Terza edizione
TORINO, 1879.
TIPOGRAFIA E LIBRERIA SALESIANA
SAN PIER D’ARENA, NIZZA MARITIMA
Ospizio di S. Viac. de' Paoli, Patronato di S. Pietro {1 [303]}
Onor del sesso debole,
De forti sei Regina,
L’angiol a Te s’inchina,
S’inchina ogni fedel.
PROPRIETÀ DELL’EDITORE {2 [304]}
INDEX
Sopra la passione di Gesù Cristo
Fede ed Amore - verso Gesù Sacramentato.
A Gesù Sacramentato in occasione della Comunione
L’anima al Sacro Cuore di Gesù
Dio Invita il peccatore a penitenza.
In suffragio delle anime purganti.
Il grande Pio IX, cui nulla sfuggiva di quanto può tornare a maggior gloria di Dio e a decoro della nostra santa cattolica religione, volendo ognor più promuovere fra i fedeli cristiani il canto delle Laudi Sacre in onore di Dio, della Beata Vergine e dei santi, con decreto 7 Aprile 1858 concedeva i seguenti favori spirituali:
1. Indulgenza di un anno a chi gratuitamente insegnerà il canto delle Laudi Sacre, praticandone in pubblico od in privato almen qualche volta l’esercizio; altra di cento giorni a chi le canterà in oratorio pubblico o privato, ogni qualvolta esso avrà luogo.
2. Indulgenza plenaria da lucrarsi alla chiusura del mese mariano da coloro, che nel decorso di esso sonosi in modo particolare occupati a cantare laudi sacre in chiesa, o sono intervenuti alla divozione del mese mariano. {3 [305]}
3. Indulgenza plenaria una volta al mese per quelli che in quattro giorni festivi almeno, od anche feriali prenderanno parte a cantare od insegnare laudi sacre. Questa indulgenza si lucrerà in quel giorno in cui si farà la confessione e la comunione.
4. Tali indigenze si possono applicare alle anime dei fedeli defunti.
Affinchè si possano lucrare le mentovate indulgenze si richiede che le laudi abbiano l’approvazione dell’autorità ecclesiastica.
L’originale di questo decreto ovvero rescrìtto trovasi nell’oratorio di s. Francesco di Sales.
Noi pertanto nel desiderio di secondare i santi voleri del Sommo Pontefice, pubblichiamo questa scelta di laudi sacre. Esse furono raccolte fra le più divulgate e comunemente cantate negli esercizi spirituali, nelle missioni, ed in altre opportunità della Chiesa nel corso dell’anno.
Faccia Dio che tutti coloro, i quali cantano queste lodi sopra la terra, possano un giorno ripeterle in modo assai più glorioso con Gesù e Maria nella gloria dei beati in Cielo.
Sac. GIOVANNI BOSCO. {4 [306]}
O padre nostro - che sei ne' cieli,
Sempre il tuo nome - da noi s’onori:
Venga il tuo regno - che ai tuoi fedeli
Della tua gloria - stenda l’imper.
Come nel cielo - si compia e adori
Pur sulla terra - il tuo voler.
Il quotidiano - pane ci dona,
E come i debiti - con buon desio
Noi rimettiamo - tu pur perdona,
E ci rimetti - i nostri error.
Deh! non c’indurre - a prova, o Dio,
Ma da ogni male - ne salva ognor.
Il tuo gusto, non il mio
Amo solo in te, mio Dio,
Voglio solo, o mio Signore,
Ciò che vuol la tua bontà.
Quanto degna sei d’amore,
O divina volontà. {5 [307]}
Nell’amor tu sei gelosa,
Ma poi sei tutta amorosa,
Tutta dolce e' tutta ardore
Verso il cuor, che a te si dà
Quanto degna ecc.
Tu dai vita al puro affetto:
Rendi tu l’amor perfetto.
Sospirando a tutte l’ore
L’alma amante a te sen va.
