TORINO
TIP. G. B. PARAVIA E COMP.
1856. {1 [487]} {2 [488]}
[Opuscolo non di Don Bosco, ma di cui egli promosse la stampa e nel quale si rispecchiano le sue idee]
INDEX
Modello di vita virtuosa nella giovine Dorotea.
Figlia, ricordati sempre che in qualunque luogo, ed in qualunque tempo, stai sotto gli occhi purissimi di Dio. Bada bene di non far cosa che dispiaccia all'infinita di lui Maestà. Temi più della morte stessa l'offendere l'infinita di lui bontà! questo santo timore ti accompagni in tutta la vita, e questo li custodirà da ogni male, come lo provò con sua grande consolazione la buona Susanna, che fin da figliuolelta fu dai genitori istruita nel santo timore di Dio.
Figlia, per mantenerli fedele a Dio a piacergli sempre più, accostati spesso ai Ss. Sacramenti. Lava il cuore col Sangue del Signore per mezzo del Sacramento della Penitenza; con desiderio amoroso, vivo ed ardente ricevi Gesù nel Santissimo Sacramento dell'Altare; in questo modo Santa Maria Maddalena de' Pazzi, anche da giovanetta era tutta di Dio, e viveva nel suo amore. {3 [489]}
Figlia, ascolta volentieri e con frequenza la parola del Signore, e tutti i santi avvisi che vengono dai Ministri di Dio di sana dottrina, poichè la parola del Signore purifica sempre più il cuore, l'accende ed infiamma d'amore santo. Santa Genoveffa all'udire, ancora fanciulla, le sante esortazioni di S. Germano s'innamorò talmente di Gesù, che non volle mai altro Sposo fuorchè lui.
Figlia, abbi cuor buono, amoroso, compassionevole, benefico verso il tuo prossimo, come desideri che gli altri l'abbiano con te: non ti burlare dei difetti naturali del prossimo, se vuoi conservare la carità. Ricordati che siam tutti figli e figlie dello stesso Padre! fratelli e sorelle in Gesù Cristo. Santa Rosa di Viterbo era tenerissima per i poveri e per gli infelici.
Onora, figlia, ama, ubbidisci, ed assisti i tuoi genitori, per mezzo dei quali hai da Dio avuto l'essere e la vita. Non ti partire dai loro savi consigli, e specialmente nelle determinazioni più importanti, ed avrai le benedizioni ch'ebbero Rebecca e Rachele, che da giovani virtuose mostrarono una amorosa totale dipendenza dai loro genitori.
Figlia, conserva gelosamente qual prezioso tesoro la santa illibatezza ed onestà; ricordati che questa ti mette, e ti tiene in intima amicizia {4 [490]} col Re dei Re: questa ti guadagna il cuore della' Regina del Cielo Maria Santissima Madre di purità, ed amante tenera delle anime pure.
Per conservare poi questa illibatezza de' costumi S. Filippo Neri lasciò scritto questi ricordi:
«Non devi nutrire delicatamente il corpo;» fuggi le cattive compagnie, e li discorsi che» non sono onesti.
«Scuopri quanto prima tutti li tuoi pensieri» al confessore.
«Procura e nelle parole e nelle opere di» essere umile, perchè la vera custodia della» purità è l'umiltà.
«Guardati dall'ozio, e massime nelle ore del» dopo pranzo, perchè in quelle il Demonio suol» dare maggiore assalto.
«Non ti domesticare con persone di sesso» diverso ancorchè siano congiunte in parentela».
Figlia, guardati dalla superbia come da veleno micidiale. Non lasciare che entri a dominare il tuo cuore, o la tua lingua, poichè la superbia è il principio di ogni peccato. Ama di cuore la santa umiltà, virtù tutta propria dei seguaci di Gesù Cristo, che volle divenire l'obbrobrio degli uomini, e l’abbiezione della plebe: {5 [491]} ricordati spesso che Maria Santissima colle attrattive amorose della sua singolare umiltà allettò il Divin Verbo a prendere carne ed anima umana nelle sue viscere illibate e sante.
