SCELTA DI LAUDI SACRE AD USO DELLE MISSIONI E DI ALTRE OPPORTUNITÀ DELLA CHIESA

 

Terza edizione

 

TORINO, 1879.

TIPOGRAFIA E LIBRERIA SALESIANA

 

SAN PIER D’ARENA, NIZZA MARITIMA

Ospizio di S. Viac. de' Paoli, Patronato di S. Pietro {1 [303]}

Onor del sesso debole,

De forti sei Regina,

L’angiol a Te s’inchina,

S’inchina ogni fedel.

 

 

PROPRIETÀ DELL’EDITORE {2 [304]}

 

 

 

 

INDEX

 

Al lettore  3

Il Pater noster. 3

L’amabile volontà di Dio. 3

Traduzione del Te Deum. 4

A Gesù Bambino. 6

Altra. 6

Altra. 9

Altra. 10

Al SS. Nome di Gesù. 10

Per l’Epifania. 12

Sopra la passione di Gesù Cristo  12

L’amante del Crocifisso  13

Colloquio a Gesù Crocifisso  14

Al Santo Sepolcro. 15

Invito a Gesù Sacramentato  16

Fede ed Amore - verso Gesù Sacramentato. 17

Sopra il SS. Sacramento. 18

Per la prima Comunione  19

A Gesù Sacramentato in occasione della Comunione  20

Dopo la Comunione. 20

Traduzione del Pange lingua  21

Traduzione. 22

Affetti a Gesù. 22

Colloquio a Gesù Cristo  23

Al Cuor di Gesù  24

Altra. 24

L’anima al Sacro Cuore di Gesù  25

L’amante di Maria  26

Maria Madre nostra  27

Maria nostra speranza  29

Ss. Nome di Maria  29

Altra. 30

Immacolata Concessione  30

Altra. 31

Il SS. Rosario. 32

Al sacro Cuore di Maria. 32

A Maria Consolatrice. 33

Altra. 34

Maria nostra Madre. 36

Altra. 36

Maria Madre di misericordia  37

A Maria Ausiliatrice. 38

Maria Rifugio del Peccatori. 39

I figli di Maria. 40

Un figlio che chiama Maria  41

Affetti a Maria. 41

Traduzione dell’Ave Maria. 42

Parafrasi della Salve Regina  42

Parafrasi dello Stabat Mater 43

A. S. Giuseppe. 44

Al cuore di S. Giuseppe  46

L’anima e l’Angelo Custode  47

All’Angela Custode. 48

A S. Luigi Gonzaga  49

Versione dell’Infensus. 49

Invito al pentimento. 50

Dio Invita il peccatore a penitenza. 51

Versione del Miserere  52

Atto di sincero proponimento. 54

Proponimenti. 54

I quattro novissimi. 55

In suffragio delle anime purganti. 56

Versione del Deus irae  57

Giudizio universale. 58

L’inferno. 59

Paradiso. 60

Indice  61

 


Al lettore

 

            Il grande Pio IX, cui nulla sfuggiva di quanto può tornare a maggior gloria di Dio e a decoro della nostra santa cattolica religione, volendo ognor più promuovere fra i fedeli cristiani il canto delle Laudi Sacre in onore di Dio, della Beata Vergine e dei santi, con decreto 7 Aprile 1858 concedeva i seguenti favori spirituali:

            1. Indulgenza di un anno a chi gratuitamente insegnerà il canto delle Laudi Sacre, praticandone in pubblico od in privato almen qualche volta l’esercizio; altra di cento giorni a chi le canterà in oratorio pubblico o privato, ogni qualvolta esso avrà luogo.

            2. Indulgenza plenaria da lucrarsi alla chiusura del mese mariano da coloro, che nel decorso di esso sonosi in modo particolare occupati a cantare laudi sacre in chiesa, o sono intervenuti alla divozione del mese mariano. {3 [305]}

            3. Indulgenza plenaria una volta al mese per quelli che in quattro giorni festivi almeno, od anche feriali prenderanno parte a cantare od insegnare laudi sacre. Questa indulgenza si lucrerà in quel giorno in cui si farà la confessione e la comunione.

            4. Tali indigenze si possono applicare alle anime dei fedeli defunti.

            Affinchè si possano lucrare le mentovate indulgenze si richiede che le laudi abbiano l’approvazione dell’autorità ecclesiastica.

            L’originale di questo decreto ovvero rescrìtto trovasi nell’oratorio di s. Francesco di Sales.

            Noi pertanto nel desiderio di secondare i santi voleri del Sommo Pontefice, pubblichiamo questa scelta di laudi sacre. Esse furono raccolte fra le più divulgate e comunemente cantate negli esercizi spirituali, nelle missioni, ed in altre opportunità della Chiesa nel corso dell’anno.

            Faccia Dio che tutti coloro, i quali cantano queste lodi sopra la terra, possano un giorno ripeterle in modo assai più glorioso con Gesù e Maria nella gloria dei beati in Cielo.

                                                            Sac. GIOVANNI BOSCO. {4 [306]}

 

 

Il Pater noster.

 

O padre nostro - che sei ne' cieli,

            Sempre il tuo nome - da noi s’onori:

            Venga il tuo regno - che ai tuoi fedeli

            Della tua gloria - stenda l’imper.

                        Come nel cielo - si compia e adori

            Pur sulla terra - il tuo voler.

Il quotidiano - pane ci dona,

            E come i debiti - con buon desio

            Noi rimettiamo - tu pur perdona,

            E ci rimetti - i nostri error.

                        Deh! non c’indurre - a prova, o Dio,

            Ma da ogni male - ne salva ognor.

 

 

L’amabile volontà di Dio.

 

Il tuo gusto, non il mio

            Amo solo in te, mio Dio,

            Voglio solo, o mio Signore,

            Ciò che vuol la tua bontà.

            Quanto degna sei d’amore,

            O divina volontà. {5 [307]}

Nell’amor tu sei gelosa,

            Ma poi sei tutta amorosa,

            Tutta dolce e' tutta ardore

            Verso il cuor, che a te si dà

                        Quanto degna ecc.

            Tu dai vita al puro affetto:

            Rendi tu l’amor perfetto.

            Sospirando a tutte l’ore

            L’alma amante a te sen va.

                        Quanto degna ecc.

Tu le croci cangi in sorte,

            Tu fai dolce ancor la morta,

            Non ha croce, nè timore

            Chi ben teco unir si sa.

                        Quanto degna ecc.

L’alme belle e fortunate

            Solo in ciel tu fai beate,

            Senza te farebbe orrore

            Anche il cielo a chi vi sta.

                        Quanto degna ecc.

Nell’inferno se i dannati

            A te stessero legati,

            Le lor fiamme, il lor dolore

            Dolci lor sarian colà.

                        Quanto degna ecc.

Oh finisse la mia vita

            Teco un giorno tutta unita!

            Chi tal muore, già non muore.

            Vive e sempre viverà.

                        Quanto degna ecc.

Dunque a te consacro e dono

            Tutto il cuore e quanto io sono,

            Sospirando a tutte l’ore,

            L’alma mia a te sen va.

                        Quanto degna ecc.

Voglio solo a te piacere

            Nel patire e nel godere,

            Quel che piace a te, mio amore,

            A me sempre piacerà.

                        Quanto degna ecc. {6 [308]}

 

 

Traduzione del Te Deum.

 

Lode a Dio, che nell’alto de' cieli

            Regna eterno, supremo, potente,

            Solo a Lui d’ogni età, d’ogni gente,

            A Lui solo il tributo d’onor.

A Te, Padre, gli angelici cori

            Incessabile innalzano il canto:

            Santo, Santo, proclamanti Santo,

            Degli eserciti il forte Signor.

Di tua gloria risplendono i cieli,

            Di tua gloria risplende la terrà,

            Terra e cieli in suo grembo rinserra

            La tua gloria, che fine non ha.

Te de' Martiri, Te de' Profeti,

            Degli ApostoIi esaltan le schiere;

            Tu sei Padre d’immenso potere,

            Tu sei Padre d’immensa bontà.

Te la Chiesa tua figlia, tua sposa,

            Padre, Sposo, confessa ed adora,

            Ella è sparsa pel mondo, ma ognora

            Un sol vincol la stringe di fè.

Ti confessa, ti onora, ti canta,

            Te coll’unico Figlio adorato,

            Col Paraclito Spirto increato,

            Dio verace, Dio solo con Te.

O Signor delle glorie celesti,

            O Gesù, Verbo eterno del Padre,

            Disdegnata una Vergine Madre

            Tu non hai tra le figlie del duol.

E pietoso all’umana sciagura,

            Rotto il dardo temuto di morte,

            Ne schiudesti del cielo le porte,

            Ne facesti più libero il vol.

Su nei ciel ritornasti beato:

            Or del Padre alla destra ti stai;

            Ma di nuovo tremendo verrai

            Al giudizio dell’ultimo di. {7 [309]}

Riconosci, o Signore, i tuoi servi

            Dal tuo sangue prezioso redenti:

            II sospiro dei serri gementi

            Quando mai a te invano sali!

Ah! benigno li guarda: la mano

            Porgi ad essi tra tanti perigli;

            Benedici, difendi i tuoi figli,

            Li solleva ai beati splendor.

Ed un inno ti sciolgano in cielo

            Ripetuto dai cori superni:

            A Te un inno pei secoli eterni

            Di tripudio, di gloria, d’amor.

Oggi e ognor dalle colpe, o Signore,

            Ne allontanino gli Angeli tuoi!

            Deh! ti muovi a pietade di noi,

            Di chi tutto in Te spera pietà.

Solo in Te la mia speme riposa,

            Solo in Te questo core confida!

            Ne colui, che al Signore si affida,

            Mai deluso in eterno sari.

 

 

A Gesù Bambino.

 

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,

            E vieni in una grotta al freddo al gelo

            O Bambino - mio Divino,

            Io ti vedo qui a tremar:

                        O Dio beato!

            Ah quanto ti costò l’avermi amato!

A te, che sei del mondo il Creatore,

            Mancano panni e fuoco, o mio Signore:

            Caro eletto - pargoletto,

            Quanto questa povertà

                        Più m’innamora,

            Giacchè ti fece amor povero ancora. {8 [310]}

Tu sol per nostre amor dal regno eterno

            Venisti fra gli orror del crudo inverno

            Dolce amore - del mio core.

            Dove amor ti trasportò!

                        O Gesù mio,

            Perchè tanto patir! per amor mio!

Ma se fu tuo volere il tuo patire,

            Perchè vuoi pianger poi, perchè vagire?

            Sposo mio, - amato Dio,

            Mio Gesù t’intendo si!

                        Ah! mio Signore!

            Tu piangi non per duol, ma per amore.

Tu piangi per vederti da me ingrato

            Dopo si grande amor sì poco amato.

            O diletto - del mio petto,

            Se già un tempo fu così,

                        Or te sol bramo,

            Caro, non pianger più: che io t’amo e t’amo.

Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core

            Non dorme, no, ma veglia a tutte l’ore.

            Deh! mio bello - e puro Agnello,

            A che pensi, dimmi tu?

                        O amore immenso!

            Un dì morir per te, rispondi, io penso.

Dunque a morir per me tu pensi, o Dio,

            Ed altro' ggetto amar potrò ancor io!

            O Maria, - speranza mia,

            Se io poc’amo il tuo Gesù,

                        Non ti sdegnare:

Amalo tu per me, s’io nol so amare. {9 [311]}

 

 

Altra.

 

Dormi, dormi bel Bambin.

            Re divin,

            Dormi, dormi fantolin,

            Fa la nanna, o caro figlio,

            Re del Ciel,

            Tanto bel,

            Grazioso giglio.

Chiudi i lumi, o mio tesor,

            Dolce amor,

            Di quest’alma almo Signor.

            Fa la nanna, o Regio Infante,

            Sopra il fien,

            Caro ben,

            Celeste amante.

Perchè piangi, o Bambinel,

            Forse il gel

            Ti dà noia, o l’asinel?

            Fa la nanna, o paradiso:

            Del mio cuor:

            Redentor,

            Ti bacio il viso.

Cosi presto vuoi provar

            A penar,

            A venir a sospirar?

            Dormi, che verrà poi giorno

            Di patir,

            Di morir

            Con tuo gran scorno.

Or di raggi cingi il crin,

            Ma nel fin

            Cingerallo acuto spin;

            Fa la nanna, o pargoletto

            Sì gentil,

            Che un fenil

            Godi per letto. {10 [312]}

Nella più fredda stagion,

            Gesù buon,

            Nasci al mondo qual prigioni;

            Fa la nanna già che senti

            Il penar,

            Lo stentar

            Fra li giumenti

Dormi, dormi, Bambinel,

            Con il vel

            Io ti copro,

            Re del Ciel;

            Fa la nanna dolce Sposo,

            Bel Bambin,

            Cortesin,

            Tutto amoroso.

Ecco vengono i Pastor

            Con i cor

            Riverenti a te, Signor;

            Fa la nanna, o mio conforto.

            Che Israel

            Il crudel

            Ti vuol per morto.

Strascinato, mia beltà,

            Con viltà

            Tu sarai, e crudeltà;

            Fa la nanna, flagellato

            Con orror,

            Mio Signor,

            Ti vuol Pilato.

Anch’Erode empio, e crudel

            Il rubel

            Ti farà con bianco vel,

            Rivestito come stolto,

            Svergognar,

            Sputacchiar

            Il tuo bel volto.

