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Ma... che dirò di quegli sventurati che capiuntur in tempore malo, sono colpiti dai fulmini della divina vendetta nell'atto istesso che consumano i loro peccati nefandi e là cessando di vivere l'infame lor vita vanno a dar principio alla loro infelice eternità? Che poi dovrò mai dire di tanti giovani e di tante giovani che si veggono nelle case, o nei ricoveri, oh Dio, quanto è grande il lor numero! distesi in lui letto coperti di fetenti ulceri o consumati da polmonee o da etisie, sì stenuati di forze e sì oppressi da malore, che movono a compassione alle lagrime, e se lor domandiamo la sorgente de' lor mali, sono costretti a confessare a lor confusione, che morbi sunt flagella peccatorum, - i lor disordini e la lor vita licenziosa soli cagione di lor sventure.
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Che direte voi che vi voglia affinchè egli lasci lo stato del peccato e ritorni a Dio? I rimordimenti di coscienza non bastano, perchè quasi più non li sente; le prediche, le istruzioni domenicali e le spiegazioni del Vangelo che si fanno nel decorso dell'anno, comunque efficaci, fatte anche con tutta l'arte, con tutta l'unzione di [604] santità non sono più sufficienti; perchè nella stessa guisa che in tempo estivo, se cadono alcune gocciole di pioggia sur un campo arido, e arsiccio, sono di niun giovamento, la stessa cosa si può dire di questi peccatori aridi e secchi ed ormai fetenti nel lezzo di loro colpe.
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