Figlia, nel vestire osserva esaltamente le leggi della verecondia e della santa moderazione, tenendo per certo che il più ricco pregio di una figlia cristiana è uno spirito quieto, regolato, e composto, di cui dà segno chiaro l'esterno ben composto ed aggiustato. Fuggi dunque ogni minima indecenza nel vestire, e sta vigilante sopra di te stessa per essere sempre ben coperta. Santa Perpetua era sì gelosa di questa decenza, che trovandosi esposta alle fiere, fu tutta sollecita per aggiustarsi le vesti squarciate da una vacca feroce che le fu lanciata contro. Guardati anche dalle vanità, dal lusso, ad imitazione della Santa Regina Ester, che non cercava lo sfarzo neppure in certe circostanze in cui potevano parere scusabili le vesti e gli abbigliamenti di comparsa: e quando doveva servirsene, non ne usava senza una specie di ribrezzo e di orrore.
Quando dunque ti vesti, o figlia, quando vuoi abbigliarli, o fare qualunque siasi altra esteriore opera, allora dì subito: Dio mi vede; forse piacerà a Dio di vedermi così vestita, così abbigliata, guarderà di buon occhio quest'opera che sto per {6 [492]} fare? Ed allora risolviti subito al sì, od al no che ti suggerirà il tuo cuore.
Figlia, fuggi sempre la compagnia di persone leggiere, dedite ai divertimenti ed alla dissipazione, poichè facilmente si prendono i costumi delle persone con cui si tratta, come la lana prende il colore della tinta in cui s'immerge; questo ricordo fedelmente praticava la buona Sara, che fu poi moglie del Santo Tobia il giovane.
Poniti sotto la protezione di Maria Santissima Regina di tutte le grazie, che da Gesù moribondo sulla croce ti fu lasciata per Madre, pigliata per Madre, ricorri a lei come a Madre amorosa; e così per mezzo della memoria della Passione del Signore, fonte perenne di tutti i beni, otterrai dal Divin Padre tutte le benedizioni, e col ricorso filiale a Maria vivrai sempre nel santo timor di Dio, come appunto avvenne alla B. Veronica della città di Castello. Avendo questa fin da fanciulla nudrito nel cuore una tenera divozione verso di Gesù appassionato, e di Maria SS. sua dolcissima Madre, ebbe in tutta la sua vita favori singolari da Gesù e da Maria; nella malattia ultima, e vicina a morte fu da Gesù e da Maria con amore soavissimo confortata ed assistita. {7 [493]}
Figlia, per ultimo ricordati spesso delle promesse che a nome tuo e per tuo gran vantaggio furon fatte nell'alto che ricevevi il Santo Battesimo. Fa allora promesso in faccia agli Angeli del Signore ed alla sua Chiesa che tu rinunziavi al Demonio, e a tutte le sue opere malvagie, ed alle di lui pompe vane e pericolose, cioè ad ogni allettamento ed occasione di peccato. Rinnova spesso, o figlia, tali promesse ad imitazione di quello che praticavano ne' primi tempi del cristianesimo i buoni figli e figlie della Chiesa, e detesta sempre come crudele, e sempre fuggi dal demonio traditore, e dal mondo malvagio, per vivere sempre unita con Gesù Cristo, che nel Battesimo ti donò nuova vita per mezzo della Passione e Morte sua vivifica.
In fine metti in pratica, o figliuola, anche questi pochi ultimi ricordi del già citato direttore dello spirito della gioventù S. Filippo Neri.
«Schiva, o figlia, l'allegrezza smoderata, perche» questa spianta ogni virtù.
«Non ti caricare di troppe divozioni: poche» ne devi intraprendere, ma persevera esattamente» in esse.
«Non ti volere giammai scusare quando sei» corretta: guardati poi da dire una sola bugia,» perchè questa copre bensì la colpa avanti gli {8 [494]} «uomini, ma fa conservare tutti li vizi, perchè» così non sono corretti.
«Non mangiare fuori di pasto senza necessità:» altrimenti non acquisterai mai spirito.
«Per eleggere, il tuo stato vi vuole tempo, consiglio», ed orazione. Ricordati di non fidarti mai» di te stessa per qualsivoglia esperienza che tu» possa avere: ascolta in ogni caso persone di» conosciuta probità; e massime il tuo Confessore».
«Sii, o figlia ubbidiente a' tuoi genitori, ed» agli altri tuoi superiori, perchè l'ubbidienza è» la via breve per acquistare la perfezione.
