange con quei che piangono; e per eccitare i figli suoi ad imitarla nell'afflizione, ed a volgersi al misericordioso Iddio pregandolo che consoli quelle anime benedette, introducendole nel regno della pace.
Il sacerdote ai piedi dell'altare non dice il Salmo Judica me, Deus, per mezzo del {133 [141]} quale il profeta Davide esprimeva la gioia che provava nell'accostarsi al sacro tempio, al tabernacolo del Signore; imperocchè la Chiesa ricorda che i figli suoi, pei quali prega, non sono ancora entrati nella gioia del Signore, nella celeste Gerusalemme.
All'introito il sacerdote non fa sopra se stesso il segno della santa croce, ma lo fa sul messale, indicando con ciò che le anime dei trapassati hanno bisogno di partecipare al sacrifizio della croce per la suprema espiazione dei loro peccati.
Si tralascia parimenti il Gloria e l'Alleluia in segno di mestizia. Il Vangelo essendo la buona novella della pace, che Gesù venne donare al mondo, dopo essere letto non è baciato dal sacerdote, come si fa nelle messe dei vivi, perchè i defunti pei quali più particolarmente si celebra non hanno ancora ricevuto il bacio dell'eterna pace, e non sono ancora ammesse al godimento di Dio.
Il sacerdote tralascia pure il segno della santa croce che fa ordinariamente sopra l'acqua prima di versarne alcune gocce {134 [142]} nel vino, perchè quest'acqua rappresentando i fedeli viventi, la Chiesa vuole che questi sappiano che il frutto speciale della s. Messa ora deve essere applicato ai defunti; oppure anche perchè le anime purganti essendo già indissolubilmente unite con Gesù Cristo raffigurate nel vino (come ce lo insegna s. Cipriano) non hanno più bisogno di essere benedette per conseguire questa unione.
Avanti la comunione il sacerdote pronunzia bensì, come nelle altre messe, tre volte queste parole: O agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, ma invece di aggiungere la preghiera: abbiate pietà di noi, egli sostituisce quest'altra: date loro il riposo eterno. Questo fa, affinchè intendiamo che il sangue della vittima divina fu offerto a Dio specialmente per la liberazione dei nostri fratelli defunti, in soddisfazione dei loro peccati.
Nella Messa solenne pei defunti i ministri non si danno vicendevolmente la pace, perchè questa si dà solo come apparecchio di carità alla santa Comunione. Ma anticamente {135 [143]} la Messa da Requiem si celebrava sempre dopo un'altra, nella quale tutto il clero già si era comunicato, perciò non c'era più bisogno di questa mostra esteriore di mutuo perdono nella Messa pei morti. Infine non si benedice il popolo affinchè i fedeli presenti siano avvertiti che il più lieve peccato è di ostacolo a ricevere da Dio quella pienezza delle sue benedizioni che si riceve solo nel gaudio eterno del paradiso, nel quale non si può entrare se non dopo avere pagata colle pene del purgatorio ogni debito alla divina giustizia.
Tutte queste cerimonie tendono non solo a sollevare a Dio i nostri cuori, ma ad eccitarli ad una tenera compassione per le anime purganti. Sebbene ogni preghiera fatta durante la s. Messa coll'intenzione di suffragare quelle povere anime possa essere loro salutare, sembra nondimeno che siano da preferire quelle orazioni, le quali sono preparate a bella posta a questo scopo. Per esempio si potrebbe adoperare la seguente: {136 [144]}
O Dio infinitamente giusto, che punite ogni colpa con sommo rigore, perciò tenete le anime purganti in quel carcere di tenebre e di dolori, finchè abbiano pagato pienamente ogni debito alla vostra infinita giustizia: ma nel tempo stesso da Padre misericordioso siete disposto ad accettare le nostre preghiere ed opere meritorie, e sovratutto il santo Sacrifizio della Messa in isconto dei loro debiti, io imploro la vostra clemenza pel sollievo e per la liberazione delle anime de' miei fratelli, che la vostra giustizia tiene legate in quella oscura prigione. O Dio di consolazione e di grazia, son vostri figli quei che soffrono là in quel carcere. Voi li amate, ed essi pure vi amano: eglino sospirano di vedervi e godervi con quell'ardore, con cui il cervo sitibondo desidera l'acqua della fontana per refrigerarsi. Il loro più grande tormento, o mio Dio, si è il non poter ancora veder Voi, nè possedere {137 [145]} Voi, che siete l'unico oggetto dei loro voti ardenti e la loro unica felicità. Mostrate loro il vostro volto beato, e saranno nella gioia. Essi vi aspettano, Signore, in una perfetta sommissione, ma oh! quanto è doloroso per loro il rimanere lontani da Voi, quanto è amaro per loro questo esiglio, quanto duro il non potervi vedere! Fate, o Dio mio, che la compassione che io sento per essi sia loro di giovamento; ricevete in loro suffragio le preghiere che a Voi innalzo, le quali affinchè siano efficaci presso alla divina vostra misericordia, io unisco coi meriti infiniti della vittima di propiziazione, che sta per immolarsi sopra questo altare, a fine di placare la vostra giustizia, e soddisfare alla vostra Maestà oltraggiata dai peccati degli uomini. O mio Dio, rivolgete gli occhi vostri sopra Gesù Cristo vostro divin Figliuolo, nel quale avete riposto ogni vostra compiacenza, il suo sangue, che insieme colla vostra Chiesa io vi offro, grida misericordia per quelle sante anime: perciò noi speriamo che Voi ascolterete questa voce così possente, e a Voi sì cara. {138 [146]}
Tutte le anime del purgatorio mi sono unite col vincolo della carità, io adunque, Dio mio, vi prego per tutte indistintamente, chè tutte le desidero liberare da quelle pene; ma siccome alcune di loro hanno particolari diritti alle mie preghiere, gradite, mio Dio, che io ve le offra oggidì in modo speciale pel sollievo e per la liberazione di N. N. (Nominate il defunto, o li defunti pei quali volete più particolarmente pregare).
Degnatevi, Signor mio, di loro applicar abbondantemente i meriti del santo sacrifizio della Messa, che ora intendo di ascoltare in loro suffragio. Io vi dimando questa grazia per Gesù Cristo, vostro Figlio, nostro Signore. Così sia.
Ohimè! se il legno verde è trattato in simil modo, che sarà del legno secco? Se anime così sante hanno tuttavia a soddisfare alla vostra giustizia, o mio Dio, con sì duri e sì lunghi patimenti, ahimè infelice! io che sono un peccatore sì grande {139 [147]} che cosa non avrò da temere dai vostri severi giudizi? Dio Santissimo, che siete offeso dalle nostre colpe, ma siete anche placato dal nostro pentimento, io vi confesso con umiltà i peccati miei, il mio amor proprio non può dissimularmeli più; io confesso col pubblicano che non sono degno nè anche di entrare nella vostra casa e che ben lontano dal meritare grazie per altri, alcuna non ne merito per me stesso. Ma io confido nella promessa che Voi mi avete fatto di non mai rifiutare un cuore contrito ed umiliato. La vostra infinita bontà già ha concesso il perdono de' miei peccati, e questo primo favore mi fa sperare che Voi mi concederete ancora quello che io imploro per l'accrescimento della mia contrizione, e per la liberazione delle anime del purgatorio.
Fatemi concepire, o Signore, un salutare timore de' miei peccati, che io reputo {140 [148]} leggieri, e che Voi punite con tanto rigore in quelle anime, alle quali sta preparato il regno celeste. Fatemi compire quaggiù tutta la mia penitenza, affinchè più niente me ne resti a fare nell'altra vita. Misericordioso Gesù, esaudite la mia preghiera e per me e pei nostri fratelli, che soffrono nelle fiamme punitrici da Voi accese a fine di purificarli; o piuttosto rivolgete gli occhi misericordiosi, o Agnello innocente, sopra la penitenza che Voi avete fatto per loro e per me.
O buon Gesù, le replicate suppliche della vostra Chiesa salgano al vostro trono come incenso di soavissimo odore. O Agnello di Dio, che cancellate i peccati del mondo, dite in questo momento a quelle care anime, come un dì al buon ladrone; Oggi voi sarete meco in paradiso. {141 [149]}
O Dio Creatore e Redentore di tutti gli uomini, alle anime dei vostri servi e delle vostre serve, che ci hanno preceduto col segno della croce, e che Voi avete trovato degne bensì della vostra amicizia, ma non ancora abbastanza pure da essere ammesse nella vostra gloria, concedete il perdono che la vostra Chiesa colle umili e fervorose sue preghiere vi domanda, e che esse aspettano dalla vostra misericordia, Voi che essendo Dio vivete e regnate per tutti i secoli dei secoli. Così sia.
Voi ci avete mandati i vostri profeti, o Signore, affinchè c'insegnassero che noi non abbiamo quaggiù dimora permanente, e che avremo un giorno da abitare nella casa della nostra eternità. Fu da voi decretato, Dio mio, sempre giusto nella vostra {142 [150]} volontà, che noi dovessimo un giorno morire, e che dopo la morte avessimo da rendere a Voi un conto rigoroso di tutte le nostre azioni. Si sono già presentate al vostro tribunale quelle anime, per le quali oggi vi prego. Ah! se voi non le avete trovate ancora abbastanza sante per essere ammesse al godimento della vostra gloria, accettate benignamente in espiazione dei loro peccati il sangue divino che sta per essere versato su questo altare, e che cancella tutti i peccati del mondo.
Non entrate ancora, o giusto Giudice, in giudizio col vostro servo, che vi prega; ma fate che io fin da questo momento mi giudichi da me stesso con severità, e senza indugio facendo frutti di vera penitenza plachi il vostro sdegno per evitare un giorno i colpi della vostra giustizia.
(Se la messa da requiem è cantata si potrà leggere il Dies irae come segue):
Dies irae, dies illa
Solvet saeclum in favilla:
Teste David cum Sybilla. {143 [151]}
Quantus tremor est futurus,
Quando Judex est venturus
Cuncta stricte discussurus!
Tuba mirum spargens sonum
Per sepulchra regionum
Coget omnes ante thronum.
Mors stupebit et natura,
Cum resurget creatura
Judicanti responsura.
Liber scriptus proferetur,
In quo totum continetur,
Unde mundus iudicetur.
Judex ergo cum sedebit,
Quidquid latet, apparebit:
Nil inultum remanebit.
Quid sum miser tunc dicturus?
Quem patronum rogaturus
Cum vix iustus sii securus?
Rex tremendae maiestatis,
Qui salvandos salvas gratis,
Salva me, fons pietatis.
Recordare, Jesu pie,
Quod sum causa tuae viae:
Ne me perdas illa die.
Quaerens me sedisti lassus:
Redemisti Crucem passus:
Tantus labor non sit cassus.
Juste Judex ultionis,
Donum fac remissionis
Ante diem rationis. {144 [152]}
Ingemisco tamquam reus:
Culpa rubet vultus meas:
Supplicanti parce, Deus.
Qui Mariam absolvisti,
Et latronem exaudisti,
Mihi quoque spem dedisti.
Preces meae non sunt dignae;
Sed tu bonus fac benigne,
Ne perenni cremer igne.
Inter oves locum praesta,
Et ab hoedis me sequestra,
Statuens in parte dextra.
Confutatis maledictis,
Flammis acribus addictis,
Voca me cum benedictis.
Oro supplex et acclinis,
Cor contritum quasi cinis;
Gere curam mei finis.
Lacrymosa dies illa,
Qua resurget ex favilla.
Judicandus homo reus,
Huic ergo parce Deus:
Pie Jesu Domine,
Dona eis requiem. Amen.
Offertorio. Domine Jesu Christe, Rex gloriae, libera animas omnium fìdelium defunctorum de poenis inferni, et de profundo lacu; libera eas de ore leonis, ne absorbeat eas tartarus, ne cadant in obscurum: sed signifer sanctus Michaël {145 [153]} repraesentet eas in lucem saactam: Quam olim Abrahae promisisti, et semini eius.
Y. Hostias et preces tibi, Domine, laudis offerimus: tu suscipe pro animabus illis, quarum hodie memoriam facimus: fac eas, Domine, de morte transire ad vitam. Quam olim Abrahae promisisti et semini eius.
Gesù, divin Redentore, Voi siete quell'acqua viva che sale sino alla vita eterna: Voi siete quella manna celeste che non lascia morire, chi se ne ciba, della morte dei peccatori: Voi avete detto che colui il quale mangia la vostra carne e beve il vostro sangue, avrà la vita eterna, e sarà da Voi risuscitato nell'ultimo giorno; che chi si ciba di Voi abita in Voi, e Voi abitate in lui stesso. O divin Salvatore, che siete la risurrezione e la vita, quelle anime che gemono ancora da Voi lontane, si sono nutrite della vostra carne, ed hanno bevuto il vostro sangue, Voi siete entrato in loro, ed elleno si sono unite strettamente ed intimamente con Voi. {146 [154]}
Adunque compite ora le promesse della vostra pietà, ascoltate i loro lamenti, lasciatevi muovere dai loro gemiti, non tenetele più a lungo da Voi lontane. O Gesù Salvatore, Voi che avete tratto fuori Lazzaro vostro amico dal sepolcro, cavate ancora quelle sante anime, che sono nella vostra grazia ed amicizia, cavatele da quell'oscura prigione, che è per loro una tomba oltre modo trista essendo ivi trattenute lontane da Voi, che siete la loro vita, la loro speranza, il loro amore, la loro felicità. Ricordatevi che Voi avete sparso per esse tutto il vostro sangue. Se la vostra Maestà offesa non è ancora soddisfatta, prendete nel ricco tesoro dei vostri meriti la soddisfazione che ancora esige la vostra giustizia.
Sebbene io non sia che una delle vostre creature soggette alla morte ed al peccato, nulladimeno ho la consolazione di potervi offerire, o Dio eterno e vivo, per le {147 [155]} mani del Sacerdote quest'ostia immacolata, e questo calice prezioso, che devono fra breve essere cangiati nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo, vostro Figlio diletto. Ricevete, o Signore, questo augusto sacrifizio in odore di soavità, e gradite che io unisca a questa santa offerta il sacrifizio del mio corpo, dell'anima mia, de' miei beni, della vita mia, e di tutto quanto mi appartiene. Santificate questo sacrifizio che vi presento unitamente a quello del vostro divin Figliuolo, affinchè esso abbia la virtù di muovere il vostro cuore in favore di quelle anime, le quali la purezza vostra incompatibile, anche con le più leggiere macchié, ritiene ancor lontane dalla dolce vostra presenza. Deh! piegatevi ad applicar loro l'espiazione, che Gesù Cristo per esse vi offrì sulla croce: alla vista dei grandi suoi patimenti, e di quel sangue che vi è sì caro, siate loro propizio, o Signore; asciugate le loro lagrime, comandate al principe del vostro esercito di andarle a liberare, e più non tardate ad ammetterle a cantare le vostri lodi in quel regno da Voi promesso {148 [156]} ai vostri amanti. O buon Dio, rendete me pure a Voi fedele, infiammatemi del vostro amore fino all'ultimo mio respiro, così che impiegando tutta la mia vita quaggiù nel servirvi nell'amarvi, dopo la morte non abbia a soffrire i dolori e i tormenti di quell'esiglio, dal quale supplico a liberare quelle anime.
Lavatemi, o Signore, nel sangue dell'Agnello, affinchè io purificato da ogni macchia, e adorno della veste nuziale della grazia vostra, possa rendere a Voi gradite le preghiere che vi porgo per le anime confinate nel carcere del purgatorio, ed affinchè io pure possa essere ammesso un giorno con loro alla bella festa, che a' vostri eletti Voi preparate in cielo.
E tempo, o anima mia, che t'innalzi al di sopra di tutte le cose terrene, e ti sollevi {149 [157]} verso il cielo per apparecchiarti degnamente al grande sacrifizio che sta per compiersi. Deh, voi Redentore mio amabilissimo, traetemi a voi, e fate che io più non trovi alcun piacere altrove che in Voi, non più alcuna gloria che nel servire a Voi, non più altra felicità che nell'amar Voi di tutto cuore. Gradite che io da questa terra unisca la mia debole voce ai divini concerti dei beati Spiriti, e che da questo luogo di esiglio ripeta quell'inno, che essi cantano continuamente nel soggiorno della gloria: Santo, Santo, Santo è il Dio che noi adoriamo, il Signore, il Dio degli eserciti. E poichè Voi stesso ci avete posto in mano i mezzi onde placare la vostra giustizia, non solamente a favor mio, ma ancora in suffragio delle anime dei nostri fratelli defunti, degnatevi mio Dio, d'accettare questi omaggi di adorazione, questi cantici di gloria, acciocchè la mia preghiera riesca efficace presso del vostro trono. {150 [158]}
Noi Vi offriamo con profonda umiltà, o Dio onnipotente e principio di ogni bene, i doni che sono presenti su questo altare, per le mani di Gesù Cristo nostro Salvatore e primo Sacerdote. Fate che l'offerta che egli fa di se stesso alla Maestà vostra sia una sorgente di grazie, e di fortezza a tutti i fedeli sparsi sopra la terra, i quali ancora combattono per la gloria del Cielo in mezzo alle tentazioni ed ai pericoli di questa vita; sia di sollievo a quelli che già usciti dai pericoli di questo mondo soffrono ancora per le ferite che riportarono nelle spirituali battaglie quando erano sopra la terra.
O Gesù mio Salvatore, vero Dio e vero uomo, io credo che voi siete realmente presente in quest'Ostia sacrosanta. Io vi adoro di tutto cuore: Voi siete il mio sovrano {151 [159]} Signore: Voi per me avete data la vita. Possa io sacrificare la mia in compenso di avervi obbligato coi miei peccati a sacrificare la vostra sull'albero della croce.
O preziosissimo Sangue, che siete stato per noi sparso sul Calvario, io vi adoro; mondatemi da ogni macchia, e inebbriatemi di amore celeste, Gesù mio, io credo in Voi, realmente presente in questo calice, io spero che esaudirete le mie preghiere; mentre io Vi ringrazio, ed a Voi mi consacro per sempre.
L'offerta di una vittima così pura, che ha ad un tempo sopra di sè tutti i nostri peccati, sacrificata a morte e risuscitata, sofferente e gloriosa, che l'Eterno Sacerdote secondo l'ordine di Melchisedecco ci ha {152 [160]} comandato di presentarvi per li vivi e pei defunti, ci renda, o Signore, gradevoli agli occhi vostri, e ci ottenga misericordia. Ce la ricuserete Voi, o Signore, questa misericordia, quando per ottenerla noi Vi offriamo un sacrifizio infinitamente più puro, infinitamente più meritorio di quelli, che un dì vi offrivano i vostri santi patriarchi, ed i quali Voi tanto gradiste solo a riguardo di questo sacrificio, di cui quelle offerte erano una figura? Noi dunque nuovamente vi supplichiamo, Dio onnipotente, per questo vostro Figlio, per questo nostro Avvocato, degno di essere da Voi esaudito, per questo Angelo del consiglio, che voi inviaste sulla terra, affinchè fosse la nostra Redenzione, e la nostra salute, d'applicare i frutti della sua Passione e della sua morte a tutti i membri della vostra Chiesa.
Particolarmente pei nostri fratelli defunti noi Vi preghiamo, o sommo Iddio di {153 [161]} misericordia. Deh! Eterno Padre, fate che la virtù del sangue di Gesù Cristo penetri fin negli abissi dove si esercita la vostra giustizia sopra quelle anime, le quali sebbene giuste non sono ancora degne di possedervi. Questo prezioso sangue cada sopra di esse qual rugiada benefica, che apporti loro refrigerio in mezzo a quelle fiamme dentro a cui stanno gemendo, e liberate da quegli spaventosi tormenti passino tosto nel luogo del riposo e dell'eterna pace. Voi conoscete, o Signore, i fedeli, pei quali io intendo di supplicarvi in modo particolare questa mattina; degnatevi di distinguerli pure nell'applicazione che farete dei frutti del santo sacrifizio. Fate ancora, o Signore, che noi dopo avere espiate quaggiù con una vita santa e penitente le offese che abbiamo commesse per nostra sventura contro di Voi, possiamo un dì essere uniti con queste anime da Voi amate intorno al trono della vostra gloria, e così possiamo con esse celebrare eternamente in Cielo le vostre misericordie. {154 [162]}
Qual piacere non è mai il nostro, o Signore, nel potervi chiamare nostro Padre! Questa è pure la più grande consolazione dei nostri fratelli che soffrono nel purgatorio. Eglino di continuo tengono a Voi rivolti gli occhi loro bagnati di lagrime, e stendono a Voi le loro mani implorando l'aiuto, la misericordia del più buono dei padri. Eglino meritano più che noi di essere ammessi nel novero dei figli vostri; affrettatevi dunque a soccorrerli, o Signore.
Sia il nome vostro glorificato per mezzo di loro, come per mezzo nostro; entrino essi al più presto nel vostro regno. La pazienza colla quale sopportano le pene che loro infliggete tosto vi pieghi a cessare dai colpi della vostra giustizia.
Date loro in questo giorno il pane che sì ardentemente desiderano; loro concedete che dopo essere stati nutriti del pane del {155 [163]} dolore, siano ristorati del pane vivificante che è il godimento di Voi stesso, cui di continuo sospirano.
Agnello di Dio, che col vostro sacrifizio avete meritata appresso al Padre vostro la nostra riconciliazione, concedete a noi e ai nostri fratelli defunti questa pace con Dio, che supera ogni pensiero, ogni sentimento.
Agnello di Dio, vittima onnipotente, atterrate il muro di separazione che ha posto il peccato tra voi e quelle anime, e fate loro risplendere l'eterna luce.
Agnello di Dio, la cui misericordia è infinita, Voi che vi siete sulla croce sacrificato per salvare i peccatori, volgete benigno uno sguardo sopra quei fratelli nostri, che sono passati all'eternità col pentimento dei loro peccati. Lasciatevi commuovere dalle nostre preghiere, cancellate {156 [164]} quanto rimane delle loro macchie e fin d'ora riceveteli nella società degli angeli vostri e dei santi.
Ohimè! Gesù mio, è pur troppo vero, io non merito di ricevervi: chè ne sono indegno pe' miei peccati. Io detesto però, mio Dio, tutti i miei mancamenti, e vi prego di purificarmi colla vostra grazia, affinchè possa aver parte nella comunione del vostro sagratissimo Corpo e del vostro preziosissimo Sangue: e fate nel tempo stesso, che la vostra misericordia non indugi più a lungo a farsi sentire sopra quelle anime, che anelano a Voi.
O Gesù mio amabilissimo, poichè io non ho stamane la felicità di cibarmi della {157 [165]} vostra carne adorabile, permettete che io vi riceva almeno collo spirito e col desiderio, e che io mi unisca a Voi per mezzo della fede, della speranza, della carità e perfetta contrizione. Io credo in Voi, io vi amo con tutta l'anima mia; vorrei trovarmi in istato di ricevervi nel mio cuore in quest'ostia sacrosanta con tutta la santità che Voi da me desiderate. Con queste pie disposizioni, che Voi stesso m'inspirate e che vi supplico di accrescere sempre più nell'anima mia, nuovamente vi supplico, o Dio d'amore, di porre un termine ai patimenti dei desolati miei fratelli, di aprir loro le porte del regno celeste, e d'introdurli nella terra dei viventi.
O generoso Salvatore, la più piccola parte delle vostre grazie è infinitamente preziosa. Io non merito d'assidermi alla vostra mensa come i vostri amici; ma {158 [166]} permettete almeno che io raccolga le bricciole che ne cadono, come desiderava la Cananea; fate che io non trascuri alcuna delle grazie vostre, perchè una tale trascuranza potrebbe privarmene intieramente.
Fate ancora che i miei fratelli che soffrono in purgatorio, non abbiano a patire alcun danno dai mille difetti che accompagnarono le mie preghiere; ma abbiate solo riguardo ai meriti infiniti da Voi acquistati per essi, e per me.
O Signore, Dio onnipotente, esaudite le preghiere che vi ho indirizzato per le mani del vostro ministro in nome della vostra Chiesa, sotto gli auspizi di una vittima di propiziazione, che vi sarà sempre infinitamente gradita, e la cui volontaria immolazione cancella ogni peccato nei cuori sinceramente pentiti. Colla vostra Chiesa, e pei meriti del suo divin Capo noi prendiamo animo, o Signore, a fare {159 [167]} un ultimo sforzo, onde disarmare la vostra giustizia. Degnatevi dunque, Dio mio, di accettare le suppliche della vostra Chiesa e insieme con essa le soprabbondanti soddisfazioni offertevi dal vostro divin Figliuolo, affinchè l'anima del vostro servo N. (o della vostra serva N.) sia purificata da ogni macchia di peccato, contratta su questa terra ed entri questo giorno medesimo nella patria dei Santi, per esservi felice della stessa vostra felicità in eterno. Per mezzo di Gesù Cristo vostro Figliuolo e Signor nostro. Così sia.
Y. Date ai fedeli defunti, o Signore, l'eterno riposo.
R. Fate loro risplendere quella luce che più non si estingue.
Y. Per la misericordia di Dio riposino essi in pace.
R. Così sia. {160 [168]}
Al favore che vi domando unitamente alla vostra Chiesa, pei nostri fratelli defunti, degnatevi di aggiungere ancora, o mio Dio, quello che vi chiedo per me stesso. Concedetemi che io pensando a loro pensi anche sulla mia morte, che verso di me si avanza a gran passo, pensi al giudizio che deve seguirla ed all'eternità che dovrà succedere a quei pochi giorni del mio pellegrinaggio su questa terra. Questo salutare pensiero, tenendosi ognora presente al mio spirito, mi faccia espiare con una sincera penitenza le offese che vi ha fatte; mi aiuti a perseverare nella preghiera e nella vigilanza, onde evitare per l'avvenire il peccato, e meritare di morire della morte dei giusti, la cui morte non è che un dolce sonno seguito da un pronto risvegliarsi presso di Voi nella gloriosa compagnia degli angeli e dei santi vostri. Di tal favore io vi supplico per li meriti infiniti di Gesù Cristo {161 [169]} vostro Figliuolo, nostro Signore, che vive e regna con Voi e collo Spirito Santo nella medesima unità divina per tutti i secoli de' secoli. Così sia.
La predicazione della parola di Dio forma una parte del culto divino. La s. Chiesa fin da principio stabilì, che nella s. Messa dopo il Vangelo il sacerdote predicasse agli astanti: cosichè nei tempi primitivi i cristiani non potevano adempiere l'obbligo di assistere alla Messa nei giorni festivi senza ascoltare la divina parola. Benchè nei tempi posteriori si introducesse l'uso di celebrare la s. Messa anche nelle {162 [170]} feste di precetto senza predicarvi pure la Chiesa raccomandò sempre mai a' suoi figliuoli di ascoltare la predica ogni domenica o dì festivo[5]. E senza dubbio ogni cristiano, che sia alquanto sollecito della sua eterna salvezza, troverà sempre un gusto particolare nel portarsi ai sermoni ed alle istruzioni della Chiesa.
Chi è di Dio ascolta la parola di Dio, disse Gesù Cristo (S. Giov. VIII, 47). La quotidiana esperienza ci mostra, che i negligenti nel nudrirsi della parola di Dio per ordinario sono anche negligenti nell'adempimento dei loro doveri: che anzi molti di essi sono perversi, ed abbandonati intieramente ad ogni passione. La ragione ne è chiara. Ogni cristiano, benchè già istruito nella sua religione, ha tuttavia bisogno di mantenere continuamente viva {163 [171]} in sè la cognizione delle verità della fede, di accrescere questa cognizione, e, quel che più monta, di eccitare in sè la volontà di osservare tutta la legge di Dio a fine di mettere in pratica i divini precetti e vivere in guisa da meritarsi il paradiso. Onde se egli non procura continuamente di ravvivare in sè la memoria de' suoi doveri e delle grandi verità che muovono il cuore umano al bene operare, la volontà si raffredda, cade nell'indifferenza, ed il cristiano vien meno di costanza, e cede agli assalti delle passioni e del mondo. Non provvedendosi delle istruzioni necessarie, i discorsi contro alla fede troveranno in lui accesso, e quindi egli è nel pericolo di perdere la cosa più preziosa che sia sulla terra, qual è la fede, e di vivere come se non fosse più un figlio della Chiesa. Per costoro è un dovere lo ascoltare le istruzioni religiose, perciocchè la stessa ragione ci insegna che ogni uomo deve provvedere con tutti i mezzi possibili alla sua eterna salute. Inoltre ogni cristiano deve procurare di dare buon esempio, al quale dovere {164 [172]} mancano coloro che non vanno mai alla predica. Il difetto poi di edificazione è tanto più colpevole, quanto più uno ha influenza sovra altri, come sarebbero per es. i genitori, le persone di condizione elevata e tutti coloro che hanno qualche superiorità sugli altri. Imperocchè è nella natura delle cose che i figliuoli imitino i genitori, i fanciulli gli adulti, e tutti coloro che sono in grado inferiore imitino la condotta dei superiori.
Dobbiamo poi ascoltare la predica coll'intenzione d'instruirci, correggerci e santificarci, perciò dobbiamo ascoltarla con attenzione, rispetto, e docilità. Quindi s. Francesco di Sales ci avverte di porgere orecchio alla parola di Dio con quella docilità con cui la ascoltava la Beatissima Vergine Maria la quale tutto ciò, che udiva dal suo divin Figliuolo, conservava diligentemente nel proprio cuore. Ricordati, che il Signore ascolta le parole che diciamo a lui nella preghiera in proporzione che noi ascoltiamo le sue, quando egli ci parla per bocca dei predicatori. Procuriamo nella {165 [173]} predica di riconoscere noi stessi come dinanzi ad uno specchio; ed applichiamo a noi le cose dette, non al nostro prossimo. Ad ogni predica facciamo una qualche risoluzione da mettersi realmente in pratica o in quel dì, o in quella settimana, o in altro tempo determinato. Perciò preghiamo il Signore prima e dopo la predica, affinchè illumini la nostra mente, ci tocchi il cuore, e dia forza alla volontà.
Venite, o santo Spirito, riempite i cuori dei vostri fedeli, ed accendete in loro il fuoco del vostro divino amore. Voi che i popoli di tutte le lingue adunaste nell'unità della fede, datemi grazia, ve ne prego, che io non solo conosca le verità, ma ancora le prenda per regola della mia condotta pratica. Fate sì, che io ammaestrato da voi segua le massime di salute, e mi avanzi continuamente di virtù in virtù. {166 [174]} Illuminate e corroborate il vostro ministro, che sta per esporre la vostra parola, fate che il buon seme del Vangelo, che egli spande, cada su buon terreno e porti molto frutto, sicchè l'ignorante venga istruito, l'errante sia condotto sulla buona via, il virtuoso si raffermi nel bene, il peccatore si converta, l'afflitto riceva consolazione, e tutti gli uditori ritornino alle case loro edificati e migliorati. Benedite i buoni sentimenti, gli affetti, ed i proponimenti, che mercè la vostra grazia si susciteranno e si formeranno ne' loro cuori, cosichè essi non siano una cosa passeggiera, ma durevole sino alla fine della vita. Così sia.
Signore Iddio onnipotente, vi ringrazio dei lumi che la vostra parola ha portato alla mia mente, e degli affetti che mi ha destato nel cuore. Datemi grazia che essa produca in me un frutto centuplo, cosichè io riporti piena vittoria sulle mie cattive {167 [175]} inclinazioni, e la mia fede divenga sempre più operosa, l'amore a voi sempre più infiammato ed efficace, la virtù sempre più perfetta e costante. Fate che io non mi contenti solamente di conoscere la vostra dottrina, ma con una fedeltà costante sino al termine della mia vita la metta in pratica. Così sia.
Iddio è l'ultimo fine di tutte le nostre azioni, perciò noi dobbiamo fare le cose non per puro genio, o abitudine, o convenienza, nè anche per necessità e molto {168 [176]} meno per un fine terreno, ma dobbiamo prefiggerci un'intenzione più elevata e più sublime, ed avere per mira solo Iddio, la sua gloria, nel che sta il bene dell'anima nostra. Noi adunque, se desideriamo di meritarci il paradiso colle quotidiane nostre operazioni, dobbiamo in esse:
In 1° luogo avere una intenzione pura, farle cioè per piacere a Dio solo. Questa cosa ci viene inculcata da s. Paolo (1 Cor. X, 31): Sia che prendiate cibo o bevanda, od altra cosa facciate, fate tutto a gloria di Dio. (Ad Coloss. III, 17): Ogni cosa che fate, in parole od in opere, fate tutto in nome del Signore Gesù Cristo. Ora opera a gloria di Dio e in nome del Signore colui, il quale fa ogni cosa per amore, rispetto ed ubbidienza al Signore, perchè quella cosa è voluta dal Signore, e piace a lui o perchè egli ci animò a quest'opera colle parole o coll'esempio. Ogni più piccolo lavoro che facciamo per dovere, o per amore del prossimo, qualunque torto, dispiacere che soffriamo per imitare Gesù Cristo, qualsiasi onesto riposo {169 [177]} o sollievo che noi ci pigliamo dalle nostre occupazioni, a fine di poter quindi compiere meglio le nostre obbligazioni, tutte queste cose servono alla gloria di Dio, e restano fatte in nome del Signore. Non basta per altro la rettitudine d'intenzione acciocchè le nostre opere siano fruttuose innanzi a Dio, e restino scritte nel libro della vita a futura nostra gloria.
2° Oltre alla retta intenzione si richiede che l'opera in sè stessa sia buona, come sarebbe il fare limosina, o almeno sia indifferente, come per es. il camminare, e non deve essere in se stessa cattiva: imperocchè l'opera in se stessa cattiva, come per es. il mentire, mormorare, calunniare, quantunque fatta con buona intenzione non diviene mai giusta e santa per quanto buona sia l'intenzione, ma un'azione per se indifferente, come il mangiare, il bere, secondo il detto di s. Paolo, diventa meritoria per la vita eterna se abbiamo la retta intenzione di dar con ciò gloria a Dio.
In 3° luogo l'opera nostra deve essere fatta in istato di grazia. Imperocchè l'uomo {170 [178]} nello stato di peccato mortale essendo nemico di Dio, e come tale escluso dal paradiso, non può certamente meritare questo premio eterno finchè non si è riconciliato con lui. Quindi il cristiano, il quale desidera che le sue azioni siano meritorie della celeste gloria, procura di conservarsi immune da qualunque peccato mortale frequentando i sacramenti sia per non cadere mai nella colpa, sia per rialzarsi immantinenti se cadesse. Chè anzi non appena si avverte di avere offeso gravemente Iddio, subito procura di riconciliarsi con lui colla contrizione. In tal modo tutte le sue azioni giornaliere anche le più insignificanti diventano per mezzo della retta intenzione altrettante offerte gradite al Signore, ed altrettanta semenza di paradiso, la quale porterà frutti abbondanti, che si comincieranno a raccogliere al punto della morte per poscia goderli per tutta l'eternità. {171 [179]}
Accettate, o Signore, e ricevete la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, la mia volontà, tutto quanto ho e possiedo. Siete Voi, o Signore, che ogni cosa mi avete dato: io tutto vi restituisco. O Signore, ogni cosa è vostra, disponetene secondo il vostro beneplacito. Datemi solo il vostro amore colla vostra grazia, e ciò mi basta. Così sia.
Onnipotente eterno Iddio, mio Creatore e Signore! voi conoscete il mio desiderio di lodarvi, pregarvi, amarvi incessantemente e di pensare a voi ogni momento {172 [180]} se ciò mi fosse possibile. Ma voi, che colla vostra provvidenza avete disposto le vicende della mia vita e del mio stato, e volete che io ne adempia fedelmente tutti gli obblighi, voi sapete che non mi è possibile di sempre pensare a voi, e sempre attualmente lodarvi ed ossequiarvi cogli atti della mia mente e del mio cuore. Vi prego perciò, mio celeste Padre, che vogliate accettare il mio buon volere, e l'intenzione che ho di fare ogni cosa a gloria vostra ed in unione con tutte le azioni del vostro divin Figliuolo. Esaudite la mia preghiera e siavi gradito il patto, che oggi fo con voi in presenza del mio Angelo Custode.
1. Quante volte io mirerò il cielo, altrettante ardentemente io desidero di andarvi a vedere per possedervi e riposarmi con voi, di morire a me stesso per vivere a voi solo, e con acceso sentimento del mio cuore cantare a voi cogli infiammati Serafini: Santo, Santo, Santo è il Signore Iddio degli eserciti. Il cielo e la terra sono pieni della gloria vostra! {173 [181]}
2. Tutte le volte che io penso a voi, o parlo di voi, io intendo sempre di offrirvi la vita, la passione, il Sangue del mio Signor Gesù Cristo, i meriti della Beatissima Vergine Maria, l'amore ardente di tutti gli Angeli Santi, il sangue di tutti i santi Martiri, i sospiri, le lagrime, le opere buone di tutti i santi Confessori, e la purità dei cuori di tutti i santi, e di tutte le sante vergini.
3. Ogni volta che mi accosterò la mano al cuore, intendo di eccitare in me per amor di voi il pentimento e la compunzione per tutti i miei peccati, anzi pei peccati di tutto il mondo. Ah! potessi io impedire tutti i peccati, che oggi offendono la vostra divina Maestà. Ah! potessi almeno impedirne un gran numero!
4. Tutte le volte che io udirò il segno di una Messa, o il segno della elevazione io vi offro tutte le Messe che si celebrarono in ogni tempo nella Chiesa cattolica, e che si celebreranno sino alla fine del mondo.
5. Ogniqualvolta mirerò l'immagine di un Santo, intendo di ringraziarvi per {174 [182]} gli immensi beni e di natura e di grazia dalla vostra misericordia a lui concessi; come anche pei beni della gloria, che fate godere a tutti i Beati del paradiso: e intendo di pregare altresì la vostra infinita bontà a perdonare alle anime dei fedeli defunti, che si trovano nel purgatorio, di liberarle dalle loro pene, e di accoglierle nella pace dei Giusti.
6. Tuttavolta che dirò colla bocca o col cuore: Sia lodato il Signore! io bramo dal più profondo del mio cuore compensare con atti di amore, di lode, di adorazione tutti quegli atti di amore, di lode e adorazione, che durante l'eternità vi avrebbero fatto gli angeli ribelli, i reprobi, e tutte le ragionevoli creature.
7. Ogni mio passo, ogni azione, ogni pensiero, ogni sentimento, ogni parola in questo dì , io intendo che siano altrettanti atti di ardentissimo amore verso di voi.
8. Tutto questo, o Signore, io intendo di fare alla vostra maggior gloria, in riconoscimento della vostra onnipotenza, in ringraziamento di tutti i benefìzi che a me {175 [183]} e a tutti gli uomini avete compartiti, e sarete per compartire in soddisfazione per li miei peccati, in salute dei vivi e dei defunti, e di coloro specialmente pei quali sono tenuto di pregare, e tutto quanto in unione colle santissime azioni del vostro Unigenito Figliuolo intendo di offrire alla vostra divina Maestà per mezzo di Lui medesimo, il quale con Voi e collo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli. Così sia.
O Signore, il quale tutti gli uomini avete creato a vostra immagine e somiglianza, e per tutti avete sparso il vostro prezioso Sangue, fate a noi tutti sentire gli effetti del vostro amore. Conservate in primo luogo, difendete, governate la vostra santa Chiesa, il sommo Pontefice che è il Capo supremo di essa. Preservate i suoi ministri dalle false dottrine, e dall'indifferenza {176 [184]} religiosa, tenete lontano ogni scisma, impedite ogni scandalo, fate cessare ogni persecuzione.
Fate che tutti i fedeli siano una cosa sola coi proprii vescovi, e tutti i vescovi una cosa sola col sommo Pontefice, e questi una sola cosa con Gesù Cristo; affinchè tutta la Chiesa innalzata com'è sul fondamento degli Apostoli, sulla rocca di Pietro, e sulla pietra angolare, che è Gesù Cristo, formi un edificio ben compatto e così unito da riuscire invincibile.
Fate che i nemici della Chiesa riconoscano la verità e la abbraccino; domate l'empietà e l'irreligione, e così rassodate il vostro regno, e propagatelo per la gloria del vostro santo Nome, illuminando gli erranti, convertendo gli ostinati, e perdonando ai peccatori pentiti. Assistete tutti i regnanti, inspirando ne' loro cuori la pietà di Davide e la sapienza di Salomone, affinchè conoscano quello che è buono, comandino ciò che è salutare, compiano quanto torna a vera utilità de' loro sudditi, e così e nell'amore e nel potere rappresentino {177 [185]} Voi, che siete il re dei re, il sovrano dei sovrani. Suggerite a tutti i loro consiglieri salutari progetti, date a tutti i magistrati un grande amore alla giustizia, a tutti i pubblici impiegati integrità e fedeltà, affinchè impediscano il male e promuovano il bene, comprimano il vizio, rimuovano i disordini, e accrescano la pubblica prosperità.
Benedite i sudditi affinchè siano obbedienti alle autorità, osservino le leggi, e siano pronti a sacrificare i loro averi e la vita per la gloria di Dio, e per la difesa della patria e del loro sovrano. Benedite anche le campagne, rendeteci propizie le stagioni, e fate prosperare tutte le cose nostre e pubbliche e private versando le vostre benedizioni su tutte le famiglie, acciocchè tutti siano contenti nel proprio stato.
Inspirate ai figliuoli docilità, profondo rispetto, cordiale affezione verso i loro genitori, e così da essere il loro conforto e sollievo e meritarsi le vostre benedizioni.
Muovete i servi ad essere fedeli verso i loro padroni, e conscienziosi nell'adempiere {178 [186]} i loro doveri, docili ed obbedienti in tutto ciò che non è contrario alle vostre leggi. Muovete i padroni e tutti i superiori ad essere caritatevoli ed indulgenti verso i loro servi ed inferiori, e solleciti di assisterli ne' loro bisogni spirituali e temporali.
Io vi raccomando, o Signore, tutti gli uomini che sono su questa terra. Provvedete ai poveri, consolate gli afflitti, guarite i malati, conservate i sani, vegliate sui fanciulli, assistete i giovanetti acciocchè conservino l'innocenza, guardateli voi nelle tentazioni, e allontanateli dai pericoli; proteggete i vecchi, soccorrete alle vedove ed agli orfani, e sovra ogni famiglia spandete le vostre benedizioni.
Vi raccomando in modo speciale tutti coloro che mi appartengono; allontanate dai medesimi ogni disgrazia, guidateli col vostro santo Spirito, affinchè non escano mai dalla via che conduce al cielo.
Benedite i miei benefattori spirituali e temporali, custodite i miei amici, perdonate ai miei nemici, procurando che si {179 [187]} convertano a voi, e guidateli tutti quanti all'eterna vita.
Finalmente, o pietoso Iddio, abbiate pietà dei fedeli defunti, specialmente dei miei genitori, congiunti, benefattori, ed amici, e di tutti quelli, i quali non hanno persona che si ricordi di loro; e concedete a tutte quelle anime l'eterno riposo. Così sia.
Con rescritto del 23 luglio 1801 il sommo Pontefice Pio VII concede l'indulgenza di un anno a tutti i fedeli che con cuor contrito reciteranno la seguente divota lode in riparazione delle gravissime offese che si fanno a Dio, ed al suo adorabilissimo nome colle bestemmie. E con due decreti della s. Congregazione delle Indulgenze, del 22 marzo e 8 agosto 1847 S. S. Pio IX non solo rende applicabile alle anime del Purgatorio la detta indulgenza, ma concede altresì indulgenza Plenaria una volta al mese a tutti coloro che almeno {180 [188]} una volta in ciascun giorno reciteranno la detta lode, purchè veramente pentiti, confessati e comunicati, visitino una chiesa, o pubblico oratorio, e preghino secondo l'intenzione di Sua Santità. Questa indulgenza Plenaria è anche applicabile alle sante anime del Purgatorio.
Dio sia benedetto.
Benedetto il suo santo nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il nome di Gesù.
Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell'Altare.
Benedetta la gran Madre di Dio Maria Santissima.
Benedetto il nome di Maria Vergine e Madre.
Benedetta la sua santa ed immacolata Concezione.
Benedetto Iddio nei suoi Angeli e nei suoi Santi. Amen. {181 [189]}
A quelli che con cuore contrito, e divotamente reciteranno le seguenti preghiere e dimando il Papa Leone XII con rescritto della sacra Congregazione del 3 marzo 1827 concede per una volta al giorno l'indulgenza di 300 giorni, ed a chi pel decorso di un mese la reciterà ogni giorno l'indulgenza plenaria in uno dei tre ultimi giorni del mese, in cui confessato e comunicato visiti qualche chiesa o pubblico oratorio, pregando secondo l'intenzione del sommo Pontefice. Queste indulgenze sono applicabili ai defunti.
O Padre, o Figliuolo, o Spirito Santo!
O Santissima Trinità, o Gesù, o Maria.
Angeli benedetti, santi, e sante tutte del Paradiso, ottenetemi queste grazie che io domando pel Sangue preziosissimo di Gesù Cristo. {182 [190]}
1. Di far sempre la volontà di Dio.
2. Di star sempre unito con Dio.
3. Di non pensare ad altro che a Dio.
4. Di amare solo Iddio.
5. Di far tutto per amore di Dio.
6. Di cercar solo la gloria di Dio.
7. Di farmi santo solo per Iddio.
8. Di conoscere bene il mio nulla.
9. Di conoscere sempre più la volontà del mio Dio.
10. (Si domandi una grazia particolare a nostra scelta).
Maria Santissima, offerite all'Eterno Padre il Sangue preziosissimo di G. Cristo per l'anima mia, per le anime sante del Purgatorio, pei bisogni di Santa Chiesa, per la conversione dei peccatori, e per tutto il mondo.
Quindi si reciteranno tre Gloria Patri al Sangue preziosissimo di Gesù Cristo, un'Ave Maria a Maria SS. Addolorata, ed un Requiem aeternam alle sante anime del Purgatorio. {183 [191]}
O Signore, creatore e padre di tutti gli uomini, i quali tutti volete che arrivino alla cognizione della verità, e si salvino, io vi ringrazio di vivo cuore, che sì chiaramente ci abbiate rivelate le verità della salute, e ce le abbiate presentate a credere per mezzo dell'infallibile autorità della s. Chiesa cattolica. Lode e gloria sia a voi, Signore, che senza alcun mio merito, per sola vostra bontà e misericordia mi avete chiamato alla luce di questa vera e salutifera fede. Quanto sono io felice per questo dono! Oh! come alla luce di questa fede io posso camminar sicuro e contento nel sentiero della virtù, sopportare con gioia, coraggio e fortezza le miserie della vita presente, e con la speranza e la pace nel cuore prepararmi all'eternità! Accrescete in me, o Signore, la stima e l'amore alle verità rivelate, e al magistero della {184 [192]} Cattolica Chiesa da Voi stabilita; preservatemi dall'indifferenza per la religione, sostenetemi con mano paterna, affinchè io non lasci più estinguersi una luce sì preziosa nè cada mai negli abissi dell'errore e dell'empietà. Fate che nella semplicità del cuore io mi sottometta ognora agli insegnamenti della Chiesa; sempre li conservi, li professi senza timore, in tutta la mia vita, e li metta in pratica, affinchè dopo avervi per mezzo della fede conosciuto e glorificato su questa terra, venga un giorno a contemplarvi e possedervi in Cielo. Così sia.
Composta dalla principessa Elisabetta, sorella di Luigi XVI e da lei recitata nella sua prigionia fino al dì del supplizio.
Che cosa mi potrà mai succedere in questo giorno, o mio Signore? Io nol so, ma questo io so, che nulla mi può accadere {185 [193]} che Voi non abbiate già fin dall'eternità previsto ed ordinato. Questo mi basta! Adoro i vostri eterni decreti e per amor vostro mi vi assoggetto con tutto il cuore mio. Io voglio accettare ogni cosa come a Voi piace, ogni cosa vi offro, e tutto io unisco al sacrifizio di Gesù Cristo, mio divin Salvatore. Vi prego in nome suo e pei suoi meriti infiniti di concedermi la grazia della pazienza ne' miei patimenti, e la perfetta rassegnazione alla vostra SS. volontà in ogni cosa, che voi ordinate, o permettete. Così sia.
O Signor Gesù Cristo, che tutti avete redenti, e nessuno volete che perisca, ed al quale niuno fa ricorso senza aver misericordia, poichè Voi medesimo avete detto: qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio vi sarà concessa, vi prego {186 [194]} pel vostro santo Nome che nell'ora della morte mi concediate con perfetto uso del mio intelletto e di tutte le potenze dell'anima, l'uso anche della parola, ma sovra tutto una profonda compunzione del cuore, una viva fede, una ferma speranza, ed un'ardente carità, affinchè io con piena tranquillità di spirito possa dire: Signore, nelle vostre mani io raccomando l'anima mia. (Di s. Vincenzo Ferreri).
Gesù Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento dinanzi a Voi con cuore umiliato e contrito: vi raccomando la mia ultima ora, e ciò che dopo di essa mi attende.
Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando le mie mani tremole ed intorpidite non potranno più stringervi, Crocifisso mio bene, e mio malgrado lascierovvi cadere sul letto del mio dolore, misericordioso ecc.
Quando i miei occhi offuscati e stravolti {187 [195]} dall'orror della morte imminente fisseranno in Voi gli sguardi languidi e moribondi, misericordioso ecc.
Quando le mie labbra fredde e tremanti pronunzieranno per l'ultima volta il vostro Nome adorabile, misericordioso ecc.
Quando le mie guance pallide e livide inspireranno agli astanti la compassione ed il terrore, e i miei capelli bagnati dal sudor della morte, sollevandosi sulla mia testa annunzieranno prossimo il mio fine, misericordioso ecc.
Quando le mie orecchie, presso a chiudersi per sempre a' discorsi degli uomini, si apriranno per intendere la vostra voce, che pronunzierà l'irrevocabile sentenza, onde verrà fissata la mia sorte per tutta l'eternità, misericordioso ecc.
Quando la mia immaginazione agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi sarà immersa in mortali tristezze, ed il mio spirito turbato dalla vista delle mie iniquità, dal timore della vostra giustizia, lotterà contro l'angelo delle tenebre, che vorrà togliermi la vista consolatrice delle {188 [196]} vostre misericordie e precipitarmi in seno alla disperazione, misericordioso ecc.
Quando il mio debole cuore oppresso dal dolor della malattia sarà sorpreso dagli orrori di morte, e spossato dagli sforzi che avrà fatto contro a' nemici della mia salute, misericordioso ecc.
Quando verserò le mie ultime lagrime, sintomi della mia distruzione, ricevetele in sacrifizio di espiazione, acciocchè io spiri come una vittima di penitenza, ed in quel terribile momento, misericordioso ecc.
Quando i miei parenti ed amici stretti a me d'intorno s'inteneriranno sul dolente mio stato e v'invocheranno per me, misericordioso ecc.
Quando avrò perduto l'uso di tutti i sensi, ed il mondo intero sarà sparito da me, ed io gemerò nelle angosce della estrema agonia e negli affanni di morte, misericordioso ecc.
Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno l'anima mia ad uscire dal corpo accettateli come figli di una santa impazienza di venire a Voi, e Voi misericordioso ecc. {189 [197]}
Quando l'anima mia sull'estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo e lascierà il mio corpo pallido, freddo e senza vita, accettate la distruzione del mio essere, come un omaggio che io vengo a rendere alla vostra Divina Maestà, ed allora, misericordioso Gesù ecc.
Quando finalmente l'anima mia comparirà dinanzi a Voi, e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra Maestà, non la rigettate dal vostro cospetto; degnatevi ricevermi nel seno amoroso della vostra misericordia, affinchè io canti eternamente le vostre lodi: misericordioso Gesù ecc.
Orazione.
O Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete nascosto il momento e l'ora, fate ch'io passando nella giustizia e nella santità tutti li giorni della vita, possa meritare di uscire di questo mondo nel vostro santo amore, per li meriti del Nostro {190 [198]} Signor Gesù Cristo, che vive e regna con Voi nell'unità dello spirito Santo. Così sia.
Pio VII accordò l'indulg. di 100 giorni a chi recita ogni dì detta Preghiera, e per un mese, indulg. Plenaria.
Le giaculatorie sono brevi orazioni, e quasi slanci del cuore verso Dio. Il santo e grande Vescovo s. Francesco di Sales crede che coteste brevi elevazioni del cuore a Dio stieno a pari in merito ed efficacia colle altre orazioni, benchè assai più lunghe. Per la qual cosa ad ogni cristiano desideroso di servire Iddio con un pò di zelo furono sempre molto famigliari, ed i fedeli se ne servirono in ogni tempo, in {191 [199]} ogni luogo, in ogni occupazione per ringagliardire col mezzo loro lo spirito, purificare l'intenzione, e attirare sovra di sè e sovra i proprii lavori l'assistenza divina. Per via di questi trasporti dello spirito il cristiano vive quaggiù quasi in una continua unione con Dio, e procaccia a tutte le sue azioni un maggior valore, ed una bontà speciale. Eccone alcune.
Nei dubbii. Parlate, o Signore, che il vostro servo vi ascolta. (I dei Re 3).
Signore, che cosa volete che io faccia? (Att. apost. 9).
Insegnatemi, o Signore, la via che devo prendere: a Voi innalzai l'anima mia. (Salm. 142).
Insegnatemi a fare la vostra volontà, perchè voi siete il mio Dio. (Ivi).
Il mio cuore è preparato, o Signore, il mio cuore è preparato. (Salm. 56).
Nelle tribolazioni. Il Signore me lo ha dato, il Signore me l'ha tolto, come piacque al Signore così avvenne. Sia il nome di Dio benedetto. (Giob. 1). {192 [200]}
Chi sono io, che debba resistere al mio Signore? (Giudit. 12).
Il Signore ha disposto così: chi può opporsi, e chiedere, perchè l'avete fatto? (2 dei Re 16).
Padre, se è possibile rimuovete da me questo calice, nulladimeno non la mia, ma la vostra volontà si faccia. ( Luc. 22. ).
Il calice che mio Padre mi diede, non dovrò berlo? (S. Giov. 18).
Nelle tentazioni. Come poss'io fare questo male e peccare contro al mio Signore? (Gen. 1, 39).
Il mio Dio e Signore mi dia forza in quest'ora. (Giudit. 13).
Signore, guardatemi ed aiutatemi, Signore, affrettatevi a soccorrermi. (Salm. 69).
Abbiate compassione di me, o Signore, poichè son debole. (Salm. 6).
Le mie forze vennero meno, aiutatemi, o Signore, poichè Voi il potete. (Salm. 68).
Col vostro aiuto, Signore, voglio resistere ad ogni tentazione. (Salm. 17).
Signore, riguardate la mia disgrazia. Il {193 [201]} mio nemico è insolente, ha steso la mano sopra tutti i miei tesori. (Ger. 1).
Nelle afflizioni e tristezze. Se alcuno v'ha tra voi malinconico, preghi. (1 Giac. 5).
Perchè sei tu trista, anima mia, perchè mai mi conturbi? Spera in Dio, poichè lo loderò ancora, Egli è il mio Salvatore ed il mio Dio. (Salm. 42).
Egli è padrone, faccia quanto crede bene al suo cospetto. (1 dei Re 3).
Beati coloro che piangono, perchè saranno consolati. (S. Matt. 5).
Povero io sono e misero, o Signore, soccorretemi? Voi siete il mio Salvatore e Redentore, Signore non mi disprezzare. (Salm. 69).
Chi persevererà sino alla fine, sarà salvo. (S. Matt. 24).
Fate animo, perchè la vostra tristezza si volgerà in gaudio.
Nelle persecuzioni. Beati coloro che soffrono persecuzione per amore della giustizia, perchè di loro è il regno dei cieli. (S. Matt. 5). {194 [202]}
Cristo ha patito per noi, e ci ha lascialo l'esempio, perchè seguitiamo le sue pedate (1, s. Pietro 2).
La nostra presente tribolazione è momentanea e leggiera, e tuttavia produce in noi una immensa eterna gloria. (2 ai Cor. 4).
Il Signore è il nostro rifugio e virtù, aiuto nelle tribolazioni, che ci hanno incolti, perciò non temiamo. (Salm. 45).
Sorgete, o Signore, aiutateci e liberateci per amore del vostro Nome. (Salm. 43).
Aiutateci, o Signore, nostro Salvatore, e per la gloria del vostro nome salvateci, e siate propizio ai nostri peccati per riguardo del vostro nome. (Salm. 78).
Nel lavoro. Tutto a maggior gloria di Dio. (S. Ignazio).
Cercate prima di tutto il regno di Dio, e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato per giunta. (S. Matt. 6).
Signore, state attento ad aiutarmi, Signore, correte in mio aiuto. (Salm. 69).
Signore, insegnatemi a fare la vostra volontà, perchè voi siete il mio Dio. (Salm. 142). {195 [203]}
Che cosa giova all'uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi ne soffre nell'anima? (S. Matt. 16).
Signore Dio mio, voglio lodarvi in eterno! (Salm. 29).
Sia benedetto il nome di Dio adesso e in eterno! (Salm. 112).
Non a noi, non a noi, o Signore, date gloria, ma al vostro Nome. (Salm. 113).
Io posso ogni cosa in Colui, che mi conforta. (Ai Filip. 4).
Ciò che l'uomo semina, raccoglierà: perciò adoperatevi a fare il bene, e non perdetevi d'animo. (Ai Gal. 6).
Sia che mangiate, sia che beviate, o qualunque altra cosa facciate, fate tutto a gloria di Dio. (Ai Cor. 10). {196 [204}
Ogni cosa per onorare Iddio, ed aumentarne la gloria! Ogni cosa voglio incominciare, ogni cosa terminare, o Gesù, a gloria vostra, e per vostro amore.
Togliete da noi tutto ciò che vi dispiace, datemi tutto ciò che vi piace.
Amoroso Signore, quanto è grande il vostro amore per noi, e quanto poco noi vi amiamo!
Ah! Signore, quante volte io vi ho offeso, abbandonato, dimenticato!
Signore, io vi amo con tutto il cuore, con tutto lo spirito, con tutte le forze, accrescete in me questo amore.
Signore, che siete a me presente, io vi adoro, vi ringrazio di tutti i doni e benefizi, che mi avete fatto.
Signore, voi siete il mio tutto, la mia gloria, la mia ricchezza, la mia gioia, la mia pace, la mia consolazione, il mio Paradiso! {197 [205]}
Signore, piuttosto morire, che offendervi.
Gloria a Dio nei luoghi eccelsi, pace agli uomini sulla terra, riposo eterno alle anime purganti.
Aspergetemi, Signore, colla vostra grazia, e lavatemi da ogni colpa, colla virtù del sangue prezioso di Gesù Cristo, onde io sia salvo dall'inferno, e per quanto sarà possibile dalle pene del purgatorio.
Amatissimo Gesù, per risarcirvi delle tante offese fattevi da me e dagli altri uomini, io N. N. vi consacro il mio cuore e tutto me stesso, promettendo colla vostra santa grazia di non mai più offendervi, che anzi di amarvi il più ferventemente che mi sarà possibile. {198 [206]}
Tu hai un'anima sola: perduta questa, tutto è perduto.
Si muore una volta sola, se in questa si riesce male, tutto è perduto.
Tu hai un solo giudice divino, da questo non puoi appellare ad un altro.
Vi è un paradiso solo, escluso da questo, non ti rimane altro che l'inferno. Per te vi sarà una sola eternità, se questa non sarà felice, sarà infallibilmente infelice.
Tu avrai da udire una sentenza sola, od il Venite benedetti, oppure l'altra: partite da me, o maledetti.
Tu hai un Dio solo, se non servi a Lui, servi a Satanasso.
Tu hai un Redentore solo, Gesù Cristo, se non seguiti Lui, tu seguiti il suo nemico che è il demonio, e cadrai con esso.
Una cosa sola è necessaria, salvar l'anima. {199 [207]}
Ciò che puoi fare procura di farlo adesso che hai la luce, poichè viene la notte in cui non ti è più dato di operare. (1 Giov. IX, 4).
1. Oltre al guardarsi dal peccato, e ad osservare tutti i divini comandamenti, Iddio non richiede da noi, generalmente parlando, cose straordinarie, ma solo opere ordinarie, cosichè di queste e non di quelle ha da comporsi la nostra vita.
2. Nelle nostre opere quotidiane Egli ama un ordine, poichè vuole che le nostre azioni siano regolate non dal capriccio, ma dal dettame della sana ragione.
3. Affinchè siano ordinate Egli esige che siano fatte in un modo perfetto: imperocchè {200 [208]} il bene fatto in un modo difettoso scade assai di valore, ed il bene deve essere fatto bene, acciocchè sia perfetto. La perfezione poi di questo modo di fare il bene sta principalmente nel cuore. Da queste regole generali provengono queste conseguenze.
1. Alzatevi ogni giorno ad una data ora, e siate in ciò costante, pronto e divoto. Costante senza addur pretesti, pronto senza temporeggiare, divoto elevando tosto il cuore a Dio con santi pensieri. Cominciate la giornata come se fosse l'ultima di vostra vita.
2. Assistete alla s. Messa con divozione e con attenzione. Con divozione pigliando a modello il nostro divin Gesù nell'atto che offre se medesimo al Padre nell'orto degli olivi. I suoi occhi, le sue mani, tutto il suo esterno è così composto, che dimostrano ed esprimono il rispetto interno. Imitatelo siccome esige la fede che professate. {201 [209]}
3. Pregate con tranquillità e posatezza. Con tranquillità, cercando qualche luogo dove non vi sia oggetto che vi distragga, e in quel tempo che è libero dagli affari di premura. L'andirivieni di persone e l'abbondanza delle faccende disturbano assai la posatezza. Imperocchè chi prega si occupa di cosa sovra ogni altra importante: dunque potrà egli mai aver fretta quasi vi fosse altra cosa più importante che a sè lo chiama?
4. Nel conversare siate amorevoli e prudenti. Amorevole, guardandovi dall'offendere o dal tenervi offesi. Chiudi l'occhio a tante cose, sii alcune volte muto e sordo per non rompere la pace. Prudente, non confidar a tutti, e non diffidar di tutti, non creder tutto, ma neppur negar fede a tutto. Voi vivete fra uomini, e non fra angeli, e quindi qualche volta vi ingannano, ma non però sempre. Spesso sotto la pelle di agnello sta nascosto un lupo.
5. Obbedite ai vostri superiori subito, e puntualmente. Subito, come se la voce del comando vi venisse dal Cielo. Ciò che {202 [210]} si fa per solo riguardo alle creature si fa sforzato, e mal volentieri: ma se si fa per Dio lo si fa volentieri, molto più facilmente, e con merito. Puntualmente, cioè non a metà, e solo in apparenza. Iddio vede come e che cosa fai. Volete voi fargli un'offerta imperfetta?
6. Nelle refezioni siate temperanti e sobrii cercando di conservare la sanità e il vigore del corpo, non di piacere ai sensi. Perciò usate cibi salubri, astenetevi da ogni cosa che possa nuocere la sanità. Il veleno ancorchè dolce al gusto, rimane sempre veleno, e che l'appetito sia servo di voi e non voi servo dell'appetito. Siate temperanti in guisa che vi alziate da tavola piuttosto con qualche appetito, che non sentirvi sazii del cibo. Chi mangia a sazietà invece di nutrire il suo corpo, nudrisce infermità e malattie sì nel corpo che nell'anima.
7. Ricreatevi con riguardo, con modestia, ed allegria cristiana. Con riguardo, vale a dire bandite tutti i divertimenti, in cui può esservi qualche pericolo per l'anima. {203 [211]} Epperciò la compagnia, il modo, il genere dei passatempi, tutto deve essere esaminato. Schivate tutto ciò che si mostra meno onesto, e rispettate sempre la presenza del vostro Angelo. Con modestia. La terra e l'acqua sono due cose buone, ma se le mescolate insieme, ne fate del fango, diceva s. Francesco d'Assisi. Così la troppa famigliarità tra persone di sesso diverso diventa pericolosa, e si offende il pudore, che è il custode dell'innocenza e della virtù. Con allegria cristiana. Se per una parte manca una certa ilarità, manca la ricreazione: ma nel tempo stesso questa allegria deve essere pienamente virtuosa, per non essere nociva all'anima, e ricordatevi che bisogna divertirsi per vivere, e non vivere per divertirsi, e che perciò la ricreazione è come un rimedio alle nostre infermità, non l'alimento della vita.
8. Lavorate ed occupatevi con ordine, e con ardore. Con ordine. In modo che voi compiate le cose di obbligo perchè comandate prima delle altre che v'assumete volontanamente {204 [212]} senza averne precetto. Chi si regola diversamente, non fa ciò che deve, ma ciò che gli piace fare. L'ordine è la strada maestra per cui uno senza difficoltà giunge al suo scopo. Con ardore. Impiegandovi tutte le forze di cui potete disporre. Iddio vi vede, vi aiuta, e vi premia: questo deve animarvi alla diligenza. Nessuno lavora con maggior animo di colui, il quale alza l'occhio a Dio e lavora per lui.
9. Vincete voi medesimo frequentemente e con fortezza. Frequentemente. Che così diverrete padrone di voi stesso. Gli occhi, le orecchie, la lingua, le mani, i piedi, la gola, la collera, l'amor proprio, il timore, la tristezza, la gioia vengono talvolta per assalirvi e trarvi al male: ebbene se vi lasciate da loro strascinare alla colpa, egli è come aver un corpo senz'anima. L'anima deve resistere all'impeto delle passioni. Con fortezza. Chi è molle e debole non è capace di grandi cose. La fortezza nasce dalla mortificazione. Se vuoi vivere lungamente, e ciò che più importa, vivere bene, {205 [213]} non contentare i sensi: chi ama se medesimo, non ama Iddio.
10. Prendetevi degli esercizi di pietà oltre a quelli che sono obbligatori per qualunque cristiano: ma questi esercizi sieno brevi, generalmente parlando, non attaccatevi il cuore. Brevi. Chè le pratiche lunghe si compiono male, ovvero tardi o tosto si tralasciano. Non è la quantità delle opere che a dir proprio importa, ma l'intenzione colla quale voi le fate. Una moneta d'oro val più di molte di rame. Il fervore e la costanza danno valore alle pratiche di pietà, come lo splendore e la durezza forniscono valore al diamante. Senza troppo attacco di modo che non vi contristiate quando è mestieri cambiarle in opere di maggior importanza, o quando per giusti motivi le dovete intralasciare. È cosa prudente cangiar consiglio quando le circostanze lo richiedono.
11. Innalzate a Dio il vostro cuore spesso e con divozione. Spesso, cosichè almeno ogni ora vi solleviate verso Dio. Ciò che è al corpo il respiro, è all'anima un buon {206 [214]} pensiero. Quando uscite di casa, quando passate innanzi ad una chiesa, nei buoni e nei cattivi incontri, nei pericoli del corpo, negli affanni dell'anima, nelle circostanze di ritiro, mandate al cielo un sospiro di amore; questo vostro sospiro attraversa le nuvole e la vostra preghiera sale in alto, e fa discendere giù la misericordia divina. Con divozione. Sospirate col cuore. Quando volete pregar bene, ravvivate l'amor di Dio, e poi esternate il vostro amore in tutti i modi possibili. Il mezzo più sicuro per guardarsi dal peccato è di unire le occupazioni vostre giornaliere coll'amore di Dio.
12. Accostatevi alla santa Comunione con fervore e nel debito modo. Con fervore. Gesù Cristo c'invita dicendo: il mio banchetto è preparato. Non avete voi fame? Fate digiunare il corpo, per aver nell'anima l'appetito del nodrimento celeste, e alimentatela col pane della vita, che è Gesù sacramentato, il più frequentemente che vi sia possibile. Nel debito modo. Cioè non accostatevi mai senza la veste nuziale, che è la grazia e la divozione. Così l'anima{207 [215]} vostra si riempirà dello spirito di Dio e voi riceverete una caparra dell'eterna gloria.
13. Esaminate la vostra coscienza ogni giorno e attentamente. Ogni giorno, perchè ogni giorno commettete qualche peccato, e se lasciate di esaminarvi quotidianamente, cadrete ne' peccati anche più gravi.
Sebbene non si possano evitare tutte le mancanze, tuttavia si possono schivare non solo i peccati mortali, ma anche molti peccati veniali, e possiamo rimuovere ogni occasione prossima di peccato. Attentamente, esaminandovi per quanto potete in ogni ora della giornata. Mettetevi adunque, se potete, dinanzi al Crocifisso, e considerate uno per uno l'uso che avete fatto degli occhi, delle orecchie, della lingua, delle mani, dei piedi, della mente, della memoria, e del cuore, e vedendo a vostra confusione che siete stati colpevoli di molti peccati procurate di pentirvi e chieder perdono a Dio. Così passerete tranquilla la notte, e non avrete a perdervi eternamente, quand'anche aveste da svegliarvi nell'altro mondo. {208 [216]}
A questi atti di vita divota ogni cristiano, che il possa, dovrebbe aggiungere una quotidiana lettura di un qualche divoto libro, almeno per breve tempo, a fine d'imprimersi bene nell'animo le massime cristiane ed averle presenti anche in mezzo al tumulto delle sue faccende. Ad esempio, il nuovo testamento con traduzione e note approvate dalla Chiesa, l'aureo libro dell'imitazione di Cristo, il combattimento spirituale dello Scupoli, la Filotea di s. Francesco di Sales, l'esercizio di cristiana perfezione del Rodriguez, le vite dei santi, sono libri che ogni dì dovrebbero porgere pascolo alla nostra mente, perchè servono ad illuminare lo spirito, a riscaldare il cuore, a svegliare buoni pensieri, conservare, fortificare, ed accrescere i buoni sentimenti. Ma per farne profitto bisogna leggerli con attenzione e con piacere, e fermarsi a farvi sopra dei riflessi. Accompagnate e terminate la lettura con buoni proponimenti. Vari santi, come il b. Giovanni Colombino e s. Ignazio di Loiola, dovettero la loro santità alla lettura {209 [217]} di libri santi. Quanto era commendevole e salutare la pratica, che una volta era assai generale, ed ora conservasi soltanto in qualche famiglia, che il capo di casa, specialmente nelle lunghe serate invernali, leggeva o faceva leggere qualche libro edificante a tutto il circolo, facendovi sopra qualche utile osservazione. Volesse Iddio che una pratica sì utile si ristabilisse in tutte le famiglie cristiane.
Non sara poi mai abbastanza lodata la usanza di quelli, che al fine d'ogni settimana si purificano l'anima colla sacramentale Confessione, e sedendo alla mensa eucaristica riprendono nuovo vigore per la virtù nella vegnente settimana.
Chi tiene un così santo metodo di vita e lo osserva costantemente di settimana in settimana, al fin della vita potrà dire con s. Paolo; ho combattuto le battaglie in buona regola, ho compita la carriera, ho conservata la fede, nel resto mi sta preparata la corona della giustizia; che mi darà in quel dì il Signore, giusto giudice. (2 ad Timot. 10) (Dal P. Nepmayz della C. di G.) {210 [218]}
Nel nome del Padre, Ave Maria ecc. (Come al mattino)
Detti gli atti di Fede, di Speranza e di Carità, fermatevi alcuni momenti a fare l'esame di coscienza sopra le colpe commesse nel corso della giornata. Fate poi un atto di contrizione, e promettete di confessarvi al più presto, qualora vi troviate di essere colpevole di qualche peccato.
Atto di contrizione.
Misericordia ecc.
Raccomandatevi poi di cuore alla SS. Trinità, abbandonatevi con fiducia nelle mani di Gesù e di Maria, affinchè vi difendano da ogni disgrazia durante la notte. Recitate poi anche tre Ave Maria in onore della B. V. e se avete tempo anche le Litanie della Madonna.
Santissima Trinità, datemi grazia di ben vivere, e di ben morire in grazia vostra. Signore, io vi raccomando e ripongo nelle vostre mani l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il mio cuore e l'anima mia. {211 [219]}
Santissima Trinità, Padre, Figliuolo, e Spirito Santo, mio principio ed ultimo fine, io vi adoro col più profondo rispetto, e vi ossequio con tutti gli uomini che sulla terra vi conoscono. Vivamente commosso per gl'innumerevoli benefizi concessimi fin dal primo istante di mia esistenza, ve ne ringrazio con tutto il mio cuore. Vi ringrazio, celeste Padre, per {212 [220]} chè mi avete creato a vostra immagine e somiglianza, e mi avete conservato affinchè io riconosca ed ami Voi, il Figliuol vostro Gesù Cristo, e lo Spirito Santo, e così io possa poi un giorno lodarvi insieme cogli angeli e coi santi vostri eternamente in cielo. Vi ringrazio, eterno Figliuolo di Dio, che per amor mio abbiate voluto vestire la natura umana, spargere il vostro sangue, e subire una morte crudele per liberar me dalla morte, eterna e riconciliarmi col Padre. Vi ringrazio, Santo Spirito, che per mezzo del santo Battesimo abbiate voluto fare vostra abitazione nell'anima mia, mi abbiate santificato, e fatto erede del regno celeste. Come potrò io, Trinità santissima, rendervi le dovute grazie? Voi anime sante, voi, eletti di Dio, voi specialmente, da tutte le generazioni chiamata beata, voi benedetta fra tutte le donne, o Vergine Maria, offrite alla SS. Trinità in mia vece le vostre adorazioni, i vostri ringraziamenti, imperocchè sebbene io avessi mille lingue, tuttavia non sarei mai in istato di adorare, di ringraziare il mio Dio, come Egli si merita. Così sia. {213 [221]}
PRATICA.
Fate quanto potete, o divoto cristiano, per assistere nei giorni festivi alla Messa parochiale. In essa spiegandosi il s. Vangelo, voi verrete a imparare ed a richiamarvi alla mente le verità più importanti della nostra SS. Religione, e le massime più utili a fine di menare una vita veramente cristiana - Alla sera siate pure sollecito di intervenire ai vespri ed alle altre sacre funzioni, e a questo fine provvedetevi di un libro adattato. S. Paolo già fin dal suo tempo esortava i fedeli a lodare sovente Iddio con salmi ed inni (Eph. V, 15 - Col. III, 16); ed i primi cristiani passavano molte ore del giorno, e talvolta le notti intiere salmeggiando. Questa pratica fu in seguito conservata solo dai sacerdoti e dalle comunità religiose, e pei fedeli fu ristretta al canto dei vespri nei giorni festivi. Imitiamo anche noi, o divoto cattolico, quegli antichi nostri padri nella fede col {214 [222]} prender parte almeno al breve canto del vespro nei giorni consacrati a Dio. Se non potete cantare prendetevi nondimeno parte coll'ascoltare, chè ne proverete molto giovamento per l'anima. S. Agostino dice che eziandio prima della sua conversione entrando nelle chiese, all'udire i melodiosi canti dei fedeli, sentivasi tutto commuovere, piangeva di tenerezza, faceva risoluzione di darsi a Dio. Deh! almeno non siamo di quei cristiani, che in tempo delle sacre funzioni amano meglio starsene nelle piazze, o in altri luoghi poco convenienti a giuocare, o chiaccherare mentre in chiesa o si cantano le lodi di Dio, o si spiega la divina parola. Ogni cristiano dovrebbe vergognarsi di mancare così di rispetto alle sacre funzioni; e dovrebbe pensare che chi in vita si tiene fuori della casa di Dio, merita dopo morte di essere escluso dalla sala celeste della divina gloria. {215 [223]}
Trisagio in onore alla SS. Trinità.[7]
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus exercituum: Plena est omnis terra gloria tua:
Gloria Patri, gloria Filio, gloria Spiritui Sancto.
Venite, o Spirito di sapienza, ed istruite il mio cuore affinchè io tenga sempre fisso innanzi agli occhi il mio ultimo fine, ed in tutte quante le mie opere io sia guidato da una buona intenzione. Fate che io ami e cerchi i beni della terra solamente in quanto sono utili all'anima {216 [224]} mia, e necessari nei bisogni della vita presente. Concedete che io conosca sempre più e stimi i beni celesti. Insegnatemi anche la via di conseguirli con maggior sicurezza e di possederli eternamente. Così sia. Pater noster etc.
Venite, o Spirito d'intelletto, ed illuminate l'anima mia, affinchè io conosca e creda, come si conviene, i misteri della fede, conformi ad essi la mia vita con riconoscenza ed amore, e finalmente giunga a contemplarli al lume della eterna luce arrivando alla perfetta cognizione di Voi, del Padre e del Figliuolo. Così sia. Pater noster etc.
Venite, o Spirito di consiglio, ed assistetemi in tutti gli incontri di questa vita; inclinate il mio cuore al bene, allontanatelo dal male, siatemi guida in tutte le mie incertezze, affinchè camminando sempre per la strada dei divini comandamenti giunga al bramato fine della vita eterna. Così sia. Pater noster etc.
Venite, o Spirito di fortezza, e date forza al mio cuore, mantenetelo costante nelle tentazioni e traversie, datemi vigore e {217 [225]} fortezza a respingere gli assalti de' miei nemici, affinchè non mi lasci mai indurre ad abbandonare Voi, mio unico Bene. Così sia. Pater noster etc.
Venite, Spirito di scienza, regolate in me il desiderio di sapere, affinchè io mai non brami di conoscere cosa, che mi sia dannosa. Concedetemi di conoscere intieramente il nulla dei beni terreni; fate che io impari a praticare sempre meglio i doveri di religione, e del mio stato. Insegnatemi ancora come adempirli nel modo a Voi più gradito. Così sia. Pater noster etc.
Venite, Spirito di pietà, infondete nel mio cuore la vera divozione e il santo amor di Dio, affinchè lui solo io cerchi in tutte le mie pratiche di pietà, e amandolo lo conservi. Così sia. Pater noster etc.
Venite, Spirito del timor di Dio, e penetrate il mio cuore di un timore salutare affinchè io abbia sempre Voi, mio Dio, innanzi agli occhi e attentamente mi guardi da ogni cosa, che in qualsiasi modo possa offendere la divina Maestà vostra. Così sia. Pater noster etc. {218 [226]}
Ave dolcissimo nome di Gesù, nella potenza del Padre, che ti ha assegnato all'unigenito suo Figlio, nella sapienza del Figlio, che ti ha accettato, nella dolcezza dello Spirito Santo, che ti ha reso la manna di tutte le anime sante. O nome il più sacrosanto, ti saluto dal più profondo del cuore, ti amo, ti venero, e ringrazio il divin Padre, che ti abbia assegnato all'unigenito Figliuol suo. Sii benedetto, o dolce, o potente Nome, dinanzi al quale fuggono tutti i maligni spiriti, e tutte le ginocchia si piegano! Col sentimento della più profonda umiltà e adorazione io piego pure le mie ginocchia insieme con tutte le creature che sono in cielo, in terra e sotto la terra Così sia.
O dolce nome di Gesù, tu sei la consolazione degli afflitti, tu la fortezza dei deboli, {219 [227]} il coraggio dei timidi, tu l'unica mia speranza, poichè niun altro nome è in cielo e in terra, per cui possiamo essere salvi. Perciò io spero, o Gesù mio, che questo vostro santissimo e potentissimo Nome lo abbiate preso anche per mio vantaggio e che Voi sarete ora e sempre il mio Salvatore. Deh per la virtù infinita di questo vostro sacratissimo Nome perdonatemi li miei peccati e apritemi le porte del paradiso. Così sia.
Signore, abbiate pietà di noi.
Cristo, abbiate pietà di noi.
Signore, abbiate pietà di noi.
Cristo, ascoltateci.
Cristo, esauditeci.
Padre, Dio del cielo, abbiate di noi pietà.