Quanto degna ecc.
Tu le croci cangi in sorte,
Tu fai dolce ancor la morta,
Non ha croce, nè timore
Chi ben teco unir si sa.
Quanto degna ecc.
L’alme belle e fortunate
Solo in ciel tu fai beate,
Senza te farebbe orrore
Anche il cielo a chi vi sta.
Quanto degna ecc.
Nell’inferno se i dannati
A te stessero legati,
Le lor fiamme, il lor dolore
Dolci lor sarian colà.
Quanto degna ecc.
Oh finisse la mia vita
Teco un giorno tutta unita!
Chi tal muore, già non muore.
Vive e sempre viverà.
Quanto degna ecc.
Dunque a te consacro e dono
Tutto il cuore e quanto io sono,
Sospirando a tutte l’ore,
L’alma mia a te sen va.
Quanto degna ecc.
Voglio solo a te piacere
Nel patire e nel godere,
Quel che piace a te, mio amore,
A me sempre piacerà.
Quanto degna ecc. {6 [308]}
Lode a Dio, che nell’alto de' cieli
Regna eterno, supremo, potente,
Solo a Lui d’ogni età, d’ogni gente,
A Lui solo il tributo d’onor.
A Te, Padre, gli angelici cori
Incessabile innalzano il canto:
Santo, Santo, proclamanti Santo,
Degli eserciti il forte Signor.
Di tua gloria risplendono i cieli,
Di tua gloria risplende la terrà,
Terra e cieli in suo grembo rinserra
La tua gloria, che fine non ha.
Te de' Martiri, Te de' Profeti,
Degli ApostoIi esaltan le schiere;
Tu sei Padre d’immenso potere,
Tu sei Padre d’immensa bontà.
Te la Chiesa tua figlia, tua sposa,
Padre, Sposo, confessa ed adora,
Ella è sparsa pel mondo, ma ognora
Un sol vincol la stringe di fè.
Ti confessa, ti onora, ti canta,
Te coll’unico Figlio adorato,
Col Paraclito Spirto increato,
Dio verace, Dio solo con Te.
O Signor delle glorie celesti,
O Gesù, Verbo eterno del Padre,
Disdegnata una Vergine Madre
Tu non hai tra le figlie del duol.
E pietoso all’umana sciagura,
Rotto il dardo temuto di morte,
Ne schiudesti del cielo le porte,
Ne facesti più libero il vol.
Su nei ciel ritornasti beato:
Or del Padre alla destra ti stai;
Ma di nuovo tremendo verrai
Al giudizio dell’ultimo di. {7 [309]}
Riconosci, o Signore, i tuoi servi
Dal tuo sangue prezioso redenti:
II sospiro dei serri gementi
Quando mai a te invano sali!
Ah! benigno li guarda: la mano
Porgi ad essi tra tanti perigli;
Benedici, difendi i tuoi figli,
Li solleva ai beati splendor.
Ed un inno ti sciolgano in cielo
Ripetuto dai cori superni:
A Te un inno pei secoli eterni
Di tripudio, di gloria, d’amor.
Oggi e ognor dalle colpe, o Signore,
Ne allontanino gli Angeli tuoi!
Deh! ti muovi a pietade di noi,
Di chi tutto in Te spera pietà.
Solo in Te la mia speme riposa,
Solo in Te questo core confida!
Ne colui, che al Signore si affida,
Mai deluso in eterno sari.
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
E vieni in una grotta al freddo al gelo
O Bambino - mio Divino,
Io ti vedo qui a tremar:
O Dio beato!
Ah quanto ti costò l’avermi amato!
A te, che sei del mondo il Creatore,
Mancano panni e fuoco, o mio Signore:
Caro eletto - pargoletto,
Quanto questa povertà
Più m’innamora,
Giacchè ti fece amor povero ancora. {8 [310]}
Tu sol per nostre amor dal regno eterno
Venisti fra gli orror del crudo inverno
Dolce amore - del mio core.