«Prega ogni giorno il Signore, ma pregalo» di tutto cuore perchè ti conceda il dono della» santa perseveranza.»
Se tale sarà la tua vita, sì, tu sarai una figlia la più felice su questa terra, e quel che è più importante sarai eternamente beata per una eternità col tuo Dio lassù nel Cielo. {9 [495]}
Una donna vedova, non molto agiata ma di somma virtù e zelo per l'educazione di sua famiglia, avea una figliuola in età di dieci anni per nome Dorotea. Questa donzella era di un naturale vivace ed inclinata alla dissipazione. La madre temendo che questa giovane si pervertisse colle sue compagne, non avendo tempo di applicarsi, come era necessario, all'educazione di sua figlia, non ostante le sue strettezze la mise in pensione con una virtuosa maestra per istruirla nella pietà, ed allevarla ne' santi principii della morale.
La piccola Dorotea dimorò due anni colla sua maestra, e fece molto progresso nella pietà, conservando nel suo cuore gelosamente tutti gli avvisi della saggia e divota maestra, ma soprattutto il ricordo: D'imitare sempre il nostro Signore Gesù Cristo in tutte le sue azioni.
Allorchè essa fu restituita alla sua madre, Dorotea era l'esempio e la consolazione di tutta la famiglia. Sofferente, piacevole, obbediente: ella non si lamentava mai di cosa alcuna: parlava poco, ma a proposito, sempre contenta, {10 [496]} di umore eguale nelle sue contrarietà e croci che le accadevano: nemica di ogni vanità, rispettosa con tutti, non parlava mai male di alcuno amando sempre di prestar servizi: raccolta e sempre unita al suo Dio.
Una tal condotta la rese tosto un oggetto di stima a tutta la città. Alcune compagne invidiose presero a nuocere la sua riputazione, trattandola da ipocrita e falsa divota. Dorotea soffrì tutto in silenzio per amor di Dio, e diede sempre prove di amicizia a quelle che parlavano male di lei. Il pubblico riconobbe alfine l'innocenza di Dorotea, ed i discorsi calunniatori delle sue amiche caddero a loro confusione.
Il Parroco ammirando in essa gli effetti della grazia le disse un giorno: Dorotea, io vi prego di dirmi in confidenza, come voi vivete, e come vi regolate colle vostre compagne?
Signore, ella rispose, mi pare di far poco in confronto di ciò che dovrei fare: io sempre mi sovvengo di un avviso, che mi diede la mia maestra, allorchè io non avea che undici anni: ella mi ripetè più volte di propormi Gesù Cristo per modello in tutte le mie azioni, ed in tutte le mie pene. Questo è ciò che io procuro di fare, e lo pratico in questa maniera:
Allorchè io mi sveglio e mi alzo di letto, mi {11 [497]} rappresento al pensiero il fanciullo Gesù, che all'aprire i suoi occhi a questo mondo si ofirì in sacrifizio al suo eterno Padre, e per imitarlo, io mi offro in sacrifizio a Dio consacrandogli le mie azioni della giornata.
Se io prego, penso a Gesù, che pregava adorando il suo celeste Padre, e nel mio cuore io mi unisco alle sue divine inspirazioni.
Se travaglio, penso che Gesù Cristo sudò e penò per la mia salute: e lungi di lamentarmi io unisco con amore e rassegnazione i miei travagli a' suoi.
Venendomi comandata qualche cosa, tosto mi ricordo che Gesù Cristo era sottomesso ed obbediente alla Santissima Vergine e a San Giuseppe, e così subito io unisco la mia ubbidienza alla sua.
Se mi è poi comandata qualche cosa difficile e penosa, io tosto considero che Gesù Crislo si assoggettò alla morte di croce per salvare i peccatori, e così accetto volentieri tutto ciò che mi è comandato per gravoso e difficile che esso sia.
Se si parla di me, se mi dicono spiacevoli cose, od ingiurie, io non rispondo e soffro il tutto con pazienza, riflettendo che Gesù Cristo soffrì in silenzio, senza lamentarsi, le accuse {12 [498]} le calunnie, i tormenti e gli obbrobrii i più crudeli: io penso allora che Gesù Cristo era innocente e non meritava tutto ciò che gli si faceva soffrire, invece che io sono peccatrice, e che merito molto più di quanto io possa soffrire.
