Il padre di Jarach, dotto Rabino di Ivrea, convertito da più anni, era stato da Mons. Moreno accolto nel suo seminario, ove impiegò tutta la vita insegnando ai Chierici la lingua ebraica e dando lezioni di Sacra Scrittura.

 Un'altra accettazione degna di nota fu quella del giovanetto ebreo Jarach, di 13 anni.

 Nella 3ª ginnasiale ove insegnava il Chierico Giovanni Turchi, le dimande si raggirarono sulla geografia d'Italia, e l'esaminatore parve soddisfatto delle pronte e adeguate risposte di un giovanetto per nome Luigi Jarach.

 Ascoltata la S. Messa, i giovani Jarach, Costanzo, Cerruti ed Albera partirono a piedi da Torino.

 Stavano intorno a lui Jarach, Costanzo, il Ch.

 - Mentre scriveva vide che nell'Oratorio i due giovani Jarach e Parigi si erano messi in quello stesso tempo a scrivergli un biglietto e poi osservò eziandio che si correvano dietro l'un l'altro nel cortile.

 D. Bosco concluse la sua lettera mandando i suoi saluti a Jarach e a Parigi..

 D. Bosco l'apre e cava fuori dalla busta due biglietti scritti da Jarach e da Parigi.

 Reano Giuseppe di Foglizzo figlio di Filippo; Perucatti Giacinto di Giuseppe da Villa S. Secondo; Jarach Tommaso Luigi di Carlo Luigi; Fabre Alessandro da Caselle figlio di Luigi.

 Furono presentati all'assemblea quattro nuovi confratelli Reano, Perucatti G., Jarach, Fabre.

 Primieramente lo ritrattò da solo, e poi coi giovani Jarach, Costanzo, Fabre, Bracco e Albera e in ultimo con 50 e più alunni.

 In quel giorno vestivano l'abito clericale i povani Jarach, Costanzo, Mignone e Murra.