Quella gioia era un effetto della pace del cuore, rassicurata coll'esercizio della buona morte, col quale si erano suffragate le anime sante del purgatorio, in specie quella del ch. Petiva, morto in que' giorni nell'Ospedale di S. Luigi in Torino..

 Secondo Petiva, educato nell'Oratorio, essendo molto valente nella musica, era stato capo scuola di questa nobile arte, per più anni dal 1858.

 Ma il ch. Petiva dopo varii anni, per certi suoi disegni, congedatosi da Don Bosco, veniva per qualche tempo ospitato nel piccolo Seminario di Mirabello, ove per più mesi rendeva qualche servizio; finchè allontanatosi anche di là, dopo varie vicende, infermatosi per mal di petto, si era ricoverato nell'ospedale.

 Singolare però fu che Petiva fino allora aveva sempre nutrito ferma fiducia di potersi ristabilire e nella primavera uscire dall'ospedale.

 "Aggravandosi Petiva nella sua lunga infermità, desiderava di essere visitato da Don Bosco.

 "Il povero Petiva è morto con una tale rassegnazione da farsi invidiare da tutti.

 Don Bosco aveva asserito non essere Petiva il secondo del sogno, ma aveva anche aggiunto che un altro sarebbe passato all'eternità, prima del seguente Esercizio di buona morte.

 Erano già morti Petiva, Rossi, Croci, Bongiovanni.