Ad ogni verso si risponderà: abbiate di noi pietà. {220 [228]}
Figliuolo Iddio, Redentor del mondo,
Spirito Santo Dio,
Santa Trinità, un solo Dio,
Gesù Figliuolo di Dio vivo,
Gesù Figliuolo della Vergine Maria,
Gesù santissimo,
Gesù potentissimo,
Gesù perfettissimo,
Gesù gloriosissimo,
Gesù umilissimo,
Gesù dolcissimo,
Gesù pazientissimo,
Gesù salvator del mondo,
Gesù mediatore tra Dio e gli uomini,
Gesù buon pastore,
Gesù nostro rifugio e speranza,
Gesù nostro appoggio e conforto,
Gesù amico delle anime pure,
Gesù vera luce del mondo,
Gesù eterna sapienza,
Gesù bene infinito,
Gesù fonte d'ogni perfezione,
Gesù modello d'ogni virtù,
Gesù padre dei poveri,
Gesù consolatore degli afflitti, {221 [229]}
Gesù re dei Patriarchi,
Gesù inspiratore dei Profeti,
Gesù maestro degli Apostoli,
Gesù guida degli Evangelisti,
Gesù fortezza dei Martiri,
Gesù luce dei Confessori,
Gesù sposo delle Vergini,
Gesù corona di tutti i Santi,
Gesù, siate verso di noi benigno.
Gesù, perdonateci.
Gesù, esauditeci.
Da tutti i mali liberateci, Gesù.
Da ogni peccato, |
liberateci, Gesù. |
Dallo spirito di fornicazione |
liberateci, Gesù. |
Dalle insidie del demonio |
liberateci, Gesù. |
Dalla fame, peste e guerra |
liberateci, Gesù. |
Dal trasgredire i vostri comandamenti |
liberateci, Gesù. |
Dalla morte eterna |
liberateci, Gesù. |
Per la vostra Incarnazione |
liberateci, Gesù. |
Per la vostra Nascita |
liberateci, Gesù. |
Per la vostra Passione |
liberateci, Gesù. |
Per la vostra Morte |
liberateci, Gesù. |
Per la vostra Risurrezione |
liberateci, Gesù. |
Per la vostra Ascensione |
liberateci, Gesù. |
Per la vostra gloria in Cielo {222 [230]} |
liberateci, Gesù. |
Per l'intercessione di Maria Vergine, Vostra SS. Madre. |
Gesù liberaci. |
Per l'intercessione di tutti i Santi |
Gesù liberaci. |
O Agnello di Dìo, che togliete i peccati del mondo, perdonateci.
O Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, esauditeci.
O Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, abbiate di noi misericordia.
Gesù Cristo, ascoltateci.
Gesù Cristo, esauditeci.
Gesù Cristo, abbiate di noi pietà.
( Pater noster etc. )
Y. Sia benedetto il nome di Dio.
R. Da ora in poi, e per tutta l'eternità.
O benignissimo, amabilissimo, soavissimo Gesù mio, Figliuolo della Vergine Maria, pieno di misericordia e di bontà, abbiate pietà di noi secondo la vostra grande {223 [231]} misericordia. Vi supplico, mansuetissimo Gesù, pel vostro prezioso sangue, che avete sparso per togliere i nostri peccati, lavate tutte le mie colpe; volgete benigno uno sguardo a questa povera e indegna creatura, la quale umilmente implora da Voi perdono, e invoca con fiducia il vostro santissimo Nome. Oh! Nome veramente dolce, Nome di Gesù! Nome che apporta consolazione e gioia, Nome che conforta il debole nostro cuore. Imperciocchè qual cosa significa Gesù, se non Salvatore? Oh! siatemi dunque Salvatore, Gesù mio, recatemi salute. Non permettete che si perda eternamente chi Voi avete cavato dal nulla; non permettete che l'iniquità rovini chi fu da Voi con infinita bontà creato e redento. Riguardate in me ciò che è vostro, e da me togliete ciò che vi dispiace. Oh! amabilissimo Gesù, abbiate compassione di me, finchè dura il tempo della misericordia, e non vogliatemi nel dì del giudizio condannare. Che mi gioverebbe il vostro sangue, se io andassi perduto? I morti non vi loderanno, {224 [232]} o Signore, nè coloro che discendono nell'inferno. Oh! dolcissimo, carissimo, mansuetissimo Gesù! O Gesù, Gesù, Gesù, me pure mettete nel novero dei vostri eletti. O Gesù, salute di coloro che credono in voi, conforto di coloro, che a voi ricorrono, datemi il perdono di tutti i peccati miei, donatemi sapienza, amore, castità, pazienza ed umiltà, affinchè io perfettamente vi ami, vi lodi, vi serva, in voi solo metta la mia gloria, e vada un giorno a godervi in Cielo con tutti coloro, che v'invocano, o dolcissimo Nome di Gesù. Così sia.
(di s. Bernardo).
Iesu, dulcis memoria,
Dans vera cordis gaudia:
Sed super mel, et omnia
Eius dulcis praesentia.
Nil canitur soavius,
Nil auditor iucundius,
Nil cogitatur dulcius,
Quam Jesus Dei Filius. {225 [233]}
Jesu, spes poenitentibus,
Quam pius es petentibus!
Quam bonus te quaerentibus!
Sed quid invenientibus?
Nec lingua valet dicere,
Nec littera esprimere:
Expertus potest credere,
Quid sit Jesum diligere.
Sis, Jesu, nostrum gaudium
Qui es futurus proemium:
Sit nostra in te gloria,
Per cuncta semper saecula. Amen.
Y. Sit nomen Domini benedictum, alleluia.
R. Ex hoc nunc, et usque in saeculum, alleluia.
O mio santo Angelo custode, mio affezionato amico, e guida fedelissima, io vi ringrazio di tutto cuore dei grandi ed innumerevoli benefizi, che dal primo istante di mia vita sino a quest'ora mi avete fatto. {226 [234]} Voi giorno e notte avete sopra di me vegliato, mi avete salvato da molti pericoli, mi avete continuamente difeso e protetto, le mille volte mi avete allontanato dal male, preservato da cadute e dopo il peccato condotto al pentimento, e al sacramento della confessione. Se non sono morto nel peccato mortale, e non mi sono perduto eternamente, questo è un beneficio di cui sono debitore a voi, e pel quale non cesserò mai dal ringraziarvi.
O mio caro angelo, qual contraccambio posso io rendervi? Altro non ho da offerirvi che l'anima e il corpo. L'uno e l'altro io raccomando alla vostra custodia, e propongo di camminar sempre alla presenza vostra, e di sempre ubbidire alle vostre sante inspirazioni. E voi angelo santo, continuate, vi prego, ad aver cura di me, e a preservarmi da ogni male e di anima e di corpo. Se sono afflitto, voi consolatemi, se perseguitato, difendetemi, se pericolante, salvatemi, nelle necessità soccorretemi, nell'ignoranza istruitemi, nel dubbio consigliatemi, nelle mie quotidiane {227 [235]} occupazioni dirigetemi, affinchè ogni cosa sia fatta a maggior gloria di Dio, ed io consegua il bramato fine per cui sono creato.
O santo angelo, guida sicura dell'anima mia, e della mia vita, allontanate da me lo spirito infernale, preservatemi da ogni cattiva immaginazione, e da ogni perverso desiderio; confortatemi sempre alla virtù, e ad una condotta veramente cristiana; non permettete mai che io cada in peccato mortale. Presentate voi al Signore ogni mio sospiro, ogni mia preghiera, ogni mia occupazione, e colla vostra potente intercessione ottenete a me ed ai miei quanto temporalmente e spiritualmente possa tornare a nostro vantaggio.
Particolarmente, amico carissimo dell'anima mia, ottenetemi dal Signore queste tre grazie. Primo che io non parta da questo mondo senza aver ricevuto in piena cognizione e con grande preparazione i santi sacramenti. Secondo che nell'ultimo combattimento io non ceda alle tentazioni o all'acerbità delle mie agonie, ma confortato {228 [236]} dalla vostra presenzia ed aiuto, io superi tutti i nemici dell'anima mia, e vinca il timore della morte. Terzo che dopo il mio passaggio al tribunale del divin Giudice io non venga condannato, ma ottenga una favorevole sentenza, e quindi sia tosto introdotto con voi in Paradiso ad amare Iddio per tutti i secoli. Così sia.
(di s. Carlo Borromeo).
Signore, abbiate pietà di noi.
Cristo, abbiate pietà di noi.
Signore, abbiate pietà di noi.
Cristo, ascoltateci
Cristo, esauditeci.
Padre Dio del cielo, abbiate pietà di noi.
Figlio di Dio, Redentor del mondo, |
abbiate pietà di noi. {229 [237]} |
Spirito Santo Dio, |
abbiate pietà di noi. |
Santa Trinità un solo Dio, |
abbiate pietà di noi. |
Pane vivo disceso dal cielo, |
abbiate pietà di noi. |
Dio nascosto e Salvatore, |
abbiate pietà di noi. |
Frumento degli eletti, |
abbiate pietà di noi. |
Vino germinator dei vergini, |
abbiate pietà di noi. |
Pane deliziosissimo, |
abbiate pietà di noi. |
Sacrifizio perpetuo, |
abbiate pietà di noi. |
Oblazione purissima, |
abbiate pietà di noi. |
Agnello immacolato, |
abbiate pietà di noi. |
Mensa ove si dispensa ogni santità, |
abbiate pietà di noi. |
Cibo degli angeli, |
abbiate pietà di noi. |
Manna soavissima, |
abbiate pietà di noi. |
Compendio delle maraviglie di Dio onnipotente, |
abbiate pietà di noi. |
Pane soprassostanziale, |
abbiate pietà di noi. |
Verbo fatto carne, |
abbiate pietà di noi. |
Dio con noi, |
abbiate pietà di noi. |
Ostia santa e adorabile, |
abbiate pietà di noi. |
Calice di benedizione, |
abbiate pietà di noi. |
Mistero di fede, |
abbiate pietà di noi. |
Sacramento sublime e venerabile, |
abbiate pietà di noi. |
Sacrifizio di tutti il più santo, |
abbiate pietà di noi. |
Sacrifizio veramente propiziatorio pei vivi e pei defunti, |
abbiate pietà di noi. {230 [238]} |
Miracolo stupendo, e il più grande dei divini prodigi, |
abbiate pietà di noi. |
Memoria preziosa della passione del Signore, |
abbiate pietà di noi. |
Dono magnifico che supera la preziosità di tutti i doni, |
abbiate pietà di noi. |
Testimonio il più certo dell'amore del nostro Dio, |
abbiate pietà di noi. |
Fonte perenne della divina munificenza. |
abbiate pietà di noi. |
Mistero il più alto ed il più augusto, |
abbiate pietà di noi. |
Pegno consolante della nostra immortalità, |
abbiate pietà di noi. |
Sacramento terrore dell'inferno, |
abbiate pietà di noi. |
Vita delle anime nostre, |
abbiate pietà di noi. |
Pane divenuto per l'onnipotenza dell'Incarnato Verbo suo proprio corpo, |
abbiate pietà di noi. |
Sacrifizio incruento, |
abbiate pietà di noi. |
Cibo di vita eterna, |
abbiate pietà di noi. |
Convito delizioso a cui fanno corona gli angeli, |
abbiate pietà di noi. |
Sacramento di amore, |
abbiate pietà di noi. |
Vincolo di carità, |
abbiate pietà di noi. |
Oblazione di un Dio che si offre vittima egli stesso, |
abbiate pietà di noi.{231 [239]} |
Dolcezza spirituale gustata nella propria sorgente, |
abbiate di noi pietà |
Refezione delle anime sante, |
abbiate pietà di noi. |
Viatico di coloro che muoiono nel Signore, |
abbiate pietà di noi. |
Caparra sicura della nostra futura gloria, |
abbiate pietà di noi. |
Siateci propizio, perdonateci, o Signore.
Siateci propizio, esauditeci, o Signore.
Dalla disgrazia di ricevere indegnamente il vostro Corpo ed il vostro Sangue adorabile, Liberateci o Signore.
Dalla concupiscenza della carne, Liberateci o Signore.
Dalla concupiscenza degli occhi, Liberateci o Signore.
Dalla superbia della vita, Liberateci o Signore.
Da ogni occasione di offendervi, Liberateci o Signore.
Per l'ardente desiderio che aveste di celebrare l'ultima Pasqua coi vostri Apostoli, Liberateci o Signore.
Per la profonda umiltà colla quale lavaste i piedi ai vostri discepoli, Liberateci o Signore.
Per l'ardente carità che vi spinse ad istituire questo divin Sacramento, Liberateci o Signore.
Pel vostro prezioso Sangue che ci lasciaste nel sacrifizio dell'altare, Liberateci o Signore.{232 [240]}
Per le cinque dolorose piaghe che per nostro amore ricevette il vostro Corpo adorabile, esauditeci.
Sebben peccatori noi vi preghiamo, o Signore, ascoltateci.
Degnatevi di accrescere e di conservare in noi la fede, il rispetto e la divozione verso di questo ammirabile Sacramento.
Degnatevi di guidarci per mezzo di una umile e sincera confessione dei nostri peccati all'uso frequente della santa Eucarestia.
Degnatevi di farci godere i frutti celesti, che produce nelle anime ben disposte questo Sacramento, il quale contiene la stessa Santità.
Degnatevi finalmente di sostenerci e di fortificarci al punto della morte colla virtù efficace di questo Viatico celeste.
Figlio eterno del vero Dio, noi vi preghiamo, esauditeci.
O Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, perdonateci.
O Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, esauditeci. {233 [241]}
O Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, abbiate pietà di noi.
Y. Voi donaste loro il pane del cielo,
R. Avente in sè ogni dolcezza.
ORAZIONE.
O Dio, il quale nell'ammirabile Sacramento ci lasciaste la memoria della vostra Passione, concedeteci, ve ne preghiamo, che noi in tal modo veneriamo i misteri sacrosanti del vostro Corpo, e del vostro Sangue, da provare in noi continuamente il frutto della vostra redenzione, Voi, il quale vivete e regnate in tutti i secoli dei secoli. Così sia.
Ai vostri piedi prostrato, divino Gesù, io vi adoro sotto le specie di pane in unione con tutti gli angeli e santi del cielo, {234 [242]} i quali nella più profonda adorazione vi offrono un odoroso incenso. Oh foss'io infiammato del fuoco, di cui ardono i Serafini, per potermi a voi consacrare qual vittima! Lodato sia il vostro nome adorabile! Oh! i popoli tutti conoscessero le vostre infinite perfezioni o sovratutto l'amore che loro dimostrate nel Sacramento dell'Eucaristia! Oh! avess'io forza e virtù bastanti a farvi conoscere da tutti i popoli della terra, a convertire gli eretici che vi bestemmiano in questo Sacramento, ad impedire tutte lo irriverenze e profanazioni che commettonsi dai cattivi cristiani. Sì, mio Salvatore, potess'io adorarvi in ispirito e verità, e ottenere che tutti gli uomini facessero altrettanto! Potess'io rendervi in questo augusto Sacramento tanto onore e tanta venerazione quanta voi rendete all'Eterno Padre in cielo, e potessi ridurre gli uomini tutti a fare altrettanto! Ah che assai debolmente io posso lodarvi e glorificarvi, Gesù mio, sebbene grande e vivo desiderio io abbia di più fare, non rigettate tuttavia il sacrificio di lode, che io vi offro con {235 [243]} sincerissimo affetto, sacrifìcio che possa continuare nel regno della vostra gloria. Così sia.
(del b. Umberto).
O Signore, sebbene per li miei peccati ed infedeltà io non sia degno di accostarmi al vostro altare, e di ricevervi nella santa comunione, nondimeno vi supplico di farmi parte delle vostre misericordie. Degnatevi di concedermi la grazia di partecipare alla virtù del vostro sacrifìcio; illuminate la mia mente, fortificate la mia volontà, e purificate il mio cuore, affinchè io non pensi che a voi, non voglia e non ami che voi. Fatemi la grazia, mio buon Gesù, che io desideri di vivere, soffrire e morire per voi.
(di Fénélon). {236 [244]}
O mio amabile Gesù, quando io penso ai modi con cui venite disonorato nel Sacramento del vostro amore, ohimè! qual lagrimevole spettacolo si presenta alla mia mente! Quanti infedeli ancor non vi conoscono! quanti eretici scagliano contro di voi le più orrende bestemmie! quanti libertini fanno di questo mistero il soggetto dei loro sarcasmi! quanti empi profanano, calpestandolo, il vostro Corpo sacrosanto! quanti peccatori rinnovano il tradimento di Giuda, e colle sacrileghe loro comunioni vi danno la morte nel punto stesso che voi desiderate di loro comunicare una vita divina! quanti ingrati indifferenti cristiani non si danno cura {237 [245]} di accostarsi a voi! Mio buono, mio tenero Maestro, oh! quanto desidererei di offrirvi una riparazione, che fosse capace di compensarvi di tanti oltraggi! Ma ohimè! che sono io mai agli occhi vostri da offrirvi una riparazione che vi riesca gradita? Ah! che pur troppo la coscienza mi accusa; io stesso vi ho spesso e lungamente contristato con tante dissipazioni nelle vostre chiese, con tante indifferenze, con tanta freddezza nel corrispondere agli inviti del vostro amore! Ahi! forse io pure m'assisi indegnamente alla vostra mensa, vi tradii con un perfido bacio, vi posi nel mio cuore sotto ai piedi del vostro mortale nemico, il demonio, il peccato! O padre pieno di misericordia, voi, che venite dal peccato offeso, ma dal pentimento placato, lasciatevi muovere a pietà pel grande dolore che io sento di tutte le mie colpe passate, e dopo di avermi perdonato e resomi nuovamente puro agli occhi vostri, permettetemi che io mi unisca a tante anime sante, le quali ogni giorno vi pregano per chi non vi prega, vi offrono gli ardori del loro {238 [246]} amore per chi non vi ama, o Dio sì amabile e nel beneficar sì generoso!
Ah! caro Gesù, se voi trovate le vostre delizie nel dimorare fra gli uomini, io stimerò d'ora innanzi il mio paradiso in terra l'adorarvi, l'amarvi nel SS. Sacramento dell'Altare; io vi contemplerò al lume della fede, e il mio più dolce piacere sarà d'intrattenermi con voi, di darvi prove sincerissime del mio pentimento, di rendervi mille ringraziamenti per le ineffabili misericordie a me usate e a tutti i peccatori. In questo Sacramento io mediterò le vostre infinite perfezioni, e mi proporrò ad imitare le eminenti virtù che voi ivi esercitate; e mentre gli angeli in cielo cantano di continuo: Santo, Santo, Santo è il Dio d'Israele, io farò dapertutto risuonare queste amabili parole: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento.
Divino Gesù, amabile Salvator mio, concedetemi la grazia di profferir queste parole con viva fede, con tutto il rispetto, con tutto l'amore, con tutta la divozione dei {239 [247]} vostri servi fedeli, con tutto il pentimento dei santi penitenti, in tutto il tempo della mia vita, e specialmente al punto della mia morte. Così sia.
Quantunque questa divozione, quale è praticata da circa due secoli, sia una istituzione nuova, nulladimeno nel suo fondo ella è antica quanto la Chiesa; la quale essendo stata invitata da Gesù Cristo medesimo ad imitare la mansuetudine ed umiltà del suo cuore, necessariamente sentì sempre mai una viva e profonda venerazione verso questo amabilissimo Cuore del suo divino Sposo e Redentore: cuore sì acceso di carità verso gli uomini sino a {240 [248]} patire ogni sorta di umiliazioni e la morte più crudele per riscattarli dall'inferno e rendergli degni del paradiso. Quindi tra gli antichi Dottori s. Giovanni Grisostomo (Homil. 84 in Ioan.) parla del cuore di Gesù come della fonte misteriosa d'onde uscì insieme col sangue e l'acqua il prezzo della nostra salute, che dà ai sacramenti della Chiesa la virtù di conferire la vita eterna: S. Bernardo (Serm. 3 di Pan. Dom.) scriveva que' suoi sì teneri e soavi riflessi sopra il Cuore di Gesù, che la Chiesa ci fa leggere ogni anno nell'ufficio canonico di questa festa. E perciò non è da stupire se non appena e per la pietà del celebre Padre Eucles e per le rivelazioni della B. Margherita Alacoque, lo zelo del P. La Colombière della compagnia di Gesù cominciò a manifestarsi questa divozione, subito da per tutto i figli della Chiesa cattolica ed ecclesiastici e secolari la adottarono con uno slancio singolare, siccome cosa che corrispondeva a un bisogno pressante del loro cuore. Sorsero, è vero, nemici potenti a combatterla; ma si trovarono a fronte {241 [249]} del sentimento universale dei cattolici, dal quale furono ben presto come schiacciati e conquisi, intervenendo l'autorità infallibile della Sede Apostolica a difendere, proteggere e promuovere una divozione, che si mostrava evidentemente suscitata dal nostro amabilissimo Redentore in questi tempi a fine di risvegliare nei nostri cuori la fiamma della sua divina carità. Infatti Clemente X approvò il disegno del suddetto P. Eucles di onorare il sacratissimo cuore di Gesù, il sommo Pontefice Clemente XIII diede licenza che se ne celebrasse la festa con Messa e con officio proprio: Pio VI nella sua Bolla Auctorem fidei condannò i Giansenisti che continuavano a fare scandali contro questa divozione e gli altri Papi, che succedettero aprirono abbondantemente i tesori della Chiesa a favore di coloro che la praticano e promuovono.
L'oggetto della divozione al sacratissimo cuore di Gesù ci viene esposto da Gesù Cristo medesimo, il quale facendosi vedere più volte alla B. Margherita Alacoque ed ordinandole di propagare questa divozione {242 [250]} le fece intendere che era suo desiderio si onorasse la sua ardente carità verso gli uomini, che lo spinse a tutto patire, persino la morte per la loro salvezza; che gli si offerisse il maggior possibile risarcimento per li innumerevoli insulti che ha ricevuto e riceve: e si studiassero, imitassero e venerassero tutte le virtù di cui la sua anima umana è adorna.
Adunque l'oggetto principale di questa divozione è l'anima umana del nostro divin Redentore nei suoi sentimenti, nelle sue affezioni, nelle sue amarezze e sovrattutto nel suo amore. E siccome l'anima umana ne' suoi sentimenti e nelle sue afflizioni si serve del cuore materiale come di uno strumento e di un aiuto, cosicchè noi siamo soliti di attribuire al cuore tutte le qualità dell'anima, dicendo che il cuore è buono o cattivo, secondo chè l'anima è buona o cattiva, così noi in questa divozione prendiamo il cuore materiale del nostro divin Redentore e come l'emblema e la figura, e come lo strumento della sua anima, e particolarmente della sua carità, e rendiamo {243 [251]} anche a questo cuore materiale, che per la unione ipostatica della natura umana colla divina è realmente il cuore del Figliuolo di Dio, il tributo della nostra adorazione.
Perciò, a coloro, che ci domandano la ragione perchè noi fermiamo la nostra attenzione sopra questa parte del corpo del nostro divin Salvatore più che sulle altre e la adoriamo con un'adorazione distinta, noi rispondiamo che a quel modo, che le piaghe delle mani, dei piedi e del costato per essere le cinque fonti principali d'onde uscì il sangue preziosissimo del nostro divino Gesù, meritano d'essere oggetti particolari della nostra divozione, così pure e più ancora lo merita il suo sacratissimo cuore, per essere stato lo strumento delle sue affezioni, delle sue virtù e del suo amore.
Dalle quali cose apparisce doversi conchiudere che la divozione al sacratissimo cuore di Gesù Cristo ha un duplice oggetto l'uno primario, l'altro secondario, ma che non si separa mai dal primo. Il primario sono le affezioni, i sentimenti, le amarezze, le virtù e sovratutto la carità dell'anima umana {244 [252]} del nostro divin Redentore, il secondario è il suo cuore corporeo siccome strumento che aveva la sua parte in quei sentimenti e in quelle affezioni e virtù. Ma siccome nell'onorare un uomo qualunque noi non facciamo separazione del suo corpo dalla sua anima: benchè, il corpo sia distinto dall'anima, così nell'adorare il sacratissimo cuore di Gesù noi rivolgiamo il nostro culto alla sua anima e al suo cuore materiale nel tempo stesso. Quindi con sapienza celeste la santa Chiesa ci fa recitare questa bellissima e dolcissima preghiera: « O Gesù Signor nostro, fate che noi ci adorniamo delle virtù e ci infiammiamo degli affetti del vostro santissimo cuore, acciocchè noi diventiamo conformi all'immagine della vostra bontà e siamo partecipi della vostra redenzione. »
Il fine poi per cui adoriamo questo sacratissimo cuore è: 1° di ricambiare il suo amore col nostro, eccitandoci ad amare Gesù Cristo col meditare sopra la sua carità per noi: 2° di risarcirlo delle offese che ha ricevuto e riceve: 3° di studiarlo minutamente {245 [253]} per modellarvi sopra il nostro cuore: 4° di trovare in esso ogni grazia ed ogni conforto di cui abbisognamo.
I vantaggi di questa divozione sono molti e della prima importanza, imperocchè secondo le promesse che Gesù Cristo ne fece alla B. Margherita Alacoque, è un mezzo certissimo: 1° per accendere in noi l'amor di Dio perciò per farci abborrire il peccato e praticar la virtù: 2° per meritarci grazie speciali ed una speciale protezione dal nostro divin Redentore: 3° per ottenere la conversione dei peccatori: 4° per meritarci la perseveranza finale.
La pratica principale di questa divozione secondo quanto dichiarò Gesù Cristo alla suddetta Beata è la frequenza della SS. Comunione. {246 [254]}
La divozione e la venerazione al Sacro cuore di Gesù si può dire che era nel cuore della Chiesa fin dagli antichi tempi, poichè non appena venne proposta in modo formale e distinto, subito per tutta la Chiesa e dai Vescovi e dai Sacerdoti e dai fedeli fu accolta e con zelo particolare promossa. Più tardi veniva approvata da Clemente XIII e da altri papi: e queste approvazioni la rendevano più cara a tutti i cattolici, i quali da figliuoli docili ed obbedienti sono sempre disposti a ricevere con ossequio e amore gli insegnamenti ed i comandi della loro madre.
L'oggetto e il fondamento di questa divozione altro non sono, secondo la dottrina della Chiesa, se non l'infinito amore del divin Salvatore verso gli uomini, pei quali egli offrì sull'albero della croce il {247 [255]} proprio sangue, e la sua vita, dopo averci lasciato un preziosissimo pegno di tale amore nell'istituzione del Sacramento dell'altare. Laonde l'intenzione e lo scopo di ogni divoto del cuore di Gesù deve esso dimostrarsi, per quanto glielo permettono le sue forze, riconoscente all'infinito amore di Gesù nel Sacramento Eucaristico, e compensarlo del suo grande affetto. Perciò ognuno deve avere un fermo proposito di compensare questo cuore divino delle innumerevoli ingiurie ed offese, che dagli uomini di ogni condizione riceve sulla terra, e di quelle sovratutto che gli si fanno colle sacrileghe comunioni, e presentargli così qualche compenso per mezzo della propria divozione, amore ed opere di penitenza. Pertanto, secondo il sentimento della Chiesa, lo spirito di questa divozione consiste nel proporci il sacratissimo cuore del nostro Redentore a modello del nostro, e nel cercare in tutti i modi di ricambiare l'amore ferventissimo che ci ha portato e ci porta, e specialmente con riceverlo nella santa comunione, onde {248 [256]} risarcirlo degli innumerevoli oltraggi che gli sono fatti. L'oggetto poi di questa divozione viene figurato colla rappresentazione del cuore materiale di Gesù. (La sacra Congregazione dei Riti ha ordinato, che nelle chiese alla pubblica venerazione si debba sempre esporre l'immagine di Gesù Cristo che mostra il suo cuore, e non la semplice immagine del suo cuore). Siccome sorgente del sangue quindi della vita corporea è anche lo strumento e l'organo principale di cui si serve l'anima umana nello svolgere e fomentare i suoi affetti: perciò noi siamo soliti di attribuire al cuore le affezioni della volontà dicendo che il tale ha un buon cuore oppure un cattivo cuore secondo che ama il bene oppure lo odia. Laonde il cuore materiale del nostro divin Redentore giustamente si prende siccome l'emblema della sua anima e del suo grande amore verso gli uomini. L'amore ne è l'oggetto, l'amore il fondamento, l'amore lo scopo; e siccome nella nostra maniera di pensare, cuore ed amore sono sinonimi, quindi la figura del {249 [257]} cuore di Gesù può benissimo servire per un'immagine parlante di amore. In quel modo che la Chiesa col dipingere le cinque piaghe ci richiama alla mente i patimenti di Gesù, così col dipingere il cuore ci rappresenta la pienezza del suo amore divino verso di noi, e con ciò anima la nostra freddezza a corrispondergli con sincero affetto.
Noi veneriamo dunque il cuor di Gesù, e lo preghiamo come tipo della sua divina benevolenza, del suo amore e delle prove che ne ha date. Noi crediamo ancora che questo Santissimo cuore è intimamente unito colla seconda Persona della SS. Trinità, che anzi è il cuore di questa medesima Persona, perciò si merita una vera adorazione.
Io vi adoro, divin cuore di Gesù, sorgente inesausta di misericordia e di grazia, il più sublime portento dell'onnipotenza, {250 [258]} bontà, e sapienza divina, trono del santo Amore, unica vittima degna e capace di placare la divina giustizia. Col più profondo rispetto del mio cuore mi prostro dinanzi a voi, riconosco il vostro altissimo pregio, il merito di essere adorato da tutti gli spiriti celesti, e con essi mi unisco a darvi gloria, e a venerarvi con tutta l'anima mia.
Sacratissimo cuore del mio Redentore, essenzialmente e indissolubilmente unito col divin Verbo, partecipe perciò delle eterne ed incomprensibili sue perfezioni, e per conseguenza amore e delizia della SS. Trinità, io mi dedico, io mi consacro a Voi, a vostro onore e gloria offro ora e sempre quanto sono e possedo. Concedetemi, o dolcissimo cuore, di ferventemente amarvi, e voi benigno rendetemi un vivo olocausto, che si consumi nelle fiamme del vostro amore nel tempo e nell'eternità. Così sia.
(di s. Gertrude). {251 [259]}
Io N. N. consacro e dono al Santissimo cuore del nostro Signore Gesù Cristo la mia persona, la mia vita, le mie opere, le mie pene, i miei patimenti per dedicarmi in avvenire intieramente alla sua gloria ed al suo amore. È mia ferma ed irrevocabile intenzione di darmi tutto ad esso, di compiere ogni cosa per amor suo, e con tutta l'anima mia rinunziare a quanto può dispiacere a questo divin cuore.
Perciò eleggo voi, Sacratissimo cuore, a unico oggetto del mio amore, a sostegno della vita mia, a sicurezza della mia salute, ad appoggio della mia debolezza. O cuore della bontà e della mansuetudine, siate voi il mio sicuro rifugio anche nell'ora della morte, siate voi la mia giustificazione innanzi a Dio, e da me allontanate i castighi della giusta sua collera. O cuore di amore, in Voi ripongo tutta {252 [260]} la mia speranza. Dalla mia malizia io temo tutto, dalla bontà vostra tutto spero. Togliete da me quanto vi dispiace e quanto vi è contrario. Imprimete così profondamente nel mio cuore l'amore vostro, che più mai non vi dimentichi, non mai da voi mi separi. O divin cuore, io vi scongiuro per l'infinita vostra bontà, che il mio nome sia scritto dentro di voi poichè nel vostro servizio io voglio vivere e morire. Così sia.
(della beata Maria Alacoque).
Nobilissimo, mansuetissimo, amorevolissimo cuore del mio fedelissimo amante Gesù Cristo, mio Dio e Signore, deh! umilmente ve ne supplico, rivolgete verso di voi, e a voi unite tutti i miei pensieri e desiderii, tutte le forze dell'anima mia del mio corpo, e tutto quanto io sono e posso: sì rivolgete ogni cosa che è in me alla vostra gloria e al vostro santo beneplacito. {253 [261]} O misericordiosissimo cuore di Gesù, a voi mi raccomando, a voi mi consacro intieramente e per sempre. Togliete via da me, mio Dio, questo mio cuore cattivo e ingrato, e datemene uno secondo il vostro, e secondo la vostra perfetta ed eterna volontà.
Mio Dio, mio Salvatore e Redentore, cancellate da me ogni macchia e quanto a voi può dispiacere, e dal vostro sacratissimo cuore riversate nel mio tutto ciò che a voi piace. Convertitemi a voi, e disponete di me alla vostra santissima gloria ed amore. Concedetemi che il mio cuore sia così unito al vostro, la mia volontà così conforme alla vostra, che io non voglia mai altro, se non ciò che voi volete e vi piace. Fate che io vi ami, dolcissimo Gesù mio, con tutto il cuore, in tutto e sovratutto, adesso ed in eterno. Così sia.
(del b. Giovanni Landsperg). {254 [262]}
O Signore, che per la salute del mondo avete voluto nascere, essere circonciso, dai Giudei rigettato, da Giuda con un bacio tradito, legato con funi, condotto quale agnello innocente al supplizio, presentato ad Anna, a Caifasso, a Pilato ad Erode, falsamente accusato, flagellato, insultato, coronato di spine, battuto con verghe, spogliato, trapassato con chiodi, sollevato in croce in mezzo a due ladroni, abbeverato di fiele ed aceto, e traffitto da lancia, vi supplico che per questi atrocissimi dolori, i quali io peccatore ora divotamente considero, e per la santa croce e morte vostra mi preserviate dalla pena eterna dell'inferno; e mi conduciate a quel luogo dove avete introdotto il ladro pentito, che fu crocifisso con voi, il quale col Padre, e col Santo Spirito vero Dio vivete e regnate in eterno. Così sia.
(di s. Agostino). {255 [263]}
O divino amante delle anime, Cristo Gesù, il quale vi siete degnato di venire in cerca di me col sacrifizio della vostra vita, e riscattarmi col prezioso vostro sangue, umilmente mi prostro ai vostri piedi per ringraziarvi col cuore altamente commosso di un si grande benefizio, e per dimostrarvi in contraccambio il mio amore. Ma che poss'io, misera creatura, rendere in compenso a voi, che sino all'ultimo della vostra vita mi avete amato svisceratamente, e a grandi e sanguinosi caratteri scritto mi avete non solo nelle benedette vostre mani e piedi, ma eziandio nel divino vostro cuore? Oh! potessi portarvi nel mio cuore, come voi avete portato me, e amarvi di uguale amore! Oh! non vi dimenticassi mai, come voi non vi scordate mai di me! O Gesù, quanto fu grande il vostro amore per cui non solo mi apriste le mani e i piedi, ma ancora il vostro cuore, fonte di {256 [264]} grazie, a fine di saziare la mia anima della pienezza dei beni celesti ed arricchire la mia povertà! Accettate pertanto la pratica di pietà che desidero di compiere ad onore delle vostre cinque piaghe, mentre io confido pienamente, che non mi vorrete chiudere l'adito a queste ricche sorgenti. Così sia.
Ave, benedetta piaga del mio divin Redentore, io ti bacio in ispirito colla più profonda venerazione. Pei meriti di questa piaga, vi supplico con tutto il cuore, o Gesù, liberate i miei piedi dalle reti, che mi hanno tese i miei nemici, e salvatemi da ogni caduta. Aiutatemi affinchè io non cammini nella superbia e non m'innalzi sopra di me, datemi piuttosto uno spirito umile, e quel cuor contrito, cui voi non rigettate mai.
In questa santa piaga io ripongo tutte le mie afflizioni, affinchè voi le uniate alla {257 [265]} vostra croce e passione, e mi concediate la grazia di sopportare con pazienza per amor vostro ogni tribolazione e patimento, e di vivere in ogni tempo rassegnato alla vostra divina volontà. Pater, Ave, Gloria.
Ave, benedetta piaga del piede destro del mio divin Redentore, io ti bacio in ispirito colla più grande venerazione. Pei meriti di questa piaga sacrosanta io vi supplico con tutto il cuore, mio Gesù, guardate i miei passi, affinchè essi procedano per la via dei vostri comandamenti, e progredendo di virtù in virtù io arrivi a contemplare voi, mio Dio e mio Signore, nella Sionne celeste.
In questa santa piaga io ripongo tutti i beni e doni, che la vostra divina provvidenza mi ha compartiti. Custoditemi dalle seduzioni acciocchè io non abusi mai di questi doni per offendervi e perdere eternamente voi, mio sommo bene. Pater, Ave, Gloria. {258 [266]}
Ave, benedetta piaga della mano sinistra del mio divin Redentore! in ispirito io ti bacio colla più profonda venerazione. Pei meriti di questa piaga io vi prego con tutto il cuore, Gesù mio, abbiate pietà della mia fiacchezza ed incostanza; confortatemi in ogni buon proposito, così che io possa con tutta fiducia esclamare: la vostra sinistra, o mio Diletto, mi sorregge il capo, e la vostra destra mi abbraccia.
In questa sacrosanta piaga io ripongo tutte le mie colpe, che scientemente o per ignoranza io abbia fin qui commesse, domandandovene sinceramente perdono. Deh! mio Gesù, cancellatele col vostro prezioso sangue, affinchè non abbiano poi dinanzi al vostro tribunale da meritarmi la sentenza di eterna condanna. Pater, Ave, Gloria. {259 [267]}
Ave, benedetta piaga della mano destra del mio divin Redentore! io ti bacio in ispirito colla più profonda venerazione. Pei meriti di questa sacrosanta piaga vi supplico, buon Gesù, datemi la grazia necessaria per combattere gli assalti de' miei nemici visibili ed invisibili; e nel giorno finale collocatemi alla vostra destra, così che in quel gran dì io pure abbia a udirmi quel consolante invito: Venite, benedetti del padre mio.
In questa sacrosanta piaga io ripongo tutte le mie, e direi meglio le vostre buone opere, poichè, siccome esige la più stretta giustizia, tutto il bene che è in me io lo attribuisco alla vostra grazia; e vi supplico umilmente, che vogliate offrirle all'Eterno Padre in unione colle vostre santissime azioni, e nel tempo stesso supplire alla mia povertà coi vostri meriti infiniti. Pater, Ave, Gloria. {260 [268]}
Ave, benedetta piaga del mio divin Redentore! Tu fornace di amore, tesoro incomparabile, dolce riposo dell'anima mia, ave! Potrò io sperare, misericordiosissimo Gesù, di accostarmi a questo vostro santo altare, penetrare in questo santuario e baciare il vostro amorosissimo cuore? Vi supplico per l'infinito vostro amore, o Gesù dolcissimo, non negatemi questa consolazione, e non rigettatemi da questo per me unico luogo di rifugio. Su via, anima mia, accostati con fiducia al trono di questo beneficentissimo sposo! quivi deponi tutte le tue pene e gli affanni che ti opprimono, quivi riposa in pace. Sì, mio Gesù, il vostro amore m'introduce per questa santa piaga nel vostro cuore e quivi io vi prego colla più profonda umiltà di perdonarmi tutti i peccati che finora ho commessi in pensieri, in parole, in opere ed omissioni. Lavate il mio cuore nel vostro divin sangue, stampategli {261 [269]} dentro i sentimenti del vostro cuore ed accendete potentemente in me il fuoco del vostro amore, affinchè d'ora innanzi altro più non cerchi, nè altro ami che voi, Gesù mio dolcissimo.
In questa sacrosanta piaga del costato io ripongo, o mio Gesù, tutti i desiderii del mio cuore. Unite il cuor mio al vostro così strettamente, che in nessun tempo più si separino, affinchè con verità io possa dire coll'apostolo Paolo: Chi mi dividerà dalla carità di Cristo? forse la tribolazione? forse l'angustia? forse la fame? forse la nudità? forse il pericolo? forse la persecuzione? forse la spada?... Ma in tutte queste cose noi restiamo vincitori per amore di Colui, che ci ha amati. Imperciocchè io son sicuro, che nè la morte, nè la vita, nè gli Angeli, nè i principati, nè le podestà, nè il presente, nè l'avvenire... nè alcuna cosa creata ci separerà dall'amor di Dio, il quale è in Cristo Gesù Signor Nostro (ai Rom. VII). Pater, Ave, Gloria. {262 [270]}
O mio amato e buon Gesù, alla santissima vostra presenza prostrato, io vi prego con tutto il fervore possibile a eccitare nel mio cuore sentimenti vivi di Fede, di Speranza, di Carità, di dolore de' miei peccati e di proponimento di non più offendervi; e a fine di ottenere una grazia sì preziosa io vado considerando le vostre cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di voi, o Gesù mio, il santo profeta David: foderunt manus meas, et pedes meos, dinumeraverunt omnia ossa mea (Psal. XXI, 17 e 18).
Tutti i cristiani che hanno una fede viva e sentono un poco di amore verso del loro {263 [271]} Redentore Gesù Cristo, desiderano di visitare in persona i s. luoghi di Gerusalemme consacrati dai suoi patimenti e dal sangue che egli versò per liberarci dal peccato e dall'inferno. Ma siccome il visitare e venerare personalmente quei luoghi è cosa impossibile alla grande maggioranza dei cristiani, si è pensato saviamente di supplirvi colla divozione della Via Crucis. Ora questa divozione consiste in quattordici croci innalzate o appese al muro in qualche chiesa o luogo a ciò destinato, le quali segnano i punti principali della via che il nostro divin Salvatore percorse dal pretorio di Pilato al Calvario. E per fare questa divozione bisogna visitare una per una queste quattordici croci, fermandosi innanzi a ciascheduna a meditare alquanto sul tratto della passione di Gesù Cristo espresso nella pittura o scultura od iscrizione annesse alle croci. {264 [272]}
Bisogna osservare, che la divozione della Via Crucis non si può canonicamente erigere in alcun luogo se non dai Padri Francescani o da chi avesse avuto dal sommo Pontefice un'autorità straordinaria per tale erezione.
Ciò posto ognun vede quanto sia ragionevole che ogni cristiano sia divoto della Via Crucis, e procuri di farla più sovente che gli sia possibile, essendo troppo giusto che onoriamo almeno in questo modo i patimenti e la morte del nostro buon Gesù.
Quindi i sommi Pontefici per animarci a questa pratica così salutare hanno concesso a chi fa la Via Crucis, le stesse indulgenze che si acquistano visitando i santi luoghi di Gerusalemme, e hanno voluto che queste indulgenze siano applicabili alle anime del purgatorio.
Siccome per guadagnare un'indulgenza è sempre necessario di trovarci nello stato di grazia santificante così per togliere via dall'anima nostra i peccati che per avventura avessimo commessi, è conveniente il {265 [273]} cominciare la pratica della Via Crucis da un atto di contrizione.
Ad ogni stazione poi bisogna considerare per qualche istante quel tratto della passione di nostro Signore che viene rappresentata, e accompagnare la nostra considerazione con qualche sentimento di amore, di compassione, di dolore, di riconoscenza ecc.
Ma quantunque per acquistare l'indulgenza si richieda solamente ad ogni stazione la breve considerazione sovraccennata, tuttavia lo aggiungervi qualche preghiera vocale come per esempio, un Pater, un Ave, e un Gloria, per ogni stazione è cosa più che conveniente e lodevole.
Non è propriamente necessario il muoversi da una stazione all'altra, basta volgersi con qualche segno esterno, per esempio, coll'inchino del capo. {266 [274]}
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
OREMUS.
Respice, quaesumus, Domine, super hanc familiam tuam, pro qua Dominus noster Jesus Christus non dubitavit manibus tradi nocentium et crucis subire tormentum. Qui tecum vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen.
ATTO DI CONTRIZIONE.
Mio Redentore, mio Dio, eccomi a' vostri piedi pentito con tutto il cuore de' miei peccati, perchè sono offesa della vostra somma bontà; voglio piuttosto morire, che ancora offendervi, perchè vi amo sopra ogni cosa. {267 [275]}
Miserare nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, deh voi fate,
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio core.
Stabat Mater dolorosa
Juxta crucem lacrymosa
Dum pendebat Filius.
STAZIONE I.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem, et mortem tuam redemisti mundum.
Questa prima Stazione ci rappresenta il Pretorio di Pilato, dove il nostro Redentore ricevè la sentenza di morte.
Considera, anima mia, come Pilato condannò a morte di croce il nostro innocentissimo Gesù, e come egli volentieri si sottomise a quella condanna, acciocchè tu fossi liberata dall'eterna dannazione.
Ah Gesù! vi ringrazio di tanta carità, {268 [276]} e vi supplico di scancellare la sentenza di eterna morte meritata per le mie colpe, onde io sia fatto degno di godere l'eterna vita. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate,
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio core.
Cuius animam gementem,
Contristatam et dolentem
Pertransivit gladius.
STAZIONE II.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa seconda Stazione ci rappresenta come Gesù fu caricato del pesantissimo legno della Croce.
Considera, anima mia, come Gesù sottopose le sue spalle alla croce, la quale era {269 [277]} aggravata da' tuoi moltissimi ed enormi peccati.
Ah Gesù! perdonatemi e datemi grazia di non più aggravarvi nel restante di mia vita di nuove colpe, ma bensì di portare sempre la croce di una vera penitenza. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate, ecc.
O quam tristis et afflicta
Fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!
STAZIONE III.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa terza Stazione ci rappresenta come Gesù cadde la prima volta sotto la croce.
Considera, anima mia, come Gesù non {270 [278]} reggendo il grave peso, cadde sotto la croce con suo gran dolore.
Ah Gesù mio! le mie cadute nel peccato ne sono la cagione. Vi supplico di darmi grazia di non rinnovarvi mai più questo dolore con nuovi peccati. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate, ecc.
Quae moerebat et dolebat,
Pia Mater dum videbat
Nati poenas inclyti.
STAZIONE IV.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa quarta Stazione ci rappresenta l'incontro dolorosissimo di Maria Vergine col suo Divin Figliuolo.
Considera, anima mia, quanto restò ferito {271 [279]} il cuor della Vergine alla vista di Gesù, ed il Cuore di Gesù alla vista della sua Madre afflittissima. Tu fosti la causa di questo dolore di Gesù e di Maria colle tue colpe.
Ah Gesù! Ah Maria! fatemi sentire un vero dolore de' miei peccati, onde io li pianga finchè viva e meriti d'incontrarvi pietosi alla mia morte. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
In tanto supplicio?
STAZIONE V.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimns tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa quinta Stazione ci rappresenta {272 [280]} come fu costretto Simon Cireneo a portare la croce dietro a Gesù Cristo.
Considera, anima mia, come Gesù non aveva più forze a reggere la croce, onde gli Ebrei con finta compassione lo sgravarono dell'enorme peso di essa.
Ah Gesù! a me è dovuta la croce che ho peccato. Deh fate che io vi sia almen compagno nel portare la croce di ogni avversità per vostro amore. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quis non posset contristari
Christi Matrem contemplari
Dolentem cum Filio?
STAZIONE VI.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum. {273 [281]}
Questa sesta Stazione ci rappresenta la Veronica, che asciugò il volto a Gesù.
Considera, o anima mia, l'ossequio fatto a Gesù da questa donna, e come egli la premiò subito dandole il volto suo effigiato in quel lino.
Ah Gesù mio! datemi grazia di mondare l'anima mia da ogni lordura e d'imprimere nella mia mente e nel mio cuore la vostra santissima Passione. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Pro peccatis suae gentis
Vidit Jesum in tormentis
Et flagellis subditum.
STAZIONE VII.
Y. Adorarmus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa settima Stazione ci rappresenta {274 [282]} la seconda caduta di Gesù Cristo con grande suo strapazzo e tormento.
Considera, o anima mia, i patimenti di Gesù in questa nuova caduta, effetti delle tue ricadute nel peccato.
Ah Gesù! mi confondo avanti a voi, e vi prego di darmi grazia che mi alzi in maniera dalle mie colpe, che non ricada mai più. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Vidit suum dulcem Natum
Morientem desolatum
Dum emisit spiritum.
STAZIONE VIII.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa ottava Stazione ci rappresenta {275 [283]} quando Gesù incontrò le donne che piangevano sopra di lui.
Considera, anima mia, come Gesù disse a quelle donne che non piangessero sopra di lui, ma sopra di loro stesse, onde tu impari che devi prima piangere i tuoi peccati, indi i suoi patimenti.
Ah Gesù! datemi lacrime di vera contrizione, acciocchè sia meritoria la compassione mia a' vostri dolori. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Eja, Mater, fons amoris,
Me sentire vim doloris
Fac, ut tecum lugeam.
STAZIONE IX.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum. {276 [284]}
Questa nona Stazione ci rappresenta la terza caduta di Gesù con nuove ferite e con nuòvi tormenti.
Considera, anima mia, come il buon Gesù cadde la terza volta, perchè la tua ostinazione al male ti portò a continuare nelle colpe.
Ah Gesù! voglio dar fine per sempre alle mie iniquità per dare a voi sollievo. Deh! confermate il mio proponimento e rendetelo efficace colla vostra grazia. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Fac ut ardeat cor meum
In amando Christum Deum,
Ut sibi complaceam.
STAZIONE X.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum. {277 [285]}
Questa decima Stazione ci rappresenta come Gesù giunto che fu sul Calvario venne spogliato nudo ed amareggiato con fiele e mirra.
Considera, anima mia, la confusione di Gesù nell'essere spogliato nudo, e la pena di essere abbeverato di fiele e mirra. Ciò fu in pena delle tue immodestie e golosità.
Ah Gesù! mi pento delle libertà mie, e risolvo di non più rinnovarvi in tutto il rimanente de' miei giorni tali pene, ma di vivere con tutta modestia e temperanza. Così spero nel vostro divino aiuto. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo valide. {278 [286]}
STAZIONE XI.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa undecima Stazione ci rappresenta quando Gesù fu inchiodato sopra la croce, essendo presente l'afflittissima sua Madre.
Considera, anima mia, gli spasimi di Gesù nell'essergli trapassati dai chiodi le mani e i piedi. Oh crudeltà de' Giudei! Oh amore di Cesù verso di noi!
Ah Gesù mio! voi tanto patite per me ed io tanto fuggo ogni patire. Deh! inchiodate sulla vostra croce la mia volontà risoluta di non più offendervi per l'avvenire, anzi di patir volentieri qualunque pena per vostro amore. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Tui Nati vulnerati
Tam dignati pro me pati
Poenas mecum divide. {279 [287]}
STAZIONE XII.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa duodecima Stazione ci rappresenta la morte di Gesù in croce.
Considera, anima mia, che dopo tre ore di agonia morì il tuo Redentore sulla croce per la tua salute.
Ah Gesù mio! è ben giusto che io spenda per voi il restante di mia vita avendo voi dato la vostra con tanti spasimi per me. Così risolvo: mi assista la vostra grazia per li meriti della vostra morte. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Fac me tecum pie flere,
Crucifixo condolere
Donec ego vixero. {280 [288]}
STAZIONE XIII.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa decimaterza Stazione ci rappresenta come il Corpo santissimo di Gesù fu deposto dalla croce in seno di Maria Vergine sua Madre.
Considera, anima mia, il dolore di Maria Vergine in vedersi fra le sue braccia morto il suo divin Figliuolo.
Ah Vergine Santissima! per li meriti di Gesù, ottenetemi grazia di non più rinnovare in vita mia la cagione della sua morte, ma che egli viva sempre in me colla sua Divina grazia. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre ecc.
Juxta crucem tecum stare
Et me tibi sociare
In planctu desidero. {281 [289]}
STAZIONE ULTIMA.
Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa ultima Stazione ci rappresenta la sepoltura del nostro Redentore.
Considera, anima mia, come il Corpo santissimo di Gesù fu seppellito con grande divozione dentro al sepolcro nuovo per lui preparato.
Ah Gesù mio! vi ringrazio di quanto patiste per me, e vi supplico di darmi grazia di preparare il mio cuore a ricevervi degnamente nella santa comunione e di fare nell'anima mia la vostra abitazione per sempre. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quando Corpus morietur,
Fac ut animae donetur
Paradisi gloria. {282 [290]}
Y. Salva nos, Christe, Salvator per virtutem crucis.
R. Qui salvasti Petrum in mari, miserere nobis.
OREMUS.
Deus, qui Unigeniti Filii tui pretioso sanguine vivificae Crucis vexillum sanctificare voluisti, concede, quaesumus, eos qui eiusdem sanctae Crucis gaudent honore, tua quoque ubique protectione gaudere. Per eundem Christum Dominum nostrum.
R. Amen.
Y. Divinum auxilium maneat semper nobiscum.
R. Amen. {283 [291]}
Presso tutte le nazioni si ebbe sempre gran cura di tramandare ai posteri con pubblici monumenti la memoria di coloro, i quali si segnalarono con opere grandi, come di persone meritevoli di lode perenne, perciocchè i posteri hanno bisogno di conoscere quanto i loro predecessori operarono di grande e di nobile per imitarli.
Non è pertanto da lodarsi la Chiesa cattolica, se per motivi religiosi fa altrettanto? se pregia e venera coloro, che si segnalarono per le opere di cristiana virtù e di vera santità? quando innalza all'onor degli altari quelli che furono da Dio onorati {284 [292]} di grazie speciali, per cui operarono cose magnifiche e gloriose? quando chiama beati, e come tali venera coloro, i quali colla grande loro fedeltà verso Dio si acquistarono in modo particolare la sua benevolenza, divennero suoi intimi amici, cui egli ha coronato di gloria e di onore? Non merita anzi ogni encomio la Chiesa, quando ai giovani presenta gli esempi dei vecchi, quando loro mostra le pedate, cui essi pure devono seguire? quando a questo fine ci raduna in certi giorni per celebrare la memoria dei nostri antenati, e così stimolarci a praticare le loro virtù, animarci ed infiammarci ad imitarli, per farci insomma conoscere come dobbiamo mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù Cristo?
Qual potente sprone alla virtù il pensiero: Ciò che tu devi fare lo hanno già fatto migliaia prima di te: le pene, che tu devi incontrare onde praticare la pietà e la virtù, le hanno già migliaia d'uomini incontrate e superate. Tu professi la medesima religione, tu sei membro della medesima Chiesa, non potresti tu pure fare quello ch'essi hanno fatto? {285 [293]} Tanti erano della stessa tua età, deboli al par di te, esposti forse a maggiori pericoli, a più violente tentazioni, e tuttavia trovarono tempo e modo di mantenersi fedeli seguaci di Gesù Cristo, perchè dunque non potresti anche tu fare lo stesso?
Se la virtù e la santità sono in se medesime degne di lode, nessun uomo di senno può mostrarsi indifferente verso coloro, che posseggono e praticano la santità e la virtù. Egli deve stimarli, onorarli, venerarli. Una venerazione tuttavia, la quale consista in una sterile ammirazione nulla gioverebbe alla religione, la quale ha mire più alte. La Chiesa vuole che ammiriamo la virtù dei santi, perchè ancor noi ci facciamo santi; vuole di più che noi ci fermiamo a coloro che ammiriamo, ma venerando i santi saliamo alla fonte d'ogni santità, a Dio. Così la Chiesa c'insegna; mentre noi veneriamo i santi per la loro virtù, e i sentimenti della nostra venerazione esterniamo con opere, e parole, noi riconosciamo in essi la potenza della grazia, noi lodiamo il padre dei lumi, il Datore d'ogni dono perfetto, {286 [294]} il quale illumina i servi suoi, e li santifica, il quale solo è Santo per se stesso e infinitamente. Pertanto nella venerazione dei santi ogni cosa deve riferirsi a Dio, ogni cosa deve unirsi alla lode e adorazione divina. Iddio deve sempre essere l'oggetto principale, e lo scopo che ci prefiggiamo affinchè il culto dei santi sia un culto religioso a Dio gradito, ed affinchè noi adempiamo a quanto sta scritto: « Lodate il Signore ne' suoi santi » (Salmo 150).
Ma non solamente i santi noi li veneriamo, ma li invochiamo ancora, vale a dire ci raccomandiamo alle loro preghiere, imploriamo la loro intercessione presso Dio; imperocchè secondo la dottrina del Cristianesimo « la preghiera del giusto vale assai » (S. Giac. v. 16). Quantunque strettamente parlando un solo siavi mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù, egli solo sia che coi meriti suoi, colle sue soddisfazioni ci riconciliò con Dio, ed egli solo possa concederci le grazie di cui abbisogniamo, ciò nondimeno la sacra Scrittura attribuisce un grande valore alla intercessione dei Santi, {287 [295]} non perchè essi possano per propria virtù aiutarci, o l'esaudimento delle nostre preghiere possa provenire da altri, che da Dio; ma bensì perchè la preghiera dei giusti è accetta a Dio, ed egli spesso per le loro preghiere concede grazie, che altrimenti non avrebbe concesse. Noi crediamo alla Comunione dei santi. Su questa credenza è appoggiata la nostra fiducia nella reciproca preghiera dei membri di questo corpo visibile, che noi cristiani formiamo, del quale corpo è capo Gesù Cristo. La religione ci conduce in ispirito nella società delle anime gloriose, cui la morte ha bensì separate dalla nostra dimora, la terra, ma non dalla Chiesa, il cui regno è eterno. Ella c'invita ad unire le nostre alle preghiere di queste anime, e degli innumerevoli cori dei celesti spiriti, i quali si occupano e si consolano del nostro bene (S. Luca XV, 7, 10). Essi presentano al Signore le preghiere dei giusti (Giob. VII, 10 ), ed alle loro laudi uniscono l'intercessione a nostro vantaggio insieme colle schiere degli eletti, che tra le loro consolazioni {288 [296]} pongono pur questa di cooperare alla nostra salute (2° dei Macc. XV, 14. Apoc. v. 8). La fede e la speranza cessano bensì dopo morte, ma la carità continua, e viene dalla morte perfezionata (I ai Cor. XVIII, 8). Qual consolante pensiero che il vincolo dell'unione tra i giusti non venga rotto dalla morte, ma duri nell'eternità, dove nè tempo, nè vicenda alcuna potrà più scioglierlo! Qual consolante pensiero che ai piè del trono di Dio abbiamo anime, la cui benevolenza è tanto grande quanto invariabile, le quali pigliano parte ai nostri bisogni, alle nostre preghiere, e procurano di ottenere anche a noi, eredi come essi del paradiso, la medesima felicità, che essi già godono!
Dal sin qui detto si deduce che sarebbe indizio di una grande ignoranza il pensare, che il culto dei santi sia affine al culto di Dio, ossia che venerare i santi voglia dire adorarli. Imperocchè noi veneriamo in un modo i santi, veneriamo in un altro Iddio. Noi veneriamo Iddio come Signore assoluto ed Autore di ogni cosa creata, veneriamo {289 [297]} i santi come suoi servi, come suoi intimi amici. Adorarli, cioè tributar loro il culto dovuto a Dio solo, sarebbe idolatria, sarebbe empietà: ma venerarli quali amici di Dio, ed invocarli di patrocinio, persuasi ad un tempo che ogni aiuto viene da Dio, dal quale essi pure lo implorano, deve ad ogni uomo pratico di cristianesimo, ad ogni uomo assennato, sembrare giusto e lodevole. Non avvi per verità alcun obbligo d'invocare in casi particolari i santi; possiamo rivolgerci immediatamente a Dio; ma sta sempre ferma la massima della Chiesa, che i santi, i quali regnano con Cristo, sono da venerarsi ed invocarsi, che essi pregano per noi; che la loro venerazione è cosa buona ed utile, e che per loro mezzo otteniamo più presto ciò che desideriamo.
Tutto questo in generale sul culto dei santi. Che debba poi invocarsi in modo speciale la Santissima Vergine, e più degli altri santi è cosa per sè chiara. Essa è la più sublime di tutte le creature, essa è la Regina degli Angeli e dei Santi; essa è la figlia prediletta dell'eterno Padre, la madre {290 [298]} del Figliuol di Dio, la sposa dello Spirito Santo e come tale essa risplende di una eccellenza infinita. Essa è l'unica che non sia stata macchiata dalla colpa originale, essa è l'unica che sia piena di grazia, essa è la benedetta fra tutte le donne. Gli altri santi sono servi ed amici del Signore, Maria n'è realmente la madre. Come adunque non onoreremo in modo singolare questa gran Vergine che venne elevata ad una dignità così alta da star infinitamente sopra agli stessi cherubini e serafini? Gesù Cristo mostrò sempre un grande affetto a sua madre e noi suoi discepoli e fratelli non le renderemo tutta la venerazione di cui siamo capaci, non la ameremo di tutto cuore? Se la preghiera dei giusti è assai potente presso al Signore, quanto più potente non sarà la preghiera della sua madre? Certo è che sulla terra Gesù sempre si mostrò pienamente soggetto e sottomesso alla sua madre e volle a intercessione di lei operare il primo miracolo, e solo per mezzo di lei volle santificare il suo precursore prima che nascesse. Adunque non vi può {291 [299]} essere dubbio, che ora in cielo ove la ha collocata alla sua destra, egli sia pronto ad esaudire tutte le sue preghiere, ad accettare qualunque supplica che essa gli presenta, nell'appagare ogni suo desiderio. Che anzi possiamo tenere come verità incontrastabile che Gesù Cristo abbia conferito alla sua madre in cielo siccome parte del premio da essa meritato questo privilegio che nessuna grazia abbia da discendere dal cielo sulla terra senza che passi per le mani di lei. E ricordiamoci sempre che Gesù Cristo mentre pendeva dalla croce, nella persona del suo prediletto apostolo s. Giovanni ci affidò tutti a lei siccome figli a madre tenerissima, che ci avrebbe sempre mai amati e protetti. Con ciò egli implicitamente ci promette che qualunque grazia dimanderemo a Maria, infallibilmente la impetreremo. {292 [300]}
Io vi saluto, o madre, modello della più esimia purità, e di ogni virtù celeste! aiutatemi ad imitarvi, e non abbandonatemi nè in vita nè in morte. Così sia.
(di s. Geltrude).
O Santissima Vergine, io vi venero con tutto il cuore al di sopra di tutti gli Angeli e Santi del cielo, come figlia dell'Eterno Padre, e vi consacro l'anima mia con tutte le sue potenze. Ave Maria ecc.
O Santissima Vergine, io vi venero con {293 [301]} tutto il cuore al di sopra di tutti gli Angeli e dei Santi del cielo, come Madre dell'Unigenito Figlio di Dio, e vi consacro il mio corpo con tutti i suoi sentimenti. Ave Maria.
O Santissima Vergine, io vi venero con tutto il cuore al di sopra di tutti gli Angeli e dei Santi del cielo, come diletta Sposa dello Spirito Santo, e vi consacro il cuor mio con tutti i suoi affetti, e vi prego ad impetrarmi dalla SS. Trinità tutti i mezzi necessari alla mia salute. Ave Maria.
O benedetta Vergine, che trovaste grazia presso Dio, e generaste la vita, voi che siete Madre di salute, fate che per voi abbiamo accesso al vostro Figlio, siccome ci fu dato per mezzo vostro, così per mezzo vostro benignamente ci accolga. Noi siamo creature peccatrici e colpevoli; {294 [302]} la vostra incomparabile purezza ci riconcilii con lui. Noi siamo vani superbi: la vostra umiltà, per cui tanto piaceste al Signore, ci ottenga perdono. Molti peccati abbiamo commessi; la vostra immensa carità ce li copra. La vostra gloriosa fecondità ci ottenga, che diventiamo fecondi di buone opere. Oh! nostra regina, nostra patrona, nostra avvocata, raccomandateci al vostro Figlio, e rendetelo verso di noi propizio! Oh! la più benedetta fra le creature, per la predilezione, che vi siete meritata, per l'autore della misericordia da voi generato, otteneteci che da questo medesimo Figliuolo Gesù Cristo, nostro Signore, Dio eterno, benedetto sovra tutte le cose, il quale si è degnato di vestire col mezzo vostro la nostra debolezza e miseria, otteneteci, vi preghiamo, che per la vostra intercessione siamo ancora fatti partecipi della sua beatitudine e gloria. Così sia.
(di s. Bernardo). {295 [303]}
O beatissima Vergine Maria! Chi potrà mai lodarvi e ringraziarvi condegnamente per quel vostro singolare consenso, con cui soccorreste al mondo perduto? Quali encomi potrà la fiacca umana natura tributare a voi, per cui mezzo ricuperò vita e salute? Non pertanto gradite queste nostre azioni di grazia, benchè sì deboli, benchè sì sproporzionate al vostro gran merito, e dopo aver accolti i nostri ossequii, intercedete con le vostre orazioni per le nostre colpe. Offerite alla divina clemenza le nostre suppliche, e riportateci il rimedio della riconciliazione. Per voi sia accetto a Dio, quanto per vostra mediazione a Dio domandiamo: e per i meriti vostri ei ci conceda {296 [304]} quanto imploriamo con ferma fede. Accogliete le nostre offerte, esaudite le nostre suppliche, confortate i timori nostri, giacchè voi siete l'unica speranza dei peccatori. Per vostra intercessione speriamo il perdono de' peccati, ed in voi, o beatissima, è riposta la fiducia della nostra eterna salute. O santa Maria! sovvenite i miseri, aiutate i pusillanimi, consolate gli afflitti, pregate pel popolo, interponetevi pel clero, intercedete pel divoto sesso femminile. Godano il vostro efficacissimo patrocinio coloro, che spesso ricorrono a voi. Volonterosa e pronta prestatevi ai desiderii di chi vi prega, ed impetrate ai medesimi di essere esauditi. Sia vostra assidua premura pregare pel popolo di Dio, giacchè voi meritaste, o benedetta, portare nel vostro seno il Redentore del mondo, che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Così sia. {297 [305]}
Ecco Madre di Dio, ai piedi vostri un misero peccatore, che a voi ricorre, e in voi confida. Io non merito, che neppure voi mi guardiate; ma so che voi, vedendo il vostro Figlio morto per salvare {298 [306]} i peccatori avete un sommo desiderio di aiutarli. O Madre di misericordia, guardate le mie miserie, ed abbiate pietà di me. Io sento chiamarvi da tutti rifugio dei peccatori, speranza de' disperati, aiuto degli abbandonati; dunque voi siete il refugio mio, la speranza mia, l'aiuto mio. Voi colla vostra intercessione mi avete da salvare. Soccorretemi per amore di Gesù Cristo; date la mano ad un misero caduto, che a voi si raccomanda. Io so, che voi vi consolate in aiutare un peccatore, quando potete; aiutatemi dunque ora, che mi potete aiutare. Io co' miei peccati ho perduto la divina grazia e l'anima mia. Ora mi metto nelle vostre mani; ditemi, che ho da fare per ritornare nella grazia del mio Signore, che io tosto voglio farlo. Egli mi manda {299 [307]} a voi, acciocchè mi soccorriate; vuole, che io ricorra alla vostra misericordia, acciocchè non solo i meriti del vostro Figlio, ma ancora le vostre preghiere mi aiutino a salvarmi. A voi dunque ricorro; voi pregate Gesù per me. Fate conoscere il bene, che sapete fare a chi confida in voi. Così spero. Così sia. Tre Ave Maria, etc.
O Regina del Cielo Maria SS., io che un tempo sono stato schiavo del demonio, ora mi dedico per vostro servo perpetuo, e mi offerisco ad onorarvi e servirvi per tutto il tempo di mia vita. Accettatemi dunque per vostro servo; deh! non mi rigettate, come io meriterei. O Madre mia, in voi ho collocato tutte le mie speranze. Benedico, e ringrazio Iddio, che per sua misericordia mi dà questa confidenza in voi. È vero, che per il passato sono miseramente caduto {300 [308]} nella colpa; ma spero per li meriti di Gesù Cristo, e per le vostre preghiere di averne già ottenuto il perdono. Non basta peraltro, Madre mia; un pensiero mi affligge, ed è, che posso tornare a perdere la divina grazia. I pericoli sono continui, i nemici non dormono, e nuove tentazioni mi assaliranno. Ah! proteggetemi dunque, Signora mia, aiutatemi negli assalti dell'inferno; e non permettete, che io abbia di nuovo a commettere il peccato, e ad offendere il vostro divin Figlio Gesù. No, non sia mai, che io di nuovo abbia a perdere l'anima, il Paradiso, e Dio. Questa grazia io vi domando, o Maria, questa io voglio, questa Voi intercedetemi. Così spero. Così sia.
Tre Ave Maria etc.
O Maria SS. Madre di bontà, e di misericordia, considerando i miei peccati, e pensando al momento della mia morte {301 [309]} tremo, e mi confondo. O Madre mia dolcissima, nel Sangue di Gesù Cristo e nella vostra intercessione stanno le mie speranze. O Consolatrice degli afflitti, non mi abbandonate allora; non lasciate di consolarmi in quella grande afflizione. Se al presente così mi tormenta il rimorso de' peccati commessi, l'incertezza del perdono, il pericolo di ricadere, e il rigore della divina giustizia, che ne sarà allora di me? Ah! Signora mia, prima che giunga la mia morte, impetratemi un gran dolore de' miei peccati, una vera emenda, e fedeltà a Dio nella vita, che mi resta. E quando poi arriverò al tempo della mia morte, o Maria speranza mia, aiutatemi in quelle grandi angustie, nelle quali mi ho da trovare; confortatemi a non disperare alla vista delle mie colpe, che mi porrà innanzi il demonio. Impetratemi voi d'invocarvi allora più spesso, acciocchè io spiri pronunziando il vostro dolcissimo Nome e quello del vostro SS. Figliuolo. Questa grazia l'avete fatta a tanti vostri divoti, la voglio, e la spero ancor io. Così sia.
Tre Ave Maria etc. {302 [310]}
O Madre di Dio Maria Santissima, quante volte io per i miei peccati ho meritato l'inferno: già la sentenza forse al primo mio peccato sarebbe stata eseguita, se voi pietosa non aveste trattenuto la divina giustizia: e poi vincendo la mia durezza, mi tiraste a prendere confidenza in voi. Ed oh! in quanti altri delitti appresso forse io sarei caduto ne' pericoli, che mi sono occorsi, se voi, madre amorosa, non me ne aveste preservato colle grazie, che mi avete ottenute. Ah! Regina mia, che mi gioverà la vostra misericordia, ed i favori, che mi avete fatto, se io mi danno? Se un tempo non vi ho amato, ora dopo Dio vi amo sopra ogni cosa. Deh! non permettete, che io abbia a voltare le spalle a voi, e a Dio, che per vostro mezzo tante misericordie mi ha dispensate. Signora mia amabilissima, non permettete, che io vi abbia ad odiare, e maledire per sempre nell'inferno. Soffrirete {303 [311]} voi di veder dannato un vostro servo che v'ama? O Maria, che mi dite? io mi dannerò? mi dannerò, se vi lascio. Ma chi avrà più cuore di lasciarvi? Chi potrà scordarsi dell'amore, che voi mi avete portato? No, che non si perde, chi a voi con fedeltà si raccomanda, ed a voi ricorre. Deh! Madre mia, non mi lasciate in mano mia, che io mi perderò; fate, che io sempre a voi ricorra. Salvatemi, speranza mia, salvatemi dall'inferno, e prima dal peccato, che solo può condannarmi all'inferno. Tre Ave Maria etc.
O Regina del Paradiso, che sedete sopra tutti i Cori degli Angeli la più vicina a Dio, da questa valle di miserie io vi saluto misero peccatore, e vi prego a volgere verso di me quei vostri occhi pietosi. Guardate, o Maria, in quanti pericoli ora mi trovo, {304 [312]} ed ho da trovarmi finchè vivo in questa terra, di perdere l'anima, il Paradiso, e Dio. In voi, Signora, io ho collocato tutte le mie speranze. Io vi amo, e sospiro di venire presto a vedervi, e lodarvi in Paradiso. Ah! Maria, quando sarà quel giorno, che mi vedrò già salvo a' piedi vostri? Quando bacierò quella mano, che tante grazie mi ha dispensate? È vero, Madre mia, che io vi sono stato molto ingrato nella mia vita; ma se vengo in Paradiso, colà vi amerò ogni momento per tutta l'eternità, e compenserò la mia sconoscenza con benedirvi e ringraziarvi per sempre. Io ringrazio Iddio, che mi dà una tal confidenza nel sangue di Gesù Cristo e nella vostra potente intercessione. Tanto hanno sperato i vostri veri divoti, e niuno è restato deluso. No, che non resterò deluso neppur io. O Maria, pregate il vostro Figlio Gesù (come lo prego ancor io per li meriti della sua Passione) a confermare, e sempre più accrescere queste mie speranze. Così sia. Tre Ave Maria etc. {305 [313]}
Maria, voi siete la creatura più nobile, la più sublime, la più pura, la più bella, la più santa di tutte le creature! Oh! se tutti vi conoscessero, Signora mia e vi amassero, come voi meritate. Ma mi consolo, che tante anime beate in Cielo, e giuste in terra vivono innamorate della vostra bontà e bellezza. Sopra tutto mi rallegro, che Dio stesso ami più voi sola, che tutti gli uomini, e gli Angeli insieme. Regina mia amabilissima, io miserabile peccatore ancora vi amo, ma vi amo troppo poco; voglio un amore più grande e più tenero verso di voi, e questo me l'avete da impetrare, giacchè l'amar voi è un gran segno di predestinazione, ed una grazia, che Dio concede a coloro che si salvano. Mi vedo poi, o Madre mia, troppo obbligato al vostro Figlio: vedo che egli merita un amore infinito. Voi, che altro non desiderate se non di vederlo amato, {306 [314]} questa è la grazia, che mi avete da impetrare, un grande amore a Gesù Cristo. Deh! questa grazia ottenetemi voi, che ottenete da Dio quanto volete. Io non vi cerco beni di terra, non onori, non ricchezze; vi cerco quello che più desidera il vostro Cuore, amare solo il mio Dio. È possibile, che non vogliate aiutarmi in questo mio desiderio, che tanto piace a voi? No, che voi già m'aiutate, già pregate per me. Pregate, pregate, o Maria, e non lasciate mai di pregare, finchè non mi vedrete in Paradiso, dove sarò sicuro di possedere e di amare per sempre il mio Dio insieme con voi, Madre mia carissima. Così sia. Tre Ave Maria etc.
O Madre mia SS., io vedo le grazie, che voi mi avete impetrate, e vedo l'ingratitudine, che io vi ho usato. L'ingrato non è più degno di benefìci; ma non per {307 [315]} questo voglio diffidare della vostra misericordia. O mia grande Avvocata, abbiate pietà di me. Voi siete la dispensiera di tutte le grazie, che Dio concede a noi miserabili, ed a questo fine egli vi ha fatta così potente, così ricca e così benigna, acciocchè ci soccorriate. Io voglio salvarmi. In mano vostra dunque metto la mia eterna salute, a voi consegno l'anima mia. Io voglio essere ascritto tra vostri servi più speciali; non mi discacciate. Voi andate cercando i miserabili per sollevarli; non abbandonate un misero peccatore, che a voi ricorre. Parlate per me; il vostro Figlio fa quanto voi gli cercate. Prendetemi sotto la vostra protezione, e ciò mi basta; perchè se voi mi proteggete, io non temo niente; non de' miei peccati, perchè voi spero, mi otterrete da Dio il perdono; non de' demoni, perchè voi siete più potente di tutto l'inferno; non del mio stesso giudice Gesù, perchè ad una vostra preghiera egli si placherà. Proteggetemi dunque, Madre mia, e ottenetemi il perdono de' miei peccati, l'amore a Gesù, la santa perseveranza, {308 [316]} la buona morte, e finalmente il Paradiso, È vero, che non merito queste grazie, ma se voi le chiedete per me al Signore, io le otterrò. Pregate dunque Gesù per me. O Maria Regina mia, in voi confido; in questa speranza riposo e vivo, e con questa voglio morire. Così sia.
Tre Ave Maria come sopra, indi le Litanie essendo sabato, per le quali vi sono molte indulgenze.
E un sentimento comune, è una persuasione universale nel Cattolicismo, fondata nel santo Vangelo, che noi siamo figli di Maria, e che la Madre di Dio è altresì la nostra cara Madre. Sì, ogni cattolico crede {309 [317]} di essere amato da Maria e portato nel suo bel cuore. Quindi è che fin dall'origine del Cristianesimo la divozione di Maria va congiunta con quella di Gesù, Dopo di Gesù ogni fedele la invoca, la riguarda, la confessa suo rifugio, sua speranza. In questi ultimi tempi la divina Misericordia ha voluto che questa tenera divozione prendesse un nuovo sviluppo, un nuovo slancio per mezzo della Compagnia del sacro Cuore di Maria. Ebbe questa principio in Parigi l'anno 1836, nella chiesa di Maria Santissima delle Vittorie. Di qui in pochi anni si diffuse per l'orbe cattolico, ed oggidì più di diciassette milioni di cattolici sono ascritti a tal divozione. Questa pia associazione oltre lo scopo di onorare la Beata Vergine, e di attestarle riconoscenza e gratitudine pel grande amore che ella ci porta, ha pure lo scopo di ottenere da Dio coll'intercessione di Lei la conversione dei peccatori e degli eretici. Affrettati, o cristiano, a farti aggregare a questa confraternita, sia per meritarti l'amore e la protezione di questa Regina del cielo, sia per {310 [318]} ottenere in unione con milioni di altri membri la conversione di tante anime infelici, mediante la fervorosa ed umile tua preghiera. La sola obbligazione che hanno gli associati, affinchè possano partecipare alle grazie ed ai favori dell'arciconfraternita, si è di portar indosso la medaglia dell'Immacolata Concezione, detta miracolosa, e dire ogni giorno un'Ave Maria con questa giaculatoria: O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi. Maria, rifugio dei peccatori, pregate per noi.
Sua Santità il papa Gregorio XVI nell'approvare la Congregazione del santissimo ed immacolato Cuore di Maria, a fine di animare sempre più i fedeli cristiani a questa divozione, concesse molte indulgenze, di cui le principali sono le seguenti:
1. Indulgenza plenaria nel giorno in cui uno confessato e comunicato si fa ascrivere alla Compagnia.
2. Indulgenza plenaria da guadagnarsi da ciascun associato nelle feste della Circoncisione del Signore, della Purificazione, dell'Annunziazione, della Natività, dell'Assunzione, {311 [319]} della Concezione, e dei Dolori della Vergine, della Conversione di s. Paolo apostolo (25 gennaio), e di s. Maria Maddalena (22 luglio), se fatta la confessione sacramentale si accosterà alla santa comunione.
3. Indulgenza plenaria applicabile in suffragio dei fedeli defunti, da lucrarsi da ogni confratello due volte al mese, nel giorno che gli piacerà scegliere, purchè veramente contrito, confessato e comunicato visiti divotamente una chiesa od oratorio pubblico, ed ivi preghi secondo l'intenzione di Sua Santità. Questa indulgenza è pure estesa agli aggregati, a cui per malattia, o per qualunque altro caso fosse impossibile il recarsi alla chiesa, purchè ricevano i santi sacramenti, e adempiano invece quegli atti di pietà che il confessore avrà loro imposto.
4. Quelli che furono costanti nel recitare ogni giorno un'Ave Maria, per la conversione dei peccatori, possono inoltre guadagnare un'indulgenza plenaria nel giorno anniversario del loro battesimo, purchè confessati e comunicati. {312 [320]}
Molte divote persone dopo aver consacrato il primo venerdì di ciascun mese al Cuore di Gesù, onorano il Cuore immacolato di Maria il primo sabato di ogni mese. A tal fine osservano le seguenti pratiche:
1. Ascoltare in quel giorno la s. Messa, e farvi la s. comunione spirituale se non possono farla sacramentale, e ciò per ringraziare Iddio delle grazie concedute a Maria, e del grande amore che egli accese nel cuore di Lei per la salute nostra.
2. Visitare nel giorno stesso verso sera una chiesa, od altare alla s. Vergine dedicato, e non potendo ciò fare, mettersi avanti a qualche sua immagine, e farle qualche divota preghiera.
Non lasciamo poi, o cristiano, di consacrare sovente al Cuore immacolato di Maria il misero cuor nostro; a Lei ogni giorno raccomandiamolo. Preghiamola che in mezzo alla corruzione del mondo, ai pericoli ed alle tentazioni, puro ce lo conservi da ogni macchia, lo sgombri da ogni affetto men che onesto, lo riempia di ardente amore verso di Gesù e verso di Lei. {313 [321]} E poichè Maria gode di farsi chiamare nostra Madre, deh! mostriamo che noi siamo degni suoi figli ; guardiamoci sommamente dal ferire con peccati l'amantissimo e materno suo Cuore.
