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A ciò accenna il Despiney nell'introduzione alla sua opera su D. Bosco, là dove scrive: "Alcuni amici (di D. Bosco) a lui peraltro affezionatissimi s'indirizzarono a D. Cafasso suo confessore, rappresentandogli che sarebbe un vero servigio reso alla Chiesa il segnar limiti precisi ad uno zelo troppo intraprendente D. Cafasso, sorridendo e con la massima calma ascoltava queste rimostranze che, or sotto un aspetto, or sotto un altro, gli pervenivano frequentissime; ma poi invariabilmente rispondeva con tono grave e con accento quasi profetico: " Lasciatelo fare, lasciatelo fare...".
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[59] DESPINEY, D. Bosco, pag. X.
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