Porterai con disonor,

            E dolor

            La gran croce, o Redentor,

            Fa la nanna, e crudo fiele {11 [313]}

            Hai da ber

            Volentier

            Per darci il miele.

La tua morte sentirò,

            Piangerò,

            Quando in croce ti vedrò

            Fa la nanna, che Longino

            Ferirà,

            T’aprirà

            Quel sen divino.

Allor più non cantere,

            Tacerò,

            Teco in croce morirò;

            Fa la nanna nel Presepe,

            Bel Bambin,

            Tuo padrin

            Ecco Giuseppe.

Io ti piglio nel mio sen,

            Ciel seren,

            Per baciarti, unico Ben:

            Fa la nanna, e dopo morte

            Bacierò,

            Stringerò,

            Tue membra smorte.

Cessi ormai, dolce Figliuol

            Il tuo duol,

            Nel baciarti mi consol;

            Fa la nanna, che i Re Magi

            Sen verran,

            E saran

            Tuoi servi e pagi.

Succhia il latte del mio sen

            D’amor pien,

            Apri l’occhio tuo seren;

            Fa la nanna, e mentre io canto,

            Dormi tu,

            Buon Gesù,

            Sotto il mio manto. {12 [314]}

Dormi, dormi, o Salvator,

            Mio Signor,

            Dormi, o centro del mio cuor;

            In si povera capanna,

            Cortesia,

            Vezzosin

            Deh! fa la nanna.

 

Altra.

 

Dormi non piangere.

L’idea terribile

Gesù diletto:

De' guai futuri

Dormi non piangere,

Non venga a scuoterti

Mio Redentor.

Dal tuo sopor.

Quegli occhi amabili,

Del mal l’imagioa

Bel pargoletto,

Ch’or ti figuri,

T’affretta a chiudere

Del mal medesimo

Nel fosco orror.

Fors’è maggior.

Dormi non piangere,

Dormi, ecc.

Mio Redentor.

 

Sia perche pungono

Tu il sonno, o Vergine,

La paglia, e il fieno?

Chiama col canto,

Ah! perchè vegliano

Il sonno a giungere

Tue luci ancor.

Tardò finor;

T’affretta a chiuderle

Che l’accompagnino

Che il sonno almeno

Le avene intanto

Sarà rimedio

Or qui d’un povero

D’ogni dolor.

Vecchio pastor.

Dormi, ecc.

Dormi, ecc.

 

Ah! che non giovano

Le dolci avene

Nè i lieti cantici

Per te, Signor.

È un sonno inutile,

Se il sonno viene

Le luci dormono,

Ma veglia il cor.

Dormi ecc. {13 [315]}

 

 

Altra.

 

Fra l’orrido rigor di stagion cruda

            Nascesti, mio Gesù, nella capanna.

            Non fra genti, ma fra giumenti,

            È in Betlemme il tuo Natal.

            Amabil Dio,

            E questo fatto l’hai per amor mio.

Perchè non ti servisti del mio seno,

            Che riverente ti presenta il cuore,

            Con diletto ti forma il letto

            Per qui farti riposar;

            Dolce mio sposo,

            Perchè sopra del fien prendi riposo?

Se tanto ti gustò l’albergo vile

            Perchè di questo cuor non ti fai stanza?

            Bramo tanto averti accanto,

            E con te desio gioir;

            Verace amante,

            E te bramo seguir sempre costante.

Se allor ti dilettò la bianca neve,

            Or t’offro il bel candor della mia fede,

            S’eran belle le pecorelle,

            Or anch’io ti voglio dar L’anima mia,

            Che d’esser teco ognor tanto desia.

O voi felici, e fortunati appieno

            Pastori, che miraste il gran Natale.

            E ‘l Bambino bello e Divino

            Lieti voi giste a veder;

            Ed in quel viso

            Miraste, o voi felici! il Paradiso.

O fortunato ovil, che avesti in sorte

            Di fargli entro al tuo sen la bella cuna!

            Dalle sfere le alate schiere,

            Là ti vennero ad onorar;

            Onde cangiato

            Or sei di rozzo ovil tempio beato. {14 [316]}

 

 

Al SS. Nome di Gesù.

 

Su figli cantate,

            Bell’alme innocenti,

            Con dolci concenti

                        Evviva Gesù.

Evviva quel Nome,

            Cui pari splendore

            In gloria ed onore

                        Niun altro mai fu.

Evviva ridite

            Il nome giocondo,

            La gioia del mondo,

                        Evviva Gesù.

O Nome Divino,

            Che a noi dalle stelle

            Fra lodi si belle

                        Scendesti quaggiù:

A nome si caro

            Già ride e già brilla

            Ogn’alma e sfavilla:

                        Evviva Gesù.

E mentre il ripete

            Amando languisce,

            Languendo gioisce,

                        Lodando Gesù.

Se spesso l’invochi,

            Qual gioia, qual festa

            Più lieta di questa?

                        Evviva Gesù.

Qual luce più chiara,

            Qual di più sereno,

            O Sol Nazzareno,

                        Ci porti mai tu?

Si scuote al rimbombo

            Di nome si santo

            Il regno del pianto:

                        Evviva Gesù.

Al nome divino

            Il ciel si disserra

            L’inferno si serra,

                        Evviva Gesù.

La terra festeggia

            Con dolce concento

            Del nuovo contento

                        Provato mai più.

Nell’alma Sionne

            Risuona festoso

            Il Nome glorioso,

                        Evviva Gesù.

Que' cori beati

            Con inni di gloria

            Gli cantin vittoria,

                        Onore e virtù.

Se sento il bel Nome

            Del Re Nazareno,

            Il cuor mi vien meno,

                        Evviva Gesù.

Su dunque, miei figli,

            Cantate, gioite,

            E lieti ridite

                        Evviva Gesù.

Ripieni di gioia,

            Con voce giuliva,

            Rimbombinoli evviva,

                        Evviva Gesù.

 

 

Per l’Epifania.

 

Tre re dell’Oriente,

Dagli arabi regni

            Per lungo cammino

            I doni preziosi,

            Al nato Bambino

            Gli aromi odorosi

            La stella guidò.

            Ciascun gli recò. {15 [317]}

Del nato fanciullo

Ma il santo Giuseppe

            La gloria e la lode

            Fuggendo in Egitto

            Il perfido Erode

            Dal barbaro editto

            Soffrire non può.

            Il figlio scampò

E punto da cura

Che morte più cruda,

            Gelosa di regno,

            E pene più fiere,

            L’ingiusto, l’indegno

            L’eterno volere

            Editto formò.

            A lui destinò.

Editto crudele

Dio sommo, infinito,

            Che barbaramente

            Il grande tuo amore

            La turba innocente

            Per me peccatore

            A morte dannò.

            Cosi t’abbassò!

Io già di Betlemme

Prostrato a' tuoi piedi

            Ascolto le strida,

            T’adoro, o Signore,

            Che il ferro omicida

            E questo mio cuore

            I figli svenò.

            In dono ti do.

 

 

Sopra la passione di Gesù Cristo

 

            Desolato mio Signor,

Dolente - paziente....

Le colpe piangete,

Il sangue spargete,

Ah!mè! che gran dolor,

Desolato mio Signor.

            Accusato dal livor,

Sentite - sofrite

Bestemmie: risate,

Percosse, ceffate.

Ah!mè! caro Signor,

Accusato dal livor.

            Chi non piange il suo fallir?

Amante, - penante

Languisce il Signore,

D’angoscia si muore:

Ah!mè! che gran martir!

Chi non piange il suo fallir?

            Sulla croce agonizzar,

O genti - dolenti,

Da chiodi trafitto,

Un Dio confitto,

Ah!mè! che rimirar!

Sulla croce agonizzar.

            Sta la vostra umanità

Piagata - straziata

Da colpi ribelli,

Da orrendi flagelli:

Ah!mè! in che crudeltà

Sta la vostra umanità.

            - Quale strana acerbità?

Di stenti - tormenti,

Al capo cagiona

La dura corona,

Ahimè! qual empietà!

Quale strana acerbità! {16 [318]}

 

            Deh mirate un Dio a spirar

            Peccatrici, peccator,

Deriso - conquiso

Scuotetevi - doletevi,

Sul tristo patibolo!

Di strani furori

O crudo spettacolo!

D’atroci, martori,

Ah!mè! mi fa tremar!

Per voi mori il Signor,

Deh! mirate un Dio a spirar.

Peccatrici, peccator.

 

 

L’amante del Crocifisso

 

Da quella croce, o Dio,

            Deh non mi dir ch’io t’ami!

            Tutto l’amor che brami

            Sveli tacendo, a me;

                        Sol ch’io ti miri ho pieno

            Di sante fiamme il core;

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Forte, soave, accesa,

            D’amor sentii la voce

            Quando ti vidi in croce,

            E meditai perchè.

                        Ahi per l’errante agnella

            Il buon pastor si muore!

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Voce è d’amor quel ciglio

            Che già s’oscura e langue:

            Voce è d’amor quel sangue

            Che impetra a noi mercè.

                        Voce è d’amor la prece

            Che levi al Genitore:

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Qual sarà inai l’accento

            Di tenerezza pieno,

            Se quell’aperto seno

            Voce d’amor non è? {17 [319]}

                        Se amor non è l’immenso

            Peso del tuo dolore?

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Chi a tanto duol non odo

            D’amore ancor la voce,

            Non meditò la croce

            Al lume della fè:

                        O delle belve istesse

            Ha in seno un cor peggiore;

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Ecco, si scuote il monte,

            E ai tuo dolor si duole;

            Perfin ne' cieli il sole

            La luce sua perde:

                        Sente il creato intero

            Pietà del suo fattore.

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Ah! se ad amor piegarsi

            Non sa l’umano orgoglio,

            Per tutti amar ti voglio,

            Mio ben, mio Dio, mio Re:

                        Voglio che m’arda il petto

            Di fiamma ognor maggiore:

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

O foco, o amor m’accendi

            Si, che d’amor consumi,

            E chiuda, amando, i lumi

            Della tua croce al pie.

                        Beato me, se dirti

            Potrò nell’ultim’ore:

            Vissi per te d’amore,

            Muoio d’amor per te. {18 [320]}

 

 

Colloquio a Gesù Crocifisso

 

Crocifisso mio Signor,

            Dolce speme del mio cor

            Sia mercè del tuo patir

            Il perdon del mio fallir;

                        Ah! Ah! Ah!

            Ah! qual provo tormento e dolor,

            Al pensar che v’offesi, o Signor.

A smorzar il vostro sdegno,

            Ecco il pianto d’un indegno,

            D’un indegno e traditnr,

            Che ritorna al suo Signor.

                        Ah! Ah! ecc.

Finchè l’alma in seno avrò

            Mai dal pianto cesserò:

            Piangerò perchè peccai,

            Perchè ingrato non v’amai

                        Ah! Ah! ecc.

Sì vi offesi e vi oltraggiai,

            E pur troppo vi sprezzai,

            Ma a morir son pronto or io

            Pria che offendervi, e ben mio

                        Ah! Ah! ecc.

 

 

Al Santo Sepolcro.

 

Che miro, oh Dio!

La tua bellezza,

Mia contentezza,

Non vedo più?

            Ah!! qual dolora

Mi passa il core,

Così vedendo

Te buon Gesù.

Come, o mio Bene,

Da te partita

Veggo la vita,

E ogni beltà.

Di sangue involte

Miro quel volto,

Che il cuor rapiva

Ah! crudeltà!

Crudi flagelli,

Corona atroce,

Oh Chiodi, oh Croce,

Lancia crudeli

Perchè piagaste,

E laceraste

Le sacre membra

Del Re del Ciel? {19 [321]}

 

Ah! ben comprendo,

O divin Padre

            Che il grand’amore

Eccovi il Figlio

            Stato è l’autore

Tatto vermiglio

            Del suo patir.

Di sangue ancor:

            Egli è, che in Croce,

Ah! lui mirate,

Ah! troppo atroce

E perdonate

            L’ha conficcato;

Per l’innocente

            Fatto morir.

Al peccator.

 

 

Invito a Gesù Sacramentato

 

            A lieta mensa e regia

            Del sacro Agnello accolti:

            In pure vesti e candide

            Dell’innocenza avvolti,

            Inni cantiam di giubilo

            Al Cristo, al vincitor.

A chi già il cieco Egizio

            Precipitò nell’onda

            Guidando il fedel popolo

            Alla beata sponda

            In mezzo all’onda instabile

            Fra gioia, e fra stupor.

A Lui, che le tartaree

            Rompendo ferree porte,

            Debellator magnanimo

            D’inferno e della morte.

            Noi rese ad aura placida

            Di vita e libertà.

Che l’insidioso ed invido

            Orribile serpente

            Precipitò nel baratro

            Stagno di zolfo ardente,

            Ond’atro fumo elevasi

            Per tutta eternità.

Se vede il caro Figlio,

            Che su d’un tronco muore,

            Cade di mano il fulmine {20 [322]}

            Al sommo Genitore,

            Che già s’accende a perdere

            Il suddito sleal.

Per l’aspro caminin arduo

            Rischi sprezzando, e guerra,

            Lieta s’avvia e impavida

            A la promessa terra

            La plebe Israelitica

            Pasciuta dell’Agnel:

Ne' satollati ed ebbri

            Di tale Divin sangue,

            Di carni tai pinguissime,

            Valore mai non langue,

            D’inferno ognor trionfano,

            Giungon sicuri al Ciel.

 

 

Fede ed Amore - verso Gesù Sacramentato.