Nel prendere cibo io mi rappresento Gesù Cristo cibandosi pur egli, ma con modestia e frugalità per occuparsi alla gloria del suo eterno Padre.
Se mangio qualche cosa di gusto più gradito, subito io penso al fiele che Gesù Cristo gustò sulla croce, e gli sacrifico l'eccesso della mia sensibilità.
Allorchè io ho appetito, e non ho di che reficiarmi, io non lascio di essere contenta, considerando che Gesù Cristo digiunò 40 giorni e 40 notti, che soffrì la fame e la sete per espiare le intemperanze degli uomini.
Se sono in ricreazione e conversazione, io penso quanto Gesù Cristo era piacevole, affabile e santo conversando co' suoi Apostoli.
Se poi io sento cattivi discorsi o vedo fare qualche mancanza fuggo chiedendone perdono a Dio, e riflettendo come Gesù Cristo avea il cuore trafitto da dolore, quando vedea il suo eterno Padre offeso. {13 [499]}
Se considero ai peccati innumerevoli che si commettono nel mondo, e come Iddio è offeso sulla terra, io gemo sospirando, e mi unisco alle disposizioni di Gesù Cristo che dicea al suo Padre piangendo: Ah! Padre Santo! il mondo non vi conosce.
Quando io vado a confessarmi, io penso a Gesù afflitto, che piangea i miei peccati nel giardino degli olivi e sulla croce.
Se assisto alla santa messa, io unisco il mio spirito ed il mio cuore alle sante intenzioni di Gesù che si sacrifica sull'altare per la gloria del suo eterno Padre per cancellare i peccati degli uomini, e per la salute di tutti.
Se io canto qualche lode, o sento a cantare le lodi di Dio, io mi rallegro con lui, e mi rappresento quel glorioso canlico, quell'inno sacro che Gesù Cristo disse co' suoi Apostoli dopo l'istituzione del Santissimo Sacramento.
Allorchè io vado a prendere riposo, io penso che Gesù Cristo non riposava, che per prendere nuove forze per la gloria del suo celeste Padre: oppure io considero che il mio letto è ben diverso dalla croce sulla quale Egli si distese come un agnello, offerendo a Dio il suo spirito e la sua vita; quindi mi addormento dicendo nel mio cuore le parole di Gesù crocifisso: Mio {14 [500]} Padre, io vi raccomando il mio spirito, e l'anima mia sia nelle vostre mani.
Il Parroco non potendo a meno d'ammirare tanti lumi in una giovine figlia, le disse: O Dorotea, come voi siete felice! quante consolazioni non avete voi nel vostro stato?
Egli è ben vero, rispose ella, che io ho grandi consolazioni nel servizio di Dio, ma io ho l'onore di assicurarvi che non lascio di avere delle pene e combattimenti a sostenere: bisogna che mi faccia grandi violenze per soppor tare gli scherzi e le beffe con cui taluni si burlano di me, e per vincere le mie passioni che sono assai vive.
Se Iddio mi fa delle grazie, Egli mi permette pure che abbia frequenti e moleste tentazioni: soventi volte io soffro amarezze e noie che mi opprimono.
Che fate voi, disse il Parroco, per superare le vostre ripugnanze, e le vostre tentazioni?
Dorotea gli rispose francamente: allorchè io soffro afflizioni, e disgusti, io penso al Salvatore nell'orto degli olivi oppresso, tristo ed afflitto sino alla morte: oppure io me lo rappresento senza consolazioni sulla croce, ed unendomi a Lui io dico tosto nel mio cuore quelle parole che Egli stesso proferì nell'orto degli olivi: Mio Padre, sia fatta la vostra volontà. {15 [501]}
Quanto alla mie tentazioni, allorchè io sento qualche attrattiva che mi spinge in certe compagnie, ne' circoli, nelle danze, nei divertimenti pericolosi: quando io vedo pure oneste figlie, che si trovano in quelle occasioni, e che mi invitano ad andare con esse, oppure quando io ho violente tentazioni di darmi un po' di libertà, tosto io penso a Gesù Cristo che mi dice queste parole: «E perchè, figlia mia, vuoi tu «dunque lasciarmi per darti al mondo, ed ai «suoi piaceri? Vuoi tu ripigliarmi il tuo cuore «per darlo alle vanità ed al demonio? Non «è abbastanza il numero di coloro che mi «offendono? Vuoi tu unirti a loro ed ingrata «abbandonarmi?»