Dove amor ti trasportò!
O Gesù mio,
Perchè tanto patir! per amor mio!
Ma se fu tuo volere il tuo patire,
Perchè vuoi pianger poi, perchè vagire?
Sposo mio, - amato Dio,
Mio Gesù t’intendo si!
Ah! mio Signore!
Tu piangi non per duol, ma per amore.
Tu piangi per vederti da me ingrato
Dopo si grande amor sì poco amato.
O diletto - del mio petto,
Se già un tempo fu così,
Or te sol bramo,
Caro, non pianger più: che io t’amo e t’amo.
Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core
Non dorme, no, ma veglia a tutte l’ore.
Deh! mio bello - e puro Agnello,
A che pensi, dimmi tu?
O amore immenso!
Un dì morir per te, rispondi, io penso.
Dunque a morir per me tu pensi, o Dio,
Ed altro' ggetto amar potrò ancor io!
O Maria, - speranza mia,
Se io poc’amo il tuo Gesù,
Non ti sdegnare:
Amalo tu per me, s’io nol so amare. {9 [311]}
Dormi, dormi bel Bambin.
Re divin,
Dormi, dormi fantolin,
Fa la nanna, o caro figlio,
Re del Ciel,
Tanto bel,
Grazioso giglio.
Chiudi i lumi, o mio tesor,
Dolce amor,
Di quest’alma almo Signor.
Fa la nanna, o Regio Infante,
Sopra il fien,
Caro ben,
Celeste amante.
Perchè piangi, o Bambinel,
Forse il gel
Ti dà noia, o l’asinel?
Fa la nanna, o paradiso:
Del mio cuor:
Redentor,
Ti bacio il viso.
Cosi presto vuoi provar
A penar,
A venir a sospirar?
Dormi, che verrà poi giorno
Di patir,
Di morir
Con tuo gran scorno.
Or di raggi cingi il crin,
Ma nel fin
Cingerallo acuto spin;
Fa la nanna, o pargoletto
Sì gentil,
Che un fenil
Godi per letto. {10 [312]}
Nella più fredda stagion,
Gesù buon,
Nasci al mondo qual prigioni;
Fa la nanna già che senti
Il penar,
Lo stentar
Fra li giumenti
Dormi, dormi, Bambinel,
Con il vel
Io ti copro,
Re del Ciel;
Fa la nanna dolce Sposo,
Bel Bambin,
Cortesin,
Tutto amoroso.
Ecco vengono i Pastor
Con i cor
Riverenti a te, Signor;
Fa la nanna, o mio conforto.
Che Israel
Il crudel
Ti vuol per morto.
Strascinato, mia beltà,
Con viltà
Tu sarai, e crudeltà;
Fa la nanna, flagellato
Con orror,
Mio Signor,
Ti vuol Pilato.
Anch’Erode empio, e crudel
Il rubel
Ti farà con bianco vel,
Rivestito come stolto,
Svergognar,
Sputacchiar
Il tuo bel volto.
Porterai con disonor,
E dolor
La gran croce, o Redentor,
Fa la nanna, e crudo fiele {11 [313]}
Hai da ber
Volentier
Per darci il miele.
La tua morte sentirò,
Piangerò,
Quando in croce ti vedrò
Fa la nanna, che Longino
Ferirà,
T’aprirà
Quel sen divino.
Allor più non cantere,
Tacerò,
Teco in croce morirò;
Fa la nanna nel Presepe,
Bel Bambin,
Tuo padrin
Ecco Giuseppe.
Io ti piglio nel mio sen,
Ciel seren,
Per baciarti, unico Ben:
Fa la nanna, e dopo morte
Bacierò,
Stringerò,
Tue membra smorte.
Cessi ormai, dolce Figliuol
Il tuo duol,
Nel baciarti mi consol;
Fa la nanna, che i Re Magi
Sen verran,
E saran
Tuoi servi e pagi.