Cuore sacratissimo di Maria sempre Vergine ed immacolota, Cuore il più santo, il più puro, il più bello, il più perfetto, il più nobile, il più augusto, che l'onnipotente mano del Creatore abbia posto in seno a pura creatura; sorgente perenne di grazie, di bontà, di dolcezza, di misericordia e d'amore, modello di tutte le virtù, imagine perfetta del Cuore adorabile di Gesù Cristo che ardeste sempre di accesissima carità, che solo amaste più Dio che i serafini, che tutti gli angeli ed i santi, che maggior gloria avete dato all'augustissima Trinità che non tutte le altre creature colle loro più eroiche azioni ; Cuore della Madre del{314 [322]} Redentore che sì vivamente compatiste le nostre miserie, che tanto avete sofferto per la nostra salute, che ci avete con tanto ardore e tenerezza amati, e che ad ogni modo siete degno del rispetto, dell'amore, della riconoscenza, e della confidenza di tutti gli uomini, degnatevi di accettare i miei deboli omaggi.
Prostrato innanzi a voi, sacratissimo Cuore della Madre di misericordia, io vi onoro col più profondo rispetto dell'anima mia. Vi ringrazio de' sentimenti di misericordia e di amore, di che foste sì sovente compreso alla vista delle mie miserie. Vi ringrazio di tutti i benefizi che mi ottenne la vostra materna bontà, io mi unisco a tutte le anime pure che trovano le loro delizie, le loro consolazioni nel lodarvi, nell'onorarvi, nell'amarvi.
Voi sarete, o Cuore amabilissimo, voi sarete d'ora innanzi, dopo il Cuore del vostro caro divin Figlio, l'oggetto della mia venerazione, del mio amore, e della mia più tenera divozione. Voi mi sarete la strada per andare al mio Salvatore, e per voi {315 [323]} riceverò le sue grazie e le sue misericordie. Voi sarete il mio rifugio nelle afflizioni, la mia consolazione nelle angoscie, il mio soccorso in ogni bisogno. Verrò a voi per imparare la purità, l'umiltà, e la dolcezza, verrò ad attignere in voi l'amore al sacro Cuore del vostro Figlio Cristo Gesù. Così sia.
Signore, abbiate pietà di noi.
Figliuolo di Dio, abbiate pietà di noi.
Spirito Santo Dio, abbiate pietà di noi.
Gesù Cristo, ascoltateci.
Gesù Cristo, esauditeci.
Padre celeste Iddio, abbiate pietà di noi.
Figliuolo, Redentore del mondo Iddio, abbiate pietà di noi.
Spirito Santo Iddio, abbiate pietà di noi.
Santa Trinità un Dio solo, abbiate pietà di noi.
Cuor di Maria concepita senza macchia originale di peccato, pregate per noi. {316 [324]}
Cuor di Maria piena di grazia, pregate per noi
Cuor di Maria degno santuario dell'adorabile Trinità, pregate per noi
Cuor di Maria tabernacolo del Verbo Incarnato, pregate per noi
Cuor di Maria fatto secondo il Cuor di Dio, pregate per noi
Cuor di Maria trono illustre di gloria, pregate per noi
Cuor di Maria olocausto perfetto del divino amore, pregate per noi
Cuor di Maria abisso di umiltà, pregate per noi
Cuor di Maria confitto alla croce, pregate per noi
Cuor di Maria sede di misericordia, pregate per noi
Cuor di Maria consolazione degli afflitti, pregate per noi
Cuor di Maria rifugio dei peccatori e protettore dei giusti. pregate per noi
Cuor di Maria avvocata della Chiesa e Madre di tutti i fedeli, pregate per noi
Cuor di Maria, dopo Gesù speranza più sicura degli agonizzanti, pregate per noi
Cuor di Maria regina degli angeli e di tutti i santi, pregate per noi
Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, perdonateci, o Signore. {317 [325]}
Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, esauditeci, o Signore.
Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, abbiate pietà di noi, o Signore.
Y. Pregate per noi, o sacratissimo ed amabilissimo Cuore di Maria Madre di Dio.
R. Affinchè i nostri cuori brucino del divino amore, di cui siete acceso.
ORAZIONE.
Dio di bontà che il cuor santo ed immacolato di Maria riempiste dei medesimi sentimenti di misericordia, e di tenerezza per noi, di cui il cuore del vostro e suo Gesù è sempre mai penetrato, concedete a tutti quelli che questo cuore verginale onorano di conservare sino alla morte una perfetta conformità di sentimenti e d'inclinazioni col sacro cuore di Gesù Cristo, che regna con Voi e collo Spirito Santo ne' secoli de' secoli. Così sia. {318 [326]}
O Signora e Madre mia, Maria Santissima, pieno di fiducia in voi, oggi e per sempre e nell'ora della mia morte, io mi metto sotto la vostra singolare custodia, e come in seno alla vostra misericordia, raccomando l'anima mia e il corpo mio. Nelle vostre mani ripongo ogni mia speranza e consolazione, tutte le mie angustie e miserie, la mia vita ed il suo fine. Deh! fate che per la vostra santissima intercessione e per i meriti vostri, ogni mia azione sia diretta e disposta secondo la vostra volontà e quella del vostro santissimo Figliuolo. Così sia.
O cuore di Maria Madre di Dio e Madre nostra: cuore amabilissimo, oggetto {319 [327]} delle compiacenze dell'adorabile Trinità, e degno di tutta la venerazione, e tenerezza degli Angeli, e degli uomini: cuore il più consimile a quello di Gesù, di cui siete la più perfetta imagine, cuore pieno di bontà, e tanto compassionevole verso le nostre miserie, degnatevi di sciogliere il ghiaccio de' nostri cuori, e fate che siano intieramente rivolti a quello del divin Salvatore. Infondete in essi l'amore delle vostre virtù, infiammateli di quel beato fuoco di cui di continuo avvampate. Racchiudete in voi la santa Chiesa, custoditela, e siate sempre il suo dolce asilo, e la sua torre inespugnabile contro ogni incursione de' suoi nemici. Siate la nostra via per andare a Gesù, e il mezzo, per cui riceviamo tutte le grazie necessarie per salvarci. Siate il nostro soccorso nei bisogni, il nostro sollievo nelle afflizioni, il nostro conforto nelle tentazioni, il nostro rifugio nelle persecuzioni, il nostro {320 [328]} aiuto in tutti i pericoli, ma specialmente negli ultimi combattimenti della nostra vita in punto di morte, quando tutto l'inferno si scatenerà contro di noi per rapire le nostre anime, in quel formidabile terribile momento, da cui dipende la nostra eternità. Ah! sì allora, o Vergine piissima, fateci sentire la dolcezza del vostro cuore materno e la forza del vostro potere presso quello di Gesù, con aprirci nel fonte istesso della misericordia un rifugio sicuro, onde possiamo giungere a benedirlo con voi in Paradiso per tutti i secoli de' secoli. Così sia.
Conosciuto, lodato, benedetto, amato, servito e glorificato, sempre e da per tutto sia il divinissimo cuore di Gesù, e l'illibatissimo cuore di Maria. Così sia. {321 [329]}
Dolce cuore di Maria, siate la salvezza mia.
I. O gran Madre di Dio, Maria Santissima, che dall'Eterno Padre foste elevata in trono di gloria sopra tutti gli Angeli, e sopra tutti i Santi del cielo, onorata di autorità e potere sovrano, vi supplico a difendermi colla {322 [330]} vostra autorità dal nemico infernale nel punto della mia morte, sicchè per mezzo della vostra sovrana assistenza io passi a godere della vostra gloria in Paradiso. Ave Maria.
II. O grande Vergine, e regina del cielo, Maria, che foste illustrata dal vostro divin Figlio con somma luce di sapienza divina, vi supplico a volermi assistere nell'ora della mia morte, e con un raggio della vostra celeste assistenza dissipare le tenebre della mia mente, e ravvivare nel mio cuore il lume ed il fervore della santa fede. Ave Maria.
III. O purissima Vergine e degnissima Madre di Dio Maria Santissima, che dallo Spirito Santo foste arricchita con pienezza di grazia e di amor divino, rendendovi la più degna ed amabile fra tutte le creature, vi supplico della vostra efficacissima assistenza nell'ora della mia morte. Partecipate al freddo mio cuore una parte del vostro divino amore, e fate, che prima io finisca di vivere, che di amare il mio Dio, per non cessare mai più di amarlo, e benedirlo in paradiso. Ave Maria. {323 [331]}
Dio vi salvi, Augustissima Regina di pace, Madre di Dio, pel sacratissimo cuore del vostro Figlio Gesù, principe della pace, fate che l'ira di lui si plachi, e che regni sopra di noi in pace. Rammentatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da voi sia stato rigettato ed abbandonato alcuno, il quale abbia implorati i vostri favori. Io animato da questa fiducia mi presento a voi. Non vogliate, o Madre del Verbo eterno, disprezzare le mie preghiere, uditele favorevolmente ed esauditele, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
(di s. Bernardo). {324 [332]}
Amabilissima Vergine, che dividendo col vostro Figlio il calice dei patimenti diveniste la corredentrice di tutto il mondo, e perciò siete da tutti acclamata il rifugio de' poveri peccatori, volgete adesso i vostri occhi misericordiosi sopra di noi, che di tutto cuore a voi ricorriamo nella presente desolatissima calamità. Ah! che pur troppo ci conosciamo indegni dei vostri favori per aver tante volte coi nostri peccati ricrocifisso il vostro divin Figliuolo, rinnovando così le ferite anche al vostro affettuosissimo cuore. Ma poichè Voi non riguardate i demeriti di chi vi prega, ma piuttosto ponete mente a' suoi gemiti che mai non mancano di muovere il vostro cuore materno, deh! non permettete che torni vana la nostra fiducia nella vostra potentissima intercessione. E chi mai fece ricorso a voi, che non sia stato esaudito? Degnatevi adunque, {325 [333]}ve ne supplichiamo con tutto il cuore, o di preservarci interamente dai meritati flagelli, o di ottenerci in mezzo di essi quella perfetta rassegnazione che sola può renderli meritorii e salutari. Ella è tanta, o gran Vergine, la nostra certezza d'essere da voi esauditi, che vi promettiamo fin d'ora la più affettuosa e la più viva riconoscenza. Sì, voi sarete sempre, o Maria, e la nostra cara Madre, e la nostra augusta Regina, mentre noi ci faremo un grato dovere di esservi sino alla morte e fedelissimi sudditi e ossequiosissimi figliuoli.
1.
Rallegratevi, o Sposa immacolata dello Spirito Santo, per quel contento che ora godete in Paradiso, perchè per la vostra {326 [334]} purità e verginità siete esaltata sopra tutti gli Angeli e sublimata sopra tutti i santi.
Ave, Gloria etc.
2.
Rallegratevi, o Madre d'Iddio, per quel piacere che provate in Paradiso, perchè siccome il sole quaggiù in terra illumina lutto il mondo, così voi col vostro splendore adornate e fate risplendere tutto il Paradiso.
Ave, Gloria etc.
3.
Rallegratevi, o Figlia d'Iddio, per la sublime dignità a cui foste elevata in Paradiso, perchè tutte le Gerarchie degli Angeli, degli Arcangeli, de' Troni, delle Dominazioni e di tutti gli Spiriti Beati vi onorano, vi riveriscono e vi riconoscono per Madre del loro Creatore, e ad ogni minimo cenno vi sono obbedientissimi.
Ave, Gloria etc.
4.
Rallegratevi, o Ancella della SS. Trinità, per quel gran potere che avete in Paradiso, perchè tutte le grazie che chiedete al {327 [335]} vostro Figliuolo vi sono subito concedute; anzi, come dice s. Bernardo, non si concede grazia quaggiù in terra, che non passi prima per le vostre santissime mani.
Ave, Gloria etc.
5.
Rallegratevi, o augustissima Regina, perchè voi sola meritaste sedere alla destra del vostro santissimo Figlio, il quale siede alla destra dell'Eterno Padre.
Ave, Gloria etc.
6.
Rallegratevi, o Speranza de' peccatori, Rifugio de' tribolati, pel gran piacere che provate in Paradiso nel vedere che tutti quelli che vi lodano e riveriscono in questo mondo l'Eterno Padre li premierà colla sua santa grazia, e nell'immensa sua gloria.
Ave, Gloria etc,
7.
Rallegratevi, o Madre, Figlia e Sposa di Dio perchè tutte le grazie, tutti i gaudi, tutte le allegrezze e tutti i favori, che ora godete in Paradiso non si diminuiranno {328 [336]} mai, anzi aumenterannosi fino al giorno del giudizio e dureranno in eterno. Ave, Gloria etc.
ORAZIONE ALLA BEATISSIMA VERGINE.
O gloriosa Vergine Maria, Madre del mio Signore, fonte di ogni nostra consolazione, per queste vostre allegrezze di cui con quella divozione che ho potuto maggiore ho fatto la presente rimembranza, vi prego d'impetrarmi da Dio la remissione de' miei peccati, ed il continuo aiuto della sua santa grazia, onde io non mi renda mai indegno della vostra protezione, ma bensì abbia la sorte di ricevere tutti quei superni favori, che solita siete ottenere e compartire a' vostri servi, i quali fanno divota menoria di queste allegrezze, di cui ridonda i vostro bel cuore, o Regina immortale del Cielo. {329 [337]}
Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.
Christe, audi nos. Christe, exaudi nos.
Pater de coelis Deus, miserere nobis.
Fili Redemptor mundi Deus, miserere nobis.
Spiritus Sancte Deus, miserere nobis.
Sancta Trinitas unus Deus, miserere nobis.
Sancta Maria, |
ora pro nobis |
Sancta Dei Genitrix, |
ora pro nobis |
Sancta Virgo Virginum, |
ora pro nobis |
Mater Christi, |
ora pro nobis {330 [338]} |
Mater divinae gratiae, |
ora pro nobis |
Mater purissima, |
ora pro nobis |
Mater castissima, |
ora pro nobis |
Mater inviolata, |
ora pro nobis |
Mater intemerata, |
ora pro nobis |
Mater amabilis, |
ora pro nobis |
Mater admirabilis, |
ora pro nobis |
Mater Creatoris, |
ora pro nobis |
Mater Salvatoris, |
ora pro nobis |
Virgo prudentissima, |
ora pro nobis |
Virgo veneranda, |
ora pro nobis |
Virgo praedicanda, |
ora pro nobis |
Virgo potens, |
ora pro nobis |
Virgo clemens, |
ora pro nobis |
Virgo fidelis, |
ora pro nobis |
Speculum iustitiae, |
ora pro nobis |
Sedes sapientiae, |
ora pro nobis |
Causa nostrae laetitiae, |
ora pro nobis |
Vas spirituale, |
ora pro nobis |
Vas honorabile, |
ora pro nobis |
Vas insigne devotionis, |
ora pro nobis |
Rosa mystica, |
ora pro nobis |
Turris Davidica, |
ora pro nobis |
Turris eburnea, |
ora pro nobis |
Domus aurea, |
ora pro nobis {331 [339]} |
Foederis arca, |
ora pro nobis |
Janua coeli, |
ora pro nobis |
Stella matutina, |
ora pro nobis |
Salus infirmorum, |
ora pro nobis |
Refugium peccatorum, |
ora pro nobis |
Consolatrix afflictorum, |
ora pro nobis |
Auxilium Christianorum, |
ora pro nobis |
Regina Angelorum, |
ora pro nobis |
Regina Patriarcharum, |
ora pro nobis |
Regina Prophetarum, |
ora pro nobis |
Regina Apostolorum, |
ora pro nobis |
Regina Martyrum, |
ora pro nobis |
Regina Confessorum, |
ora pro nobis |
Regina Virginum, |
ora pro nobis |
Regina Sanctorum omnium, |
ora pro nobis |
Regina sine labe concepta, |
ora pro nobis |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix, nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis {332 [340]} cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.
Y. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
OREMUS.
Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere, et gloriosa Beatae Mariae semper Virginis intercessione a praesenti liberari tristitia et aeterna perfrui laetitia. Per Christum Dominum nostrum, R. Amen.
Se il Rosario si recita pei defunti, si dirà:
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem sempiternam.
Segue come sopra.
ALLA MATTINA.
Salve Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo, et spes nostra, salve. Ad te clamamus {333 [341]} exules filii Hevae, ad te suspiramus gementes, et flentes in hac lacrymarum valle. Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Jesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exilium ostende, o clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria[16]. {334 [342]}
Y. Dignare me laudare te, Virgo sacrata.
R. Da mihi virtutem contra hostes tuos.
Y. Benedictus Deus in sanctis suis.
R. Amen.
ALLA SERA.
Sub tuum praesidium etc. (come sopra).
Li YY. Dignare etc. (come sopra).
Come immensamente grande, come amaro sopra ogni idea fu mai il dolore di Maria quando vide Gesù, suo divin Figliuolo, pendente in croce e immerso in un abisso di dolori nel corpo e nell'anima! Ma siccome i nostri peccati furono la sola cagione dei patimenti del nostro divin Salvatore, così lo furono anche dei dolori di {335 [343]} Maria. Lasciamoci perciò muovere a compassione di lei; lasciamoci intenerire il cuore dalle voci lagrimevoli, che Maria addolorata fa udire ai piedi della croce del suo Gesù, dicendoci: Considerate, e vedete se mai vi può essere dolore uguale al dolor mio.
O figlio di Maria, a questo tenero invito potrai tu passare oltre freddamente, o solo fermarti un istante e tosto dimenticarti dei gemiti della tua Madre? Ah! ciò non sia. Non permettere che le cure di questa vita passeggera assorbiscano tutti i pensieri tuoi, i tuoi affetti, ma ricordati di Maria, che geme sul Calvario e presso alla croce, sopra di cui spira per la tua salvezza il suo diletto Gesù. Considera sovente quanti dolori e tormenti abbiano arrecato le nostre colpe a Gesù e a Maria, e tu ti sentirai forte contro al demonio, contro le lusinghe del mondo, contro le tue passioni. Se ti senti abbattuto dalle afflizioni, gettati nelle braccia della Madre tua afflittissima, unisci alle sue le tue pene, e come una goccia d'acqua si perde nell'Oceano, così il tuo {336 [344]} dolore si perderà nell'immenso dolore di Maria. Se i sacrifizi che esige da te il Signore ti paiono troppo duri ed amari, deh! considera tosto con quanta fortezza e costanza Maria accettò e bevette il calice d'ogni amarezza, e questo pensiero t'inspirerà coraggio e forza da superare ogni difficoltà, anzi da morire, se sia d'uopo, presso colei che per amor nostro soffrì un martirio più crudele di mille morti.
Il meditare sui dolori di Maria è cosa assai utile alle anime nostre, e molto gradita a lei siccome ella stessa si degnò di rivelare ad alcuni Santi, li quali con grande zelo si diedero a propagare questa divozione fra il popolo cristiano. Per un figlio di cuore tenero è sempre cosa dolce e commovente pensare spesso alla propria madre, consolarla e compatirla nelle sue pene. Noi siam figli di Maria; dunque pensiamo sovente a' suoi dolori, e con lei uniamoci a piangere a' piè della croce e specialmente nel giorno di venerdì consacriamo alcun tempo a questa santa pratica, e Maria farà piovere sopra di noi le celesti benedizioni. {337 [345]}
Ad istanza de' sacerdoti della pia unione del sacro cuore di Gesù, ossia di s. Paolo il P. Pio VII con Rescritto dei 14 gennaio 1815 per organo dell'Arcivescovo di Filippi allora Vice-gerente di Roma (che si conserva nella Segretaria dell'Em.mo Card. Vicario) concesse l'Indul. di giorni 300 a tutti i Cristiani ogni volta, che devotamente reciteranno ad onore dell'addolorato cuore di Maria SS. il seguente
PIO ESERCIZIO
Y. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina. Gloria Patri, et Filio etc.
I. Vi compatisco, addolorata Maria, per quell'afflizione, che il vostro tenero cuore {338 [346]} soffrì nella profezia del s. vecchio Simeone. Cara Madre, pel vostro cuore così afflitto impetratemi la virtù dell'umiltà, e il dono del santo timor di Dio. Ave Maria etc.
II. Vi compatisco, addolorata Maria, per quelle angustie, che il vostro sensibilissimo cuore soffrì nella fuga e dimora in Egitto. Cara Madre, pel vostro cuore tanto angustiato impetratemi la virtù della liberalità specialmente verso de' poveri e il dono della pietà. Ave Maria etc.
III. Vi compatisco, addolorata Maria, per quegli affanni, che il sollecito cuor vostro provò nella perdita del vostro caro Gesù. Cara Madre, pel vostro cuore sì fattamente agitato impetratemi la virtù della castità, e il dono della scienza. Ave Maria etc.
IV. Vi compatisco, addolorata Maria, per quella costernazione, che il vostro materno cuore sentì nell'incontrare Gesù, che portava la croce. Cara madre, per l'amoroso vostro cuore in tal guisa travagliato impetratemi la virtù della pazienza, e il dono della fortezza. Ave Maria etc.
V. Vi compatisco, addolorata Maria, per {339 [347]} quel martirio, che il vostro cuor generoso sostenne nell'assistere a Gesù agonizzante. Cara Madre, pel cuor vostro in tal maniera martirizzato impetratemi la virtù della temperanza, e il dono del consiglio. Ave Maria etc.
VI. Vi compatisco, addolorata Maria, per quella ferita, che il pietoso cuor vostro soffrì nella lanciata, che squarciò il costato di Gesù, e ferì l'amabilissimo suo cuore. Cara Madre, pel vostro cuore in tal maniera trafitto impetratemi la virtù della carità fraterna, e il dono dell'Intelletto. Ave Maria etc.
VII. Vi compatisco, addolorata Maria, per quello spasimo, che l'amantissimo vostro cuore provò nella sepoltura di Gesù. Cara Madre, pel sacro vostro cuore in estremo rammaricato, impetratemi la virtù della diligenza, e il dono della sapienza. Ave Maria etc.
Y. Ora pro nobis, Virgo dolorosissima.
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi. {340 [348]}
OREMUS.
Interveniat pro nobis, quaesumus, Domine Jesu Christe, nunc et in hora mortis nostrae apud tuam clementiam, Beata Virgo Maria Mater tua, cujus sacratissimam animam in hora tuae Passionis doloris gladius pertransivit. Per te, Jesu Christe Salvator mundi, qui cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas etc.
R. Amen.
Sette Ave Maria.
Con Breve del 1 dicembre 1815 Pio PP. VII. ad accrescere maggiormente in tutti i fedeli la divozione verso Maria SS. Addolorata, e ad eccitarli ad una grata memoria della Passione del suo Figlio Gesù, concesse 300 giorni d'Indulg. per una volta al giorno a quei, che contriti di cuore reciteranno 7 Ave Maria col Y. a ciascuna delle medesime - Sancta Mater istud agas, Crucifixi fige plagas, Cordi meo valide - ovvero Santa Madre questo fate, che le Piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.
A quelli poi, che in tutto il mese avranno praticato divotamente sì pio Esercizio, concesse in {341 [349]} ciascun mese Indulg. Plenaria, e remissione di tutti i peccati da conseguirsi in un giorno ad arbitrio, in cui confessati e comunicati pregheranno per la S. Chiesa etc. Il Breve cit. si conserva nell'Archivio capitolare della Cattedrale di Arezzo, il cui Vescovo ne fece istanza al s. Padre.
Composte dal sommo Pontefice Pio VII, il quale accordò indulgenza plenaria nei venerdì dell'anno a chi di cuore contrito le reciterà col Credo, colla Salve Regina e con tre Ave al cuore addolorato di Maria Santissima.
Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.
Christe, audi nos. Christe, exaudi nos.
Pater de Coelis Deus, miserere nobis.
Fili Redemptor mundi Deus, miserere nobis.
Spiritus Sancte Deus, miserere nobis.
Sancta Trinitas unus Deus, miserere nobis.
Sancta Maria, |
ora pro nobis. {342 [350]} |
Sancta Dei Genitrix, |
ora pro nobis |
Sancta Virgo Virginum, |
ora pro nobis |
Mater crucifixa, |
ora pro nobis |
Mater dolorosa, |
ora pro nobis |
Mater lacrymosa, |
ora pro nobis |
Mater afflicta, |
ora pro nobis |
Mater derelicta, |
ora pro nobis |
Mater desolata, |
ora pro nobis |
Mater Filio orbata, |
ora pro nobis |
Mater gladio transverberata, |
ora pro nobis |
Mater aerumnis confecta, |
ora pro nobis |
Mater angustiis repleta, |
ora pro nobis |
Mater cruci corde affixa, |
ora pro nobis |
Mater moestissima, |
ora pro nobis |
Fons lacrymarum, |
ora pro nobis |
Cumulus passionum, |
ora pro nobis |
Speculum patientiae, |
ora pro nobis |
Rupes constantiae, |
ora pro nobis |
Anchora confidentiae, |
ora pro nobis |
Refugium derelictorum, |
ora pro nobis |
Clypeus oppressorum, |
ora pro nobis |
Debellatrix incredulorum, |
ora pro nobis |
Solatium miserorum, |
ora pro nobis |
Medicina languentium, |
ora pro nobis |
Fortitudo debilium, |
ora pro nobis {343 [351]} |
Portus naufragantium, |
ora pro nobis |
Sedatio procellarum, |
ora pro nobis |
Recursus moerentium, |
ora pro nobis |
Terror insidiantium, |
ora pro nobis |
Thesaurus fidelium, |
ora pro nobis |
Oculus Prophetarum, |
ora pro nobis |
Baculus Apostolorum, |
ora pro nobis |
Corona Martyrum, |
ora pro nobis |
Lumen Confessorum, |
ora pro nobis |
Margarita Virginum, |
ora pro nobis |
Consolatio Viduarum, |
ora pro nobis |
Laetitia Sanctorum omnium, |
ora pro nobis |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
Respice super nos, libera nos, salva nos ab omnibus angustiis in virtute Jesu Christi. Amen.
Scribe, Domina, vulnera tua in corde meo, ut in eis legam dolorem et amorem: dolorem ad sustinendum pro Te omnem {344 [352]} dolorem; amorem ad contemnendum pro te omnem amorem. Laus Deo ac Deiparae.
OREMUS.
Interveniat pro nobis, quaesumus, etc. (come a pag. 341).
Stabat Mater dolorosa
Juxta Crucem lacrymosa,
Dum pendebat Filius.
Cuius animam gementem,
Contristatam et dolentem
Pertransivit gladius.
O quam tristis, et afflicta
Fuit illa beaedicta
Mater Unigeniti! {345 [353]}
Quae moerebat, et dolebat,
Pia Mater dum videbat
Nati poenas inclyti.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
In tanto supplicio?
Quis non posset contristari
Christi Matrem contemplari
Dolentem cum Filio?
Pro peccatis suae gentis
Vidit Jesum in tormentis,
Et flagellis subditum.
Vidit suum dulcem Natum
Moriendo desolatum,
Dum emisit Spiritum.
Eia Mater, fons amoris,
Me sentire vim doloris
Fac, ut tecum lugeam.
Fac, ut ardeat cor meum
In amandum Christum Deum,
Ut sibi complaceam.
Sancta mater istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo valide.
Tui Nati vulnerati,
Tam dignati pro me pati,
Poenas mecum divide.
Fac me tecum pie flere,
Crucifixo condolere,
Donec ego vixero. {346 [354]}
Juxta Crucem tecum stare,
Et me tibi sociare
In planctu desidero.
Virgo Virginum praeclara
Mihi iam non sis amara,
Fac me tecum plangere.
Fac, ut portem Christi mortem,
Passionis fac consortem,
Et Plagas recolere.
Fac me Plagis vulnerari,
Fac me Cruce inebriari,
Et Cruore Filii.
Flammis ne urar succensus,
Per Te, Virgo, sim defensus
In die iudicii.
Christe, cum sit hinc exire,
Da per Matrem me venire
Ad palmam victoriae.
Quando corpus morietur
Fac, ut animae donetur
Paradisi gloria. Amen.
Y. Ora pro nobis, Virgo dolorosissima!
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
OREMUS.
Interveniat pro nobis, etc. (come a pag. 341). {347 [355]}
Istruzione.
Una delle divozioni più comuni verso la beatissima Vergine nella Chiesa cattolica è certamente il Rosario, il quale si compone di quindici decine, ossia di cento cinquanta Ave Maria. Ciascuna decina comincia col Pater noster, continua per dieci Ave Maria, e termina col Gloria Patri. E siccome recitandola si pensa a uno dei misteri principali della vita, morte e gloria di Gesù e di Maria, così prima di cominciare le decine si ricorda il mistero da meditare. Cinque decine formano una terza parte. {348 [356]}
Questa preghiera chiamasi Rosario, perchè ogni Ave Maria è come una rosa spirituale, che si offre alla Regina del cielo, la quale è pure dalla Chiesa invocata col nome di Rosa mistica. Ogni rosa oltre al fiore ha delle foglie verdi, e delle spine; così anche nel Rosario sono delle foglie verdi, cioè i misteri gaudiosi, e delle spine, cioè i misteri dolorosi, e dei fiori vale a dire i misteri gloriosi della nostra redenzione. Quanto è giocondo per un cuore divoto offrire sovente ed anche ogni dì a questa grande Regina una ghirlanda di tali rose!
Il Rosario quale si recita presentemente fu instituito da s. Domenico. Aveva questo gran santo sul principio del 1200 preso a predicare con grande ardore contro gli Albigesi, eretici che in quel tempo coi loro pessimi errori facevano un guasto orribile nella Chiesa di Gesù Cristo. Ma non ostante il suo grande zelo non poteva ottenerne un risultato soddisfacente. Allora egli raddoppiò le sue orazioni, rivolgendosi specialmente a Maria SS. pregandola di tutto {349 [357]} cuore a voler muovere gli animi di quegli eretici, e ad assisterlo nelle sue fatiche. E la beatissima Vergine lo esaudì, apparendogli un giorno, e raccomandandogli di propagare il Rosario il quale sarebbe un'arma potentissima contro le eresie. Da quel tempo egli si diede tutto ad esortare i fedeli di usare questa formola di orazione; e il frutto di questa santa pratica fu che in breve più di cento mila eretici ritornarono nel seno della Chiesa cattolica, e gli ostinati furono tenuti a freno perchè non appestassero più oltre il popolo cristiano. Questa divozione si propagò poi rapidamente in tutta la Cristianità, formandosi ovunque confraternite allo scopo di promuoverla; chè anzi si eressero chiese, cappelle ed altari ad onore di Maria sotto questo titolo; e fra breve il Rosario divenne una pratica eminentemente cattolica e come parte vitale della condotta giornaliera d'ogni cristiano. D'allora in poi in tutti i bisogni più gravi la santa Chiesa sempre usò raccomandare caldamente ai suoi figli questa divozione, ed ebbe sempre {350 [358]} da Maria pronti soccorsi. Siane in prova la celebre vittoria riportata sopra i Turchi nell'anno 1571. Questi nemici ferocissimi del Cristianesimo minacciavano strage a tutti i popoli cattolici, e dopo avere messo ogni cosa a ferro e a fuoco in quei luoghi ove già avevano esteso il loro dominio, fatti audaci da così prosperi successi miravano niente meno che a venire in Italia e portar la desolazione nella stessa Roma. Alla vista di tale pericolo i cristiani si diedero ad invocare con grande ardore la protezione di Maria per mezzo del s. Rosario; e Maria li esaudì. Per opera del sommo Pontefice s. Pio V una flotta cristiana si avanza contro i Turchi, presso a Lepanto città della Grecia. In queste acque loro si dà una fiera battaglia, in cui i cristiani, benchè di gran lunga inferiori in numero ai loro nemici, riportano una piena vittoria, la quale toglie per sempre ai Turchi il predominio che avevano sui mari: a monumento perpetuo di questa memorabile vittoria ottenuta dalla protezione della B. Vergine che tutti i cristiani {351 [359]} invocavano colla recita del Rosario, venne dalla Chiesa instituita la festa del SS. Rosario, che in tutta la Cristianità si celebra la prima domenica di ottobre.
Ognuno che esamini alquanto la cosa, deve confessare che il Rosario è un'orazione per se oltre ogni dire pregevole, perciò gradevolissima a Dio e a Maria. Infatti noi per mezzo di esso offriamo l'omaggio d'una ripetuta adorazione alla SS. Trinità, e di una grande venerazione alla Beata Vergine; mentre quindici volte recitiamo il Pater noster che essendoci stato insegnato da Gesù Cristo medesimo è senza dubbio l'orazione più eccellente. Quindici volte pure recitiamo il breve inno Gloria Patri, et Filio, et Spirititi Sancto; e cento cinquanta volte recitiamo l'Ave, Maria, composta come fu detto più sopra, parte dall'arcangelo Gabriele, parte da s. Elisabetta inspirata da Dio e parte dalla santa Chiesa illuminata dallo Spirito Santo. Che diremo poi della considerazione dei misteri della nostra Religione, sopra cui andiamo meditando nella recita del santo Rosario? {352 [360]} se non che in questo modo si unisce l'orazione vocale alla mentale, che è quanto dire si porge al cristiano il più solido nutrimento dello spirito? Insomma per mezzo di questa orazione noi imitiamo gli angeli ed i santi del cielo, i quali cantano incessantemente le lodi dell'Altissimo Iddio, mentre noi facciamo in qualche guisa la stessa cosa, ripetutamente pregandolo e lodandolo coll'orazione domenicale e col Gloria Patri. Siccome gli spiriti celesti, mentre adorano Iddio, fanno eziandio risuonare il paradiso delle lodi di Maria SS. loro Regina, così noi facciamo altrettanto ripetendo divotamente la salutazione angelica. Pertanto non è a stupire che la divozione del SS. Rosario siasi fin da principio così presto divulgato fra i cristiani, ed ora sia altresì praticata da tutte le persone e famiglie eminentemente cattoliche.
La Chiesa per animare tutti i fedeli a ricorrere spesso a Maria SS. con tale divozione ha concesse molte indulgenze a tutti quelli i quali con cuore almeno contrito reciteranno il SS. Rosario; e sono le seguenti. {353 [361]}
1. Chiunque dirà almeno cinque decine, ossia la terza parte, acquisterà 100 giorni d'indulgenza per ogni Pater noster, e 100 giorni per ogni Ave Maria.
2. Chi reciterà il Rosario intiero, ossia le quindici decine, oltre alla predetta indulgenza acquisterà di più l'indulgenza di sette anni e sette quarantene.
3. Chi reciterà il Rosario con altre persone, tutte ed ognuna di esse conseguiranno le medesime indulgenze, come se ognuna lo recitasse tutto da se.
4. Chi reciterà la corona almeno di cinque decine ogni giorno per un mese intiero, confessatosi e comunicatosi in un giorno a suo piacimento dentro detto mese, e visitando una chiesa, ed ivi pregando secondo l'intenzione del sommo Pontefice, acquisterà indulgenza plenaria. La stessa indulgenza plenaria per l'ultima domenica di ogni mese fu dal regnante Pio IX conceduta a tutti quelli, che hanno il pio costume di recitare in unione di altri la detta terza parte almeno tre volte in ciascuna settimana, purchè in detta domenica confessati {354 [362]} e comunicati visitino una qualche chiesa o pubblico oratorio, ed ivi per qualche spazio di tempo preghino secondo la mente di Sua Santità.
Molte altre indulgenze specialmente agli ascritti alla confraternita del s. Rosario, in qualunque parte del mondo sia canonicamente eretta, sono ancora concesse, recitando il santo Rosario, o facendo altre opere pie, come si ricava da diversi decreti dei sommi Pontefici.
Oltre alle indulgenze che si acquistano recitando il Rosario, se ne acquistano altre per giunta, recitandolo con tenere una corona benedetta dal sommo Pontefice o da chi ne abbia ricevuto da esso la facoltà. Ma si avverta che le indulgenze annesse a tali corone valgono solo per la persona per la quale quella corona è stata benedetta, e a cui è stata data per la prima volta; e che quindi simili corone, quando siano benedette, non si possono vendere e nemmeno imprestarsi collo scopo di comunicare ad altri le indulgenze annesse, altrimenti perdono il favore; e neppure si {355 [363]} possono regalare ad altri, fuorchè nel caso in cui si siano fatte benedire con questa intenzione. Si avverta parimenti che per conseguire tali indulgenze si richiede che nel recitare il s. Rosario si vada riflettendo ai Misteri della Nascita, Passione, Morte, Risurrezione di nostro Signor Gesù Cristo. Tuttavia per le persone idiote incapaci della considerazione dei divini Misteri basta che recitino il s. Rosario divotamente.
Dirò adunque che il Rosario, affinchè ci riesca vantaggioso, deve essere recitato bene, pronunziando ogni parola distintamente e con attenzione, accompagnando col cuore quanto diciamo colla bocca, e così allontanando, per quanto ci è possibile, ogni distrazione. Questo otterremo facilmente, se noi per ogni decina andremo meditando il mistero che abbiamo ricordato, se attenderemo alle parole di ciascuna Ave Maria che andiamo recitando, immaginandoci di parlare colla stessa beata Vergine. Ci sarà pure di grande giovamento a ben recitarlo il proporci sempre qualche fine speciale, come sarebbe ottenere qualche favore dalla {356 [364]}b. Vergine o per noi o per altri; il conseguimento di qualche virtù, l'emendamento di qualche vizio, la conversione di qualche peccatore, il sollievo di qualche anima del Purgatorio, e simili.
Nei misteri gaudiosi rallegriamoci con Maria, e ringraziamo il Signore della sua Incarnazione; nei dolorosi muoviamoci a compassione verso il Signore pei tanti suoi tormenti, e pentiamoci dei nostri peccati, che ne furono la causa; nei gloriosi rallegriamoci della gloria di Gesù Cristo e della Vergine sua Madre, e proponiamoci di fare ogni sforzo per conseguire noi pure la beatitudine del cielo. Se il Rosario si recita in questo modo, l'anima nostra ne avrà certamente un grande vantaggio. Se possiamo, recitiamolo in comune, od in chiesa od almeno in famiglia. Basta volere; non ci mancherà certamente nè tempo, nè occasione di così fare. Quante persone e famiglie intere vi sono, le quali sebbene stanche dalle fatiche tuttavia alla sera prima di mettersi a riposo non lasciano di recitare almeno la terza parte del Rosario? {357 [365]} E perchè non potremo noi fare altrettanto? Troveremo noi troppo gravoso l'intrattenerci un quarto d'ora colla B. Vergine, colla Regina del cielo? Non sia così di noi. Fortunate quelle persone e quelle famiglie che praticano sovente questa divozione. Si conosce per esperienza che sopra di loro si versano le benedizioni del cielo, benedizioni spirituali e temporali eziandio.
Ordine da tenersi nella recita dei misteri, per chi recita solo la terza parte del Rosario e in certi tempi particolari.
Il lunedì e il giovedì si diranno i misteri gaudiosi; il martedì ed il venerdì i misteri dolorosi; il mercoledì il sabato e la domenica si diranno i misteri gloriosi.
Nell'Avvento e soprattutto nelle feste del santissimo Natale conviene sempre dire i misteri gaudiosi; come pure nelle feste dell'Annunziazione, della Visitazione e della Purificazione della Beata Vergine.
In Quaresima e specialmente dalla domenica di Passione sino alla Pasqua conviene ricordare i misteri dolorosi.
Dalla domenica di Pasqua all'ottava della Pentecoste e nella festa dell'Assunzione di Maria è conveniente il recitare i misteri gloriosi. {358 [366]}
Y. Deus in adiutorium meum, intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
Y. Gloria Patri. Salve, Regina etc.
Nel primo mistero gaudioso si contempla come la Vergine Immacolata fu annunziata dall'arcangelo Gabriele, che restando sempre vergine doveva diventar madre del nostro Signore Gesù Cristo.
In fine di ciascun mistero dicesi un Pater con dieci Ave, e dopo l'ultima il Gloria etc.
Nel secondo si contempla come la Vergine immacolata andò a visitare s. Elisabetta e stette in casa sua tre mesi servendola quale umile ancella. {359 [367]}
Nel terzo si contempla come il nostro Redentore nacque nella città di Betlemme in una stalla e fu messo tra due animali nel presepio.
Nel quarto si contempla come la Vergine Santa presentò Cristo nostro Signore nel tempio nelle braccia del vecchio Simeone.
Nel quinto si contempla come Maria Vergine immacolata avendo smarrito il suo divin Figlio lo cercò tre giorni, ed alla fine del terzo lo trovò in mezzo dei dottori che disputava, essendo di anni dodici.
Nel primo mistero doloroso si contempla come il nostro Signore, facendo orazione nell'orto di Getsemani, per l'orror della vicina passione sudò sangue.
Nel secondo si contempla come Gesù C. per li nostri peccati in casa di Pilato fu sottoposto a crudelissima flagellazione.
Nel terzo si contempla come Gesù Cristo fu coronato di pungentissime spine. {360 [368]}
Nel quarto si contempla come Gesù Cristo condannato a morte, per sua maggior ignominia e dolore, fu obbligato a portare sopra le spalle il pesante legno della croce sino al monte Calvario.
Nel quinto si contempla come Gesù Cristo, giunto sul monte Calvario, fu spogliato e confitto in croce con durissimi chiodi, e dopo tre ore di penosissima agonia in presenza dell'afflittissima sua Madre morì per chiuderci l'inferno e per acquistarci la vita eterna.
Nel primo mistero glorioso si contempla come il nostro Signore Gesù Cristo il terzo giorno dopo la sua passione e morte risuscitò trionfante e glorioso per non mai più morire.
Nel secondo si contempla come Gesù Cristo 40 giorni dopo la sua risurrezione ascese al cielo con mirabile festa e trionfo, {361 [369]} vedendolo la sua Madre Santissima con tutti i suoi discepoli.
Nel terzo si contempla come Gesù Cristo, sedendo alla destra del Padre, mandò lo Spirito Santo nel cenacolo, dove erano gli Apostoli con Maria Vergine congregati in orazione.
Nel quarto si contempla come la Vergine immacolata circa dodici anni dopo la risurrezione del nostro Signore passò da questa vita e dagli angeli fu assunta in cielo.
Nel quinto si contempla come la Vergine Santa fu coronata dal suo Figliuolo Regina del cielo e della terra; e si contempla ancora la gloria di tutti i santi.
RENDIMENTO DI GRAZIE.
Agimus tibi gratias, omnipotens Deus, pro universis beneficiis tuis, qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.
Litanie della B. V. come a pag. 330. {362 [370]}
Sono diciotto secoli da che la SS. Vergine inspirata da Dio esclamava: Tutte le generazioni mi chiameranno beata. Queste sue parole profetiche nel corso di tanti secoli sempre si avverarono, e vanno tuttora avverandosi. Le nazioni della terra la proclamano beata e gareggiano fra loro nell'onorare la madre del comun Salvatore, nel predicarne le lodi, nel farne risuonare per tutto il nome potente, nel venerarla, nell'invocarla, e cercare nuovi modi, nuove forme, onde sfogare verso di Lei l'affetto del loro cuore.
Fra le pratiche ritrovate in questi ultimi tempi tiene il primo luogo il Mese di Maria. Essa nacque in Italia. S. Filippo Neri già fin da' suoi tempi soleva animare i fedeli a radunarsi in questo mese per fare speciali {363 [371]} preghiere a Maria, inghirlandare di fiori le sue statue, i suoi altari come altrettanti segni di figliale affetto verso questa celeste benefattrice. Ma l'epoca in cui cominciò a celebrarsi con regolarità il mese mariano fu nel corso del secolo passato. Alcune anime pie, afflitte dai disordini che crescevano ogni dì in numero e gravità, ebbero l'inspirazione di porvi tutto l'argine che potevano e di arrestarne il corso con rivolgersi alla Vergine delle Vergini, consacrandole un mese intiero di esercizi divoti. Così mentre i seguaci del mondo godendo della bella stagione di primavera si abbandonano a piaceri sensuali, esse quali caste colombe e gementi tortorelle pensarono di dedicare il più bel mese di primavera, cioè quello di maggio, alla madre della castità e delle misericordie fermamente sperando, che essa esaudirebbe i loro voti; conciossiachè essa non sia mai stata invocata invano. Ma come si diede principio a una pratica sì santa, subito si provò in essa un mezzo potentissimo per ottenere la protezione di Maria e accrescere {364 [372]} smisuratamente nei cuori la cristiana pietà, e quindi essa si propagò tosto in modo portentoso. Nelle famiglie private, nelle comunità religiose, anzi nei paesi, nelle città essa fu accolta come sorgente di grandi benedizioni. I parochi e i vescovi la raccomandarono e propagarono con grande zelo nelle rispettive diocesi. L'anno 1747 Monsignor Saporiti, arcivescovo di Genova, dava ordine che si stampasse un libro intitolato: Il mese di Maria, ossia il mese di Maggio consacrato a Maria, coll'esercizio di varii fiori di virtù da praticarsi nelle case delle famiglie cristiane. I sommi pontefici approvarono pure questa divozione, la promossero e l'arricchirono di tesori delle sante indulgenze[18]. Ed era ben {365 [373]} giusto, che il mese di maggio, il quale è il più delizioso dell'anno, ed è il mese dei fiori, fosse consacrato a Maria, la quale dopo Dio è la delizia del cielo e della terra ed è il fiore delle Vergini. Ma qual è il senso di queste parole: Mese di Maria, mese Mariano? Queste parole significano che questo è un mese, il quale appartiene tutto a Maria, un mese che deve essere impiegato a venerare in modo speciale questa madre amabile, e congratularsi con lei della sua eccellenza, a meditare sopra il potere e la bontà di lei, a implorare la sua protezione, a imitare le sue virtù. Dobbiamo dunque durante questo bel mese consacrare a Maria tutti i movimenti del nostro cuore, tutti i nostri pensieri, tutte le nostre parole, tutte le nostre intenzioni, tutte le nostre opere. E come consacrarle tutte queste cose? Coll'offrirle a lei, e farle per amor suo. Cristiano mio, questo mese di fiori non sia per noi il mese delle contaminazioni e delle opere morte, non sia il mese della vanità, della dissipazione, della tiepidezza, del peccato; ma sia per {366 [374]} ogni parte mese di Maria. Dal primo giorno sino all'ultimo, ciascuno di noi dimandi e ripeta a se stesso: Se Maria fosse oggi in luogo mio, come si porterebbe? Quale sarebbe la modestia de' suoi sguardi, l'affabilità delle sue maniere, la dolcezza delle sue parole, la prontezza della sua obbedienza, la carità delle sue conversazioni, il raccoglimento della sua preghiera, la purità delle sue intenzioni, in una parola, la santità della sua condotta?
Procura di aver nella tua camera, o in qualche altra parte della casa (per quanto è possibile il più distinto) una statua od immagine di Maria, e adornala nel miglior modo possibile, accendendovi una lampada e delle candele, e collocandovi dei fiori. Provvediti di un libro adattato a questo mese, e ogni dì leggivi attentamente quanto vi è proposto per ciascun giorno. Proponi fin dalla vigilia di onorare Maria per tutto {367 [375]} il mese col più grande zelo, d'imitare la sua vita, di ottenere da lei qualche favore speciale, di correggerti de' tuoi difetti, di acquistare qualche bella virtù ecc.
Ogni mattina allo svegliarti, e di quando in quando lungo la giornata offri a Maria il tuo cuore, le tue azioni. A lei rivolgiti sovente con fervide giaculatorie, a lei raccomandati nelle tentazioni, e alla sera nel prendere riposo.
Procura di assistere ogni dì alla santa Messa, e se realmente non puoi assistervi in persona, almeno assistivi col desiderio: fa un poco di limosina a qualche poverello, recita ogni giorno e alla sera specialmente alcuna preghiera avanti a quella immagine, ed invita qualche tuo parente od amico, o le persone che da te dipendono, a prendervi parte e recitavi per quanto ti è possibile o la terza parte del Rosario, od almeno le Litanie, o la Salve, o qualche altra preghiera che troverai in questo libro.
Nel decorso del mese accostati spesso, almeno due volte, ai SS. Sacramenti. Termina poi il mese con una santa Comunione, {368 [376]} e con una consacrazione di tutto te stesso alla beata Vergine.
Fa quanto puoi per assistere in qualche chiesa agli esercizi, che vi si fanno ogni dì in onore di Maria.
Te fortunato, se in tal modo passerai cotesto mese. Oh come ti renderai caro al suo cuore, e come Ella ti mirerà con piacere, ti colmerà di celesti favori.
S. S. Pio IX per animare ognora più i fedeli cristiani a celebrare con fervore speciale questo mese in onore della augusta Regina del cielo in data 7 aprile 1858 concedeva le seguenti indulgenze:
1. Indulgenza di un anno a chi gratuitamente insegnerà il canto delle laudi sacre, praticandone in pubblico od in privato almen qualche volta l'esercizio; altra di cento giorni a chi ne praticherà l'esercizio in oratorio pubblico o privato ogni qual volta esso avrà luogo.
2. Indulgenza plenaria da lucrarsi alla chiusura del mese Mariano da coloro, che nel decorso di esso sonosi in modo particolare occupati a cantare laudi sacre in chiesa o sono intervenuti alla devozione nel mese Mariano. {369 [377]}
3. Indulgenza plenaria una volta al mese per quelli che in quattro giorni festivi almeno, od anche feriali prenderanno parte a cantare od insegnare laudi sacre; e questa indulgenza si lucrerà in quel giorno in cui si premetterà la confessione e la comunione. Affinchè si possano lucrare le mentovate indulgenze si richiede che le laudi abbiano l'approvazione dell'autorità ecclesiastica.
4. Tali indulgenze si possono applicare alle anime de' fedeli defunti.
Romae apud s. Petrum, die 7 aprilis 1858.
PIUS PAPA IX.
L'originale di quello Rescritto pontificio si canserva in Torino nello stabilimento detto Oratorio di s. Francesco di Sales. {370 [378]}
I. Il Signore ha lasciato alla Chiesa la facoltà di perdonare in suo nome i peccati. È cosa chiara che nessuno, fuori del Signore, può per propria autorità perdonare i peccati; ma è pure innegabile clip Dio può comunicare agli uomini una sì grande autorità. Si tratta solamente di sapere, se l'abbia realmente comunicata. La santa Chiesa cattolica maestra infallibile di verità dice di sì, e a coloro che mettono in dubbio questa verità essa la prova con testi della sacra Scrittura, e colle testimonianze dei Padri e Dottori di ogni secolo. {371 [379]}
In s. Giovanni (cap. XX, 21) si legge: « Il Signore disse loro (agli apostoli); la pace sia con voi. In quel modo, che il padre mandò me, io mando voi. Quando ebbe ciò detto, soffiò sopra di loro, e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a coloro, ai quali rimetterete i peccati sono rimessi, a coloro, ai quali li riterrete, sono ritenuti. » Con queste parole il Signore conferì agli apostoli la stessa podestà, che egli in quanto uomo ebbe ricevuto dal Padre: la quale podestà comprende senza dubbio anche quella di assolvere da ogni colpa. Ma questa podestà egli non solo la espresse in modo implicito sì anche in termini chiari, dicendo esplicitamente: « A coloro, ai quali rimetterete i peccati sono rimessi. » Da queste parole chiaro apparisce, che Gesù Cristo diede agli apostoli la facoltà di rimettere i peccati, e promise che egli avrebbe riconfermato il loro giudizio. Quest'autorità non fu già solo un favor personale concesso agli apostoli, o limitato ai loro contemporanei, ma fu un potere perpetuo ed illimitato dato a vantaggio di tutti gli uomini sino {372 [380]} alla fine dei secoli, e che perciò doveva trasmettersi ai successori degli apostoli, cioè ai Vescovi, e Sacerdoti della Chiesa, e continuare finchè vi saranno peccatori sulla terra. Imperocchè la Chiesa, e con tutte le istituzioni fondate in essa da Gesù Cristo, fu eretta al bene di tutti i popoli, in tutti i tempi, come indicano chiaramente quelle sue parole: « andate, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, ed insegnate loro ad eseguire quanto vi ho comandato, ed ecco io sono con voi (colla Chiesa) tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli (Matt. XXVIII). Per la qual cosa ovunque si formavano delle società di fedeli, gli apostoli vi consacravano dei Vescovi loro prescrivendo di consacrare poi altri vescovi e dei sacerdoti, affinchè la Chiesa si perpetuasse secondo l'ordinamento di Gesù Cristo. Quindi doveva perpetuarsi nella Chiesa la podestà di perdonare o ritenere i peccati.
II. Egli è perciò da ammettere che Gesù Cristo ha fatto un precetto agli uomini rei {373 [381]} di peccato mortale, di confessarlo al Sacerdote, se vogliono ottenerne il perdono. Imperocchè quando concedette agli Apostoli la duplice facoltà di rimettere o ritenere i peccati, non voleva certamente che operassero a capriccio, ma secondo ragione e giustizia: vale a dire, voleva che i suoi ministri rimettessero le colpe solamente a quelli, i quali ne fossero degni, le ritenessero a coloro che ne fossero indegni di assoluzione. In questo senso l'Apostolo Paolo scriveva: Ci tenga ognuno come ministri di Cristo, e dispensatori dei misteri di Dio. In un dispensatore poi si richiede che egli sia fedele. Dunque i Sacerdoti devono essere dispensatori fedeli dei Sacramenti, e concederli a quelli solamente che Gesù Cristo stesso giudicherebbe degni. Perciò il Sacerdote deve far distinzione tra peccatore e peccatore. Per essere un fedele amministratore secondo l'intenzione di Gesù Cristo deve avere una esatta cognizione dello stato di coscienza del peccatore e conoscerne la gravità, la specie, il numero delle mancanze, non {374 [382]} solo esterne ma anche interne, di più conoscere lo stato presente della volontà, se sia fermamente risoluta di schivare il peccato e le occasioni di peccare, d'impiegare i mezzi necessari ad emendarsi, di riparare gli scandali o danni materiali ecc. Senza di queste cognizioni il confessore non è in caso di giudicare se meriti di essere perdonato, se sia capace o no di assoluzione. Ma come può il confessore conoscere tutte queste cose, se il peccatore stesso non gliele manifesta? Se pertanto Gesù Cristo obbliga il confessore a formare un giudizio giusto ed esatto dello stato del peccatore, impone altresì a questo l'obbligo di manifestare al confessore la sua coscienza, se vuole ottenerne il perdono delle sue colpe.
Gesù Cristo stabilì la confessione come un giudizio in cui il sacerdote fa da giudice, il peccatore da accusatore, da testimonio, da reo. Questo risulta dai citati passi della Scrittura (s. Gio. XX) ed anche dalle seguenti parole del Redentore agli Apostoli: In verità vi dico, tutto ciò {375 [383]} che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo, e tutto ciò che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo (Mat. XVIII). Fu dunque agli Apostoli ed ai loro successori affidato l'uffizio di giudice. Siccome un giudice civile non può nè condannare nè assolvere un reo, finchè non abbia presa cognizione delle opere dell'accusato, ossia finchè non abbia piena conoscenza della causa di cui si tratta, così anche il confessore per giudicare se il peccatore si debba assolvere o legare, se debba imporgli una grave o leggiera penitenza, deve conoscere la coscienza del peccatore. Questa cognizione non può ricavarla altrimenti che da una intera ed esatta accusa, che gli fa il peccatore delle sue colpe. Dunque il peccatore è obbligato ad una esterna ed esatta confessione de' suoi peccati.
La confessione orale fatta in segreto all'orecchio dei sacerdoti fu sempre il mezzo usato nella Chiesa per ottenere il perdono dei peccati, come ne fanno fede i padri dei primi secoli. Ciò risulta evidentemente dall'uso costante della confessione {376 [384]} presso i Greci, i Russi e tutte le sette, che fin dai primi secoli si separarono dalla Cattolica Chiesa, e che ancora oggidì sussistono nella Siria, nella Caldea, nell'Egitto. Ogni uomo di mente sana deve quindi ragionare così. Se la confessione non fosse stata instituita da Gesù Cristo, ma da un Papa, da un uomo, o questo sarebbe avvenuto prima, o avvenne dopo la separazione di quelle sètte dalla Chiesa Cattolica. Non fu instituita prima perchè varie di queste sètte essendosi separate sino dal quarto secolo della Chiesa, in quei tempi primitivi sarebbe stato impossibile anche a un Papa lo spacciare e fare ricevere per istituzione divina una invenzione puramente umana. Se fosse stata instituita dopo la loro separazione, come potè accadere che accettasse un comando così penoso e duro alle passioni, specialmente all'amor proprio, dopo che avevano scossa ogni obbedienza alla Chiesa ed al romano Pontefice, anzi dopo che contro alla Chiesa cattolica e al Papa portavano si grande avversione? Certamente avrebbero {377 [385]} biasimato i Cattolici di novità, e di allontanamento dalla dottrina di Gesù Cristo. È dunque chiaro che se i Greci, i Russi e tutte le sette che si separarono anticamente dalla Chiesa cattolica conservarono la confessione, ciò fu perchè erano convinti questa essere una instituzione, e un comando fatto da Gesù Cristo.
E se la confessione fu in tutti i tempi in uso e presso tutti i popoli, per fino presso gli scismatici, e lo è ancora oggidì, ogni uomo sensato dovrà applicare alla confessione la regola che s. Agostino dava 14 secoli or sono: «Tutto ciò che la Chiesa per tutto il mondo, e in tutti i tempi insegna ed osserva, e di cui non si può assegnar l'epoca dell'origine, e dell'istituzione deve tenersi come dottrina proveniente dagli Apostoli » Gli Apostoli ricevettero la loro dottrina da Gesù Cristo. Dunque la Confessione è una dottrina di Gesù Cristo. {378 [386]}
Nulla maggiormente inquieta l'uomo, quanto una coscienza agitata, e il pensiero di essere colpevole agli occhi di Dio, e al suo tribunale dopo morte doversi aspettare una severa sentenza. Questa pena vien tolta per mezzo di una buona confessione. Imperocchè il peccatore pentito sa che, mentre il confessore lo assolve, Gesù Cristo gli scancella dall'anima ogni colpa, lo riconcilia con Dio e gli perdona l'eterna punizione. Oltre a questa riconciliazione con Dio, la confessione produce ancora altri buoni effetti: e dapprima secondo il Concilio di Trento (sess. XIV, cap. 4) essa bene spesso infonde una pace e serenità di spirito al tutto singolare. Poi essa è un potente rimedio contro le ricadute; e quando è frequente giova mirabilmente a mantenerci nella grazia di Dio; e lo spirito di pietà, che è nella Chiesa, lo dobbiamo pur attribuire alla {379 [387]} pratica della confessione. Per essa diventiamo più fervorosi nel servizio di Dio, più attenti sovra noi medesimi, più umili, più pazienti nel portare il peso delle nostre tribolazioni, più accesi nell'amor di Dio, e più riconoscenti al Signore pel prezioso dono della sua grazia, più cauti e guardinghi nel conservarla. Il confessore nella sacra ordinazione ha ricevuto da Dio grazie speciali per santificare i fedeli col mezzo di questo sacramento, coi quali aiuti egli può mantenere il segreto dei peccati a lui confessati come vi è severamente obbligato per legge naturale, divina ed ecclesiastica, avesse ben anche a costargli la vita. Perciò il penitente può senza timore aprirgli tutto il cuor suo, e ne' suoi dubbi chiedergli consigli, ricevere avvisi e norme pei casi più importanti della vita. Qual cosa vi può essere tanto consolante, quanto il possedere un tale amico, al quale per mio proprio bene debbo scoprire tutto me stesso! quanto l'avere un medico, il quale risani le malattie della mia anima, purchè io abbia buona volontà {380 [388]} di guarire! quanto il trovarmi innanzi ad un luogotenente di Dio, il quale al presente mi guida al trono della misericordia, affinchè dopo morte io non venga condannato al tribunale della divina giustizia. Tali sono i vantaggi, che ci procura la confessione. Conchiudiamo perciò con Tertulliano: Quando, o cristiano, qualche difficoltà, o qualche vano timore ti volesse far abbandonare una salutare confessione, pensa seriamente al fuoco dell'inferno che ti sei meritato co' tuoi peccati, e non mettere più indugio ad appigliarti all'unico mezzo che ti rimane, mezzo che ti può dar salute.
La prima condizione è un diligente esame di coscienza, pel quale uno richiama alla memoria dall'ultima confessione ben fatta, se non è la prima volta che si confessa, tutti i peccati, almeno i mortali commessi in pensieri, parole, opere ed {381 [389]} ommissioni dei proprii doveri, ricordandone il numero e le circostanze. Pertanto l'esame non si deve solamente estendere alle opere esterne, ma ancora ai desiderii e compiacenze cattive, che si cercarono volontariamente, o sulle quali uno si è fermato con avvertenza. Il tempo da impiegare in questo esame non si può generalmente fissare. Si osservi per altro che nel far l'esame di coscienza si deve avere riguardo all'importanza della cosa, alle circostanze e alla condizione del penitente, al tempo decorso dall'ultima confessione, a schivare gli scrupoli è la leggerezza. Si può parimenti tenere a mente l'avviso di s. Francesco di Sales, il quale assicura che a colui, che si confessa ogni otto giorni, basta a fare il suo esame un semplice quarto d'ora.
La seconda condizione è il dolore unito al proponimento di emendarsi e mutar vita. Il dolore è un dispiacere dei peccati commessi, una detestazione dei medesimi congiunta ad una vera risoluzione di non più commetterli per l'avvenire. Il dolore, {382 [390]} come dice il Concilio di Trento (Sess. XIV, cap. 4), fu in ogni tempo necessario, e lo è ancora presentemente, per ottenere il perdono delle colpe. Ma perchè il dolore sia quale ha da essere, deve avere le seguenti qualità:
1. Deve essere sincero ed interno, imperocchè un dolore esterno ed apparente non è punto un dolore. Perciò diceva il profeta Gioiele ai Giudei: Stracciate i cuori, e non le vestimenta (Gioiele II). Laonde non ha sincero dolore chi si contenta di leggere nel suo libro di preghiera la formola del pentimento, senza che il cuore vi pigli parte e si senta esso pure compunto. Il peccato sta nel cuore e nella volontà; è dunque il cuore che deve essere pentito, e la volontà che amò il peccato è quella che deve odiarlo. Dove non avvi un vero pentimento, non si ottiene da Dio perdono, poichè egli, che è la santità per essenza, non può a meno di odiare il peccato e chi ama il peccato; nè può giammai divenire amico di un'anima, la quale non abbomini davvero il peccato. {383 [391]}
2. Il dolore deve eccitarsi nel cuore prima di ricevere l'assoluzione, perchè questa, com'è chiara, non ha valore se non perchè è pentito. Perciò chi aspettasse a dolersi dei peccati dopo ricevuta l'assoluzione, non avrebbe fatto una buona confessione.
3. Deve essere universale, cioè deve estendersi almeno sopra tutti i peccati mortali. Se vi fosse un sol peccato mortale, di cui uno non fosse pentito, nè questo peccato nè altri verrebbero perdonati, perchè il Signore non può perdonare gli uni senza gli altri. Altrimenti avviene riguardo ai peccati veniali, perchè questi per se medesimi non tolgono l'amicizia di Dio e si possono cancellare con altri mezzi. Merita per altro attenzione quanto scrive s. Francesco di Sales: « Non siamo obbligati ad accusarci dei peccati veniali; ma se li confessiamo, dobbiamo avere altresì il dolore almeno di alcuni di essi, col proposito di schivarli in avvenire, altrimenti la confessione dei medesimi sarebbe un abuso; imperocchè senza dolore nè anco i peccati veniali vengono perdonati nel Sacramento della penitenza. » {384 [392]}
4. Deve essere sovrannaturale, cioè eccitata in noi in virtù della grazia divina, e per motivi di fede. Questa grazia possiamo ottenerla dal Signore pregando fervidamente, perchè Dio mai non la nega a chi vuol convertirsi. I motivi poi del dolore devono riguardare Iddio. Un dolore che si appoggi solamente sopra considerazioni temporali, e non si elevi sopra la natura, come sarebbe se uno si pentisse pel disonore, per la perdita del danaro, della sanità, non sarebbe sufficiente per ottener perdono, perchè tal dolore non riguarderebbe Iddio, e sarebbe solo un dolore naturale. Questi motivi sovrannaturali sono per esempio quando temiamo che Iddio pei nostri peccati ci punisca in questo mondo, o nell'altro, e ci escluda dal Paradiso; quando ci rappresentiamo al pensiero come sia abbominevole il peccato, perchè ci priva della grazia santificante, e dell'amicizia di Dio; quando pensiamo alla nostra ingratitudine verso Dio, al gran male, che deve essere il peccato, per cui il nostro Signor Gesù Cristo tanto ha patito e sofferto. {385 [393]} Il miglior motivo poi è il perfetto amor di Dio, quando cioè noi detestiamo i peccati, perchè con essi abbiamo offeso un Dio sì buono, e sì degno d'essere amato. Un dolore che provenga da un motivo di carità perfetta, si chiama contrizione perfetta; quello che proviene dal riflesso della bruttezza del peccato, dell'ingratitudine verso Dio, o da qualunque altro motivo di un amor di Dio non ancora perfetto, si chiama contrizione imperfetta. Questa è già sufficiente pel Sacramento; ma la migliore è la contrizione perfetta, la quale unita colla volontà di confessarsi cancella per se stessa il peccato prima ancora di ricevere l'assoluzione. Chi avesse questa contrizione perfetta è tuttavia sempre obbligato a confessarsi, perchè Gesù Cristo ha comandata la confessione di tutti i peccati, ed anche perchè senza una divina rivelazione uno non può sapere di certo se abbia questa contrizione perfetta.
5. Il dolore deve essere sommo, non in quanto debba essere sommamente sensibile, cosa che non dipende da noi, ma riguardo la volontà, in quanto che questa {386 [394]} deve abbominare il peccato più che altro male. Chi pertanto fosse ancora disposto a peccare per evitare qualche danno temporale, per conseguire un vantaggio, non avrebbe un dolore sufficiente.
Chi ha il dolore coi requisiti sopra enumerati, ha pure il proponimento di non più peccare in avvenire, che è la terza condizione per una buona confessione. Questo proponimento richiede non solo che il penitente schivi i peccati mortali, ma ancora tutte le occasioni prossime (cioè quelle, che ordinariamente inducono al peccalo coloro, che in esse si trovano), metta in pratica i mezzi necessari all'emendazione, e ripari i danni del peccato. Chi non avesse questo proponimento, non avrebbe ancora rinunziato al peccato, e quindi sarebbe indegno del perdono. Quelli pertanto che volontariamente si mettono nelle occasioni di peccato, frequentano giuochi, luoghi, compagnie ecc. che inducono alla colpa, non hanno vero pentimento. Coloro che non restituiscono la roba altrui, non riparano i danni potendolo, essi continuano nel {387 [395]} peccato d'ingiustizia, perciò sono incapaci di assoluzione.
La quarta cosa per ben ricevere il Sacramento della Penitenza è la Confessione, cioè la dichiarazione dei propri peccati, la quale deve essere intiera, dolorosa, sincera, umile. L'integrità della confessione esige che noi confessiamo tutti i peccati sia esterni, sia interni, nella loro specie e nel numero, e che notiamo pure le circostanze, che ne aggravano notabilmente la malizia, o ne aggiungono una nuova. Bisogna anche dire se il peccato è passato in abitudine, affinchè il confessore ne possa fare un retto giudizio; dire se uno è recidivo, poichè quando dopo l'assoluzione si ricade negli antichi peccati, per es. si bestemmia di nuovo, si perde di nuovo la Messa nelle feste, si continua nell'odio, ad offendere la riputazione del prossimo, se mai insomma non ci emendiamo, è molto a temere, che non abbiamo avuto sincero dolore, e fermo proponimento di mutar vita, e che perciò la confessione sia stata inutile, od anche sacrilega. Quantunque non siamo tenuti a {388 [396]} confessare i peccati veniali, è per altro cosa buona il confessarli. Tuttavia le anime pie devono ricordarsi di queste parole di s. Francesco di Sales: « Non si deve però scrupoleggiare nell'enumerare in confessione tutte ed anche le più piccole imperfezioni... Di questi piccoli quotidiani difetti dobbiamo chiederne perdono al Signore ogni volta che ce ne accorgiamo, un atto interno di umiltà, un sospiro basta. »
Deve essere dolorosa, perchè, secondo ciò che si è detto, l'assoluzione sacramentale ha nessun valore senza precedente dolore.
Deve essere sincera. Non dobbiamo in confessione nè travisare, nè scusare, nè coprire le nostre colpe. Dobbiamo confessarle chiaramente, chiamando le cose col proprio nome, e non involgere i peccati con parole vaghe, e parlare in modo che il confessore non capisca.
Tutte queste condizioni sono necessarie, affinchè il Confessore compia riguardo al penitente l'uffizio suo, perchè sappia se debba assolverlo, quali correzioni, quali {389 [397]} avvisi siano opportuni, e così possa da buon medico suggerirgli i rimedi convenienti.
Finalmente la confessione deve essere umile. Nel confessionale il cristiano deve dimenticarsi d'ogni sua terrena dignità, e non vedere in sè stesso che un peccatore, il quale pentito ed umiliato desidera dal ministro di Dio l'assoluzione delle proprie colpe. Io son un peccatore! ecco il sentimento di umiltà, che deve portarci alla confessione. Il sacerdote nella cattedra di penitenza è il giudice, padre spirituale, maestro e medico del penitente. Quindi il penitente deve mostrare un'umile obbedienza al confessore; e manca a questo dovere il penitente che rifiuta gli avvisi e le istruzioni del confessore, o non si vuole sottomettere al suo giudizio, o si offende se il confessore non gli dà l'assoluzione. A che cosa gli varrebbe l'assoluzione se egli ne fosse indegno?
L'ultima condizione necessaria ad una buona confessione' è l'accettare la penitenza imposta dal confessore; promettendo sinceramente di adempierla. Gesù Cristo in {390 [398]} verità ha offerto al suo eterno Padre una piena, e sovrabbondante soddisfazione per tutti li nostri peccati, e per quelli di tutto il mondo: tuttavia mentre egli nel Battesimo ci condona ogni debito di pena dovuta pei peccati commessi prima di questo sacramento: riguardo ai peccati in cui il cristiano cade dopo ricevuto un beneficio sì grande, mentre ce li perdona, se li confessiamo umilmente al suo ministro, vuole che sentiamo alquanto il peso della nostra iniquità con sottoporci ad una pena temporale.
Nè egli ci lascia in piena libertà di scontare tutta questa pena temporale in purgatorio, e niente in questa vita: ma vuole, che almeno di una parte ci sdebitiamo in questo mondo, e prescrive al confessore di non darci l'assoluzione prima che egli ci abbia imposto e noi abbiamo accettato questa parte di penitenza.
Le sacre scritture chiaramente dimostrano, che Iddio quasi sempre nel rimettere la colpa non assolve dal debito d'una pena temporale. {391 [399]}
Così Adamo ottenne il perdono della sua disubbidienza: ma dovette farne penitenza per tutta la vita. A Davide il profeta Natan aveva detto a nome di Dio: « il Signore ti ha perdonato il tuo peccato, » (2 dei Re XII) e tuttavia in pena di questo peccato dovette ancora sopportare dei gravi castighi, fra' quali la morte del figlio, la ribellione del figliuolo Assalonne. Per la qual cosa dì e notte egli pregava il Signore che lo purificasse da ogni residuo di colpa, dicendo: lavatemi viepiù dalla mia iniquità e mondatemi dal mio peccato. (Sal. 50).
Così pure leggiamo, che il Signore alle preghiere di Mosè perdonò al popolo il peccato d'idolatria, ma non di meno gli fece sentire che l'avrebbe castigato sino alla terza, e alla quarta generazione. Mosè istesso peccò per un istante di diffidenza nella bontà del Signore, ne ottenne perdono, ma in pena di esso non potè entrare nella terra promessa.
E non c'è a stupire di questo: essendo troppo giusto, che mentre Gesù Cristo, santità per essenza, patì tanto e nel corpo e {392 [400]} nell'anima per le nostre colpe; anche noi proviamo in qualche misura e per qualche tempo quanto enorme iniquità sia mai l'offendere la divina giustizia.
Per qual ragione mai dovrebbe un peccatore essere assolto da ogni debito di pena? Perchè mai dovrebbe egli essere trattato nello stesso modo con cui è trattato chi non ha mai contaminato la sua stola battesimale? Dove sarebbe la giustizia?
Questa pena temporale poi arreca grandi vantaggi. Non è a dubitare, dice il Concilio di Trento, (Sess. 14 e cap. 8) che questa penitenza sia un freno potente, che trattiene l'uomo dal peccare, e rende i penitenti più vigilanti per l'avvenire. Essa è pure una medicina contro alle conseguenze del peccato. Mediante la pratica di opposte virtù si estirpano le prave abitudini radicatesi per una vita cattiva. Sempre si credette nella Chiesa di Dio, che non vi fosse mezzo più sicuro per allontanare i minacciati divini castighi, quanto l'esercizio delle opere di penitenza.
Per la qual cosa il sacerdote deve sempre imporre a chi si confessa una penitenza {393 [401]} in soddisfazione de' suoi peccati, la quale penitenza deve servire non solo di rimedio che preservi dalle ricadute, e guarisca le malattie dell'anima, ma anche di castigo pei peccati commessi: perciò le leggi della Chiesa esigono espressamente, che il confessore imponga una penitenza proporzionata alla malizia e qualità del penitente. Il penitente rimane adunque obbligato ad accettare questa penitenza e a fedelmente adempirla; imperocchè la promessa di adempierla fa parte del Sacramento, il quale altrimenti resterebbe incompleto, e quindi mostrerebbe che il penitente non è sinceramente pentito, e non ancora disposto a meritare l'assoluzione.
La confessione generale è l'accusa di tutti i peccati (almeno i mortali) commessi o nel corso di tutta la vita, o di una parte considerevole della medesima. Generalmente {394 [402]} parlando la confessione generale per alcuni è necessaria, per altri utile, e per taluni anche dannosa. È necessaria a quelli, i quali esaminando la vita passata trovano di essere colpevoli di confessioni sacrileghe, per mancanza di esame o di sincerità nell'esporre le proprie colpe avendone taciute alcune per vergogna o non accusatone il numero e le circostanze, o per diffetto di dolore e di proponimento. Costoro, per tranquillare la propria coscienza, e mettersi sulla buona via, non hanno altro mezzo, che quello di una confessione generale di tutta la loro vita, o almeno di tutto quel tempo passato dopo l'ultima confessione ben fatta. È utile a tutti il farla una volta in vita, specialmente quando si danno più di proposito alla divozione o cangiano stato, benchè non ne abbiano un vero bisogno: perchè il vedersi tutti li peccati raccolti innanzi agli occhi eccita in loro un dolore più vivo, e la assoluzione che ricevono arreca dolore più vivo e maggior tranquillità sulle confessioni passate; e l'anima meglio rassicurata si applica {395 [403]} con maggior cautela a servire Iddio per l'avvenire. Ella è poi dannosa a quelli, che sono agitati dagli scrupoli. La esperienza dimostra, che costoro quanto più ripensano ai loro peccati tanto più si confondono e si angustiano: e sebbene si confessino e riconfessino; tuttavia un mal fondato timore fa sempre loro credere che non siansi bene spiegati, ed essi sarebbero sempre da capo.
Questi tali perciò siano obbedienti al proprio confessore, e si persuadano che sottomettendosi alla direzione di esso adempiono al volere di Dio, poichè egli disse che chi avesse ascoltato la voce de' suoi ministri avrebbe ascoltato lui medesimo: qui vos audit me audit.
Si aggiunge poi che la confessione generale o di tutta o di una parte della vita, riesce di grande utilità a quelli che stanno per fare la prima comunione; a quelli che non l'hanno mai fatta, o che la fecero già da lungo tempo, a quelli che entrano nello stato ecclesiastico, o religioso, o matrimoniale, a quelli che vogliono applicarsi {396 [404]} alla perfezione. Generalmente poi si raccomanda a tutti la confessione annuale.
Per dire ancora alcuna cosa dei vantaggi della confessione generale osservo che questa:
1. Per la ricerca, che si deve fare di tutto il tempo passato, opera in noi una cognizione più chiara di noi medesimi, mentre insieme ci pone sotto gli occhi il complesso di tutta la nostra spirituale miseria, il cattivo o almeno poco buon uso della miglior parte degli anni nostri, e i tanti debiti contratti con Dio, col trasgredire tante volte la sua santissima legge, e col rispondergli sì male invece dei tanti benefici che egli ci ha fatti.
2. Questa cognizione opera inevitabilmente una giusta confusione e vergogna di noi medesimi: una grande ammirazione della misericordia di Dio, e un sentimento vivo di gratitudine per la sua pazienza, in tollerarci sì gran tempo ed aspettarci a penitenza.
3. Ci reca grande tranquillità e pace di coscienza; mentre con la confessione generale {397 [405]} sì supplisce ai diffetti, che si sono commessi nelle confessioni particolari; cosa assai facile ad accadere specialmente in gioventù.
4. Eccita dentro di noi un proponimento più vivo di ordinar meglio in avvenire la nostra vita, e d'implorare con più frequenza il divino aiuto, per non ricadere più in tanta miseria.
5. La vergogna, che sentesi d'ordinario nella confessione generale dei nostri peccati, soddisfa in buona parte alla pena temporale dovuta ai nostri peccati.
6. Finalmente dà una più esatta notizia del nostro stato interno al confessore, e così egli potrà meglio indicare i rimedi opportuni alle nostre infermità e dirigerci nel cammino della perfezione.
Per fare bene la confessione generale conviene pensarvi alcuni giorni prima, e così prepararvisi con ispeciali preghiere a Dio ed alla Beata Vergine, per ottenere l'aiuto richiesto in questo grande affare.
Converrebbe anzi se si può ritirarsi per alcun tempo dai tumulti degli uomini e dagli {398 [406]} affari terreni, per applicarsi unicamente all'esame della sua vita passata, incominciando dal tempo in cui si acquistò l'uso della ragione, e fermandosi particolarmente a quelle epoche della vita in cui si sa di avere più frequentemente e gravemente oltraggiato la maestà di Dio.
Gioverà anche lo scrivere almeno per i punti principali le proprie colpe e servirsi qui anche di questa carta nel fare la confessione ai piedi del sacerdote, ove si possa ciò fare.
Ma non conviene travagliarsi il capo nell'esaminarsi troppo minutamente: sibbene pensare a raccogliere il meglio che si possa tutte le colpe mortali e riguardo alle veniali contentarsi delle principali.
Il miglior metodo è di esaminarsi in tutti i peccati contro il sesto comandamento e poi su gli altri della legge di Dio e della Chiesa, incominciando dal primo e venendo giù di seguito, e finalmente esaminarsi sui doveri del proprio stato, e sui vizi capitali.
Bisogna presentarsi al confessore con grande fiducia, raccomandarsi alla sua carità: {399 [407]} rispondere in poche e chiare parole alle sue domande: ove non si possa por termine alla confessione in una volta, si ritorni quante volte sarà necessario: e si procuri di fare le cose tutte con tale schiettezza, diligenza e buona volontà, da mettere la coscienza nel migliore stato di pace che si possa: ad essere pronto a presentarsi con calma e speranza al tribunale di Dio quando appena terminata la confessione uno vi fosse chiamato.
Il Figliuol prodigo è un'immagine del peccatore, il quale lascia la casa di Dio, suo padre, per abbandonarsi ai desideri delle sue passioni. Si allontana dalla presenza di Dio, e rinunzia al diritto della divina figliuolanza, e lontano da Dio dissipa i doni di natura e di grazia, che aveva da esso ricevuti.
Questo è appunto il male di cui io sono colpevole: perchè abbandonai il Signore, {400 [408]} e me ne andai lontano da Lui. Ho dissipato i tesori della grazia e de' meriti, che aveva acquistato. Oh! chi mi darà lacrime bastevoli a piangere tanta perdita! qual rigoroso conto gliene dovrò rendere, se la sua misericordia non mi soccorre!
