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Non così poteva avvenire a Giuseppe, il quale, entrato appena nel seminario di Chieri, e' fu il 2 novembre del 1840, subito appalesò quanto fosse verace e sincero il suo proposito di nulla tramettere che gli potesse far rendere abbondevolmente le due grazie testè ricevute, quella cioè dell'abito sacro or dianzi vestito, e questa singolarmente del luogo di analoga istituzione, che adesso aprivagli Providenza.
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In questo mezzo tempo, il compagno gli disse: che era da doversi andar, eglino stessi, da' superiori, e così premunirsi da ulteriori sinistri, invocando, ed attestando la propria innocenza; ma Giuseppe a lui, con prudente non meno che avveduto consiglio: «Se noi ci farciamo da' superiori a trattar nostra causa, avranno allora gli avver sani nostri un argomento alle mani in pro loro, e noi più non potremo, come finora, affermare che giammai non furono per noi fatti de'rapporti a'superiori, a conto de'nostri compagni; e poi vi {129 [39]} è altro: che, scoprendosi la verità, i caporioni della trama ne avrebbero, certo, una punizione esemplare; il meglio è, che lasciamo ogni cosa in mano alla Providenza, e ricordiamoci in fine che Gesù Cristo ha patito qualcosa di più».
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