 

Ad ogni strofa si ripeta:

Vi adoro ogni momento,

O vivo Pan del Ciel, gran Sacramento.

 

Là sotto quel vel                                   O Pane del Ciel,

            Nascosto risiede                                   O vivo conforto

            Il gran Re del Ciel:                                Dell’alma ledei:

            Che se noi vedete,                                Di amore sei segno,

            Che importa? credete                           Di gloria sei pegno,

            L’insegna la Fè,                                    Mistero di fè,

            Che cosa più certa                                Che cibo più dolce

            Nel mondo non v’è.                              Nel mondo non v’è.

O Nube, perchè                                   O Manna vital,

            Nascondi il mio Sole,                            Che l’alma nutrisci,

            Che vita mi die?                                    La rendi immortal;

            V’intendo, non vale                               Deh! vieni nel petto,

            Mai l’occhio mortale                             Deh! purga l’affetto

            Soffrir lo splendor,                                Da mie vanità!

            Se svela il suo volto                              Che viver non voglio

            L’amato Signor.                                    Che all’eternità {21 [323]}

O laccio di amor,

            Che stringi col serve

L’amato Signor;

            Di te son, Ben mio,

            Te solo vogl’io,

            Nè d’altri sarò,

            Più presto di vita

            Morendo uscirò.

O dardo d’amor,

            Ferisci, trapassa,

            Trafiggi il mio cuor;

            Che ancor se non amo

            Più viver non bramo,

            Nè viver più so,

            Se il cuore di amore

            Trafitto non ho!

O dolce Gesù,

            Mia vita, mia gioia

            Mio cibo sei tu;

            Io vivo, non io,

            Ma vive in me Dio,

            Che vita mi dà,

            E come il suo Fglio

            Glorioso mi fa.

O cara mia spè,

            Che desti in un legno

            La vita per me:

            Ti dono il mio cuore,

            Pietoso Signore,

            Tuo sempre sarò:

            Te stesso mi hai dato,

            Me stesso ti do.

Amante Signor,

            Delizia dell’alma,

            Mio ricco tesor,

            Te solo desiro,

            Te solo sospiro,

            Divina Bontà,

            Che sola in eterno

            Contento mi fa.

Gran festa si fa

            Nel cielo al Signore,

            Gran gloria si dà:

            O Angioli Santi,

            Festosi, brillanti

            Venite quaggiù:

            Venite a cantare

            Le lodi a Gesù.

 

 

Sopra il SS. Sacramento.

 

            Rallegrisi ogni alma e giubili,

Chiaro contemplisi da noi Gesù.

Nascondesi sotto quel ve!

L’amabilissimo gran Re del ciel.

            Vivissimo Pane santissimo,

Cibo dolcissimo Sovran Signori

V’adorino con viva fè,

Tutti v’incurvino divoto il pie' . {22 [324]}

            Chi fecevi dal ciel discendere,

E in terra piovere manna vita?

Famelico de' nostri cuor,

Ah vi fè’scendere l’Eterno Amor!

            Feriteci dunque, piagateci,

E trafiggeteci, dardo d’amor

Feriteci deh! sempre più,

Sposo purissimo, dolce Gesù.

            Qual anima può ancor resistere,

Di voi non ardere, amato Sol!

Freddissimo l’umano cor

Convien che struggasi a tanto ardor.

            O popoli, tutti inchinatevi,

Tutti prostratevi al sommo Re,

E ditegli con tutto il cuor:

Signor, feriteci del vostro amor

            Di gloria pegno ricchissimo,

Mistero altissimo, chi dir potrà

Il giubilo che in questo di

Il vostro popolo per voi senti?

            Le grazie a voi si rendano,

Gloria vi cantino la terra, e il ciel.

Vi lodino anche di più,

Vi benedicano, caro Gesù.

            Voi, spiriti del ciel santissimi,

Ubbidientissimi al gran Signor,

Volatene dal ciel quaggiù,

E corteggiatene il buon Gesù.

            Rendetegli per noi le grazie

Per l’ineffabile si gran favor:

Con cantici in lieto ton

Per noi offritegli il cuore in don.

            Or apransi dell’alto Empireo

Le porte, chiudansi quelle d’orror.

Adorisi con viva fè

Quel pan dolcissimo, che il ciel ci die' . {23 [325]}

 

 

Per la prima Comunione

 

            Anche a noi concesso al fine

È degli Angioli il convito!

Spande grazie l’Infinito

Sulla nostra gioventù:

È l’amabil Uomo-Dio,

È Gesù che a noi s’unisce

Che nostr’anime ingrandisce

Per guidarle alla virtù.

            Oh mister! ma in tal mistero

V’è un contento celestiale,

V’è un più vivo orror del male,

V’è lo Spirto del Signor:

Noi sentiam che siamo nulla,

Ma che Iddio venendo in noi

Ci raddoppia i doni suoi,

Ci palesa immenso amor.

            Nei dover di questa vita,

Più non temasi alcun duolo,

Nostro appoggio è Dio solo,

Non v’è amico più fedel:

T’offriam, Gesù diletto,

Nostre gioie, nostre pene:

Tu ci chiami al vero bene

La tua man ci addita il Ciel.

            Vanità, follie, menzogne,

A tentarci torneranno;

Ma i tuoi figli a te verranno,

La fortezza lor sei tu:

È l’amabil Uomo-Dio,

È Gesù che a noi s’unisce

Che nostr’anime ingrandisce

Per guidarle alla virtù. {24 [326]}

 

 

A Gesù Sacramentato in occasione della Comunione

 

Vieni, Gesù, deh! vieni,

            Vieni, mio dolce amore:

            È tuo questo, mio cuore,

            E sempre tuo sarà.

Nell’appressarmi io tremo:

            Veggo splendor d’un Dio

            Ah degno non sono io

            Di tanta tua bontà!

                        Vieni, Gesù, ecc.

 

 

Dopo la Comunione.

 

Non son io che vivo, è Dio

            Che respira in questo petto:

            Lo conosco al dolce affetto

            Che nell’anima destò.

                        Lo conosco al novo foco

            Che m’accende e mi governa:

            Ti trovai, bellezza eterna,

            Nè mai più ti lascierò.

Ove pasca il mio diletto

            Più non chiedo all’aure, ai venti.

            Del meriggio a' rai cocenti

            Più di lui non cercherò:

                        Favellar lo sento al core;

In me vive, in me riposa.

            Ti trovai, mia gioia ascosa,

            Nè mai più ti lascierò.

Or s’addensi il nembo irato,

            Or si copra il sol d’un velo:

            Il sentier che mette al cielo

            Fra quell’ombre ancor vedrò. {25 [327]}

                        In me chiudo il sol che splende

            Sulla via che al ciel conduce:

            Ti trovai, mia cara luce,

            Nè mai più ti lascierò.

M’offra pur la terra infida

            Le sue gioie, i suoi tesori:

            Del mio cor gli accesi amori

            A te sempre volgerò.

                        Io non ho che un sol desio,

            Io non ho che un solo affetto.

            Ti trovai, Gesù diletto,

            Nè mai più ti lascierò.

Cresci, oh cresci il santo foco

            Che di te mi rese amante!

            Mi sorrida il tuo sembiante

            Quando mesto il core avrò.

                        Nell’esilio ov’io m’aggiro

            Son frequenti, il sai, le pene

            Ti trovai, mio sommo bene,

            Nè mai più ti lascierò.

Ah! se aggiungi a' tuoi favori

            Il favor d’un tuo sorriso,

            Pria che m’apri il Paradiso

            Il tuo regno in me godrò.

                        Berrò un sorso allor del gaudio

            Che a' beati innonda il core,

            Ti trovai, mio dolce amore,

            Nè mai più ti lascierò

Ma se troppo indegno io sono

            Che mi levi a tanta altezza,

            Cela pur la tua bellezza,

            Ch’io la fronte inchinerò.

                        Sospirando il di che in cielo

Canti l’anima rapita:

            Ti trovai, mio Dio, mia vita,

            Nè mai più ti lascierò. {26 [328]}

 

 

Traduzione del Pange lingua

 

All’alto, all’adorabile

            Mister sciogliamo il canto,

            Del Corpo preziosissimo.

            Del Sangue Sacrosanto

            Onde redense i popoli

            Il Dio che l’uom vestì.

Ei da un’intatta Vergine

            Nato, concesse a noi,

            Della parola il mistico

            Seme tra i figli suoi

            Lasciato, in più mirabile

            Ordin chi urieva il dì.

La notte a lui carissima

            Dell’ultimo convito,

            Umil seduto, il pristino

            Serbando legal rito,

            Alla pia turba attonita

            Se stesso in cibo diè.

Suonò un accento, e subito

            Dell’Uomo-Dio nel sangue,

            E nelle carni gli azzimi

            Mutarsi; il senso langue

            Vinto ai prodigio, e tacesi;

            Ma basta al cor la fè.

Chiniam la fronte supplici

            Al Sacramento Augusto,

            Del nuovo altare all’Ostia

            Ceda l’altar vetusto,

            Regga la fede il languido

            Senso dell’uomo fral.

Al Padre, all’Unigenito

            Verbo increato onore,

            Lode, salute, giubilo,

            Ed al supremo Amore,

            Spirto d’entrambi, in gloria,

            Ed in possanza egual. Cosi sia. {27 [329]}

 

O sacrum convivium,

In quo Christus sumitur,

Convito adorabile,

Convito d’amor,

Qui dove ricevesi

Lo stesso Signor:

Recolitur memoria

Passionis eius.

Qui dove rammentasi

Ah! quanto Egli un dì

Per noi sul calvario

Pietoso soffri.

Mens impletnr gratia,

Et futurae gloriae

Nobis pignus datur.

Sii fonte di grazia

All’alma fedel,

Sii pegno immancabile

Di gloria nel ciel.

 

O salutaris Hostia,

                        Quae coeli pandis ostium,

                        Bella premunt hostilia:

                        Da robur, fer auxilium.

                                    Uni trinoque Domino

                        Sit sempiterna gloria,

                        Qui vitam sine termino

                                    Nobis donet in patria. Amen.

 

 

Traduzione.

Ostia santa di pace e salute

Che dischiudi del cielo le porte,

Se i nemici ci premono a morte,

Tu ci aita, tu forza ne dà.

Al Signor uno e trino la gloria

Al Signor che ne doni pietoso

Nella patria del vero riposp

Quella vita che fine non ha.

 

 

Affetti a Gesù.

 

Mondo più per me non sei,

            lo per te non sono più;

            Tutti già gli affetti miei

            Gli ho donati al mio Gesù. {28 [330]}

El m’ha tanto innamorato

            Dett’amabil sua bontà

            Che d’ogni altro ben creato.

            L’alma più desio non ha.

            Mio Gesù, diletto mio,

            Io non voglio altro che te:

            Tutto a te mi do, mio Dio.

            Fanne pur che vuoi di me.

Più non posso, o sommo Bene,

            Viver privo del tuo amor,

            Troppo già le tue catene

            M’han legato stretto il cor.

L’alma mia da te, mia vita,

            Più fuggirò ormai non può.

            Da che fu da te ferita,

            Già tua preda ella restò.

            Se non son io verme ingrato

            Degno già d’amarti più,

            Caro mio d’esser amato

            Troppo degno ne sei tu.

Dammi dunque, o mio Signore,

            Quell’amor che vuoi da ine:

            Ch’io per paga del mio amore

            Solo amor cerco da tè.

            Ah! mio tutto, o mio buon Dio,

            Il tuo gusto è il mio piacer:

            D’oggi innanzi il voler mio

            Sarà solo il tuo voler.

Vieni, o Dio, vieni a ferire

            Questo tuo non più mio cor,

            Fammi tu, fammi morire

            Tutto ardendo del tuo amor.

Sposo mio, mia vita, io t’amo

            E ti voglio sempre amar,

            T’amo, t’amo, e solo bramo

            Per tuo amore un di spirar. {29 [331]}

 

 

Colloquio a Gesù Cristo

 

Mio dolce Signor,

            Mio padre amoroso,

            Divio Redentor;

            Di tanti a poi tanti

            Da me per l’avanti

            Commessi peccati

            Domando pietà.

Mi getto a' tuoi piè

            A gemer, a pianger,

            A pianger, perchè,

            Ahi! senza consiglio,

            Qual prodigo figlio

            Mi son, o buon padre,

            Partito da te.

Ohimè che gran mal!

            Che gran cecitade!

            Sventura fatali

            Di servo il timore

            Di figlio l’amore

            Perdei col fuggire,

            Mio bene, da te.

Or torno, o Gesù,

            D’agnello smarrito

            Dolente ancor più,

            E tutto del core

            A te mio Pastore,

            Mia speme, mia vita,

            Consacro l’amor

 

 

Al Cuor di Gesù

 

O dolce mia speranza,                                      Deh! per pietà, mio Dio,

            Amato mio tesoro,                                            Quest’anima sanate,

            Di cor v’amo e v’adoro                                    Da colpe sì spietate

            Mio caro e buon Gesù.                                     Ferita dentro il cor.

In voi confido e spero,                          Col sangue che spargesta

            È tutto m’abbandono                                        Per me S’ipra la croce

            Chiedendovi il gran dono                                  Ogni ferita atroce

            Del vostro santo amor.                          Potete risanar.

V’ofessi, le confesso,                                        Che se mi vien concesso

            Vi fui finor ingrato;                                            Di fare a voi ritorno,

            Misero disgraziato,                                           Cantare notte e giorno

            Non feci che peccar.                                         Le vostre lodi io vo' .