II. Rifletti, o cristiano, il pessimo stato a cui quel figlio si ridusse, quando ebbe consumato ogni suo avere, e sopravenne una grande carestia, che lo obbligò a pigliar servizio presso un padrone, il quale lo mandò a pascere animali immondi. Il misero mentre si sentiva avvilito da un servizio così abbietto, era ancora tormentato dalla fame in guisa che desiderava di mettersi in bocca le ghiande destinate a quegli animali, ma gli era vietato di farlo.
Quanto bene e al vivo è qui dipinto lo stato miserevole dell'anima, la quale abbandona il suo Dio! Ella mancando del nutrimento dei SS. Sacramenti, del principale conforto celeste, piglia servizio presso crudelissimi padroni, cioè gli spiriti infernali, i quali le danno a pascere degli animali schifosi, ossia le sue brutali passioni: {401 [409]} e con tutto ciò non le forniscono alcuno di quei piaceri che ella bramerebbe.
Ma una nobile e spirituale creatura potrà forse essere appagata di sensuali piaceri? Ah! no, ella non potrà mai sentirsi soddisfatta, perchè questi non sono il cibo che le fu destinato da Dio quando la creò a sua immagine. Oh! qual tristo cambio! quale lagrimevole disgrazia! l'uomo creato ad immagine di Dio divenir simile ad animali irragionevoli, e al pari di questi avvoltolarsi nel fango, e nelle immondezze!
Che fai, anima mia? che cerchi, che desideri? Credi forse che cotesti piaceri ti possano soddisfare? Non mai! essi sono pascolo conveniente solo agli animali, e non mai ad un'anima fatta per possedere Iddio, quale è la tua. Perciò solo Iddio può appagare i tuoi appetiti; solo in lui potrai trovare riposo e contento.
III. Quando l'infelice figliuolo conobbe il lacrimevole suo stato, rientrò in sè, e sospirando disse: oh quanti servi in casa di mio padre abbondano di pane, ed io qui me ne muoio di fame! Su via, io {402 [410]} debbo lasciare questo luogo e ritornare al padre. E gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di voi: non son più degno d'essere chiamato vostro figlio: abbiatemi di grazia solamente come uno dei vostri servi! Così disse, e così senza indugio postosi in via ritornò al padre suo.
Ecco la santa risoluzione che deve prendere un peccatore il quale al lume della fede abbia la fortuna di conoscere la miseria e l'avvilimento in cui trovasi la sua anima pel peccato. Egli deve dire a sè: Vedi che male è mai l'offendere Iddio! che hai tu guadagnato coll'abbandonare un padrone sì buono? quali consolazioni ricevi ora dalle creature? qual pace hai trovata da chè ti sei ribellato al tuo creatore? e valeva la pena per piaceri così vili, così brevi, così vergognosi voltare le spalle a Gesù tuo Salvatore, rinunziare al Paradiso, perdere la grazia divina, e la pace dell'anima? Ritorna al tuo Padre.... ritorna senza indugio, perchè altrimenti i buoni sentimenti che ora hai nel cuore possono svanire, e Iddio, che ti chiama {403 [411]} oggi, potrebbe forse non chiamarti più altra volta, se non porgi ora ascolto alla sua voce, e certamente altra volta ti sarà più diffìcile il convertirti, che ora. Oggi se udirete la voce del Signore, dice la sacra Scrittura, non vogliate indurare il vostro cuore. (Salm. 92)
IV. Non appena il padre di quel figlio sconsigliato da lungi lo vede, che preso da viva compassione, subito gli corre incontro, lo abbraccia, lo bacia, e dato ordine ai servi, gli fa mettere indosso un prezioso vestito, gli pone l'anello in dito, e fa preparare un lauto banchetto.
Così pure Iddio accoglie il peccator che si ravvede. Gli va incontro, gli dà il bacio di pace, ne dimentica i peccati, lo riceve di nuovo nella sua grazia, e di nuovo lo dichiara suo figlio, gli riempie il cuore di dolci consolazioni, e invita gli angeli ed i santi tutti a festeggiare il suo ritorno: e lo fa sedere a mensa insieme cogli altri suoi figliuoli, porgendogli in cibo e bevanda il corpo sacratissimo e il sangue preziosissimo del suo stesso divin Figliuolo. {404 [412]}
I peccati che si possono commettere contro questo comandamento sono i seguenti:
1. Contro la fede. Dubitando deliberatamente di qualche verità ed investigando curiosamente le ragioni dei misteri - prestando fede superstiziosa ai sogni, usando sortilegi, ricorrendo agli indovini per interrogarli su cose future, lontane o nascoste o servendosi a questo fine dello spiritismo o degli spiritisti - leggendo, imprestando, comperando, vendendo, procurandosi libri o giornali o altri scritti, che più o meno insultano la fede e la Chiesa cattolica senza {405 [413]} essere munito della debita licenza, o ancorchè provveduto di licenza senza un giusto motivo - conversando senza motivi ragionevoli con persone che parlano male della religione, deridendo gli insegnamenti, le prescrizioni, pratiche, o cerimonie della Chiesa - acconsentendo esternamente per rispetto umano a proposizioni o sentenze cattive, come per es. che tutte le religioni sono egualmente buone.
2. Contro la speranza. Dubitando della bontà di Dio, quasi se non potesse, o non volesse perdonarvi li peccati quantunque ne siate pentiti, o non vi volesse ammettere all'eterna felicità.
3. Contro la carità. Odiando Iddio, o desiderando che non esista - preferendo qualche bene temporale, come l'impiego, l'onore, il piacere degli uomini a Dio, ed alla sua amicizia.
4. Contro la religione. Lasciando le pratiche di pietà - o compiendole malamente - trascurando di istruirsi nelle verità della fede. {406 [414]}
Si può trasgredire questo comandamento:
1. Colle bestemmie. Negando a voce qualche attributo di Dio, come la sua sapienza, bontà, giustizia ecc. - ovvero attribuendogli qualche imperfezione o negando a parole qualche verità della fede, oppure disprezzando Maria V. o gli Angeli od i Santi - Disprezzando le immagini di Gesù Cristo, di Maria Vergine o dei Santi, o le loro reliquie - pronunziando senza rispetto o peggio ancora se per ira o per disprezzo positivo il nome di Dio, di Gesù Cristo o di Maria V. o dei Santi - adoperando per derisione o per ischerno parole della sacra Scrittura - mancando di rispetto ai luoghi sacri, come le chiese, alle persone consecrate a Dio, come sono i sacerdoti e i religiosi e le religiose, ai vasi sacri.
2. Col giuramento. Giurando senza necessità, o affermando con giuramento ciò che si sa o credesi essere falso o senza una {407 [415]} morale certezza di dire la verità - giurando a fine di far del male - non adempiendo le promesse fatte con i giuramenti minacciando sotto giuramento di fare del male ad alcuno od anche a se stesso.
3. Riguardo ai voti. Facendo voti per leggerezza e senza troppo riflettervi sopra - non adempiendoli, o non adempiendoli pienamente, cangiandoli di propria autorità - oppure differendone l'adempimento senza giusta ragione.
Contro questo comandamento si pecca trascurando volontariamente di assistere alla s. Messa nelle domeniche ed altre feste di precetto, o lasciandone una parte considerevole oppure assistendovi senza divozione - applicandovi a lavori servili senza motivi legittimi e giudicando da se che esistano tali motivi senza ricorrere all'autorità ecclesiastica - abbandonandovi nei di festivi alle crapule, a divertimenti illeciti. {408 [416]}
Peccano contro questo comandamento i figli che con parole, opere, o in qualunque sia modo mancano di rispetto ai genitori - che non ricevono i loro avvisi, o rimproveri con docilità - che loro resistono insolentemente - che con essi vengono a contese, dicono loro delle villanie, oppure giungono fino all'enormezza di batterli - non ubbidiscono loro con prontezza, con esattezza, senza mormorare - che contro la loro proibizione frequentano compagnie cattive - li eccitano alla collera con parole od opere indegne oppure ostinandosi nelle insubordinazioni - odiandoli e desiderando loro del male - manifestando ad altri i loro difetti senza una ragione legittima, o sparlando di loro - non aiutandoli nelle loro spirituali o temporali necessità - abbandonandoli senza il necessario sostentamento, specialmente nella loro vecchiaia - danneggiandoli nei loro interessi - Questo stesso comandamento si può anche trasgredire {409 [417]} dai servi e dagli inferiori, i quali con una certa proporzione debbono verso i padroni e i loro superiori adempiere i doveri che i figli hanno da adempiere verso i genitori. - Questo comandamento si può anche trasgredire da genitori, padroni e superiori non vigilando sopra i figli, e servi od i dipendenti, nè pigliandosi cura di loro - non istruendoli o non facendoli istruire - non procurando che essi adempiano i proprii doveri, e crescano nel santo timore di Dio, non allontanandoli dalle perverse compagnie, dai divertimenti cattivi, e da pericoli gravi di peccato - non correggendoli con moderazione, con buon fine - non cacciando di casa le persone di servizio incorreggibili, e di scandalo ai figliuoli - non porgendo loro buon esempio - mandando loro maledizioni, e imprecazioni, e non correggendo le loro storte inclinazioni e non procurando loro una religiosa educazione - portando loro un amore più naturale che cristiano, e lasciando loro una libertà pericolosa - usando verso loro una indulgenza irragionevole - {410 [418]} loro presenza - trascurando di far loro imparare qualche professione o mestiere - non lasciando loro una libertà ragionevole nella scelta dello stato - essendo troppo esigente colle persone di servizio - trattandoli duramente - non assistendoli nelle loro infermità - negando loro o differendo o diminuendo per qualche vano pretesto la loro mercede - permettendo loro o prescrivendo cose cattive - non impedendoli dal commettere peccati in casa vostra.
Si pecca contro questo comandamento:
1. Con atti interni. Desiderando la morte od altro male al nostro prossimo conservando deliberatamente nel cuore avversioni, antipatie, odio contro qualcheduno - desiderando di vendicarsi, provando dispiacere del bene altrui, e godendo delle altrui disgrazie.
2. Con parole. Dicendo a qualcuno parole grossolane, insolenti - disprezzando, {411 [419]} maledicendo, minacciando, insultando il prossimo.
3. Con opere. Danneggiando la propria sanità colle intemperanze e crapule - o tentando direttamente di uccidersi - percuotendo ingiustamente il prossimo - privandolo di vita - rifiutando di riconciliarsi con chi ci ha offeso.
Si trasgredisce poi anche questo comandamento col far danno alla vita spirituale del prossimo, cioè collo scandalo; perciò si pecca anche contro il quinto comandamento proferendo parole, o ponendo fatti che traggono altri al male e gli allontanano dal bene - comandando, approvando o consigliando ciò che è peccato - insinuando il male con pessimi discorsi o vestendo in modo immodesto mettendo sotto gli occhi della gente imagini lascive, o regalando o imprestando libri cattivi - oppure non impedendo il male, quando si sarebbe potuto impedire colle parole, e se siete superiore anche col castigo, o promuovendo il mal fare con comperare o vendere cose rubate - proteggendo irragionevolmente i colpevoli. {412 [420]}
Si pecca contro a questi comandamenti suscitando deliberatamente o godendo volontariamente pensieri lascivi ed immaginazioni impure - desiderando volontariamente cose sconcie - proferendo parole equivoche, maliziose - cantando od ascoltando con piacere a cantare canzoni indecenti - prendendo parte a cattivi discorsi, leggendo, comprando, imprestando libri cattivi - facendo o tenendo esposte pitture, o statue immodeste.
Si pecca contro questi comandamenti prendendo danaro, o altre cose che appartengono al prossimo senza sua licenza e se il proprietario è la Chiesa, vi ha non solo furto, ma anche sacrilegio - dando danaro a prestito ed esigendo interessi smoderati - vendendo a prezzo ingiusto, od ingannando {413 [421]} il compratore sulla qualità della merce - ingannando compratori nel peso, nella misura - defraudando altri col vano pretesto di compensarsi di danni ricevuti - tenendo illegittimamente presso di se roba che appartiene ad altri - non restituendo roba depositata quando è tempo, - non pagando la mercede agli operai - mettendo la famiglia in cattivo stato col giuoco, colla trascuranza, coi bagordi, e rendendosi impotente a pagare i debiti - arrecando danno al prossimo con guasti a' suoi terreni, mobili, animali o con lavori male eseguiti, - movendo liti ingiuste - violentando alcuno a far testamento - non eseguendo i lasciti testamentarii - non adempiendo bene il proprio uffizio per cui si riceve stipendio, e non bene amministrando la roba altrui, non impedendo il danno altrui, quando vi si è obbligati per uffìzio - cooperando alle ingiustizie altrui col consiglio, col comando, coll'approvazione, colla partecipazione - desiderando di rubare, d'ingannare, d'indurre altri ad azioni ingiuste. {414 [422]}
Si pecca contro questo comandamento accusando falsamente il prossimo di colpe non commesse, sia innanzi alle autorità civili od ecclesiastiche, sia anche al cospetto di persone private, non siete mai stato colpevolmente cagione che altri attestasse il falso? - Non vi siete mai rifiutato a dire la verità, quando eravate giustamente interrogato? - Non avete forse dette bugie? - Avete ingannato alcuno? - Col vostro inganno avete voi arrecato perdita o danno ad alcuno? - Quale danno? - Avete voi svelate colpe del prossimo, vere sì, ma segrete, senza un giusto motivo? - O gli avete imputate colpe non vere? - Presso a quante persone? - Con quale intenzione? - Con quali conseguenze per l'onore, per la roba ecc? - Non avete forse parlato male dei vostri superiori spirituali o temporali e di comunità intere? Avete fatto perdere il credito ai {415 [423]} superiori presso i soggetti? - Avete colle vostre interrogazioni cagionato mormorazioni, calunnie? - Avete fatto dei rapporti atti a togliere tra persone la buona armonia? - Non avete svelato senza motivo qualche secreto? - Avete falsificato firme, scritture? - Non avete forse senza fondamento fatto sospetti contro al prossimo? - Li avete manifestati ancora agli altri? - Criticata senza motivo la condotta del prossimo, anzi per odio, invidia ecc? - Gli avete attribuito cattive intenzioni nelle opere buone? - Non avete voi per mera curiosità indagato i difetti e le colpe del prossimo? - E' con quali intenzioni?
Su questo comandamento esaminatevi come già fu detto nel 3° comandamento della legge di Dio. {416 [424]}
Digiunar la Quaresima, cioè i quaranta giorni, che, escluse le Domeniche, precedono la solennità della Pasqua, i mercoledì e venerdì dell'Avvento; i mercoledì, venerdì e sabati delle quattro tempora e le vigilie delle principali feste, e non mangiar carne nei venerdì e nei sabati.
Esaminatevi se avete osservati tali digiuni dacchè compiste anni ventuno. - Avete procurato che li osservassero anche quei di casa che dipendono dalla vostra superiorità, o non avete anzi messo in ridicolo questi comandamenti? - Siete anche stato cagione che altri li violassero?
Confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi alla Pasqua.
Esaminatevi se avete ricevuto la SS. Comunione nel tempo pasquale, e se l'avete ricevuta nella vostra parocchia, - se vi siete confessato e comunicato degnamente, {417 [425]} perchè con una confessione invalida o comunione sacrilega non si soddisfa al precetto pasquale.
Non celebrar le nozze nei tempi proibiti.
Questi tempi proibiti sono dalla prima domenica dell'Avvento fino a tutto il dì della Epifania, e dal primo dì di Quaresima sino a tutta la domenica in Albis. Esaminatevi se in questi ed in altri tempi di penitenza siete intervenuti a balli, teatri, o se avete dato voi medesimi occasione a questi divertimenti.
La superbia è una disordinata stima di sè, la quale fa che o con parole o con pensieri attribuiamo a noi ciò che è di Dio, e dispregiamo gli altri. Figlie della superbia sono la presunzione, la quale ci {418 [426]} fa intraprendere cose superiori alle nostre forze; la vanagloria, appetito disordinato della propria stima; l'ambizione, desiderio disordinato di avanzare gli altri, o di essere riputato da più.
Alla superbia appartiene ancora il compiacersi ed il far pompa delle doti naturali; il gloriarsi per es. della nascita, dell'ingegno ecc., l'attaccamento alle proprie idee ed alla propria volontà, lo spirito di contesa, la facilità di offendersi, la vanità nel parlare, nel portamento, nel vestito ecc.
2. L'avarizia è un amore disordinato ai beni di questa terra. I principali effetti dell'avarizia sono la durezza di cuore verso i bisognosi, la trascuranza delle cose dell'anima, le frodi, gli inganni, l'infedeltà verso il prossimo. (V. il 7° comandamento).
3. La lussuria, la quale è un disordinato amore ai piaceri sensuali. Effetto di questo brutto vizio sono l'acciecamento della mente, i discorsi cattivi, l'avversione alle cose di Dio, attacco al mondo.
4. L'invidia è un dispiacere del bene altrui, come se il bene del prossimo fosse {419 [427]} un danno arrecato ai nostri interessi, ovvero è un piacere del male altrui. L'invidia nasce dalla vanità, perchè soltanto l'uomo vano e leggero che vuole dominare sopra gli altri, resta afflitto se si vede da altri superato.
5. La gola, la quale è un disordinato appetito del mangiare e del bere. Si pecca colla gola quando si mangia e si beve senza necessità cose preziose non adatte alla propria condizione; quando si mangia, si beve più del bisogno, od unicamente per contentar l'appetito.
6. Ira, cioè una viva agitazione dell'anima, che si sente provocata contro di qualche persona o cosa, cui tiene dietro una brama di mortificare e di punire. Si pecca d'ira, prima quando l'ira si concepisce irragionevolmente, o quando benchè sia giusta in sè perchè concepita alla vista della verità o giustizia oltraggiata, pure si eccede nei modi e nelle parole.
7. L'accidia, che è una pigrizia nell'adempimento dei proprii doveri, come per es. nel pregare, nel lavorare. Questo vizio {420 [428]} è assai più difficile a guarirsi, perchè rende l'uomo insensibile a tutti i motivi che ha di emendarsi. E questo è egualmente vero, ancorchè stii rinchiuso nei limiti suoi e non vada congiunto a vizi grossolani; imperocchè allora l'uomo non tiene nemmeno per un male la sua indifferenza, ma per una semplice mancanza di virtù, la quale non gli toglie di entrare in cielo. Questo è un vizio che offende direttamente il Signore, perchè il disamore è poco attacco alla virtù ed alle pratiche di religione; è in sostanza un disamore e attacco freddo a Dio medesimo. Dall'accidia sorge facilmente l'empietà, quando cioè si disprezzano le pratiche di religione, la tiepidezza, quando si adempiono male e senza attenzione i doveri religiosi, l'ira contro i superiori quando ci correggono, lo scoraggiamento quando si trova un po' grave la vita cristiana, quindi la disperazione quando la si tiene per impossibile, la dissipazione dello spirito, per cui più non trovando soddisfazione nelle cose spirituali, la si va cercando nelle terrene cose. {421 [429]}
Santissimo e giustissimo Iddio! con dolore io confesso ora il mio peccato, e riconosco d'essere stato molto ingrato, e di essermi verso di voi condotto assai male. Osai negare a Voi obbedienza, a Voi mio Creatore e Signore, senza l'aiuto del quale sussistere io non potrei un sol momento, quasi che ad obbedirvi io non fossi obbligato. Sapeva che voi, come immenso, tutto udite e vedete, e nulla può restarvi incognito, e tuttavia non ebbi orrore di fare il male alla presenza Vostra. Sapeva che, santissimo quale siete, abborrite infinitamente il male e amate sommamente il bene, e non mi presi verun pensiero di piacervi con una santa vita. Sapeva che giusto essendo, avete minacciato gravi castighi al peccatore, e nondimeno seguitai le perverse inclinazioni del mio cuore e calpestai senza timore i vostri comandi. {422 [430]} Ah! quanto io fui perverso, stolto e abbominevole nel peccar contro di Voi! Quante volte mi meritai di essere da Voi punito ed abbandonato per sempre!
Malgrado le tante offese, che v'ho fatto, Dio mio, Voi foste sempre verso di me pietoso e benigno. Ogni giorno, ogni ora mi colmaste di benefizi, nulla mi comandaste che non mi fosse utile e salutare, nulla mi vietaste, se non quanto mi poteva rendere infelice.
Ah! come mai ho io potuto mostrarmi così ingrato verso di Voi, sommo mio Benefattore ed amico, e le tante volte mancarvi di ubbidienza! Ah! quanto mi confonde il non avervi amato, l'avere offeso Voi, mio amatissimo Padre! Questo mi conturba più che tutti i mali, più che lo spavento dell'inferno stesso. Per amor vostro appunto io detesto di tutto cuore i miei peccati e li abbomino come il più gran male del mondo; ed oh! quanto pagherei, Dio mio, se non vi avessi mai offeso!
Vi prometto fermamente e di cuore, caro Padre, di esservi da oggi innanzi obbediente, {423 [431]} fedele e divoto. Rinunzio solennemente ad ogni peccato. La vostra divina volontà, i vostri comandamenti mi saranno cosa sacrosanta. Nè le mie inclinazioni, nè le creature più mi condurranno a far cosa che a voi dispiaccia. Mi costi qualunque pena, voglio rigorosamente schivare tutti i pericoli, tutte le occasioni di offendervi, mettere in pratica tutti i mezzi che conosco e che mi vengono suggeriti per emendarmi, e per quanto mi sarà possibile riparare alle conseguenze delle mie colpe. Mi sforzerò principalmente a vincere la mia passione predominante, il N. N., che finora tante volte mi trasse al peccato, e tutte le volte che mi sentirò tentato, starò ben attento sopra di me stesso.
(Qui riflettete al vostro vizio principale, ai vostri abiti cattivi).
Perdonatemi, o Signore, secondo l'infinita vostra misericordia, e ricevetemi pentito nelle braccia del vostro paterno amore. Questo io spero pei meriti di Gesù Cristo vostro Figliuolo, il quale voi mandaste sulla {424 [432]} terra a morire in croce, affinchè tutti i peccatori pentiti per Lui conseguiscano l'eterna vita. Amen.
Signor Dio mio, conscio del mio niente mi prostro dinanzi alla vostra Maestà, e confesso le mie ingratitudini. Con animo contrito vi supplico, Dio mio, non rigettatemi dal vostro cospetto. Sebbene io meriti la vostra indegnazione, sono però sempre opera delle vostre mani, il quale a voi ricorro, Dio e Padre misericordioso, che giuraste di non voler la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
Oh! incomprensibile degnazione del mio Dio! Ah sì, mio Signore! io voglio nuovamente essere tutto vostro. Mandatemi, Padre celeste, la luce del vostro Santo Spirito, illuminate la mia mente affinchè io conosca appieno le mie infedeltà, me ne penta {425 [433]} di tutto cuore, e purifichi l'anima mia nel bagno salutare della santa confessione. Concedetemi ancora che dopo una buona confessione possa accostarmi con tutte le dovute disposizioni a ricevere il Pane dell'eterna vita, e qualora nei vostri divini consigli fosse questa l'ultima mia confessione, possa partirmi da questa vita nel bacio dolcissimo della vostra pace. Così sia.
Dopo questa preghiera si possono fare gli atti di Fede, di Speranza e Carità, e quindi l'esame di coscienza.
Padre di misericordia, che vi dirò io? Ammutolisco alla vista delle mie mancanze, le quali non ostante le ferme promesse a voi fatte, mio Dio, mio Signore, ho le tante volte e con tanta ingratitudine ripetute. Ah! Signore, abbiate pietà di una misera creatura, e datemi viva contrizione delle mie colpe, date lagrime a' miei occhi, affinchè pianga la mia infedeltà! Ah! Signore! {426 [434]} eccomi di tutto cuor pentito per avere offeso Voi, ottimo Padre, per aver profanato il Sangue del vostro Unigenito, macchiata l'anima mia, contristato lo Spirito Santo. Confesso il mio torto dinanzi la vostra divina Maestà, e sono pronto nell'umiltà e nella sommissione a confessarmene al vostro ministro e fare quanto la vostra divina Giustizia richiede, onde riacquistarmi il vostro paterno amore. Offro ancora alla Maestà vostra in soddisfazione dei tanti peccati che conosco e non conosco, i sospiri, le lacrime, il Sangue del vostro Divin Figliuolo e Signor mio Gesù Cristo. O Eterno Padre, per amor di Gesù abbiate compassione di un povero peccatore! Un benigno sguardo, o Signore, volgete sopra di me, benedite il mio proponimento, di non volervi mai più offendere, ma di evitare con grande sollecitudine ogni cosa che possa dispiacere agli occhi vostri purissimi. O celeste mio Padre, non permettete che io mi separi ancora da voi col peccato, mandatemi piuttosto tutti i mali, toglietemi da questa vita qualora Voi prevedeste {427 [435]} che io fossi ancora per abusare del più nobile dono, della libertà, nell'offendere voi, mio Padre, mio Creatore, mio Sovrano Signore.
Lode, gloria e grazie sieno rese a Voi, Dio di bontà e di misericordia.
Voi non avete rigettato il mio pentimento, ma con paterno amore mi avete nuovamente accolto, e per mezzo del Sacramento della penitenza mi avete perdonato tutti i miei peccati. Rotti or sono i vincoli che mi tenevano legato al male; io sono ritornato alla libertà dei vostri figli, mi sento il cuore pieno di celesti consolazioni. I miei peccati mi sono perdonati. Oh! quanto son felice! Esulta, o anima mia, ed esalta il tuo Signore; quanto è in me benedica il suo Santo Nome.
Ah! certamente io non meritava la grazia che ho ricevuta! Quanto siete stato {428 [436]} buono, Dio mio, nel perdonarmi i miei peccati, nell'invitarmi così paternamente a ritornare a Voi, a mutar vita! Ora che qual figliuol prodigo, pentito e divoto, ho confessato dinanzi a Voi e dinanzi al vostro Unigenito i miei peccati, con quanta prontezza, con quanta bontà Voi mi avete perdonato! O Signore, Voi siete la carità, ed è vostra delizia il perdonare e il beatificare le anime che desiderano di amarvi. Voi non volete la morte del peccatore, ma la sua conversione, affinchè egli viva eternamente. O eterno ed incomprensibile amore! trapassate l'anima mia ed infiammate il mio cuore, affinchè nuovamente vi ami con tutte le mie forze, ed amando Voi solo schivi in avvenire ogni colpa, odii ed abbomini il male.
Da questo momento, o mio Signore, io voglio vivere eternamente a Voi solo, e col mio fervore, colle mie buone disposizioni, con una figliale obbedienza, con una continua memoria di Voi, con una perfetta uniformità ai vostri divini voleri, con una attenta vigilanza sopra di me, e {429 [437]} sopra i miei sensi, col fedele adempimento de' miei doveri, voglio riparare, per quanto mi sarà possibile, al male commesso in quei giorni amarissimi che vissi da Voi lontano. Voi vedete il mio cuore, Voi sapete ogni cosa, o Signore; Voi sapete anche che io vi amo, che io desidero ardentemente l'emendazione della mia vita, la mia santificazione. Venite perciò in soccorso della mia debolezza, aiutatemi nelle battaglie che dovrò sostenere contra al peccato, infervoratemi, animatemi a farmi violenza per rapire il regno dei Cieli, sollevate l'anima mia alle cose celesti, datemi ogni dono perfetto, la perseveranza nel bene, affinchè fedelmente vi serva quaggiù e vi goda in eterno in Cielo. Così sia.
Gesù Cristo, Signor nostro, si umiliò e si fece ubbidiente sino alla morte, e morte di croce; ed io misera Creatura, polvere {430 [438]} e cenere, che tante volte mi sono meritato l'inferno, oso insuperbirmi? Signore, abbiate pietà di me. Conosco e detesto la mia superbia, non ributtatemi coll'orgoglioso Lucifero negli abissi infernali. Datemi un benigno sguardo, o Signore, aiutate l'anima mia e salvatemi per riguardo della vostra misericordia. Da questo momento io amo meglio essere l'ultimo nella casa del mio Signore, che abitare nella casa degli empi.
Che desidero io in Cielo, o che aspetto in terra, se non Voi, Dio del mio cuore e mia eredità in eterno? Quando comparirà la vostra gloria, allora sarò saziato. Ah! finora mi sono lasciato dominare tanto dall'attacco alla roba! che mi gioverà qualora guadagnassi tutto il mondo, ma soffrissi danno nell'anima mia? L'avaro comparirà colle mani vuote al vostro giudizio. Io confesso la mia ingiustizia, e Voi, o Signore, perdonatemi il mio peccato. {431 [439]} D'ora innanzi voglio aver assai più compassione dei bisognosi, aiutare assai più la S. Chiesa e i suoi ministri, voglio restituire il mal acquistato e conservare tutto me e ogni cosa che possegga al vostro servizio. Voi, o Signore, siate l'unico mio desiderio e saziate il mio cuore.
Come potrà sperare di trovar grazia presso Dio quegli, il quale va in collera contro al prossimo suo? Egli che è senza misericordia verso il suo simile, come potrà sperare di ottenere dal Signore misericordia pei suoi peccati? Così Voi diceste, mio Dio e Signore, per bocca del vostro profeta, ed oserò io ancora andare in collera e portar odio contro alcuno? Perdonatemi, o Signore, i rancori e le avversioni che ho nutrito finora. Di buon cuore io perdono a chiunque mi abbia offeso, e Voi, Signore, non castigatemi nella vostra collera. Possa io d'ora innanzi, quando i nemici insorgono e m'insidiano, sopportarli {432 [440]} pazientemente! Ah! potessi come un sordo non prestar ascolto alle loro dicerie, e non aprir bocca in mia difesa! Signore mio Dio, non abbandonatemi, non allontanatevi da me, poichè Voi siete la mia speranza e la mia salute.
Padre, ho peccato contro il cielo e contro di Voi; non son più degno di essere chiamato vostro figlio. Che cosa, debbo io fare, miserabile? Ah! Signore abbiate pietà di me secondo la vostra grande misericordia! Alla vostra infinita bontà vo debitore, se ancor non sono dannato insieme con tanti altri. Che io abbia ancora ad offendervi? Che abbia di nuovo a conculcare il prezioso Sangue del vostro Unigenito Figlio con sensuali piaceri? No, Signore, non sia mai! Vi prego, o Gesù, Figliuolo della più pura fra le Vergini, liberatemi dallo spirito d'impurità; lavatemi, mondatemi ognor più dal mio peccato. {433 [441]} Create in me, o Signore, un cuor mondo, non rigettatemi dalla vostra faccia e non togliete da me il vostro S. Spirito.
Guai a me se abbandono Voi, mio Signore e Padrone, fonte di acqua viva, per iscavarmi cisterne di piaceri terreni, cisterne che non rattengono acqua. Veramente ho dimenticato di cibarmi del mio pane, del pane della vita, il quale contiene in sè ogni diletto, ed ho cercato la mia consolazione nei corporali godimenti. Ma mentre i golosi figli d'Israele avevano ancora in bocca il cibo, la collera di Dio scese sopra di loro, ed io, che coll'intemperanza mi sono abbassato al livello delle bestie, fui dalla vostra bontà risparmiato. Potessi in abito di penitenza e nella cenere mangiare il mio pane e mescolare la mia bevanda col pianto! Mio cibo prediletto, o Signore, sia il fare la vostra santa volontà, e Voi saziatemi del torrente dei vostri piaceri. {434 [442]}
Voi, o Signore, avete amato il mondo fino al punto di sacrificare il vostro Unigenito, affinchè tutti quelli, che in Lui credono, non vadano perduti, ma conseguano la vita eterna. Voi fate spuntare il sole sovra i buoni e sovra i malvagi, e fate piovere sopra i giusti e sopra gl'ingiusti, ed io sarò invidioso del bene altrui? Ogni cosa dovrà succedere a me prosperamente, ed io intanto vedrò di mal animo il bene del mio prossimo? Oh! quanta malizia, quanto veleno trovasi nel mio cuore? Perdonatemi, misericordiosissimo Signore, se finora ho peccato coll'invidia. Le vostre misericordie sono grandi; fatemi da ora in poi aver grande tenerezza di cuore, affinchè io con tutti pratichi la carità, che è il vincolo della perfezione.
Quando comincierò, o Signore, con tutto il cuor mio, con tutta l'anima, con tutte le forze, ad amar Voi, il quale avete creato {435 [443] me con un amore eterno, e avete tratta e unita a Voi l'anima mia? Ah! me infelice, che sì freddo sono stato finora nel vostro servizio! Ho ben ragione di temere che Voi cominciate a rigettarmi dalla vostra faccia, perchè nè freddo nè caldo io sono. Tuttavia perdonatemi ancora, o Signore, e non entrate in giudizio col vostro servo, perchè dinanzi a Voi nessun uomo è senza colpa. Io innalzo le mie mani a Voi, la mia anima a Voi si presenta come terra senz'acqua. Non rifiutate, o Signore, di ascoltarmi; le mie forze cominciano a venir meno. Il vostro Santo Spirito mi conduca sulla via del paradiso. Signore, vivificatemi per amor del vostro Nome. Amen.
Nell'ultima cena il Signore donò a' suoi discepoli il proprio Corpo e Sangue in cibo e bevanda. Noi possiamo considerare {436 [444]} questo grande mistero sotto due aspetti; come Sacramento e come sacrifizio della nuova legge. In quanto l'amabilissimo Salvator nostro, nell'ultima cena sotto le specie di pane e di vino, offrì se medesimo all'Eterno Padre e comandò agli Apostoli di fare altrettanto, istituì il sacrifizio della nuova legge, il quale, secondo le predizioni dei profeti, avrebbe ad offrirsi nella Chiesa sino alla consumazione dei secoli. In quanto poi diede ai discepoli in cibo il proprio Corpo e Sangue, lasciò a noi il santissimo Sacramento. La partecipazione a questo Sacramento augusto chiamasi Comunione, cioè unione con Gesù.
Riguardo a questo Sacramento la fede c'insegna, che Gesù Cristo nell'ultima cena coll'onnipotente sua parola cangiò veramente il pane ed il vino nel proprio Corpo e Sangue, e in questa guisa diede se stesso a' suoi discepoli in cibo e bevanda. Inoltre diede agli apostoli e ai loro successori la facoltà di fare la stessa cosa che aveva egli fatta, vale a dire di cangiare in nome suo il pane e il vino nel suo Corpo e Sangue. {437 [445]} Per conseguenza i Vescovi della cattolica Chiesa, i quali per una successione non interrotta discendono dagli Apostoli, e dai medesimi deriva la loro spirituale autorità, come anche i sacerdoti ordinati dai Vescovi, hanno questo potere di convertire il pane ed il vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo, così che nel Sacramento dell'altare sotto le specie del pane vi ha il vero Corpo, e sotto le specie del vino il vero Sangue, cioè Gesù Cristo, la sua divinità, l'umanità sua sacrosanta. Perciò coloro i quali ricevono questo Sacramento, ancorchè sotto una specie sola, ricevono Gesù Cristo tutto intiero e indiviso, imperocchè egli è vivo come in cielo in ciascuna delle due specie.
Questa credenza della presenza reale di Gesù Cristo nell'Eucaristia è fondata sulle parole pronunziate da Gesù nell'ultima cena: Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue. Il fedele intende queste parole come le pronunziò Gesù; egli non può dubitare delle sue divine parole, e quindi crede che realmente {438 [446]} donò il proprio Corpo e il proprio Sangue. Se avesse voluto lasciarvi solamente una figura, una memoria, l'avrebbe detto. Le sue parole non possono intendersi in altro senso. Dal tempo degli Apostoli fino a noi tutti i fedeli hanno sempre intese queste parole come suonano. Continuiamo ancor noi in questa fede.
Vuoi tu, o cristiano, crescere nella vita della grazia e nel bene, vivere unito con Dio, e ogni giorno renderti più meritevole dell'eterna vita? accostati sovente e degnamente alla tavola del Signore. Imperocchè Gesù Cristo instituì appunto questo Sacramento perchè fosse all'anima ciò che è l'alimento al corpo, un cibo atto a mantenere e corroborare la vita spirituale. Questo ricavasi dalle parole di Gesù: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.... la mia carne è veramente {439 [447]} cibo, e il mio sangue è veramente bevanda.... Chi mangerà questo pane vivrà in eterno (S. Giov. VI). Se noi non ci nutriamo, il nostro corpo divien debole, infine vien meno e muore; così è dell'anima. Se noi non ci accostiamo a ricevere questo pane di vita, noi restiamo svogliati, rimaniamo senza forza a fare il bene, sempre più inclinati al male. Laonde il Salvatore ci ripete: In verità vi dico, se voi non mangerete la carne del Figliuolo dell'uomo, e se non berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi (ivi).
Quanto spesso dobbiamo accostarci alla mensa del Signore? Dovresti, cristiano mio, accostarti quanto più spesso la tua condizione e le tue occupazioni te lo permettono, e vivere in modo che tu, come dice s. Agostino, fossi degno di ricevere il Signore ogni giorno. Non si porta egli spesso il povero dal suo ricco benefattore, l'ammalato dal medico, il figliuolo bisognoso dal padre, l'amico dall'amico? Tutto questo è Gesù per chi lo riceve degnamente. Certo l'intenzione di Gesù, il vivissimo {440 [448]} suo desiderio di darci questo gran pegno del suo amore, si fu che lo ricevessimo sovente e anche ogni dì. Perciò lo institui sotto le specie di pane e di vino, nutrimento quotidiano del corpo, affinchè potesse da tutti e in ogni luogo essere ricevuto. Quindi i primi cristiani, i quali conoscevano appieno le intenzioni di Gesù, erano perseveranti nella frazione del pane e nella preghiera (Atti degli Ap. II, 42). Di questi primi cristiani è scritto che essi erano d'un cuor solo e di un'anima sola, nè alcuno si riteneva cosa veruna, ma metteva in comune i suoi beni (Ibid. 44). D'onde mai questa stupenda carità, concordia e disinteresse? d'onde quella lor fermezza nella fede, il grande disprezzo di tutte le terrene cose? D'onde mai quella eroica fortezza nel soffrire i più crudeli tormenti per amore di Gesù Cristo? Egli è dall'uso frequente di questo cibo celeste, il quale è cibo dei forti. Come leoni partivano da questa mensa spiranti fuoco di divino amore, spaventando i nemici loro e terrestri ed infernali. Perchè mai oggidì è così {441 [449]} rara questa viva fede, questa grande carità verso Dio e verso il prossimo, questa santità di vita? Si è specialmente perchè la mensa del Signore è deserta, o perchè vi ci accostiamo senza divozione interna, senza buone disposizioni, senza preparazione.
Imperocchè siccome il cibo, accolto da uno stomaco indisposto o preso fuor di tempo, fa più male che bene, così è del cibo dell'anima. Chi lo riceve in istato di colpa grave, peggiora vie più la sua condizione; costui mangia e beve la propria condanna, come scrive l'apostolo, e si fa reo del Corpo e del Sangue di Cristo (I ai Cor. XI). Il Signore castiga anche temporalmente le comunioni sacrileghe.
Ma se tu, cristiano mio, sei pentito ed hai una vera risoluzione di cangiar vita, le tue colpe passate per quanto grandi e molte elle siano, non ti sgomentino. Allora quanto è maggiore la tua umiltà, il tuo pentimento, quanto è più viva la tua fede, più ferma la speranza ed accesa la carità, e specialmente quanto è maggiore la tua {442 [450]} preparazione, cioè quanto è meglio disposto il tuo cuore, quanto è più libero da ogni amor proprio, dall'amor dei beni terreni, dalle vanità del mondo; tanto più abbondanti pioveranno sopra di te le celesti benedizioni.
Fa assai maravigliare che la Comunione, azione sì grande, sì santa, sì meritoria e capace di produrre i più grandi effetti, operi in molti di noi sì poco bene e produca troppo spesso sì poco frutto nell'anima nostra. Una sola Comunione ben fatta basterebbe a farci santi. Come va dunque che, sebbene ci comunichiamo così spesso, siamo nondimeno ancora così imperfetti? Il perchè si è che noi vi mettiamo ostacoli, e mille difetti rechiamo nelle nostre comunioni. Ecco i principali {443 [451]} e più comuni; conosciamoli, piangiamoli e nulla omettiamo per evitarli per l'avvenire.
Primo difetto si è la poca fede, colla quale noi ci accostiamo a questo divino mistero. E qui io parlo di quella fede vivissima, la quale dovrebbe farci scorgere appieno la grandezza del mistero che noi adoriamo e la santità che noi siamo per compiere. Si crede, ma con una fede debole, languida, quasi morta, la quale poco o niente operando lascia l'anima nell'insensibilità ed in una specie d'indifferenza. Ah! erano ben diverse le disposizioni dei primitivi fedeli, quando si accostavano a questa mensa celeste! e quindi essi ne ritraevano quei frutti mirabili, di cui ci fa testimonianza la storia ecclesiastica. A misura che diminuisce la fede, si rallenta la pietà, la grazia non trova più le medesime disposizioni, e l'eucaristico sacramento, sebbene sempre egualmente efficace, non produce più i medesimi effetti. Eccitiamo in noi questa fede, e vedremo rinnovarsi fra noi i medesimi effetti, e se {444 [452]} fia d'uopo, gli stessi prodigi. Perciò quando ci accostiamo a questo divin Sacramento, riflettiamo un momento che andiamo a ricevere quel medesimo Bambino Gesù che Maria stringeva al suo cuore, e sopra il cui volto divino stampava i più affettuosi baci; quel Gesù che era sì bello nell'aspetto, sì affabile e grazioso che si guadagnava il cuore di tutti; quel Gesù che di soli dodici anni fece stupire nel tempio i dottori della legge; quel medesimo Gesù che trattava così famigliarmente co' suoi discepoli, che riempì la Giudea della fama de' suoi miracoli; quel medesimo Gesù che, messo a morte dalla Sinagoga, risuscitò dal sepolcro glorioso e trionfante, e salì al Cielo, dove forma la delizia degli angeli e dei santi tutti; quel Gesù, per amor del quale tanti milioni di martiri soffersero i più atroci tormenti, pel quale tante castissime vergini in mezzo alle lusinghe del mondo serbarono illeso il loro verginal candore; quel Gesù che è pure oggidì la gioia di tutte le anime pie; quel Gesù che ci ama con amore sì grande che {445 [453]} da mente umana immaginare non si può; quel Gesù in fine che ci attende pietoso onde coronarci di gloria e di onore nel suo regno. Con questi ed altri simili riflessi procuriamo, o cristiano, di eccitare in noi sentimenti di viva fede, ed allora le nostre comunioni opereranno in noi i più felici cangiamenti.
Secondo difetto è la tiepidezza colla quale noi ci accostiamo alla SS. Eucaristia. Questo è un sacramento di amore, nel quale noi riceviamo un Dio, che è qual fuoco che abbrucia quanto trova disposto a ricevere le sue fiamme. Egli vuole perciò trovare in noi un cuore che gli corrisponda onde versarvi dentro i ricchi tesori delle sue grazie. Gesù Cristo è venuto a portare sulla terra un fuoco celeste, ed altro egli non desidera, se non di accenderlo nei nostri cuori; ma se noi colla nostra tiepidezza e languore impediamo la benefica azione di questo fuoco divino, non è a stupire se dalle nostre comunioni ricaviamo poco o nissun miglioramento. Disponiamo dunque l'anima nostra con un {446 [454]} santo fervore, e noi proveremo ben tosto gli ardori di quel fuoco celeste.
Terzo difetto è la mancanza di preparazione. Quando ci accostiamo a ricevere Gesù sacramentato, ci prepariamo noi convenientemente? Facciamo noi quanto possiamo per accostarvici più degnamente che ci sia possibile? Il giorno avanti la santa Comunione ci prepariamo noi con qualche riflessione, con qualche opportuna lettura? Allo svegliarci al mattino ci richiamiamo noi alla mente il pensiero, eccitiamo nel nostro cuore il desiderio di questa grande azione? Procuriamo noi eccitarci ad un vero pentimento dei nostri peccati? Li detestiamo noi con una sincera confessione? Abbiamo noi sollecitudine di raccogliere lo spirito, di eccitare il cuore, di risvegliare in noi buoni sentimenti? Ci proponiamo noi il fine per cui vogliamo fare la comunione, le grazie speciali che vogliamo domandare? Le anime fervorose vi si dispongono col digiunare il giorno avanti, altre col fare una visita a Gesù sacramentato, altre con atti di mortificazione e di {447 [455]} penitenza interna od esterna, ed altre facendo a Dio qualche offerta particolare. In questo modo può un'anima prepararsi a a ricevere degnamente la grazia di questo augusto Sacramento, sorgente di ogni bene. Ma quando vi ci accostiamo quasi senza preparazione, come se dovessimo fare un'azione ordinaria; quando vi ci accostiamo quasi per usanza, per abitudine, senza riflettere alla grandezza, alla santità, all'importanza della cosa, qual frutto possiamo noi aspettarci dalle nostre comunioni? Facciamo d'ora innanzi quanto possiamo dal canto nostro, e poi siamo sicuri che Gesù non verrà a noi colle mani vuote, ma da Re generoso lascierà nel nostro cuore segni visibili della sua venuta.
Quarto difetto, che s'incontra nelle nostre comunioni, è la moltitudine dei peccati veniali volontari e deliberati, che tuttodì commettiamo. Dico volontari e deliberati, poichè se essi fossero pienamente involontari, e indeliberati, non ci sarebbero imputati, essendo allora piuttosto effetti della nostra miseria, che della nostra {448 [456]} malizia. Ma se essi sono commessi a bella posta, e contro alla voce della coscienza, mettono grande ostacolo ai buoni effetti e ai frutti delle nostre comunioni, specialmente se essi son molti e sovente ripetuti. Tali peccati sono altrettante macchie dell'anima, altrettante piaghe del cuore, altrettante nuvole, che pongonsi tra Dio e noi, e c'impediscono i raggi benefici del Sole di giustizia. Essi insomma impediscono che la grazia del Sacramento produca in noi quei frutti preziosi, che riportano le anime pure ed immacolate. In qual modo un'anima così infedele al suo Dio, così indocile alla sua voce, un'anima che resiste così sovente alla grazia divina, un'anima da tante macchie oscurata, che non teme di far di quando in quando dispiacere a Gesù, potrà partecipare all'abbondanza dei doni celesti, riserbati alle anime fedeli e timorate? Ah! no, un tal favore ella non si aspetti. Queste grazie fossero ben anco più abbondanti, e più potente la virtù del Sacramento, (cosa al tutto impossibile) tuttavia ella non ne proverebbe alcun vantaggio; {449 [457]} e dopo molte comunioni quest'anima sarebbe ancora agli occhi di Dio egualmente imperfetta e dispiacevole.
Quinto difetto da evitarsi è la poca diligenza per conservare il frutto delle nostre comunioni. Il giorno stesso che abbiamo avuto la bella sorte di ricevere nel nostro cuore il Divin Redentore, punto non ci conserviamo nella divozione e nel raccoglimento; ci dissipiamo, ci abbandoniamo alle distrazioni, e pressochè ci dimentichiamo del gran favore che abbiamo ricevuto, della grande azione che abbiamo compita. Questo giorno dovrebbe essere un giorno di santità, di preghiera, invece noi lo passiamo talvolta come gli altri, se pur non più malamente. E non è questo un mancar di rispetto a sì gran Sacramento? E non è questo un mancar di riconoscenza, di gratitudine a Cristo? Di fedeltà alle nostre promesse, di costanza alle nostre risoluzioni? E per conseguenza non è un perdere, se non intieramente, almeno in gran parte i frutti divini che la Comunione dovrebbe produrre, e produrrebbe immancabilmente {450 [458]} nell'anima nostra, qualora avessimo guardato più gelosamente il sacro deposito che ricevemmo nel cuore? Ah! non così fanno le anime pie, che desiderano di rendere salutari le loro comunioni, e a Dio un tributo di riconoscenza e di gratitudine. Il giorno della comunione è da loro intieramente consacrato a Dio colla preghiera, col raccoglimento, colle opere buone. Se hanno da occuparsi nei propri doveri, elleno ciò fanno per amor di Dio, per ispirito di obbedienza e di penitenza. Esse procurano pure di fare qualche pia lettura, si occupano di qualche divoto pensiero. Elleno insomma passano questo giorno nella pratica della virtù, e con infuocate giaculatorie sollevano di quando in quando la mente e il cuore a quel Gesù, che è la loro speranza, il loro tesoro. Giorni passati in tal guisa, comunioni così fatte, mancar non possono di arrecar loro grandi consolazioni; saranno per esse giorni di grazia e di salute, giorni di meriti per l'eterna gloria. Oh! quali caste gioie non proveranno mai queste anime al punto di morte! {451 [459]} Solite a far sempre sante comunioni riceveranno allora con trasporto di amore il celeste loro Sposo, e nei suoi dolcissimi amplessi scioglierannosi dalle catene di questo corpo per volarsene al regno della beatitudine.
Colui, che vuole accostarsi alla s. Comunione, deve essere ben disposto e nell'anima e nel corpo. Prima dobbiamo essere puliti nel corpo, puliti negli abili. Certamente non ci accostiamo in modo deforme a qualche gran personaggio della terra; oseremmo accostarci in tale stato al Signore dell'universo? I morbi naturali peraltro non ci possono impedire di accostarci a Gesù. Secondariamente dobbiamo osservare il digiuno che dicesi naturale, cioè dalla mezzanotte in giù non dobbiamo aver gustato cosa alcuna, quantunque piccolissima {452 [460]} nè per modo di cibo nè per modo di bevanda. Questo digiuno fu stabilito dagli stessi Apostoli, come crede s. Agostino, e confermato da più concili. E con grande convenienza fu decretato, che nulla entri in noi prima di Gesù, sia per riverenza, sia per indicare che Gesù deve avere nel nostro cuore il primo posto, come dice s. Tommaso di Acquino.
Il digiuno naturale non si rompe coll'entrarci o metterci qualche cosa solo in bocca, senza che discenda anche nella gola: perchè finchè niente discende nella gola, nè si mangia nè si beve. Neppure si rompe quando qualche cosa scende nella gola, nei quattro casi seguenti cioè: 1° Si inghiottisce il sangue o altro umore che esce di dentro alla bocca. 2° Si inghiottiscono involontariamente i frammenti di cibo preso prima della mezzanotte, rimasto nei denti o in altre parti della bocca: oppure qualche goccia di acqua o di altra cosa usata a lavarci la bocca o a nettare i denti. 3° Si inghiottiscono involontariamente goccie di acqua o fiocchi di neve {453 [461]} che ci entrano in bocca quando piove o nevica, oppure animaletti che sono per l'aria. 4° Le cose che ci entrano anche volontariamente nella gola, se non hanno virtù alcuna di alimento, non possono essere nè cibo, nè bevanda, come sono i metalli, e la terra, i cappelli, le ossa e ceneri, non lo rompe, come dice s. Tommaso, se le suddette goccie fossero inghiottite a caso, e non sieno tuttavia in grande quantità. Riguardo ai fragmenti di pane o di carne o simili rimasti nei denti, se si staccano che noi ce ne accorgiamo è bene che li sputiamo via; ma se per caso l'inghiottissimo non ci dobbiamo prendere scrupoli, perchè essi non ci rompono il digiuno, essendo passati per modo di saliva. 5° Quello che s'inghiottisce, affinchè rompa il digiuno, bisogna che si prenda per modo di cibo o di bevanda, perchè solo in tal caso, secondo il senso comune, si rompe il digiuno. Perciò se alcuno respirando per bocca o per naso tranguggiasse polvere, pioggia, neve, ed anche qualche animaletto, non romperebbe tuttavia {454 [462]} il digiuno, poichè questa non sarebbe commestione, ma respirazione. Se poi tali cose s'inghiottissero a bella posta, il digiuno si scioglierebbe. Per lo contrario il digiuno rompesi quando: 1° Si inghiottisce il sangue o altro umore uscito da qualche parte del nostro corpo fuori della bocca. 2° Volontariamente si introduce nella gola qualunque sia cosa digeribile, come sono le medicine. In quanto al tabacco si deve tenere che il tabacco da naso non rompe il digiuno, ancorchè qualche poco scenda nello stomaco, poichè non si prende per modo di cibo; nè lo rompe parimente il fumare, nè anco il masticare, sebbene cosa tutt'altro che decente il fumare, e peggio il masticare tabacco prima di accostarsi a si augusto Sacramento.
Terza disposizione del corpo è la compostezza. Questa consiste nella decenza e modestia degli occhi, della faccia, del camminare e del vestire specialmente. Quindi s. Carlo negava la comunione a quelle persone che vi si accostavano vestite immodestamente: ed è al tutto cosa necessaria {455 [463]} che le persone del sesso femminile, benchè ancora ragazze, si presentino alla comunione col capo velato e coperto in modo che non si veggano i capelli.
In quanto alle disposizioni dell'anima non basta la fede, bisogna ancora essere mondo da ogni peccato mortale. Laonde l'apostolo Paolo inculca che ciascuno provi, cioè esamini se stesso prima di accostarsi a ricevere questo cibo divino, a questa mensa degli Angeli, e soggiunge: imperocchè colui il quale mangia di questo pane e beve di questo calice indegnammte, si mangia e si beve la propria condanna. E s. Agostino diceva ai cristiani de' suoi tempi: all'altare portate l'innocenza. Questa innocenza, questa mondezza da ogni colpa grave, è quella veste nunziale di cui ha da essere vestito chiunque voglia accostarsi al banchetto del divino Agnello, e chi osasse presentarvisi senza di essa, verrebbe legato mani e piedi, e gettato nelle tenebre esteriori, nelle tenebre dell'inferno. Nessuno adunque segua l'esempio di Giuda che sarebbe questo il giorno il più infelice {456 [464]} della sua vita, nè tarderebbe a provare il giusto sdegno di Dio. Se accadesse che taluno dopo una confessione ben fatta, si ricordasse di qualche peccato mortale, dimenticatosi, se senza incomodo alcuno nè di sè, nè del confessore può ritornare alla confessione, sarebbe cosa buona ma non comandata. Qualora poi non potesse ciò fare comodamente si accosti pure senza timore alla Comunione; poichè tal peccato gli fu già perdonato cogli altri. Basta che egli lo confessi poi alla prima occasione che gli si presenti. Queste sono in breve le disposizioni del corpo e dell'anima, colle quali accostarci dobbiamo alla santa Comunione. Resta ancora a dire alcuna cosa della preparazione remota e prossima. Due sono le preparazioni alla santa Comunione: una remota, l'altra prossima. La remota consiste in una vita innocente, e veramente cristiana. La prossima consiste nel raccoglimento, nella divozione, a cui ciascuno deve eccitarsi alcun tempo prima della Comunione, onde preparare nel proprio cuore un albergo degno di {457 [465]} quel grand'Ospite. A fine di eccitarci a questo raccoglimento, a questa divozione gioverà leggere nell'Imitazione di Cristo i qui citati capitoli. (Lib. IV, Proemio e cap. I, IV, XII, XIII, XIV, XVI, XVII). Se tu desideri, o cristiano, di prepararti bene a fare questa Comunione, procura il giorno primo di leggere i citati capitoli o altre opportune orazioni; pensa sovente alla grande azione, che avrai da compiere; solleva di quando in quando la tua mente e il tuo cuore al dolcissimo Sposo dell'anima tua, fa, se puoi, qualche limosina; offrigli qualche mortificazione. Alla sera nel coricarti raccomandati alla Beata Vergine, al tuo Angelo Custode, e prendi riposo abbandonandoti nelle braccia di Gesù. Svegliandoti nella notte pensa a Gesù, al mattino appena svegliato il tuo primo pensiero, il primo tuo affetto sia di Gesù, tuo ospite divino. Portati quindi alla chiesa e con grande impegno preparagli nel tuo cuore un'abitazione degna di Lui. Egli stesso ti aiuterà, ti porgerà mano la Beata Vergine, e gli Angeli ed i Santi ti assisteranno. {458 [466]}
Dolcissimo Gesù, venite all'incontro del vostro servo colle benedizioni della grazia vostra, affinchè degnamente io mi accosti a questo divinissimo Sacramento. Illuminate la mia mente colla vostra divina luce, affinchè io veramente vi riconosca nella frazione del pane, mio Dio e mio Signore, accendete in me il fuoco della santa direzione, affinchè con tutta l'anima mia vi abbracci, e gusti la vostra dolcezza, la quale in questo Sacramento come in sua fonte è contenuta.
Grande è l'amor del vostro cuore, o mio Dio, il quale avete istituito un sì gran mezzo per comunicar Voi a me, ed unir me a Voi. Sotto la semplice figura di pane Voi nascondete la vostra divinità ed umanità {459 [467]} sacrosanta, affinchè noi non restiamo abbagliati dallo splendore della vostra maestà, e così Voi possiate entrare nell'anima nostra, unirla alla vostra divinità, renderla partecipe dell'eterna vita.
O verità eterna, nella semplicità del cuore e con viva fede io vi adoro in questo Sacramento di amore, poichè io credo fermamente che la vostra onnipotenza può operare assai più di quanto tutte le creature intelligenti, visibili ed invisibili possano mai pensare in tutto il corso dell'eternità. Voi siete presente in questo divin Sacramento. Voi siete vero pane di vita, vero cibo dell'anima, medicina potente contro tutte le infermità, dolce conforto del nostro pellegrinaggio in sulla terra, aiuto forte contro le tentazioni, principio e sostegno di ogni virtù, pegno della nostra gloria futura.
In questa salda fede, che io sarei pronto a sostener col sangue, io mi accosto alla mensa della salute, mensa imbanditami dall'infinito amor vostro. Ah! datemi grazia, che io con un santo timore vi riceva, {460 [468]} e tutto assorto in Voi muoia a me stesso, e vivendo a Voi unito, viva una vita nuova e divina, affinchè un dì giunga colà dove ogni oscurità scompare, e senza velo di Sacramento io vi veda, e vi ami per tutta l'eternità. Così sia.
Dolcissimo Gesù, Voi pensavate a me prima ancora che io nascessi, e mi amaste d'infinito amore; imperocchè prima ancora che io esistessi Voi scendeste dal cielo, vi vestiste della mia carne, con mano forte legaste il tiranno, il demonio, mi redimeste col vostro sangue, mi lavaste da ogni peccato, ed infine mi deste Voi medesimo in cibo. Ah! infiammate il mio cuore affinchè degnamente io corrisponda a tanti benefizii! Penetrate in questo cuore, o fuoco divino, e consumate tutto quello che è contrario al vostro amore, e dentro vi lasciate quella santa fiamma, che Voi siete venuto a portare in terra. {461 [469]}
O Gesù, cibo di eterna vita, il quale per tanti benefizi che mi avete fatto null'altro da me desiderate, che una sincera corrispondenza di amore, concedetemi questo amore medesimo. Voi, o Signore, conoscete la mia grande povertà, la mia debolezza, la mia inclinazione al male, alle cose terrene, le quali m'impediscono che a Voi sollevi il mio cuore. Nulla havvi di bene in me, tutto fu guasto dal peccato. Voi solo, Voi fonte d'ogni bene, potete nuovamente rinnovarmi, ed infondermi il santo amore.
Venite adunque, mio Dio, mio bene; a Voi anela il mio cuore. Venite, o misericordioso mio Salvatore, il quale non i giusti, ma i peccatori cercate, venite mia vita, mio bene, mia beatitudine, mio tutto. Venite, e a me recate il vostro santo amore; versatelo come un olio celeste nel mio povero cuore, affinchè io colle vergini prudenti vada incontro allo Sposo dell'anima mia, e mi rimanga con Lui per tutta l'eternità. Così sia. {462 [470]}
Eletti del mio Dio, Angioli del cielo, i quali fate continuamente e con piacere la volontà del Signore, assistetemi in questo momento felice, ed accompagnatemi voi medesimi al vostro Re e mio Redentore. Ottenetemi in questo momento una grande purezza di cuore, il quale possa perciò essere un tempio degno del Re celeste. Voi specialmente, miei cari protettori N. N. pregate per me, affinchè riceva il mio Gesù con amore, confidenza ed umiltà. Voi soprattutto, castissima Vergine, e benedetta Regina del cielo, la quale foste degna di diventar madre del mio Redentore, e nove mesi portarlo nel vostro seno purissimo, colla materna vostra protezione ottenetemi la grazia, che anche il mio cuore diventi una dimora a Lui piacevole. E Voi, s. Giuseppe, che aveste la bella sorte di portarlo ancor bambino sulle vostre braccia, di alimentarlo, e di essere da Lui teneramente {463 [471]} amato, impetratemi un cuor puro e senza macchia alcuna, affinchè Gesù possa con piacere venire a me, ed entrare nel mio cuore.
Venite dunque, mio Salvatore, e non più indugiate. Il mio cuore è preparato; venite o Dio dell'anima mia, mia salute, vita della vita mia, oggetto dei miei desideri, tesoro del mio cuore. Venite, o Gesù, e siate il mio Salvatore, la mia felicità. Così sia.
Venuto il tempo di comunicarvi, accostatevi alla santa mensa cogli occhi modestamente inchinati, e colle mani giunte. Tenete il tovaglino, o la tovaglia sotto al mento, sostenendolo in modo da formare per quanto si può una piccola tavola, affinchè se per qualche accidente venisse a cadere la sacra particola o qualche fragmento, non vada per terra. Alzate un poco {464 [472]} il capo, tenendo fermi gli occhi, non fissandoli nel ministro. Aprite la bocca schiudendo specialmente i denti e avanzando la lingua sulle labbra. Tostochè il sacerdote vi avrà deposta l'ostia sacrosanta, ritirate dolcemente la lingua, chinate alquanto il capo, e inghiottite tostamente la santa particola; imperocchè il Sacramento non produrrebbe i suoi effetti, qualora le specie si consumassero in bocca, dovendosi questo ricevere a guisa del cibo materiale. Quindi ritornate al vostro posto colle mani giunte e cogli occhi modesti. Specialmente poi, nell'atto che ricevete la particola, guardatevi dal muovere il capo o spingerlo verso la mano del sacerdote, come fanno taluni, nè ritirate precipitosamente la lingua, nè anche allargate di troppo la bocca, nè più del conveniente allungate la lingua e guardatevi dal toccare la sacra particola coi denti o colle labbra. Questi modi distraggono il ministro, e possono mettere la particola in pericolo di cadere. Un poco prima che a voi si presenti il ministro cessate dal recitare preghiere vocali: {465 [473]} basta anzi è meglio per qualche istante intrattenersi in santi pensieri ed affetti internamente. Qualora doveste ricevere la comunione da un vescovo, ricordatevi di baciargli l'anello prima di ricevere la particola.
Dio onnipotente ed eterno, ecco che io mi accosto al venerando Sacramento del vostro Unigenito Figliuolo e Signor nostro Gesù Cristo. Mi accosto come infermo al medico della vita, immondo al fonte della misericordia, cieco al lume dell'eterna chiarezza, povero e bisognoso al Signore del cielo e della terra. Prego dunque la vostra clemenza a concedermi la grazia di ricevere il pane degli Angeli, il Dio del cielo, il Re dei re con tanta riverenza ed umiltà, con tanta contrizione e divozione, con tanta purità e fede, che abbia a partecipare non solo del corpo e del sangue del mio Signore, ma anche della virtù e della grazia di sì gran Sacramento. Così {466 [474]} che io meriti di essere unito a Voi e annoverato tra gli amati vostri figliuoli. O Padre amatissimo! concedetemi che il diletto vostro Gesù, il quale velato agli occhi miei ora intendo ricevere, io possa un dì a faccia scoperta contemplare in cielo.
Che più tardate, o caro Gesù, di venire all'anima mia? O pane degli Angioli, o manna del paradiso, mia speranza, mio conforto, mia vita, mio tutto, venite una volta a nutrirmi delle vostre carni immacolate, a riempirmi del vostro spirito divino e farmi tutto vostro. Il mio cuore sospira a voi solo: vorrei ricevervi con quell'amore sì puro, con quella fede sì viva, con quelle disposizioni sì sante, colle quali vi ha ricevuto nel suo seno Maria Santissima. Tutti i suoi meriti e quelli delle anime a Voi più care, anzi i vostri stessi meriti, o Gesù mio, vi offro per supplire in qualche modo alla mia indegnità. Venite adunque, non più tardate; venite a prendere possesso dell'anima mia, ed a formarvi del mio cuore un trono, dove col vostro amore abbiate a regnare per sempre. {467 [475]}
Sarebbe da desiderarsi che si sentisse una Messa avanti la s. Comunione in preparamento. È questo il desiderio della Chiesa, che i fedeli si trovino in istato di comunicarsi ogni giorno al santo sacrifizio della Messa. Se così ti fosse comodo di fare eccone le preghiere adattate.
Mio Dio, io vi offro il santo sacrifizio della Messa e la comunione che intendo di fare, per obbedire al precetto, e soddisfare al desiderio della santa Chiesa nostra madre; per rendervi il culto di adorazione a Voi solo dovuto; per consacrarvi tutti i pensieri, parole, azioni della {468 [476]} mia vita; per riconoscervi come mio primo principio ed ultimo fine, il mio sommo bene; pregarvi di stabilire in me il vostro regno, di applicarmi i meriti della vostra passione e morte, di perdonarmi tutti i peccati. Io vi offro questa comunione coll'intenzione di ottenere da Voi tutte le grazie necessarie per cangiar vita, quelle virtù che mi mancano, la vostra assistenza per resistere a tutte quelle tentazioni, a cui sono più soggetto, e nelle quali son più solito a cadere. Vi offro questa comunione per ottenere un dì dalla vostra misericordia la vita eterna, da voi promessa a quelli, che con purezza di cuore si cibano del vostro corpo in questo Sacramento augustissimo. Io voglio fare questa comunione per tutti quei fini che Voi aveste nell'istituzione di questo Sacramento d'amore. Unisco questa mia alle comunioni della vostra santissima Madre, degli Apostoli e di tutti i santi, desiderando di avere tutte le loro disposizioni, onde potervi onorare quanto si può da umana creatura. {469 [477]}
Intendo eziandio, o mio adorabile Redentore, di assistere a questa Messa e di fare questa comunione per supplicarvi di spandere le vostre grazie sopra la Chiesa e sopra i cristiani tutti. Aumentate in essi la fede: convertite i peccatori specialmente quelli, ai quali io fui occasione di peccato; conservate i giusti nella vostra grazia; liberate le anime dal Purgatorio, particolarmente N. N.; assistete i miei parenti N. N., i miei amici, i miei benefattori e tutti quelli che mi hanno offeso o potrebbero volermi male. Degnatevi, Gesù mio, di esaudire queste mie povere preghiere e concedetemi che io possa prepararmi a ricevervi colle più sante disposizioni.
Io confesso con tutta la sincerità del mio cuore, Dio mio, che le mie iniquità mi rendono indegno di comparire dinanzi {470 [478]} a Voi per assistere a questo tremendo sacrifizio e specialmente di ricevervi nella vile abitazione dell'anima mia. Io punto non merito un tanto favore. I miei innumerevoli peccati vi dovrebbero costringere a cacciarmi dal vostro altare, dalla vostra mensa. Eh! come, Signor mio, le colonne del cielo tremano innanzi a Voi, gli angioli si coprono la faccia colle loro ali, non potendo reggere allo splendore della vostra Maestà e un nulla si considerano innanzi alla vostra grandezza. Come dunque una sì misera creatura quale son io oserà accostarsi a ricevere in se Voi medesimo?
S. Giovanni Battista, santificato nel seno materno, non osa toccar la vostra persona, protesta di non essere degno di sciogliervi le scarpe: il principe dei vostri apostoli va gridando: Signore, allontanatevi da me che sono un peccatore, ed io pieno di peccati, avrò l'ardire di accostarmi a Voi?
Se nell'antica legge era d'uopo essere puro e santificato per mangiare i pani esposti sulla mensa del vostro tempio, i quali non erano che l'ombra del mistero {471 [479]} eucaristico, come mai io essendo così privo di santità oserò mangiare il pane degli Angeli? Voi avete comandato, o Signore, che si mangiasse l'agnello pasquale con pane senza lievito e con lattughe; posso io accostarmi a mangiare il vero agnello in tal modo? Sono io un pane senza lievito di malizia? Ho io una vera contrizione significata per l'amarezza di quelle erbe? Ah! io temo ed ho ragion di temere nell'accostarmi alla vostra mensa essendo sì lontano dall'aver cotali disposizioni.
Ohimè! che diventerò io se avessi la disgrazia di ricevervi indegnamente, d'introdurvi in un'anima ancora imbrattata di peccati, schiava ancora di quelle passioni che hanno in me rovesciato il trono della vostra grazia ed eretto quello del demonio vostro nemico implacabile? Da una tale sventura liberatemi, o Signore. {472 [480]}
O Gesù, Dio di misericordia, non abbiate riguardo alla moltitudine de' miei peccati, ma ascoltate solamente la vostra infinita bontà.
O Gesù, Agnello senza macchia, togliete da me tutte le bruttezze che deturpano l'anima mia, e datele quella purezza che degna la renda di ricevervi nel mio cuore.
O Gesù, mio dolce Salvatore, che a Voi mi chiamate, cancellate le mie iniquità, che sì indegno mi rendono dei vostri favori.
O mio Dio, bellezza infinita, bontà senza limiti, Voi che dovete fra breve entrare nel mio cuore, fate che il rincrescimento di avervi per sì lungo tempo offeso cancelli la moltitudine dei peccati, che mi {473 [481]} rendettero sì colpevole agli occhi vostri. Me infelice! Sì fu un tempo (oh! piaccia alla vostra misericordia che più non duri), in cui il cuor mio era occupato di tutt'altro che di Voi; un tempo, in cui io più stimava la polvere di questa terra che i tesori della vostra grazia.
Ahimè! nulla ho fatto pel vostro amore, non ho punto temuto la vostra giustizia, ho fatto il male alla vostra presenza non pensando ai vostri severi giudizi. Ingrato, io ho sconosciuto i vostri benefizi, posi sotto a' miei piedi le grazie, che in gran numero mi concedeste nel tempo stesso che io vi oltraggiava. Voi allora mi dicevate dolcemente al cuore: O figlio mio, qual cosa ho potuto io fare per te, che non abbia fatto? Vedi ciò che io ho sofferto per amor tuo; contempla il mio capo incoronato di spine e insanguinato, le mie mani, i miei piedi trafitti, tutto il mio corpo coperto di piaghe; vedi il mio cuore aperto per riceverti, deh! non volerlo tu chiudere colla tua ostinazione. E nel momento stesso che tu mi rinnovi questi dolori, io prego per {474 [482]} te, io imploro a tuo favore la misericordia del mio Padre celeste. O figlio, rendimi un cuore, che tanto mi costa. Ohimè, è pur troppo vero, o pazientissimo Gesù, io rivolsi da Voi gli occhi onde potervi più liberamente offendere, e senza rimorso di coscienza: chiusi le orecchie per non udire i vostri lamenti. Perverso che io sono! io fui cattivo appunto perchè Voi foste buono verso di me. La mia vita non fu che una continua guerra contro di Voi, un rinnovamento del martirio che in sulla croce già soffriste per amor mio. O misericordioso Gesù! O Dio infinitamente buono! Dal fondo della mia miseria io invoco in questo istante l'abisso delle vostre misericordie. Voi non avete mai rifiutato un cuor contrito ed umiliato, accettate dunque il mio addolorato per avervi cotanto offeso.
Io detesto i miei peccati non solo perchè mi hanno meritato i terribili castighi della vostra giustizia, non solo perchè mi fecero perdere i diritti all'eredità dei vostri figli, ma specialmente perchè con essi mi sono reso colpevole della più mostruosa {475 [483]} ingratitudine verso di voi, mio sommo benefattore; ma sovratutto perchè ho offeso voi, bontà infinita, santità perfetta, beltà degna di ogni amore, di ogni nostra affezione. Ah! potessi cancellare dal novero dei giorni miei quello in cui ho cominciato ad offendervi. Degnatevi, ve ne prego, di aggradire il mio pentimento, e per la vostra grazia onnipotente fate che questa volta finalmente il dolor mio sia efficace. Con tutte le forze dell'anima mia io rinunzio per sempre al peccato. Fo qui dinanzi a voi una ferma risoluzione di più non offendervi a costo della vita medesima. Colla massima cautela io sfuggirò tutte le occasioni del peccato, quelle specialmente, le quali o per abitudine, o per malizia o per debolezza mi fanno più facilmente cadere. Vi offro in penitenza de' miei peccati tutto quello che mi toccherà di soffrire per mortificarmi, vi offro tutte le pene che vi piacerà di mandarmi. Grande peccatore, più non dimenticherò che io dovrò fare severa penitenza sino alla fine de' miei giorni. {476 [484]}
O Voi, che restate dal peccato offeso, ma dal pentimento placato, Dio di bontà, che avete promesso il perdono ai peccatori di cuor contrito, il dolore che voi medesimo infondeste nel mio cuore, i fermi propositi che voi m'inspirate, le vostre promesse, i meriti infiniti del vostro sangue, la vostra misericordia più grande assai che il numero e la malizia de' miei peccati, ravvivano in questo momento la mia confidenza, e mi fanno animo ad accostarmi a voi, malgrado la mia indegnità.
Siete voi, o misericordioso Gesù, che diceste: non è necessario il medico a quei che son sani, ma a quei che son malati: io non son venuto a cercare i giusti, ma i peccatori. Io vengo a voi, o Signore, pieno di miserie, affinchè mi liberiate; vengo come un malato al medico perchè mi guariate; come peccatore al fonte della giustizia affinchè mi santifichiate. Io vengo con tanta {477 [485]} maggior confidenza in quanto che siete voi medesimo che m'invitate, mi comandate di accostarmi a voi, di ricevervi nel mio cuore.
Voi non mi allontanerete dalla vostra presenza; adornerete voi medesimo il tempio dell'anima mia che scegliere volete per vostra abitazione. Se la mia indegnità mi spaventa, la vostra bontà mi rincora; se non ho lagrime bastanti per lavare i vostri piedi come la Maddalena, io mi rassicuro, pensando che il Sangue da voi versato è sufficiente a lavare non solamente i peccati miei, ma le iniquità di tutto il mondo. Io dunque con grande fiducia riceverò nel mio cuore un Dio che desidera di venirvi per essere la mia salute. Io pubblicherò le vostre lodi, o mio Signore, e magnificherò la vostra carità infinita, affinchè tutti i peccatori facciano a voi ritorno con tutta la sincerità del loro cuore.
O Dio onnipotente, che date il pane del cielo a quelli che vivono sulla terra, concedetemi il fervore, gli ardori delle anime beate, che seco voi gia regnano in cielo. Così sia. {478 [486]}
O Dio dei nostri cuori, per adorarvi come nostro Creatore, per riconoscervi per nostro Sovrano Padrone, per lodarvi come Signore Santissimo ed amarvi come unico nostro Bene, noi vi offriamo quest'ostia adorabile, lo stesso vostro Unigenito Figlio. Oh! qual gioia io non provo mai nel potervi offerire un Dio, che si sacrifica per la vostra gloria, e vi onora quanto meritate. Ma fate, vi prego, che coll'offerta di me stesso io accompagni questo sacrifizio, che vi è infinitamente piacevole, affinchè meriti io pure di riportarne i frutti abbondanti, che egli è destinato a produrre nelle anime nostre. Quello che ora viene offerto pel ministro della vostra Chiesa, non è che pane, non è che vino; ma ben tosto per la virtù onnipotente della vostra parola, sarà cangiato nella carne e nel sangue di Gesù Cristo. Io vi offro egualmente il mio {479 [487]} cuore, Dio mio, ma vi prego di cangiarlo altresì, di trasformarlo, di consacrarlo. Quale è al presente non è sicuramente degno di essere a voi offerto; tutto pieno di miserie, tutto imbrattato di peccati, è indegno della maestà vostra. Tuttavia voi me lo chiedete qual è; io ve l'offro dunque, ma colla confusione di non aver altra miglior offerta da farvi.
Io vi offro in questo momento tutti li pensieri miei; fate che in me non ve ne sia più alcuno dal divino Spirito non santificato. Io vi sacrifico tutti i miei terreni desideri, non voglio più altro desiderare che di piacere a voi solo in tutte le cose. Vi consacro tutti gli affetti miei, poichè io non voglio più niente amare sopra la terra se non per riguardo a voi, e per piacere a voi solo; vi consacro tutte le mie parole per riparare l'indegno abuso che ho fatto della mia lingua fino a questo punto con tante parole inutili, mondane, licenziose. Insomma in tutte le mie azioni io voglio d'or innanzi dimostrarvi la sincerità del mio cuore, la mia fedeltà costante. {480 [488]}
Non permettete, o Signore, che io mentisca allo Spirito Santo, allorchè il sacro ministro invitandomi ad innalzare a voi il mio cuore, io gli rispondo, che già l'ho a voi innalzato; vuotatelo di ogni affetto terreno, e riempitelo del vostro celeste amore, affinchè io sia meno indegno di ricevere voi, che circondato di maestà e di gloria regnate in cielo. Fate che collo spirito io mi unisca agli angeli e a tutti i beati spiriti, che cantano eternamente le vostre lodi, e celebrano i prodigi del vostro amore. Ah! potessi io ripetere con quella purezza e fervore, che rende a voi piacevoli i loro cantici: Santo, Santo, Santo è il Dio degli eserciti: tutto il cielo risuona delle sue lodi, l'universo è ripieno della sua gloria. {481 [489]}
Gesù mio, qual cosa non debbo io aspettarmi ricevendo nel mio cuore voi, che siete il sommo Bene, l'autore, la fonte delle grazie, il pane disceso dal cielo, la caparra dell'immortalità, il celeste antidoto contro ogni peccato? Pieno di fiducia nella vostra onnipotenza, che può esaudire le mie preghiere, e nella vostra bontà sempre disposta a concedermi quanto di bene io dimando, vi prego di tutto cuore di stabilire in me il vostro regno, di perdonarmi tutti i peccati, di concedermi l'eterna vita da voi promessa a quelli che degnamente vi riceveranno in questo augustissimo Sacramento. Io vi supplico pure di spandere le vostre grazie sopra tutta la Chiesa, e sopra tutti i fedeli. Aumentate in essi la fede, facendo che operino sempre secondo quello che credono; convertite i peccatori, siate {482 [490]} per essi il buon pastore, che conduce amorevolmente le pecore smarrite al caro ovile. Abbiate pure pietà di quelle anime che lungi da voi trovansi esiliate nel Purgatorio, e permettetemi che io vi raccomandi in ispecial modo N. N.; assistete i miei parenti, benedite i miei benefattori, gli amici e nemici miei. Io per tutti vi prego, o Signore, perchè voi siete il Dio di tutti, perchè volete che siamo tutti fratelli, che ci amiamo gli uni gli altri, e vicendevolmente ci aiutiamo nei nostri bisogni, perchè insomma voi volete che tutti riuniti in una carità medesima non formiamo che un cuor solo ed un'anima sola.
All'Elevazione. Atto di adorazione.
Io vi adoro, mio Signore, mio Dio, Gesù Cristo mio Salvatore, realmente presente in quell'ostia sacrosanta. Io vi adoro, Agnello di Dio, vittima adorabile, che cancellate i peccati del mondo. Voi per amor {483 [491]} mio altresì v'immolate su questo altare. Oh! potessi in questo momento offrirmi a voi in sacrifizio, essere bruciato da quel medesimo fuoco d'amore, che vi rende vittima su questo altare.