Succhia il latte del mio sen
D’amor pien,
Apri l’occhio tuo seren;
Fa la nanna, e mentre io canto,
Dormi tu,
Buon Gesù,
Sotto il mio manto. {12 [314]}
Dormi, dormi, o Salvator,
Mio Signor,
Dormi, o centro del mio cuor;
In si povera capanna,
Cortesia,
Vezzosin
Deh! fa la nanna.
Dormi non piangere. |
L’idea terribile |
Gesù diletto: |
De' guai futuri |
Dormi non piangere, |
Non venga a scuoterti |
Mio Redentor. |
Dal tuo sopor. |
Quegli occhi amabili, |
Del mal l’imagioa |
Bel pargoletto, |
Ch’or ti figuri, |
T’affretta a chiudere |
Del mal medesimo |
Nel fosco orror. |
Fors’è maggior. |
Dormi non piangere, |
Dormi, ecc. |
Mio Redentor. |
|
Sia perche pungono |
Tu il sonno, o Vergine, |
La paglia, e il fieno? |
Chiama col canto, |
Ah! perchè vegliano |
Il sonno a giungere |
Tue luci ancor. |
Tardò finor; |
T’affretta a chiuderle |
Che l’accompagnino |
Che il sonno almeno |
Le avene intanto |
Sarà rimedio |
Or qui d’un povero |
D’ogni dolor. |
Vecchio pastor. |
Dormi, ecc. |
Dormi, ecc. |
Ah! che non giovano
Le dolci avene
Nè i lieti cantici
Per te, Signor.
È un sonno inutile,
Se il sonno viene
Le luci dormono,
Ma veglia il cor.
Dormi ecc. {13 [315]}
Fra l’orrido rigor di stagion cruda
Nascesti, mio Gesù, nella capanna.
Non fra genti, ma fra giumenti,
È in Betlemme il tuo Natal.
Amabil Dio,
E questo fatto l’hai per amor mio.
Perchè non ti servisti del mio seno,
Che riverente ti presenta il cuore,
Con diletto ti forma il letto
Per qui farti riposar;
Dolce mio sposo,
Perchè sopra del fien prendi riposo?
Se tanto ti gustò l’albergo vile
Perchè di questo cuor non ti fai stanza?
Bramo tanto averti accanto,
E con te desio gioir;
Verace amante,
E te bramo seguir sempre costante.
Se allor ti dilettò la bianca neve,
Or t’offro il bel candor della mia fede,
S’eran belle le pecorelle,
Or anch’io ti voglio dar L’anima mia,
Che d’esser teco ognor tanto desia.
O voi felici, e fortunati appieno
Pastori, che miraste il gran Natale.
E ‘l Bambino bello e Divino
Lieti voi giste a veder;
Ed in quel viso
Miraste, o voi felici! il Paradiso.
O fortunato ovil, che avesti in sorte
Di fargli entro al tuo sen la bella cuna!
Dalle sfere le alate schiere,
Là ti vennero ad onorar;
Onde cangiato
Or sei di rozzo ovil tempio beato. {14 [316]}
Su figli cantate,
Bell’alme innocenti,
Con dolci concenti
Evviva Gesù.
Evviva quel Nome,
Cui pari splendore
In gloria ed onore
Niun altro mai fu.
Evviva ridite
Il nome giocondo,
La gioia del mondo,
Evviva Gesù.
O Nome Divino,
Che a noi dalle stelle
Fra lodi si belle
Scendesti quaggiù:
A nome si caro
Già ride e già brilla
Ogn’alma e sfavilla:
Evviva Gesù.
E mentre il ripete
Amando languisce,
Languendo gioisce,
Lodando Gesù.
Se spesso l’invochi,
Qual gioia, qual festa
Più lieta di questa?
Evviva Gesù.