Ma voi cangiar potete                                       Pentito dei miei falli

            In un momento il core                                       Starovvi sempre a lato,

            Al più gran peccatore                                        Nè sarà mai che ingrato

            Che sulla terra sta.                                            Vi torni ad oltraggiar. {30 [332]}

 

 

Altra.

 

Venite, o giovanetti,                                                      E col dolor tuo trarre

            Offrite al divin cuore                                                     Me dal dolor di morte,

            Il verginal candore                                                        E l’aspre mie ritorte

            Ch’io vi proteggerò.                                                      Col sangue tuo spezzar.

Tal di Gesù la voce                                                       Figli, che un cuor cercate

            Che volge a voi suoi figli                                                Che sia in amar costante,

            Per torvi dai perigli,                                                       Venite al core amante

            Guidarvi al buon sentier.                                                Del nostro buon Gesù.

Col cuor di padre amante                                              Ecco Gesù vel porge,

            Egli del ciel discese                                                       Questo è quel cor che solo

            E d’uom la spoglia prese                                               Onte, tristezze o duolo

            Ebbro per noi d’amor.                                                  Gode per voi soffrir.

Sin dal primier momento,                                              O core, o amore, o pegno

            Che duol sentir potesti,                                     D’ogni mio Ben: o nido,

            O amato Cor, godesti                                                   Dove sicuro e fido

            Per amor mio penar.                                                     Io posso riposar.

D’esser tua preda esulto;

Tu d’aver vinto godi;

Ogni alma esulti e lodi

Il cuor del buon Gesù.

 

L’anima al Sacro Cuore di Gesù

 

Vola, vola, anima mia,

Di Gesù nel dolce cuore;

Prigioniera qui d’amore

Troverai la libertà.

Non l’avvedi d’ogni intorno

Che inseguita sei meschina,

Va nell’arca, o colombina,

Va a trovar la sicurtà.

Che più tardi? Il mondo è lutto,

Tutto è frode, amara noia;

Solo in Dio puoi trovar gioia,

Solo in Dio puoi giubilar. {31 [333]}

Dammi un loco, o Gesù mio,

Nel tuo cuor per mia magione:

Qui m’eleggo star prigione

Qui desìo di riposar.

Per amarti io gia ne volo;

Per piacerti io lascio tutto,

D’ogni duol soave frutto

Qui sarà l’unirmi a te.

Dacchè quivi entrata sono

Non mi piace altro che amore,

Altro ben, m’è pena al core,

Tutto il mondo mi fa orror.

Se taluno io questo nido

Brama farmi compagnia,

D’ogni affatto sgombro sia

Che nel cor per Dio non è.

Cuori altieri che del mondo

Sono amanti, e di se stessi,

Lungi, lungi, che per essi

Non v’è stanza in questo cor.

Ogni vil terreno attacco

Impedisce all’alma il volo:

Tutto il cuor lo vuole ei solo,

Tutto vuol per sè l’amor.

Sto prigione entro quel Core,

Che d’amor è la fornace;

Qui solinga vivo in pace,

Lieta sono e godo ognor.

Questo core è del divino

Mio Gesù Verbo incarnato,

Che di me già innamorato

Sempre ardendo sta per me.

Qual colomba dentro l’arca

Qui riposto ho il mio contente,

De' nemici non pavento,

Mi difende il mio Signor.

Che se poi nel tuo bel Core

Di morir mi tocca in sorte,

Oh felice, o cara morte!

Sarà vita allor per me. {32 [334]}

 

 

L’amante di Maria

E tu m’ami, o madre amata,

E da me tu brami amore?

Vieni, oh vieni in questo core.

Vieni sola a trionfar!

Una fiamma il cor m’accende

Che te sola ognor desia.

Voglio amarti, o madre mia,

O Maria, ti voglio amar.

Pria che sorga d’Oriente

Sul mattin l’alba novella

Tu precedi amica stella,

E mi vieni a consolar.

Quanto è dolce aprir le luci

Al sorriso di Maria!

Voglio amarti, o madre mia,

O Maria, ti voglio amar.

Tu nel pianto e negli affanni,

Sei dolcezza, sei conforto;

Tu sei pace di quel porto

In cui bramo riposar.

Quante volte a te pensando

Il mio cor le pene oblia!

Voglio amarti, o madre mia

O Maria, ti voglio amar.

Voglio amarti e destar voglio

Fiamme ardenti in ogni core:

Un acceso inno d’amore

Sulla terra io vo' cantar,

Finchè l’inno si confonda

Coll’eterna melodia.

Voglio amarti o madre mia,

O Maria, ti voglio amar.

Si, Maria, te sola io bramo,

Pongo in te la mia speranza,

E quel viver che m’avanza

A te voglio consacrar. {33 [335]}

Nelle tenebre del monda

Tu del elei mi sii la ria.

Voglio amarti, o madre mia,

O Maria, ti voglio amar.

Deh! nell’ora che l’inferno

Mi farà l’estrema guerra

Non lasciarmi, e dalla terra

Fammi presto al ciel volar:

Ch’io dirò d’amore acceso

Fin nell’ultima agonia:

Voglio amarti, o madre mia,

O Maria, ti voglio amar.

 

 

Altra.

Vivo amante di quella Signora,

Che ha un si dolce e si tenero cuore.

Che vedendo chi cerca il suo amore,

Benchè indegno sprezzarlo non sa.

Su nel cielo regina Ella siede,

Ma dal cielo pietosa rimira

Chi divoto l’amore sospira

Di sua pura e celeste bontà,

Questa Vergin si bella e si pura,

Che dal sommo Signor fu eletta

Per sua Madre e sua Sposa diletta,

Questa è quella, che il cuor mi rubò.

Oh! se un giorno veder io potessi

Tutti i cuori d’amore languire

Per si bella Regina, è sentire

Il suo nome per tutto lodar 1

Sicchè in terra per ogni confine

Risonasse con dolce armonia;

Viva, viva per sempre Maria;

Viva Dio, che tanto l’amò 1

Tu m’infiamma in quel fuoco.d’amore,

In cui vivi tu ardendo per Dio;

E fa ch’arda felice ancor io

Nell’amor del mio caro Gesù. {34 [336]}

 

 

Maria Madre nostra

O del Cielo gran Regina,

Tu sei degna d’ogni amor,

La beltade tua divina

Chi non ama non ha cuor.

Tu sei madre, tu sei Sposa

Tu sei figlia del Signor,

Tu sei quella bianca rosa.

Che innamora i nostri cuor.

Madre sei del bell’amore,

Della speme e del timor,

Tu del cielo sei l’onore,

Tu del mondo lo splendor.

Se l’offeso Creatore

Cambia l’ira in lenità,

Tu disarmi il gran furore

E c’impetri ognor pietà.

Tu del giusto sei la Madre,

Madre sei del peccator,

Tu ci ottieni dal gran Padre

Dei peccati un ver dolor.

Quindi ogni alma più ostinata

Che dal cielo si sbandi,

Se da te vien rimirata,

Torna a Dio da cui parti.

Se la man del divin Padre

Piove grazie nel mio sen,

Grazie a Te, mia cara Madre,

Tesoriera d’ogni ben.

Sotto l’ombra del tuo velo

Sta sicura l’onestà,

E si porta su nel Cielo

Il candor di purità.

A Maria dunque venite.

Alme tutte, e i vostri cuor

Riverenti a lei offrite

Tutti accesi del suo amor. {35 [337]}

Si, Maria è nostra Madre

Avvocata in terra, in Ciel,

Giacchè ella è del Divin Padre

Figlia amata e più fedel.

Giovanetti e verginelle,

Sposa sia del vostro sen,

Finchè l’alme vostre belle

Renda e porti al sommo Ben.

Fate dono al suo candore

Del candor di purità,

A lei tutto date il fiore

Di fiorita vostra età.

Sì, Maria, ti dono il cuore,

Sii tu madre a questo cuor:

Tutto dono a te l’amore,

Che già diedi al mio Signor.

Avvocata in quest’esiglio,

Deh lo sii pur lassù,

Cara Mamma, d’un tuo figlio

Presso il trono di Gesù.

Tu mi colma il cuor d’affetto,

Tu mi guida alla virtù,

Finchè spiri stretto stretto

Nelle braccia di Gesù.

Resa l’alma fortunata,

Là a goderti volerò

Nella patria beata,

Dove ognor ti loderò.

 

 

Maria nostra speranza

 

            O bella mia speranza,                                                    Se mai pensier funesto

Dolce amor mio, Maria,                                                Viene a turbar.la mente,

Tu sei la vita mia,                                                          Sen fugge, allor che sente

La pace mia sei tu.                                                        Il nome tuo chiamar.

            Quando ti chiamo o penso                                            In questo mar del mondo

A te, Maria, mi sento                                                    Tu sei l’amica stella,

Tal gaudio e tal contento,                                              Che puoi la navicella

Che mi rapisce il cor.                                                    Dell’alma mia salvar. {36 [338]}

            Sotto del tuo bel manto,                                                Stendi le tue catene,

Amata mia Signora,                                                      E m’incatena il cuore,

Vivere vogliose ancora                                      Che prigionier d’amore

Spero morir un dì.                                                         Fedele a te sarò.

            Che se mi tocca in sorte                                                Dunque il mio cor, Maria,

Finir la vita mia                                                 È tuo, non è più mio,

Amando te, Maria,                                                       Prendilo, e dallo a Dio,

Mi tocca il cielo ancor.                                      Che io noi voglio più.

 

 

Ss. Nome di Maria

Inni cantiam di giubilo

Al Nome di Maria;

Nome che ognor desia

Il mar, la terra, il ciel.

Nome che in mare torbido

Acqueta le procelle,

E le propizie stelle

Pronte fa comparir.

Nome che all’uman genere

Del ciel aprì le porte,

Del regno della morte

Rimase vincitor.

Nome che al mortal misero

In questa flebil vita

Porge sostegno, aita

Nell’atto di cader.

Nome che l’alto Empireo

Tutto abbellisce a festa,

In tutti i cori addesta

Un fonte di piacer.

Deh! Nome incomparabile

Che in vita, e all’ore estreme

Sei nostra vera speme,

Conforto i nostri cuor. {37 [339]}

Fa die àgli estremi aneliti,

Di morte al tetro orrore

Pronunzi l’alma e il cuore

Maria.... Speranza.... Amor.

Intanto sciolti in giubilo

Gantiam lodi a Maria,

Nome che ognor desia

Il mar, la terra, il ciel.

 

 

Altra.

 

Maria, che dolce nome

Tu sei per chi t’intende,

Beato chi ti rende

Amore per amor.

Un bel pensier mi dice

Che io pur sarò felice

Se avrò Maria sul labbro

Se avrò Maria nel cor.

L’augusto nome in Cielo

So che sull’arpe d’oro

De' Serafini il coro

Va replicando ognor.

Le dolci note e belle

Io non v’invidio, o stelle,

Ho anch’io Maria sul labbro

Ho anch’io Maria Lei cor.

Con questo scudo allato

Dell’infernal nemico

Non temo l’odio antico,

Non temo il suo livor.

Nel più crudel cimento

Riposerò contento

Se avrò Maria sul labbro,

Se avrò Maria nel cor. {38 [340]}

 

 

Immacolata Concessione

 

            Vergin del ciel Regina.                                      Implora a noi perdono

Immacolata, e bella,                                                      D’ogni passato inciampo,

Che ti chiamasti ancella,                                                E porgi a nostro scampo

E sei Signora,                                                               Amica mano.

            Più vaga dell’aurora,                                                     Maligni assalti invano

E come il sole eletta,                                                     Il serpe rio ti diede,

Tu fosti già concetta                                                      Quando col forte piede

Al primo istante.                                                           Tu ’l calpestasti.

            A tue fattezze sante                                                       Ma noi, che siam rimasti

Non fece oltraggio, e male                                            Del suo veleno infetti,

La colpa originale                                                         Proviamo i tristi effetti

A noi sì odiosa.                                                 Ognor nell’alma.

            Sei figlia, madre e sposa                                                Sul fier dragon la palma

Più candida d’un giglio;                                     Ottien chi in te confida;

Ti elesse il Padre, il Figlio                                              Tu gli sei dolce guida

E ’l Santo Amore.                                                         Al gaudio eterno.

            Deh! quel tuo grato cuore                                             Sia chiuso a noi l’inferno,

Che trionfava intanto,                                                    Che questo è tuo bel vanto,

Rivolgi a Chi t’ha fatto                                      Salvar sotto il gran manto

Un sì gran dono.                                                           I peccatori.

 

 

Altra.

 

Immacolata Vergine,

Gloria tu sei del mondo:

L’impero tuo giocondo

Amano terra e ciel.

Onor del sesso debole,

De' forti sei Regina:

L’angiol a te s’inchina,

S’inchina ogni fedel.

Sotto i più dolci titoli

T’invocan mari e lidi:

Agli innocenti arridi,

Consoli i peccator. {39 [341]}

Stella Tu sei propizia

Sei giglio intatto e rosa,

Ancella e Figlia e Sposa,

Sei madre del Signor.

La mano tua benefica,

Disarma il fulminante,

E' oh quante. grazie, oh quante,

Maria, tua voce ottieni

Questo drappel di figli

Degno del tuo sorriso,

L’amor del Paradiso

Desta nei nostri sen.