Io vi adoro, mio Salvatore, in questo calice del vostro Sangue, sparso per la redenzione del mondo. Io mi prostro qui dinanzi a voi come a mio Creatore, mio Sovrano Signore, e profondamente mi umilio innanzi al trono della vostra Maestà. Io vi adoro, grandezza infinita; e sebbene velato sotto le specie sacramentali del pane e del vino, nulladimeno la mia fede vi scopre, mio Gesù dolcissimo. Io provo una gioia inesprimibile al pensare che fra breve avrò la sorte fortunata di ricevere nel mio cuore voi così grande, così potente, così buono. Lavate con questo preziosissimo Sangue le macchie dell'anima, e a me presto venite, mia dolcezza, tesoro del mio cuore. {484 [492]}
Si avvicina, o anima mia, quel fortunato momento. Ecco che a te sen viene il Re dei re con aspetto di dolcezza e di pace. Ah! Signore, io non sono che peccato, e voi la santità medesima; voi siete Dio, ed io un niente. Venite nondimeno, caro Gesù mio, avvicinate l'adorabile cuor vostro al cuor mio ancor pieno di miserie e sarà santificato.
Ecco che si avvicina lo sposo dell'anima mia. Oh! qual amore! Voi siete al di sopra dei cherubini, o Dio mio, e discendete fino a me; voi partite dal più alto dei cieli per venire nella povera anima mia. Oh! misericordia ineffabile! Eccolo su questo altare quel Dio di maestà; una sola parola lo fece discendere. Eccolo questo Dio di amore; egli viene a te, anima mia, e tu corri a Lui. Sì, mio Signore, io corro a voi; venite a me, venite mio amore, mio {485 [493]} desiderio, mio conforto. Il mio cuore è commosso, è agitato, brucia di desiderio di accostarsi a voi più da presso. Venite perciò a prenderne possesso, a riempierne il vuoto, per regnare voi solo.
Venite dunque, o mio Benefattore, o mio Re, venite a regnare assolutamente nel mio cuore, che ardentemente vi desidera, e regnatevi per sempre. Datemi in fine la grazia della gloriosa immortalità, che mi farà godere, contemplare, possedere voi per tutti i secoli. Così sia.
Ditelo col sacerdote, facendo particolar attenzione a questa dimanda: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Pregate con grande calore il Padre celeste che vi conceda questo pane vivo disceso dal cielo per la salute del mondo. {486 [494]}
O anima mia, il momento felice in cui Gesù Cristo viene unirsi teco è giunto al fine; godi adunque ed esulta poichè stai per ricevere il tuo Salvatore.
Venite, o Signore, e scendete da questo altare nell'anima mia che a voi sospira, come il cervo sitibondo all'acqua viva per estinguersi l'ardente sete. Oh! l'abisso della mia miseria invochi e tiri sopra di me l'abisso delle vostre misericordie.
O amabile Salvatore, venite a rompere le mie catene, a rendermi la libertà di cui mi privò il peccato. O il più fedele, il più tenero degli amici, venite in mio soccorso. Potenti nemici si levano contro di me, le mie passioni mi fanno continua guerra, amico mio divino, non differite, vi prego a darmi aiuto. Più non tardate: l'anima mia non vede l'ora di potervi abbracciare; ella si slancia verso di voi con tutti gli {487 [495]} ardori de' suoi desiderii. Ah! i miei voti sono al fine esauditi, il mio Dio si avvicina.
Quando il sacerdote pronunzia il Domine, non sum dignus, riconoscete di bel nuovo la vostra indegnità dicendo: Ma chi siete voi, o Signore, e chi sono io per accostarmi a voi e ricevervi in me? Voi siete il mio Dio e venite a me! Voi siete il Dio della santità, ed io un vile peccatore! Non son degno che voi veniate a visitarmi; ma parlate, gettate gli occhi vostri pietosi sopra la mia miseria. Una vostra parola, un vostro sguardo farà scomparire in me tutto quanto vi può dispiacere.
Divino Amore, preparate l'anima mia a ricevere degnamente il suo Dio, fatela ardere del vostro fuoco, che tutto consuma. Signore, ricevete con misericordia chi si accosta a voi con fiducia ed amore.
O mia gioia, mia vita, mio tesoro, mia speranza, più non rifiutatevi agli infuocati desideri del mio cuore; io languisco di tenerezza ed amore nell'aspettare la vostra visita beata. Voi siete testimonio, Dio mio, {488 [496]} che io non sospiro che voi, non cerco che riposare in voi. Quando sarà, o Amor mio, che io non vivrò più che in voi e per voi?
Quando sarà venuto il momento di accostarvi all'altare, mentre si recita il Confiteor, ed il sacerdote dice queste parole: Misereatur vestri omnipotens Deus etc. eccitate in voi un nuovo atto di contrizione a fine di meritare sempre più il perdono dei vostri peccati, di ottenere una grande purezza e ricevere degnamente l'Agnello senza macchia.
A queste parole: Ecce Agnus Dei etc. e il Domine non sum dignus etc. eccitate il vostro cuore a sentimenti di amore, di confusione, di gioia, di rispetto, di tenerezza.
Comunicatevi con quei sentimenti di religione, che v'inspira la fede. E dopo aver ricevuto il sacrato pegno della salute ritiratevi con una rispettosa e divota modestia, e fermatevi qualche tempo in dolce silenzio e cogli occhi bassi per essere meno distratto. Durante questo tempo prezioso intrattenetevi amorevolmente da solo a solo con Gesù Cristo, che sta in voi realmente presente. Lasciate che parli il cuore vostro; il suo linguaggio piace al Signore siccome un'espansione di amore e di confidenza. Esponete a Gesù le vostre indigenze, i vostri bisogni, e con impegno e costanza dimandategli {489 [497]} tutte le grazie che vi son necessarie. Gesù Cristo essendosi dato intieramente a Voi, nulla vi negherà di ciò che gli chiederete per la vostra salute. Se Egli vi parla interiormente, ascoltatelo con umiltà; se vi occorre qualche buon sentimento intrattenetelo senza cercarne altri. Dopo qualche istante leggete le preghiere pel ringraziamento.
Nessuna preghiera è fatta in tempo più propizio, nessuna è più accetta a Dio e salutare all'anima come quella che facciamo dopo la Comunione. Imperocchè Gesù nostro Salvatore allora è unito a noi nel modo il più intimo, abita in noi stessi; e se egli viene nel nostro cuore non è per altro fine, che per arricchirci di beni, per santificarci, per ricolmarci di grazie, affinchè noi viviamo in lui, e da lui non mai ci separiamo. Celebri {490 [498]} teologi[19] sono di parere che, durando le specie sacramentali, la s. Comunione continui a conferire grazie all'anima, secondochè il cristiano se ne rende capace per nuovi atti di fede, di amore, di adorazione, di offerta, di gratitudine ecc. Ed il Concilio generale di Firenze[20] insegna che il SS. Sacramento dell'altare opera nell'anima nella guisa, che il cibo materiale opera nel corpo, cioè secondo la nostra maggior disposizione produce migliori effetti.
Perciò ogni cristiano dovrebbe prolungare il suo ringraziamento dopo la Comunione quanto più lungo tempo glielo permettono le proprie occupazioni. Un quarto d'ora è il minimo. Sarebbe una mancanza di rispetto qualora appena ricevuto Gesù Cristo ce ne uscissimo di chiesa; e ce ne andassimo agli affari mandani. S. Teresa si figurava dopo la Comunione che Gesù {491 [499]} così la interrogasse: che cosa vuoi che io ti faccia? come se dicesse: figlia mia, io son venuto a te appunto coll'intenzione di concederti grazie, chiedimi pertanto ciò che vuoi; dimanda con grande confidenza ed otterrai.
Oh! qual grande tesoro di grazie sarai per ricevere, anima pia, se farai un degno ringraziamento dopo la Comunione! Terminato il ringraziamento non devi cessare di ricordarti del gran benefizio che hai ricevuto, ma nel mattino e nel dopo pranzo con islanci del cuore, e sovratutto con santi pensieri e pratiche divote devi sollevarti al Signore.
Deh! con chi vi siete mai ridotto, o caro Gesù? Con un'anima la più ingrata di quante avete voi beneficate su questa terra. Deh! che bontà ineffabile! Sapessi io almeno ringraziarvi con un tale sentimento di pietà che corrispondesse a sì {492 [500]} grande vostra degnazione! Sapessi in questi dolci momenti che mi uniscono a Voi avvampare di carità, e sciogliermi da ogni laccio, che mi tiene avvinto alla carne ed al mondo. Perchè non ho io il cuore della penitente Maddalena che vi amò sì fortemente e sì fedelmente? Io vi offro con lei il mio scarso amore, e vorrei che non fosse inferiore al suo; vorrei potervi tributare pari lagrime, pari sospiri, pari gemiti e pei peccati miei maggior pentimento.
Padre misericordioso dell'anima mia, quanto vi debbo per questa vostra visita amorosa con cui mi beate! Voi siete mio ed io vostro. Deh! prendete di me quel possesso che più vi piace, ed esercitate su di me quel dominio che Voi volete. Io spero che da Voi non mi separeranno nè tribolazioni, nè angustie, nè povertà, nè miserie, nè pericoli, nè persecuzioni, nè minacce, nè morti. Io vorrei anche promettervelo col cuore dell'invitto apostolo Paolo; vorrei poter esprimere in me, ed emulare quella grande anima che arse sempre di un incredibile amore per Voi. {493 [501]}
Aprite i vostri tesori, liberalissimo mio Signore, e con un'anima così povera fate oggi vedere quanto sieno grandi le vostre ricchezze. Io vi domando prima di tutto la grazia di piacere a Voi, che solo meritate tutto il mio amore. Io voglio piacere a Voi solo ne' miei pensieri, nelle mie massime, ne' miei affetti, in ogni mia azione. Illuminatemi, affinchè io conosca ciò che v’è più caro; muovetemi, affinchè l'abbracci e l'adempia; infervoratemi perchè non venga mai meno in me la buona volontà. Riempitemi di un error sommo del peccato, sicchè io me ne spaventi all'ombra ed al nome solo. Ve ne prego per la persona più santa che regni accanto a Voi in cielo, cioè per Maria SS., vostra benedetta Madre, e per quell'amore immenso con cui l'amate.
Voi di più sapete, o Signore, quale amore io porti a me stesso. Sapete che io amo i miei comodi, la mia quiete, la mia stima, e che cerco una misera felicità terrena, per cui mi affanno senza riuscirvi. Ah! liberatemi da questa ansietà infelice, {494 [502]} ed insegnatemi ad amare il mio vero bene. Fate che non mi sgomenti al patire, che io riguardi il corso di questa vita non come un tempo di godimenti, ma di meriti. Levatemi la lusinga d'aver a vivere molti anni, ed impegnatemi a non perdere il tempo presente per una speranza di molti anni futuri. Accendetemi di una brama accesissima d'essere presto con Voi a godervi nella beata eternità. Ah! quanto è mai radicato in me l'amore a questa vita terrena! Signore, vi vuole la forza vostra per distruggerlo; usate con me della vostra onnipotenza.
Qui potete fermarvi a chiedere qualche grazia particolare per voi, e per i vostri prossimi sì vivi che defunti.
O Maria Santissima, madre e speranza mia, impetratemi voi questa grazia che desidero, ed ottenetemi voi stessa che io vi ami assai insieme con Gesù, e sempre mi raccomandi a voi in tutti i miei bisogni. Così sia. {495 [503]}
Anima di Cristo, santificatemi. Corpo di Cristo, salvatemi. Sangue di Cristo, inebriatemi. Acqua del Costato di Cristo, purificatemi. Passione di Cristo, confortatemi. O buon Gesù, esauditemi. Fra le vostre piaghe nascondetemi, e non permettete che io mi separi da voi. Dal nemico maligno difendetemi. Nell'ora della mia morte chiamatemi, e fate che io venga presso di voi; onde coi santi e cogli angeli vi lodi per tutti i secoli. Così sia. {496 [504]}
Dolcissimo e benignissimo Gesù Cristo Signor mio, già siete entrato per vostra infinita benignità in questa vile e povera casa; ornatela dunque voi, ed arricchitela dei vostri tesori, acciocchè sia degna abitazione vostra. Riposate in essa, acciò in voi solo riposi il cuor mio. Non vi basti, Signor mio, l’avermi dato il vostro divin Corpo, ma datemi ancora i tesori e le grazie, che con voi portate; imperciocchè poco mi gioverà l’aver mangiato il pane della vita, se io resterò digiuno della vostra grazia; poco mi gioverà se bevendo a questo fonte vitale, non estinguerò, o mitigherò la sete insaziabile delle cose terrene, mondane e sensuali, che mi turbano e cruciano il cuore. Voi siete la vera luce degli occhi miei, il giubilo del mio spirito, l’allegrezza del mio cuore, la vita dell’anima mia, il mio dolcissimo Sposo, il mio unico bene. Datemi, Signore, un {497 [505]} cuore tutto trasformato in Voi per amore, una memoria, che sempre si ricordi di Voi, un intelletto che vi conosca appieno, e contempli in ogni cosa; ed uno spirito che sempre sia unito intimamente con Voi. Concedetemi una vita che tutta sia vostra, ed una morte quieta e tranquilla, che sia principio della vita eterna e beata, la quale in virtù di questo Sacramento aspetto, e chiedo da Voi, eterno mio Dio. Così sia.
Vi ringrazio, o Padre onnipotente ed eterno Iddio, di esservi degnato di pascere me peccatore e indegno vostro servo del preziosissimo corpo e sangue del Figliuolo vostro e Signor nostro Gesù Cristo. Vi prego che questa santa Comunione non mi sia una nuova colpa a castigo, ma piuttosto un'intercessione salutare ad ottenere perdono; mi serva a distruzione di tutti i vizi e ad accrescimento di carità perfetta in tutte le potenze del mio spirito; e sopratutto mi {498 [506]} aiuti ad unirmi con Voi, unico e vero Dio e a terminare fedelmente e felicemente nella vostra grazia i miei giorni. E allora deh! buon Padre, piacciavi di condurmi a quel convitto ineffabile del paradiso, dove Voi col medesimo vostro Figliuolo e collo Spirito Santo siete ai vostri eletti vera luce e piena consolazione, eterno gaudio e perfetta felicità.
O miei dolcissimi amori, Gesù e Maria! per voi patisca, per voi muoia, sia io tutto vostro e niente mio.
Dolcissimo Gesù, trapassate vi prego, col soavissimo e salutifero dardo dell'amor vostro le midolle e viscere dell’anima mia con una vera, santa e perfetta carità, acciò l’anima mia si dilegui e languisca col solo amore e desiderio di Voi. Voi solo desideri, e venga meno pensando alle vostre sovrane stanze del Paradiso, affinchè {499 [507]} desideri di sciogliersi da questo corpo per venire ad essere con Voi.
Concedetemi, o Signore, che l’anima mia abbia desiderio di Voi, Pane degli Angeli, refezione delle anime sante, pane nostro quotidiano, soprassostanziale, che contiene ogni dolcezza e sapore, ed ogni diletto di soavità; sempre abbia fame di Voi, e sempre il cuor mio si nutrisca di Voi, in cui desiderano gli Angeli di riguardare, e con la dolcezza del vostro sapore si riempiano le viscere dell’anima mia. Di voi sempre io abbia sete, fonte di scienza e sapienza, fonte di eterno lume, torrente di piaceri, abbondanza della casa di Dio. Voi sempre desideri, voi cerchi, Voi ritrovi, a Voi arrivi, Voi mediti, Voi adori, di Voi parli, ed operi ogni cosa a lode e gloria del vostro nome, con umiltà e discrezione, con amore e diletto, con facilità ed affetto, e con perseveranza sino alla fine.
E voi solo siate sempre mia speranza, mia fiducia, mia ricchezza, dilettazione ed allegrezza mia, riposo e tranquillità mia, {500 [508]} soavità mia, dolcezza mia, mio ciho, refezion mia, mio rifugio, mio aiuto, sapienza mia, mia possessione, mio tesoro, dove sia sempre fissa, ferma ed immobilmente radicata la mia mente, ed il mio cuore per infiniti secoli di secoli. Così sia.
Viva è la mia fede in Voi, o verità infallibile, ferma la mia speranza in Voi, o bontà infinita, sincera la mia affezione verso di Voi, amabilissimo Iddio. A Voi voglio essere devoto, Voi amare e lodare in tutta la vita che mi resta, e in tutta l'eternità.
Ho trovato il bene dell’anima mia. Io me lo terrò, nè il lascierò più, affinchè possa dire in verità: io vivo, ma non son io che vivo, ma vive in me Gesù Cristo. Ora, Gesù, mia pace, unica mia consolazione, mia felicità, lasciate andare il vostro servo in pace, poichè i miei occhi hanno veduto la vostra salute. Il mio cuore {501 [509]} si gode in Voi, in Voi esulta l'anima mia. O Dio del mio cuore, potessi io ne' santi vostri amplessi, colla certezza del vostro amore morirà in questo momento medesimo.
Oh! fornace di amore! umilissimo Gesù, Dio nascosto! io vi adoro in me. Troppo piccolo è il mio cuore per amarvi, e troppo poco una lingua sola per lodarvi!
O mio Redentore, quanto vi devo ringraziare, perchè così maravigliosamente visitate me, vostra povera creatura!
O mio Dio, Voi venite a me affinchè io mi unisca a Voi, affinchè abbondantemente io partecipi ai meriti di vostra passione, e mi santifichi. Operate dunque in me tutto ciò che siete venuto ad operare; la vostra preziosa visita non mi sia inutile.
O Gesù, Voi conoscete le mie debolezze; datemi umiltà, purità di cuore, conformità al vostro divino volere; datemi virtù contro le cattive abitudini, pazienza in tutti i mali e in tutte le contrarietà, affinchè le sopporti volentieri per amor vostro.
O mio Salvatore, per quella immensa carità, che vi trasse in terra a morire sulla {502 [510]} croce, fate che io muoia in Voi, affinchè Voi viviate in me.
O Dio dell’anima mia, io stimo ed amo Voi sopratutti i beni di questo mondo, e più di me stesso ancora. E perciò mi abbandono interamente a Voi, e mi assoggetto con amore e con venerazione a tutte le vostre disposizioni, affinchè si compia quanto avete disposto di me nel tempo e nell’eternità. Spero di vedere un dì la vostra faccia e la vostra perfetta bellezza in cielo.
Mio Dio, e mio tutto, non voglio cercare altro che Voi, perchè in te io trovo tutto. O amabilissimo Padre, fate che il mio unico pensiero sia servire a Voi, come Voi vi siete preso tanto pensiero di salvar me.
O Verbo incarnato dell’Eterno Padre, Gesù Cristo, non per altra ragione Voi siete venuto al mondo, se non per abitare nel cuor degli uomini col vostro sangue redenti; sia perciò il mio cuore tutto vostro, possedetelo, e rendetelo disposto sempre ad adempire la vostra santissima volontà. {503 [511]}
Onnipotente Gesù, togliete via da me quanto può impedire gli effetti della vostra presenza e bontà, sanate ogni mia impurità ed infedeltà, riempitemi della vostra grazia e sapienza.
O santo Spirito, riempite la mia volontà di quei santi desideri, i quali producono opere di virtù, e non lasciatemi altra libertà, se non quella di farmi santo per vostro amore.
Mio Dio, fate che io vi vegga per mezzo di una fede viva, che vi conosca e vi ami. Mostratemi qual sia la vostra volontà perchè la compia, fatemi conoscere me medesimo perchè mi umilii e mi disprezzi, e infine fatemi vedere nell’eternità il vostro bel volto, affinchè vi ami, e non mi separi più dall’amor vostro.
Signore, io ho perduto il mio tempo, i miei beni come il figliuol prodigo, e tuttavia non ho potuto stancare la vostra misericordia! Ah! d'ora innanzi non più i piaceri dei sensi, non il riguardo degli uomini, ma la vostra volontà sia la regola di mia condotta. Stampate, o Signore {504 [512]} nel cuor mio a caratteri indelebili la legge del vostro amore.
Mio Dio, quand'anche nessun inferno, verun tormento vi fosse pei peccatori, io vi amerei, perchè Voi siete infinitamente buono, e meritate ogni amore. Concedetemi, o Signore, che io faccia sempre la vostra volontà. Lasciatemi il cuore solamente per ubbidirvi, il corpo per sacrificarlo a Voi, la vita per consecrarla al vostro santo servizio.
Potenza infinita, aiutate la mia impotenza, sapienza eterna, diradate le mie tenebre, bontà inesauribile siate indulgente alla mia malizia. O bontà, o amore, o sapienza eterna! ah! quanto tardi ti ho conosciuto! hai quanto tardi ti ho amato.
Vergine Santissima, la più amata da Dio e benedetta, e degna di amore! ottenetemi dal vostro Figlio la grazia di secondare tutte le sante sue inspirazioni, e da Madre amorosa insegnatemi tutte le virtù per le quali Voi tanto piaceste al Signore. Vergine santa, pregate il vostro Figlio che colla sacramentale sua presenza non si parta da {505 [513]} me prima di aver lasciato nell’anima mia le sue benedizioni. Madre mia dolcissima, Voi conoscete i miei bisogni, pregate il vostro Gesù che mi conceda quanto mi è necessario. Maria, io sono vostro figlio, è di vostro onore che io sia molto buono. Pregate dunque Gesù che mi faccia santo.
RISOLVIAMO:
1° Di metterci in una perfetta dipendenza da Dio; guardarci dal contristarlo. Star attento alle sue inspirazioni per conoscere ciò, che egli vuole da noi. Pregarlo spesso di consiglio, e quando non sappiamo a qual partito appigliarci, pregarlo più calorosamente, perchè sia luce al nostro spirito.
2. Quando l’anima nostra è arida e sconsolata di portare la croce con Gesù in ispirito sull’Oliveto, e là con Gesù prostrarci e con lui pregare; accettando il {506 [514]} calice delle amarezze diciamo: Padre, sia fatta la vostra volontà.
3. Di rinunziare alla propria volontà. Tutto per Dio; nulla se non per Dio, Dio solo, Dio solo.
4. Di accettare con piacere e con riconoscenza le piccole pene che ad ogni tratto incontriamo. È questa una pratica di mortificazione, da cui possiamo trarre grandi guadagni.
5. Di umiliarci pei nostri difetti, ma non affannarci, nè perderci d’animo. L'inquietudine indebolisce l’anima, la quale ha bisogno di tutte le sue forze per combattere i nemici suoi interni ed esterni. L'anima vive di confidenza e di amore, e la tranquillità è per lei un gran mezzo di santificazione.
6. Di guardarci bene di non perdere la tranquillità di spirito, senza la quale si fa nulla di bene. Per conservarla bisogna stare strettamente uniti a Dio, operare e camminar con confidenza.
7. Di essere fedeli nelle piccole cose, ma senza angustia e senza sforzo: nè di avere {507 [515]} timore di venire disturbati nelle nostre cose, nelle nostre preghiere, ma con ispirito da essere tranquilli, sì da lasciarle, che ripigliarle all’uopo.
8. Di non aver fretta nelle cose, nè pretendere che corrano veloci come i nostri pensieri; e se non possiamo vincere gli ostacoli, non perderci di coraggio, ma dire: sia sempre fatta la volontà di Dio!
9. Nella nostra conversazione col prossimo evitare ogni cosa che sappia di particolarità; guardandoci di non ispaventare gli altri con un esteriore austero ma di parlare con dolcezza ed affabilità, tollerando le altrui debolezze.
10. Mentre c'intratteniamo cogli uomini pensare spesso al Signore, a lui sollevandoci con affettuose giaculatorie; di raccoglierci per pregare, senza sforzo però, senza farci violenza, bensì con una grande semplicità di amore.
11. Di ascoltare il Signore nell'orazione, aprirgli il cuore per udire la sua parola, nè perdere alcuna delle sue inspirazioni.
12. Di lamentarci umilmente col nostro {508 [516]} padre celeste delle nostre miserie, e di non farci violenza nell'orazione per elevarci a considerazioni più elevate: ma piuttosto di seguitare l'impulso della grazia dove ci guida.
13. Di non cominciare nulla, nulla proseguire per vanità, perchè la vanità viene solamente a rubarci il merito delle nostre buone opere. Il Signore assiste coloro soli i quali operano per la sua gloria. Egli combatte per noi, se noi combattiamo per lui. Fintantochè l'intenzione è pura abbiam nulla a temere.
14. Di stare attenti contro lo spirito d'incredulismo, contro le false massime, che in questi tristi giorni si spandono da alcuni cristiani, contro l'indifferenza che mena alla trascuranza, al dispregio delle pratiche divote consacrate dall’approvazione della Chiesa, dall’esempio dei santi. Chi disprezza queste pratiche contrista lo Spirito Santo, il quale alla Chiesa si rivela e agli umili.
15. Di ricordarci spesso che siamo figliuoli di Dio ed eredi del suo regno, e {509 [517]} di quanto amore egli ci abbia amato, e quanti benefizii compartiti.
16. Finalmente di ricoverarci sovente e con piena confidenza nel cuore SS. di Gesù, fonte di ogni grazia, modello d'ogni virtù, come anche nel Cuore Immacolato di Maria, vera immagine del Cuore di Gesù.
Signor mio Gesù Cristo! penetrato dal più vivo dolore alla vista de' miei peccati, io offro le deboli ed umili mie preghiere ad onore e gloria vostra, e a bene della vostra Chiesa. Santificate, Gesù mio, ed avvaloratele colla grazia vostra. Io desidero uniformarmi intieramente alla pia intenzione del romano Pontefice, che concesse tante indulgenze pel bene dei fedeli. Confidando nella vostra bontà infinita, io {510 [518]} vi supplico di far sì che la vostra Chiesa trionfi di tutti i suoi nemici; vi prego di estirpare le eresie, di stabilire fra i principi cristiani una solida e vera pace, affinchè e re e sudditi vi servano con purità di cuore ed amore reciproco.
Riempite ancora il nostro santo Padre del vostro spirito, difendetelo da tutte le insidie e conservatelo. Degnatevi, mio amabile Salvatore, pei meriti della beatissima Vergine vostra Madre, di tutti i santi e sante del Paradiso, di farmi partecipe del tesoro infinito, di cui avete arricchita la vostra Chiesa, versando per essa il vostro preziosissimo sangue: concedetemi oggi il frutto di questa santa indulgenza.
Fate, o Dio mio, che le pene dovute a' miei peccati, e che io dovrei soffrire in questa o nell'altra vita, mi siano rimesse in vista dell'infinita vostra misericordia e pei meriti di Gesù, mio Salvatore. Da questo momento io fo sincera risoluzione di condurre, col vostro aiuto, una vita penitente e mortificata. Voglio altresì soddisfare alla vostra giustizia per {511 [519]} quanto io potrò; voglio fuggire con orrore il peccato, detestarlo più di qualsiasi male del mondo, perchè offende Voi, Dio infinitamente amabile, che io amo e sempre amerò e sopra tutte le cose. Così sia.
(Aggiungi a questa preghiera cinque Pater ed Ave per meglio conformarti all’intenzione della santa Chiesa).
Se l'indulgenza per concessione del sommo Pontefice è pure applicabile alle anime del purgatorio, si potrà aggiungere la preghiera seguente.
L'ultima domanda che io vi fo, Salvatore delle anime, è di liberare dalle pene del purgatorio i miei fratelli, tutti se è possibile, ma concedetemi almeno la liberazione dell'anima N. N. A questo fine io vi offro la comunione che ho fatto pur ora: Applicatene il frutto a quest'anima che è a Voi nota, e alla quale io desidero di applicare l'Indulgenza, che io intendo di acquistare coll'aiuto della grazia vostra. Fate, ve ne scongiuro, Dio mio, che la compassione mia sia giovevole a quell'anima: e se le mie preghiere non sono {512 [520]} abbastanza pure, e le mie opere non sono abbastanza sante per essere a Voi offerte ascoltate benignamente i sospiri e le preghiere della Chiesa, colla quale unisco le mie, e volgete gli sguardi a Gesù Cristo vostro unico Figliuolo, il quale per tutti soddisfece sovrabbondantemente. Il Sangue suo, che noi sugli altari vi offriamo, grida misericordia per quelle anime sante, che a Voi sospirano.
Se l'anima per la quale più particolarmente vi prego non ha bisogno di questa indulgenza, fatene parte, ve ne prego, o Dio di bontà, alle anime più bisognose, a quelle che non hanno chi preghi in modo speciale per loro, e sopratutto a quelle che forse si trovano in quelle fiamme per cagion mia.
Quanto a me, Signore, fatemi compiere la mia penitenza in questa vita, affinchè non mi resti più nulla da espiare nell'altra. Io ve ne supplico per li meriti infiniti di Gesù Cristo vostro divin Figliuolo, Signor nostro. Così sia. {513 [521]}
Sebbene sincera sia la nostra volontà di servire il Signore, e di condurre una vita veramente cristiana, tuttavia abbiamo bisogno di rinforzarla di quando in quando con esercizi di pietà e nutrirla con salutari riflessi. Perciò prendiamo la lodevole usanza di fare ogni mese un giorno di ritiro, onde renderci sempre più zelanti nel servizio di Dio e prepararci a ben morire con qualche esercizio di divozione.
Ogni mese scegliamo quel giorno che ci torni di maggior comodità per meditare le grandi verità della religione, alle quali il mondo pensa solo superficialmente. Ascoltiamo la voce del Signore, che si fa in {514 [522]} particolar modo sentire nel ritiro; noi riceveremo grazie corrispondenti allo zelo che avremo per la nostra salute. Non è che un giorno, che ci si dimanda. E chi può rifiutarsi d'impiegare ogni mese un giorno ad un affare così importante? Tanto tempo troviamo per gli affari temporali, per darci ai piaceri e ai divertimenti, e non troveremo poi un giorno da pensare un poco più seriamente alla salute dell'anima nostra?
Fin dalla vigilia del giorno scelto pel nostro ritiro meditiamo sulla parabola del fico inutile di cui ci parla il Vangelo, o sopra qualche altro soggetto capace a farci entrare in noi stessi. In quel giorno alziamoci per tempo di letto, onde aver agio a compiere tutti i nostri doveri. Oltre i soliti esercizi di pietà facciamo una meditazione durante il mattino, oppure un'attenta {515 [523]} lettura in un libro, che ci sarà indicato da chi ci dirige. Spendiamo una mezz'ora dopo mezzodì per esaminarci dinanzi a Dio in qual modo attendiamo alle obbligazioni del nostro stato.
Le preghiere, le letture, le meditazioni, l'esame, la visita al ss. Sacramento devono occupare di quel giorno tutto il tempo libero dai propri doveri. Non temiamo la noia; un giorno passa presto. Il domani di questo ritiro assistiamo alla s. Messa con grande divozione, confessiamoci e comunichiamoci come se fosse l'ultima volta di nostra vita. Recitiamo poscia le preghiere per ottenere da Dio la grazia di fare una buona morte, come qui appresso.
Terminiamo il nostro ritiro mettendoci nello stato in cui vorremmo trovarci l'ultimo giorno di nostra vita. Qual rincrescimento proveremo al punto di morte, se avremo trascurato un tale esercizio, o se non ne abbiamo ricavato alcun profitto! {516 [524]}
Come ho fatte le mie preghiere durante questo mese? Le faceva io con attenzione, rispetto e divozione. In che modo ho io assistito alla s. Messa, ai divini uffizi? Qual frutto ho io ricavato dalle mie confessioni, dalle mie comunioni? Ho io impiegato bene il tempo? Ho compito bene i miei doveri? Quali furono le mie letture, quali le compagnie frequentate? Non ho io fatto ingiusti sospetti? Quali sforzi ho io fatto per vincere le mie cattive inclinazioni, per esercitare l'umiltà, la dolcezza, la carità, l'ubbidienza ecc.?
Dopo questo esame dimandiamo perdono a Dio delle mancanze commesse facendo ferma risoluzione di applicarci a correggere quel tale difetto, e a praticare la tale virtù. {517 [525]}
Prendiamo qualche momento per metterci alla presenza di Dio, adorarlo con viva fede, domandargli perdono dei nostri peccati.
1° Preludio. Figuriamoci di sentire Iddio giustamente sdegnato a far risuonare alle nostre orecchie queste parole: Sia perduto chi vuol perdersi.
2° Preludio. Chiediamo al Signore la confessione e il dolore dei peccati commessi; pensiamo che più volte meritammo l'eterna perdizione.
Punto primo. Chi è colui, che io ho ingiuriato peccando mortalmente? Egli è Dio, infinitamente grande, infinitamente santo, infinitamente amabile, Dio onnipotente, il quale per l'eccellenza del suo essere, per le sue infinite perfezioni, pei diritti che ha sopra di me, merita tutto {518 [526]} il mio amore, il mio rispetto, la mia adorazione. Chi son io dunque da oppormi a Dio, da rivoltarmi contro di lui, da oltraggiarlo nel modo il più ingrato? Io non sono che una misera creatura, nulla io posso, nulla io ho, a nulla son capace, che a fare il male. Ed io ho preso le armi contro del mio re, gli dichiarai guerra, sposai le parti del suo nemico, il demonio; a questo ho dato l'impero del mio cuore, affinchè da padrone vi regnasse invece di Dio. Io sono un mostro d'ingratitudine; mi sono servito de' suoi benefizi per offenderlo. Io sono un perfido, che ruppe i vincoli della più santa amicizia, un traditore, che vilmente abbandonò gli interessi del suo sovrano, un figlio iniquo, che odia il più amabile dei padri. O mio Dio! come mai avete potuto sopportare una creatura così infedele, così ingrata, così perfida? E come ho io potuto indurmi ad offendervi? Quale vergogna, qual confusione, quale dolore non dovrei io provare? Oh peccato! Se io conoscessi tutta la tua bruttezza, ti odierei sommamente, {519 [527]} ti fuggirei a tutta possa, ti espierei con lagrime continue.
Punto secondo. L'angelo, capo d'opera della mano di Dio, e sua più viva immagine, l'angelo che formava l'oggetto della divina compiacenza, non appena si fa ribelle, che diventa un oggetto d'orrore agli occhi di Dio, è cacciato dal cielo, è precipitato negli infernali abissi, è condannato a supplizi eterni. L'angelo ha peccato, e ciò basta; egli è perduto per sempre. Iddio usa così con una creatura elevata al colmo della gloria, che non dovrà temere l'uomo, formato di fango, se egli si rende colpevole? Conserverà egli un vaso di creta, chi spezzò un vaso di sì alto prezzo, perchè il trovò bruttato di peccato? O Dio mio, come tratterete me, che son così colpevole, che ho commesso tanti e sì gravi peccati?
Punto terzo. Creato il primo uomo Iddio lo pone nel paradiso terrestre, lo arricchisce delle sue grazie, lo ricolma de' suoi favori. Ma Adamo si fa reo di peccato; e tosto viene spogliato delle grazie divine, cacciato dal paradiso, assoggettato alla {520 [528]} morte, in un mare di miserie sobbissando se stesso e tutti i suoi discendenti. Oh! quanto è mai terribile lo sdegno di Dio quando si tratta di punire il peccato! Ciò sapendo come oserò io peccare? Come non tremerò quando penso al castigo, che Dio ha scagliato sopra i padri miei? Lo stesso farà il giudice supremo avanti a cui io dovrò comparire. Non farò io dunque tutti gli sforzi onde placarlo? Qui si tratta della mia eternità.
Punto quarto. È al calvario, che Gesù Cristo mi chiama, onde farmi comprendere, che cosa sia il peccato. Vedi, mi dic'egli dall'alto della croce, vedi il mio capo coronato di spine, il mio corpo piagato, e tinto del proprio sangue, chiusi gli occhi miei, scomposte le mie membra, la mia Umanità soggetta alla morte più dolorosa; sono i tuoi peccati, che mi hanno ridotto a questo stato d'ignominia e di dolore.
Colloquio. Quanto vi debbo ringraziare, o Carità infinita, pazienza instancabile, ineffabile misericordia, per avermi tanto tempo sopportato! Ora conosco ciò che è {521 [529]} il peccato, e l'odio che voi gli portate.... Fuggiamolo, anima mia, odiamolo quanto si merita, concepiamone tutto il dolore di cui siamo capaci, laviamolo nelle lagrime e nel sangue del Salvatore, facciamone penitenza, plachiamo la giustizia del supremo giudice, mentre siamo ancora in tempo. Ricorriamo a Maria, che è il rifugio dei peccatori penitenti, ella ci condurrà al trono della misericordia, e ci farà ritrovare grazia presso Gesù suo figlio diletto.
1° Preludio. Io mi considererò come oppresso da mille ferite, che mi darebbero la morte, se non ne prevenissi le conseguenze.
2° Preludio. Io esclamerò col re Davide: Signore, penetrate la mia carne e le mie ossa con salutare timore: io pavento la severità dei vostri giudizi.
Punto primo. Il peccato veniale fa a Dio un oltraggio sì grande, che s. Agostino non dubita di affermare, che l'annientamento delle intelligenze angeliche, la perdita {522 [530]} del genere umano, la distruzione dello universo intero, sarebbe un male minore di quello che si fa nel commetterlo. Poss'io dunque credere questa verità e commettere il peccato veniale deliberatamente? Poss'io dire che il peccato veniale è una bagattella, mentre offende la sovrana maestà di Dio? Ohimè! che mai è la mia vita se non una serie di peccati veniali? Imperocchè quante parole che offendono la carità, quanto tempo perduto o male impiegato ne' miei doveri? quanto amore a me stesso! quante mormorazioni, quante azioni fatte per vanità! La mia coscienza mi fa aspri rimproveri, ed io non l'ascolto. Oh! anima mia, cessiamo dal vivere in tal modo; sarebbe cento volte meglio morire, che vivere moltiplicando i nostri peccati veniali.
Punto secondo. Se io considero il peccato veniale ne' suoi effetti, egli mi deve cagionare orrore. Esso raffredda l’amore che Dio mi portava, diminuisce le segrete comunicazioni che egli aveva con me e i celesti suoi favori; mi fa perdere il posto che io doveva occupare nel cuore di Gesù; {523 [531]} più debole mi rende contro gli assalti del demonio e in fine mi dispone insensibilmente al peccato mortale. Chi trascura le colpe leggere cadrà ben tosto nelle più gravi, dice lo Spirito Santo. È sempre per via di tenue cadute che si giunge ai più gravi disordini. Giuda per aver amato di troppo il danaro divenne ingiusto, avaro, ipocrita, traditore, deicida. Una persona che si abitui per es. all'impazienza in cose da poco, ben presto non saprà più dove arrestarsi. Una persona allevata nella virtù e nella pietà, per essersi assuefatta a certe leggerezze, si lascia in seguito strascinare ad eccessi di tal fatta, di cui il solo pensiero altre volte le avrebbe fatto orrore. In fine la distanza che vi ha tra il peccato mortale e il veniale è sovente così piccola, che con grande facilità si passa dall'uno all'altro. È dunque vero che il peccato veniale non è come volle farmi credere finora il mio amor proprio, affinchè lo commettessi più liberamente. Oh! come mi sono ingannato nel credere che io non avrei avuto niente a temere per la mia salute commettendo con {524 [532]} tanta facilità il peccato veniale. D'ora innanzi io lo preverrò colla vigilanza; benedirò l'ineffabile bontà divina, che non permise che i miei tanti peccati mi conducessero all'ultima rovina.
Colloquio. Qual cosa ho fatto finora pel Signore, che si è tutto sacrificato onde espiare i miei peccati? Poss’io dire che l'abbia amato, servito, adorato? Che debbo io fare per riparare alle mie ingratitudini?
Fissiamo i nostri sguardi sopra Gesù Crocifisso, e diciamogli ciò che ci suggerirà il cuore. Prendiamo qualche risoluzione pratica da esercitare nel giorno stesso, per esempio:
Propongo coll'aiuto di Dio d'evitare questa pigrizia, questa maldicenza, questa impazienza... Io voglio praticare tal atto di virtù opposta a' miei difetti, e tale mortificazione.
1° Preludio. Figuriamoci che Gesù Cristo c'indirizzi queste parole: Perchè tu sei tiepido, io ti rigetto lungi da me. {525 [533]}
2° Preludio. Dimandiamo al Signore la grazia di ben penetrare questa verità e di riportarne tutto il frutto che può produrre in un'anima ben disposta.
Punto primo. Il fico infruttuoso di cui parla il vangelo è simbolo dell'anima tiepida. Quest'albero è piantato in una terra eccellente, in mezzo d'una vigna feconda, inaffiato dalle celesti rugiade, difeso dagli infuocati raggi del sole, coltivato da zelanti operai, e con tutto ciò egli non fa frutto. Io fui preferito a molti altri; fui messo al riparo di quanto può nuocere alla mia salute. Il Signore mi ha prevenuto colle sue grazie, bagnato col sangue suo, tuttavia altro io non gli offro che apparenza di virtù. I desideri miei di santificazione sono ognora sterili ed infruttuosi. Iddio aveva diritto di raccogliere ben altri frutti dalle mie orazioni, dalle mie letture, dalle mie comunioni, da tanti esercizi di pietà. Se io esamino il cuor mio, altro non trovo che indifferenze pel servizio di Dio, che la ricerca di me stesso, che una brama di farmi stimare dagli altri, che un grande {526 [534]} attacco a' miei comodi, che un’ingiusta pretensione che tutti si acconcino alla mia indole nel mentre stesso che io sono così impaziente verso agli altri.
Punto secondo. Il padrone ordina al vignaiuolo di tagliare il fico, perchè sono parecchi anni che occupa inutilmente il terreno nella sua vigna... Io sento nel fondo del mio cuore gli amari rimproveri che mi fa il Signore. Ànima ingrata, mi dic'egli, che poteva io fare di più per impegnarti a servirmi fedelmente? Io ti tratterò come tanti altri, che io abbandonai per le loro infedeltà.
A voi confesso le mie iniquità, o Gesù mio. Abbiate Voi compassione dell'anima mia, che tanto amaste. Io più non perderò il frutto della vostra grazia come feci per lo passato colla mia tiepidezza. Aiutatemi ad uscire dallo stato funesto, in cui mi trovo; volgete un pietoso sguardo sopra il mio cuore pentito.
Punto terzo. Il padrone della vigna sospende l'esecuzione della sentenza alla preghiera del suo vignaiuolo fedele. Io pure {527 [535]} ho trovato intercessori potenti presso Dio, i quali rattennero il braccio della sua giustizia. La madre del mio Salvatore, il mio Angelo Custode, il santo di cui porto il nome forse hanno ottenuto un indugio fino a questo giorno. Ora se io non cangio che mi avverrà? Dio mi riserva un castigo che io non m'attendo, Egli può per sempre abbandonarmi alla mia tiepidezza, alla mia rilassatezza. Questo giorno di raccoglimento forse è l'ultimo termine che mi fissa la divina misericordia. La pazienza del mio Signore mi eccita a correggermi de' miei difetti: me infelice, se ancor differisco di consacrarmi al suo servizio! Se io abuso di questo nuovo benefizio, sarà un motivo di più per la giustizia di Dio, onde punirmi con estremo rigore.
Colloquio. Conosco, o Dio mio, quanto io sia colpevole innanzi a Voi; mai non potrò abbastanza ammirare la pazienza vostra nello aspettarmi. Le mie ingratitudini mi coprono di confusione. Io risolvo fermamente di riparare con un grande fervore nei servirvi la mia indifferenza e la {528 [536]} mia tiepidezza, che tanto vi ha oltraggiato. Versate sopra di me le vostre abbondanti benedizioni, affinchè io possa produrre frutti degni di penitenza. Siete Voi, o Vergine SS., che avete rattenuto il braccio dell’Altissimo già preparato a piombare sopra di me. Ottenetemi la grazia di fare un santo ritiro, e di dare a Dio tutti quei frutti, che Egli aspetta da me.
1° Preludio. Figuriamoci di essere alla presenza di Dio in mezzo agli Angeli ed ai Santi, che sopra di noi fissino i loro sguardi.
2° Preludio. Adoriamo il Signore, e di cuore chiediamo la grazia di poter comprendere la necessità di amarlo, e di consacrarci al suo servizio.
Punto primo. Dio ci ha amato senza che noi ce lo meritassimo. Qual maraviglia che un Dio, che basta a se stesso, che possiede tutte le perfezioni, voglia amare qualche cosa fuori di se! Noi siamo peccatori, {529 [537]} egli dovrebbe riguardarci con orrore, e invece il Figlio di Dio ha volato col proprio sangue guarire le ferite fatteci dal peccato, e arricchirci delle sue grazie, dei suoi doni. Egli ha voluto essere saziato di obbrobri per trarre noi dall’abisso di mali, ove gettato ci aveva la superbia del nostro primo padre e per farci partecipi dell'eterna gloria. Un tal prodigio di amore non potevasi operare se non da un Dio.
Punto secondo. Gesù Cristo ci ha amato infinitamente. Questo amor suo si manifestò nella sua passione, nell’instituzione dell’Eucaristia e nelle ricompense che egli ci ha preparato nell'eternità. Una sola goccia del sangue di Gesù avrebbe potuto cancellare tutte le nostre iniquità; ma Egli tutto lo volle spargere. Una sola umiliazione sua avrebbe potuto riparare a qualsiasi oltraggio che noi avessimo recato alla maestà divina colla nostra superbia; ma Egli ha voluto scegliere e soffrire una morte la più vergognosa. Perchè aggiungere a tutti questi benefizi quello di tutto donarsi a noi nel Sacramento Eucaristico? Perchè {530 [538]} prepararci in cielo una gloria eterna, una felicità senza fine? Non è questo un trattare l'uomo con altrettanta magnificenza e grandezza quanta se fosse un Dio?
Colloquio. Io sono più debitore all'amore del mio Dio di quello che lo siano tutte le gerarchie celesti insieme. Come non avrò in orrore una ingratitudine che non trovasi nello stesso demonio? Che aspetterò io ancora per dargli il mio amore? Non si è egli abbastanza umiliato, non ha egli sofferto abbastanza per ottenere da me cotesto dono? Non v'ha nulla di mezzo: se io rifiuto di bruciar nelle fiamme del suo amore, io brucierò eternamente nelle fiamme dell'inferno. La mia scelta è fatta: Dio possederà il cuor mio tutto intieramente, e lui io voglio amare ed amerò sopra tutte le cose. {531 [539]}
1° Preludio. Consideriamo Gesù Cristo occupato per trent'anni in azioni umili e ordinarie; ma sempre unito al suo divin Padre e sottomesso alla sua divina volontà.
2° Preludio. Dimandiamogli l'aiuto e la grazia per santificarci.
Punto primo. La santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel fare bene ciò che è di nostro dovere secondo il nostro stato e la nostra condizione. La nostra grande occupazione deve dunque essere di ben fare le nostre azioni, anche le più semplici, del nostro stato. Da questo dipende la nostra santità, la nostra salute, la nostra felicità, o infelicità eterna. Le azioni le più indifferenti come le opere manuali, le oneste ricreazioni, il mangiare, il bere ci possono essere di grande merito per l'eterna vita: Sia che mangiate, dice s. Paolo, sia che beviate, {532 [540]} sia che facciate qualunque altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.
Punto secondo. La più piccola azione fatta in istato di grazia e per un motivo soprannaturale ci merita un aumento di gloria in questo mondo, e un alto grado di gloria nell'altro. Ogni giorno io posso fare molte azioni. Quanto bene dunque non posso io acquistare ciascuna settimana, ciascun mese, ciascun anno? Ma ohimè! quante perdite non ho io fatte per colpa mia!
Punto terzo. Noi dobbiamo sempre operare con intenzione pura, a Dio offrire di cuore le nostre azioni, sottometterci con pazienza a quanto incontriamo di penoso nel nostro operare, evitar la pigrizia, la vanità, la precipitazione, l'incostanza. Non dobbiamo accorciare o intralasciare i nostri esercizi di pietà senza un ben fondato motivo, nè farli per usanza o per guadagno. Infelice chi fa le opere di Dio con negligenza, dice lo Spirito Santo.
Colloquio. Ah! potessi con opere gradevoli al cuore di Gesù riparare a tutti i peccati commessi! Oh! mi fosse dato di {533 [541]} riparare con divoti esercizi di pietà alla tiepidezza, alla dissipazione di cui mi sono reso colpevole innanzi a Dio! Oh potessi di continuo camminare alla sua presenza!
O Gesù, a voi mi unisco per non mai più separarmi. Il mio più grande desiderio è di piacervi, di servirvi, di glorificarvi. Perdonatemi la mia passata infedeltà; voi siete il modello, che io voglio d'ora innanzi in me ricopiare.
1° Preludio. S. Agostino ci dice: Se voi non avete zelo, non avete timor di Dio.
2° Preludio. Penetriamoci bene di questa verità: Colui che non ama Dio e il prossimo è in uno stato di morte spirituale.
Punto primo. L'amor di Dio e l’amor del prossimo, ecco il sacro fuoco che Gesù Cristo è venuto a portare sulla terra, e che ardentemente desidera d'accendere nei nostri cuori. Ve n’ha forse una scintilla {534 [542]} in quell'anima che guarda colla medesima indifferenza la gloria di Dio, e gli oltraggi a lui fatti, la salute e la perdita de' suoi fratelli? Evidentemente quest’anima trasgredisce il primo comandamento della legge di Dio.
In quanto al comandamento dell’amor del prossimo che è simile al comandamento dell'amor di Dio, se esso ci obbliga di soccorrere i nostri fratelli nelle loro necessità temporali, c’impone poi un'obbligazione assai più stretta di assisterli e di aiutarli nei loro bisogni spirituali. Noi dobbiamo amare il nostro prossimo come Gesù Cristo amò noi tutti: per salvar l'anima nostra egli ha versato tutto il suo sangue.
Punto secondo. È facile illuderci sopra lo zelo. Taluno crede che sia solo cosa propria dei ministri di Dio l'occuparsi della salute delle anime. È questo un grande inganno. In questi malaugurati tempi il demonio lavora a tutta possa per tentare o perdere le anime. Gli eretici, gli increduli, gli empi, i cattivi cristiani usano {535 [543]} mille industrie per corrompere la fede ed i costumi... ed avrò io la viltà di dire con Caino: Sono io forse il custode del mio fratello?
Dio comanda a ciascuno d'aver cura del suo prossimo. Intanto noi ci addormentiamo sopra un’obbligazione di tale importanza... ma alla morte quale spaventoso svegliarsi! al tribunal di Dio quale tremenda sentenza!
Colloquio. Se io non ho zelo per la gloria di Dio e per la salute dei miei fratelli, merito che Dio mi tratti con tutto il rigore di sua giustizia... Signore, non entrate in giudizio col vostro servo, che da se medesimo si giudica e si condanna. E voi, Maria, mia tenera e buona madre, pregate per me povero peccatore. Io ve ne scongiuro pel vostro cuore così puro e così pietoso, ottenetemi la grazia di lavorare d'ora innanzi secondo le mie forze alla maggior gloria di Dio, ed alla salute delle anime.
Punto secondo. È dolce cosa l'asciugare le lagrime degli infelici; ma se non havvi {536 [544]} gioia più pura che fare dei felici, quale non dovrà essere la gioia di quelli, che si occupano a fare degli eletti?
O sante gioie! fatemele gustare, o Signore. Datemi le anime dei miei fratelli, le anime de' miei parenti... datemele affinchè io le doni alla felicità eterna, o meglio datele alle lagrime di Maria, che per loro ha tanto pregato e prega tuttora, datele alle lagrime del vostro divin Figlio, che ha versato il suo sangue per cancellare i peccati del mondo.
Colloquio. Ah sì! riposi il mio spirito nel pensiero del cielo, dove tutte le più belle corone sono riserbate alla carità. Quale felicità quando io udirò queste parole: Venite, benedetti del padre mio, voi avete diritto alla ricompensa degli eletti. Voi avete alleggerita la fame e la sete dei vostri fratelli. Colle vostre preghiere, coi vostri buoni esempi, coi vostri avvisi pieni di carità voi avete fatto ricuperare ai peccatori il tesoro della grazia. E voi, da me invocata al punto della mia morte, venite, o Maria, mia tenera madre, presso al mio {537 [545]} letto per consolare, fortificare l'anima mia, e fare del giorno della mia morte il giorno del mio trionfo.
Pensiamo sovente alla morte. Essa miete tanto i giovani quanto i vecchi. Risuonino sovente alle nostre orecchie queste parole: Ricordati che sei polvere e che dovrai ritornare in polvere... Vigilate e pregate; siate preparati perchè non sapete nè l’ora nè il giorno in cui verrà il figliuol dell'uomo per giudicarvi. Felice quel servo che sarà dal suo padrone trovato pronto a rendergli ragione.
La sera del giorno precedente a questo esercizio recitiamo il Veni Creator e qualche preghiera in onore della B. Vergine. Facciamo una lettura sulla morte, o sopra l'ultimo fine dell'uomo; poscia andiamo a prender riposo col pensiero che il domani potrebbe forse essere l'ultimo della nostra vita. Al mattino figuriamoci di sentire il {538 [546]} profeta dire a noi come già ad Ezechia: Il tuo tempo è finito, metti in ordine i tuoi affari, tu morrai. Vestendoci pensiamo che in luogo delle vesti che ci indossiamo presto forse non avremo che un lenzuolo per coprirci. Mettiamoci quindi in ginocchio avanti ad un crocifisso... facciamo le seguenti riflessioni.
Io morrò; cioè io abbandonerò i miei parenti, i miei amici, i miei conoscenti, loro darò l'ultimo Addio. Io abbandonerò quanto mi appartiene. Quali sono le cose che amo di più? queste lascierò egualmente. T'affanni, anima mia, al pensiero di questo totale abbandono? Ciò non di meno tu lo dovrai fare. Ohimè! che follia attaccare il cuore a ciò che passa così presto!
Io morrò: allora i miei parenti non cercheranno che sbrogliarsi del mio corpo, {539 [547]} divenuto per essi un oggetto d'orrore. Che diverranno sotterra questo capo, queste mani, questo corpo per cui tanto ora mi occupo? Non sono io un insensato da accarezzare cotanto ciò, che fra breve sarà cibo dei vermi, cenere e polvere?
Io morrò: cioè l'anima mia comparirà al giudizio di Dio per rendere conto dell'intero suo operare. Oh momento terribile! mi troverò solo alla presenza di Dio; sarò interrogato su tutta la mia vita da un giudice sapientissimo, implacabile nemico del peccato; un giudice che tutti conosce i miei pensieri, le mie parole, le mie opere.
Quanto tempo ho io ancor da vivere? Io non lo so: veggo che si muore a tutte le età. Avrò io tempo di prepararmi alla morte? Io non lo so; questo unicamente io so, che molti muoiono quando meno se lo aspettano. Morrò io senza potermi {540 [548]} confessare? non lo so; ma ben so che io posso perdere tutto ad un tratto la parola: del resto a che sono ancora capaci gli ammalati? che pazzia far conto su quell'ultimo momento trattandosi di una eternità?
Se io dovessi morire in questo momento, sarei disposto a comparire al tribunale di Dio? La mia coscienza è essa tranquilla? Non ho nulla da rimproverarmi riguardo alle mie passate confessioni e comunioni, e all’adempimento dei miei doveri? Che imprudenza vivere in uno stato in cui non vorrei morire! Se dovessi oggi comparire dinanzi al Dio delle giustizie e delle vendette, come vorrei io esser vissuto? come vorrei essermi regolato in questo e in quell'altro affare? Ascolta, anima mia, il consiglio della morte, che non ti ingannerà.
Fermiamci a questi pensieri, e prendiamo quelle risoluzioni, che essi c’inspirano. Assistiamo alla santa messa con una divozione {541 [549]} particolare. Se facciamo la comunione, facciamola con quei medesimi sentimenti che vorremmo avere se sapessimo di comunicarci per l’ultima volta. Leggiamo lungo il giorno qualche libro di pietà; facciamo una visita a Gesù sacramentato, ed esaminiamo ai piedi del Signore lo stato dell’anima nostra.
Sovrano padrone della vita e della morte, o Dio, che per punire il peccato decretaste che tutti gli uomini fossero soggetti alla morte, eccomi umilmente prostrato ai piedi vostri, e rassegnato a sottopormi alla legge della vostra giustizia. Io piango nell'amarezza dell'anima mia tutti i peccati, che disgraziatamente ho commesso. Figlio ribelle, io merito mille volte la morte; io l'accetto in espiazione delle mie ingratitudini, ed in unione alla morte del mio Salvatore. Io mi approfitterò del tempo {542 [550]} che la vostra misericordia ancor mi lascia onde rompere le catene che mi tengono avvinto a questa terra, dove non ho più da passare che poco tempo. Io mi abbandono intieramente alla condotta mai sempre paterna della vostra divina provvidenza.
Oh! possa io morire come i santi Patriarchi, abbandonando senza rincrescimento questa valle di lagrime per andarmene a godere il riposo eterno nella patria celeste.
Oh! possa io morire come Maria, Madre del mio Salvatore accesa del più puro amore, ardendo di desiderio d'unirmi all'unico oggetto del mio cuore.
Oh! possa io morire ne' più vìvi sentimenti di odio del peccato, di perfetto amor di Dio, di piena rassegnazione in mezzo alle sofferenze ripetendo con gran fiducia queste parole: Padre santo, nelle vostre mani io raccomando l'anima mia; abbiate di me pietà.
O Gesù, che siete morto per amor mio, fatemi la grazia che io muoia per amor vostro. {543 [551]}
Immaginiamoci di essere nel punto estremo della nostra vita, e che il ministro di Dio ci diriga queste parole: Partiti da questo mondo, anima cristiana: oggi la tua abitazione sarà nella santa Sionne. Diciamo a noi stessi: O anima mia, perchè sei tu trista, perchè ti conturbi? Spera nel Signore; egli ti offre il cuor suo adorabile. I tuoi peccati sono grandi è vero; ma la sua misericordia è più grande ancora, anzi è infinita. Egli è il più tenero dei padri, conosce le miserie dei figli suoi, ne guarisce le infermità. Quale grande ingiuria tu gli faresti se in lui non mettessi la tua confidenza! Speriamo in Gesù Cristo; il suo sangue fu per noi versato, a noi appartengono i meriti suoi, i quali sono più che sufficienti a pagare i nostri debiti. L'amor nostro Crocifisso ci tende le braccia onde riceverci; inchina il capo per darci il bacio del perdono; apre la bocca {544 [552]} per dirci: Oggi voi sarete meco in paradiso. Mio Dio, in Voi io spero, e non sarò confuso. Speriamo ancora in Maria, nostra cara Madre, la quale sovente abbiamo invocata e pregata di assisterci al punto della morte. Ella ci riceverà all'uscir di questo mondo, ed essa medesima ci presenterà al suo divin Figlio. O Maria, voi siete la speranza mia. - Dio mio, io credo in Voi, spero in Voi, vi amo con tutto il mio cuore, mi pento di tutti i miei peccati, propongo fermamente di morir piuttosto che nuovamente offendervi. Datemi la finale perseveranza, concedetemi la grazia di ricevere l'assoluzione sacramentale all'ora della mia morte e di guadagnare tutte le indulgenze che mi potranno essere applicate. O Gesù, o Maria, o Giuseppe assistetemi; mio buon Angelo custode difendetemi; eletti del Signore, venite incontro all'anima mia e presentatela all'Altissimo. Noi intanto figuriamoci di rendere l'ultimo respiro, e di già vedere a fare i preparativi pei nostri funerali; figuriamoci che l'anima nostra sia stata presentata al Giudice supremo e condannata alle fiamme {545 [553]} del Purgatorio. Qual rincrescimento d'aver troppo amato quei beni che noi abbandonammo per sempre, quei piaceri che scomparirono come un sogno, quel corpo abbandonato in preda ai vermi e alla corruzione! Quale rincrescimento di non aver amato Iddio e fatta penitenza! Ma che ne sarebbe qualora fossimo condannati alle fiamme dell'Inferno? Oh! chi può pensarvi senza tremare?
Dopo esserci fermati per alcuni istanti a queste considerazioni, immaginiamoci che un angelo venga a dirci che Dio ci concede ancora un mese di vita, affinchè ci prepariamo a ben morire. Ringraziamo Iddio, e quindi prendiamo a regolare la nostra vita come se dovessimo morire alla fine del mese concessoci.
Alla sera prima di coricarci mettiamoci in ginocchio avanti al crocifìsso dicendo:
Divino mio Gesù, perdonate al mio cuore umiliato e contrito tutte le sue ingratitudini. Io voglio d'ora innanzi amarvi sopra tutte le cose, e più non vivere se non per {546 [554]} voi. Io metto l’anima mia nelle vostre mani; disponete di me come vi piace. Pronunziate quindi i ss. nomi di Gesù, di Maria e di Giuseppe e prendete riposo.
Il fruito di questo esercizio deve essere un religioso distacco dalle terrene cose, che nella morte dovremo abbandonare; deve essere l'accrescimento nell’amor di Dio, e l'orrore e la fuga di quanto può a lui dispiacere; un vero desiderio di lavorare alla nostra santificazione coll'esercizio delle virtù proprie dell'età e del nostro stato, la pratica costante delle opere buone.
Gesù Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento dinanzi a Voi con cuore umiliato e contrito: vi raccomando la mia ultima ora, e ciò che dopo di essa mi attende. {547 [555]}
Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.
Quando le mie mani tremole e intorpidite non potranno più stringervi, Crocifisso mio bene, e mio malgrado lascierovvi cadere sul letto del mio dolore, misericordioso Gesù, ecc.
Quando i miei occhi offuscati e stravolti dall'orror della morte imminente fisseranno in Voi gli sguardi languidi e moribondi, misericordioso Gesù, ecc.
Quando le mie labbra fredde e tremanti pronunzieranno per l'ultima volta il vostro Nome adorabile, misericordioso Gesù, ecc.
Quando le mie guance pallide e livide inspireranno agli astanti la compassione ed il terrore, e i miei capelli bagnati dal sudor della morte, sollevandosi sulla mia testa annunzieranno prossimo il mio fine, misericordioso Gesù, ecc.
Quando le mie orecchie, presso a chiudersi per sempre a' discorsi degli uomini, si apriranno per intendere la vostra voce, {548 [556]} che pronunzierà l'irrevocabile sentenza, onde verrà fissata la mia sorte per tutta l'eternità, misericordioso Gesù, ecc.
Quando la mia immaginazione agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi sarà immersa in mortali tristezze, ed il mio spirito turbato dalla vista delle mie iniquità, dal timore della vostra giustizia, lotterà contro l’angelo delle tenebre, che vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie e precipitarmi in seno alla disperazione, misericordioso Gesù, ecc.
Quando il mio debole cuore oppresso dal dolor della malattia sarà sorpreso dagli orrori di morte, e spossato dagli sforzi che avrà fatto contro a' nemici della mia salute, misericordioso Gesù, ecc.
Quando verserò le mie ultime lagrime, sintomi della mia distruzione, ricevetele in sacrifizio di espiazione, acciocchè io spiri come una vittima di penitenza, ed in quel terribile momento, misericordioso Gesù, ecc.
Quando i miei parenti ed amici, stretti a me d'intorno, s'inteneriranno sul dolente {549 [557]} mio stato, e v'invocheranno per me, misericordioso Gesù, ecc.
Quando avrò perduto l’uso di tutti i sensi, ed il mondo intero sarà sparito da me, ed io gemerò nelle angosce della estrema agonia e negli affanni di morte, misericordioso Gesù, ecc.
Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno l'anima mia ad uscire dal corpo, accettateli come figli di una santa impazienza di venire a Voi, e Voi misericordioso Gesù, ecc.
Quando l'anima mia sull'estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo e lascierà il mio corpo pallido, freddo, e senza vita, accettate la distruzione del mio essere, come un omaggio che io vengo a rendere alla vostra Divina Maestà, ed allora, misericordioso Gesù, ecc.
Quando finalmente l'anima mia comparirà dinanzi a Voi, e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra Maestà, non la rigettate dal vostro cospetto; degnatevi ricevermi nel seno amoroso della vostra misericordia, affinchè io canti {550 [558]} eternamente le vostre lodi: misericordioso Gesù, ecc.
ORAZIONE.
O Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete nascosto il momento e l'ora, fate ch'io passando nella giustizia e nella santità tutti li giorni della vita, possa meritare di uscire di questo mondo nel vostro santo amore per li meriti del Nostro Signor Gesù Cristo, che vive e regna con Voi nell'unità dello Spirito Santo. Così sia.
Pio VII accordò l'indulgenza di 100 giorni a chi recita detta preghiera, e a chi la recita per un mese l'indulgenza plenaria.
Un pio scrittore osserva giustamente che avviene del tesoro delle sante indulze quello appunto che succede dei tesori materiali. Quantunque siano questi talvolta molto preziosi, tuttavia il più sovente sono {551 [559]} trascurati e dimenticati per anni e secoli. Donde ciò? La ragione è questa, che nessuno sa dove si trovino, e quindi non avendone cognizione, non li stima e di loro non si cura. Ma se ciascuno sapesse ove trovarli, e ne conoscesse il valore, certamente non risparmierebbe a fatica e spesa per farne acquisto. La medesima cosa accade per molti cristiani delle sacre indulgenze. Sono pur queste un ricchissimo spirituale tesoro; e nondimeno quanto sono pochi quelli che cerchino di farne acquisto! E quello che duole di più si è che molti non si arricchiscono di questi spirituali tesori non tanto per ignoranza, quanto per poco conto che ne fanno. Fa poi piangere il cuore ad ogni persona dabbene il vedere come ai dì nostri alcuni cristiani si lascino ingannare da certi falsi profeti, i quali vanno per le piazze spacciando mille empietà contro le sante indulgenze. Laonde, cristiano mio, sia per premunirti da ogni errore e farti concepire un'alta stima delle sante indulgenze, sia per animarti a farne acquisto e a tua ed ad utilità delle anime {552 [560]} del Purgatorio, io ti farò sulle indulgenze una breve istruzione, la quale spero che ti riuscirà gradita, e coll'aiuto di Dio di grande spirituale vantaggio.
Due sono gli effetti funesti di qualunque peccato mortale: la privazione della grazia di Dio, e la pena eterna dell'inferno. Ogni peccato veniale poi, quantunque lievissimo, impedisce l'aumento della grazia e ne diminuisce l’esercizio, ci fa degni di una pena temporale, la cui acerbità e durazione nessuno può estimare. Accostandoci noi colle dovute disposizioni al Sacramento della Confessione, se siamo rei di peccati mortali, in virtù di questo sacramento, ci viene restituita la grazia di Dio e perdonata la pena eterna: ma questa pena eterna viene convertita in una gravissima pena temporale: se i nostri peccati sono solamente veniali, ci viene accresciuta la grazia, e perdonata una parte della pena temporale, ma ce ne rimane ancora una parte, la quale si dee scontare o in questa vita o nel Purgatorio.
Che dopo la remissione del peccato ci {553 [561]} resti ancora una pena temporale da espiare è verità di fede. Sappiamo dalla Sacra Scrittura che Adamo ed Eva nostri primi padri dopo aver ottenuto il perdono del loro peccato dovettero ancora subire una pena temporale; furono cacciati dal luogo di delizie, e soggettati a innumerevoli mali. Sappiamo che Mosè fu perdonato del peccato commesso nel diffidare dell’onnipotenza di Dio; tuttavia Mosè dovette ancora subirne la pena temporale, la quale fu, che con grande suo rammarico non potè entrare nella terra promessa. Iddio fece bensì per mezzo del profeta Natan annunziare a Davide il perdono del commesso adulterio ed omicidio; ma ciò non di meno Davide dovette sottomettersi a pene temporali molto sensibili, come la morte del suo caro figliuolo.
S. Agostino dando la ragione per cui Iddio stabilì di non perdonare col peccato eziandio tutta la pena, affinchè, dice, non si credesse leggera la colpa se con essa avesse finita altresì la pena. Può bensì avvenir che Iddio perdoni insieme col peccato {554 [562]} eziandio ogni pena, il che potrebbe succedere quando si avesse dei peccati commessi una contrizione non solo perfetta, ma al tutto straordinaria, cioè il dolore d'averli commessi concepito in virtù di un veemente amor di Dio sopra tutte le cose. Ma di tale contrizione non sono che pochissimi gli esempi. Ora considerando quanto facilmente noi commettiamo peccati veniali, ciascuno dei quali ci fa meritevoli innanzi a Dio di pene temporali molto gravi, considerando la negligenza di fare buone opere, la scarsezza delle nostre penitenze, chi non vede l'enorme carico di pena temporale che ci resterà da scontare? E qualora avessimo commessi peccati mortali, quanto sarebbe più terribile ancora codesta pena anche dopo le nostre confessioni! In che modo liberarci da un sì grave peso?
La Chiesa per liberare i fedeli in tutto od almeno in parte da un tal carico, e dalla dura necessità di dover scontare quella pena nelle fiamme del purgatorio, nei primi secoli assoggettava i peccatori a pubbliche {555 [563]} e gravi penitenze. Stavano nel tempo dei divini uffizi alla porta della chiesa, raccomandandosi alle preghiere dei loro fratelli che passavano, e questo per un tempo più o meno lungo secondo il numero e la gravezza dei loro peccati. Digiunare ogni giorno e spessissimo a pane ed acqua, pregare lungamente colla faccia per terra, fare abbondanti limosine ai poveri, astenersi da ogni divertimento erano i principali esercizi della penitenza di quei tempi. E quanto essa durava? Quaranta, od anche cento giorni pei peccati meno gravi; due anni pel furto, sette pel peccato disonesto, undici per lo spergiuro, quindici per l'adulterio, venti per l'omicidio, tutta la vita per l'apostasia ed altri più enormi peccati. E a tali penitenze si assoggettavano quei nostri padri nella fede, perchè avevano nel cuore vivo il desiderio della propria salute. Diminuendosi poi il fervore dei cristiani, la Chiesa madre pietosa temette che coteste penitenze allontanassero i peccatori dall’accostarsi al Sacramento della Confessione, e perciò essa mitigò il {556 [564]} suo rigore, e stabilì che più leggere, più facili penitenze fossero imposte, come ancora oggidì si pratica nel Sacramento della Penitenza. Ma che sono mai cotali penitenze in paragone del cumulo di pene temporali, che noi ci aumentiamo ogni dì più coi nostri peccati? Quanto tempo perciò non ci toccherebbe patire nel purgatorio, qualora non venisse in nostro aiuto questa buona madre la santa chiesa! Essa non ci viene meno in tanto bisogno.
Trovasi nella Chiesa un tesoro spirituale composto dei meriti di Gesù Cristo, di Maria Vergine e dei Santi. E qui sappi, lettor mio, che ogni opera buona ha un doppio valore, cioè un valore meritorio, pel quale chi la fa, merita premio presso Dio, ed un valore soddisfattorio, pel quale chi la fa, dà soddisfazione a Dio pei peccati. Il primo valore non si può, secondo molti Teologi, ad altri partecipare, ma non così il secondo il quale si può in parte ed anche in tutto ad altri partecipare. Questo doppio valore ebbero senza dubbio le azioni di Nostro Signor Gesù Cristo, il quale con le sue opere {557 [565]} e co' suoi patimenti si meritò in Cielo la massima gloria; e col valore soddisfattorio soddisfece per noi tutti infinitamente. Imperocchè egli essendo vero Dio e vero uomo, colla sua passione e colla sua morte presentò al Padre suo una soddisfazione di valore infinito; mentre essendo innocentissimo non aveva bisogno di soddisfare alla divina giustizia per se, ma solo per noi, che siamo peccatori. Cosicchè tutto il valor soddisfattorio delle sue opere, de' suoi patimenti e della sua morte va tutto a nostro profitto.
Anche le buone opere di Maria SS. ebbero questo doppio valore; e siccome essa non aveva bisogno di soddisfare per sè alla giustizia divina, perchè immune da qualunque peccato e originale e attuale, così il valore soddisfattorio delle sue buone opere è un tesoro che giova a noi. Anche le opere buone dei santi hanno un valore soddisfattorio che supera il debito che essi avevano verso Dio per i loro peccati, e ne rimane perciò ancora da applicare a nostro vantaggio. {558 [566]}
Eccovi come il valore soddisfattorio delle opere di Gesù Cristo, di Maria Vergine e dei Santi formi un tesoro infinito per la Chiesa. Passa peraltro questa differenza tra il valore soddisfattorio delle opere di Gesù Cristo a quelle delle opere di Maria SS. e dei Santi perchè quello trae la sua virtù tutta dalla natura divina di Gesù Cristo medesimo, e questo di Maria e dei Santi prende tutta la sua virtù dagli stessi meriti di Gesù Cristo.
Ora questo tesoro fu da Gesù Cristo consegnato alla Chiesa sua sposa, affinchè lo dispensasse fra i figli suoi, dicendo San Paolo: Iddio diede a noi il ministero di riconciliazione; e più sotto, ci ha incaricati della parola di riconciliazione, cioè ha confidato alla Chiesa la potestà, l'uffizio di riconciliare gli uomini col cielo in virtù dei meriti di Gesù Cristo Redentore, sia per mezzo dei santi sacramenti perdonando loro il peccato e la pena eterna, sia per mezzo delle indulgenze rimettendone la pena temporale anche fuori dei sacramenti medesimi. {559 [567]}
Che cosa dunque è l'indulgenza? L'indulgenza è la remissione in tutto od in parte della pena temporale, che la Chiesa fuori del sacramento della penitenza concede ai fedeli, loro applicando e a Dio offerendo invece una parte dei meriti di Gesù Cristo e dei santi. Che la Chiesa, ossia il Papa abbia la facoltà di concedere le indulgenze si prova chiaramente e dalla divina Scrittura, e dall’uso della Chiesa primitiva.
Di fatto Gesù stabilendo s. Pietro capo della Chiesa così gli disse: Ti darò le chiavi del regno de' cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà anche legato in Cielo, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà anche sciolto in Cielo.
Certamente con quelle parole: tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà anche sciolto in Cielo, Gesù Cristo ha dato a s. Pietro e a' suoi successori la facoltà di sciogliere {560 [568]} i fedeli dalla colpa e dalla pena eterna. Dunque gli ha pure dato la potestà di sciogliere dalla pena temporale, cioè di concedere le indulgenze, come sempre fu nella Chiesa praticato. E di tale autorità si servì uno degli stessi apostoli, s. Paolo, quando avendo imposto una grave pena ad un pubblico incestuoso di Corinto, affinchè, come egli dice, lo spirito sia salvo nel dì del Signore nostro Gesù Cristo; in seguito, e prima che fosse trascorso il tempo stabilito, gli rimise il resto della pena, in riguardo degli altri fedeli e a nome di Gesù Cristo[22]. Che altro fece l'Apostolo, se non concedergli un'indulgenza? E di fatto in questo senso intesero questo passo di san Paolo i padri dottori della Chiesa s. Giovanni Grisostomo, Teodoreto, s. Ambrogio ed altri. Persuasi di avere questa autorità, nei primi tempi della Chiesa, quando i penitenti manifestavano grande fervore e sincera emendazione, specialmente se qualche martire intercedeva per essi offrendo in loro {561 [569]} soddisfazione una parte dei propri tormenti, i vescovi solevano dare indulgenza cioè rimettevano ai penitenti in tutto o in parte il resto della pena che ancor dovevano scontare. E questo praticavasi così universalmente nella Chiesa, che i pubblici penitenti, quelli specialmente che nelle persecuzioni avevano prevaricato, quando sapevano che qualche martire stava per essere condotto alla morte, a lui si presentavano supplicandolo che volesse loro far parte dei suoi patimenti. Avutane promessa per iscritto, portavansi dal proprio vescovo, il quale da tutta, o da una parte della rimanente pena gli scioglieva. Di questa pratica sono testimonio fra gli altri Tertulliano[23]; s. Cipriano[24] ed altri padri della Chiesa. Di più nel giovedì santo la Chiesa scioglieva da ogni ulteriore pena quei fedeli che eransi confessati sul principio della Quaresima ed avevano dati segni non dubbi della loro conversione. Sono testimoni {562 [570]} di ciò i padri della Chiesa s. Ambrogio, s. Leone Magno. Ciò posto, è certo che la Chiesa dava questa remissione applicando loro una parte dei meriti di Gesù Cristo e dei Santi, in modo che i fedeli rimanessero liberati dall'obbligo di scontare quella pena e in questa e nell'altra vita. Altrimenti ella avrebbe recato un male ai fedeli in vece di un bene, avrebbe cioè impedito che essi scontassero in questa vita la loro pena temporale per iscontarla poi negli acerbissimi tormenti del Purgatorio. Apparisce dunque chiaramente che le indulgenze non sono una arbitraria invenzione dei preti, come empiamente vanno dicendo ai dì nostri alcuni disgraziati. L'uso delle sacre indulgenze sale fino ai primi secoli della Chiesa, fino agli Apostoli, che da Gesù Cristo ricevettero l'autorità di concederle, e i primi cristiani mostravansi assai solleciti di farne acquisto. {563 [571]}
Le indulgenze sono plenarie e non plenarie ossia parziali. Coll'indulgenza plenaria si ottiene la remissione di tutta la pena temporale dovuta ai peccati già perdonati. Così se dopo aver acquistato realmente un'indulgenza plenaria, ci toccasse la sorte di morire, noi andremmo dirittamente al Paradiso. Le indulgenze parziali sono quelle che si riferiscono ad un determinato numero di giorni, o di quarantene, o di anni, e colle quali si ottiene la remissione di quella quantità di pena temporale, che si conseguirebbe compiendo la penitenza ordinata dagli antichi canoni della Chiesa per lo spazio di tal numero o di giorni o di quarantene o di anni. Così per es. indulgenza di una quarantena significa la remissione della pena temporale, che sarebbesi ottenuta dinanzi a Dio col fare la penitenza canonica di quaranta giorni. Quindi non si deve già credere che l'acquistare {564 [572]} un'indulgenza parziale per es. di un anno, di sette anni ecc., voglia dire ottenere la remissione della pena temporale, che dovrebbesi soffrire nel Purgatorio per un anno, per sette anni e va dicendo. Quello che creder si deve è, che ogni più piccola opera buona, ogni leggera penitenza, ogni pratica di divozione, esercitata in questa vita ha per i meriti di Gesù Cristo più virtù per soddisfare alla giustizia di Dio, che non hanno i patimenti che si soffrono in Purgatorio. La ragione è che fino a tanto che siamo su questa terra, siamo in tempo a meritare presso Iddio e dopo morte non siamo più capaci di meritare. Perciò non deve farci maraviglia che l'acquisto anche solo di una indulgenza parziale possa liberarci anche da molti anni di Purgatorio, durando i quali ci toccherebbe di stare colà fra i più acerbi dolori.
Le condizioni richieste per l'acquisto di qualsiasi indulgenza si possono ridurre a tre: 1° intenzione di guadagnare questa o quella indulgenza; 2° lo stato di grazia di Dio; 3° l'esatto adempimento delle opere {565 [573]} prescritte per l'acquisto dell'indulgenza. È bene discorrere distintamente di ciascuna di queste condizioni.
Si richiede in primo luogo l'intenzione di acquistare quelle tali indulgenze. Questa intenzione non è necessaria che sia attuale, cioè da aversi in quell'istante medesimo in cui si compie l'azione; ma può bastare un'intenzione virtuale, cioè un'intenzione che in noi continui in virtù di un'intenzione già avuta attualmente. Quindi è assai lodevole la pratica di quelle divote persone, le quali al mattino si propongono di guadagnare tutte le indulgenze che potranno durante quel giorno. Chi facesse così, sebbene più non pensasse all'acquisto delle indulgenze, ogni volta che compie un’opera a cui qualche indulgenza è annessa e le acquisterebbe, anche non riflettendovi, poichè avrebbe l'intenzione virtuale, cioè un'intenzione in lui rimasta in forza dell’intenzione attuale avuta al mattino, di acquistare tutte le indulgenze a lui possibili. Oh! quanti tesori noi possiamo procacciarci {566 [574]} operando in tal modo! Oh sappiamo approfittarcene!
