Quirino andò, e dopo di aver fatte accurate indagini ritornò dicendo: Avvi qui un sacerdote vecchio di nome Evenzio, ed un altro di nome Teodolo che mi dicono essere venuto dall' oriente.

 Alessandro accondiscese, e Quirino tosto andò a prendere i due sacerdoti Evenzio e Teodolo.

 Il pontefice comandò ai due ministri Evenzio e Teodolo che continuassero a instruirli nella fede.

 Perciò mandò a chiamare Alessandro con Teodolo ed Evenzio; quindi con pacifiche parole, cominciò a parlare così: Io vorrei che tu, o Alessandro, mi facessi conoscere tutti i misteri della tua religione, e sapere qual cosa vi prometta questo vostro Gesù Cristo, che io non conosco, e per cui vi lasciate con tanta indifferenza ammazzare.

 Aureliano adunque atterrito dai mali che gli prenunziava la sua stessa moglie, che si crede fosse già cristiana, fece togliere s. Alessandro dai tormenti, ed {69 [513]} in sua vece ordinò che si collocassero i Ss. Evenzio e Teodolo sopra l'eculeo.

 Aureliano non diede ascolto al santo martire: anzi volle provare di far prevaricare Teodolo dicendogli: sei tu quel Teodolo che reputa per nulla i miei comandi?.

 Acciocchè Teodolo fosse atterrito dalla vista di quel supplizio e si risolvesse a sacrificare agli dei, volle che egli stesso fosse presente e vedesse i suoi compagni a consumare la vita fra le fiamme.

 Allora Teodolo si lasciò cadere nella fornace.

 La qual cosa essendo stata annunziata ad Aureliano, ne fremette di sdegno, e nel suo furore diede ordine che fossero tutti e tre cavati dalla fornace, facendo sull'istante tagliare la testa ad Evenzio e Teodolo; ad Alessandro poi fece cacciar tante punte di ferro per la vita, che in breve egli spirò fra i tormenti.

 Perciocchè vedendolo mesto, S Alessandro gridò a gran voce dicendo: o fratello Teodolo, vieni qua anche tu, perciocchè quel quarto compagno, cioè quell'angelo che apparve {71 [515]} tra i fanciulli ebrei quando trovavano nella fornace di Babilonia, apparve anche qui ed è con noi.

 Ella pertanto andò e a sette miglia lungi da Roma, in un suo podere sulla via Numentana, seppellì Alessandro, Evenzio in un medesimo monumento, e seppellì Teodolo solo in un luogo separato.

 Era già stato dal Pontefice s. Vittore scomunicato l'empio Teodolo di Bisanzio, che tra le altre cose negava la divinità di Gesù Cristo.

 Nel corso di quella notte quel tribuno, sua moglie e suo figliuolo, di nome Teodolo, non potendo prendere sonno, ad ogni momento andavansi a vicenda raccontando il miracolo della guarigione di Lucilla e della rovina del simulacro di Marte.

 Anche Olimpio è condotto colla moglie e col figlio Teodolo alla presenza dell'Imperatore.