Fra i dover nostri infondici,

Il tuo sublime ardore,

La forza nel dolore,

L’eroiche tue Virtù;

Ci salva dalle insidie

Che cingon nostra vita,

Nei turbini ci aita,

Ci guida al buon Gesù.

 

 

Il SS. Rosario.

 

O Maria, Rosa Divina

Sei splendor del Paradiso,

Ogni cuore a te s’inchina,

O Maria, Rosa divina.

O Maria, col tuo bel Figlio,

Che delizia è del tuo cuore,

Sembri rosa unita al giglio,

O Maria, col tuo bel Figlio.

O Maria, madre d’amore,

Tu sei Rosa fiammeggiante

Di celeste e santo ardore,

O Maria, madre d’amore. {40 [342]}

O Maria, Rosa adorata,

Tu col sangue dell’Agnello

Fosti tutta imporporata,

O Maria, Rosa adorata.

O bel fiore, O bella rosa,

Il gran spirto del Signora

Sopra te lieto riposa,

O bel fiore, o bella rosa.

Sono in te, Rosa divina,

E le grazie ed i favori,

Qual rugiada mattutina

Sono in te, Rosa divina.

Di tue rose, o gran Signora,

Nel Rosario sacrosanto

Ogni cuor vago s’infiora

Di tue rose, o gran Signora.

Ne' misteri sagrosanti,

Lieti, mesti e gloriosi,

Tutto il ciel’ti lodi e canti,

Ne' misteri sagrosanti.

 

 

Al sacro Cuore di Maria.

Cor di Maria, che gli Angioli

Ammiran come il core,

In cui, dopo il Signore,

Splende maggior bontà!

Sei cor di Madre tenera

Per gl’innocenti, e insieme

Pel peccator che geme,

Che spera in tua pietà.

La Terra e il Ciel t’onorano

T’onora il Re tuo Figlio,

Tu sei l’intatto Giglio

Che il serpe non guastò.

Del sangue tuo virgineo

Formossi il cor si bello

Dell’adorato Agnello

Che il mondo riscattò. {41 [343]}

Evviva dunque l’inclito

Cor della gran Regina,

Cui suddito l’inchina

E l’uomo, e il Serafin!

Prendi il mio core, o Vergine,

Tu trasformar lo puoi,

Digli gli affetti tuoi,

Digli il tuo amor divin.

Di Cristo il core giubila

Sovra il tuo cuor si puro:

Due mai non ne furo

Più simili in amor.

Come possiam noi rendere

Omaggi a Te graditi,

Noi figli indeboliti

Da' falli e dal timor?

A me venite, o figli,

(Cosi Maria risponde)

Chi tante preci effonde

Respinger io non so.

Intorno a me stringetevi,

Siatemi sempre accanto,

Vi coprirò col manto,

Difesa a voi sarò.

 

 

A Maria Consolatrice.

Mille volte benedetta,

            O dolcissima Maria,

            Benedetto il nome sia

            Di tuo figlio Salvator.

                        O Maria Consolatrice,

                                                Noi ti offriamo il nostro cuore

Fin d’allora che di colpa

            Fu l’umana stirpe infetta

                        Dio la Madre ba in te predetta

                        Del futuro Redentor. {42 [344]}

                        O Maria ecc.

O purissima Maria,

            Il tuo piede immacolato

                        Schiacciò il capo avvelenato

            Del serpente insidiator.

O Maria ecc.

Tutti i secoli son pieni,

            O Maria, di tue glorie,

            E di tenere memorie,

            Di prodigi e di favor.

            O Maria ecc.

Ma Torino, o cara Madre,

            Sempre, fu da te protetta,

            E fra tutte prediletta

            Da Gesù consolator.

            O Maria ecc.

Per te il cieco gli occhi aperse

Di miracoli presago,

            Quando fu della tua imago

Fortunato scopritor.

O Maria ecc.

O del sole assai più bella,

            Della luna più leggiadra,

            Più terribile che squadra

            Di accampati bellator.

            O Maria ecc.

Deh! proteggi, o gran Regina,

            Il Re nostro, il tempio, il trono,

            D’ogni grazia il più bel dono,

            È la pace del Signor.

            O Maria ecc.

O Maria nostra Avvocata,

            L’universo in te confida,

            Perchè sei rifugio e guida,

            All’uom giusto, e al peccator.

O Maria ecc.

O conforto degli afflitti:

                        D’ogni grazia dispensiera, {43 [345]}

Di salute messaggiera,

Nostra speme, e nestro amor.

O Maria ecc.

Deh! dal ciel, Madre pietosa,

Piega il guardo a' tuoi di roti,

Esaudisci i nostri voti,

O gran Madre del Signor,

O Maria ecc.

 

 

Altra.

 

O Maria, quando ti miro

Abbracciata al tuo diletto,

Io mi sento il cuore in petto

Palpitar per te d’amor:

Ed esclamo pien di gioia:

O maria, quanto sei bella!

Tu somigli a quella stella,

Che risplende in sull’albor.

Fortunata verginella,

Bella sei come l’aurora,

Quando ai rai del sol s’indora

D’oriente nei confin:

Tu sei bella come rosa

Che la stilla mattutina.

Abbia in seno, e che s’inchina

Verso il sole in sul mattin.

Bella sei come la luna,

Quando splende in sua pienezza

Su dei cieli nell’ampiezza

Senza nubi e senza vel.

                        Tu ti stringi al caldo seno

Di tuo amore il caro obbietto,

E tel tieni stretto stretto

Presso al volto bambinel

            E gli stampi caldi baci

Sulle guance morbidette, {44 [346]}

Porporine, amorosette,

Mentr’ai ride in braccio a te...

O Maria, qual casta gioia

Provi mai su quel bel viso,

Che fa bello il Paradiso

Ed irraggia la tua fè!

O Maria tu sei più bella

Quando il bimbo a te sorride,

E con teco egli divide

Le carezze e i casti amor:

                        Quando il cuor di Ninno appressi.

Al tuo cuore palpitante,

Ei si stempra, e ’l tuo sembiante

Langue in forza dell’ardor.

            Dunque esulta, o benedetta,

Tu sei Vergine e sei Madre

Di quel Figlio ch’ha per padre

Quel Signor che sempre fu:

Ma tu pensa nel baciarlo,

O dolcissima Maria,

Che sei pure madre mia

Mentre ’l sei del tuo Gesù...

Dunque dì, madre pietosa,

Al tuo caro bambinello,

Ch’un tuo figlio cattivello

Brama il don di carità.

                        Ma che prima il suo perdono

Per tuo mezzo chiede e implora

D’una vita che finora

Sempre fu d’infedeltà.

                        Digli ancor che se finora

Fui ribelle al suo invito,

Or mi prostro a Te pentito,

Nella piena del dolor.

                        Colla speme, o mamma cara,

Che m’accolga sotto il manto,

E m’infiammi tanto tanto

Del suo dolce e santo amor. {45 [347]}

 

 

Maria nostra Madre.

 

            Sei pura, sei pia,                                                                       O madre divina,

Sei bella, o Maria,                                                                    Del mondo regina,

Ogni alma lo sa,                                                                        E chi mai sentì,

Che madre pia dolce                                                                 Che alcuno scontento

Il mondo non ha,                                                                       Da te si parti?

O madre beata,                                                                                    Sei pura, sei pia, ecc.

Dal cielo a noi data,                                                                  O madre potente,

La tua gran pietà                                                                       San tutti, che niente

Che bella speranza,                                                                   Ti nega Gesù:

Che gioia mi dà!                                                                       Fa quanto dimandi,

Sei pura, sei pia, ecc.                                                                E quanto vuoi tu.

                                                                                                Sei pura, sei pia, ecc.

 

O madre d’amore,

            Tu impetra al mio core

Che ingrato peccò,

Amore al mio Dio,

Che tanto m’amò.

                        Sei pura, sei pia, ecc.

 

 

Altra.

 

A' tuoi piè, Maria diletta,

Vengon tutti i figli tuoi,

Cara Madre, il dono accetta

Degli amanti nostri cuor.

Se non sono i nostri cuori

Cosi bianchi come i gigli,

Pur Ti siamo amanti figli,

E ci sei Tu Madre ancor.

Cara Madre del Signore,

Dolce Madre del mio bene,

Tu ben vedi in quante pene

Vive afflitto questo cor. {46 [348]}

Mondo, inferno e carne han teso

Mille insidie ai passi miei;

Deh! Maria, se To non sei,

Chi mi toglie il mio timor?

Stretto, e lùbrico è il sentiero,

Ineguale, ignudo il sasso,

E vacilla infermo il passo,

E s’arresta incerto il pie.

Ma pur seguo il mio cammino,

E speranza il cor m’affida

O celeste amica guida,

Se rivolgo il guardo a Te.

A toccar del ciel le soglie

Se mai giungo dopo morte,

Voglio scriver sulle porte

Il bel nome del mio ben.

Voglio scriver sulle mura

Il tuo nome, o Madre mia,

Voglio scrivere Maria

Nel mio cuore e nel mio sen.

Cara Madre, i giorni voglio

Viver sempre a Te fedel:

Dolce un guardo del tuo soglio

Deh! rivolgi al buon Gesù;

Ed impetra il caro dono

Del suo amore, a questo figlio,

Che sospira nell’esiglio

Alle gioie di lassù.

Poichè quanto Tu, sei bella,

Tanto ancor Tu sei pia,

Deh! gradisci, o Madre mia,

Gli amorosi nostri cuor.

Se non sono i nostri cuori

Cosi bianchi come gigli,

Pur ti siamo amanti figli,

E ci sei Tu Madre ancor. {47 [349]}

 

 

Maria Madre di misericordia

 

Siam rei di mille errori                           Rendi all’amane genti

            Abbiamo il ciel nemico,                         Da ria catena oppresse,

            Da' giusti suoi rigori.                                          Rendi degli' innocenti

            Chi ci difenderà?                                               L’antica libertà

                        Volgi pietosa a noi,                                           Volgi ecc.

            Volgi gli sguardi tuoi,                 Vergin de' bei candori

            Maria speranza nostra,                          Tu senza esempio umile,

            Abbi di noi pietà.                                              Deh infondi ai nostri cori

Tu sei nella procella                                                      Dolcezza e purità.

            Alla smarrita prora                                                        Volgi ecc.

            Quella propizia stella                 Tra le beate squadre

            Che calma alfln le dà.                            Fa che veniam lodando

                        Volgi ecc.                                             Del Figlio, Spirto e Padre

Eva del ciel le porte                                                      Con Te l’alta bontà.

            Ne serra, e tu le schiudi,                                                Volgi ecc.

            Vincendo colpa e morte

            Onde ella rei ci fa.

                        Volgi ecc.

 

 

A Maria Ausiliatrice.

 

Salve, salve, pietosa Maria,

Al tuo trono di gloria celeste

Uno stuolo di figli vorria

Il tuo aiuto potente implorar.

Siamo figli di misera madre

Che ci fa qui languir nell’esiglio;

Siamo prole d’un povero Padre

Che lasciocci in retaggio il penar.

Noi abbiamo un nemico gagliardo,

Che dell’alme cospira alla preda;

Ha mortifero il labbro e lo -sguardo,

Ha di belva le sanne ed il cuor. {48 [350]}

Quante volte i suoi pravi attentati

Diero il guasto alla mistica vigna,

Quanti, oh quanti fratelli traviati!

Trascinò nel suo abisso d’orror.

Tu, che un giorno col piè vincitore

Gli calcasti la testa superba,

Tu disarmane il crudo livore,

Tu di lui trionfanti ci fa.

Tu, che già tante volte fugasti

Sol col guardo le forzo d’averno,

Tu, che ognora di lui trionfasti,

Tu presidio, Tu forza ne dà.

Quando Iddio nel giusto suo sdegno

Fa fischiar sulla terra il flagello,

E le colpe d’un popolo indegno

Sta col brando tremendo a punir,

Tu gli tendi le braccia amorose

Che lo tennero stretto al tuo seno,

Gli rammenta le cure pietose,

I tuoi lunghi' dolori e martir.

Non può un figlio che t’ama cotanto

Flagellar mentre prega Maria;

Sotto l’ombra dell’ampio tuo manto

Castigarci Gesù non potrà.

No non pregalo, o Madre, ma impera

Sovra il cuore d’un figlio che t’ama:

Di sue grazie ti fè’dispensiera,

Or del dono scordarsi vorrà?

Deh rimira da quante procelle

È sbattuta la nave di Piero

Quale cozzi bufera ribelle

Contro l’arca del sommo Noè!

Deh tu, Madre, che puoi e che aneli

La tua prole vedere beata,

Tu difendi dai figli infedeli

Il gran Papa che affidasi a Te.

Tu conforta quel santo Pastore,

Riconduci all’ovile i traviati, {49 [351]}

Fa che insieme riuniti al tuo cuore

Ardiam tutti d’amor per Gesù.

            Tu ridona la pace ridente

Alla Chiesa che in Te si confida,

Fa che sorga più bella e splendenta

Sulle spoglie dell’oste che fu.

            Fa che stretti al vessillo d’amore

Che santifica, avviva e conforta,

Militiamo pel sommo Signore,

Pieni tutti di speme e di zel.

            Dal tuo braccio potente protetti

Noi vedremo sconfitti i nemici,

Ed andremo a goder cogli eletti

Teco il premio di gloria nel Ciel.

 

 

Maria Rifugio del Peccatori.

 

Peccatori, se bramate

            Ritrovar del ciel la via,

            V’apre il sen, v’apre Maria

            L’adorabile suo cuor.