In secondo luogo per acquistare le indulgenze si richiede lo stato di grazia di Dio; perchè non si perdona la pena temporale a colui, al quale non fu ancora perdonata la colpa e la pena eterna. Perciò il peccato mortale impedisce l'acquisto di qualsiasi indulgenza. Per acquistare l'indulgenza assolutamente plenaria è necessario che nell'atto di guadagnarla l'anima sia libera da qualsiasi colpa mortale e veniale, e non mantenga affetto a verun peccato ancorchè solo veniale. Questo stato può ottenersi per mezzo di una buona confessione, o con un sincero atto di contrizione che si faccia almeno prima di compiere l'ultima opera prescritta, e col raccomandarsi di cuore a Dio. Quegli poi che sa bensì liberarsi da ogni peccato mortale, ma non da ogni peccato veniale, non guadagna l’indulgenza plenaria; ma nel fare l'ultima opera ingiunta, ottiene la remissione della pena temporale a tutti i peccati mortali e ai veniali di cui è sinceramente {567 [575]} pentito per lui rimane soltanto la pena dovuta a quelle colpe ventali alle quali mantiene ancora affetto nel suo cuore. Imperocchè finchè si porta affetto a un peccato benchè solo veniale, questo non può essere perdonato; finchè il peccato non è perdonato rimane sempre il debito di patire la pena ad esso dovuta. Pertanto chi si trova in grazia di Dio, e ama acquistare l'indulgenza plenaria, faccia precedere all'ultima opera prescritta un atto di contrizione, col quale detesti non solo tutti li peccati mortali, ma anche tutti li peccati veniali e prometta sinceramente a Dio di non commettere mai più alcun peccato neppure veniale coll’aiuto della sua grazia.
Che se taluno non sentesi disposto a detestare e a non commettere mai più qualche suo peccato veniale, nulladimeno procuri di fare quanto può per godere di quell’indulgenza; perchè se non la può ottenere plenaria ne otterrà tuttavia una gran parte. E perciò ogni fedel cristiano deve adoperarsi di far acquisto di indulgenze quanto {568 [576]} più spesso gli è possibile. Aggiungi che per l'indulgenza plenaria è ordinariamente richiesta la santa comunione; così che e per la purità che già si richiede per accostarsi a questo divin Sacramento, e per l'aumento di grazia che porta Gesù venendo ad abitare in noi, si viene ad avere tal grado di mondezza di cuore, che rimane facile il ricavare gran frutto dall'indulgenza che si acquista.
La terza condizione per guadagnare le indulgenze è lo adempimento esatto delle opere prescritte, facendole con divozione, e nel modo voluto, se in piedi per es., o in ginocchioni, se in tal giorno, o in tal luogo. Se alcuna delle opere prescritte o in tutto o in parte notabile si omettesse, quantunque ciò sia per ignoranza o negligenza incolpevole, o anche per impossibilità non si acquisterebbe l'indulgenza. Poni mente a quelle parole in parte notabile, perchè se per es. uno fosse stato distratto involontariamente per qualche istante, e avesse tralasciato una piccola parte dell'opera ingiunta non si deve supporre che {569 [577]} non abbia acquistata l'indulgenza. Per giudicare se vi sia parte notabile o no, è d’uopo badare alla quantità delle opere prescritte, se più o meno lunghe. Così per es. nel Rosario un Pater ed Ave non forma parte notabile; sarebbe parte notabile se per l'indulgenza si dovessero recitare soli cinque Pater ed Ave. Del resto facciamo quello che possiamo dal canto nostro, e poi mettiamo la nostra confidenza in Dio. È bene far qui notare alcuni decreti della sacra Congregazione delle indulgenze relativi alla confessione, comunione, ed orazione, essendo queste opere ben sovente prescritte per l’acquisto delle indulgenze specialmente se plenarie.
1° In quanto alla confessione, per quelle persone, le quali hanno il lodevole costume di accostarvisi ogni otto giorni, tale confessione basta per guadagnare le indulgenze che di giorno in giorno, adempiendo le altre opere prescritte, potranno acquistarsi dentro gli otto giorni; e ciò ancorchè talvolta per legittime ragioni non avessero potuto confessarsi in questo periodo di tempo, eccetto {570 [578]} che cadessero in qualche peccato; nel qual caso la confessione sarebbe necessaria, e non basterebbe l'atto di contrizione.
2° Riguardo alla comunione, la quale è quasi sempre richiesta per le indulgenze plenarie, sebbene per regola ordinaria far si debba nel giorno stabilito, tuttavia quando è prescritta per la indulgenza da acquistarsi in certe festività, per es. quella del Corpus Domini, può bastare il farla nella vigilia.
3° Le orazioni che si richieggono per l'acquisto delle indulgenze possono anche recitarsi alternativamente, cioè con altre persone come si usa per es. a dire il Rosario, le Litanie, l'Angelus Domini etc.
Le indulgenze siano plenarie siano parziali possono altresì essere applicate alle anime del purgatorio per modo di suffragio, cioè pregando Iddio che le voglia accettare in loro sollievo. Ma affinchè le indulgenze si possano applicare ai defunti, si richiede: 1° che esse siano concesse con la permissione di applicarle ai defunti; 2° che colui che le guadagna abbia l'intenzione di applicarle {571 [579]} a quelle anime; 3° che chi intende applicarle sia in istato di grazia, perchè senza della grazia di Dio non acquista alcuna indulgenza.
Io credo inutile, lettor mio, l'esortarti a venire spesso in soccorso di quelle povere anime, acquistando ed applicando loro quante indulgenze ti sarà concesso. Imperocchè se tu hai un cuor ben fatto ti sentirai a ciò indotto dalla carità cristiana, tanto più che fra quelle acerbissime pene si troveranno forse alcuni de' tuoi più cari. Un'indulgenza che tu acquistassi e offrissi a Dio in loro suffragio potrebbe liberarle da quelle tormentosissime pene, e aprir loro subitamente le porte del cielo. Oh! quanto ti troverai contento al punto della morte, se tu in vita ti sarai esercitato in opere di carità così eccellenti! Quelle anime da te suffragate verranno ad assisterti in quell'istante tremendo, ti proteggeranno contro i tuoi nemici, e l’anima tua accompagneranno al regno della gloria. {572 [580]}
Resta ancora a dire qualche cosa del giubileo. Il giubileo è un indulto pontificio per cui viene concessa indulgenza plenaria con certi privilegi a chi compie alcune opere prescritte. Il giubileo è una grazia straordinaria e singolarissima per ogni cristiano. Fu stabilito ad imitazione del giubileo dell'antica legge, nella quale esso occorreva ogni cinquant'anni. Allora nell'anno del giubileo ognuno diventava di bel nuovo padrone di quanto aveva venduto, o dovuto cedere ad altri nello spazio di quel tempo; i servi erano restituiti in libertà, ognuno riacquistava i propri diritti. Noi cristiani pel giubileo che vien dalla Chiesa concesso possiamo ricuperare tutti i beni spirituali che perduti avessimo nel tempo trascorso a cagione del peccato. Se schiavi del demonio ricuperiamo la libertà dei figli di Dio; se allontanati dal seno della Chiesa ci vien conceduto pel giubileo di fare a {573 [581]} lei ritorno e di ricuperare tutti i diritti de' figli suoi. Le quali cose tutte possono conseguirsi in questo tempo di grande misericordia assai più comodamente e abbondevolmente che in qualsiasi occasione della vita.
Da prima il giubileo cristiano si celebrava ogni cento anni, come fu stabilito da Bonifaccio VIII l’anno 1300; poscia Clemente VI decretò che si celebrasse ogni cinquant’anni, affinchè ogni cristiano avesse la speranza e la possibilità di goderne durante la sua vita. Clemente IX lo portò ad ogni trentatre anni, e finalmente ogni venticinque anni vollero che fosse celebrato Paolo II e Sisto IV. E questo chiamasi giubileo ordinario. Ve ne ha un altro che dicesi giubileo straordinario, ed è quello che sogliono concedere i sommi pontefici per qualche motivo particolare, e per lo più quando essi vengono assunti al pontificato.
Nel tempo di giubileo oltre l'indulgenza plenaria il sommo pontefice concede ancora altri privilegi speciali, fra cui la facoltà {574 [582]} ad ogni confessore di assolvere da qualsiasi peccato, anche da quelli a lui riservati, e da ogni scomunica; di cangiare i voti semplici in altre opere, salvo il caso che una terza persona venisse a riceverne danno, o che il voto fosse di castità perpetua.
Le opere che ordinariamente vengono prescritte per godere del giubileo sono: 1° la confessione, la quale deve essere fatta anche da quelli che hanno solo peccati veniali, e che la frequentano anche ogni otto giorni e più spesso ancora; 2° la comunione, dalla quale sono dispensati solamente quelli che non ne sono idonei: 3° la visita delle chiese stabilite dal superiore ecclesiastico; 4° un digiuno, al quale non si deve già essere obbligato per altre parti, ed a cui sono pur tenuti quelli, che non hanno ancora l'età richiesta pei digiuni della Chiesa; 5° una limosina da farsi ai poveri; 6° una preghiera vocale, fatta se si può, in chiesa, e secondo l'intenzione del sommo pontefice. Se alcuno non potesse adempire a qualcuna di queste opere {575 [583]} prescritte, comunemente il Papa dà al confessore la facoltà di dispensarlo, imponendogliene altre a lui possibili[25].
Dal sin qui detto delle sacre indulgenze si può conchiudere: 1° che l’indulgenza non dà verun privilegio di commettere peccati, come affermano impudentemente gli avversari della Chiesa. 2° Che coll'indulgenza non si ottiene la remissione di verun peccato commesso, e tanto meno di peccati futuri. 3° Che ai fedeli non è lecito di credere che coll'acquisto delle indulgenze verrebbero dispensati dal far penitenza, dalla pratica di buone opere, dall'emendar la vita, dal combattere le passioni e le cattive abitudini, dalla restituzione dei beni o del buon nome ecc. 4° Che colle indulgenze altro non otteniamo, se {576 [584]} non l’intiera o parziale remissione delle pene temporali. 5° Che esse ci mostrano la differenza che è tra la nostra debolezza e tiepidezza e la rigorosa penitenza dei primi cristiani. 6° Che esse ci devono eccitare a soddisfare alla divina giustizia, quanto più possiamo secondo le nostre forze. 7° Finalmente che esse ci stimolano a ringraziare intimamente Iddio, che coll’inesauribile tesoro dei meriti di Gesù Cristo e de' suoi santi, abbia somministrato alla s. Chiesa un mezzo per venir in aiuto alla nostra debolezza, per supplire a quanto manca alla propria nostra penitenza.
E una ottima pratica quella di portar seco, oppure quando si prega tenere avanti agli occhi una divota imagine, che ci {577 [585]} ecciti alla pietà. Chi potrebbe enumerare le grazie che si ottennero e tuttodì si ottengono ai piedi della Croce? Chi porta seco giorno e notte l'immagine di Gesù o di Maria, ha certo con se un protettore che lo accompagna in tutti i luoghi. Chi sa da quante disgrazie Gesù e Maria ci difendono durante la vita in premio della nostra divozione! gode il soldato di portare l'insegna, l'immagine del proprio sovrano; e noi soldati di Gesù Cristo perchè non faremo altrettanto? Qual è quel figlio che non provi grande piacere nell’aver con sè, e nel mirare sovente il ritratto di sua madre? Noi siamo figli di Maria, figli della più buona tra tutte le madri; portiamo dunque con noi qualche cosa che ci rappresenti questa tenera Madre, e che di lei ci rinfreschi spesso la memoria. I santi ci hanno insegnato a volgere frequentemente gli occhi sovra oggetti di pietà, baciarli con grande rispetto, metterci sotto la loro protezione in tempo specialmente delle tentazioni, e all’approssimarsi della morte. La Chiesa, per animare i fedeli a questa {578 [586]} pratica divota, l'arricchì dei celesti tesori. Quindi tutti quelli che hanno un crocifisso, una medaglia, corona, statua benedetta dal sommo Pontefice, o da chi ne ha facoltà, possono guadagnare le seguenti indulgenze.
Chiunque reciterà per ogni mese almeno una volta alla settimana la Corona di Nostro Signore[26], o quella dei dolori di Maria, un rosario, oppure la terza parte, o l'uffìzio divino, o quello della beata Vergine, o dei Defunti, o i sette salmi penitenziali, od avrà la santa abitudine d'insegnare agli altri la dottrina cristiana, o {579 [587]} visitare i prigionieri, o gli ammalati negli ospedali, o di soccorrere i poveri, o di assistere alla santa Messa, (o di celebrarla se è sacerdote) potrà guadagnare, purchè sia esatto nel compiere alcune delle opere indicate, indulgenza plenaria in ciascuno dei giorni seguenti: Natale, Epifania, Pasqua, Ascensione, Pentecoste, Trinità, Corpus Domini, Immacolata Concezione, Natività, Annunziazione, Purificazione, Assunzione di Maria ss., la festa di s. Giovanni Battista, di Ognissanti, di s. Giuseppe, e di tutti gli Apostoli.
Vi è pure indulgenza plenaria in punto di morte per tutti quelli, che possederanno uno degli oggetti sovraccennati, purchè raccomandino divotamente a Dio la loro anima, siano disposti a ricevere la morte con rassegnazione, si confessino con pentimento dei propri peccati, e facciano la comunione, e qualora non potessero nè confessarsi, nè comunicarsi facciano almeno un atto di contrizione, invocando il nome di Gesù colla bocca o almeno col cuore, se hanno perduto la parola. {580 [588]}
1° Indulgenza di sette anni e di sette quarantene alle meditazioni di sopra, per tutte le feste di Nostro Signore, e della beata Vergine non ancora nominate.
2° Indulgenza di cinque anni e di cinque quarantene per tutte le domeniche dell’anno.
3° Indulgenza di cento giorni per tutti i dì dell'anno non compresi di sopra. Per acquistare le sopradette indulgenze e plenarie e parziali bisogna aver l'intenzione di guadagnarle, essere veramente pentito de' propri peccati, confessato e comunicato, e nel giorno della comunione per qualche tempo pregare divotamente secondo l'intenzione della santa Chiesa.
4° Indulgenza di cento giorni per tutti i fedeli che avranno la pia usanza di recitare almeno una volta alla settimana il Rosario intero, o la terza parte, o l'uffizio della Beata Vergine, o dei morti, o infine i sette salmi penitenziali con le Litanie dei {581 [589]} santi, le preghiere, i versetti che le accompagnano.
5° L'indulgenza di ducento giorni per ogni volta che si visiteranno i prigionieri, o gli ammalati degli ospedali recando loro soccorso con qualche opera di carità, o si insegnerà la dottrina cristiana in chiesa od anche in casa ai proprii parenti, o ai servi.
6° Indulgenza di cento giorni per ciascuna delle seguenti opere di pietà: recitar l'Angelus al suono della campana al mattino, a mezzodì, alla sera, e se non si sa, dire un Pater ed Ave; recitare al venerdì tre Pater ed Ave, pensando alla morte del Salvatore; dopo aver fatto l'esame di coscienza con vero pentimento dei propri peccati e ferma risoluzione di emendarsi, recitare tre Pater ed Ave in onore della ss. Trinità, o cinque Pater ed Ave alle cinque piaghe di Gesù Cristo.
7° Indulgenza di 50 giorni per ciascuna volta che si farà qualche preghiera in preparazione o alla santa comunione, o alla santa Messa, oppure avanti la recita dell’uffizio divino, o di quello della Beata {582 [590]} Vergine. Similmente indulgenza di cinquanta giorni per ogni volta che si prega con divozione pei poveri moribondi, dicendo per essi almeno un Pater ed Ave.... Tutte queste indulgenze e plenarie e parziali sono applicabili alle anime del Purgatorio.
Il Papa Gregorio XVI dichiarò che confermando le suddette indulgenze non intendeva punto di derogare a quelle che da' suoi predecessori furono già applicate ad alcune delle opere sovranominate, volendo che esse conservino i loro privilegi.
OSSERVAZIONI.
1° Per guadagnare le sopradette indulgenze bisogna avere indosso qualcuno degli oggetti sopra designati, allorquando si recitano le sovraindicate preghiere, o almeno recitare tali preghiere dinanzi ai medesimi, e conservarli nella propria camera, o in luogo conveniente della propria casa. Le immagini dei santi, affinchè possano avere il privilegio delle indulgenze, devono essere di metallo, e rappresentare {583 [591]} santi riconosciuti dalla Chiesa, o il cui nome è scritto nel martirologio romano. Non si possono annettere indulgenze alle croci, crocifissi, statue, medaglie di stagno, di piombo, o di altra materia che possa facilmente rompersi o alterarsi. Sono da eccettuarsi le corone. A Roma non si fanno difficoltà di annettere indulgenze a corone di cristallo, o altra materia, purchè offrano qualche consistenza.
2° È da osservarsi quel che abbiamo già altrove accennato, cioè che le indulgenze non possono essere guadagnate, se non dalla persona, a cui tali oggetti furono dati per la prima volta. Quindi non si possono imprestare ad altre persone col fine di comunicar loro le indulgenze, e qualora con questo fine s'imprestassero, si perderebbero le indulgenze. Tuttavia una persona che avesse fatto benedire e annettere indulgenze a corone, medaglie coll'intenzione di dispensarle, dette corone e medaglie mantengono la indulgenza riguardo alla prima persona a cui vengono dispensate, ma non più riguardo ad altre. {584 [592]}
Il Signore assegnò a ciascun uomo uno stato particolare nel quale debba vivere ed operare la propria salute. Pertanto non è cosa indifferente l'abbracciare uno stato più che l'altro; ma allora soltanto tu sarai felice nel tempo e nell’eternità quando abbraccerai quello, a cui la Provvidenza ti ha destinato. E perciò è di somma importanza il non isbagliare nella elezione dello stato. Per non errare in cosa di tanto rilievo tieni a mente le seguenti norme. {585 [593]}
1° Non piglia alcuna determinazione sulla scelta del tuo stato, quando il tuo animo è fortemente commosso ed agitato da qualche sentimento, come sarebbe di contentezza, di tristezza, di miseria ecc., perchè allora tu non sei capace a giudicare rettamente; ma pensaci quando il tuo animo è tranquillo e riposato.
2° Pensa che sei creato unicamente per servire Iddio, e salvar l'anima tua. Questo è il tuo ultimo fine, e quanto vi ha di più importante. Quindi devi considerare lo stato solamente come un mezzo per giungere a questo fine. Compreso da questo pensiero, considera i diversi stati ai quali sei capace, pensa bene quali mezzi di salvezza puoi avere nell'uno, nell'altro, ovvero quali pericoli puoi temere. Pondera bene le tue forze, cognizioni, inclinazioni, doni naturali e sovranaturali. Esamina che cosa è che t'inclina più ad uno che ad un altro stato, ovvero ciò che t'indispone verso di esso, e ritorna spesso su questo pensiero prima di prendere una risoluzione.
3° Pensa come consiglieresti un amico {586 [594]} che si trovasse al tuo posto, e il consiglio che daresti a lui prendilo per te.
4° Rifletti come la penserai al punto di morte. In quell'ora, in cui tutto scomparirà da te, in cui spogliato di tutto avrai da comparire al divin Giudice, che vorresti aver tu fatto? Fallo ora.
5° Prega il Signore e lo Spirito Santo che t'illumini, e fa anche qualche Comunione.
6° Prendi consiglio da persona intelligente, e sopra tutti dal tuo confessore, dai tuoi parenti.
O Gesù, amico delle anime, a cui per recar salute siete disceso dal cielo in terra, vi siete umiliato tra i più acerbi dolori, e spiraste in croce, mandatemi, vi supplico, dal cielo lo Spirito di consiglio, affinchè io scelga quello stato, a cui mi avete chiamato. {587 [595]} Voi lo sapete, Gesù mio, in quale degli stati io possa viver più santamente, morire più contento. Il mio desiderio è di fedelmente servire a voi per sempre, e non seguitare il mio piacere, la mia volontà sulla terra. Ecco, Gesù diletto, il mio cuore è preparato, io voglio ciò che volete voi; fatemi solo conoscere la vostra volontà e datemi grazia di eseguirla. Così sia.
La Chiesa cattolica appoggiata alla dottrina del Salvatore e all'autorità degli Apostoli e dei ss. Padri ha sempre stimato lo stato verginale e celibe pel migliore fra tutti. Anzi questo è un articolo di fede definito dal Concilio di Trento (sess. 24). Lo stato matrimoniale è bensì necessario, e nella nuova legge elevato alla dignità di Sacramento; ma lo stato celibe eletto per virtù e per amor di Dio è più perfetto e meritorio. Ma, non tutti, dice Gesù Cristo, comprendono questa parola, ma coloro solamente {588 [596]} a cui è dato. I Ss. Padri non hanno espressioni sufficienti per commendare questo stato. Ora lo paragonano allo stato degli Angeli, e lo chiamano immagine dell'incorruttibilità che godranno i corpi nella gloria; altra volta sollevano i vergini fin sopra gli angeli, perchè questi sono puri di natura, queglino in virtù di combattimento. I Vergini, diceva s. Cipriano, sono i più bei fiori della Chiesa, le pecorelle più elette del gregge di Gesù Cristo, il perfetto modello della sua santità, l'ornamento della divina sua grazia, il capo d'opera dell'onore e della gloria. Non meno la esalta s. Atanasio quando dice: « La verginità è un tesoro inesauribile, una margarita preziosa, il tempio di Dio e l'abitazione dello Spirito Santo: essa è la vincitrice della morte, la vita degli Angeli, la corona degli eletti. »
Chi non amerà questo stato e volentieri non lo abbraccerà quando vi si senta chiamato da un’interna voce di Dio, oppure per certe circostanze in cui si trova, conosca che Iddio lo vuole in questo stato? {589 [597]}
Preghiera.
Mio Signore, mio Dio, io mi presento al vostro cospetto, e vi prego di quell’assistenza e di quei doni, di cui abbisogno nel mio stato. Io non chiedo alcuna di quelle qualità esterne, che eccitano solo la vanità e spesso diventano pericolose alla virtù. Ma solo io vi domando un cuor puro ed innocente. Questo è il maggior mio bene, la mia bellezza, il mio ornamento. Io vivo in un mondo pieno di pericoli, armatemi di vigilanza e di prudenza. Fate che io diffidi del mio cuore, e stia attento sulle più secrete sue inclinazioni. Fate che io vegli sulle mie parole, su' miei sguardi, e non dia mai al prossimo occasione di cattivi pensieri, o di pigliarsi certe libertà, le quali offendono anche per poco l'angelica virtù della purità. Fate che in tutto il mio contegno si vegga la modestia ed il pudore ed apparisca il rispetto per la virtù, e l’orrore pel vizio. Concedetemi {590 [598]} quella dignità dell’innocenza che impone silenzio persino ne' suoi nemici. Fate che io spiri in tutto verecondia ed abbomini ogni cosa che sappia d'immodestia, quand'anche fosse questa autorizzata dalla madre e dall’esempio. Difendetemi dalle passioni che sono le nemiche capitali della purità verginale, cioè la vanità e l'ambizione di piacere. Chiudete le mie orecchie alla voce dell'adulazione e rendetemi insensibile al solletico della sensualità. Svegliate in me un grande aborrimento per ogni cosa, che innanzi a voi mi possa far arrossire. Confortatemi nell'ora della tentazione con buoni pensieri. Fate che io fugga perfin l'ombra del peccato, e non mai stimi da poco quanto offende anche per poco la bella virtù della modestia.
Sovratutto poi, o Signore, imprimetemi il timor vostro nel mio cuore. Solo un fervente amore a voi, ed una vera pietà può farmi superare la debolezza di mia natura. Non mai abbandonerò la preghiera anche nelle quotidiane mie occupazioni, {591 [599]} voglio mantenere vivo nel mio cuore il fuoco della divozione. Mi terrò sempre stretto a Voi, mia fortezza. Fate risplendere la vostra potenza in questa debole creatura. Solo le anime pure vedranno voi; mantenete dunque immacolato il mio cuore affinchè un dì possa essere a parte di questa felicità.
O mio Gesù, Voi avete col sangue vostro lavata l'anima mia, ed io avrò l'ardire di macchiarla così facilmente? Voi pendete dalla croce tutto piagato, ed io attenderò a soddisfare questo corpo, seguitando le mie cattive inclinazioni? Io sono proprietà vostra così preziosa, e mi abbandonerò di nuovo al peccato, dal quale mi avete riscattato colla morte vostra? Ah! no giammai, Gesù, sposo diletto dell'anima mia.
Vergine purissima, e presso Dio avvocata potente, il vostro esempio mi sta sempre dinanzi agli occhi. Io voglio onorarvi coll’imitare le vostre virtù, col seguire le vostre pedate. Aiutatemi colla vostra intercessione, affinchè possa piacere a Dio menando una vita purissima. Così sia {592 [600]}
La prima Comunione è una delle azioni più importanti della vita, quella, da cui può dipendere l'eterna salute. Imperocchè se la prima comunione è fatta con vivi sentimenti di pietà e di fervore, si ha molto a sperare che le altre comunioni della vita saranno egualmente sante, e poi finalmente premiate con una ultima comunione, la quale sia come la corona della finale perseveranza. Se al contrario il fanciullo si accosta per la prima volta alla santa mensa malamente disposto, se egli la prima volta che riceve il suo Dio, lo riceve con indifferenza ed ha la terribile disgrazia di comunicarsi indegnamente, vi ha troppo grave ragione a temere per le sue comunioni avvenire. Imperocchè se egli in età ancora tenera già profana il più sacro dei misteri, diverrà poco alla volta insensibile alla voce {593 [601]} della religione, perderà ogni gusto delle cose di pietà, e tiranneggiato poi dalle passioni, mancherà nell'ora di grave tentazione privo della forza necessaria a non cadere in peccati mortali, e rovinarsi in vizi. E in questo stato quale speranza di salvezza potrà ancora rimanergli? Ah! giovane infelice! Con quanta premura adunque non deve il fanciullo applicarsi alla pietà e allo studio della religione di accostarsi a compiere un'azione tale, che deve decidere sulla sorte sua futura! E soprattutto con quanto zelo non deve egli occuparsi ogni dì per ottenere dal Signore colle preghiere, colle buone opere, coll'esatto adempimento de' suoi doveri, quei sentimenti di pietà indispensabili per ricavare dalla prima comunione tutto quel frutto, che questo Sacramento dell'amore non manca di produrre in un cuor ben disposto? Noi consigliamo pertanto quel fanciullo che ha da fare la sua prima Comunione a recitare divotamente ogni dì le preghiere seguenti, almeno durante il mese che precede la prima Comunione. {594 [602]}
Non passi egli alcuno di questi giorni senza invocare la celeste sua Madre Maria, a lei raccomandi di cuore questa solenne ed importantissima azione. Si metta altresì in modo speciale sotto la protezione di s. Luigi Gonzaga, che fu il modello della purità e del fervore che ogni giovanetto deve portare alla sua prima Comunione.
Non posso terminare questa breve istruzione senza raccomandare quanto so e posso ai padri, alle madri di famiglia e a tutti quelli che esercitano qualche autorità sulla gioventù, di dare la più grande importanza a questo atto religioso. Pertanto si adoperino con grande sollecitudine a preparare i loro giovani a compiere santamente questo atto solenne. Siano persuasi che la prima Comunione è l'elemento di tutta la vita: e sarà cosa strana che si trovi alcuno che abbia compiuto bene questo solenne dovere, e non ne sia succeduta una vita buona e virtuosa. Al contrario si contano a migliaia i giovani discoli, che sono la desolazione dei genitori e di chi si occupa di loro; ma se si va alla radice {595 [603]} del male si conosce, che la loro condotta comincia ad apparire tale nella poca o nessuna preparazione alla prima Comunione. È meglio differirla, anzi è meglio non farla, che farla male. Con tutto ciò non voglio dire, che si debba ritardare la prima Comunione infino a che i ragazzi sappiano perfettamente il catechismo, ed abbiano tutta la sodezza e purità che parrebbe richiesta a un tanto Sacramento, e parmi che un fanciullo anche a nove o dieci anni, e forse anche prima, possa disporsi bene a fare la sua prima Comunione.
Voi, mio Gesù, durante la vostra vita mortale avete mostrato un grande amore ai fanciulli: voi dicevate ai vostri Apostoli: lasciate venire a me questi piccoli affinchè io li benedica; vi siete degnato {596 [604]} di prenderli tra le vostre braccia e di colmarli delle vostre benedizioni, dicendo che solamente ad essi ed a quelli che nella semplicità e nell'innocenza loro rassomigliano, era riservato il vostro regno. Con grande confidenza io vicino a fare la mia prima comunione imploro il vostro aiuto. Per amore della vostra gloria, e della mia salute concedetemi le grazie che mi sono necessarie, affinchè io possa degnamente prepararmi. Avvalorate il mio spirito, riscaldate il mio cuore; penetratemi di un salutare timore. Fate che io convinto delle mie indegnità mi animi di un santo zelo per correggermi dei miei difetti, acquistare la virtù e la pietà che sole possono rendermi gradevole agli occhi vostri, e così io possa in qualche modo meritare di ricevere nel vostro divin Sacramento il pegno della mia eterna salute.
O divin Gesù, io tremo vedendo da una parte la grande purità che la vostra santità infinita esige da coloro che vogliono ricevervi, e dall'altra pensando alla mia miseria estrema. Oimè! Benchè ancora si {597 [605]} giovane io vi ho già le mille volte offeso! Infelice che io sono! Io ho ragione a temere di avere già macchiata la bianca stola dell'innocenza di cui mi avete rivestito nel santo battesimo. Io l'ho macchiata per la mia tiepidezza nel vostro servizio, per la negligenza de' miei doveri, per le disubbedienze a' miei genitori, a' miei maestri, per le mie gelosie, per le mie collere, per le mie bugie e per tanti altri miei peccati, in cui caddi per mia colpa.
Oh quanto mi è doloroso il pensare alla mia ingratitudine verso di voi, mio amabile e celeste padre, mio tenero e generoso benefattore! Ah! se potessi ritornare a' primi giorni della mia infanzia quando l'anima mia era per anche così pura da attrarre pienamente i vostri sguardi! Pur troppo vi ho offeso, e mi guarderò bene dallo scusare li miei peccati innanzi a voi, nè dinanzi al vostro ministro nel tribunale della penitenza. Io li confesso umilmente e con amaro pentimento, ma accrescete il mio dolore, o Gesù amabilissimo. Rimuovete gli occhi vostri da' miei peccati {598 [606]} per non più ricordarvi, che delle vostre misericordie.
Degnatevi di ornarmi della veste nuziale affinchè io mi accosti alla vostra mensa bello, se fosse possibile, come un angelo, e così mi confermi sempre nella via che conduce alle bellezze del cielo che voi avete promesso ai fanciulli che vi temono, vi amano e vi servono con tutto il cuore. Beneditemi, o misericordioso Gesù; benedite i miei sforzi, penetratemi di una fede viva, di una riconoscenza tenera, e di un amore sì ardente, che io possa essere sicuro delle mie disposizioni, e possa sperare di ricevervi degnamente quanto si può da una meschina creatura qual io sono. Così sia.
Vergine Maria, mia tenerissima Madre, in un affare così importante, io ricorro a voi, e tutto intieramente mi abbandono nelle vostre mani. Io non ho mai avuto tanto bisogno della vostra assistenza, della vostra protezione come ora. Perorate la mia causa presso al vostro divin Figlio, e conducetemi voi stessa per mano al banchetto {599 [607]} celeste, presentatemi al Re della Mensa, a quel Gesù che voi avete allevato, nudrito con tanto amore, affinchè egli mi riceva favorevolmente.
Pregate per me, affinchè io ricevendolo trovi il rimedio a tutte le malattie dell'anima mia, e cangi la mia freddezza, la mia insensibilità in un ardente amore per lui e per la sua santa religione, che io voglio coll'aiuto della sua grazia praticare d'ora innanzi con grande zelo per tutto il resto della mia vita. Così sia.
Mio buon Angelo Custode, voi che in questo momento mi guardate con tanta sollecitudine portate le mie preghiere avanti al trono di Gesù, aggiungete loro eziandio i vostri santi ardori per renderle a lui più gradite.
Voi pure miei santi Protettori N. N. intercedete per me, affinchè la prima comunione che io farò rallegri tutta la corte celeste e possa assicurare la mia santificazione.
Io mi raccomando specialmente a voi, o s. Luigi Gonzaga, cui i giovanetti non invocano mai invano. Voi che siete così potente {600 [608]} in Cielo ottenetemi la grazia di offrire a Gesù quella medesima purità e quelle fiamme di amore, che nel giorno della vostra prima comunione fecero della vostra bell'anima come un tempio celeste degno di essere invidiato dagli stessi Angeli. Fate sopratutto che la santa comunione unendomi al mio divin Salvatore mi ottenga il dono della perseveranza finale. Così sia.
Il Sacramento della Cresima non si riceve che una volta sola. Importa dunque assai di prepararsi a riceverlo degnamente colla ritiratezza, colla preghiera. Così fecero gli apostoli insieme colla Beata Vergine. Ricordiamoci che prima disposizione si è la grazia di Dio; quindi eccitiamoci ad un vero pentimento dei propri peccati; facciamo una buona confessione, anche generale, se non si è ancora fatta. {601 [609]}
Per quanto si può con grande impegno si frequentino quegli esercizi che sogliono aver luogo nelle parochie, o nelle comunità in preparazione a questo grande Sacramento. Chi non vi potesse intervenire, cerchi modo d'instruirsi, o farsi instruire quanto fa d’uopo per riceverlo come si conviene.
Nei giorni precedenti reciti divote preghiere allo Spirito Santo, lungo la giornata rivolga la mente e il cuore a questo Sposo delle anime con affettuose giaculatorie. Il giorno poi della Cresima faccia la santa Comunione, se vi è già promosso. Si disponga insomma a ricevere i doni e i frutti dello Spirito Santo per mezzo del raccoglimento, della meditazione, e con un ardente desiderio.
Oh! felice quel cristiano che in tal modo si prepara a ricevere lo Spirito Santo nella Cresima. Qual fortezza egli non riceverà per resistere al demonio, alla carne ed al mondo! Egli sentirà in allora un coraggio singolare in ogni tentazione e in ogni combattimento egli riporterà vittoria. Vittoria {602 [610]} nella giovinezza, da tanti nemici ora più che mai insidiata; vittoria nell'età più avanzata, vittoria in vita, vittoria in morte, dopo della quale, qual forte soldato di Gesù Cristo sarà in Cielo coronato di gloria immortale. Questa sì grande fortuna io auguro di cuore a tutti quelli che si accosteranno a ricevere questo Sacramento.
Ho già ricevuto, o mio Dio, tre dei vostri Sacramenti. Il primo mi ha fatto vostro figliuolo, il secondo ha cancellato le macchie colle quali il peccato aveva tolta via la bellezza dell'anima mia, il terzo mi unì con la unione più intima al vostro divin Figlio. Quello che ora a ricevere mi dispongo finisca, o Dio mio, di rendermi perfetto cristiano; mi munisca di fortezza e di coraggio, affinchè io combatta vittoriosamente con le mie cattive abitudini, {603 [611]} vinca ogni tentazione, osservi esattamente la vostra santa legge, diventi un vero soldato di Gesù Cristo, pronto a tutto soffrire, piuttosto che rinunziare alla sua divina religione, pronto anzi a sostenerla, se facesse d'uopo, a costo della vita stessa. Questa è la grazia, che io Vi chiedo con tutto il cuore, o Dio mio, e che spero per li meriti del vostro divin Figliuolo, Signor Nostro, il quale vive e regna con Voi in tutti i secoli de' secoli. Così sia.
Venite, o Spirito Creatore, a visitare l'anima mia, la quale più non desidera che voi. Venite e riempitela della vostra grazia celeste. Voi siete lo Spirito consolatore, il dono di Dio onnipotente, di luce sorgente viva e perenne, il fuoco divino, la carità, la spirituale unzione delle anime nostre. {604 [612]} Venite coi sette vostri preziosi doni, Voi che siete il dito di Dio ed insegnateci i nostri doveri. Voi che siete la promessa del divin Padre, suggerite tutto quello che dobbiam fare; Spirito di speranza, dateci questa virtù che assiste al trono della vostra Maestà; Spirito d'intelletto, diradate le tenebre della mia mente, fate brillare nell'anima mia un raggio della vostra luce divina; Spirito di consiglio siate la mia guida, mostratemi la via che mi conduce al Cielo; Spirito di fortezza, inspiratemi sì fatto coraggio da mettere in non cale i discorsi dei cattivi, e le loro derisioni, da confessare altamente la fede di Gesù Cristo e colle parole e colle opere; Spirito di scienza, datemi la scienza dei santi, quella che consiste nel conoscervi e nell'amarvi; Spirito di pietà infondete in me uno zelo ardente pel vostro onore, un santo impegno per tutto ciò che è di vostro gusto. Datemi un santo timore di offendervi, un grande abborrimento al peccato. Questo timore siami qual freno potente, che mi trattenga quando sono per cadere nel peccato, o qual forte {605 [613]} stimolo a prestamente alzarmi qualora avessi la disgrazia di soccombere. O Spirito divino, a tutti questi aggiungete il dono delle lagrime, affinchè io pianga le mie colpe passate, l'amore alla mortificazione per soddisfare alla vostra divina giustizia, la regina di tutte le grazie, la perseveranza finale, affinchè io viva santamente e muoia di una morte preziosa nel Nostro Signore Gesù Cristo.
Mio Signore e mio Dio, io pei vostri meriti ho ricevuto il sacramento della Cresima. Oh! quanto io godo di possedere in me lo Spirito Santo, e di essere sua abitazione, suo tempio. Conservate nell'anima mia, ve ne prego, i divini effetti di questo sacramento. Fate che io d'oggi innanzi adempia esattamente tutti i miei doveri. Sono ora ascritto alla vostra celeste milizia; ho ricevuto il carattere di soldato cristiano. Luogo adunque più non vi sia, in {606 [614]} cui io non mi dimostri eroe di Gesù Cristo; luogo più non si trovi in cui non si spanda l'odore delle mie virtù, e il mio buon esempio. Io vi chieggo umilmente la grazia, che nè il mondo, nè i suoi seguaci giammai non possano corrompermi colle loro massime perniciose; che nessuno mai con melate parole, colle lusinghe mi possa rapire il cuore. Fate che io rigetti le istigazioni degli abitanti di Babilonia, gli avvelenati discorsi degl'increduli, anzi cogli esempi e colle parole mi adoperi eziandio d'impedire che i miei fratelli, al pari di me figli della vostra Chiesa, siano indeboliti e corrotti dalle massime, dalle parole, dagli scritti di costoro, che null'altro cercano che di moltiplicare i loro complici, e precipitarli in un abisso di errori, di menzogne, di tenebre. Datemi quella purità d'intenzione, quella umile semplicità, quella fede coraggiosa, che solleva la mente e il cuore sopra di tutte le umane cose, per non amare che Voi, o mio Dio, per non credere se non alla vostra divina parola, e in nulla scostarmi dalle decisioni {607 [615]} della Chiesa cattolica, la quale sola insegna ai dotti e agli ignoranti, ai ricchi e ai poveri, ai re e ai sudditi, a camminare sul sentiero della verità con passo fermo e costante. Così sia.
Il battesimo è quel Sacramento che solleva l'uomo alla grande dignità di cristiano. Per esso noi siamo divenuti figli di Dio, eredi del Paradiso; per esso noi vedremo un giorno ai nostri piedi le nazioni e le potenze tutte del mondo. Quindi è che il grande s. Luigi di Francia non del nome di re si gloriava, bensì del nome di cristiano. Considerate, diceva s. Agostino ai novelli batezzati, considerate gl'innumerevoli benefizi che vi ha conferito il battesimo. Liberi e franchi dal giogo del demonio, voi siete ora figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, coeredi di lui, tempii dello {608 [616]} Spirito Santo. Il carattere che portate impresso nell'anima è indelebile, immortale; egli brillerà sulla vostra fronte nel regno del vostro Padre. Voi potrete diminuirne la bellezza, avvilirlo, ma annientarlo non mai. Fino nell'inferno voi lo conserverete per vostra vergogna. Per mantenere glorioso questo carattere bisogna che siate fedeli alle promesse fatte al fonte battesimale. Voi avete rinunziato al demonio come se diceste: No, io più non voglio seguitare la bandiera del principe delle tenebre, dell'inferno; io voglio collocarmi sotto gli stendardi di Gesù Cristo, mi assoggetto alla sua legge; gli voglio essere per sempre fedele ed ubbidiente. Voi rinunziaste alle pompe del demonio come se detto aveste: Io rinunzio alle massime, alle vanità del mondo, di cui il demonio è il consigliero e tiranno; io abiuro i corrotti principii del secolo, gli iniqui insegnamenti, le ingiustizie, le vendette; mi metto sotto de' piedi i piaceri tutti che il mondo promette a' suoi seguaci. Voi avete rinunziato alle opere del demonio come se diceste: {609 [617]} Io rinunzio al peccato, e tutto quello che può accendere nel mio cuore il fuoco delle passioni. - Chi non rimane fedele a queste promesse, a queste rinunzie non può aspettare salute.
Per mantenere più facilmente tali solenni promesse giova assai frequentare la s. Comunione, e in queste occasioni, e specialmente nelle maggiori solennità dell'anno, rinnovare i voti battesimali.
È pratica lodevolissima quella di celebrare il giorno anniversario del battesimo con una pietà tutta particolare, a fine di ringraziare Iddio di questo favore, che a tanti altri non fu concesso. Infatti quanti oggidì ancora sono immersi nell'idolatria, e in turpi errori, quanti ancor non conoscono il loro Creatore, il loro Salvatore Gesù Cristo, e vivono perciò lontani da quella Chiesa, fuori della quale non si può avere salute! Tutta questa gente menano una vita incerta ed infelice su questa terra, muoiono senza alcun conforto, e vanno a perdersi eternamente. Oh! quanto adunque è grande il benefìzio che ci concesse Iddio {610 [618]} nell’averci fatti nascere nel seno della Chiesa cattolica, da parenti cattolici, e resi figli suoi per mezzo del santo battesimo! Siamogliene dunque grandemente riconoscente. E perciò scegliamo specialmente il giorno anniversario del nostro battesimo per isciogliere cantici di ringraziamento alla bontà di Dio, per rinnovare le nostre promesse di fedelmente servirlo, dimandargli perdono di non essergli stato abbastanza fedeli per lo passato, proporre di esserglielo sinceramente per lo avvenire. In quel giorno, se ne avete comodità, accostatevi alla santa Comunione, passatelo in maggior raccoglimento, e recitate la seguente preghiera di s. Francesco di Sales.
Dolcissimo Gesù, caro Redentore dell'anima mia, il quale fin dall'eternità tanto mi amaste, che moriste versando tutto il {611 [619]} vostro preziosissimo sangue per aprirmi le porte del Paradiso, io colla più profonda umiltà mi prostro ai vostri piedi, e vi supplico di perdonarmi tutti i miei peccati. Ahi! quanto gravemente e con quanta ingratitudine ho io peccato contro di voi, il quale con tanta liberalità mi compartiste i vostri doni! Che posso io fare se non pentirmi delle mie colpe, ed esclamare: Padre, ho peccato contro del Cielo e contro di voi, non son più degno di essere chiamato vostro Figlio?
Perdonatemi perciò, o Signore, o Verità eterna, ed accettate il patto che in nome mio nel santo Battesimo fu con voi conchiuso, e che oggi dinanzi a voi io rinnovo. Io rinunzio al demonio, al mondo, alla carne; abbomino tutte le tentazioni infernali, tutte le mondane vanità, tutti i sensuali piaceri oggi e sempre. Colla vostra santa grazia prometto di schivare d’ora innanzi il peccato, non tanto per timore dell'inferno, e pel desiderio della ricompensa celeste; quanto specialmente per amor {612 [620]} vostro, poichè voi siete il mio Dio, degno d'infinito amore.
Datemi pertanto un generale perdono di tutti i miei peccati secondo la vostra grande misericordia, lavatemi nel vostro Sangue, e l’anima mia diventerà bianca come la neve. Restituitemi la candida veste dell'innocenza, ornate la mia mano coll’anello d'una fede viva, qual pegno prezioso, che mi mantenga costante nel timore ed amor vostro, e datemi il bacio di pace. Questo io spero, o Signore, dalla vostra grande misericordia, per la quale Voi siete sempre più pronto e disposto ad aiutarmi, che non io a supplicarvi di aiuto. A Voi sia lode, gloria e ringraziamento per tutti i benefizi in ciascun giorno ricevuti dalla vostra mano liberalissima.
San Francesco di Sales esorta le persone coniugate a celebrare altresì il giorno anniversario {613 [621]} del loro matrimonio con preghiere più fervorose del solito, col rinnovare il proposito di sempre più santificare il loro matrimonio con una amicizia cristiana. Egli nota che questa era pure la pratica dei primi cristiani, secondo che attesta s. Gregorio Nazianzeno. Ed è anche il desiderio della santa Chiesa che si celebri il giorno anniversario della prima Comunione, del sacramento della Cresima, il giorno in cui si entrò in qualche stato importante, come quello del Sacerdozio, quello della vita religiosa. Ciascuno di questi giorni richiamerà alla memoria del cristiano i favori che egli ricevette da Dio, e quello che egli promise in quelle occasioni. Egli perciò si sforzerà di riprendere e di riaccendere nel cuor suo quel fervore che ebbe in quei giorni di letizia; proporrà di riparare con un sincero pentimento, e con un grande impegno ai difetti commessi o per leggerezza dell'età, o per mancanza di riflessione, o per la poca preparazione.
Questo è mezzo potente per mantenerci nella grazia di Dio, per avanzarci grandemente {614 [622]} nella perfezione cristiana; mezzo efficacissimo per essere cristiani non solo di nome, ma di fatti, per passare pieni di buone opere i giorni, le settimane, i mesi e gli anni, e giungere così al fine della vita colla dolce speranza di volarcene a ricevere la corona di gloria, quella corona che il Nostro Signor Gesù Cristo promise non a quelli che avranno incominciato, ma a quelli solamente che avranno perseverato sino alla fine nell’adempimento dei propri doveri, nell'esatta osservanza della divina legge. Se ci sta a cuore il bene dell'anima nostra facciamoci famigliare questa pratica commendevolissima.
Io vi ringrazio, Dio mio, di avermi concesso dei figliuoli, affinchè siano l'appoggio e la consolazione della mia vecchiaia. Santificate, o Signore, l'amore che loro io porto, concedendomi la grazia di non amarli {615 [623]} che in Voi e per Voi, cioè unicamente in riguardo all’eterna loro salute. Io ve li presento adunque e ve li offro come la santa Vergine già offrì nel tempio il suo amatissimo Figlio Gesù, sottomettendosi intieramente alla vostra volontà adorabile a riguardo di lui. Come lei sottometto io pure il cuor mio a tutti gli ordini della divina Provvidenza sopra di loro, pregandovi di benedirli, di versare sopra del loro capo ogni più squisito favore. Disponeteli, o Signore, secondo lo stato, a cui nella vostra sapienza e misericordia infinita li avete destinati per la loro salute. Voi siete il loro primo principio, voi l'ultimo loro fine; ordinate di loro come vi piace. Io mi sottopongo ad ogni sacrifizio, a qualsiasi pena, purchè si procacci il loro bene. Io non vi dimando per essi grandi beni di fortuna; solamente se osassi chiedervi qualche cosa per loro vita temporale, vi dimanderei ad esempio di Salomone una modesta facoltà, che li preservasse dai pericoli della ricchezza, e da quelli della miseria. Quello poi che per essi specialmente vi chiedo, o {616 [624]} Dio mio, è il vostro regno, la vostra giustizia. Conservate la loro anima in tutta la bellezza di cui l’avete adorna nel santo battesimo; vegliate sopra di essi a fine di preservarli dai pericoli, ai quali viene esposta la loro innocenza, proteggeteli contro i funesti esempi e massime del mondo; conservateli sempre nella vostra grazia, nella vostra amicizia. Non permettete, o mio Signore, che le mie azioni smentiscano questa mia preghiera. Nel concedermi questi figliuoli voi mi avete fatto sentire come già un profeta ad un re d'Israele confidandogli la custodia di un uomo: Custodisci quest’uomo; poichè se egli ti fugge ne andrà di mezzo la tua vita. Mai non mi dimentichi, o Dio mio, del conto rigoroso che dovrò rendervi di questo sacro deposito da voi affidatomi. Non permettete che io lo perda per mia colpa. Quale non sarebbe la mia sventura, e il mio delitto se per una vile condiscendenza verso i miei figli, io li lasciassi frequentare cattive compagnie, vivere a loro piacere, allontanarsi dai santi Sacramenti, e se la mia stessa condotta fosse {617 [625]} per essi occasion di scandalo, e di peccato! Quale terribile sentenza non fulminereste Voi sopra di me al gran dì del giudizio! O Dio mio, possa io al letto di morte, gettando un ultimo sguardo di tenerezza sopra i figli miei piangenti a me d'intorno, pronunziare con fiducia queste consolanti parole: Padre mio, io vi ho glorificato sulla terra; ho fatto conoscere il nome vostro ai figli, che mi avete concesso, vegliando sulla loro fede in questo secolo d'incredulità, preservandoli dalla corruzione del mondo. Io li ho conservati, e nessuno di essi si è perduto. Ho dato loro la vostra parola come a difesa contro gli empi e i libertini. Io mi offro ora in sacrifizio per essi. Degnatevi di aggradire il desiderio del mio cuore, che dove io spero di giungere per vostra misericordia, abbiano a trovarsi pure i figli miei, affinchè tutti nuovamente riuniti, possiamo per sempre lodarvi insieme col vostro divin Figliuolo nell'unità dello Spirito Santo. Così sia. {618 [626]}
Gesù Salvatore e Redentore degli uomini, il quale avete restituito ad una madre desolata l’unico figlio, di cui ella inconsolabilmente piangeva la morte, e che nella parabola del padre del figliuol prodigo, avete manifestato la vostra misericordia pei figli che sono fuori dalla retta via; ricordatevi ora del mio che si trova sul sentiero della perdizione. Intenerite, ve ne scongiuro, l'indurito suo cuore, affinchè apra finalmente gli occhi alla luce del cielo, e veggendo che la via ora da esso battuta è quella delle tenebre, si getti nelle braccia della vostra misericordia, come un altro Agostino, e venga a penitenza come la Maddalena. E se per colpa mia egli cadde in questo stato miserabile, deh! perdonate a lui e a me; concedendoci un sincero dolore di avervi offeso. Così sia. {619 [627]}
Dopo Voi, o amabilissimo Iddio, chi dovrò io amare di più se non coloro, i quali furono dalla vostra divina Provvidenza destinati a darmi la vita ed allevarmi? Voi mi comandate espressamente di onorare ed amare i miei genitori, e di pregare per essi. Il mio cuore si conforma ben volentieri a questo vostro comando; e vi trova un piacere indicibile nel doverlo osservare. Ma fate, o mio Dio, che io, seguendo questa inclinazione sì dolce al mio cuore, la santifichi col vostro santo amore. Fate che io li ami specialmente per obbedire e piacere a voi. Io intanto di tutto cuore vi prego per essi; vi supplico di ricompensarli delle innumerevoli pene e sollecitudini loro per me. Oh! sì, benedite la mia buona madre, che provò per me tante inquietudini, sopportò tanti travagli, e vegliò sì sovente alla mia culla; questa pietosa madre che dal mio primo uso della ragione m'insegnò a conoscervi, {620 [628]} mettendomi sotto gli occhi quanto sia la grande vostra amabilità, quanta riconoscenza io vi debba per i molti benefìzi, dei quali mi avete ricolmo. Sì, versate tutti i tesori della vostra grazia, i vostri più preziosi favori sopra di mio padre così amante di me, che dalla mia nascita consacrò tutta la sua vita per rendere onorata e felice la mia. Ah! quante sollecitudini per allontanare dalla mia infanzia i pericoli, che le sovrastavano, e per insegnarmi ad evitare le insidie tese da tutte parti alla virtù.
Fate che colla mia buona condotta, con una pietà tutta figliale diventi la consolazione, la gloria, la corona de' miei genitori. Conservatemi lungamente queste guide, questi amici del mio cuore. Date loro una vita felice e tranquilla, allontanate dal loro capo ogni disgrazia, proteggeteli di continuo all'ombra delle vostre ali, e se negli imperscrutabili decreti della vostra giustizia e sapienza, qualche sciagura dovesse piombare sopra qualcuno di noi, deh! mio Signore, io vi prego e vi scongiuro, che i vostri colpi si scaglino sopra di me soltanto; {621 [629]} essi risparmiate, essi benedite, essi ricolmate dei vostri celesti favori. E quando all'ultimo respiro l'anima loro si scioglierà dal corpo, per passare all'eternità, fate, o Dio di misericordia, che ella portata sulle ali degli angeli vostri, entri tosto nella patria celeste, per godere con essi gli eterni gaudi, ed implorare per me ancora le vostre benedizioni, finchè riuniti insieme di bel nuovo, cantiamo in eterno le vostre glorie, le vostre misericordie. Così sia.
Io voglio studiare, o Signor mio, per la gloria vostra, e il desiderio di fare la vostra SS. volontà sarà l'unico motivo de' miei studi. Voi siete l'arbitro assoluto di ogni successo; siano questi o felici, o infelici, io propongo di non riferirli che a voi, e ve ne ringrazierò egualmente. Che mi servirebbero i più bei talenti, che mi servirebbe un giorno la più vasta erudizione, se io avessi la disgrazia di abusarmene come {622 [630]} fanno oggidì tanti superbi filosofi, che infatuiscono nei loro pensamenti, che si perdono in falsi ragionamenti, e che di tutto vogliono sapere fuorchè di voi, o mio Dio, che siete la via, la verità, la vita? Ah! Signore, gradite che io vi dimandi in riguardo di scienza, ciò che Salomone vi domandava in fatto di ricchezza. Allontanate da me una trista ignoranza, per non rendermi inutile al prossimo, ed una troppa sapienza, che potrebbe inorgoglirmi, e farmi perdere eternamente. Qualunque sia per essere l'esito de' miei studi, io ve lo offro interamente, e con lui offro pure tutto me stesso. Io darò allo studio tutto quel tempo che si conviene; ma consacrerò ancor più volentieri agli esercizi di pietà tutto il tempo che loro è dovuto e permesso; ed applicato allo studio della scienza, poichè voi così volete, mi applicherò altresì con grande impegno all’acquisto di tutte le virtù di un buon cristiano, e mi sforzerò di formarmi fin da questa mia età una felice abitudine, che sia come il pegno della mia perseveranza {623 [631]} nella via dei vostri santi comandamenti. Una virtù specialmente voglio che sia la mia prediletta, ed è la virtù della purità, che mi fa simile agli angioli, e mi rende oggetto di compiacenza agli occhi vostri. Ma nella guerra che io dovrò sostenere contro tutti i nemici che si sforzano di togliermela, non nelle mie forze io porrò la fiducia della vittoria. Voi solo, o mio Dio, Voi solo siete il mio sostegno, voi la mia speranza. Degnatevi di combattere ai miei fianchi. Estinguete il fuoco crudele che si accende talora nelle mie membra, nel mio cuore; dissipate i brutti fantasmi che vengono ad ingombrare la mia imaginazione. Insegnatemi, ed aiutatemi a domare questa carne ribelle, la quale congiura co' miei nemici per rovinarmi, ed io allora canterò per sempre la vostra potenza, la vostra misericordia.
E voi, Vergine santissima, che per la vostra incomparabile purezza foste elevata alla dignità di Madre di Dio; Vergine castissima, che vi fate un piacere di essere la protettrice di tutte le età, e specialmente {624 [632]} della giovinezza, volgete sopra di me i vostri occhi pietosi. Presentate voi al caro vostro Figlio le risoluzioni che io ho fatto di vivere e di morire nel suo santo servizio. Mostrate che mi siete Madre, ed ottenetemi che io porti al Cielo il candore di quest’angelica virtù. Così sia.
O Signor mio Gesù Cristo, voi che vi compiaceste di ascoltare le preghiere dei fanciulli, e da questi godevate essere attorniato, rendetemi a voi gradito, affinchè gradita egualmente vi riesca la supplica che per li miei superiori ora vi presento. Voi inspiraste nel mio cuore un grande orrore per l'ingratitudine, ed io ve ne ringrazio. Fate che io conservi sempre nel profondo del cuore questo buon sentimento, e non permettete che io mi dimentichi di ciò, che fanno per me e per la vostra gloria quelli, che voi benignamente mi deste {625 [633]} a superiori e a maestri. Voi mi parlate per la loro bocca, voi m'instruite colla loro scienza, e per mezzo loro mi fate conoscere la vostra volontà adorabile. Io vi ringrazio di tanto benefizio; datemi la grazia di ben approfittarmene. Degnatevi poi, o mio Signore, di rendere a questi miei benefattori tutto il bene che essi in ciascun giorno mi prodigano. Raddolcite le loro pene coll'unzione della vostra grazia; alleggerite il loro peso rendendo il mio cuore e quello de' miei condiscepoli docili alle loro istruzioni. Degnatevi di concedere loro il premio che tenete riserbato ai vostri ministri fedeli. Fate che io stesso dopo essere stato quaggiù la loro consolazione colla mia docilità, col mio rispetto, colla mia buona condotta, e specialmente colla mia pietà e divozione verso di voi, possa formare la loro corona nel regno dei Beati. Così sia. {626 [634]}
Dio Creatore e pieno di misericordia, a Voi io sono debitore della mia vita. Voi volete che con un santo uso di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo io vi serva fedelmente, procuri la vostra gloria, e utile mi renda al mio prossimo. Io imploro adunque con umiltà e fiducia la vostra divina assistenza per raggiungere il fine per cui mi avete creato. Eccomi pervenuto ad un'età, in cui tutte le passioni sorgono con impeto nel cuore dell’uomo per distoglierlo da' suoi doveri, per formare in lui inclinazioni contrarie alla vostra divina legge; età in cui la cieca gioventù si precipita inconsiderata nei più gravi pericoli; circondata da tutte le seduzioni capaci a soffocare i germi preziosi della pietà e della virtù; età la più importante dell'uomo, poichè dal suo buono o cattivo impiego dipende la felicità o l'infelicità della vita intera. {627 [635]}
Confesso, o Dio mio, con mia vergogna, e con assai amaro rincrescimento, che io pur troppo già scorgo in me molti vizi e traviamenti. Ah! quale incostanza nelle mie risoluzioni, quale sregolatezza ne' miei desideri! Quale ostinazione nel non seguire che le mie idee, le mie opinioni! Quale facilità a lasciarmi strascinare alle massime corrotte, all'indifferenza di questo secolo per ciò che spetta alla religione! Quale orgoglio ne' miei pensieri, nelle mie parole, ne' miei portamenti! Sordo ai salutari insegnamenti, io fino ad oggi ho fatto poco conto dei saggi consigli e delle esortazioni di coloro, che la bontà vostra mi ha dato per guida, per sostegno. Quale svogliatezza, quale codardia nell'adempimento de' miei doveri, e quale prontezza poi nell'ommetterli anche intieramente!
Voi che siete, o Dio mio, l’aiuto dei deboli, non ritirate da me le vostre grazie in questo momento per me così pericoloso, ed insieme così importante. Armatemi dello scudo della vostra forza contro le violenze delle mie cattive inclinazioni; dissipate {628 [636]} dalla mia mente le tenebre che mi nascondono la verità; difendetemi dalle lusinghe dei sensi e dalle bugiarde promesse dei mondani. Fate che io schivi ogni ingiustizia sotto qualsiasi aspetto ella mi si presenti; e specialmente guardatemi dagli assalti mortali della voluttà, il più perfido ed il più pericoloso nemico che io mi abbia a temere. Preservatemi da ogni abito cattivo, affinchè se voi mi concederete di giungere alla vecchiaia, non sia allora schiavo vergognoso del peccato, ridotto a piangere ad amare lagrime i disordini de' miei primi anni. Fate al contrario che io crescendo ogni giorno in virtù e in pietà, pieno del vostro timore, vi serva d’ora innanzi di tutto cuore; e così meritarmi una santa morte, e l'ineffabile felicità di godervi e di possedervi per tutti i secoli. Così sia.
Un orfanello infelice ed abbandonato alza la sua voce verso di voi, o Dio di {629 [637]} bontà. Degnatevi di ascoltarne l’umile preghiera.
La morte mi ha rapito, ahimè! così presto il mio buon padre, la mia tenera madre! si le guide della mia infanzia mi hanno abbandonato. Ora mi trovo solo, derelitto, privo de' più cari amici del mio cuore! Ma alzando al cielo gli occhi miei molli di lagrime, una dolce parola si fa sentire all’afflitta anima mia: « No, tu non sei abbandonato; il Padre tuo celeste, Padre che ti ama più di qualsiasi padre terreno, vive ancora, e non cessa di aver cura di te. Non temere, non iscoraggiarti; confidati interamente nelle mani del tuo Dio, del tuo protettore. In questo deserto della vita egli ti porgerà benignamente la mano, egli sarà tua guida, egli tua difesa. »
Da voi dunque io aspetto il mio soccorso, o Padre mio celeste; volgete sopra di me uno sguardo pietoso; caldamente imploro la vostra assistenza. Io sono giovane ancora e inesperto; non conosco i pericoli che da tutte parti mi circondano. Preservatemi, {630 [638]} o buon Padre, e dirigete di continuo i miei passi sul sentiero della virtù. Sono debole ed incapace a superare grandi difficoltà. Datemi adunque, ve ne scongiuro, forza, che sostenga la mia giovinezza; avvaloratemi della vostra grazia, per cui tutto, possiamo. Io spero, o mio Dio, che voi esaudirete la mia preghiera, e son sicuro che voi mai non permetterete che io sia tentato al di sopra delle mie forze. Se io dovrò battere vie pericolose spero che voi comanderete agli angeli vostri di proteggermi, di portarmi sulle loro ali, sicchè io non urti il piede contro a pietra alcuna, non venga a cadere nell'abisso, che il peccato scava sotto de' piedi a chi lo commette.
Ma affinchè vano non sia il mio sperare, bisogna che io mi mantenga vostro figlio ubbidiente, e non cerchi che di piacere a Voi in ogni cosa. Io ve lo prometto, o amatissimo Padre. Aiutatemi soltanto a mantenermi costante nelle mie risoluzioni. Fatemi crescere ogni giorno in virtù o in grazia presso di voi, e presso gli uomini, {631 [639]} sull'esempio di Gesù vostro divin Figliuolo, del quale bramo imitare la santa infanzia, a fine di partecipare poi un giorno alla sua gloria per tutti i secoli. Così sia.
O Dio di misericordia infinita, Voi avete prolungato il corso de' miei giorni, l'immensa vostra bontà mi condusse ad un'età avanzata, affinchè io per mezzo di un maggior numero di azioni virtuose e degne di essere da voi accolte, mi potessi sempre più assicurare un'eternità felice. Ma ahimè! come ho male corrisposto ai disegni della vostra misericordia! Se do uno sguardo indietro, poche buone opere io iscorgo nella mia vita! e all'incontro quanti difetti, quanti peccati, quante grazie rese vane, quanti giorni perduti! Nel prolungamento di mia vita io ammiro un nuovo benefizio della vostra misericordia. Voi mi conservaste fino a {632 [640]} questa età, in cui si calmano le grandi passioni; età, in cui le abbattute forze non più permottono all'uomo di darsi a grandi affari, che non lasciano pensare alle celesti cose; età, in cui i turbolenti piaceri del mondo hanno perduto le loro attrattive, affinchè io approfittassi di questa calma, di questa tranquillità, onde riparare, ahimè! a tanti anni così inutilmente, anzi malamente impiegati. Sì, voi mi date ancor tempo per rimediare al passato, mettere in ordine le cose di mia coscienza, di lavare l'anima mia, di amarvi ancora prima che mi sopravvenga la morte. Deh! più non permettete, o mio buon Signore, che io abusi ancora di quest'ultima grazia, prova di vostra tenerezza per una creatura, che altro non si merita che lo sdegno di un padre lungamente offeso ed oltraggiato. Io sono altamente addolorato di avervi fino ad ora così malamente servito; e poichè voi ancora mi promettete di aggradire le ultime ore della mia terrestre dimora, vi prometto di tutte impiegarle nel vostro santo servizio. Mi terrò di continuo presenti {633 [641]} i miei peccati, i miei traviamenti, onde piangerli, e pregarvi che me li perdoniate. Io vi offro in espiazione e con gioia tutte le pene, tutte le infermità inseparabili dalla vecchiaia; edificherò colla mia pazienza, colla mia rassegnazione, col fervore di una vita veramente cristiana, tutti quelli, che furono testimoni delle mie sregolatezze, de' miei disordini. Vi offro fin d'ora con piena e intera sommessione il sacrifizio della mia vita, la quale Voi fra breve mi domanderete. O giusto Giudice, non entrate in giudizio con me, prima che io abbia espiato con una sincera penitenza tutti i peccati, che ho disgraziatamente commessi. Ah! degnatevi ancora di essere mio Padre prima che siate mio Giudice. Così sia.
Sarà egli possibile, o mio Dio, che i favori di cui mi avete ricolmo abbiano ad {634 [642]} essere la cagione della mia disgrazia e che i beni perituri, che posseggo in questo mondo, abbiano da essere d'impedimento all'eterna mia salute? So come sia facile lasciarsi sedurre dalle attrattive delle ricchezze. Esse portano naturalmente all'orgoglio, all'ambizione; occupano la mente, gonfiano il cuore, inspirano mille vani progetti, forniscono i mezzi di appagare ogni desiderio. In quanti pericoli perciò io non mi trovo di pervertirmi e perdermi! Ma coll'aiuto della vostra grazia, o Signor mio, non temerò di essere da loro sedotto. Io regolerò l'uso che ne dovrò fare, ne distaccherò il cuore, ne farò parte ai poveri, penserò che dovrò un giorno abbandonarle, che non le ho se non a tempo e come in prestito, e che un giorno avrò da rendere a voi un conto strettissimo dell'impiego che ne avrò fatto. Questi salutari pensieri saranno per me come un antidoto al veleno sparso sulle ricchezze. Io le possederò come se non le possedessi, e seguendo il consiglio del Vangelo, coi beni passeggeri, che ho fra le mani, mi farò {635 [643]} degli amici nel cielo, i quali mi abbiano a ricevere un giorno negli eterni tabernacoli, ove trovansi le vere ricchezze, i veri tesori. Eterno Padre, io vi chiedo questa grazia per Gesù Cristo mio Salvatore. Così sia.
Finora, o mio Dio, io non ho badato se non agli incomodi, e alle pene del mio stato, e non ho punto considerati i suoi vantaggi. Per questo invece di profittarmene, come io doveva, mi sono abbandonato ai fastidi, allo scoraggiamento, e ciò che peggio si è, ai lamenti, alle mormorazioni, alle impazienze. Ve ne dimando perdono, o Dio di bontà; io giudicava le cose secondo la cieca natura, e non secondo la fede. Ora accetto le pene della mia condizione, e umilmente mi sottometto agli ordini vostri. Oh! quando io penso che voi stesso, mio adorabile Salvatore, avete eletto questo stato a preferenza {636 [644]} di quello dei ricchi; quando io penso che voi lo avete onorato e santificato nella vostra persona, non dovrò io riputarmi felice di avere con voi questa santa uniformità, o almeno sul vostro esempio sopportare con rassegnazione tutte le pene che in questo stato s'incontrano in vista delle ricompense eterne che voi mi tenete preparate? Sono povero in questo mondo, ma potrò esser ricco nell'altro; vivo nelle umiliazioni presso gli uomini, ma con queste posso guadagnarmi la stima, la gloria degli Angeli, dei Santi; non posseggo campi della terra, ma posso sperare i giardini del cielo. O mio Dio, fatemi ricorrere spesso alla mente questi santi pensieri; essi mi sono necessari per sostenermi rassegnato nella povertà, nella miseria, in cui mi tocca passare i miei giorni. Forse ahimè! tale condizione me la sono procacciata co' miei disordini. Comunque sia, io l'accetto in ispirito di penitenza, e me fortunato se quella mi potrà ottenere la vostra misericordia, la vostra paterna benedizione! {637 [645]}
Gran Dio, che ci avete messi al mondo per lavorare e per salvarci, degnatevi di ascoltare i miei lamenti ed esaudire la mia preghiera. Quando in certi momenti di riposo, che per me sono assai rari, io rifletto alquanto, ahimè! dico a me stesso, qual sorte è mai la mia! Io mi sento oppresso dagli affari, da mille inquietudini agitato. Niente di sicuro avvi nel mio stato; sono sempre fluttuante tra la speranza di qualche buona riuscita, e il timore di mille sventure, esposto alle ingiurie del tempo, alla mala fede degli uomini, a cento ostacoli che posso nè evitare nè prevedere. Ah! mio Signore, se io mi dessi tante sollecitudini, se io durassi tante pene per l'affare della mia salute, quante ne prendo per li miei negozi temporali, io sarei un gran santo. Ma oimè! tutto occupato negli uni, a stento {638 [646]} trovo tempo onde pensare all'altro! Passano i giorni miei, l'eternità si avanza a gran passi, e disgraziatamente nulla io fo a fine di prepararmivi. Ma è tempo che io vi pensi. Sento in me questo bisogno, prendo sovente a tale scopo sante risoluzioni; ma tosto qualche imprevisto accidente, qualche dolorosa notizia assorbisce tutti i miei pensieri, manda in fumo tutti i miei buoni proponimenti.
Aiutatemi, o mio Dio, poichè io mi voglio salvare. Invano io mi affaticherei pei negozi di questo mondo; invano io guadagnerei tutto l'universo, se trascurassi l'unico negozio d'importanza, se per sempre perdessi l'anima mia. - Ecco dunque mio Dio, le risoluzioni, che io fo, e spero di mantenere coll'aiuto della grazia vostra.
I. Io riguarderò sempre l'affare della mia salute come il primo, come il più importante che io abbia a trattare in questo mondo.
II. Mi prenderò conveniente sollecitudine per la condotta de' miei negozi a sostegno di mia famiglia; ma voi ne sarete sempre {639 [647]} il primo motivo, voi la meta a cui mirerò di continuo.
III. Io opererò con tutta la probità e fedeltà che richiede la coscienza e la religione.
IV. Quando mi accadrà di far perdite e fallimenti, io adorerò i disegni della vostra provvidenza, e mi assoggetterò alle vostre sante disposizioni.
V. Sceglierò ogni mese almeno un giorno di riposo per occuparmi esclusivamente della grand'opera di mia salute, per aggiustare le partite di mia coscienza, e prepararmi seriamente all'eternità.
Fate, o mio Dio, che io cerchi prima di ogni cosa il vostro regno, e la vostra giustizia, e del resto disponete come vi piace.
O mio Dio, Padrone supremo di tutte le cose, piacque alla vostra Provvidenza di collocarmi al di sopra degli altri, di darmi tutto ciò che lusinga la cupidigia, l'ambizione {640 [648]} degli uomini: ricchezze, potenza, onori del mondo. Ah! il pericoloso dono che voi mi faceste! Oh! quanto io temo di attaccare il mio cuore a questi beni passeggeri, di ascoltare le suggestioni dell'orgoglio da voi maledetto. Aiutatemi, Signore, in questo stato così pieno di pericoli, preservate il mio cuore dalla corruzione dell'oro, delle dignità e dalla cieca ambizione. Illuminate la mia mente onde discernere la vera dalla falsa grandezza; difendetemi dai lusinghevoli discorsi dei vili adulatori; non permettete giammai che io rinunzi alla virtù, alla giustizia; non permettete giammai che io opprima la verità e protegga l'errore.
Voi avete voluto nascere povero sulla terra, e vivere fra ogni sorta di umiliazioni, e se a voi non piacque che in questo io vi rassomigliassi, deh! fate almeno, che io nutra al pari di voi sentimenti di disprezzo per le grandezze di quaggiù, e non sia pure contro di me pronunziata quella terribile sentenza: Infelici i ricchi! infelici quelli che hanno le loro gioie su questa terra! {641 [649]}
Fate che sebben grande agli occhi degli uomini, io rimanga piccolo agli occhi miei; che fra tanti mezzi di soddisfare a' miei appetiti io conservi lo spirito di mortificazione, di penitenza, senza cui non si può aver salute. Fate ch’io m'imprima profondamente nel cuore quell’oracolo da voi pronunziato, che quanto più io avrò ricevuto, tanto più mi sarà domandato; che più sarò stato elevato, e più severamente mi sarà chiesto conto dell'uso che avrò fatto della potenza, di cui mi avete rivestito, e degli esempi che avrò dato al mondo. Concedetemi che io sia dappertutto e sempre l'appoggio e il soccorso degli infelici. Una sola cosa assai mi consola in mezzo ai pericoli che mi circondano, ed è che voi mi abbiate posto in mano i mezzi per far molto bene. Deh! fate, ve ne scongiuro, che io seguendo i vostri esempi segni ciascuno de' miei passi con qualche opera buona. Quello che vi chieggo poi con maggior istanza è la grazia di mantenermi fedele alla risoluzione presa innanzi a voi d'impiegare tutto quello che mi avete donato {642 [650]} di potenza e di ricchezze per difendere e far onorare la vostra Religione santissima, per istabilire il vostro regno in tutti i cuori, e così servo e dispensatore fedele dei vostri beni, io possa essere ammesso un giorno presso di voi co' vostri santi nel soggiorno delle vere grandezze, dell'eterna gloria. Così sia.
Dio di bontà, la cui pace e benedizione si estende sopra tutta la terra, e che avete stabilito i diversi stati nella società pel bene di tutti gli uomini, siete voi, Altissimo Iddio, che avete creato quello, a cui mi avete eletto, per addolcire e guarire i mali dell'umanità sofferente. Deh! infondete in me la scienza necessaria per conoscere la virtù benefica che avete annessa ai prodotti della terra a sollievo dell'uomo addolorato. Io vi chiedo altresì l'umiltà, onde preservarmi {643 [651]} da quell'insano orgoglio, che ci porta assai sovente a rapire a voi la gloria delle guarigioni, di cui siete il primo autore; imperciocchè voi solo donate la vita e restituite la sanità come e quando vi piace. Voi solo siete il sovrano padrone della vita e della morte. Fate dunque che io vi onori e glorifichi di continuo nelle vostre maraviglie.
Sia la mia fede sempre sottomessa agli insegnamenti della vostra Chiesa depositaria della verità; ed essa mi faccia rigettare con orrore tutti gli empi sistemi, e la pretesa scienza d'uomini temerari, i quali, come dice l'Apostolo, osano bestemmiare ciò che ignorano, e si levano audaci contro i vostri divini oracoli. Io, Signore, crederò sempre che non avvi vera scienza se non quella che viene da voi, e che è vero merito il riconoscere umilmente i limiti, che poneste alla nostra debole natura, alla nostra ragione. Abborrisca io sempre ogni errore, in cui potessi cadere a danno del mio prossimo; e da cui caldamente vi prego di preservarmi. Oh! fate che non mai una colpevole {644 [652]} ignoranza, o volontaria precipitazione mi renda reprensibile agli occhi vostri e a quelli degli uomini. Degnatevi, o Dio di misericordia, di perdonarmi tutti gli errori, di che la vostra giustizia forse avrà già da rimproverarmi.
Nelle sante Scritture voi comandaste di onorare i medici. Signore, rendetemi dunque degno di onore agli occhi vostri e presso tutti i miei fratelli per la mia pietà, carità, pazienza, modestia, insomma per tutte le virtù, che costituiscono il vero cristiano. Questa grazia io ve la chiederò ogni giorno, supplicandovi insieme a guarire le malattie dell’anima mia, più dannose assai di tutte le malattie del corpo. Fate che la morte che così sovente ho avanti gli occhi mi richiami di continuo alla memoria l'ora tremenda, in cui dovrò separarmi da questo corpo. E questo salutar pensiero mi distacchi dalle vanità di questo mondo passeggero, mi tenga sempre preparato a comparire davanti a voi con un’anima pura e candida, che attiri sopra di sè i vostri divini sguardi, e formi le vostre compiacenze. {645 [653]} Tutte queste grazie io vi dimando pei meriti di Gesù Cristo Nostro Signore. Così sia.
Dio sapientissimo, unica sorgente della vera luce, senza cui la nostra mente non è che tenebre, e la nostra scienza non è che un falso barlume ingannatore; Voi che rendete eloquente quando vi piace la lingua stessa dei fanciulli, deh! mandate sopra di me qualche raggio della vostra intelligenza, ornate l'anima mia di quelle virtù, che mi rendano capace a spandere nella mente e nel cuore di coloro, che mi avete affidato ad ammaestrare, quella sapienza che assiste al vostro trono, quella sapienza che fa riportar frutti abbondanti per l'eterna vita. Voi liberatemi dal giogo delle passioni, che ci nascondono assai sovente la verità; liberatemi dalla presunzione che inventa sistemi riprovati dalla {646 [654]} vostra Chiesa. Voi volete che io mi adoperi per rendermi ogni dì più atto alle funzioni che debbo esercitare; concedetemi perciò che mentre io cerco d'istruirmi, mi tenga lontano dalla scienza che non è punto secondo il vostro spirito, e da quella temeraria curiosità, che travia coloro i quali non vogliono altra guida che la loro ragione. Oh! fate che lungi dall’essere io pel mio prossimo una guida cieca, lungi dallo strascinare altri con me nell'abisso, imprima invece profondamente nell'anima di tutti i sentimenti della fede più viva, e della pietà più sincera. E poichè l’esempio è più eloquente di ogni predica, datemi la grazia che io sempre conformi le mie opere colla mia fede, affinchè la mia parola non sia, secondo l'espressione del vostro Apostolo, come un bronzo che non manda che un impercettibile squillo, come un cembalo che non produce che un vano suono. Ohimè! quanto io sarei infelice, e qual conto terribile non avrei a rendere un giorno, se dopo aver ricevuto da voi tanti lumi, io non avessi osservati i vostri {647 [655]} comandamenti, se non mi fossi servito dei vostri doni che per attirare sopra del mio capo i vostri castighi! O Dio buono, preservatemi da questa disgrazia, sostenetemi, guidatemi, salvatemi. Son vostro servo, son vostro ministro. Benedite i miei sforzi, coronate le mie fatiche, i miei sudori con frutti abbondanti di salute, e per me stesso e per quelli che mi ascoltano, e così tutti possiamo sperare ed ottenere la ricompensa che ci avete promesso per bocca del vostro profeta: « Quelli che saranno stati istruiti nella legge di Dio, e l'avranno osservata brilleranno come fuochi del firmamento, e coloro i quali avranno insegnato a molti la via della giustizia risplenderanno come stelle per tutta l'eternità. » Esauditemi, o gran Dio, pei meriti infiniti di Gesù Cristo vostro divin Figliuolo. Così sia.
Ogni stato ha le sue difficoltà, i suoi pericoli; ma quello in cui mi trovo io, ne {648 [656]} ha più di ogni altro, o mio Dio. Con fiducia io vi chieggo pure, o Bontà infinita, un maggior numero di grazie. Non sono tanto le fatiche, le privazioni, i pericoli corporali che mi spaventano, quanto le occasioni in cui mi trovo di perdere la vostra amicizia, l'anima mia per tutta l'eternità. Mentre dunque io vi ringrazio, o Dio degli eserciti, di essere il mio protettore, il mio scudo contro i nemici della mia patria, con maggiore istanza vi supplico di proteggermi e di difendermi nella guerra continua ed accanita che debbo sostenere contro le mie passioni. Esse mi assalgono da tutte parti; non permettete che la mia debolezza soccomba nei combattimenti di mia salute. Siate voi la mia forza, siatemi qual rocca inespugnabile entro cui mi difenda da tutti i nemici dell’anima mia, il demonio, la carne, ed il mondo. Io vi prego specialmente d'inspirarmi un grande orrore per tutti i piaceri disonesti, di cui ohimè! pur troppo si macchia un gran numero de' miei commilitoni. Mettete una guardia vigilante alle mie orecchie, agli occhi miei, per chiuderli {649 [657]} ad ogni cosa impura; il pentimento de' miei peccati, lo spirito di penitenza mi preservino dà tutti gli eccessi a cui strascina l’intemperanza, e pure serbate le mie mani da ogni ingiustizia. Datemi soprattutto il vostro soccorso, o mio Dio, per trionfare del rispetto umano, che cagiona fra noi la perdita eterna di tante anime. Io sono soldato di Gesù Cristo, prima di esserlo della patria; fate che ciò io non dimentichi mai, e mai non abbia la viltà di arrossire della gloriosa divisa del mio Redentore; io rinnovo oggi alla vostra presenza di essere suo seguace, suo campione. Affronterò e sosterrò da generoso gli scherni, e le persecuzioni dei cattivi, piuttostochè disonorare l'alto carattere di cristiano. Voi, o liberalissimo Iddio, avete promesso il vostro regno a quelli che soffrono persecuzioni per amore del vostro nome; piacciavi di conservar sempre in me fresca la memoria di questa promessa a fine di sostenere il mio coraggio. Bandite dal mio cuore ogni sentimento di odio e di vendetta, e fate che lungi dal riporre il mio {650 [658]} onore sulla punta della spada, da voi affidatami per la difesa della patria e del mio principe, io faccia consistere la mia vera gloria nel rassomigliare al mio divin modello Gesù Cristo nella carità, nella pazienza, nella dolcezza, nella misericordia. Fatemi ben comprendere come sia sempre una viltà, un disonore lasciarsi vincere dalle proprie passioni, e come non siavi vittoria più gloriosa di quella che si riporta sopra di se medesimo.