Qual luce più chiara,
Qual di più sereno,
O Sol Nazzareno,
Ci porti mai tu?
Si scuote al rimbombo
Di nome si santo
Il regno del pianto:
Evviva Gesù.
Al nome divino
Il ciel si disserra
L’inferno si serra,
Evviva Gesù.
La terra festeggia
Con dolce concento
Del nuovo contento
Provato mai più.
Nell’alma Sionne
Risuona festoso
Il Nome glorioso,
Evviva Gesù.
Que' cori beati
Con inni di gloria
Gli cantin vittoria,
Onore e virtù.
Se sento il bel Nome
Del Re Nazareno,
Il cuor mi vien meno,
Evviva Gesù.
Su dunque, miei figli,
Cantate, gioite,
E lieti ridite
Evviva Gesù.
Ripieni di gioia,
Con voce giuliva,
Rimbombinoli evviva,
Evviva Gesù.
Tre re dell’Oriente, |
Dagli arabi regni |
Per lungo cammino |
I doni preziosi, |
Al nato Bambino |
Gli aromi odorosi |
La stella guidò. |
Ciascun gli recò. {15 [317]} |
Del nato fanciullo |
Ma il santo Giuseppe |
La gloria e la lode |
Fuggendo in Egitto |
Il perfido Erode |
Dal barbaro editto |
Soffrire non può. |
Il figlio scampò |
E punto da cura |
Che morte più cruda, |
Gelosa di regno, |
E pene più fiere, |
L’ingiusto, l’indegno |
L’eterno volere |
Editto formò. |
A lui destinò. |
Editto crudele |
Dio sommo, infinito, |
Che barbaramente |
Il grande tuo amore |
La turba innocente |
Per me peccatore |
A morte dannò. |
Cosi t’abbassò! |
Io già di Betlemme |
Prostrato a' tuoi piedi |
Ascolto le strida, |
T’adoro, o Signore, |
Che il ferro omicida |
E questo mio cuore |
I figli svenò. |
In dono ti do. |
Desolato mio Signor,
Dolente - paziente....
Le colpe piangete,
Il sangue spargete,
Ah!mè! che gran dolor,
Desolato mio Signor.
Accusato dal livor,
Sentite - sofrite
Bestemmie: risate,
Percosse, ceffate.
Ah!mè! caro Signor,
Accusato dal livor.
Chi non piange il suo fallir?
Amante, - penante
Languisce il Signore,
D’angoscia si muore:
Ah!mè! che gran martir!
Chi non piange il suo fallir?
Sulla croce agonizzar,
O genti - dolenti,
Da chiodi trafitto,
Un Dio confitto,
Ah!mè! che rimirar!
Sulla croce agonizzar.
Sta la vostra umanità
Piagata - straziata
Da colpi ribelli,
Da orrendi flagelli:
Ah!mè! in che crudeltà
Sta la vostra umanità.
- Quale strana acerbità?
Di stenti - tormenti,
Al capo cagiona
La dura corona,
Ahimè! qual empietà!
Quale strana acerbità! {16 [318]}
Deh mirate un Dio a spirar |
Peccatrici, peccator, |
Deriso - conquiso |
Scuotetevi - doletevi, |
Sul tristo patibolo! |
Di strani furori |
O crudo spettacolo! |
D’atroci, martori, |
Ah!mè! mi fa tremar! |
Per voi mori il Signor, |
Deh! mirate un Dio a spirar. |
Peccatrici, peccator. |
Da quella croce, o Dio,
Deh non mi dir ch’io t’ami!
Tutto l’amor che brami
Sveli tacendo, a me;
Sol ch’io ti miri ho pieno
Di sante fiamme il core;
Per te vivrò d’amore,
Morrò d’amor per te.
Forte, soave, accesa,
D’amor sentii la voce
Quando ti vidi in croce,
E meditai perchè.
Ahi per l’errante agnella
Il buon pastor si muore!