                        Ecco dunque, o peccatori,

            Di salute ecco la via;

            Siate amanti di Maria,

            Che Maria vi salverà.

Il leone a voi d’intorno

            Va ruggendo in suo furore:

            Deh! celatevi in quel cuore,

            Nascondetevi in quel sen.

                        Ecco dunque, o peccatori, ecc.

A quel dolce sen correte

            Ove aperse il Redentore

            All’afflitto e al peccctore

            Ricco fonte di pietà.

                        Ecco dunque, o peccatori, ecc. {50 [352]}

Delle colpe al tristo aspetto

            Se temete iniqua sorte,

            Salda torre, scudo forte

            Il suo cuor per voi sarà.

                        Ecco dunque, o peccatori, ecc.

Per quel latte che ne trasse.

            Il divino Pargoletto

            Un tesor le infuse in petto

            Di clemenza e di bontà.

                        Ecco dunque, o peccatori, ecc.

Dalla croce dichiarata

            Con chirografo solenne,

            Nostra Madre Ella divenne

            Per divina volontà.

                        Ecco dunque, o peccatori, ecc.

Quindi a noi la man distende

            Apre il sen, dispiega il manto:

            Del nemico è il laccio infranto,

            Ritorniamo in libertà.

                        Ecco dunque, o peccatori, ecc.

Il più raro e nobil pregio,

            Che alla Vergine è si caro

            È de' miseri il riparo,

            Un abisso di pietà.

                        Ecco dunque, o peccatori, ecc.

Dolce Madre del Signore,.

            Nostra speme e Madre nostra,

            Del tuo cuore a noi dimostra

            La potenza e la pietà.

                        Ecco dunque, o peccatori, ecc.

 

 

I figli di Maria.

 

Noi siam figli di Maria,

            Lo ripetan l’aure e i venti,

            Lo ripetan gli elementi

            Con piacevole armonia,

                        Noi siam figli di Maria.

Se gradisci un sì bel dono {51 [353]}

            E ci stringi al sen materno,

            Contro noi por frema inferno,

            S’arma invan di rabbia ria.

                        Noi siam ecc.

Il crudel nostro nemico

            Se ci aspetta al segno usato,

            Se ci tende occulto agguato,

            Discoperto e vinto sia.

                        Noi siam ecc.

Ma se figli esser chiamati,

            Se a lei cari esser vogliamo,

            Deh! dal cuor presto togliamo

            Ogni avanzo di follia.

                        Noi siam ecc.

Troppo a Lei, troppo dispiace

            Ne' suoi figli un cuor indegno,

            Rimirarlo senza sdegno

            Madre tale non potria.

                        Noi siam ecc.

Dal mio sen dunque partite,

            Odii antichi, affetti rei,

            Io consacro e dono a Lei

            Il mio cuor la lingua mia.

                        Noi siam ecc.

Sopra noi volgi pietosa,

            Cara Madre, i santi rai,

            E dall’alma allor vedrai

            Ogni macchia fuggir via.

                        Noi siam ecc.

Senza il tuo potente aiuto

            Noi meschini veniam meno,

            Siam qual pianta cui il terreno

            Alimento più non dia.

                        Noi siam ecc.

Fa che giunta l’ora estrema

            Chiami tutti i figli tuoi

            A goder de' Santi suoi

            La beata compagnia.

                        Noi siam figli di Maria {52 [354]}

 

 

Un figlio che chiama Maria

 

Chiamando Maria                                                                     Acceso e ferito

            Mi sento nel petto                                                         Per troppa dolcezza

            Svegliarsi la gioia,                                                         Chi serve a Maria

            Destarsi l’affetto:                                                           Contento sarà.

            Chiamando lei sola                                            Chiamando Maria

            Il cuor si consola,                                                          Tal gaudio io sento

            Dolor più non ha.                                                          Che il cuor non comprende

            Chi ama Maria                                                              Per troppo contento.

            Contento sarà.                                                              Dicendo Maria

Chiamando Maria                                                                     Quest’anima mia

De' gigli il candore,                                                                   Struggendo si va,

Per troppa dolcezza                                                                  Chi muor per Maria

Vien meno il mio cuore;                                                            Contento sarà.

Si sente rapito,

 

 

Affetti a Maria.

 

Lodate Maria,                                                                          Il puro tuo seno

            O lingue fedeli,                                                              Die' cibo, e ricetto

            Risuoni ne' cieli                                                             Al gran pargoletto

            La vostra armonia.                                                                    Gesù Nazzareno.

                        Lodate, lodate,                                                                         Lodate ecc.

                        Lodate Maria.                                                  Già regni beata

Maria sei giglio                                                                         Fra angelici cori

            Di puri candori,                                                             Con canti sonori

            Che il cuore innamori                                                                Da tutti esaltata.

            Del Verbo tuo Figlio.                                                                            Lodate ecc.

                        Lodate ecc                                                       Il cielo ti dona.

Di luce divina                                                                                        Le grazie più belle,

            Sei nobil aurora,                                                                       E un giro di stelle

            Il sole t’adora,                                                                          Ti forma corona.

            La luna s’inchina.                                                                                  Lodate ecc

Con piede potente                                                                    E mistica rosa,

            Il capo nemico                                                                          Soccorri pietosa

            Tu premi all’antico                                                                    Lo spirito mio.

            Maligno serpente.                                                                                 Lodate ecc.                  Lodate ecc. {53 [355]}

 

 

Traduzione dell’Ave Maria.

 

            Ave, pura verginella,

Del Signor tuo fida ancella,

Fra le donne, oh benedetta!

Ogni grazia in te s’alletta:

Benedetto il frutto santo

Che in te prese mortai manto.

            Santa vergine Maria,

A noi volgi il guardo pia;

Prega Dio per noi, che siamo

Della rea stirpe d’Adamo,

E nell’ora della morte

Tu del ciel n’apri le porte.

 

 

Parafrasi della Salve Regina

 

            Salve, o Vergine divina

Salve, o fonte di pietà,

Tu sei madre, sei regina

Dell’aflitta umanità.

            D’Eva noi dolenti figli

Invochiamo il tuo favor,

Negli affanni e nei perigli

Tu consola il nostro cor.

            Tu ravviva in noi la speme

Che nell’alma ci parlò,

Tu conforta il cor, che geme

E che solo in te fidò.

            Nella piena de' martiri

Invochiam la tua mercè

Dalla valle de' sospiri

Noi volgiam lo sguardo a te.

            Protettrice gloriosa

Del tuo popolo fedel,

Un’occhiata tua pietosa

Deh! rivolgi a noi dal Ciel. {54 [356]}

            Quando poi dal nostro petto

Morte l’alma scioglierà,

Del tuo figlio benedetto

Mostra a noi l’erediti.

            O gran Donna eccelsa e pia,

O sovrana d’ogni cor,

Bella Vergine Maria,

Non negarci il tuo favor.

 

 

Parafrasi dello Stabat Mater

 

            Stava Maria dolente,

Senza respiro e voce,

Mentre pendeva in croce

Del inondo il Redentor.

            E nel fatale istante

Crudo materno aifetto

Le trafiggeva il petto,

Le lacerava il cor.

            Qual di quell’alma bella

Fosse lo strazio indegno,

No, che l’umano ingegno

Immaginar non può.

            Veder un figlio.... un Dio....

Che palpita.... che muore.....

Sì barbaro dolore

Qual madre mai provò?

            Alla funerea scena

Chi tiene il pianto a freno

Ha un cor di tigre in seno,

O cor in sen non ha.

            Chi può mirare in tante

Pene una madre, un figlio

E non bagnare il ciglio,

E non sentir pietà?

            Per cancellar i falli

D’un popol empio, ingrato,

Vide Gesù piagato

Languir e spasimar. {55 [357]}

            Vide fra crudi spasimi

Il Figlio suo diletto

Chinar la fronte al patto,

E l’anima spirar.

            O dolce Madre, e pura

Fonte di santo amore,

Parte del tuo dolore

Fa che mi scenda in cor!

            Fa che il pensier profano

Sdegnosamente io sprezzi,

Che a sospirar m’avvezzi

Sol di celeste ardor.

            Le barbare ferite,

Prezzo del mio delitto,

Dal Figlio tuo trafitto

Passino, o Madre, in me.

            A me dovuti sono

Gli strazi ch’ei soffrio:

Deh! fa che possa anch’io

Piangere almen con te.

            Teco si strugga in lagrime

Quest’anima gemente:

E se non fu innocente

Terga il suo fallo almen.

            Teco alla croce accanto

Star, cara Madre, io voglio

Compagno a quel cordoglio,

Che ti trafisce il sen.

            Ah tu, che delle Vergini

Regina in ciel t’assidi,

Ah tu propizia arridi

Ai voti del mio cor!

            Del buon Gesù spirante

Sul fero tronco esangue,

La croce, il fiele, il sangue

Fa ch’io rammenti ognor.

            Del Salvator rinnova

In me lo scempio atroce; {56 [358]}

Il sangue, il fiel, la croce

Tutto provar mi fa.

            Ma nell’estremo giorno

Quand’ei verrà sdegnato,

Rendalo a me placato,

Maria, la tua pietà.

            Gesù, che nulla nieghi

A chi tua madre implora,

Del mio morir nell’ora

Non mi negar mercè.

            E quando sia disciolto

Dal suo corporeo velo

Fa che il mio spirto in Cielo

Voli a regnar con te.

 

 

A. S. Giuseppe.

 

A san Giuseppe, all’inclito

            Consorte di Maria,

            Lode perenne e gloria

            Il ciel, la terra dia.

A lui, che il Nome Altissimo

            Da tutta eternità

            Scelse le veci a reggere

            Di sua Paternità.

A lui, che l’ineffabile

            Verbo Riparatore

            Si volle in terra scegliere

            Custode e genitore.

A lui che del Paraclito

            L’uffizio in terra fe'

            Nel custodir purissima

            I.a sposa che gli diè.

Salve, Giuseppe, gli Angeli

            Trovano nel tuo viso

            Tutto il pudor serafico

            Che splende in Paradiso, {57 [359]}

Perchè fra i turpi scandali

            Del mondo ingannator

            Serbasti ognor tersissimo

            Di purità il candor.

E tu fedele agli ordini

            Altissimi di Dio

            Quanto adempiesti agli obblighi

            Di sposo e padre pio!

Quando nel vil tugurio

            Del verno nell’orror

            Stringesti al sen l’amabile

            Verbo riparator.

Avesti un cor si angelico,

            Un’alma tanto pia,

            Che meritasti d’essere

            Consorte di Maria.

Anzi di tanti meriti

            Bello splendesti tu

            Che Iddio in terra volleti

            Custode di Gesù.

Quando d’Egitto reduce

            Nell’umil Nazzarette

            A te sei lustri suddito

            Il Re del cielo stette.

E allorchè in mezzo a Solima

            Tra doglia, speme e amore

            Cercasti sì sollecito

            Tre giorni il tuo Signore,

Oh quanti esempi fulgidi

            Oh quanti impulsi al bene,

            Quei giorni tuoi ci porsero

            Sparsi di tante pene!

Quanto trovaron pascolo

            Per tutte le virtù

            E prenci e ricchi e poveri

            Canizie e gioventù.

E qual onor più splendido

            D’aver morendo accanto {58 [360]}

            Il buon Gesù e la Vergine

            Che in vita amasti tanto?

Che l’alma tua riempirono

            Di tanto gaudio allor

            Che più che per canizie.

            Moristi per amor.

Or da quel soglio fulgido

            U' regni con Maria,

            Non ti scordar dei gemiti

            Della tua prole pia:

Fa che seguendo il tramite

            Dell’alte tue virtù

            Giunga all’eterna gloria

            Con teco e con Gesù.

 

 

Al cuore di S. Giuseppe

 

Ogni lingua esalti e lodi

            O Giuseppe, il tuo bel Core,

            Sacro aitar del puro amore,

            Tutto fiamma e vivo ardor.

                        Il Signor dell’universo,

            Che tien gli astri in cielo accensi,

            Al tuo Cuor diè affetti e sensi

            Quai di Padre al Redentor.

Chi ridir potria le grazie

            E i tesor dei doni eletti,

            Chi le gioie, chi i dilett.

            Che in quel Cuor si riversar;

                        Quando il Ciel gli diede in sorte

D’esser Sposo di Maria

            E i suoi palpiti sentia

            Nel suo Cuor riverberar?

Se ad un guardo, a una parola

            Di Gesù i più duri cuori

            Fur cangiati, e in santi ardori

            Consumaro i loro dì; {59 [361]}

                        Qual celeste immensa fiamma

            Di Giuseppe in Cuor si accese,

            Che non solo il Verbo intese,

            Ma in amplessi a Lui si unì?

Ei bambino ebbe al suo fianco

            Quel che impera al firmamento;

            Giovanetto, oh! gran portento!

            Lui soggetto vide a sè.

                        Oh! qual palpiti amorosi,

            Dolci e forti Egli mai sente!

            Nel trasporto è ben sovente

            Di Gesù prostrato a' piè.

Come il ramo obbediente

            Cede al vento e a terra piega;

            Ciò che ai sensi Dio gli niega

            Egli adora per virtù.

                        O Giuseppe, il tuo bel Cuore,

            Dopo quello di Maria,

            È il più simil che mai sia

            Al Cuor sacro di Gesù.

Te felice e avventurato,

            Che dal Cuor del Redentore

            Attignesti immenso ardore,

            Che arse il tuo di santo zel.

