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Quindi nello scoppio dei due magazzini tale ne fu la scossa prodotta, che si apersero con violenza persino le porte chiuse dell'Istituto; più diecimila lastre di vetro delle sue finestre furono mandate in minuzzoli insieme coi telai, sgangherati e travolti e fatti in pezzi; anzi in tutta la via Doragrossa ed in altre della città distanti oltre un chilometro non si vedeva più alle finestre un vetro intatto; furono lanciati nel mentovato atrio a nembi a nembi i proiettili di ogni genere: mattoni, sassi, ferro e legno, alte e pesanti guardarobe, che sorgono colà presso, sono rovesciate in un attimo; nella parte opposta, cioè dietro al quadro, l'uscio fortissimo di noce che mette sulla contrada, chiuso con grosso catenaccio di ferro, spalancasi in due parti spezzando il catenaccio medesimo; si rompe e sfracella l'angolo stesso del muro contro il quale [396] stava appoggiato il quadro della Vergine; e questo? Mirabile a dirsi! Questo solo rimane immobile con tutti i suoi fregi e col suo vetro intiero! La bella immagine di Maria in amabile aspetto pareva che dicesse agli atterriti suoi figli: Ego sum, nolite timere: Sono qua io, vostra Madre; non vogliate temere, sarò vostro scudo, sarò vostra difesa.
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"Un giorno nel 1851 circa, racconta il M. R. D. Giacomo Bellia, mi trovava con D. Cafasso e D. Bosco in via Doragrossa, ed era la festa della conversione di S. Paolo.
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