Per te vivrò d’amore,
Morrò d’amor per te.
Voce è d’amor quel ciglio
Che già s’oscura e langue:
Voce è d’amor quel sangue
Che impetra a noi mercè.
Voce è d’amor la prece
Che levi al Genitore:
Per te vivrò d’amore,
Morrò d’amor per te.
Qual sarà inai l’accento
Di tenerezza pieno,
Se quell’aperto seno
Voce d’amor non è? {17 [319]}
Se amor non è l’immenso
Peso del tuo dolore?
Per te vivrò d’amore,
Morrò d’amor per te.
Chi a tanto duol non odo
D’amore ancor la voce,
Non meditò la croce
Al lume della fè:
O delle belve istesse
Ha in seno un cor peggiore;
Per te vivrò d’amore,
Morrò d’amor per te.
Ecco, si scuote il monte,
E ai tuo dolor si duole;
Perfin ne' cieli il sole
La luce sua perde:
Sente il creato intero
Pietà del suo fattore.
Per te vivrò d’amore,
Morrò d’amor per te.
Ah! se ad amor piegarsi
Non sa l’umano orgoglio,
Per tutti amar ti voglio,
Mio ben, mio Dio, mio Re:
Voglio che m’arda il petto
Di fiamma ognor maggiore:
Per te vivrò d’amore,
Morrò d’amor per te.
O foco, o amor m’accendi
Si, che d’amor consumi,
E chiuda, amando, i lumi
Della tua croce al pie.
Beato me, se dirti
Potrò nell’ultim’ore:
Vissi per te d’amore,
Muoio d’amor per te. {18 [320]}
Crocifisso mio Signor,
Dolce speme del mio cor
Sia mercè del tuo patir
Il perdon del mio fallir;
Ah! Ah! Ah!
Ah! qual provo tormento e dolor,
Al pensar che v’offesi, o Signor.
A smorzar il vostro sdegno,
Ecco il pianto d’un indegno,
D’un indegno e traditnr,
Che ritorna al suo Signor.
Ah! Ah! ecc.
Finchè l’alma in seno avrò
Mai dal pianto cesserò:
Piangerò perchè peccai,
Perchè ingrato non v’amai
Ah! Ah! ecc.
Sì vi offesi e vi oltraggiai,
E pur troppo vi sprezzai,
Ma a morir son pronto or io
Pria che offendervi, e ben mio
Ah! Ah! ecc.
Che miro, oh Dio!
La tua bellezza,
Mia contentezza,
Non vedo più?
Ah!! qual dolora
Mi passa il core,
Così vedendo
Te buon Gesù.
Come, o mio Bene,
Da te partita
Veggo la vita,
E ogni beltà.
Di sangue involte
Miro quel volto,
Che il cuor rapiva
Ah! crudeltà!
Crudi flagelli,
Corona atroce,
Oh Chiodi, oh Croce,
Lancia crudeli
Perchè piagaste,
E laceraste
Le sacre membra
Del Re del Ciel? {19 [321]}
Ah! ben comprendo, |
O divin Padre |
Che il grand’amore |
Eccovi il Figlio |
Stato è l’autore |
Tatto vermiglio |
Del suo patir. |
Di sangue ancor: |
Egli è, che in Croce, |
Ah! lui mirate, |
Ah! troppo atroce |
E perdonate |
L’ha conficcato; |
Per l’innocente |
Fatto morir. |
Al peccator. |
A lieta mensa e regia
Del sacro Agnello accolti:
In pure vesti e candide
Dell’innocenza avvolti,
Inni cantiam di giubilo
Al Cristo, al vincitor.
A chi già il cieco Egizio
Precipitò nell’onda
Guidando il fedel popolo
Alla beata sponda
In mezzo all’onda instabile
Fra gioia, e fra stupor.
A Lui, che le tartaree
Rompendo ferree porte,
Debellator magnanimo
D’inferno e della morte.