Io gli rispondo nel fondo del mio cuore: No, mio Dio, non v'abbandonerò giammai, io vi sarò fedele sino alla morte. Questo pensiero mi riempie subito di coraggio e di forza.
Nelle conversazioni, le disse il Parroco, intorno a che cosa trattenete voi le vostre compagne? Io le trattengo, rispose Dorotea, intorno alle medesime cose, di cui mi presi la libertà di esporvi sin'ora: Io loro dico di proporsi Gesù Cristo per modello nelle loro azioni, di ricordarsi nella preghiera, fra i cibi, nel lavoro, e nelle pene di questa vita {16 [502]} come Gesù Cristo medesimo si regolava in tali circostanze, e di unirsi alle sue divine intenzioni.
Io loro ripeto, che io mi servo di questa santa pratica, e ne sono contenta: che non vi è cosa migliore e più eccellente che seguire ed imitare Iddio, e niente più facile che servire un sì buon padrone.
Andate, Dorotea, le disse il suo Pastore, approfittate della grazia, di cui il cielo vi favorisce.
Signore ha sopra di voi grandi disegni di misericordia e di predestinazione.
Oh quanto è avventurosa un'anima che imita così Gesù Cristo!
Nulla vi è d'impossibile.
Ecco terminato ancora un altro giorno, e come ho io passato questa parte della mia vita? È dessa forse stata inutile per me? Ho io con tutto lo zelo operato il bene? Nelle mie opere fui guidata dal dovere o allettata dal mio amor {17 [503]} proprio? Ho veramente incominciato questa giornata nel timor di Dio? Mi sono in essa adoperata a servirlo con rendimento di grazie, con preghiera, e con fermo proponimento di consacrarmi come creatura di Dio, alla virtù, e di essere costumata, giusta ed amica di lui?
Col mio zelo e colla mia diligenza ho io lodato il mio Dio nella condizione da lui assegnatami? Mi sono io resa utile al mondo ed a me per piacere a Dio, o per vanità di comparire al cospetto degli uomini?
Come ho io governato oggi il mio cuore? Mi sono io sovente elevata a Dio con vivi affetti del cuore? Ho io spesso pensato a Dio che ode la nostra preghiera ed ho io eccitato il mio cuore colla fiducia in lui?
Nel godere i beni di questa terra ho io pensato alla bontà del Signore che li crea e li conserva? L'ho io venerato nell'umiltà del mio cuore? Fui io riconoscente alla sua benignità? Ricevetti io il bene con gratitudine? il male con rassegnazione?
E come mi sono diportata nelle conversazioni? Fui io amica sincera? Non diss'io altro che ciò che aveva nel cuore? Fu dolce la mia severità, e il mio scherzare innocente? Non ho io detto nulla di che debba poi pentirmi? {18 [504]}
Ho io, colle mie cure, recato qualche conforto ai miei congiunti? li ho io incoraggiti al bene col mio esempio? Sono stata sollecita nell'esercitare opere di misericordia? Non fui io malcontenta della felicità altrui?
Mi sono io pentita dei miei fatti, appena ne conobbi la malizia? Ho procurato di allontanare da me i cattivi desideri? E se in questa notte Dio mi chiamasse, sono io pronta a comparire dinanzi al suo divin tribunale?
O Dio, a voi che tutto vedete, qual cosa io potrei nascondere? Io conosco pur troppo la grande mia fragilità, se ho mancato al dovere mio, perdonatemi pel sangue di Gesù Cristo, e non entrate in giudizio con me miserabile creatura.
Sì: o Dio di bontà, perdonate colei che si pente de' suoi peccati. Voi desiderate di usare misericordia, deh! degnatevi di usarla eziandio con me. Vegliate in questa notte sopra di me, acciocchè in vita ed in morte possa stare sempre unita a voi, per godervi un giorno nella patria dei beati in cielo: così sia. {19 [505]}
Con Approvazione Ecclesiastica. {20 [506]} {21 [507]}