Nel 1865, camminando lungo la strada del Corso, una donna centenaria che uscia da una chiesa si precipitò ai piedi della Santità Sua supplicandola di darle la benedizione in articulo mortis, «perchè, diceva, alla mia età, non si è sicuri d'incontrarsi un'altra volta col Papa.» Pio IX vivamente commosso, le diede la benedizione apostolica.

 Egli allora montato in furia gridò: «Che Madonna! che Madonna! Domani si lavorerà e chi non vuol lavorare se ne vada.» Poco stante salito su un ponte, mentre con maggior ira ripeteva le stesse invettive, messo un piede in fallo, improvvisamente precipitò a terra, riportando tali lesioni, che pochi minuti appresso non era più che un freddo cadavere.

 Il muro dietro l' altare rovinò, precipitò a terra gran parte del tetto, e quindi furono ridotti in frantumi i banchi e gli altri oggetti che qui si trovavano.

 Ma dopo la morte di Stilicone precipitò di nuovo in Italia con un nembo di barbari.

 Massenzio vedendo uccisi o sbaragliati i suoi più prodi tentò di salvarsi colla fuga; ma nel valicare il ponte da lui costrutto ad insidia altrui, per la moltitudine de' fuggiaschi rompendosi i legami precipitò col suo cavallo nel Tevere e si annegò.

 I più si annegarono nel Tevere, e lo stesso Massenzio vi precipitò dentro col cavallo e miseramente perì.

 Avvertito Federico della formazione della lega lombarda e degli apparati di guerra che si stavano facendo, raccolse un numerosissimo esercito, e precipitò in Italia.

 Palermo intera levossi in armi; il popolo si precipitò sui Francesi e ne fece orribile strage.

 I più annegarono nel Tevere, dove lo stesso Massenzio precipitò col cavallo e miseramente perì.

 Avvertito Federico della formazione della lega lombarda e degli apparati di guerra, che si stavano facendo, raccolse un numerosissimo esercito e precipitò in Italia.

 Palermo intera levossi in armi, il popolo si precipitò sui Francesi, e ne menò orribile strage; lo stesso fecero altre città della Sicilia.

 Appena Federico Barbarossa fu avvertito della formazione della Lega raccolse l'esercito e precipitò in Italia.

 Massenzio vedendo uccisi o sbaragliati i suoi più prodi, tentò di salvarsi colla fuga: ma nel valicare il ponte da lui costrutto ad insidia del suo nemico, per l'impeto e la moltitudine dei fuggiaschi rompendosi i legami, precipitò col suo cavallo nel Tevere e si annegò.

 Correva veloce a tutti gli atti comuni, di modo che per essere la prima al coro, posto una volta il piede in fallo precipitò da una scala non senza pericolo della vita.

 Il furioso giumento correndo sbrigliato nulla più badando al freno del morso si precipitò in una profonda voragine.