Mantenete in me tutti questi buoni sentimenti, o mio Dio. Colla dolce testimonianza che mi renderà la coscienza, che io sia in grazia vostra, non paventerò nè anche in fronte alla morte, e se la volontà vostra sempre adorabile, disporrà della mia vita in giorno di battaglia, io morrò pieno di speranza di ottenere dalla vostra misericordia la corona immortale degli eletti, corona che io ambisco più di tutti gli allori della terra.
O Maria, mia buona madre, voi che siete l’aiuto dei cristiani, deh! proteggete me vostro figliuolo, vostro servo devoto. Ottenetemi {651 [659]} specialmente di vivere e morire nell’amore del vostro divin Figliuolo. Così sia.
Di quali consolazioni non si riempie il mio cuore, o adorabile mio Salvatore, quando io penso che voi medesimo per più anni vi siete degnato di santificare la professione, che io esercito, coll’opera delle vostre mani! Oh quanto sarei fortunato se io potessi lavorare col medesimo vostro spirito, cogli stessi sentimenti vostri! Io non temo, e non rifiuto la fatica, la desidero anzi onde avere di che sostentarmi col sudore della mia fronte. No, io non desidero, nè gli onori dei grandi del secolo, nè l’abbondanza dei ricchi, nè i piaceri dei mondani; io non vi domando che la grazia di vivere secondo il mio stato, e di sopportare le pene e le fatiche con pazienza e rassegnazione. Vi hanno, è vero, momenti tristi e giorni di dolore; ma le {652 [660]} pene finiranno, e mentre vi rimarrà la ricompensa delle buone opere. Succedendomi sinistri avvenimenti, io m'inquieto talvolta, ahimè! fino a diffidare della vostra Provvidenza, e della bontà vostra. Ah! Signore, abbiate pietà della mia debolezza, e perdonate alla mia infedeltà. Conosco quanto io sia colpevole agli occhi vostri. Dovrei mille volte benedire questa Provvidenza divina, che mai non mi venne meno, quando io ho posto in lei la mia fiducia, e feci dal canto mio quel che poteva.
Continuate, mio Dio, a sostenere la mia fiacchezza, a benedire le mie fatiche. Io mi applicherò con assiduità al lavoro, ne sopporterò le pene con maggior pazienza, ve le offrirò in penitenza de' miei peccati, mi rassegnerò in fine a tutto quello, che vi degnerete disporre di me e de' miei. È la vostra grazia che m'inspira queste sante risoluzioni; la vostra grazia mi aiuterà ad osservarle.
O Madre del mio Dio, siate mia tenera madre, e quella di tutta la mia famiglia; assisteteci amorevolmente. {653 [661]}
Grande s. Giuseppe, il quale avete consacrata la vostra vita al lavoro, siate il mio modello e protettore, e specialmente ottenetemi al fine de' giorni miei, una santa morte, e la felice eternità. Così sia.
Dio onnipotente, che avete in mano le sorti degli uomini, e nell'ordine della vostra Provvidenza a ciascuno fissate la propria condizione, voi mi avete posto in uno stato molto penoso. Io in questo mondo non ho bene alcuno, se non il lavoro delle mie mani. La terra che io coltivo è sovente per me una terra ingrata, la quale non produce che triboli e spine. Le disgrazie del tempo, i disordini delle stagioni, gli uragani, le grandini, le siccità, le innondazioni devastano assai frequentemente le campagne, e ci tolgono la speranza delle raccolte; e spesso dopo aver bagnato la terra co' miei sudori, sono costretto ancora a bagnarla delle mie lagrime. {654 [662]}
Conosco, o mio Dio, che sono i nostri peccati, che ci attirano i vostri flagelli, e pure tale è il nostro acciecamento, che non cerchiamo di disarmare la mano che ci percuote. Invece di calmare il vostro sdegno colla nostra sommessione, colla nostra pazienza, col nostro pentimento, noi ci abbandoniamo ai lamenti, alle mormorazioni, e talvolta anche alle imprecazioni e alle bestemmie contro la vostra Providenza. Me disgraziato! io fui di questo numero. Nel tempo stesso che voi mi punivate delle mie offese, io vi offendeva nuovamente!
Dio di misericordia, abbiate pietà dei vostri figli. Per colpevoli che eglino siano, sono pur sempre opera delle vostre mani, e prezzo del vostro sangue. Mi sono abusato della vostra bontà, è vero, o mio Dio; ma ora me ne pento, per l'avvenire vi sarò più fedele, più obbediente, più rassegnato.
Io risolvo, o mio Dio, coll'aiuto della grazia vostra di correggere la mia condotta. Io adorerò in tutto la vostra Previdenza, bacierò la mano che mi flagella, {655 [663]} e quando voi vi degnerete di spandere sopra le mie fatiche le celesti benedizioni, che ora imploro, io non mi dimenticherò di esservene riconoscente, e sciogliervi inni di ringraziamento, e sempre mi adoprerò per regolarmi in modo da meritarmi la vostra amicizia nel tempo e nell'eternità.
Gran Dio, Creatore e sovrano e padrone di tutti gli uomini, voi, che voleste che nella mia condizione io avessi gente a me soggetta, concedetemi, vi prego, che io disponga ogni cosa con fortezza e soavità. Fate che nel regolarmi co' miei servi abbia sempre in mente che io pure sono servo, ed ho in Cielo un Padrone supremo, che osserva i miei trattamenti, e un giorno me ne dimanderà conto strettissimo, e non permettete giammai che io commetta a loro riguardo cosa alcuna, che possa essere agli occhi vostri dispiacevole. Tenete da me {656 [664]} lontana la turpe avarizia, che induce a defraudare, o diminuire altrui la dovuta mercede. Fate che io ami i miei servitori con sincero affetto, e provegga loro il necessario per l'anima e pel corpo, e mentre procuro che servano a me lealmente, non trascuri di renderli a voi servi fedelissimi. Io intanto per regolarmi da ora innanzi da buon padrone cristiano fo qui alla vostra presenza i seguenti proponimenti.
I. Io non comanderò mai alla mia servitù cose proibite dalla vostra santa legge.
II. Parlerò loro sempre con affabilità, e quando avessi ad usare con loro modi un poco severi non passerò i limiti dell'onesto, badando che voi padrone di tutti tratterete pur me in quella guisa, che io avrò trattato gli altri.
III. Vigilerò che essi non bestemmino, e non facciano cattivi discorsi.
IV. Io non farò mai lavorare di festa senza giusto motivo e senza licenza della santa Chiesa; ma santificherò cristianamente i giorni a Voi consacrati, e mi adoprerò {657 [665]} che siano pure santificati da tutti quelli, che dipendono da' miei ordini.
O mio Dio, datemi la grazia di mantenere questi proponimenti, e concedetemi che comandando io ad altri sappia pure comandare a me stesso ed alle mie passioni, e così dopo essere stato padrone in questa terra non abbia la sventura di essere schiavo del demonio in questa e nell’altra vita.
Voi ci avete detto, o Salvatore amabilissimo, che eravate venuto al mondo non per essere servito, ma per servire gli altri. Queste parole rendono dolci le pene del mio stato, sebbene esse siano grandi, ed io me ne senta talora oppresso. Oh! se io le soffrissi per amor vostro, quanti meriti mi farei pel cielo! Elleno sarebbero per me un esercizio utilissimo di penitenza e di mortificazione; e venendo dalla vostra mano basterebbero per soddisfarvi de' miei {658 [666]} peccati, e meritarmi in cielo un bel seggio fra i vostri eletti. A questa ricompensa celeste io terrò fissi i miei pensieri, o Dio mio, come a mezzo più potente onde far piovere su di me le vostre grazie, addolcire le mie pene, operare la mia salute. Ecco pertanto le risoluzioni che oggi fo alla vostra presenza.
I. Io riguarderò la vostra persona in quella de' miei padroni, e loro parlerò sempre con quel rispetto che si conviene.
II. Io vi offrirò ogni giorno le pene del mio stato in penitenza de' miei peccati.
III. Serberò una fedeltà a tutta prova, e avrò a cuore gli interessi del mio padrone più ancora che i miei propri, e non permetterò, per quanto sta in me, che loro sia fatto torto alcuno. Questo io farò per ispirito di giustizia e riconoscenza, e per piacere a voi.
IV. Io conserverò la pace con tutti quelli coi quali avrò da trattare e vivere; mi asterrò diligentemente dallo scoprire i difetti de' miei padroni, e lungi dallo sparlare di essi, ne prenderò le difese quando li {659 [667]} sentirò calunniati, e qualora di loro si dicesse male con ragione cercherò di scusarli interpretando in bene le loro intenzioni, poichè voi mi comandate di amare il mio prossimo come me stesso per amor vostro.
V. Io mi consolerò delle pene di questa terra colla speranza della felicità eterna.
VI. Specialmente io sfuggirò con ogni sollecitudine l'oziosità, le cattive compagnie, ogni proposta disonesta coi miei compagni di servizio, ogni azione che potesse anche per poco offendere la virtù della modestia, e veglierò sopra tutti i miei sentimenti per non rendermi colpevole di mal esempio.
O Gesù mio, che m'inspirate queste sante risoluzioni fatemi la grazia di poterle adempiere esattamente. Ve ne prego pei meriti infiniti della vostra dolorosissima passione e morte, e per l'intercessione della vostra divina Madre Maria, alla quale ora e sempre mi raccomando e mi raccomanderò di cuore. Così sia. {660 [668]}
Concedete, o Signore, a quelli, che per amor vostro ci fecero del bene, il premio loro promesso. Date ai nostri benefattori viventi il centuplo in questa vita; concedete loro quella pace che il mondo dar non può, tenete da loro lontana ogni sventura, spandete le vostre benedizioni sulle loro persone, sulle loro campagne, sopra tutti i loro beni; ma specialmente donate loro la vostra amicizia, tesoro più prezioso che esser vi possa; fateli perseverare nel vostro amore sino alla morte, affinchè abbiano la bella sorte di giungere al possesso di quella gloria che pur prometteste a chi avesse fatto del bene a qualcheduno dei vostri anche minimi servi.
A quelli poi de' nostri benefattori, che già ci precedettero nell'altra vita, e ancor si trovano nel purgatorio, fate risplendere la luce dei vostri eletti. Sì, o benignissimo Redentore, versate una goccia del vostro {661 [669]} preziosissimo sangue su quelle anime affinchè rese monde e candide siano tosto introdotte dai loro angeli negli eterni tabernacoli. Così sia.
O Dio, che in mezzo al Mar Rosso faceste passare a piedi asciutti i figli d'Israele e che a voi conduceste i Magi colla scorta della stella, concedetemi, vi prego, un viaggio felice e giorni tranquilli, affinchè in compagnia del vostro santo Angelo, al luogo, dove sono incamminato, e infine al porto dell’eterna salute, io pervenga felicemente.
Signore, che fatto uscire d'Ur della Caldea il vostro servo Abramo, lo custodiste il’eso in tutto il suo pellegrinaggio, degnatevi altresì, vi prego, di custodir me vostro servo; siate, o Signore, lo scopo del mio viaggio, mia consolazione nel cammino, {662 [670]} mia ombra nel calore del giorno, mia protezione nella pioggia e nel freddo, mio sollievo nella stanchezza, mio aiuto nelle avversità, mio sostegno nei pericoli di cadere, mio porto nel naufragio, affinchè sotto la vostra scorta io arrivi felicemente al luogo, cui tendo, e finalmente sano e salvo io ritorni ai miei ed alle cose mie. Tutto ciò io vi domando e spero per li meriti di Gesù Cristo nostro Signore il quale vive e regna con voi nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.
Onnipotente ed eterno Iddio, usate misericordia al vostro servo, nostro sommo Pontefice N., e secondo la vostra misericordia guidatelo sulla via dell'eterna salute, affinchè per la grazia vostra desideri con ardore e compia con fortezza quanto vi piace. O Signore, conservatelo, fortificatelo e rendetelo felice sulla terra, e non permettete {663 [671]} mai che egli cada nelle mani dei suoi nemici. Fate che ei si adoperi a promuovere con apostolico zelo il bene delle anime, ad estendere il vostro regno nel cuore di tutti gli uomini; difenda con fortezza i diritti della vostra Chiesa, e da esperto nocchiero nel procelloso mare di questo mondo guidi al porto della salute la navicella di Pietro. Concedete che egli possa vedere giorni felici per la Chiesa, distrutti gli errori, cessati gli scandali, umiliati, convertiti i suoi nemici e a capo di numerosissimo gregge giungere al cielo, e ricevere da voi, supremo Pastore, l'eterno guiderdone. Per Gesù Cristo nostro Salvatore. Così sia.
Vi prego, o Dio onnipotente, che il vostro servo N. nostro re, il quale per vostra misericordia assunse le redini dello stato, riceva pure ogni accrescimento di virtù; affinchè di queste convenientemente {664 [672]} ornato e i vizi possa evitare, e a voi, che siete via, verità e vita, possa nel vostro favore pervenire. Sì, o gran Dio, concedetegli forza a compiere i propri doveri, fategli dono di quella sapienza che già concedeste al vostro servo Salomone. Dategli sanità e grazia, difendetelo da tutte le avversità, affinchè possa promuovere il bene de' suoi popoli, proteggere la vostra santissima religione e la giustizia, e dopo questa giungere a cingere una corona immortale nel vostro regno. Pel nostro Signore Gesù Cristo, il quale vive e regna con voi nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.
O Dio, nel quale viviamo, ci moviamo ed esistiamo, dateci la pioggia conveniente, affinchè dai presenti sussidi sufficientemente aiutati, possiamo con maggior fiducia desiderare i beni eterni. Fecondate, o Signore, la terra colle benefiche acque come ai {665 [673]} tempi d'Elia profeta, affinchè essa ci produca i frutti necessari; e in pari tempo mandate la rugiada celeste delle vostre grazie nei nostri cuori, affinchè noi pure facciam frutti degni di penitenza, ci procacciamo grandi meriti dinanzi a voi, e così ci rendiamo degni di entrare un giorno nella terra promessa, nella terra dei viventi. Pel nostro Signor Gesù Cristo vostro Figliuolo, il quale vive e regna con voi per tutti i secoli dei secoli. Così sia.
Esaudite, o Signore, chi vi prega, concedete a chi vi supplica la serenità del cielo, affinchè noi che pei nostri peccati giustamente siamo puniti, per la vostra misericordia esperimentiamo la vostra clemenza. O Dio onnipotente, che poneste fine al diluvio, e con un vento cocente in breve asciugaste la terra, deh! chiudete, vi prego, le cateratte del Cielo, fate comparire l'astro benefico, che co' raggi suoi {666 [674]] ridoni vita alla terra, e la fecondi. Concedeteci ancora che noi in tal modo da voi beneficati, con trasporto di gioia vi amiamo e serviamo in questa vita, e abbiamo la bella sorte di mirar sereno il vostro volto nel gran dì del giudizio. Per Gesù Cristo nostro Signore. Così sia.
Divin Salvatore delle anime nostre, che sedete alla destra di Dio Padre per far le parti di nostro avvocato, a voi specialmente ci rivolgiamo nelle presenti calamità, e col cuore contrito ed umiliato, coi più alti clamori e coi più dolenti sospiri vi supplichiamo ad offerire a Dio, vostro Padre, la vostra croce, le vostre piaghe, il vostro sangue, la vostra morte per placare l'offesa sua Maestà ed ottenere a noi tutti perdono, riconciliazione, salute ed ogni bene. E voi non isdegnate, Dio misericordiosissimo, le preghiere del vostro popolo afflitto; ma soccorretelo per {667 [675]} la gloria del vostro Nome, e pei meriti di Gesù vostro dilettissimo Figlio. Così sia.
O Gesù principe dei pastori, pastore e vescovo delle anime nostre, date al vescovo della nostra diocesi tutte quelle virtù, che ha bisogno per sua e nostra santificazione. Fate che vigili sopra se stesso, sovra tutto il suo gregge, a cui dallo Spirito Santo venne proposto. Siate il suo modello, cui imiti, onde noi possiamo imitar lui. Riempitelo internamente del vostro Spirito, dategli fede, amore, sapienza e forza; formategli fedeli cooperatori nell'importante negozio della guida delle anime nostre; fatelo pastore secondo il cuor vostro, pronto a dar la vita per le sue pecorelle; in voi speri, nulla tema se non voi, affinchè quando verrete a giudicare i pastori e le loro greggie, noi siamo sua corona e suo gaudio, ed egli riceva l'eterna gloria. Così sia. {668 [676]}
O clementissimo Gesù, amator delle anime, caldamente io vi prego per l'agonia del vostro Santissimo Cuore, e pei dolori della Madre vostra Immacolata, lavate nel vostro Sangue i peccatori di tutto il mondo, che si trovano ora in agonia, e che oggi dovranno morire. Così sia.
Cuore di Gesù fatto agonizzante, abbiate pietà dei moribondi.
Padre nostro, che siete ne' Cieli, il nome vostro sia sempre santificato.... sia benedetto le mille volte in tutti i luoghi.... sia {669 [677]} egli lodato dagli angeli e dagli uomini tante volte quante sono le foglie degli alberi, le stelle del firmamento, gli atomi di polvere sulla terra, le gocce d’acqua nel mare....
Conosciuto, lodato, benedetto, amato, servito e glorificato sempre e da per tutto sia il divinissimo Cuore di Gesù, e l'illibatissimo Cuore di Maria. Così sia.
Il sommo Pontefice Pio IX, con Rescritto dell'Eminentissimo Cardinale Vicario dei 5 agosto 1854, che si conserva nell’archivio della Ven. Congregazione dei Missionari del preziosissimo Sangue {670 [678]} in Roma, concesse 100 giorni d'indulgenza, per ogni volta che col cuore almeno contrito si recita la seguente orazione tanto efficacemente insinuata dal Ven. Benedetto Giuseppe Labre.
DETTA ORAZIONE.
Iesus Christus Rex gloriae venit in pace.
Deus Homo factus est.
Verbum caro factum est.
Christus de Maria Virgine natus est.
Christus per medium inimicorum ibat in pace.
Christus crucifixus est.
Christus mortuus est.
Christus sepultus est.
Christus resurrexit.
Christus ascendit in Coelum.
Christus vincit.
Christus regnat.
Christus imperat.
Christus ab omni malo nos defendat Iesus nobiscum est.
Pater, Ave, e Gloria.
Eterno Padre, per il sangue di Gesù, misericordia: segnateci col sangue dell'Agnello {671 [679]} immacolato Cristo Gesù, come segnaste il vostro popolo d'Israele per liberarlo dalla morte; e voi, Madre di misericordia Maria, pregate e placate Iddio per noi, e otteneteci la grazia che domandiamo.
Gloria Patri etc.
Eterno Padre, per il sangue di Gesù, misericordia: salvateci dal naufragio del mondo, come salvaste Noè dal diluvio universale; e voi, arca di salute, Maria, pregate e placate Iddio per noi, e otteneteci la grazia che domandiamo.
Gloria Patri etc.
Eterno Padre, per il sangue di Gesù, misericordia: liberateci dai meritati flagelli, come liberaste Lot dall’incendio di Sodoma; e voi, avvocata nostra Maria, pregate e placate Iddio per noi, e otteneteci la grazia che domandiamo.
Gloria Patri etc.
Eterno Padre, per il sangue di Gesù, misericordia: consolateci nelli presenti bisogni e tribolazioni, come consolaste Giobbe, Anna, e Tobia nelle loro afflizioni; {672 [680]} e voi, consolatrice degli afflitti, Maria, pregate e placate Iddio per noi, e otteneteci la grazia che domandiamo.
Gloria Patri etc.
Eterno Padre, per il sangue di Gesù, misericordia: voi non volete la morte del peccatore, ma che si converta e viva: dateci per la vostra misericordia spazio di penitenza, onde ravveduti e pentiti dei nostri peccati, cagione di ogni male, viviamo nella santa fede, speranza, carità e pace del nostro Signor Gesù Cristo; e voi rifugio dei peccatori, Maria, pregate e placate Iddio per noi, e otteneteci la grazia che domandiamo.
Gloria Patri etc.
O sangue prezioso di Gesù nostro amore, gridate al vostro divin Padre: misericordia, perdono, grazia e pace, per noi, per..... e per tutti.
Gloria Patri etc.
O Maria, Madre e speranza nostra, pregate per noi, per..... e per tutti, e otteneteci la grazia che domandiamo.
Gloria Patri etc. {673 [681]}
Eterno Padre, io vi offro il sangue di Gesù Cristo in isconto dei miei peccati, per i bisogni della santa Chiesa, e per la conversione dei peccatori.
Immacolata Maria, Madre di Dio, pregate Gesù per noi, per.....e per tutti. Gesù e Maria, misericordia.
S. Michele Arcangelo, s. Giuseppe, s. Pietro, e s. Paolo protettori di tutti i Fedeli della Chiesa di Dio, e voi tutti Angeli, santi e sante del Paradiso, pregate e intercedete grazia e misericordia per noi, per..... e per tutti. E così sia.
Eterno Iddio, Creatore di tutte le cose, rammentatevi che le anime degli infedeli (degli eretici, e dei peccatori) sono pur l'opera delle vostre mani, e son fatte a vostra {674 [682]} immagine e somiglianza. Ecco pertanto, o Signore, che in onta del nome vostro l'Inferno si riempie di queste anime! Rammentatevi che il Figlio vostro Gesù ha incontrato per esse la morte la più crudele. Nè permettete punto, ve ne scongiuriamo, che il Figlio vostro debba essere più a lungo l'oggetto del disprezzo di questi infedeli, e di questi ingrati. Piegatevi, o Signore, alle preghiere delle anime sante, e della Chiesa, Sposa santissima del Figlio vostro; ricordatevi della vostra misericordia; scordatevi della loro idolatria e della loro infedeltà, e fate che finalmente amino colui, che voi mandaste al mondo perchè fosse la nostra salute, la nostra via, la nostra risurrezione. Per Colui, che ci ha liberati dall'Inferno, Gesù Cristo Nostro Signore, a cui sia lode e gloria nei secoli. Così sia. {675 [683]}
Tutta la vita dell'uomo è una guerra continua. Non dobbiamo cessare mai un istante dal fortemente combattere le nostre passioni. Se non ci adoperiamo a domarle, ci toglieranno immancabilmente il riposo della presente vita, e ci faranno perdere la felicità dell'altra. Si vede adunque di quanta importanza sia il conoscere le proprie cattive inclinazioni e combatterle. Sant'Ignazio nel libro ammirabile de' suoi Esercizi Spirituali espone l'ordine di questo combattimento, e dà insieme un mezzo efficace per liberarsi dalle abitudini anche le più inveterate. Vi lasciate voi trasportare alla collera per esempio, e volete emendarvene? (e così dicasi di ogni altro vizio, della superbia, della maldicenza, dell'impurità) ebbene fate così.
I. Promettete sinceramente a Dio fin dal mattino di schivare ad ogni vostro potere {676 [684]} l'impazienza; considerate ciò, che vi potrebbe essere occasione di caduta, e dimandate di cuore a Dio la grazia di non soccombere.
II. Vegliate diligentemente sopra di voi medesimo, specialmente nei pericoli, e ricorrete a Dio colla preghiera, colle giaculatorie.
III. Quando vi succede la disgrazia di cadere, dimostrate tosto al Signore il vostro rincrescimento, datevene un castigo, e senza nulla scoraggiarvi rimediate al male con un atto di virtù contraria; come sarebbe, nel caso nostro, un momento dopo mostrarvi dolce ed affabile.
IV. Esaminatevi verso il mezzo giorno e alla sera, o almeno alla sera. Considerate quante volte siete ancora ricaduto, cercatene la cagione, dimandatene umilmente perdono a Dio, imponetevene una penitenza: formate nuove risoluzioni e proponimenti, e perseverate coraggiosamente in questa guerra necessaria, persuaso che Dio benedirà in fine gli sforzi che fate a fine di piacergli. Con questo esercizio {677 [685]} continuato circa 20 anni, s. Francesco di Sales di naturale vivo e sanguigno, venne il più mite, il più dolce degli uomini.
Questo mezzo può servire non solamente per distrurre i vizi, ma ancora per acquistare le virtù, come la purità, la carità, l'umiltà, l'ubbidienza, la pazienza, il distacco dal mondo ecc.
Dio santo, padre delle misericordie, che non mi creaste fuorchè per servirvi nella libertà dei figli vostri, non vogliate permettere che io soggiaccia più lungamente alle leggi vergognose delle mie colpevoli passioni.
Aiutatemi, o Dio di bontà, a liberarmi dalla schiavitù in cui esse mi hanno ridotto; sostenetemi nelle battaglie e nei contrasti, affinchè io non soccomba.
Voi conoscete, o mio Dio, e la mia debolezza, {678 [686]} e la forza dei nemici che mi assalgono. Testimonio delle mie miserie, voi lo vedete; ad ogni momento la collera mi trasporta, l’orgoglio mi gonfia, il risentimento mi inasprisce, l’impurità mi espone al pericolo, il temperamento irrequieto mi rende insoffribile, l'accidia mi fa negligentare i miei doveri, l'amor proprio s'introduce furtivamente in quel poco di bene che ho volontà di fare, e carpisce la parte migliore di quello che a voi si debbe. Qual contrasto, o mio Dio, qual servitù per un'anima, che malgrado tutto ciò vuole amarvi, e che vorrebbe essere perfettamente vostra!
Io disapprovo e detesto con tutto il cuore questi sregolamenti. Io ne provo un profondo dolore perchè essi vi offendono, e perchè ogni volta che mi vi sono lasciato trasportare, ho peccato contro di voi, Dio d'infinita bontà! Sì, tanto è, qualsiasi cosa mi abbia a costare d'ora innanzi, io non voglio più dar retta a suggerimenti così pericolosi. Io voglio evitare il peccato e resistere alle mie passioni, sorgente funesta {679 [687]} di tutti i miei peccati. In nome vostro, o Dio onnipotente, io brandirò le armi per combattere questi nemici, che tanti altri col soccorso della grazia vostra hanno già gloriosamente vinti ed abbattuti. In nome vostro io pure ho ferma speranza di riportarne compiuta vittoria. Pei meriti di nostro Signor Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia.
Oh! che senza di voi, Gesù mio, l'anima mia è tutta tristezza! Dunque con tutto il cuore vi prego a consolarla colla vostra presenza, a vivificarla e rallegrarla, o consolatore delle anime.
Deh! mirate le mie afflizioni, e porgendo orecchio alla mia preghiera, o Dio di ogni consolazione, siate la mia allegrezza, la mia pace, la mia speranza, ed il sommo mio bene. {680 [688]}
Ferite sopra tutto, deh ferite, o mio fortissimo Gesù, questo povero mio cuore, colle saette del vostro santo amore.
Se in tutti i tempi i romanzi furono riguardati dai santi Dottori della Chiesa quali libri pericolosi, se i tristi effetti di simili scritture furono sempre mai rilevanti, quanto maggiormente libri cotali sono pericolosi e da condannarsi ai giorni nostri, in cui la fiaccola della fede in una parte della società è spento, e domina una grande corruzione nei costumi? I romanzieri dell'età nostra per mettersi d'accordo con questa società corrotta hanno permesso alla loro immaginazione di oltrepassare tutti i limiti dell'onestà, e in tal modo la tazza piena di veleno presentano alla più sfrenata gioventù, alla gente già presta a corrompersi, e così l'immoralità delle loro produzioni diventa spaventevole non solamente {681 [689]} per quelli che ancor camminano sotte le bandiere del Vangelo, ma per coloro eziandio, i quali giudicano le cose solo secondo i principii della probità naturale e del pudore. Sì, il pericolo di queste letture è spaventoso: e gli stessi protestanti che hanno un certo sentimento di onestà naturale denunziano questi libri come la peste della gioventù.
Così l'anno 1839 in un giornale intitolato la Rivista trimestrale che si stampa in Edimburgo capitale della Scozia i protestanti esprimevano il loro sdegno pei libri di un certo Paolo Cousé, e Michele Raymondo, e sovratutto contro i romanzi di Giorgio Sand, del quale dicono che i suoi libri dovrebbero essere abbrucciati pubblicamente per mano del carnefice: ed in generale esprimono lo stesso severo giudizio contro i romanzi francesi.
E se parlano così i protestanti, vi potrà essere qualche cattolico, il quale non si persuada essere i romanzi libri pericolosi per la fede, pei buoni costumi, e quindi doversene evitare con ogni diligenza la lettura? {682 [690]}
Quel che fu detto dei romanzi passati, con maggior ragione dir si deve dei recenti, e di tanti altri libri di simil genere, da cui come da acque impure è ora allagata la nostra Italia. Ah! certo non amano la propria anima coloro, che si pascolano di tali lordure; vogliono perdere se stessi e i loro figliuoli quei genitori, che permettono la lettura di questi libri; cooperano alla rovina della civile società e a danno della Chiesa quei maestri, quei superiori che trascurano d'impedire che libri di tal sorta s'introducano nelle loro scuole, nei loro stabilimenti, si leggano dalla gioventù alla loro cura affidata. Di tanto male piange la società e piange la Chiesa. Ah! allontaniamo dunque da noi e dai nostri dipendenti tali scritture. Non mostriamoci inferiori agli stessi gentili; imperocchè questi compreso il gran guasto, che producevano i libri cattivi, ne proibivano la lettura, ne decretavano la distruzione. I Greci infatti bandirono le empie e licenziose dottrine degli Epicurei come si legge in Laerzio, e bruciarono pubblicamente nel foro i libri di {683 [691]} Protagora, perchè irreligiosi. Roma al tempo della repubblica proibì e fece cercare, per distruggerli, i libri delle Baccanti, ne' quali insegnavansi le cerimonie di certe funzioni abbominevoli; e Cesare Augusto punì coll'esiglio uno dei più celebri poeti, per aver composto un poema licenzioso. Ah! imitiamo i nostri padri nella fede, i primitivi fedeli gli Efesini, i quali convertiti a Gesù Cristo dalla predicazione di s. Paolo portarono a furia i libri e li bruciarono alla presenza di tutti (Act. apost. cap. XIX). Siamo ubbidienti alla Chiesa, la quale per l'autorità, e pel comando ricevuto da Gesù Cristo di pascolare le pecore a lei affidate, di condurle a buoni pascoli, e allontanarle dai cattivi, ha proibito più volte e specialmente nel Concilio di Trento tali letture; poichè delle dieci regole stabilite riguardo ai libri proibiti nella settima dice: Siano gravemente proibiti tutti quei libri che trattano di cose impure ed oscene, per la ragione che bisogna non solo conservare la fede, ma ancora i costumi, e che per l'appunto tal sorta di libri li corrompe colla più grande facilità. {684 [692]}
Coloro che avranno l'ardire di tenere tali libri siano severamente puniti dai vescovi. La Chiesa ha ricevuto il potere di comandare a' suoi figli, e Gesù Cristo disse: Chi non ascolta la Chiesa abbilo come un gentile ed un pubblicano. Rinunzia adunque alla lettura di questi libri, o altrimenti tu non sei più cattolico.
Quanto si disse dei libri contro i costumi va sovratutto inteso dei libri contro la religione, contro la Chiesa, contro i suoi ministri, contro le pratiche di divozione; imperocchè non solamente i costumi, ma principalmente la fede bisogna conservar pura ed immacolata; quella fede, senza di cui, come dice s. Paolo, non possiamo piacere a Dio, quella fede che è la vita dell'uomo giusto, quella fede, per cui trentasei e più milioni di martiri versarono il loro sangue, quella fede che ci discerne dai gentili, dai turchi, dagli eretici, quella fede insomma senza di cui non possiamo entrare in cielo, poichè come dice il divin Salvatore, chi non crede è già giudicato e condannato. Ah! noi infelici, o cari cattolici, {685 [693]} se ci lasciam spegnere questa fiaccola; per noi saranno tenebre in questa vita, tenebre alla morte, tenebre per tutti i secoli.
Nè si dica poi che tali libri si leggono perchè spicca in essi uno stile fiorito, una buona composizione, un gusto squisito; imperocchè io nego apertamente che questi pregi si trovino nei romanzi, tradotti specialmente da lingue straniere pieni come sono di barbarismi, in cui si scorge uno stile gonfio, capaci di guastare bensì, non mai di formare uno stile elegante, una lingua pura e propria, nego che tali pregi si trovino in certi libri vuoti di non altro fuorchè di empietà. Il bello va unito col vero; chi si fonda sull'empietà non può vantar bellezza. Ed anche supposto che in alcuni libri di tal genere si trovassero bellezze letterarie, io vi domando - Bevereste voi di buon grado un liquore che sapeste essere avvelenato, perchè vi è offerto in una tazza d'oro? no certamente. E voi vorreste poi cercare l'istruzione, il bello, l'eleganza in libri che spirano aria fetida, velenosa, mortale? {686 [694]} Quali fiori di stile, esclama Tertulliano, si possono cogliere da questi fetenti letamai? Quale edificazione in questi libri, che cercano distruggere l'innocenza, la grazia, la fede? Che importa la purità e la bellezza dello stile se è cagione della perdita della purità del cuore? Non è forse miglior cosa saper ben vivere che saper ben parlare? Tanto più che fra noi cattolici senza ricorrere a libri di tal fatta, altri non mancano in ogni ramo delle divine ed umane scienze nei quali si trova e lo stile puro, fiorito, allettante, la prosa ed il metro, il diletto e l'istruzione, scritti da penne classiche ed immacolate, i quali con nessun pericolo, anzi con molto vantaggio possono divertire ed istruire.
Qualora poi ci trovassimo in tale posizione che ci tornasse utile la lettura di libri proibiti, dimandiamone la licenza alla santa Sede, facendole conoscere i nostri bisogni. Ella, prese informazioni sulla nostra moralità, ed esaminate le cause da noi esposte, ce la concederà, ove scorga la maggior gloria di Dio e il bene delle anime. {687 [695]}
Nè credere poi che ottenuto tal permesso sia lecita la lettura di qualsiasi libro; imperocchè vanno distinte due specie di proibizioni, l'una di legge eclesiastica l'altra di legge naturale. Onde ne segue che quantunque taluno sia autorizzato dal superiore Ecclesiastico a leggere libri cattivi, può tuttavia essere ancora obbligato ad astenersi da tale lettura per proibizione di legge naturale. Questo sarebbe quando certi libri parte per le empie ed oscene cose che in se contengono, parte per la debolezza e fragilità di chi legge, presentano un prossimo pericolo di seduzione. Nel qual caso, anche munito dell'opportuna licenza, deve un buon cristiano astenersi dal leggerli, per non esporsi ad un evidente pericolo di peccare.
Per compiere questo avviso così importante contro le cattive letture, non è da passare sotto silenzio un altro genere di scritti, che si spargono più che mai ai giorni nostri, il pericolo dei quali è tanto più grande e da temersi quanto e meno osservato; io vo' dire i cattivi giornali. {688 [696]} Questi hanno il tristo vantaggio di riunire ciò che avvi di nocevole nelle opere contrarie alla religione, e nelle avverse a' buoni costumi. Nelle alte colonne tu scorgi una guerra più o meno aperta ai principii di religione, ai diritti della Chiesa, alla sua Gerarchia, agli oggetti da lei venerati; nelle basse colonne guerra ai buoni costumi, e alla virtù. Chi cerca dubbi, difficoltà, pregiudizi contro la Chiesa, contro i Pastori che a nome di Dio la governano, contro la dottrina che ella insegna e difende, tutto egli trova nell’articolo così detto fondamentale, e il cuore che cerca esca alle passioni trova di che pascersi nelle appendici. Niente manca ai giornali cattivi per ottenere col tempo il loro effetto; perchè a guisa d'una goccia d'acqua che con replicate cadute scava a poco a poco persino la più dura pietra, essi a poco a poco con le massime empie che presentano alla mente del lettore, possono riuscire a scuotere l'anima anche più salda nella fede. Non vengono essi ogni giorno all'assalto? Non si approffittano essi {689 [697]} anche delle minime circostanze? E non ricorrono essi talora alle invenzioni per insinuare cento volte il medesimo errore? La scelta dei fatti, il modo di presentarli, e di alterarli, le considerazioni che vi frammischiano, ogni cosa insomma non concorre al conseguimento dello stesso fine satanico, cioè di guastar la mente e corrompere il cuore? Ed è possibile che sianvi padri e madri, e superiori, che permettano ai loro figliuoli, alle persone loro soggette, di pascolarsi ogni giorno nella lettura di simili fogli, che espongono in tal guisa la loro fede ed i loro costumi a sì evidente pericolo di perversioni? Cattolici temete che il Signore non vi dica un giorno: Io non vi conosco. Se amate la vostra religione, leggete i fogli che la difendono, che ne parlano bene. I nostri nemici abborriscono dai giornali cattolici, e da se li rigettano; e perchè avremo noi la viltà di leggere i fogli loro diretti a screditar noi medesimi, e le cose più venerande della nostra religione santissima? Perchè a guisa di figli ingrati e crudeli ci uniremo noi coi nemici {690 [698]} di nostra madre la Chiesa? Noi avremo dai giornali cattolici le notizie che ci abbisognano; arricchiremo inoltre la nostra mente di sane idee, formeremo a virtù il nostro cuore; e al giorno del trionfo della religione, della Chiesa, della verità, potremo noi pure gustare quella gioia che Iddio sta preparando a tutti quelli che si serberanno fedeli nei giorni della prova.
I Dottori della Chiesa di pieno accordo sempre condannarono gli spettacoli teatrali, e diedero tali ragioni, che devono persuadere ogni cristiano a tenersene lontano. Queste ragioni essi le ricavano dalla natura medesima di questi pubblici spettacoli, i quali altro non sono che pompe del demonio, o cui ogni fedele ha rinunziato nel santo battesimo: Pompae Satanae sunt theatra, dice san Giovanni Grisostomo (I, 21 ad populum). Le ricavano dal vizio di cui sono infette le opere che si rappresentano, dalla cattiva morale che vi si insegna; dalle passioni che suscitano, dalle cattive impressioni che lasciano, specialmente quando tutto questo è sostenuto dalla declamazione, e renduto maggiormente sensibile dalla presenza di oggetti {691 [699]} seducenti, dalla viva pittura delle passioni che portano alla tenerezza, alla voluttà. Tali appunto sono i pericoli che presenta il teatro, fatto ancor assai più riprovevole oggidì per le massime anticristiane, di cui è ripiena la maggior parte delle opere recenti, per le calunnie, pei sarcasmi che sonvi così sovente sparsi contro la Chiesa Cattolica, per l'impiego profano, per gli scherni, per le derisioni a cui si espongono non di rado i misteri più sacrosanti di nostra Religione. E non è egli vero che per lo meno null'altro si mira, null'altro si ode in queste rappresentazioni, se non ciò che vi ha di più vivo ed animato nelle passioni? amori tutt'altro che onesti, e talora apertamente disonesti; canti tutt'altro che casti, per non dire pienamente osceni, parole sdolcinate e molli, sospiri, intrighi di matrimonio, famigliarità eccessive, proteste di adorazione prodigate a misere creature, e lagrime, e gemiti, e sospiri; in una parola tutto quanto può contribuire a far sì che si esca da quei luoghi meno casto di quando vi si entrò. Belle lezioni in vero di una salutare continenza! Che se il poeta con un tiro di penna aggiusta ogni intrigo, combina un matrimonio, non così può rimediare le impressioni già fatte nel cuore degli ascoltanti. Io eccettuo, si intenda, da questo numero le rappresentazioni teatrali che hanno luogo nelle famiglie cristiane, le quali mentre possono porgere onesto divertimento, non presentano alcun pericolo nè per la fede, nè pei costumi; ma pur troppo tali composizioni sin'ora sono rare; mentre nelle rappresentazioni pubbliche oggidì, quasi sempre si mira a spargere largamente nel popolo l'irreligione e la corruttela. {692 [700]}
Del resto dicasi pur quanto si vuole che il gusto degli spettacoli si addice a tutte le età; che il condannarli è uno sprezzare e togliere un mezzo efficacissimo per ingentilire i costumi; è un essere acciecato da falsi pregiudizii, è avere una morale troppo austera; che solo uno zelo indiscreto, un vano spauracchio può far credere che non si possa assistere ad una commedia senza pericolo. Imperocchè io rispondo, che queste ragioni non hanno che l'apparenza di ragioni, mentre in realtà sono meri pretesti. L'esperienza, a cui non si può contrastare, dimostra apertamente il contrario. Può ella convenire a tutte le età una cosa, che ci espone sovente al pericolo di peccato? Si possono essi ingentilire i costumi in quei luoghi, che sono, e vennero costantemente riguardati come il tempio del demonio, il seggio dell'impurità? Sarà opera solo di mente piena di pregiudizi, di zelo maligno condannare quegli spettacoli, che eccitano alla mollezza, all'incontinenza? che riempiono la mente di brutti pensieri, il cuore d'impuri desideri? Oh! il bel mezzo davvero, che sono le commedie, le tragedie e simili per formar lo spirito, per correggere i costumi! Venne forse già fatto a qualcuno che recandosi a queste rappresentazioni vi abbia imparato a diportarsi con maggior riserbatezza, ad essere più cauto, più guardingo, più casto? Riportò forse qualcuno di là una più delicata coscienza, idee più pure, maniere meno libere nel parlare, nel trattare? e tu, lettor mio, qualora fossi amante dei teatri, dimmi di grazia, all'uscir da quei luoghi li sentisti forse crescere l'amore della divozione, ti sentisti animato a menare una vita più da cristiano? Ah! entra in {693 [701]} te stesse, esaminati spassionatamente, e vedrai se non trovi di che rimproverarti dinnanzi a Dio. Io ti assicuro che al punto della morte desidererai di non avere mai posto piede in quei luoghi. Ma allora sarà inutile il tuo desiderio. Fa ora, ti prego, quel che ti comanda la tua religione, quel che t'impone la coscienza, quello che t'inculcano tutti i Dottori, i Padri della Chiesa. Io a cagione di brevità tralascio molte testimonianze, e mi restringo soltanto ad alcune. S. Giovanni Grisostomo dice apertamente che i teatri furono fabbricati per suggestione del demonio. A diabolo in urbibus constructa sunt theatra (I,19 in cap. 6 Matt.). In altro luogo il medesimo santo chiama gli spettacoli che sui teatri si rappresentano, solennità e feste del demonio: Spectacula sunt solemnitates Daemonum (4, 31, in cap. 4 Io.). Nell’Omelia quarantesima quarta, sopra gli atti degli apostoli protesta che ogni giorno gridava con quanto aveva di fiato per allontanare i suoi fedeli da questi luoghi, ove si perde la castità, ove s'impara la malizia: Ecce quotidie disrumpor ut a theatris recedatis. E già prima di lui Tertulliano erasi scagliato contro ai teatri chiamandoli adunanze di impudicizia, asili di tutte le oscenità, e per meglio manifestare i pericoli che vi s'incontrano e per la fede e pei costumi, compose un intero trattato, in cui dimostra che ad ogni cristiano è proibito l'intervenirvi appunto perchè ad ogni cristiano è proibita l'impudicizia (I, de spect.). Ed oh qual naufragio non fa mai la virtù specialmente dei giovani in questi pericolosi luoghi! Conobbe questa verità col solo lume della ragione Aristotile, filosofo gentile, il quale giudicò le commedie così pericolose, {694 [702]} e perniciose alla gioventù, che non voleva, che i legislatori permettessero ai giovani di assistervi, perchè è necessario, diceva, di allontanare i giovani da tutto ciò che ha sentore di oscenità: Iuniores comaediarum spectatores esse non sinat legislalor (I. 3, polit. cap. 17). Se così pensava un pagano, che dire adunque di quei padri, di quelle madri, che essendo cristiani oltre il lume della ragione hanno pure quello della fede, e tuttavia senza scrupolo alcuno a certe commedie, a certe tragedie, a certe pericolosissime teatrali rappresentazioni intervengono essi non solo, ma conducono i loro figliuoli, le loro figliuole? È questo disordine sì grave che già faceva coprire di vergogna s. Giovanni Grisostomo: Erubesco, esclamava egli, cum video virum canitie venerabilem filium suum trahentem (I. 57 in Io.). Con qual nome dovranno chiamarsi questi padri, queste madri? Senza timore di errare, dice lo stesso santo, chiamatili parricidi dei loro figliuoli. Ma i parricidi non uccidono che il corpo, e questi ne uccidono le anime: chiamateli adunque carnefici delle anime dei loro figliuoli.
Altro divertimento assai pericoloso ad ogni sorta di persone, ma specialmente alla gioventù, è il ballo. E vero, che il ballo considerato solo in se stesso non è peccaminoso quando è tra persone del medesimo sesso, ma diviene assai pericoloso quando è tra persone di sesso diverso, ed è quasi impossibile che non dia luogo a peccati, quale esso si pratica oggidì tra noi. La ragione, l'autorità dei grandi uomini vanno d'accordo nell'affermare essere il ballo, tra persone di sesso diverso, divertimento pericolosissimo pei costumi, ed essere al pari, anzi {695 [703]} più che il teatro, scuola d'incontinenza, e quindi doversi evitare da ogni buon cristiano. E difatto che cosa avviene sul ballo? Ivi trovansi insieme uomini e donne, e per ordinario la gioventù più vivace e più riscaldata dalle passioni. La liberta del ballo autorizza, per così dire, ogni famigliarità più pericolosa; gli occhi, gli orecchi, l'odorato, il tatto e anche il gusto vi trovano come un pascolo continuo; quindi la sensualità cresce e vi infiamma le passioni, le quali si accendono a misura che sono fomentate.
In vista di sì gravi pericoli, in vista dei perniciosi effetti che producono i balli, i ss. Padri della Chiesa, datici da Dio per nostri maestri nella fede e nella morale, spiegarono tutto il loro zelo per combattere questi divertimenti, e per tenere da essi lontani i fedeli. Ascolta, o cattolico, le loro parole. S. Basilio (4, 5 de var. arg.) parlando dei balli dice: « Si radunano insieme uomini e donne a trastullarsi con canti e danze, e lasciando bene spesso le anime in braccio al demonio, si feriscono a vicenda coi più acuti dardi della concupiscenza. Frattanto le vergini figliuole portansi al ballo, e ne ritornano colla verecondia perduta e col verginale candore appannato: portansi al ballo le maritate, e se ne partono poco costanti nella fede maritale. Che se alcune serbano illesa la castità del corpo, partono però col cuore e coll'anima macchiata d'impure interne compiacenze. Quod si nonnullae peccatam corpore effugerunt, omnes tamen animo depravatae, atque inquinatae sunt. Cristiani e cristiane, che intervenite per avventura alle danze, dite voi, se non ha ragione questo santo. Il grande dottore {696 [704]} s. Agostino (lib. decem chord.) così parla di chi interviene al ballo: Quanto meglio sarebbe che nei giorni festivi le donne filassero la lana, e gli uomini lavorassero la terra, piuttostochè recarsi al ballo! È vero che l'uno e l'altro è proibito; ma di questi due mali il ballo è maggiore. Sant'Efrem Siro (de lud. a Christ. fug.) parlando dei balli adopera espressioni sì forti, che dovrebbero fare orrore a tutti. Dove si suona e si balla, dice questo santo, ivi sono tenebre degli uomini, perdizione e rovina per le donne, si apporta tristezza agli angeli, e si dà motivo al demonio di far festa: Ubi citharae et choreae, ibi virorum tenebrae, mulierum perditio, angelorum tristitia, diaboli festum. E chi mai, dice in altro luogo il medesimo santo, insegnò il perverso costume di ballare? Non fu s. Pietro, non s. Paolo, non s. Giovanni, non alcun altro degli apostoli. Ma sapete chi fu? Fu quel dragone antico, quel serpe infernale coi tortuosi suoi giri; questi fu che l'insegnò: Draco antiquus suis voluminibus docuit. Che diremo poi di s. Giovanni Crisostomo? Avendo egli saputo un giorno, che aveva avuto luogo una danza, e che alcuni di quelli, che si trovavano in chiesa, vi erano stati presenti, montato in pulpito cominciò la sua predica con grandi invettive sopra questo abuso. Quindi si avanzò a dire che se egli avesse conosciuto quelli che erano stati presenti a tali dissolutezze, gli avrebbe scacciati di chiesa, e mai non avrebbe permesso che assistessero ai tremendi Misteri. E in altro luogo dice che il ballo è un giuoco di satanasso, dove di rado avviene, che chi vi assiste non resti preso dai lacci che ivi tende questo nemico, e che si resista alle suggestioni eccitate dal {697 [705]} senso (4, de David et Saul). Nè parlò meno con forza e con eloquenza contro al ballo e chi interviene, il grande s. Ambrogio, vescovo di Milano. Egli fa vedere il gran male che è questo divertimento e di quanti delitti sia cagione un ballo immodesto, col metterci sotto gli occhi la tragica morte di s. Giovanni Battista, fatto decapitare a richiesta di una ballerina: praemium saltatricis mors est prophetae. Ora se il ballo della figliuola dell’impudica Erodiade non solo accese il fuoco della lascivia nel cuore di Erode, ma fu cagione pur anco di spargimento di sangue; i balli dei giorni nostri non accenderanno essi pure il fuoco dell'impurità nell'anima di tanta gioventù, non saranno essi pure cagione di spargimento di sangue, e persino di omicidii?
Ma non sarà dunque mai permesso il ballo? Rispondo che per alcune persone possono darsi certe circostanze, nelle quali la prudenza e la discrezione consiglino anche a ballare. Allora non per contentar se stesso, ma per far piacere ad una onesta compagnia vi si può accondiscendere. Prima però si raccomandi la purità del cuore a Dio, alla beatissima Vergine, all'angelo custode; si fugga sul ballo qualsiasi cosa, la quale anche per poco sappia d'immodestia; non si attacchi il cuore a questo divertimento, e si balli solo quando vi si è costretto; si facciano o prima di ballare, o sul ballo stesso, o dopo, alcuni riflessi che s. Francesco di Sales consiglia a farsi da chi, per qualche circostanza di famiglia o simili, non possa esimersi da queslo divertimento, senza recare grave dispiacere ad una onesta compagnia. Questo santo dopo di avere in {698 [706]} armonia coi Padri della Chiesa inculcato (Filot. p. 3. cap. 33 e Test. prefaz.) il pericolo estremo che è nelle danze, propone a farsi i seguenti riflessi:
1. Nel tempo medesimo che voi eravate al ballo, molte anime ardevano nel fuoco dell'inferno per i peccati commessi nel ballo e per motivo del ballo.
2. Più religiosi e persone divote stavano in quel tempo stesso alla presenza di Dio, ne cantavano le lodi, e ne contemplavano la bellezza. Oh! quanto meglio di voi hanno eglino impiegato quel tempo!
3. Mentre avete danzato, molti son morti fra grandi spasimi: mille migliaia d'uomini e di donne hanno patito nei loro letti, negli spedali e per le strade grandi tormenti di gotta, di pietra, di febbre ardente. Ah! che non hanno essi avuto alcun refrigerio! e non vi moveranno a pietà? e non credete voi di aver a gemere un giorno al pari di loro, mentre altri balleranno come faceste voi?
4. Nostro Signore, la santissima vergine, gli angeli e i santi vi hanno veduto al ballo. Ah! che gran compassione hanno avuto di voi, vedendo il cuor vostro perduto dietro a sì grande inezia e applicato a quella scioccheria!
5. Oimè! finchè stavate colà, è passato il tempo, si è avvicinata la morte. Miratela che si beffa di voi, e vi chiama al suo ballo, dove i gemiti dei vostri congiunti faranno le veci di musica, e nel quale voi farete un sol passo dalla vita alla morte. Questo ballo è il vero passatempo per i mortali; perchè in un momento si passa dal tempo all’eternità, o dei beni o dei mali.
Sonvi ancora alcuni altri passatempi e divertimenti dei quali sebbene non presentino essi pericoli {699 [707]} come i già mentovati, voglio non di meno dirti qualche cosa. Tali sarebbero i giuochi, le conversazioni; i conviti, le passeggiate e simili. E prima del giuoco.
Questo divertimento è permesso, e non presenta alcun pericolo per l'anima, purchè in esso non si oltrepassino i giusti limiti. E perciò non sia il giuoco troppo prolungato; non sia di troppo interesse. Imperciocchè nel primo caso il giuoco non solleva ma affatica; non resta una onesta ricreazione, ma un perditempo, di cui dovremo rendere conto rigoroso alla fine della vita. Se poi nel giuoco si espone troppo danaro, oppure si usano giuochi proibiti, o unicamente di sorte, allora facilmente nol vi attacchiamo il cuore, allora nascono gravissime inquietudini, allora facilmente si viene alle frodi, alle risse, e talvolta alle bestemmie; allora il giuoco si fa pericoloso, ed eziandio peccaminoso. E questa sorta di giuoco è altamente riprovato. S. Ambrogio dice: Chi si abbandona a questo vizio, pone in molto pericolo la sua salute. S. Antonino dice: Chi si dà a questa passione diventa schiavo del demonio. E lo stesso filosofo Platone chiama il giuoco disordinato ritrovamento dell’inferno.
Riguardo alle conversazioni dirò pure che elleno possono essere buone e cattive, e quindi lecite o proibite. Sono buone quando non sono troppo prolungate; quando si fanno tra persone dabbene e non pericolose; quando vi si discorre di cose buone, o almeno per sè indifferenti. Tali conversazioni possono essere lecite e servire di onesta ricreazione ad ogni buon cristiano. Ma cattive e quindi proibite esse diventano quando manca in esse qualcuna {700 [708]} di queste condizioni; poichè se troppo lunghe per lo meno fanno perdere tempo, e questo non è poco male; se tra persone non buone o pericolose, il meno mettono l'anima a rischio di offender Iddio, e ciò non è permesso. E di fatto chi non sa come facilmente nelle conversazioni, in cui trovansi tali persone, vengasi specialmente oggidì a gettare lo scherno sulla religione e sopra i suoi ministri, sulle pratiche di pietà, sulle persone divote? Chi non sa come sovente in tali coversazioni si venga a sparlare, a mormorare del prossimo, ad offendere la carità? E chi non sa quanto spesso nelle conversazioni di cotali persone si discenda a discorrere disonestamente, a profferire parole, che offendono la virtù della modestia? Quindi, divoto cattolico, io caldamente ti esorto ad allontanarti dal conversare, dall'intrattenerti con gente, che conosci non buona o in fatto di religione, o di costumi, e che schivi pur anco la conversazione con quelle persone, che possono esserti pericolo di macchiare la purità del tuo cuore. Fuggi pertanto ogni famigliarità con persone di sesso diverso, e qualora per bisogno o convenienza ti dovessi trovare insieme con esse, custodisci i tuoi occhi, sii breve nel tuo parlare, sii prudente. Evita specialmente quelle conversazioni che più comunemente diconsi amoreggiamenti, e sappi che queste, come dice s. Francesco di Sales cagionano tante tentazioni, distrazioni, sospetti ed altre ree conseguenze, che infine il tuo cuore tutto maltrattato ne rimane guasto. Queste conversazioni, continua il medesimo santo, sbandiscono non solo l'amor celeste, ma ancora il timor di Dio, snervano lo spirito, scemano il credito: in una parola, sono {701 [709]} il solazzo dei cuori, ma la peste delle anime (Filot. p. III, cap. 18): sarebbe un miracolo più grande che risuscitare un morto, dice s. Bernardo (serm. 65 in cant.), mettersi in queste occasioni e non commettere alcun male.
Si può egli intervenire alle nozze, ai conviti e simili? Rispondo di sì, poste le debite condizioni. Di fatto alle nozze intervennero Gesù Cristo e la sua Madre santissima, e lo stesso divin Salvatore durante la sua vita pubblica, invitato, talora non ricusava di portarsi a conviti. Ma dissi: poste le dovute condizioni. Queste sono per es. che tati conviti non diansi in tempo proibito dalla Chiesa; che abbiano luogo in famiglie di buona, religiosa e morale condotta; non siano troppo frequenti; che vi s'intervenga con buon fine, o di compiacere ad un parente od un amico, oppure d'impedire colla propria presenza, o con parole, che succedano disordini, ovvero di lasciare, discorrendo, faceziando, ridendo, buoni ricordi nella mente dei convitati. Non sarà dunque permesso ad un cattolico l'intervenire a nozze celebrate in tempi dalla Chiesa proibiti; sarà poi per lo meno assai riprovevole portarsi a conviti troppo frequentemente, essendo questo da parassito. Ciò non dimeno, poichè l'intervenire ad un convito non è cosa per se stessa cattiva, qualora taluno si trovasse in tale posizione da non potersi esimere da un convito anche riprovevole senza cagionare malumori, discussioni ed anche inimicizie, sappia che in tal caso la prudenza ed anche la carità consigliano che vi s'intervenga coll'usare però le dovute cautele e riservatezze. Quindi allora mostriamo col nostro contegno che siamo {702 [710]} veri discepoli di Gesù Cristo, figli divoti della Chiesa. Se vi si parla male, e non siamo in potere d'impedirlo, non prendiamovi parte nè con parole, nè con riso. Il nostro silenzio, la nostra condotta sarà un buon rimprovero. Se ci presentano cibi proibiti ricusiamoli coraggiosamente, e di altri serviamoci. Siam cattolici, non vergoniamoci di un tal nome anche in faccia de' nostri nemici, e di tanti nostri traviati fratelli. Se ci dicono che siamo in tempo di libertà, « noi rispondiamo: Ebbene, lasciate che usiamo di questa libertà per professare ovunque la nostra religione.
Ci serva di esempio la risposta di un Generale che era stato invitato ad un gran pranzo in giorno di venerdì. Vide egli che tutte le vivande erano di grasso, perciò con bel garbo si rifiutava e lasciava passare. Tutti facevano le maraviglie del coraggio di lui. Fu di poi portato un arrosto di cui egli si servì come gli altri. Tutti rimasero sorpresi da maraviglia. Aspettate, disse allora, e comprenderete: ciò dicendo chiamò il suo cane, e dandogli quel pezzo di arrosto, soggiunse: prendi, o cane, mangia questa carne; tu non hai l'anima da salvare. Io non voglio con un pezzo di carne mangiare la sentenza di dannazione!
Oh! volesse il Cielo che tutti i conviti e le nozze, che si celebrano dai cristiani, fossero trovate degne della presenza di Gesù e di Maria, come quelle di Cana! {703 [711]}
Ave, Maria.
Y. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine ad adiuvandum me festina. Gloria Patri, etc. Alleluia.
Fra l'anno. Ant. Dum esset Rex.
Salmo 109.
Dixit Dominus Domino meo; * sede a dextris meis.
Donec ponam inimicos tuos, * scabellum pedum tuorum.
Virgam virtutis tuae emittet Dominus ex Sion * dominare in medio inimicorum tuorum.
Tecum principium in die virtutis tuae, in splendoribus sanctorum: * ex utero ante Luciferum genui te.
Juravit Dominus, et non poenitebit eum, * tu es sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech.
Dominus a dextris tuis: * confregit in die irae suae reges.
Jubicabit in nationibus implebit ruinas: * conquassabit capita in terra multorum.
De torrente in via Bibet: * propterea exaltabit caput. Gloria Patri etc.
Ant. Dum esset Rex in accubitu suo, nardus mea dedit odorem suavitatis.
Nel tempo pasquale si aggiunge Alleluia in fine di ciascuna antifona e di ciascun versicolo.
Ant. Laeva eius.
Salmo 112.
Laudate, pueri, Dominum: * laudate nomen Domini.
Sit nomen Domini benedictum, * ex hoc nunc, et usque in saeculum.
A solis ortu usque ad occasum, * laudabile nomen Domini.
Excelsus super omnes gentes Dominus, * et super coelos gloria eius.
Quissicut Dominus Deus noster, qui in altis habitat: * et humilia respicit in coelo et in terra? {704 [712]}
Suscitans a terra inopem, * et de stercore erigens pauperem.
Ut collocet eum cum principibus, * cum principibus populi sui.
Qui habitare facit sterilem in domo * matrem filiorum laetantem.
Gloria Patri, etc.
Ant. Laeva eius sub capite meo, et dextera illius amplexabitur me.
Ant. Nigra sum.
Salmo 121.
Laetatus sum in his quae dicta sunt mihi * in domum Domini ibimus.
Stantes erant pedes nostri, * in atriis tuis, Jerusalem.
Jerusalem, quae aedificatur ut civitas; * cuius participatio eius in idipsum.
Illuc enim ascenderunt tribus, tribus Domini, * testimonium Israel ad confitendum nomini Domini.
Quia illic sederunt sedes in iudicio, * sedes super Domum David.
Rogate quae ad pacem sunt Jerusalem: * et abundantia diligentibus te.
Fiat pax in virtute tua * et abundantia in turribus tuis.
Propter fratres meos et proximos meos, * loquebar pacem de te.
Propter domum Domini Dei nostri, * quaesivi bona tibi. Gloria Patri, etc.
Ant. Nigra sum, sed formosa, filiae Jerusalem: ideo dilexit me Rex, et introduxit me in cubiculum suum. Temp. pasq. Alleluia.
Ant. Iam hyems transiit.
Salmo 126.
Nisi Dominus aedificaverit domum, * in vanum laboraverunt, qui aedificant eam.
Nisi Dominus custodierit civitatem, * frustra vigilat, qui custodit eam.
Vanum est vobis ante lucem surgere: * surgite postquam sederitis, qui manducatis panem doloris.
Cum dederit dilectis suis somnum * ecce haereditas Domini, filii, merces fructus ventris.
Sicut sagittae in manu potentis, * ita filli excussorum. {705 [713]}
Beatus vir qui implevit desiderium suum ex ipsis: * non confundetur cum loquetur inimicis suis in porta.
Gloria Patri, etc.
Ant. Iam hyems transiit, imber abiit, et recessit: surge, amica mea, et veni.
Temp. pasq. Alleluia.
Ant. Speciosa facta es.
Salmo 147.
Lauda, Jerusalem, Dominum, * lauda Deum tuum Sion.
Quoniam confortavit seras portarum tuarum, * benedixit filiis tuis in te.
Qui posuit fines tuos pacem, * et adipe frumenti satiat te.
Qui emittit eloquium suum terrae: * velociter currit sermo eius.
Qui dat nivem sicut lanam: * nebulam sicut cinerem spargit.
Mittit crystallum suam sicut buccellas: * ante facient frigoris eius quis sustinebit?
Emittet verbum suum, et liquefaciet ea: * flabit spiritus eius, et fluent aquae.
Qui annuntiat verbum suum Iacob: * iustitias, et iudicia sua Israel.
Non fecit taliter omni nationi: * et iudicia sua non manifestavit eis. Gloria Patri, etc.
Ant. Speciosa facta es, et suavis in deliciis tuis, sancta Dei Genitrix.
Temp. pasq. Alleluia.
Capitolo - Eccl. 24.
Ab initio et ante saecula creata sum, et usque ad futurum saeculum non desinam, et in habitatione sancta coram ipso ministravi.
R. Deo gratias.
Nell'Avvento si dice il seguente Capitolo:
Isaiae 11.
Egredietur virga de radice Iesse, et flos de radice eius ascendet. Et requiescet super eum Spiritus Domini.
R. Deo gratias.
Inno.
Ave, Maris stella,
Dei mater alma,
Atque semper virgo,
Felix coeli porta. {706 [714]}
Sumens illud Ave
Gabrielis ore,
Funda nos in pace,
Mutans Hevae nomen.
Solve vincla reis,
Profer lumen caecis,
Mala nostra pelle,
Bona cuncta posce.
Monstra te esse matrem,
Sumat per te preces,
Qui pro nobis natus,
Tulit esse tuus.
Virgo singularis,
Inter omnes mitis,
Nos culpis solutos,
Mites fac et castos.
Vitam praesta puram,
Iter para tutum,
Ut videntes Jesum,
Semper collaetemur.
Sit laus Deo Patri,
Summo Christo decus,
Spiritui Sancto,
Tribus bonor unus.
Amen.
Y. Diffusa est gratia in labiis tuis.
R. Propterea benedixit te Deus in aeternum.
Fra l'anno.
Ant. Beata mater.
Nel tempo pasquale.
Ant. Regina coeli.
Nell'Avvento.
Ant. Spiritus Sanctus.
Da Natale alla Purificazione.
Ant. Magnum haereditatis mysterium.
Il Cantico della B. V.
Luc. I.
Magnificat * anima mea Dominum.
Et exultavit spiritus meus * in Deo salutari meo.
Quia respexit humilitatem ancillae suae: * ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes.
Quia fecit mihi magna qui potens est: * et sanctum nomen eius.
Et misericordia eius a progenie in progenies, * timentibus eum.
Fecit potentiam in brachio suo: * dispersit superbos mente cordis sui.
Deposuit potentes de sede, * et exaltavit humiles.
Esurientes implevit bonis, * et divites dimisit inanes.
Suscepit Israel puerum suum, * recordatus misericordiae suae.
Sicut locutus est ad patres {707 [715]} nostros, * Abraham, et semini eius in saecula. Gloria, etc.
Fra l'anno.
Ant. Beata mater, et Intacta Virgo, gloriosa regina mundi, intercede pro nobis ad Dominum.
Nel tempo pasquale.
Ant. Regina etc.
Nell’avvento.
Ant. Spiritus etc.
Da Natale alla Purificaz.
Ant. Magnum haereditatis mysterium: templum Dei factus est uterus nescientis virum: non est pollutus ex ea carnem assumens: omnes gentes venient dicentes: Gloria tibi, Domine.
Pater noster, etc. Ave, Maria, etc. (in segreto).
Y. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri, etc.
Salmo 109.
Dixit Dominus Domino meo: * sede a dextris meis.
Donec ponam inimicos tuos, * scabellum pedum tuorum.
Virgam virtutis tuae emittet Dominus ex Sion: * dominare in medio inimicorum tuorum.
Tecum principium in die virtutis tuae, in splendoribus sanctorum: * ex utero ante luciferum genui te.
Iuravit Dominus et non poenitebit eum: * Tu es Sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech.
Dominus a dextris tuis; confregit in die irae suae reges.
Iudicabit in nationibus, implebit ruinas: * conquassabit capita in terra multorum. {708 [716]}
De torrente in via bibet: * propterea exaltabit caput. Gloria Patri, etc.
Salmo 110.
Confitebor tibi, Domine, in toto corde meo: * in consilio iustorum et congregatione.
Magna opera Domini: * exquisita in omnes voluntates eius.
Confessio et magnificentia opus eius: * et iustitia eius manet in saeculum saeculi.
Memoriam fecit mirabilium suorum misericors et miserator Dominus: * eseam dedit timentibus se.
Memorerit in saeculum testamenti sui: * virtutem operum suorum annuntiabit populo suo.
Ut det illis haereditatem Gentium: * opera manuum eius veritas et iudicium.
Fidelia omnia mandata eius, confirmata in saeculum saeculi: * facta in veritate et aequitate.
Redemptionem misit populo suo: * mandavit in aeternum testamentum suum.
Sanctum et terribile nomen eius: * initium sapientiae timor Domini.
Intellectus bonus omnibus facientibus eum: * laudatio eius manet in saeculum saeculi.
Gloria Patri, etc.
Salmo 111.
Beatus vir, qui timet Dominum: * in mandatis eius volet nimis.
Potens in terra erit semen eius: * generatio rectorum benedicetur.
Gloria et divitiae in domo eius: * et iustitia eius manet in saeculum saeculi.
Exortum est in tenebris lumen rectis: * misericors et miserator et iustus.
Iucundus homo, qui miseretur et commodat, disponet sermones suos in iudicio: quia in aeternum non commovebitur.
In memoria aeterna erit iustus: * ab auditione mala non timebit.
Paratum cor eius sperare in Domino, confirmatum est cor eius: * non commovebitur, donec despiciat inimicos suos.
Dispersit, dedit pauperibus, {709 [717]} iustitia eius manet in saeculum saeculi: * cornu eius exaltabitur in gloria.
Peccator videbit et irascetur, dentibus suis fremet et tabescet: * desiderium peccatorum peribit.
Gloria Patri, etc.
Salmo 112.
Laudate, pueri, Dominum: * laudate nomen Domini.
Sit nomen Domini benedictum * ex hoc nunc, et usque in saeculum.
A solis ortu usque ad occasum * laudabile nomen Domini.
Excelsus super omnes gentes Dominus, * et super coelos gloria eius.
Quis sicut Dominus Deus noster, qui in altis habitat, * et humilia respicit in coelo et in terra?
Suscitans a terra inopem: * et de stercore erigens pauperem.
Ut collocet eum cum principibus: * cum principibus populi sui.
Qui habitare facit sterilem in domo * matrem filiorum laetantem.
Gloria Patri, etc.
Salmo 113.
In exitu Israel de Aegypto * domus Iacob de populo barbaro.
Facta est Iudaea sanctificatio eius: Israel potestas eius.
Mare vidit, et fugit: * Iordanis conversus est retrorsum.
Montes exultaverunt ut arietes: * et colles sicut agni ovium.
Quid est tibi, mare, quod fugisti: * et tu Iordanis, quia conversus es retrorsum?
Montes exultastis sicut arietes, * et colles sicut agni ovium.
A facie Domini mota est terra: * a facie Dei Iacob.
Qui convertit petram in stagna aquarum, * et rupem in fontes aquarum.
Non nobis, Domine, non nobis: * sed nomini tuo da gloriam.
Super misericordia tua et veritate tua: * nequando dicant Gentes: Ubi est Deus eorum?
Deus autem noster in coelo: * omnia quaecumque voluit, fecit.
Simulacra Gentium argentum {710 [718]} et aurum: * opera manuum hominum.
Os habent, et non loquentur: * oculos habent, et non videbunt.
Aures habent et non audient: * nares habent et non odorabunt.
Manus habent, et non palpabunt: pedes habent, et non ambulabunt: * non clamabunt in guiture suo.
Similes illis fiant, qui faciunt ea: * et omnes qui contidunt in eis.
Domus Israel speravit in Domino: * adiutor eorum et protector eorum est.
Domus Aaron speravit in Domino: * adiutor eorum, et protector eorum est.
Qui timent Dominum, speraverunt in Domino: * adiutor eorum, et protector eorum est.
Dominus memor fuit nostri: * et benedixit nobis.
Benedixit domui Israel: * benedixit domui Aaron.
Benedixit omnibus, qui timent Dominum: * pusillis cum maioribus.
Adiiciat Dominus super vos: * super vos, et super filios vestros.
Benedicti vos a Domino: * qui fecit coelum et terram.
Coelum coeli Domino: * terram autem dedit filiis hominum.
Non mortui laudabunt te, Domine: * neque omnes qui descendunt in infernum.
Sed nos, qui vivimus, benedicimus Domino, * ex hoc nunc, et usque in saeculum.
Gloria Patri, etc.
Capitolo. - 2 Cor. 1.
Benedictus Deus, et Pater Domini nostri Iesu Christi, Pater misericordiarum et Deus totius consolationis, qui consolatur nos in omni tribulatione nostra, R. Deo gratias.
INNO.
Lucis Creator optime,
Lucem dierum proferens,
Primordiis lucis novae,
Mundi parans originem. {711 [719]}
Qui mane iunctum vesperi,
Diem vocari praecipis,
Illabitur tetrum chaos,
Audi preces cum fletibus.
Ne mens gravata crimine,
Vitae sit exul munere,
Dum nil perenne cogitat,
Seseque culpis illigat.
Coeleste pulset ostium:
Vitale tollat praemium:
Vitemus omne noxium:
Purgemus omne pessimum.
Praesta, Pater piissime,
Patrique compar Unice,
Cum Spiritu Paraclito,
Regnans per omne saeculum. Amen.
Y. Dirigatur, Domine, oratio mea.
R. Sicut incensum in conspectu tuo.
Qui i Cantori intonano l'antifona propria.
Cantico della B. V.
Luca I.
Magnificat * anima mea Dominum. pag. 807.
Y. Domine, exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
Y. Benedicamus Domino.
R. Deo gratias.
Y. Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen.
Pater noster. (in segr.).
Y. Dominus det nobis suam pacem.
R. Et vitam aeternam. Amen.
Dal Sabato santo sino all’Avvento.
Salve, Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve. Ad te clamamus exules filii Hevae. Ad te suspiramus gementes, et flentes in hac lacrymarum valle. Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Iesum benedictum {712 [720]} fructum ventris tui, nobis post hoc exilium ostende. O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.
Y. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix:
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus.
Omnipotens sempiterne Deus, qui gloriosae Virginis Matris Mariae corpus et animam, ut dignum filii tui habitaculum effici mereretur, Spiritu Sancto cooperante, praeparasti, da, ut cuius commemoratione laetamur, eius pia intercessione ab instantibus malis et a morte perpetua liberemur. Per eundem Christum Dominum nostrum. R. Amen.
Dal Vespro del Sabato innanzi la prima Domenica dell’Avvento sino al vespro della Purificazione della Madonna si dice:
Alma Redemptoris Mater, quae pervia coeli, |
Porta manes, et stella maris, succurre cadenti, |
Surgere qui curat, populo: tu quae genuisti, |
Natura mirante, tuum sanctum Genitorem, |
Virgo prius ac posterius, Gabrielis ab ore |
Sumens illud Ave, peccatorum miserere. |
Sino al S. Natale si dirà:
Y. Angelus Domini nuntiavit Mariae.
R. Et concepit de Spiritu Sancto.
Oremus.
Gratiam tuam, quaesumus Domine, mentibus nostris infunde, ut qui Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eundem etc. R. Amen.
Dal Natale alla Putificazione.
Y. Post partum virgo inviolata permansisti.
R. Dei Genitrix intercede pro nobis.
Oremus.
Deus, qui salutis aeternae beatae Mariae virginitate foecunda, humano generi praemia praestitisti, tribue quaesumus ut {713 [721]} ipsam pro nobis intercedere sentiamus, per quam meruimus auctorem vitae suscipere, Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum. Qui tecum vivit, etc. R. Amen.
Y. Divinum auxilium maneat semper nobiscum.
R. Amen.
Dalla Purificazione al Sabato Santo.
Ave, Regina coelorum,
Ave, Domina angelorum,
Salve, radix, salve, porta,
Ex qua mundo lux est orta.
Gaude, Virgo gloriosa,
Super omnes speciosa:
Vale, o valde decora,
Et pro nobis Christum exora.
Y. Dignare me laudare te, Virgo sacrata.
R. Da mini virtutem contra hostes tuos.
Oremus.
Concede, misericors Deus, fragilitati nostrae praesidium, ut, qui sanctae Dei Genitricis memoriam agimus, intercessionis eius auxilio, a nostris iniquitatibus resurgamus. Per eundem Christum Dominum nostrum. R. Amen.
Dal Sabato santo sino al primo Sabato dopo la Pentecoste si dice:
Regina coeli, laetare, alleluia,
Quia quem meruisti portare, alleluia.
Resurrexit sicut dixit, alleluia.
Ora pro nobis Deum, alleluia.
Y.Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia.
R. Quia surrexit Dominus vere, alleluia.
Oremus.
Deus, qui per resurrectionem Filii tui Domini {714 [722]} nostri Iesu Christi mundum laetificare dignatus es, praesta, quaesumus, ut per eius Genitricem Virginem Mariam, perpetuae capiamus gaudi a vitae. Per eundem Christum Dominum nostrum.
R. Amen.
Nel dì della Commemorazione de' morti l'antifona si canta intiera prima e dopo ciascun Salmo.
Si comincia assolutamente dalla seguente
Ant. Placebo Domino.
Salmo 114.
Dilexi, quoniam exaudiet Dominus * vocem orationis meae.
Quia inclinavit aurem suam mihi: * el in diebus meis invocabo.
Circumdederunt me dolores mortis: * et pericula inferni invenerunt me.
Tribulationem et dolorem inveni: * et nomen Domini invocavi.
O Domine, libera animam meam * misericors Dominus, et iustus, et Deus noster miseretur.
Custodiens parvulos Dominus: * humiliatus sum, et liberavit me.
Convertere, anima mea, in requiem tuam: * quia Dominus benefecit tibi.
Quia eripuit animam meam de morte: * oculos meos a lacrymis, pedes meos a lapsu.
Placebo Domino * in regione vivorum.
Nel fine di tutti i Salmi si dice:
Requiem aeternam * dona eis, Domine.
Et lux perpetua * luceat eis.
Ant. Placebo Domino in regione vivorum.
Ant. Hei mihi, Domine. {715 [723]}
Salmo 119.
Ad Dominum cum tribularer, clamavi: * et exaudivit me.
Domine, libera animam meam a labiis iniquis * et a lingua dolosa.
Quid detur tibi, aut quid apponatur tibi * ad linguam dolosam?
Sagittae potentis acutae * cum carbonibus desolatoriis.
Heu mihi! quia incolatus meus prolungatus est: habitavi cum habitantibus Cedar: * multum incola fuit anima mea.
Cum his, qui oderunt pacem, eram pacificus, * cum loquebar illis, impugnabant me gratis.
Requiem, etc.
Ant. Hei mihi, Domine, quia incolatus meus prolungatus est.
Ant. Dominus custodit.
Salmo 120.
Levavi oculos meos in montes, * unde veniet auxilium mihi.
Auxilium meum a Domino, * qui fecit coelum et terram.
Non det in commotionem pedem tuum; * neque dormitet, qui custodit te.
Ecce non dormitabit, neque dormiet, * qui custodit Israel.
Dominus custodit te, Dominus protectio tua * super manum dexteram tuam.
Per diem sol non uret te, * neque luna per noctem.
Dominus custodit te ab omni malo: * custodiat animam tuam Dominus.
Dominus custodiat introitum tuum et exitum tuum, * ex hoc nunc, et usque in saeculum. Requiem, etc.
Ant. Dominus custodit te ab omni malo custodiat animam tuam Dominus.
Ant. Si iniquitates.
Salmo 129.
De profundis clamavi ad te, Domine: * Domine, exaudi vocem meam.
Fiant aures tuae intendentes * in vocem deprecationis meae.
Si iniquitates observaveris, {716 [724]} Domine: * Domine, quis sustinebit?
Quia apud te propitiatio est: * et propter legem tuam sustinui te, Domine.
Sustinuit anima mea in verbo eius * speravit anima mea in Domino.
A custodia matutina usque ad noctem, * speret Israel in Domino.
Quia apud Dominum misericordia, * et copiosa apud eum redemptio.
Et ipse redimet Israel * ex omnibus iniquitatibus eius. Requiem, etc.
Ant. Si iniquitates observaveris, Domine, Domine, quis sustinebit?
Ant. Opera manuum tuarum.
Salmo 137.
Confitebor tibi, Domine, in toto corde meo: * quoniam audisti verba oris mei.
In conspectu Angelorum psallam tibi: * adorabo ad templum sanctum tuum, et confitebor nomini tuo.
Super misericordia tua et veritate tua, * quoniam magnificasti super omne nomen sanctum tuum.