                        Gran Patrono, ah! mi concedi

            Che il mio cuore al tuo somigli;

            Tu mi scampa dai perigli.

            Fin che giunga teco al ciel.

 

 

L’anima e l’Angelo Custode

 

            An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Che fai tu vicino a me?

Ang. Son l’amico del tuo cuore,

            Sono un Angiol del Signore;

            Quando vegli, quando dormi,

            Sempre, sempre son con te. {60 [362]}

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto, del mio Dio,

            Non sai tu che debil son?

Ang. So che misera è tua argilla,

            So che inferma e tua pupilla:

            Ti compiango, ti soccorro,

            Spera ed ama, e avrai pardon.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Io vorrei con te volar.

Ang. Se vuoi l’ali del fervore,

            Sia la Vergine il tuo amore;

            Una mente a lei fedele

            Si può al cielo sollevar.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            A Maria vorrei piacer.

Ang. Per piacere a mia Regina

            Lascia il mondo, e t’incammina

            Sulle tracce di suo Figlio,

            Della croce sul sentier.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Ah Gesù, dimmi, dov’è?

Ang. Egli e in cielo e sull’altare,

            In te stessa il puoi trovare:

            Chi in Lui fida, lo respira,

            Chi ben l’ama, l’ha con sè.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Il timore approvi tu?

Ang. Temi pur, ma come figlia,

            Che osa al padre alzar le ciglia.

            Sia un affanno pien d’amore,

            Un sospiro di virtù {61 [363]}

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            L’allegria m’innonda il sen

Ang. Ridi pur, ma il tuo sorriso

            Gioia sia di Paradiso:

            Sia contento d’alma pura.

            Che di Cristo a' pie si tien.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Dammi il core, il mio ti do.

Ang. Prendo il tuo, il mio tu l’hai,

            Separati non sien mai:

            Ah! formiamo un solo core

            Per Colui che ci creò.

 

 

All’Angela Custode.

 

            Angelo Santo e Pio,                                                      Nè mai tu vibri colpo

Nostro fedel Custode,                                                  Contro l’ostile schiera,

Gradisci questa lode,                                                    Che l’armi e la bandiera

Che l’offriam di cuor.                                                    Non cadanie di man.

            Felice chi t’ascolta                                                        Davanti al divin Trono,

In ogni tempo e loco,                                                    Le preci, i voti ardenti

Ebbro del divin foco,                                                    Tu porti, ed i lamenti

Qual vive, pur sen muor.                                               Di nostra umanità.

Tu fin dai primi albori                                                    Ma poi di là non parti,

Del viver nostro intento                                     Finchè propizia hai resa

Ogn’ora, ogni momento                                                D’amor all’alma accesa

Ten vegli al nostro ben.                                     La gran Divinità.

            Ci reggi Tu, c’illumina,                                      Della celeste corte

E ci difendi invitto                                                         Principe messaggero,

Nel grande e fier conflitto,                                             Di tanti ben foriero

Ch’ognuno prova in sen.                                               Infiamma i nostri cor.

            Carne, Satanno e Mondo                                              D’amor de' beni eterni

A superar c’insegni,                                                      De' temporali a scorno,

A farci prodi e degni                                                     In noi, e a noi d’attorno

Del nome di Cristian.                                                    Sol arda il santo amor: {62 [364]}

            Riconoscenti e grati                                                       Onde arrivati al fine

A ai pietosa cura,                                                          Di questa fragil vita,

Deh! fa che l’alma pura                                     Là dove Dio c’invita,

E monda ognor serbiam.                                               Al ciel ce ne voliam.

 

 

A S. Luigi Gonzaga

 

Luigi onor de' Vergini,                                       Tu, che negli anni labili

De' secoli splendor,                                                      Che ognun suole cader

Dolce sperauza, amor                                                   Ne' folli e rei piacer,

De' tuoi divoti:                                                              Che il mondo ha guasti;

Propizio ah! tu dal ciel                                       Tu pel divin amor

D’un ceto a te fedel                                                      De' gigli il bel candor

Accogli i voti.                                                               Puro serbasti.

Tu lin dagli anni teneri                                        Tu, che d’Abele il merito

Già caro al tuo Signor                                                   Potesti conseguir,

Preci con vivo ardor                                                     E vivere e morir

Oifrir sapesti.                                                                Sempre innocente,

Ne' freddi nostri cuor                                                    Fa che possiamo ognor

Parte del tuo fervor                                                       Seguire i tuoi candor

Fa che si desti.                                                              Con brama ardente.

Or ch’in immensa gloria.

Che il ciel ti comparti,

Vivi immortali dì

Scevri d’affanni:

                        Fa che possiam pur noi

Al ciel pei merti tuoi

Ergere i vanni.

 

 

Versione dell’Infensus.

 

Disprezzator magnanimo

            Degli agi d’una corte,

            Inno di gloria sciolgasi

            A Luigi il santo, il forte.

Per man della gran Vergine

            La madre dalle ambasce

            È tolta; e al fonte mistico

            Un’altra volta El nasce. {63 [365]}

Sin da fanciullo i teneri

            Suoi labbri in lingua pia

            Sciogliendosi, ripetono

            Gesù, Gesù, Maria.

Dieci anni appena ei novera,

            Che già al Signor devoto

            È in tutto, e all’alma Vergine

            Di castità fa il voto.

Sì puro segue a vivere

            Di cor, tratto dal cielo

            Che sembra in carne un Angelo,

            O spirto in mortal velo.

Punto gli onor noi muovono

            Del secol, non le genti

            Di corte, non i titoli

            Di fasto, e gli attenenti:

Ma pien di santo giubilo,

            Tal cose avendo a vile,

            Sotto le insegne el milita

            Di Cristo in vita umile:

Non mai pensiero instabile,

            Men retto, in cor gli cade:

            Va d’ogni macchiai scevero,

            È guida a santitade.

All’alta ed alma Triade,

            Al crocifisso Amore,

            A san Luigi l’inclito

            Cantisi gloria e onore. Così sia.

 

 

Invito al pentimento.

 

Infedele, ingrato cuore,

            Deh! ritorna al tuo Signore:

            Al suo forte e dolce invito

            Deh! ritorna ornai pentito,

                        Caro Gesù, dolce Gesù,

            Non vo' mai più peccar,

            Mai più, mai più. {64 [366]}

Ti detesto, mondo insano,

            Per te spesi il tempo invano,

            Ho perduto il sommo bene,

            Mi comprai le eterna pene.

                        Caro Gesù, ecc.

Che mi giova ogni ricchezza,

            Ogni pompa, ogni grandezza,

            Se per breve e vii contento

            Sarà eterno il mio tormento?

                        Caro Gesù, ecc.

Addio pompe, addio piaceri,

            Addio beni menzogneri;

            Sei, o mondo, pien d’inganno:

            Util vanti, e porti danno.

                        Caro Gesù, ecc.

Deh pietade, o sommo. Dio!

            Deh perdon del fallo mio!

            Lascio un mondo traditore,

            Torno a voi, fedel Signore.

                        Caro Gesù, ecc.

 

 

Dio Invita il peccatore a penitenza.

 

Figlio, deh, torna, o figlio!

            Torna al tuo padre amante.

            Ahi quante volte, ahi quante

            Io sospirai per te.

Pensa che figlio sei,

            Pensa che padre io sono,

            Torna, ch’io ti perdono,

            Non dubitar di me.

Tu mi lasciasti, ingrato,

            Con modi indegni e rei,

            Schernisti i pianti miei,

            Ridesti al mio dolor.

Ma ciò non fu bastante

            A intiepidir l’amore,

            Che ii mio paterno core

            Sempre per te nudrì. {65 [367]}

Anzi dolente e afflitto

            Te notte e di cercai,

            E ognor gridando' andai:

            Il figlio mio dov’è?

La terra e il cielo udiro

            Più volte, i miei lamenti,

            I dolorosi accenti

            Udiro i sassi ancor.

Tu sol pia sordo e duro

            De' mostri i più feroci,

            Le mie paterne voci

            Sprezzasti e il mio penar.

Ma il mio paterno core

            Cosi da te oltraggiato,

            In me non è cangiato,

            Ma è cor di padre ancor.

Dunque ritorna, o figlio,

            Al tuo buon padre amante,

            Ritorna, e in questo istante

            Al sen ti stringerò.

Vieni..... ma già ritorni,

            Io già ti stringo al seno,

            Già son contento appieno,

            Altro a bramar non ho.

Angeli della pace,

            Venite a me d’intorno,

            Il sospirato giorno

            Per me comparve alfin.

Il caro mio tesoro,

            Il figlio mio perduto,

            Eccolo, è già venuto,

            Già al padre suo tornò.

Voi che da Dio fuggiste,

            Anime sventurate,

            Tutte a' suoi pie tornate,

            Ch’ei non vi sdegnerà.

E v’offre in questo figlio

            Già fuggitivo ed empio,

            Un luminoso esempio

            Della sua gran pietà. {66 [368]}

 

 

Versione del Miserere

 

Pietà, pietà, Signore,

            Se grande è il fallo mio,

            So che non è, mio Dio,

            Minor la tua bontà.

                        Fosti da' primi tempi

            Sempre con noi pietoso,

            Rinnovi i vecchi esempi,

            In me la tua pietà.

Qual macchia il reo peccato

            Nel cuor lasciò funesta!

            Tergila, e al primo stato

            Io tornerò cosi.

                        Ah! che sugli occhi ho sempre

            La colpa, e fra me stesso

            Penso qual sono adesso,

            Penso qual era un dì.

È ver peccai, ma solo

            Pende da te mia sorte,

            Tu dammi o vita o morte,

            Giudice il re non ha.

                        Tu sei possente e giusto,

            E l’appellarne è vano,

            Io bacierò la mano

            Che mi condannerà.

Peccai, ma non ignori

            Che generommi il padre,

            Mi concepì la madre

            Nel fallo e nell’error.

                        Eppur ti piacque un tempo

            Tanto il mio cuor sincero,

            Che ogni tuo gran mistero

            A me svelasti ancor.

Or tu nell’acqua immergi

            Un verde ramoscello;

            Lavami, e assai più bello

            Di prima, io tornerò. {67 [369]}

                        Tergi l’immonda piaga,

            Che in petto ha il fallo impressa,

            E dalla nave stessa

            Più bianco allor sarò.

Parlami in dolci accenti,

            Consolami, o Signore,

            Ritorni al mesto cuora

            La pace che perde.

                        Non più sdegnato, ah! togli

            Ogni cagion di sdegno,

            Fa che non resti un segno

            Più del peccato in me.

Deh! dammi un altro cuore,

            Cangiami il cuora infido,

            E fa che sia più fido

            Più bello il nuovo cuor.

                        Non mi scacciar severo,

            Fa che non perda almeno

            L’estro che acceso ho in seno

            Dal giusto tuo furor.

Deh! se sanarmi brami,

            Fa che il color già tolto

            Ritorni il mesto volto

            Di nuovo a rallegrar.

                        Debol rimasi, il sai,

            Nuovo vigor m’aggiungi,

            Sicchè non sia giammai

            Costretto a vacillar.

Così il mio esempio stesso

            Gli empi a pentirsi invita,

            E dalla via smarrita

            Ritorneran con me.

                        Già reo di morte io sono,

            Nè merito perdono,

            Ma salvami e mi udrai

            Sempre cantar di te.

Ma pria che torni, o Dio,

            Al dolce canto antico, {68 [370]}

            Tu suoda il labbro mio,

            Che più cantar non sa.

                        E si con dolci modi

            Al popolo che ascolta

            Ricanterò tue lodi,

            Dirò la tua pietà.

Tu vittima non vuoi,

            Ma se ti son pur grate,

            Ben cento a te svenate

            Vittime io posso offrir.

                        Ma vittima a te cara

            È un cuor che uni il si pente,

            Un cuor che già dolente

            Detesta il suo fallir.

Pace, Signor, ti chiede

            Sionne abbandonata:

            Deh! la tua grazia usata

            Rendile, e il primo amor.

                        E Solima dolente

            Ah! di sue mura un giorno

            Sorger si vegga intorno

            Il già perduto onor.

Accetterai benigno

            Dal popolo divoto

            Il sacrifizio, il voto

            Che a sciorre allor verrà.

                        Allor verrà nel tempio

            Tutto Israello a gara,

            E incenerir sull’ara

            Le vittime farà.

 

 

Atto di sincero proponimento.

 

Perdon, caro Gesù,

Pietà, mio Dio,

Prima di peccar più

Morir vogl’io.

Perchè siete, o Signor.

Bontà infinita,

Detesto l’empio error,

L’empia mia vita. {69 [371]}

Come possibil fa

Che vi abbia offeso,

Amato mio Gesù,

E vilipeso?

Con un vero dolor

Mi dolgo, e pento,

Piango di vero cor

Tal tradimento.

Non pia, non più peccar

Vada ogni bene,

Son pronto anche a provar

Tutte le pene.

Propongo, ed il farò.

Mi dolgo, e intanto

Il pegno ve ne do

Con questo pianto.

 

 

Proponimenti.

 

            Peccati non più:

Con questi di nuovo

Dai morte a Gesù.

            Bestemmie non più

Son tanti coltelli

Al Cuor di Gesù.

            Spergiuri non più:

Che troppo feriscon

L’onor di Gesù.

            Perigli non più:

L’esporsi a peccare

Fa perder Gesù.

            Vendette non più:

Se pur il perdono

Tu vuoi da Gesù.

