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Questo poi, come altre volte, così specialmente pensammo doversi compiere da Noi in occasione dell'Ecumenico Vaticano Concilio, affinchè l'opera gravissima, intrapresa per la utilità della Chiesa universale, colle preghiere parimente di tutta la Chiesa venisse aiutata appresso l'Altissimo; e quantunque rimanga sospesa, per le calamità dei tempi, la celebrazione dello stesso Concilio, tuttavia facemmo noto e dichiarammo a bene del popolo fedele, che la Indulgenza da conseguirsi in forma di Giubileo, promulgata in quella occasione, rimaneva, come rimane tuttora, in tutta la sua forza, fermezza e vigore.
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Tuttavia rimirando noi tanti mali che affliggono la Chiesa, tanti sforzi de' suoi nemici diretti a svellere dagli animi la fede di Cristo, a corrompere la sana dottrina e a propagare il veleno dell'empietà, tanti scandali che si offrono dovunque ai veraci credenti, la corruttela dei costumi, che spaziosamente si propaga, e la turpe manomissione dei diritti divini ed umani tanto ampiamente diffusa, tanto feconda di rovine, e che tende a distruggere nell'animo degli uomini lo stesso senso del retto; e considerando che in tanta colluvie di mali maggiormente dobbiamo noi procurare, secondo l'Apostolico nostro dovere, che la fede, la religione e la pietà sia premunita e si avvivi, che lo spirito della preghiera sia fomentato e si accresca, che i caduti siano eccitati alla penitenza del cuore e alla emendazione dei costumi, che i peccati, i quali meritarono l'ira di Dio, siano redenti con sante operazioni;{11 [197]} a conseguire i quali frutti è principalmente diretta la celebrazione del massimo Giubileo; pensammo non dover noi permettere che in questa occasione il popolo cristiano fosse privato di questo salutare beneficio, servata quella forma che è permessa dalla condizione dei tempi, affinché così confortato nello spirito, più alacramente cammini nelle vie della giustizia, e purgato dalle colpe più facilmente e più ubertosamente conseguisca la divina propiziazione ed il perdono.
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