Don Bosco-Memorie biografiche Vol 16.html |
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Globi di fiamme e di ardente zolfo strepitando, e stridendo colla rapidità del fulmine si cadono, si scagliano, s'avventano su tutte quelle peccatrici città, e su tutte le circostanti campagne; nelle città già son tutte in fuoco le piazze, le contrade, le case; ne' campi già ardono, divampano, si consumano le biade, l'erbe, le plante e tutto ciò che verdeggia; e dei sensuali suoi abitatori che ne è? Gli abominevoli abitatori che più non provavano soddisfazione, se non nei bagordi, nelle crapole, nelle impudicizie già tutti son circondati, compresi, assaliti da quell'orribile incendio; altri nell'aperto, altri nel chiuso; altri in letto o veglianti o in mezzo a lor nefandi piaceri, tutti già hanno addosso le voraci fiamme, che senza dar loro tempo di tentare uno scampo, s'appiccano alle sozze e immonde carni, e le bruciano, si cacciano nella gola e li soffocano, penetrano gl'intestini, li struggono e li mettono in cenere. |
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Dunque godranno tranquillità i libertini? No, ve dice il Signore; non est pax impiis, - egli e la sua empietà sono in abominio a Dio: odio sunt impius et impietas eius; vi parrà felice, ma lo spirito di terrore sempre l'accompagna; spiritus terroris in aure eius; andrà alle feste, andrà a' balli, a' teatri, alle conversazioni, ai bagordi, alle crapole, si mostrerà allegro e giulivo, ma porta sempre seco l'inseparabile vermine della coscienza che sempre barbaramente lo agita e lo flagella e in tutti luoghi mischia fiele il più amaro all'apparente dolcezza de' suoi piaceri, e quello che più lo dovrebbe far contento vieppiù lo rende infelice: contritio et infelicitas in viis eorum. |