            Rancori non più:

Se un solo non ami,

Non ami Gesù.

            I furti non più:

Per poco guadagno

Non vender Gesù.

            Nè scandali più:

Che l’anime uccidon

Sì care a Gesù.

            Peccati non più:

Io voglio per sempre

Amarvi, o Gesù.

 

 

I quattro novissimi.

 

So che ho da morir, e non so l’ora,

            Posso dunque mancar

            Nell’atto di peccar,

            E non vi penso.

                        Pietà, Signor, pietà d’un miserabile,

            Pietà d’un traditor

            Pietà, perdon, Signor,

            Se no son peno. {70 [372]}

Spirato che sarò, ecco il giudizio,

            Senza pietà il Signor,

            Pien d’ira e di terror

            Mi cerca i conti.

                        Pietà, Signor, pietà, ecc

Mi vedo sotto i piè l’inferno aperto,

            Demoni, Turchi, Ebrei

            Bruciar, gridar co' miei

            Tristi compagni.

                        Pietà, Signor, pietà, ecc.

Quante delizie hai mai bel Paradiso!

            Tu, mondo, hai bel gridar,

            Mia vita vo' cambiar

            Per guadagnarlo.

                        Pietà, Signor, pietà, ecc.

 

 

In suffragio delle anime purganti.

 

Se d’un padre il cor, la mano,

            Anche allor che inarca il ciglio,

            E percuote il caro figlio,

            Regge tenera pietà,

Se d’un figlio i mesti accenti

            Non sa il padre avere a scherno,

            Perchè salde in cuor paterno

            Le radici ha la bontà,

Deh! pietà ti prenda, o Dio,

            Di quell’anime fedeli,

            Cui sospeso è il varco ai cieli,

            Ove macchia entrar non può.

Sciolga i lacci di quell’alme,

            E ne terga i falli, i nei

            Quell’amor che già de' rei

            Dallo scempio le salvò.

Splenda loro, tra le fiamme

            Di quel carcere vorace,

            Di pietà, d’amica pace

            Un baleno, un lampo ornai. {71 [373]}

Ah! se giudice severo

            Una macchia anche nell’oro,

            Che n’offuschi il bel decoro,

            Tollerare, o Dio, non sai:

La pietà deh! non oblia

            Tra gli uffizi del rigore,

            Che se giudice, pastore,

            Padre, sposo ancor tu sei

Del tuo sangue il presso immenso

            Di quell’alme a pro perori,

            O Gesù, la pace implori,

            Spenga il foco, e terga i nei.

Mancheranno arene al lido,

            Astri al cielo e l’onde al mare

            Pria che possa, o Dio, mancare

            Mei tuo seno la pietà.

Voli adunque avventurato,

            Tua mercè, quel gregge santo

            Dalle tenebre e dal pianto

            All’eterna ilarità.

Apri, o regno della gloria,

            Le tue porte, e nel tuo seno

            Oggi accolti in pace sieno

            Questi nuovi abitator,

Onde assisi al monte eterno,

            Della gioia il labbro ai canti

            Sciorre possano tra i Santi

            Nell’immenso, eterno amor.

Ite dunque, alme beate,

            Trionfanti colla palma

            A goder l’eterna calma,

            Che Dio serba a' Santi suoi.

Ma in quell’alta magione

            Del riposo e della gloria,

            Fra i trofei della vittoria

            Siate memori di noi. {72 [374]}

 

 

Versione del Deus irae

 

La Sibilla e David dice,

            Che arso il mondo alla radice,

            Sarà un dì pien d’ira ultrice.

Che timor sarà in quel punto,

            Quando il giudice sia giunto

            Per ridurci a stretto conto?

Ogni luogo u' morti sono,

            Udirà di tromba un suono

            Chiamar tutti al divin trono.

Stupiran natura e morte

            Di veder genti già morte

            Per dar conto a Dio risorte

Sarà un libro ivi portato,

            In cui tutto sta notato

            Onde ognun sia giudicato

Dunque assiso ivi il Signore,

            L’opre occulte apparse fuore,

            Emendato fin ogni errore!

Lasso, ohimè, che farò io?

            Qual rifugio sarà il mio,

            S’anco teme il giusto e ’l pio?

Re tremendo, alta maestade,

            Tu, che salvi per bontade,

            Salva me, somma Pietade.

Rammentar, Gesù, dovresti,

            Che per me dal ciel scendesti;

            Fa quel dì, ch’io teco resti.

Se cercandomi sudasti,

            Se morendo mi salvasti,

            Non sian tanti affanni guasti.

Giusto Dio, che i mali emendi,

            Deh! pietoso a me ti rendi,

            Pria che Giudice tu scendi.

Io son reo, fra pianti involto,

            Ho di colpa il segno in volto:

            Fa, Signor, ch’io muoia assolto. {73 [375]}

Tu assolvesti Maddalena,

            E ’l ladron da colpa e pena.

            L’alma anch’io di speme ho piena.

Di pregarti indegno sono;

            Tu che sei benigno e buono,

            Dammi il ciel non fuoco in dono.

Tra gli eletti esser vorrei,

            Non fra tristi, oziosi e rei,

            Ma alla destra ove tu sei.

Discacciati i maledetti

            Giù nel fuoco eterno astretti,

            Chiama me co' benedetti.

Prego, supplico, e prostrato,

            Quasi in polvere ho ‘l cuor spezzato,

            Il mio fin rendi beato.

Mesto è ’l di, che fiamma e fuoco

            Scorgerassi in ogni loco.

            Giudicato il peccatore,

Deh! perdonagli, o Signore.

            Gesù, pieno di grazie,

            A' morti dona requie. Così sia.

 

 

Giudizio universale.

 

            Ahi! che l’orribil tromba

Gii mi rimbomba intorno

E dell’estremo giorno

Già sento in me l’orror.

            Scorre per ogni parte

E con sonori accenti

            Desta l’estinte genti

            L’angelo banditor.

Venite al gran giudizio,

            Olà! venite, o morti,

            Là delle vostre sorti

Decider si dovrà. {74 [376]}

            Uno vedrassi al destro,

L’altro al sinistro lato,

Fra il giusto, o fra il dannato,

Qual luogo tuo sarà?

            Il gran volume è aperto

Ove contiensi il tutto.

E d’onde o lieto frutto

O trista avrai mercè.

            Tutti i peccati tuoi

Verranno a te davante,

Ahi quanto gravi e quante

Vedransi colpe in te.

            Qual candida colomba,

Qual innocente Abele,

Tu puro senza fiele

Eri creduto un di.

            Qual vista allor faranno

I tuoi pensieri indegni,

E que' livori e sdegni,

Che l’alma in sen nutrì.

            E se per vil rossore

Tacesti il tuo peccato,

Sarà in quel di svelato

Per farti vergognar.

            Monti, su me cadete.

Apriti, terra, omai,

Confuso griderai,

Ma invan sarà il gridar.

            Del Giudice supremo

L’orribile presenza,

E la fatal sentenza

Fa d’uopo sostener.

            Venite, in prima udrai,

Venite, o benedetti.

Figli del Padre eletti,

Il cielo a posseder.

            E poi a te rivolto

Ma con grand’ira e scherno,

Vanne nel fuoco eterno, {75 [377]}

Lungi da me ten va.

            O voce! o dì che porta

A' buoni tutto il bene,

A' rei tutte le pene

Per tutta eternità.

            Di quel gran di fatale

Scuotiti al lampo, al tuono

Ed or, che puoi, perdono

T’affretta ad implorar.

            Accusa qui te stesso,

Condanna il tuo peccato,

Prima che un Dio sdegnato

Ti venga a giudicar

 

 

L’inferno.

 

Un disordine infinito

            Urli, fremiti, tormenti,

            Dappertutto fiamme ardenti

            Regno d’odio e di terror.

Ed in mezzo a tanti affanni

            Ricordarsi il Paradiso,

            Da ogni bene esser diviso,

            Vane brame aver ognor!

Quest’idea ritorna sempre

            Del dannato alla memoria:

            Gioia eterna, eterna gloria,

            Sarra stata in mio poter.

Per salvarmi dall’inferno

            Uomo fatto s’era Iddio;

            Ho schernito il suo desio.

            Il suo sangue, il suo voler t

Di Gesù la Madre pia

            A me madre esser volea;

            Il buon ti angiol mi chiedea,

            Mi volea con lui guidar. {76 [378]}

A Maria non diedi ascolto,

            L’Angiol santo ho disprezzato,

            Per mia colpa son dannato,

            Non ho grazia da aspettar.

Tali grida, tali angosce

            Dei perduti son la sorte:

            Mai più calma, mai più morte,

            Mai più termine, mai più!

Oh terror! ma siamo in tempo;

            Evitiam si gravi pene,

            Acquistiamo il vero bene,

            Seguitiam al ciel Gesù.

Il saper che v’è un abisso,

            Il pensare al non cadervi,

            Ci rinforzi, ci preservi

            Dall’udire il tentator.

È pesante, è ver, la Croce,

            Ma ci scampa dall’inferno,

            Ma ci aspetta un bene eterno:

            Cel promise il Redentor.

 

 

Paradiso.

 

Paradiso! Paradiso!

            Degli eletti o gran città,

            In te gioia, canto e riso

            Regna e sempre regnerà.

Sono puri in te i diletti,

            Non mai misti di dolor,

            Paghi sempre son gli affetti,

            Scevri affatto di timor.

O felice e lieto giorno,

            Che a goderti volerò,

            In che amabile soggiorno,

            Ivi ognor mi troverò?

Che gioconda compagnia

            Fra i beati conversar,

            Goder sempre, e amar Maria,

            E coi Santi festeggiar. {77 [379]}

Oh che gioia è poi vedere,

            Goder por l’alma beltà,

            E Dio stesso possedere

            Quanto dura eternità!

Al Dio nostro non eguali,

            Ma simili nel goder

            Là saremo, e come tali

            Sempre avrem sommi piacer.

Oh che premio, oh che. corona

            Alla nostra fedeltà!

            Il Signor promette e dona

            Per esimia sua bontà.

Se si prova un ver contento

            Nel soffrir qui per Gesù:

            Che sarà star solo intento

            A goderlo colassù!

Lassù sempre sarà Iddio,

            Pieno gaudio del mio cuor,

            Sempre ancor sarà il cuor mio

            Tutto immerso nel suo amor.

Glorie eccelse, eterne lodi

            Lieto allor io canterò

            Al mio Dio, e in mille modi

            Grazie e onor gli renderò.

Le delizie di quel regno

            Non si udiron mai quaggiù,

            Di scoprir nessun fu degno,

            Nè d’intender tanto più.

Chi di Dio le sante leggi

            Sulla terra osserverà,

            Godrà nei celesti seggi

            Questa gran felicità.

Caro Dio, bontà infinita,

            Esser voglio a Voi fedel;

            V’offro il cuor, v’offro mia vita,

            Sol mi diate un giorno il ciel. {78 [380]}

 

 

Indice

 

Ahi! che l’orribil tromba

pag 74

A lieta mensa e regia

20

All’alto, all’adorabile

27

Anche a noi concesso alfine

24

Angelo Santo e Pio

60

Angioletto del mio Dio

60

A san Giuseppe all’inclito

57

A' tuoi piè, Maria diletta

46

Ave, pura Verginella

54

Che miro, oh Dio!

19

Chiamando Maria

53

Convito adorabile

28

Cor di Maria, che gli Angioli

41

Crocifisso mio Signor

19

Da quella croce, o Dio

17

Desolato mio Signor

16

Disprezzator magnanimo

63

Dormi, dormi, bel Bambin

10

Dormi non piangere

13

E tu m’ami, o Madre amata

33

Figlio, deh! torna, o figlio

65

Fra l’orrido rigor di stagion cruda

14

Il tuo gusto, non il mio

5

Immacolata Vergine

39

Infedele, ingrato cuore

64

Inni cantiam di giubilo

37

La Sibilla e David dice

73

Là sotto quel vel

21

Lodate Maria

63

Lode a Dio che nell alto de' cieli

7 {79 [381]}

Luigi onor de' Vergini pag

63

Maria, che dolce nome

38

Mille volte benedetta

42

Mio dolce Signor

30

Mondo più per me non sei

28

Noi siam figli di Maria

51

Non son io che vivo, è Dio

85

O bella mia speranza

36

O del Cielo gran Regina

35

O dolce mia speranza

30

Ogni lingna esalti e lodi

59

O Maria, quando ti miro

44

O Maria, Rosa Divina

40

O Padre nostro, - che sei ne' cieli

5

O sacrum convivium

28

O salutaris Hostia

ivi

Ostia santa di pace e salute

ivi

Paradiso! paradiso

77

Peccati non più

70

Peccatori, se bramate

50

Perdon, caro Gesù

69

Pietà, pietà, Signore

67

Rallegrisi ogni alma, e giubili

22

Salve, o Vergine divina

54

Salve, salve, pietosa Maria

48

Se d’un padre il cor, la mano

71

Sei pura, sei pia

48

Siam rei di mille errori

48

So che ho da morir, e non so l’ora

70

Stava Maria dolente

55

Su, figli, cantate

15

Tre re dell’Oriente

ivi

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo

8

Un disordine infinito

75

Venite, o giovanetti

31

Vergin del ciel Regina

39

Vieni, Gesù, deh! vieni

25

Vivo amante di quella Signora

34

Vola, vola, anima mia

31

{80 [382]}

{81 [383]}

{82 [384]}

 




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