In quacumque die invocavero te, exaudi me: * multiplicabis in anima mea virtutem.
Confiteantur tibi, Domine, omnes reges terrae, * quia audierunt omnia verba oris tui.
Et cantent in viis Domini: * quoniam magna est gloria Domini.
Quoniam excelsus Dominus, et humilia respicit: * et alia a longe cognoscit.
Si ambulavero in medio tribulationis, vivificabis me, * et super iram inimicorum meorum extendisti manum tuam, et salvum me fecit dextera tua.
Dominus retribuet pro me: * Domine misericordia tua in saeculum: opera manuum tuarum ne despicias. Requiem, etc.
Ant. Opera manuum tuarum Domine, ne despicias.
Y. Audivi vocem de coelo dicentem mihi.
R. Beati mortui qui in Domino moriuntur.
Ant. Omne, quod dat mihi Pater, ad me veniet: et eum, qui venit ad me, non eficiam foras. {717 [725]}
Magnificat, a pag. 807.
Le seguenti preci si recitano ginocchioni.
Pater noster in segreto sino al
Y. Et ne nos inducas in tentationem.
R. Sed libera nos a malo.
Il Salmo seguente non si dice nel dì della Commemorazione di tutti i defunti.
Salmo 145.
Lauda, anima mea. Dominimi, laudabo Dominimi in vita mea; * psallam Deo meo quamdiu fuero.
Nolite confidere in princibus: * in filiis hominum, in quibus non est salus.
Exibit spiritus eius, et revertetur in terram suam: * inilla die peribunt omnes cogitationes eorum.
Beatus, cuius Deus Iacob adiutor eius spes eius in Domino Deo ipsius: * qui fecit coelum et terram, mare et omnia, quae in eis sunt.
Qui custodit veritatem in saeculum, facit iudicium iniuriam patientibus: * dat escam esurientibus.
Dominus solvit compeditos: * Dominus illuminat caecos.
Dominus erigit elisos: * Dominus diligit iustos.
Dominus custodit advenas, pupillum, et viduam suscipiet: * et vias peccatorum disperdet.
Regnabit Dominus in saecula, Deus tuus, Sion: * in generationem et generationem.
Requiem, etc.
Y. A porta inferi.
R. Erue, Domine, animas eorum.
Y. Requiescant in pace.
R. Amen.
Y. Domine, exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
Oremus.
Fidelium, Deus, omnium Conditor, et Redemptor, animabus famulorum famularumque tuarum, remissionem cunctorum tribue peccatorum: ut indulgentiam, quam semper optaverunt, piis supplicationibus consequantur. Qui vivis, et regnas in saecula saeculorum.
R. Amen. {718 [726]}
Orazioni per le Sepolture dei Fedeli defunti.
Ant. Exultabunt Domino.
Salmo 50.
Miserere mei, Deus, * secundum magnam misericordiam tuam.
Et secundum multitudinem miserationum tuarum, * dele iniquitatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea: * et a peccato meo munda me.
Quoniam iniquitatem meam ego cognosco, * et peccatum meum contra me est semper.
Tibi soli peccavi, et malum coram te feci: * ut iustificeris in sermonibus tuis, et vincas cum iudicaris.
Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum: * et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti: * incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi.
Asperges me hyssopo et mundabor: * lavabis me, et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam: * et exultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis: * et omnes iniquitates meas dele.
Cor mundum crea in me, Deus, * et spiritum rectum innova in visceribus meis.
Ne proficias me a facie tua,*et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mini laetitiam salutaris tui, * et spiritu principali confirma me.
Docebo iniquos vias tuas, * et impii ad te convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meae: * et exultabit lingua mea iustitiam tuam.
Domine, labia mea aperies: * et os meum annuntiabit laudem tuam.
Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: * holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo, spiritus contribulatus: * cor contritum et humiliatum Deus non despicies.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion: * ut aedificentur muri Jerusalem. {719 [727]}
Tunc acceptabis sacrificium iustitiae, oblationes et holocausta: * tunc imponent super altare tuum vitulos. Requiem aeternam, etc.
Ant. Exultabunt Domino ossa humiliata.
Entrati i Sacerdoti in Chiesa si canta:
Subvenite, Sancti Dei, occurrite, Angeli Domini, suscipientes animam eius, offerentes eam in conspectu Altissimi.
Y. Suscipiat te Christus, qui vocavit te: et in sinu Abrahae Angeli deducant te.
R. Suscipientes animam eius, offerentes eam in conspectu Altissimi.
Y. Requiem aeternam dona ei Domine.
R. Et lux perpetua luceat ei. Offerentes eam in conspectu Altissimi.
ESEQUIE DEI FEDELI DEFUNTI.
Libera me, Domine, de morte aeterna, in die illa tremenda: quando coeli movendi sunt et terra. Dum veneris iudicare saeculum per ignem. Y. Tremens factus sum ego, et timeo, dum discussio venerit, atque ventura ira.
Quando coeli movendi sunt et terra, R. Dies illa, dies irae, calamitatis et miseriae, dies magna et amara valde. Dum veneris iudicare saeculum per ignem. Y. Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.
Si ripete. Libera me, Domine, de morte aeterna in die illa tremenda, quando coeli movendi sunt, et terra. Dum veneris iudicare saeculum per ignem.
Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.
Pater noster (segreto).
Y. Et ne nos inducas in tentationem.
R. Sed libera nos a malo.
Y. A porta inferi.
R. Erue, Domine, animam eius.
Y. Requiescat in pace.
R. Amen.
Y. Domine, exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
Y. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo. {720 [728]}
Nel tempo che portano il cadavere alla sepoltura.
In paradisum deducant te Angeli: in tuo adventu suscipiant te Martyres et perducant te in civitatem sanctam Jerusalem. Chorus Angelorum te suscipiat, et cum Lazaro quondam paupere aeternam habeas requiem.
Ant. Ego sum.
Il cantico di Zaccaria.
Luc. 1.
Benedictus Dominus Deus Israel, * quia visitavit et fecit redemptionem plebis suae.
Et erexit cornu salutis nobis * in domo David pueri sui.
Sicut locutus est per os sanctorum, * qui a saeculo sunt, Prophetarum eius.
Salutem ex inimicis nostris et de manu omnium, qui oderunt nos.
Ad faciendam misericordiam cum patribus nostris: * et memorari testamenti sui sancti.
Iusiurandum, quod iuravit ad Abraham patrem nostrum, * daturum se nobis;
Ut sine timore de manu inimicorum nostrorum liberati, * serviamus illi.
In sanctitate et iustitia coram ipso: * omnibus diebus nostris.
Et tu, puer, Propheta Altissimi vocaberis: * praeibis enim ante faciem Domini, parare vias eius.
Ad dandam scientiam salutis plebi eius * in remissionem peccatorum eorum.
Per viscera misericordiae Dei nostri: * in quibus visitavit nos Oriens ex alto,
Illuminare his, qui in tenebris, et in umbra mortis sedent; * ad dirigendos pedes nostros in viam pacis.
Requiem aeternam, etc.
Ego sum resurrectio et vita: qui credit in me etiamsi mortuus fuerit vivet: et omnis qui vivit et credit in me, non morietur in aeternum.
Inno dei ss. Ambrogio ed Agostino.
Te Deum laudamus, * te Dominum confitemur. {721 [729]}
Te aeternum Patrem * omnis terra veneratur.
Tibi omnes Angeli, * tibi coeli et universae potestates.
Tibi Cherubin et Seraphin, * incessabili voce proclamant:
Sanctus, Sanctus, * Sanctus Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt coeli et terra * maiestatis gloriae tuae.
Te gloriosus * Apostolorum chorus,
Te Prophetarum * laudabilis numerus,
Te Martyrum candidatus * laudat exercitus.
Te per orbem terrarum * sancta confitetur Ecclesia:
Patrem * immensae maiestatis:
Venerandum tuum verum * et unicum Filium.
Sanctum quoque * paraclitum Spiritum.
Tu Rex * gloriae, Christe.
Tu Patris * sempiternus es Filius.
Tu ad liberandum suscepturus hominem * non horruisti Virginis uterum.
Tu devicto mortis aculeo * aperuisti credentibus regna coelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes * in gloria Patris.
Iudex * crederis esse venturus.
Te ergo, quaesumus, tuis famulis subveni, * quos pretioso sanguine redemisti.
Aeterna fac cum sanctis tuis * in gloria numerari.
Salvum fac populum tuum, Domine, * et benedic haereditati tuae.
Et rege eos, * et extolle illos usque in aeternum.
Per singulos dies * benedicimus te.
Et laudamus nomen tuum in saeculum, * et in saeculum saeculi.
Dignare, Domine, die isto * sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine, * miserere nostri.
Fiat misericordia tua, Domine, super nos * quemadmodum speravimus in te.
In te, Domine, speravi: * non confundar in aeternum. {722 [730]}
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, eleison. |
Christe, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, audi nos. |
Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Pater de coelis Deus, |
miserere nobis. |
Fili Redemptor mundi Deus, |
miserere nobis. |
Spiritus Sancte Deus, |
miserere nobis. |
Sancta Trinitas unus Deus, |
miserere nobis. |
Sancta Maria, |
ora pro nobis. |
Sancta Dei Genitrix, |
ora pro nobis. |
Sancta Virgo Virginum, |
ora pro nobis. |
Sancte Michael, |
ora pro nobis. |
Sancte Gabriel, |
ora pro nobis. |
Sancte Rafael, |
ora pro nobis. |
Omnes sancti Angeli, et Archangeli, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti Beatorum Spirituum Ordines, |
orate pro nobis. |
Sancte Ioannes Baptista, |
ora pro nobis. |
Sancte Ioseph, |
ora pro nobis |
Omnes sancti Patriarchae, et prophetae |
orate pro nobis. |
Sancte Petre, |
ora pro nobis. |
Sancte Paule, |
ora pro nobis. |
Sancte Andrea, |
ora pro nobis. |
Sancte Iacobe, |
ora pro nobis. |
Sancte Ioannes, |
ora pro nobis. |
Sancte Thoma, |
ora pro nobis. |
Sancte Philippe, |
ora pro nobis. |
Sancte Bartholomaee, |
ora pro nobis. |
Sancte Matthaee, |
ora pro nobis. |
Sancte Simon, |
ora pro nobis. |
Sancte Thaddaee, |
ora pro nobis. |
Sancte Matthia, |
ora pro nobis.{723 [731]} |
Sancte Barnaba, |
ora pro nobis. |
Sancte Luca, |
ora pro nobis. |
Sancte Marce, |
ora pro nobis. |
Omnes sancti Apostoli, et Evangelistae, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti Discipuli Domini, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti Innocentes, |
orate pro nobis. |
Sancte Stephane, |
ora pro nobis. |
Sancte Laurenti, |
ora pro nobis. |
Sancte Vincenti, |
ora pro nobis. |
Sancti Fabiane, et Sebastiane, |
orate pro nobis. |
Sancti Ioannes et Paule, |
orate pro nobis. |
Sancti Cosma, et Damiane, |
orate pro nobis. |
Sancti Gervasi, et Protasi, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti Martyres, |
orate pro nobis. |
Sancte Silvester, |
ora pro nobis. |
Sancte Gregori, |
ora pro nobis. |
Sancte Ambrosi, |
ora pro nobis. |
Sancte Augustine, |
ora pro nobis. |
Sancte Hieronyme, |
ora pro nobis. |
Sancte Martine, |
ora pro nobis. |
Sancte Nicolaë, |
ora pro nobis. |
Omnes sancti Pontifices et Confessores, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti Doctores, |
orate pro nobis. |
Sancte Antoni, |
ora pro nobis. |
Sancte Benedicte, |
ora pro nobis. |
Sancte Bernarde, |
ora pro nobis. |
Sancte Dominice, |
ora pro nobis. |
Sancte Francisce, |
ora pro nobis. |
Omnes sancti Sacerdotes, et Levitae, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti Monachi, et Eremitae, |
orate pro nobis. |
Sancta Maria Magdalena, |
ora pro nobis. |
Sancta Agatha, |
ora pro nobis. |
Sancta Lucia, |
ora pro nobis. |
Sancta Agnes, |
ora pro nobis. |
Sancta Caecilia, |
ora pro nobis. |
Sancta Catharina, |
ora pro nobis. |
Sancta Anastasia, |
ora pro nobis.{724 [732]} |
Omnes sanctae Virgines, et Viduae, |
orate pro nobis. |
Omnes Sancti, et Sanctae Dei, |
intercedite pro nobis. |
Propitius esto, |
parce nobis, Domine. |
Propitius esto, |
exaudi nos, Domine. |
Ab omni malo, |
libera nos, Domine. |
Ab omni peccato, |
libera nos, Domine. |
Ab ira tua, |
libera nos, Domine. |
A subitanea et improvisa morte, |
libera nos, Domine. |
Ab insidiis diaboli, |
libera nos, Domine. |
Ab ira, et odio, et omni mala voluntate, |
libera nos, Domine. |
A spiritu fornicationis, |
libera nos, Domine. |
A fulgure, et tempestate, |
libera nos, Domine. |
A morte perpetua, |
libera nos, Domine. |
Per mysterium sanctae incarnationis tuae, |
libera nos, Domine. |
Per adventum tuum, |
libera nos, Domine. |
Per Nativitatem tuam, |
libera nos, Domine. |
Per baptismum, et sanctum ieiunium tuum, |
libera nos, Domine. |
Per Crucem, et Passionem tuam, |
libera nos, Domine. |
Per Mortem, et Sepulturam tuam, |
libera nos, Domine. |
Per sanctam Resurrectionem tuam, |
libera nos, Domine. |
Per admirabilem Ascensionem tuam, |
libera nos, Domine. |
Per adventum Spiritus Sancti Paracliti, |
libera nos, Domine. |
In die iudicii, |
libera nos, Domine. |
Peccatores, |
te rogamus, audi nos. |
Ut nobis parcas, |
te rogamus, audi nos. |
Ut nobis indulgeas, |
te rogamus, audi nos. |
Ut ad veram poenitentiam nos perducere digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut Ecclesiam tuam sanctam regere, et conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut Domnum Apostolicum, et omnes Ecclesiasticos Ordines in sancta religione conservare |
|
digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut inimicos sanctae Ecclesiae humiliare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut Regibus et Principibus Christianis pacem, et veram concordiam donare digneris, |
te rogamus, audi nos.{725 [733]} |
Ut concto populo Christiano pacem, et unitatem largiri digneris, te rogamus, audi nos. |
|
Ut nosmetipsos in tuo sancto servitio confortare, et conservare digneris, te rogamus, audi nos. |
|
Ut mentes nostras ad coelestia desideria erigas, |
te rogamus, audi nos. |
Ut omnibus benefactoribus nostris sempiterna bona retribuas, |
te rogamus, audi nos. |
Ut animas nostras, fratrum, propinquorum, et benefactorum nostrorum ab aeterna damnatione eripias, |
te rogamus, audi nos. |
Ut fructus terrae dare, et conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut omnibus fidelibus defunctis requiem aeternam donare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut nos exaudire digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Fili Dei, |
te rogamus, audi nos. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
parce nobis Domine. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
exaudi nos, Domine. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
miserere nobis. |
Christe, audi nos. |
Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, eleison. |
Christe, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Pater noster (in segreto).
Y. Et ne nos inducas in tentationem.
R. Sed libera nos a malo.
INNO.
Veni, Creator Spiritus,
Mentes tuorum visita,
Imple superna gratia
Quae tu creasti pectora. {726 [734]}
Qui diceris Paraclitus,
Altissimi donum Dei,
Fons vivus, ignis, charitas,
Et spiritalis unctio.
Tu septiformis munere,
Digitus Paternae dexterae,
Tu rite promissum Patris,
Sermone ditans guttura.
Accende lumen sensibus,
Infunde amorem cordibus;
Infirma nostri corporis
Virtute firmans perpeti.
Hostem repellas longius,
Pacemque dones protinus,
Ductore sic te praevio
Vitemus omne noxium.
Per Te sciamus, da, Patrem,
Noscamus atque Filium,
Teque utriusque Spiritum,
Credamus omni tempore.
Deo Patri sit gloria,
Et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac Paraclito,
In saeculorum saecula. Amen.
Y. Loquebantur variis linguis Apostoli, alleluia.
R. Magnalia Dei, alleluia.
SEQUENZA che si canta nella Novena dello Spirito Santo.
Veni, Sancte Spiritus, et emitte coelitus lucis tuae radium.
Veni, Pater pauperum, veni, dator munerum, veni, lumen cordium.
Consolator optime, dulcis hospes animae, dulce refrigerium. {727 [735]}
In labore requies, in aestu temperies, in fletu solatium.
O lux beatissima, reple cordis intima tuorum fidelium.
Sine tuo numine, nihil est in homine, nihil est innoxium.
Lava quod est sordidum, riga quod est aridum, sana quod est saucium.
Flecte quod est rigidum, fove quod est frigidum, rege quod est devium.
Da tuis fidelibus in te confidentibus sacrum septenarium.
Da virtutis meritum: da salutis exitum: da perenne gaudium. Amen. Alleluia.
INNO.
Pange, lingua, gloriosi
Corporis mysterium,
Sanguinisque pretiosi,
Quem in mundi pretium
Fructus ventris generosi
Rex effudit gentium.
Nobis datus, nobis natus
Ex intacta Virgine,
Et in mundo conversatus
Sparso Verbi semine,
Sui moras incolatus
Miro clausit ordine.
In supremae nocte coenae
Recumbens cum fratribus,
Observata lege plene,
Cibis in legalibus,
Cibum turbae duodenae
Se dat suis manibus. {728 [736]}
Verbum caro, panem verum
Verbo carnem efficit:
Fitque sanguis Christi merum,
Et si sensus deficit,
Ad firmandum cor sincerum
Sola fides sufficit.
Tantum ergo sacramentum
Veneremur cernui:
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui:
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori, Genitoque
Laus, et iubilatio:
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio:
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio. Amen.
Y. Panem de coelo praestitisti eis, alleluia.
R. Omne delectamentum in se habentem, alleluia.
INNO.
Te, Ioseph, celebrent agmina coelitum:
Te cuncti resonent Christiadum chori:
Qui clarus meritis, iunctus es inclytae
Casto foedere Virgini.
Almo cum tumidam germine coniugem
Admirans, dubio tangeris anxius,
Afflatu superi Flaminis Angelus
Conceptum puerum docet.
Tu natum Dominum stringis, ad exteras
Aegypti profugum tu sequeris plagas;
Amissum Solymis quaeris, et invenis,
Miscens gandia fletibus. {729 [737]}
Post mortem reliquos mors pia consecrat:
Palmamque emeritos gloria suscipit:
Tu vivens, Superis par, frueris Deo,
Mira sorte beatior.
Nobis, summa Trias, parce precantibus:
Da Ioseph meritis sidera scandere,
Ut tandem liceat nos tibi perpetim
Gratum promere canticum. Amen.
Y. Constituit eum Dominum domus suae.
R. Et principem omnis possessionis suae.
A MARIA AUSILIATRICE. INNO.
Saepe dum Christi populus cruentis
Hostis infensi premeretur armis
Venit adiutrix pia Virgo coelo
Lapsa sereno.
Prisca sic patrum monumenta narrant
Tempia testantur spoliis opimis
Clara votivo repetita cultu
Festa quotannis.
En novi grates liceat Mariae
Cantici laetis modulis referre
Pro novis donis, resonante plausu
Urbis et Orbis.
O dies felix, memoranda fastis,
Qua Petri Sedes fidei Magistrum
Triste post lustrum reducem beata
Sorte recepit.
Virgines castae puerique puri,
Gestiens clerus, populusque grato
Corde Reginae celebrare coeli
Munera certent.
Virginum Virgo, benedicta Iesu
Mater, haec auge bona; fac, precamur,
Ut Gregem Pastor pius ad salutis
Pascua ducat. {730 [738]}
Te per aeternos veneremur annos,
Trinitas summo celebranda plausu,
Te fide mentes, resonoque linguae
Carmine laudent. Amen.
Requiem aeternam dona eis, Domine; et lux perpetua luceat eis.
Te decet hymnus, Deus, in Sion, et tibi reddetur volum in Jerusalem; exaudi orationem meam, ad te omnis caro veniet.
Requiem aeternam etc.
Kyrie, eleison. Kyrie eleison. Kyrie, eleison.
Christe, eleison. Christe, eleison. Christe, eleison.
Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.
SEQUENZA.
Dies irae, dies illa
Solvet saeclum in favilla:
Teste David cum Sybilla.
Quantus tremor est futurus
Quando Judex est venturus
Cuncta stricte discussurus!
Tuba mirum spargens sonum
Per sepulchra regionum,
Coget omnes ante thronum.
Mors stupebit et natura,
Cum resurget creatura,
Judicanti responsura.
Liber scriptus proferetur,
In quo totum continetur,
Unde mundus judicetur. {731 [739]}
Judex ergo cum sedebit,
Quidquid latet, apparebit:
Nil inultum remanebit.
Quid sum miser tunc dicturus?
Quem patronum rogaturus,
Cum vix justus sit securus?
Rex tremendae majestatis,
Qui salvandos salvas gratis,
Salva me, fons pietatis.
Recordare, Jesu pie,
Quod sum causa tuae viae:
Ne me perdas illa die.
Quaerens me, sedisti Iassus:
Redemisti, Crucem passus:
Tantus labor non sit cassus.
Juste Judex ultionis,
Donum fac remissionis
Ante diem rationis.
Ingemisco tamquam reus:
Culpa rubet vultus meus:
Supplicanti parce, Deus.
Qui Mariam absolvisti,
Et latronem exaudisti,
Mihi quoque spem dedisti.
Preces meae non sunt dignae:
Sed tu bonus fac benigne,
Ne perenni cremer igne.
Inter oves locum praesta,
Et ab haedis me sequestra,
Statuens in parte dextra.
Confutatis maledictis,
Flammis acribus addictis,
Voca me cum benedictis.
Oro supplex et acclinis.
Cor contritum quasi cinis;
Gere curam mei finis.
Lacrymosa dies illa,{732 [740]}
Qua resurget ex favilla
Judicandus homo reus.
Huic ergo parce Deus:
Pie Jesu Domine,
Dona eis requiem. Amen.
Offertorio. Domine Jesu Christe, Rex gloriae, libera animas omnium fidelium defunctorum de poenis inferni, et de profondo lacu: libera eas de ore leonis, ne absorbeat eas tartarus, ne cadant in obscurum: sed signifer Sanctus Michaël repraesentet eas in lucem sanctam: Quamolim Abrahae promisisti, et semini eius.
Hostias et preces tibi, Domine, laudis offerimus: tu suscipe pro animabus illis, quarum hodie memoriam facimus: fac eas, Domine, de morte transire ad vitam.
Quamolim Abrahae promisisti et semini eius.
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt coeli et terra gloria tua.
Hosanna in excelsis.
Dopo l'Elevazione.
Benedictus, qui venit in nomine Domini.
Hosanna in excelsis.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem sempiternam.
Alla Comunione. Lux aeterna luceat eis, Domine, cum Sanctis tuis in aeternum: quia pius es.
Y. Requiem aeternam dona eis, Domine et lux perpetua luceat eis. Cum Sanctis tuis in aeternum: quia pius es.
Nelle messe solenni delle domeniche e feste.
Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.
Christe, eleison. Christe, eleison. Christe, eleison.
Kyrie, eleison. Kyrie eleison. Kyrie, eleison. {733 [741]}
Inno Angelico.
Gloria in excelsis Deo. Et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Laudamus te, benedicimus te, adoramus te, glorificamus te. Gratias agimus tibi propter magnam gloriam tuam. Domine Deus Rex coelestis, Deus pater omnipotens. Domine Fili unigenite, Jesu Christe. Domine Deus, Agnus Dei, filius Patris. Qui tollis peccata mundi, miserere nobis. Qui tollis peccata mundi suscipe deprecationem nostram. Qui sedes ad dexteram Patris, miserere nobis. Quoniam tu solus Sanctus, Tu solus Dominus, Tu solus Altissimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spiritu in gloria Dei Patris. Amen.
Credo o Simbolo Niceno.
Credo in unum Deum, Patrem omnipotentem, factorem coeli et terrae, visibilium omnium, et invisibilium. Et in unum Dominum Jesum Christum, Filium Dei unigenitum. Et ex Patre natum ante omnia saecula. Deum de Deo, lumen de lumine, Deum verum de Deo vero. Genitum non factum, consubstantialem Patri: per quem omnia facta sunt. Qui propter nos homines, et propter nostram salutem descendit de cœlis. (Qui si genuflette). Et incarnatus est de Spiritu Sancto: ex Maria Virgine: et homo factus est. Crucifixus etiam pro nobis sub Pontio Pilato, passus et sepultus est. Et resurrexit tertia die, secundum Scripturas. Et ascendit in coelum: sedet ad dexteram Patris. Et iterum venturus est cum gloria judicare vivos et mortuos: cuius regni non erit finis. Et in Spiritum Sanctum Dominum, et vivificantem: qui ex Patre, Filioque procedit. Qui cum Patre, et Filio simul adoratur, et conglorificatur: qui locutus est per Prophetas. Et Unam, Sanctam, Catholicam, et Apostolicam Ecclesiam. Confiteor unum Baptisma in remissionem peccatorum. Et expecto resurrectionem {734 [742]} mortuorum Et vitam venturi saeculi. Amen.
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt coeli et terra gloria tua.
Hosanna in excelsis.
Benedictus qui venit in nomine Domini.
Hosanna in excelsis.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserare nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem.
Prete. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
Pr. Introibo ad Altare Dei.
R. Ad Deum qui laetificat juventutem meam.
Pr. Judica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta, ab homine iniquo et doloso erue me.
R. Quia tu es, Deus, fortitudo mea; quare me repulisti, et quare tristis incedo dum affligit me inimicus?
Pr. Emitte lucem tuam et veritatem tuam; ipsa me deduxerunt et adduxerunt in montem sanctum tuum et in tabernacula tua.
R. Et introibo ad Altare Dei, ad Deum, qui laetificat juventutem meam.
Pr. Confitebor tibi in cythara, Deus, Deus meus, quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me?
R. Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor illi, salutare vultus mei, et Deus meus.
Pr. Gloria Patri, et Filio et Spiritui Sancto.
R. Sicut erat in principio, et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen. {735 [743]}
Pr. Introito ad Altare Dei.
R. Ad Deum, qui laetificat juventutem meam.
Pr. Adiutorium nostrum in nomine Domini.
R. Qui fecit coelum et terram.
Pr. Confiteor Deo omnipotenti etc.
R. Misereatur tui omnipotens Deus, et dimissis peccatis tuis, perducat te ad vitam aeternam.
Pr. Amen.
R. Confiteor Deo onnipotenti, Beatae Mariae semper Virgini, Beato Michaëli Archangelo, Beato Joanni Baptistae, Sanctis Apostolis Petro et Paulo, omnibus Sanctis et tibi, Pater, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor Beatam Mariam semper Virginem, Beatum Michaëlem Archangelum, Beatum Joannem Baptistam, Sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et te, Pater, orare pro me ad Dominum Deum nostrum.
Pr. Misereatur vestri omnipotens Deus, et dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam.
R. Amen.
Pr. Indulgentiam, absolutionem et remissionem peccatorum nostrorum tribuat nobis omnipotens et misericors Dominus.
R. Amen.
Pr. Deus, tu conversus vivificabis nos.
R. Et plebs tua laetabitur in te.
Pr. Ostende, nobis, Domine, misericordiam tuam.
R. Et salutare tuum da nobis.
Pr. Domine, exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
Pr. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Nel fine degli Oremus il Prete dice:
Per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.
Pr. Kyrie, eleison.
R. Kyrie, eleison.
Pr. Kyrie, eleison.
R. Christe, eleison.
Pr. Christe, eleison.
R. Christe, eleison.
Pr. Kyrie, eleison. {736 [744]}
R. Kyrie, eleison.
Pr. Kyrie, eleison.
Pr. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
In fine dell'Epistola:
R. Deo gratias.
Indi si trasporterà il Messale dalla parte dell'Evangelio.
Pr. Initium, oppure sequentia sancti Evangelii secundum etc.
R. Gloria tibi, Domine.
In fine dell'Evangelio:
R. Laus tibi, Christe.
Pr. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Orate, Fratres.
R. Suscipiat Dominus sacrificium de manibus tuis ad laudem, et gloriam nominis sui, ad utilitatem quoque nostram totiusque Ecclesiae suae sanctae.
Pr. Per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.
Pr. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Sursum corda.
R. Habemus ad Dominum.
Pr. Gratias agamus Domino Deo nostro.
R. Dignum et iustum est.
Dopo l'Elevazione.
Pr. Per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.
Pr. Et ne nos inducas in tentationem.
R. Sed libera nos a malo.
Pr. Per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.
Pr. Pax Domini sit semper vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Dopo la consumazione si trasporterà il Messale dalla parte dell'Epistola.
Pr. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Ite, Missa est.
R. Deo gratias.
Nel giorno di Pasqua e tutta l'Ottava:
Pr. Ite, Missa est. Alluia, alleluia.
R. Deo gratias. Alleluia, alleluia.
Oppure:
Pr. Benedicamus Domino.
R. Deo gratias.
Pr. Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
R. Amen.{737 [745]}
Se sarà Messa de' morti.
Pr. Requiescant in pace.
R. Amen.
Pr. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Initium sancti Evangelii secundum Joannem.
R. Gloria tibi, Domine.
Nel fine della Messa:
R. Deo gratias.
Passio Domini nostri Jesu Christi sit semper in cordibus nostris.
R. Amen.
Recordemini, Fratres charissimi, quod Dominus noster Jesus Christus fuit pro nobis venditus, osculo traditus, ad Annam primum, deinde ad Caipham Pontificem ductus, postremo in praetorium Pilati, ubi fuit ad columnam ligatus, et flagellatus, spinea corona coronatus, veste purpurea circumdatus, alapis percussus, atque consputus. Judaeis traditus, ut crucifigeretur, et ad Calvarii locum deductus, et crucifixus; et cum eo crucifixi sunt latrones duo, unus a dextris, et alter a sinistris, et quum dixisset: Sitio, porrexerunt ei acetum cum felle mixtum; quod cum accepisset, dixit: Consummatum est; et inclinato capito, emisit spiritum. Tu autem Domine, miserere nobis.
R. Deo gratias.
I Cantori intonano:
Regem venturum Dominum venite adoremus.
Il Coro risponde:
Regem venturum Dominum venite adoremus.
I Cantori cantano le seguenti Profezie.
Jucundare, filia Sion, et exulta satis filia Jerusalem. Ecce Dominus veniet, et erit in die illa {738 [746]} lux magna, et stillabunt montes dulcedinem, et colies fluent lac, et mel, quia veniet Propheta magnus, et ipse renovabit Jerusalem.
Coro. Regem venturum Dominum etc.
Cantori. Ecce veniet Deus et Homo de domo David sedere in throno, et videbitis, et gaudebit cor vestrum.
Cor. Regem venturum Dominum etc.
Cant. Ecce veniet Dominus, protector noster, Sanctus Israel, coronam Regni habens in capite suo: et dominabitur a mari usque ad mare, et a flumine usque ad terminos orbis terrarum.
Cor. Regem vent. etc.
Cant. Ecce apparebit Dominus, et non mentietur: si moram fecerit, expecta eum, quia veniet, et non tardabit.
Cor. Regem vent. etc.
Cant. Descendet Dominus sicut pluvia in vellus, orietur in diebus eius justitia et abundantia pacis, et adorabunt eum omnes Reges terrae, omnes gentes servient ei.
Cor. Regem vent. etc.
Cant. Nascetur nobis parvulus, et vocabitur Deus fortis: ipse sedebit super thronum David patria sui, et imperabit; cuius potestas super humerum eius.
Cor. Regem vent. etc.
Cant. Bethleem Civitas Dei summi, ex te exiet Dominator Israel, et egressus eius sicut a principio dierum aeternitatis, et magnificabitur in medio universae terrae, et pax erit in terra nostra dum venerit.
Cor. Regem vent. etc.
Nella Vigilia della Natività i cantori aggiungono:
Crastina die delebitur iniquitas terrae, et regnabit super nos Salvator mundi.
Cor. Regem vent. etc.
Cant. Prope est jam Dominus.
Cor. Venite adoremus.
Quindi si canta alternativamente il Cantica seguente in tono 6.
Laetentur coeli, etexultet terra, * jubilate montes laudem.
Erumpant montes jucunditatem, {739 [747]} * et colles justitiam.
Quia Dominus noster veniet, * et pauperum suorum miserebitur.
Rorate coeli desuper, et nubes pluant justum, * aperiatur terra, et germinet Salvatorem.
Memento nostri, Domine, * et visita nos in salutari tuo.
Ostende nobis, Domine misericordiam tuam * et salutare tuum da nobis.
Emitte Agnum, Domine, dominatorem terrae * de petra deserti, ad montem filiae Sion.
Veni ad liberandum nos, Domine, Deus virtutum, * ostende faciem tuam, et salvi erimus.
Veni, Domine, visitare nos in pace, * ut laetemur coram te corde perfecto.
Ut cognoscamus, Domine, in terra viam tuam, * in omnibus gentibus salutare tuum.
Excita, Domine, potentiam tuam, et veni, * ut salvos facias nos.
Veni, Domine, et noli tardare, * relaxa facinora plebi tuae.
Utinam dirumperes coelos, et descenderes, * a facie tua montes defluerent.
Veni, et ostende nobis faciem tuam, Domine, * qui sedes super Cherubim. Gloria Patri etc.
Il celebrante in tono di capitolo dice:
Praecursor pro nobis ingreditur Agnus sine macula secundum ordinem Melchisedech. Pontifex factus in aeternum, et in saeculum saeculi. Ipse est Rex justitiae, cuius generatio non habet finem.
R. Deo gratias.
INNO.
En Clara vox redarguit,
Obscura quaeque personans,
Procul fugentur somnia,
Ab alto Jesus promicat. {740 [748]}
En Agnus ad nos mittitur
Laxare gratis debitum,
Omnes simul cum lacrymis
Precemur indulgentiam.
Beatus Auctor saeculi
Servile corpus induit,
Ut carne carnem liberans
Ne perderet quos condidit.
Castae Parentis viscera
Coelestis intrat gratia,
Venter puellae bajulat.
Secreta, quae non noverat.
Domus pudici pectoris
Templum repente fit Dei,
Intacta nesciens virum,
Concepit alvo Filium.
Deo Patri sit gloria,
Eiusque soli Filio,
Cum Spiritu Paraclito
In saeculorum saecula. Amen.
Al Magnificat si canta una delle seguenti Antifone.
16 dicembre. Ecce veniet Rex Dominus terrae, et ipse auferet jugum captivitatis nostrae.
17. O Sapientia, quae ex ore Altissimi prodiisti, attingens a fine usque ad finem, fortiter, suaviterque disponens omnia, veni ad docendum nos viam prudentiae.
18. O Adonai, et Dux domus Israel, qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti, et ei in Sina legem dedisti, veni ad redimendum nos in brachio extento.
19. O Radix Jesse, qui stas in signum populorum, super quem continebunt Reges os suum, quem gentes deprecabuntur, veni ad liberandum, nos, jam noli tardare.
20. O Clavis David, et sceptrum domus Israel, qui aperis, et nemo claudit, claudis, et nemo aperit, veni, et educ vinctum {741 [749]} de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.
21. O Oriens, splendor lucis aeternae, et sol justitiae, veni, et illumina sedentem in tenebris et umbra mortis.
22. O Rex gentium, et desideratus earum, lapisque angularis qui facis utraque unum, veni, et salva hominem, quem de limo formasti.
23. O Emmanuel Rex, et legifer noster, expectatio gentium, et Salvator earum, veni ad salvandum nos, Domine, Deus noster.
24. Cum ortus fuerit sol de coelo, videbitis Regem Regum procedentem a Patre tamquam sponsum de thalamo suo.
Poscia si dice il Magnificat a pag. 707.
Il Celebrante dice:
Y. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Oremus.
Festina, quaesumus, Domine, ne tardaveris, et auxilium nobis supernae virtutis impende, ut adventus tui consolationibus subleventur, qui in tua pietate confidunt. Qui vivis et regnas etc.
Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium, et tui divini amoris in eis ignem accende.
Y. Emitte spiritum tuum et creabuntur.
R. Et renovabis faciem terrae.
Oremus.
Deus, qui corda fidelium Sancti Spiritus illustratione docuisti da nobis in eodem Spiritu recta sapere, et de eius semper consolatione gaudere. Per Christum Dominum nostrum. Amen. {742 [750]}
Invocazione del divino aiuto nel cominciare le azioni di maggior rilievo.
Actiones nostras, quaesumus, Domine, aspirando praeveni, et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur. Per etc.
Rendimento di grazie.
Agimus tibi gratias, omnipotens Deus, pro universis beneficis tuis, qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.
I. - Idea generale della vera religione.
D. Che cosa s'intende per religione?
R. Per religione s'intende una virtù ovvero una serie di azioni buone, con cui l'uomo rende a Dio l'ossequio e l'onore a lui dovuto.
D. Come deve l'uomo praticare la religione?
R. L'uomo deve praticare questa religione col credere le verità da Dio rivelate, e coll'osservare la sua santa legge: cioè coll'osservanza dei Comandamenti di Dio e della Chiesa dal medesimo Iddio stabilita. {743 [751]}
D. A chi fu rivelata la vera religione?
R. La vera religione fu primieramente da Dio rivelata ad Adamo, che fu il primo uomo del mondo; quindi dallo stesso Dio, e talvolta dal ministero degli Angeli, venne rivelata ai santi Patriarchi che la praticarono, ai profeti, i quali coi loro miracoli dimostrarono che erano da Dio inspirati. Imperciocchè Dio solo è autore dei veri miracoli, nè li può fare, o concedere che altri li faccia in prova dell'errore e della menzogna. Gli uni e gli altri confermarono questa rivelazione con profezie, cioè con predizioni riguardanti l'avvenire, che esattamente si avverarono: solamente Iddio sa l'avvenire e può rivelarlo agli uomini.
II. - Una sola è la vera religione.
D. Le varie religioni che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?
R. No certamente, perchè la verità è sempre una sola. Ora le varie religioni insegnando cose diverse le une contrarie alle altre ne deve perciò derivare che una sola debba essere la vera religione.
D. Ci sono i Maomettani, i Protestanti cioè i Calvinisti ed i Luterani, ed avvi la Chiesa Cattolica Romana; in quale di queste società noi possiamo con certezza trovare la vera religione?
R Noi possiamo solamente trovare la vera religione nella Chiesa Cattolica Romana, perchè essa sola conserva intatta la divina rivelazione, essa sola fu fondata da Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo, propagata dagli Apostoli, e dai loro successori sino ai nostri giorni; motivo per cui essa sola presenta i veri caratteri della divinità.
D. Quali sono cotesti caratteri che dimostrano la divinità della Chiesa Cattolica Romana, mediante i quali noi possiamo con certezza conoscere che essa sola sia la vera Chiesa di Gesù Cristo? {744 [752]}
R. I caratteri, che ci fanno con certezza conoscere la divinità della vera Chiesa, sono quattro, cioè: Una, Santa, Cattolica, Apostolica.
La vera Chiesa deve essere Una, perchè essendoci un solo vero Dio, una sola fede, un solo battesimo, non può esserci che una sola vera Chiesa. Santa, perchè deve essere fondata e governata da Dio, fonte di ogni santità, insegnare cose sante per condurre gli uomini alla santità ed alla salvezza eterna. Cattolica, ossia universale, perchè, secondo le parole di Gesù Cristo, deve dilatarsi in tutto il mondo, abbracciare i fedeli di tutti i tempi e di tutti i luoghi, e durare visibile sino alla consumazione de' secoli. Apostolica, vale a dire insegnare e credere tutto ciò che hanno insegnato e creduto gli Apostoli da Gesù Cristo inviati a predicare il Vangelo a tutte le creature. La Chiesa, che ha questi quattro caratteri, è senza dubbio la Chiesa di Gesù Cristo.
D. La Chiesa Romana presenta questi quattro caratteri della divinità?
R. La Chiesa Romana è la sola che possa con certezza presentare questi caratteri della divinità. Imperciocchè essa sola:
1° È Una, perchè tutti i veri cattolici, anche sparsi per le varie parti del mondo, professano una medesima fede, una medesima dottrina, e dipendono tutti da un solo capo che è il Romano Pontefice, il quale, a guisa di padre universale, regola e governa tutta la cattolica famiglia.
2° È Santa per la santità del suo capo e suo fondatore che è Gesù Cristo; è santa la fede e la legge che professa; santi i Sacramenti che pratica; molti Santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo; più milioni di martiri, da Dio confortati, sparsero il loro sangue in testimonianza della divinità di questa medesima Chiesa. {745 [753]}
3° La Chiesa Romana è Cattolica; cioè universale, perchè si estende a tutti i luoghi ed a tutti i tempi. Gesù Cristo promise che il suo Vangelo sarebbe predicato per tutta la terra, e noi vediamo che la Romana Chiesa in tutte le parti del mondo ha dei figli, i quali strettamente uniti col Papa, professano la dottrina di Gesù Cristo, che si predicò e si va predicando per tutta la terra.
La medesima Romana Chiesa si estende a tutti i tempi, perchè in tutti i tempi, in mezzo alle più sanguinose persecuzioni, fu sempre avuta a guisa di società visibile de' fedeli riuniti nella medesima fede, sotto alla condotta di un medesimo capo, il Romano Pontefice. Esso come padre di una grande famiglia guidò pel passato, e guiderà per l’avvenire tutti i buoni credenti suoi figli pel sentiero della verità sino alla fine dei secoli.
4° La Chiesa Romana è Apostolica, perchè crede ed insegna tutto ciò che gli Apostoli hanno creduto ed insegnato. La testimonianza di diciannove secoli mostra ad evidenza, che Gesù Cristo ha stabilito s. Pietro capo della Chiesa, ed egli cogli altri Apostoli hanno propagata la dottrina del Vangelo per tutto il mondo. A s. Pietro succedettero altri sommi Pontefici, i quali senza interruzione governarono la Chiesa fino ai nostri giorni. Agli altri Apostoli succedettero i Vescovi, i quali in ogni tempo ed in ogni luogo formarono un solo ovile, riconoscendo solo Gesù Cristo per pastore supremo e capo invisibile, ed il Pontefice di Roma per supremo Pastore e capo visibile. Questa prerogativa della Romana Chiesa è consolantissima per noi Cattolici. Imperocchè la sola nostra Chiesa cominciando dal regnante Pio IX, rimonta da un Papa all'altro senza alcuna interruzione sino a s. Pietro, Principe degli Apostoli, e stabilito Capo della Chiesa da Gesù Cristo medesimo. {746 [754]}
III. - Le Chiese degli Eretici non hanno i caratteri della divinità.
D. Le Chiese de' Valdesi o de' Protestanti non possono avere i caratteri della vera Chiesa?
R. Le Chiese de' Valdesi e de' Protestanti e di tutti gli altri eretici non hanno i caratteri della vera Chiesa.
1° Non sono Una, perchè non hanno la medesima fede, nè la medesima dottrina, nè uno stesso capo. Anzi è difficile trovar due ministri di una medesima setta eretica, i quali vadano d'accordo sopra i punti principali di loro credenza. Quindi ne avvengono continue divisioni in cose di massima importanza. La sola Chiesa protestante, non molto dopo la sua fondazione, era già divisa in più di dugento sette. Dove possono mai avere unità di fede?
2° Non sono sante; perchè rigettano tutti od in parte i Sacramenti, da cui solo deriva la vera santità; professano più cose contrarie al Vangelo, ripugnanti a Dio medesimo. In tutte le vite degli eretici, degli increduli, degli apostati, non si può citare un Santo, neppure un miracolo. Che anzi i principali autori delle sêtte si deturparono con vizi e delitti. Calvino e Lutero asserivano fin dai loro tempi che i cattolici erano assai migliori dei riformati. Ed Erasmo, caldo promotore del protestantismo, ebbe a dire che tutti gli uomini illustri della Riforma, ben lungi dal far miracoli, non hanno nemmeno potuto guarire un sol cavallo zoppo.
3° Non sono cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi ed in questi luoghi medesimi cangiano la loro dottrina a seconda dei tempi. Neppure sono cattoliche riguardo al tempo, giacchè, paragonate alta religione Cattolica, contano pochi {747 [755]} secoli di esistenza, non oltrepassano l'epoca dei loro fondatori, niuna si estende fino a Gesù Cristo.
4° Non sono apostoliche, perchè non professano anzi rigettano molte cose dagli Apostoli credute ed insegnate. Niuna delle società eretiche può vantare i suoi antecessori fino agli Apostoli. Finalmente non seno unite al Romano Pontefice che è successore di s. Pietro, Capo e Principe degli Apostoli.
D. Non c'è diversità tra la dottrina della Chiesa Cattolica d'oggidì, e la dottrina da Gesù Cristo e dagli Apostoli predicata?
R. No: perchè le medesime verità del Vangelo predicate da Gesù Cristo e dagli Apostoli sono quelle stesse che si predicarono in tutti i tempi, e si predicano presentemente nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.
D. Fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana si può aver salute?
R. No; fuori di questa Chiesa niuno può salvarsi. Nella maniera, che quelli i quali non furono nell'arca di Noè, perirono nel diluvio, così, dice s. Girolamo, perisce inevitabilmente colui che muore separato dalla Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, unica Chiesa di Gesù Cristo, sola conservatrice della vera religione.
IV. - Nella Chiesa degli Eretici non c'è la Chiesa di Gesù Cristo.
D. Non può darsi che gli Ebrei, i Maomettani, i Valdesi, i Protestanti, cioè i Calvinisti ed i Luterani e simili, quantunque non siano nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, tuttavia abbiano la vera religione?
R. Tutti costoro non hanno la vera religione, perchè non la ricevono dalla Chiesa Cattolica, sola vera Chiesa di Gesù Cristo, unica depositaria e legittima interprete della dottrina del suo divin Maestro. {748 [756]}
D. Qual è il più grande errore degli Ebrei?
R. Il più grande errore degli Ebrei consiste in ciò che essi aspettando ancora la venuta del Messia, non credono a Gesù Cristo, nè al santo Vangelo.
D. Che cosa devono fare gli Ebrei a fine di potersi salvare?
R. Gli Ebrei a fine di potersi salvare devono riconoscere Gesù Cristo per vero Messia, ricevere il santo Battesimo, quindi osservare i Comandamenti di Dio e della Chiesa.
D. Chi è il capo della religione Maomettana?
R. Maometto, il quale disseminò i suoi errori sul principio del secolo settimo dell'era cristiana.
D. Chi è il capo dei Valdesi, i quali in gran numero vivono nelle valli di Luserna vicino a Pinerolo?
R. Il capo dei Valdesi è Pietro Valdo, negoziante di Lione. Egli diede principio all'erronea sua dottrina circa la metà del secolo decimoterzo.
D. Chi sono i capi dei Protestanti?
R. I capi de' Protestanti sono Calvino e Lutero, vissuti alla metà del secolo decimosesto. Calvino, cherico Simoniaco, fu condannato a grave pena per un delitto ignominioso. Lutero, frate apostata che uscì dal convento, commise i più gravi disordini, fra cui quello di prendersi a moglie una monaca.
D. Questi uomini, Maometto, Pietro Valdo, Calvino e Lutero, diedero segni di essere da Dio mandati?
R. Costoro erano uomini non mandati da Dio, non fecero alcun miracolo, nè in loro si avverò alcuna profezia. Propagarono i loro errori e le loro superstizioni colla violenza e col libertinaggio, religione, che scioglie il freno a tutti i vizi, apre la strada a tutti i disordini.
D. Dunque costoro non sono nella Chiesa di Gesù Cristo?
R. Costoro non avendo per capo Gesù Cristo, non {749 [757]} possono appartenere alla sua Chiesa, onde non sono nella Chiesa di Gesù Cristo, ma come dice s. Gerolamo, sono nella Sinagoga dell'Anticristo, cioè in una Chiesa opposta a quella di Gesù Cristo.
V. - Una risposta ai Protestanti.
D. Che cosa rispondere quando i Protestanti dicono: Noi crediamo a Cristo ed al Vangelo, perciò siamo nella vera Chiesa?
R. Quando i Protestanti parlano così, noi dobbiamo loro rispondere: Voi dite di credere a Cristo ed al Vangelo, ma non è vero, perchè non credete a tutto quello che c’insegna Gesù Cristo nel Vangelo, e rigettate molte altre verità, le quali sebbene non registrate nel Vangelo, furono d'ordine di lui predicate da' santi Apostoli e si devono credere da tutti per potersi salvare. Non credete alla sua Chiesa, non credete al sommo Pontefice dallo stesso Gesù Cristo stabilito per goverrnare la sua Chiesa. Inoltre, permettendo voi ad ognuno la libera interpretazione del Vangelo di Gesù Cristo, aprite con ciò una larga via all'errore, nel quale l'uomo cade inevitabilmente, se è guidato solo dal proprio lume. Perciò voi, o Protestanti, siete come rami tagliati dall'albero, come membri d'un corpo senza capo, come pecorelle senza pastore, come discepoli senza maestro, e per colmo di vostra sventura siete separati dal fonte della vita che è Gesù Cristo.
D. Non è possibile che alcuno de Protestanti si possa salvare?
R. Tra i Protestanti si possono salvare:
1° I fanciulli che muoiono prima dell'uso della ragione purchè siano stati validamente battezzati;
2° Si salvano eziandio coloro che sono in buona fede, cioè sono fermamente persuasi di trovarsi {750 [758]} nella vera religione. Perciocchè costoro nel loro cuore sono cattolici, e se conoscessero la religione cattolica certamente l'abbraccerebbero.
D. Che cosa devono fare i Protestanti per salvarsi?
R. I Protestanti per salvarsi devono rinunziare ai loro errori, entrare nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, da cui un tempo si separarono, unirsi al Vicario di Gesù Cristo, che è il Papa, da cui chi si ostina di vivere separato, perisce eternamente.
VI. - I Protestanti convengono che i Cattolici sono nella vera Chiesa.
D. Che cosa dicono di particolare i Protestanti intorno alla Cattolica nostra religione?
R. I Protestanti dicono che nella Chiesa Cattolica vissero gran Santi, i quali operarono luminosi miracoli, e che noi vivendo secondo i precetti della Chiesa Cattolica possiamo salvarci.
D. Noi Cattolici, che cosa diciamo della setta protestante?
R. Noi Cattolici, seguendo la dottrina infallibile della Chiesa Cattolica, diciamo, che i Protestanti se non fanno ritorno alla Chiesa di Gesù Cristo, nella loro setta non possono salvarsi.
D. Dunque?
R. Dunque i Protestanti convenendo con noi, che la Cattolica religione è vera, dichiarano che la loro è falsa.
D. Non ci sarebbe qualche esempio a questo riguardo?
R. Ne abbiamo molti, eccone uno bellissimo ricavato dalla Storia Ecclesiastica. Enrico IV, re di Francia, era capo del partito dei Calvinisti quando salì sul trono; ma Iddio lo illuminò col fargli conoscere {751 [759]} la vera religione. Da prima procurò d'instruirsi rettamente nei dogmi della Cattolica religione; poscia fece venire alla sua presenza i ministri protestanti, e loro dimandò se credevano che egli si potesse salvare nella Chiesa Romana. Dopo seria riflessione risposero di sì. Allora il Re saviamente ripigliò: Perchè dunque voi l'avete abbandonata? I Cattolici affermano che niuno può ottener salute nella vostra setta; voi convenite che si può avere nella loro; ragion vuole che io mi attenga alla via più sicura, e preferisca quella religione in cui per comune sentimento io mi posso salvare. Quindi il Re rinunziò all'eresia, e rientrò nel seno della Cattolica Religione.
D. Che cosa presenta di singolare la Chiesa Cattolica nel suo rapporto colle società eretiche?
R. La Chiesa Cattolica ha questo di singolare nel suo rapporto colle eretiche società, che:
1° Sebbene ella sia stata in ogni tempo perseguitata dagli Ebrei, dai gentili, dagli' eretici e dai cattivi cattolici, riportò compiuto trionfo di tutti gli attacchi, conservandosi pura ed inalterabile, quale fu da Dio fondata, senzachè abbia ad altri mossa la minima persecuzione. I nemici della nostra religione si sforzano di addurre alcuni fatti, come sarebbe la guerra contro gli Albigesi, la giornata di s. Bartolomeo, e con questi fatti vorrebbero provare che la Chiesa Cattolica ha talvolta mosso persecuzioni. Ma costoro sono in errore, perciocchè tali fatti non furono mai dalla Chiesa nè comandati, nè approvati.
2° Che non si legge che alcuno, consapevole di se stesso, in punto di morte abbia abbandonato la Chiesa Cattolica per abbracciare qualche altra credenza. Al contrario le storie sono ripiene di fatti di uomini, i quali in punto di morte rinunciarono alle credenze eretiche per morire nel seno della {752 [760]} santa Romana Chiesa. Molti e luminosi fatti riguardanti a distinti personaggi, che in vita ed in punto di morte abbandonarono l'errore per vivere e morire nella Cattolica religione, si possono leggere nelle opere: Storia del Giacobinismo dell'abbate Barruel. - Miscellanea di Filosofi. Parigi, 1808.
3° Che niuno mai abbandonò la Cattolica religione per condurre una vita più virtuosa. Per l'opposto sappiamo dalla storia che tutti quelli i quali l'hanno abbandonata per abbracciare qualche altra credenza religiosa; ciò fecero per condurre una vita più libera e disordinata, segno evidente che a ciò erano mossi non dalla cognizione della verità, ma dal desiderio di una religione più rilassata e più favorevole alle loro passioni.
D. Che cosa dobbiamo fare noi Cattolici?
R. Noi Cattolici dobbiamo 1° Ringraziar Dio d'averci creati in quella religione che unica può condurci a salvamento; 2° Pregar di cuore il Signore che ci conservi fedeli alla sua grazia, e nel suo santo servizio, e pregarlo eziandio per tutti coloro che vivono da lui lontani, e separati dalla sua santa Chiesa, onde li illumini, e li conduca da buon Pastore al suo ovile, ma insieme dobbiamo in 3° luogo guardarci bene dai Protestanti, e da quei cattivi Cattolici che disprezzano i precetti della Chiesa, che sparlano del Vicario di Gesù Cristo, e degli altri suoi ministri per trascinarci all'errore; 4°Essere grati a Dio colla fermezza nella fede, coll'osservanza esatta dei suoi precetti, e di quelli della sua santa Chiesa.
VII. - Tre particolari ricordi alla gioventù.
D. Come deve regolarsi un giovane cattolico in questi tempi per non essere ingannato in fatto di religione?
R. Credo che voi, giovane cattolico, non sarete {753 [761]} ingannato in fatto di religione se metterete in pratica i seguenti avvisi:
1° Fuggire per quanto è possibile la compagnia di coloro che parlano di cose immodeste, o cercano di deridere la nostra s. Religione;
2° Se per motivo di studio, di professione o di parentela vi toccherà trattare con taluno di costoro, non entrate mai in discussione in fatto di religione, e se cercano di farvi difficoltà a questo riguardo, dite loro semplicemente: quando sia infermo andrò dal medico, se ho liti vado dall'avvocato o procuratore, se ho bisogno di rimedi vado dal farmacista. In fatto poi di religione vado dai preti come quelli che di proposito studiarono le cose di religione.
3° Non leggete mai e poi mai libri o giornali cattivi. Se per avventura taluno vi offerisse libri o giornali irreligiosi, abborriteli e rigettateli da voi con quell'orrore e disprezzo che rifiutereste una tazza piena di veleno. Se a caso ne aveste qualcuno presso di voi, consegnatelo al fuoco. È meglio che bruci libro e giornale nel fuoco di questo mondo, che andare l'anima vostra a bruciare per sempre nelle fiamme dell'inferno.
D. E quando siamo burlati perchè pratichiamo la nostra religione?
R. Quando siete burlati perchè praticate la vostra religione voi dovete dispregiare ogni burla e mettere sotto i piedi ogni diceria mondana. Rispondete poi schiettamente ai derisori che col Signore non si burla, perciò nemmeno si deve burlare quello che riguarda al suo culto. Quindi richiamate alla memoria la sentenza del Salvatore contro a quelli che per umano rispetto si lasciano strascinare al male: Chiunque, egli dice, si lascia far paura, e a tempo debito per rossore non si manifesta per cristiano, sarà svergognato da Gesù Cristo medesimo quando si presenterà al suo divin tribunale. Laonde lasciate dire chi vuole, purchè facciate il bene. {754 [762]}
D. E quando dicono che siamo in tempo di libertà, perciò ognuno può vivere come vuole?
R. Noi dobbiamo dire che questa libertà non è data da Dio, ma dagli uomini, che perciò non si deve mischiare per nulla nelle cose di religione, oppure rispondere che se siamo in tempo di libertà ci lascino vivere in fatto di religione, come a noi piace.
Egli è poco tempo che un giovinotto ben educato fu da alcuni suoi compagni deriso perchè andava a confessarsi e si asteneva dalle carni il venerdì e sabato, adducendo, che in questi tempi tutto era permesso. Allora l'accorto giovine ingegnosamente rispose: Se tutto è permesso, sarà anche permesso a me il praticare la mia religione, e voi, se siete stati ben educati, dovreste lasciarmi in libertà di osservarne le pratiche.
D. La Chiesa di Gesù Cristo non verrà meno per le persecuzioni?
R. No certamente; anzi più sarà dagli uomini perseguitata, più trionferà, perchè la Chiesa è fondata da Gesù Cristo sopra una pietra, contro cui niente varranno tutti gli sforzi dell'inferno. È vero che talvolta la religione essendo disprezzata in certi paesi, Dio permette che sia portata altrove. Ma ciò è sempre a danno degli uomini e non mai della religione. Di fatto noi vediamo che tutti i persecutori della Chiesa dei tempi passati non esistono più, e la Chiesa tuttora esiste; tutti quegli che la perseguitano presentemente, da qui a qualche tempo non ci saranno più, ma la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnato la sua parola di proteggerla, e di essere sempre con lei, e vuole che duri sino alla fine del mondo, per unire la Chiesa militante alla Chiesa trionfante, e formare poi di tutti i buoni un solo regno nella patria dei beati in Cielo. Così sia. {755 [763]}
Passeranno cielo e terra, ma le parole del Signore non cangeranno mai. (Nel Vangelo).
Chi persevera nel servizio del Signore sino alla fine della vita, egli sarà salvo. (Nel Vangelo).
Chi prega, certamente si salva, chi non prega, certamente si danna. (S. Alfonso, Del gran mezzo della preghiera).
Chi non ha la Chiesa per madre, non può aver Dio per padre. (S. Cipriano).
Chiunque si separa dalla Chiesa Cattolica, sia pur buona la vita di lui, non possederà mai la vita eterna, ma la collera di Dio verrà sopra di lui pel solo delitto di essere separato dall'unità di Gesù Cristo. Questa bontà e probità, che non è sommessa alla Chiesa, è un'ipocrisia sottile e perniciosa. (S. Agostino).
Con approvazione Ecclesiastica {756 [764]}
Protesta dell'autore |
pag. III |
Al lettore |
VII |
Della preghiera. Che cosa voglia dire pregare |
1 |
La preghiera è un dovere |
3 |
Come deve essere fatta la preghiera |
7 |
Le primizie della giornata |
13 |
Preghiere del mattino |
19 |
Origine del segno della santa croce |
22 |
Utilità del segno della santa croce |
25 |
Istruzione sulle principali orazioni del cristiano. Del Pater noster |
28 |
Dell'Ave Maria |
31 |
Del simbolo degli apostoli detto volgarmente il Credo |
35 |
Della salve Regina |
41 |
Dell'Angele Dei |
45 |
Dei comandamenti di Dio |
48 |
I comandamenti della Chiesa |
52 |
Primo precetto della Chiesa |
50 |
Secondo precetto della Chiesa |
65 |
Terzo precetto della Chiesa |
75 {757 [765]} |
Quarto precetto della Chiesa |
pag. 82 |
Quinto precetto della Chiesa |
84 |
Degli atti di Fede, Speranza e Carità |
87 |
L'Angelus Domini |
92 |
Istruzione sulla Santa Messa |
96 |
Dell'Altare e suoi ornamenti |
115 |
Del Calice e suoi ornamenti |
119 |
Delle vesti sacerdotali |
121 |
Del colore delle vesti sacerdotali |
128 |
Preghiere per la Santa Messa in suffragio dei defunti. Istruzione |
138 |
Preghiera avanti la Messa |
137 |
Istruzione sulla divina parola |
163 |
Preghiera prima della predica |
166 |
Preghiera dopo la predica |
167 |
Azioni quotidiane. Alcuni cenni sulla retta intenzione e sulle altre condizioni necessarie a rendere le nostre azioni meritorie dell’eterna vita |
168 |
Offerta di se medesimo a Dio |
172 |
Preghiera per unirsi con Dio in tutte le azioni |
ivi |
Orazione per la Chiesa e per tutti gli uomini |
176 |
Lode al SS. Nome di Dio |
180 |
Preghiere e domande |
182 |
Ringraziamento pel dono della Fede |
184 |
Preghiera pei tribolati |
185 |
Preghiera per ottenere una buona morte |
186 |
Delle giaculatorie |
191 |
Divoti pensieri nel corso della giornata |
197 |
Nel prendere l'acqua benedetta |
198 |
Consacrazione al divin Cuore di Gesù |
ivi |
Breve considerazione sulle parole: una cosa sola è necessaria |
199 {758 [766]} |
Regole di vita cristiana. Regole generali |
pag. 200 |
Regole particolari |
201 |
Divozione per la sera |
211 |
Divozioni per ciascun giorno della settimana. Preghiera per la domenica |
212 |
Trisagio in onore alla SS. Trinità |
216 |
Preghiera pel lunedì allo Spirito Santo. Preghiera per ottenere i sette doni |
ivi |
Preghiere pel martedì al nome di Gesù |
219 |
Litanie del SS. Nome di Gesù |
220 |
Preghiera a Gesù |
223 |
Preghiere pel mercoledì all’angelo custode per ottenere una buona morte |
226 |
Preghiere pel giovedì al SS. Sacramento. Litanie del santissimo Sacramento |
229 |
Visita al SS. Sacramento |
231 |
Breve formola per fare la comunione spirituale |
236 |
Ammenda onorerole a Gesù Cristo degli oltraggi che riceve nel SS. Sacramento |
237 |
Sulla divozione al Sacratissimo cuore di Gesù Cristo nostro Signore. Breve istruzione |
240 |
Sul divin cuore di Gesù, istruzione del cardinale Lambruschini |
247 |
Adorazione ed offerta |
250 |
Consacrazione di se stesso al divin Cuore |
252 |
Preghiera al sacro cuore di Gesù |
253 |
Preghiere pel venerdì alla passione di G. C. |
255 |
Preghiera alle cinque piaghe |
256 |
Alla santa piaga del piede sinistro |
257 |
Alla santa piaga del piede destro |
258 |
Alla piaga della mano sinistra |
259 |
Alla santa piaga della mano destra |
260 |
Alla piaga del SS. Costato |
261 {759 [767]} |
Preghiera a Gesù Crocifisso |
pag. 263 |
Istruzione sulla divozione della Via Crucis |
ivi |
Breve modo di praticare la Via Crucis |
267 |
Preghiere pel sabbato alla SS. Vergine. Istruzione sul culto di Maria V. e dei Santi |
284 |
Tenero saluto alla SS. Vergine |
293 |
Tre consacrazioni a Maria |
ivi |
Preghiera per ottenere l'intercessione di M. |
294 |
Altra di s. Agostino |
296 |
Orazioni di s. Alfonso de' Liguori in ciascun giorno della settimana. Orazione per la domenica |
298 |
Orazione pel lunedì |
300 |
Orazione pel martedì |
301 |
Orazione pel mercoledì |
303 |
Orazione pel giovedì |
304 |
Orazione pel venerdì |
306 |
Orazione pel sabbato |
307 |
Divozione al sacro cuore di Maria |
309 |
Affetti al sacro cuor di Maria |
314 |
Litanie del sacro cuore di Maria |
316 |
Preghiera con cui s. Luigi Gonzaga si dedicava a Maria |
319 |
Al sacro cuore di Maria |
ivi |
Lode alli SS. Cuori di Gesù e di Maria |
321 |
Giaculatoria al cuor di Maria |
322 |
Tre orazioni di s. Metilde alla Beata Vergine pel punto di morte |
ivi |
Orazione a Maria Santissima |
324 |
A Maria in tempo di calamità |
325 |
Le sette allegrezze che gode Maria in cielo |
325 |
Litanie della Beata Vergine |
330 |
Esercizio di divozione in onore di Maria Addolorata |
335 {760 [768]} |
Esercizio in onore dell’addolorato cuore di Maria |
pag. 338 |
Litanie della B. V. Addolorata |
342 |
Inno alla B. V. Addolorata |
345 |
divozione del SS. Rosario. Istruzione |
348 |
Maniera pratica per recitare il Rosario di Maria Santissima |
359 |
Mese di Maria |
363 |
Modo di praticare il mese di Maria |
367 |
Confessione e comunione. Istruzione. Che cosa c'insegna la fede sul sacramento della confessione? |
371 |
Conforti e vantaggi della confessione |
379 |
Condizioni per una buona confessione |
381 |
Della confessione generale. Istruzione |
391 |
Considerazione sulla parabola del figliuol prodigo per eccitarci alla compunzione |
400 |
Esame sui dieci comandamenti di Dio |
405 |
Sopra i cinque comandamenti della Chiesa |
416 |
I selle peccati capitali |
418 |
Preghiera di pentimento |
422 |
Seconda preparazione per quelli specialmente che si confessano sovente |
425 |
Atto di pentimento |
426 |
Ringraziamento dopo la confessione |
428 |
Preghiera contro i sette peccati capitali |
430 |
Sulla santa Comunione. Che cosa dobbiamo noi credere in riguardo alla Comunione |
436 |
Come dobbiamo usare di questo Sacramento |
439 |
Difetti in cui si cade facilmente, ma che sono diligentemente da evitarsi nelle nostre Comunioni |
443 |
Disposizioni del corpo e dell'anima richieste in chi si accosta alla s. Comunione |
452 {761 [769]} |
Preghiere prima della Comunione. Atto di fede e di adorazione |
pag. 459 |
Atto di amore e di desiderio |
461 |
Invocazione ai santi |
463 |
Modo di accostarsi alla Comunione |
464 |
Orazione di s. Tommaso d'Aquino |
466 |
Preghiere durante la s. Messa ascoltata in preparamento alla s. Comunione |
468 |
Ringraziamento per la Comunione. Istruzione |
490 |
Preghiere dopo la Comunione. |
492 |
Giaculatorie a cui sono annesse molte indulgenze |
496 |
Orazione di s. Agostino |
495 |
Orazione di s. Tommaso |
498 |
Orazione di s. Bonaventura |
499 |
Sospiri e proteste di s. Francesco di Sales e s. Alfonso |
501 |
Risoluzioni da prendersi il dì della Comunione |
506 |
Preghiera per conformarsi all'intenzione del sommo Pontefice e della Chiesa nel giorno della Comunione, in cui si propone di acquistare un'indulgenza plenaria |
510 |
Santificazione del mese in preparazione alla morte |
514 |
Ritiro del mese |
ivi |
Esercizio pel ritiro del mese |
515 |
Esame ad uso delle persone che fanno ogni mese un giorno di ritiro |
517 |
Meditazioni pel giorno del ritiro |
518 |
Meditazione sul peccato mortale |
ivi |
Meditazione sul peccato veniale |
522 |
Meditazione sopra la tiepidezza |
525 |
Meditazione sull'amor di Dio |
529 {762 [770]} |
Meditazione sul santificare le azioni della giornata |
pag. 532 |
Meditazione sopra lo zelo |
534 |
Esercizio in preparazione alla morte |
538 |
Meditazione prima. Che vuol dir morire? |
539 |
Quando e come morrò io? |
540 |
Sono io pronto a morire? |
541 |
Recitiamo ai piedi del Crocifisso le seguenti preghiere |
542 |
Seconda meditazione sulla morte |
544 |
Istruzione sulle sante indulgenze |
551 |
Chi possa dispensare le sante indulgenze |
560 |
Acquisto delle sante indulgenze |
564 |
Del Giubileo |
573 |
Conclusione |
576 |
Indulgenze per croci, medaglie, statue, corone benedette dal Papa o da chi ne ha facoltà |
557 |
Preghiere per diverse circostanze della vita. Sulla elezione dello stato. Istruzione |
585 |
Preghiera per conoscere la propria vocazione |
587 |
Istruzione sullo stato verginale |
588 |
Prima comunione. Istruzione |
593 |
Preghiera di un fanciullo che si prepara a fare la prima Comunione |
596 |
Il sacramento della Cresima. Breve istruzione |
601 |
Preghiera per ben disporsi a ricevere il sacramento della Cresima |
603 |
Preghiera per ottenere i 7 doni dello Spirito Santo |
604 |
Preghiera dopo la Cresima |
606 |
Giorno anniversario del s. Battesimo. Breve istruzione |
608 |
Rinnovazione dei voti battesimali |
611 {763 [771]} |
Breve avviso riguardo ad altri religiosi anniversari |
pag. 613 |
Preghiera di un padre e di una madre pei loro figliuoli |
615 |
Preghiera dei padri e delle madri pei loro figliuoli indisciplinati |
619 |
Preghiera di un figliuolo pei suoi genitori |
620 |
Preghiera di un giovane studente |
622 |
Preghiera di uno studente pei suoi superiori e maestri |
625 |
Preghiera di un giovane che si trova nei pericoli del mondo |
627 |
Preghiera di un orfanello |
629 |
Preghiera di un vecchio |
632 |
Preghiera di un ricco che desidera santificarsi nelle sue ricchezze |
634 |
Preghiera di un povero |
636 |
Preghiera di un negoziante che desidera di santificarsi nel suo commercio |
638 |
Preghiera di un pubblico impiegato |
640 |
Preghiera di un medico che vuole santificarsi nel suo stato |
643 |
Preghiera di chi è incaricato dell'altrui istruzione |
646 |
Preghiera di un pio militare |
648 |
Preghiera di un pio artigiano |
652 |
Preghiera di un pio agricoltore |
654 |
Preghiera di un padrone |
656 |
Preghiera di un servitore |
658 |
Pei nostri benefattori vivi e defunti |
661 |
Preghiera di un viaggiatore |
662 |
Preghiera pel Papa |
663 |
Pel Re |
664 |
Per ottenere la pioggia |
665 {764 [772]} |
Per la serenità |
pag. 666 |
Preghiera in tempo di pubblica calamità |
667 |
Preghiera pel vescovo |
668 |
Per la conversione dei peccatori moribondi |
669 |
Pia aspirazione quando si vede o si sente offender Dio |
ivi |
Orazione per ottenere qualunque grazia e misericordia in ogni bisogno, flagello e tribolazione |
670 |
Preghiera di s. Francesco Saverio per la conversione dei peccatori |
674 |
Per ottenere la vittoria sulle nostre passioni. Breve istruzione |
676 |
Preghiera per implorare la vittoria sulle passioni |
678 |
Affetti di s. Francesco di Sales nelle afflizioni |
680 |
Avviso sulle cattive letture |
681 |
Avvisi riguardo ai teatri, ai balli ed altri pericolosi divertimenti |
691 |
Vespro della Beata Vergine |
704 |
Vespro maggiore |
708 |
Vespro dei morti |
715 |
Litanie dei Santi |
723 |
Cose che si cantano nelle messe dei defunti |
731 |
Modo pratico per servire la santa Messa |
735 |
Passione di Nostro Signor Gesù Cristo |
738 |
Novena del SS. Natale |
ivi |
Invocazione allo Spirito Santo |
742 |
Fondamenti della Cattolica Religione |
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[1] S. Matt., cap, IV. - S. Luca, XI, 2
[2] La Chiesa cattolica si divide io due classi: cioè in insegnante, e con questo nome abbraccia tutti i Vescovi col Papa alla testa; e in discente ovvero imparante, e con questo titolo abbraccia tutti i fedeli che non hanno autorità di insegnare, ma solo obbligo di imparare.
[3] Diconsi sacri concilii le adunanze dei Vescovi insieme riuniti in nome di Dio, onde provvedere al bene della religione e delle anime.
I concili sono generali ossia ecumenici, altri nazionali, altri provinciali. Il concilio è generale quando il Papa vi ha invitato tutti i Vescovi della cristianità, e questi vi intervengono in gran numero o in persona o rappresentati da altri, presiedendovi lo stesso Papa o per sè o per mezzo de'suoi legati. Dicesi nazionale se è composto dai Vescovi di una nazione, presieduto dai Vescovo più insigne che si chiama il Primate. Dicesi provinciale quando vi intervengono tutti i Vescovi che dipendono da un Arcivescovo sotto la presidenza di questo. Oltre a questi concilii vi è ancora il sinodo diocesano, a cui intervengono i Paroci d'una diocesi, col Vescovo che li presiede.
[4] Sacerdote si chiama colui che fa il sacrifizio. E poichè per via del battesimo tutti i cristiani sono ammessi nella comunione di Gesù Cristo e deputati ad offrire al Signore interni sacrifizi, preghiere, mortificazioni, così in questo senso improprio e spirituale tutti i cristiani senza eccezione sono chiamati sacerdoti. Onde s. Pietro (I Petr. 11, 9) Voi siete una schiatta eletta, real sacerdozio, popolo santo, affinchè annunziate la virtù di colui, che dalle tenebre ci ha chiamati all'ammirabile sua luce.
[5] Benedetto XIV concedette sette anni e sette quarantene d'indulgenza a chi nelle Domeniche e nei dì festivi assiste alla predica, e indulgenza plenaria nei giorni di Natale, Pasqua e ss. Pietro e Paolo, a cui Pio VI aggiunse la Pentecoste e l'Epifania.
[6] Secondo una pia consuetudine viene qui assegnata una special divozione per ciascun dì della settimana; questo per altro non vieta che non possa anche essere praticata a piacimento in altro qualsiasi giorno.
[7] Indulgenza di 100 giorni per una volta al giorno, e per tre volle nelle domeniche, nella festa ed ottava della SS. Trinità.
[8] Chiunque confessato e comunicato reciterà devotamente la seguente orazione innanzi a qualunque immagine di Gesù Crocifisso, pregando pei bisogni di santa Chiesa, conseguirà l'indulgenza Plenaria concessa da Pio VII di felice memoria.
[9] Leone Papa XII concesse l'indulgenza di 100 giorni per ogni volta a chi recita le tre seguenti orazioni con tre Ave Maria. A chi le avrà recitale ogni giorno nel corso di un mese, concesse indulgenza plenaria purchè confessato e comunicato preghi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
[10] Il sommo Pontefice Pio IX concesse l'indulgenza di 50 giorni per ogni volta che si recita col cuore contrito la seguente orazione alla SS. Vergine.
[11] Pio VII di santa memoria concesse giorni 300 d'indulgenza una volta al giorno a tutti i fedeli cristiani, i quali con cuore almeno contrito reciteranno in ciascun dì della settimana le seguenti assegnate orazioni a Maria SS. con tre Ave Maria per dare qualche compenso alle tante bestemmie che contro di Lei si son dette, e si dicono non solo dagli infedeli, ma anche dai cattivi cristiani. Concesse inoltre indulgenza plenaria una volta al mese a quelli, che recitando ogni giorno in tutto il mese le predette orazioni colle tre Ave Maria per l'accennato oggetto, si confesseranno e si comunicheranno in un giorno preso ad arbitrio pregando Iddio per la s. Chiesa.
[12] Pio VII concesse l'indulgenza di 60 giorni per una volta al giorno a quelli che divotamente reciteranno la seguente orazione al sacro cuore di Maria con la lode alli SS. cuori di Gesù e di Maria.
[13] Pio IX concesse l'indulgenza di 300 giorni per ogni volta che col cuor contrito e divotamente si reciti la seguente giaculatoria, e l'indulgenza plenaria una volta in ciascun mese se siasi recitata quotidianamente nel decorso del medesimo, purchè confessati e comunicati visitino una qualche chiesa, o pubblico Oratorio, ivi pur pregando ancora secondo la mente di sua Santità.
[14] Il sommo Pontefice Pio IX accorda l'indulgenza di 300 giorni ogni volta che si recita divotamente detta orazione, ed indulgenza plenaria per chi la recita ogni giorno per un mese.
[15] Pio VII concede 300 giorni d'indulgenza ogni volta che si reciteranno le Litanie della Beata Vergine divotamente; e l'indulgenza plenaria a quelli che le reciteranno tutti i giorni, da acquistarsi nelle feste seguenti di Maria SS. Concezione, Natività, Annunziazione, Purificazione ed Assunzione, purchè in tali giorni confessati e comunicati visitino qualche Chiesa e preghino alcun tempo secondo l'intenzione del sommo Pontefice. Tali indulgenze sono pure applicabili ale anime del Purgatorio.
[16] A tutti i fedeli, i quali mossi da spirito di religione per riparare in qualche modo alle ingiurie fatte all'onore della Madre di Dio Maria SS. ed ai Santi, e per difendere ed accrescere il culto e la venerazione verso le loro sacre immagini, reciteranno nel mattino la Salve Regina etc. con li versetti Dignare me etc. Benedictus Deus in sanctis suis; e nella sera il sub tuum praesidium etc. coi suddetti versetti, Pio VI concede 100 giorni d'indulgenza, e nelle domeniche concede indulgenza di sette anni e sette quarantene. A coloro poi, che reciteranno ogni giorno le suddette preci, concede l'indulgenza plenaria da acquistarsi due volte al mese, cioè in due domeniche a proprio arbitrio, nelle quali confessati e comunicati pregheranno secondo l'intenzione del sommo Pontefice. Alle stesse condizioni concesse indulgenza plenaria da lucrarsi in ciascuna festività di Maria Vergine, e nella festa di tutti i Santi.
[17] Questo inno commoventissimo fu composto da Papa Innocenzo III, e Innocenzo XI concesse l'indulgenza di 100 giorni a tutti i Fedeli per ogni volta che divotamente lo reciteranno in onore di Maria Addolorata.
[18] Sua Santità Pio VII di santa memoria, con suo decreto 21 marzo 1815 ha concesso l'indulgenza di 300 giorni per ogni giorno a tutti quelli che fanno qualche pratica di pietà nel mese di maggio in onore di Maria SS., e indulgenza plenaria nel giorno della chiusa o in qualsiasi giorno di questo mese, in cui si faccia la confessione e comunione. Le quali indulgenze sono applicabili alle anime del Purgatorio.
[19] Suarez, Gaetano, Valenza, Lugo ed altri molti.
[20] Decreto di Eugenio IV per gli Armeni.
[21] Il regnante Pio IX concesse sette anni di indulgenza a chiunque dopo la s. Comunione reciti divotamente le seguenti invocazioni di s. Ignazio di Loiola.
[22] Corint. II, 2a, 10.
[23] Tertull. lib. I ad martyres.
[24] Epist. II.
[25] V. Dialoghi intorno all'istituzione del Giubileo colle pratiche divote per la visita delle chiese, del sacerdote Bosco Giovanni.
[26] La corona di Nostro Signor Gesù Cristo è composta di 33 Pater in onore dei 33 anni, che Egli passò in questa terra, e di 5 Ave Maria pel dolore che provò la Beata Vergine per le cinque piaghe del suo divin Figliuolo. Ebbe principio fin dal 1516 ed è arricchita di molte indulgenze.
[27] Il Sommo Pontefice Pio IX concesse l'indulgenza di 100 giorni applicabili alle anime del Purgatorio per ogni volta che si recita divotamente e col cuore contrito la seguente preghiera.
[28] La santa memoria di Pio VII concesse l'indulgenza di 60 giorni per una volta al giorno a chiunque reciterà la seguente orazione.
[29] Indulgenza di 300 giorni ogni volta che si recita questa preghiera (Pio IX 24 maggio 1849).