Noi rese ad aura placida
Di vita e libertà.
Che l’insidioso ed invido
Orribile serpente
Precipitò nel baratro
Stagno di zolfo ardente,
Ond’atro fumo elevasi
Per tutta eternità.
Se vede il caro Figlio,
Che su d’un tronco muore,
Cade di mano il fulmine {20 [322]}
Al sommo Genitore,
Che già s’accende a perdere
Il suddito sleal.
Per l’aspro caminin arduo
Rischi sprezzando, e guerra,
Lieta s’avvia e impavida
A la promessa terra
La plebe Israelitica
Pasciuta dell’Agnel:
Ne' satollati ed ebbri
Di tale Divin sangue,
Di carni tai pinguissime,
Valore mai non langue,
D’inferno ognor trionfano,
Giungon sicuri al Ciel.
Ad ogni strofa si ripeta:
Vi adoro ogni momento,
O vivo Pan del Ciel, gran Sacramento.
Là sotto quel vel O Pane del Ciel,
Nascosto risiede O vivo conforto
Il gran Re del Ciel: Dell’alma ledei:
Che se noi vedete, Di amore sei segno,
Che importa? credete Di gloria sei pegno,
L’insegna la Fè, Mistero di fè,
Che cosa più certa Che cibo più dolce
Nel mondo non v’è. Nel mondo non v’è.
O Nube, perchè O Manna vital,
Nascondi il mio Sole, Che l’alma nutrisci,
Che vita mi die? La rendi immortal;
V’intendo, non vale Deh! vieni nel petto,
Mai l’occhio mortale Deh! purga l’affetto
Soffrir lo splendor, Da mie vanità!
Se svela il suo volto Che viver non voglio
L’amato Signor. Che all’eternità {21 [323]}
O laccio di amor,
Che stringi col serve
L’amato Signor;
Di te son, Ben mio,
Te solo vogl’io,
Nè d’altri sarò,
Più presto di vita
Morendo uscirò.
O dardo d’amor,
Ferisci, trapassa,
Trafiggi il mio cuor;
Che ancor se non amo
Più viver non bramo,
Nè viver più so,
Se il cuore di amore
Trafitto non ho!
O dolce Gesù,
Mia vita, mia gioia
Mio cibo sei tu;
Io vivo, non io,
Ma vive in me Dio,
Che vita mi dà,
E come il suo Fglio
Glorioso mi fa.
O cara mia spè,
Che desti in un legno
La vita per me:
Ti dono il mio cuore,
Pietoso Signore,
Tuo sempre sarò:
Te stesso mi hai dato,
Me stesso ti do.
Amante Signor,
Delizia dell’alma,
Mio ricco tesor,
Te solo desiro,
Te solo sospiro,
Divina Bontà,
Che sola in eterno
Contento mi fa.
Gran festa si fa
Nel cielo al Signore,
Gran gloria si dà:
O Angioli Santi,
Festosi, brillanti
Venite quaggiù:
Venite a cantare
Le lodi a Gesù.
Rallegrisi ogni alma e giubili,
Chiaro contemplisi da noi Gesù.
Nascondesi sotto quel ve!
L’amabilissimo gran Re del ciel.
Vivissimo Pane santissimo,
Cibo dolcissimo Sovran Signori
V’adorino con viva fè,
Tutti v’incurvino divoto il pie' . {22 [324]}
Chi fecevi dal ciel discendere,
E in terra piovere manna vita?
Famelico de' nostri cuor,
Ah vi fè’scendere l’Eterno Amor!
Feriteci dunque, piagateci,
E trafiggeteci, dardo d’amor
Feriteci deh! sempre più,
Sposo purissimo, dolce Gesù.
Qual anima può ancor resistere,
Di voi non ardere, amato Sol!
Freddissimo l’umano cor
Convien che struggasi a tanto ardor.
O popoli, tutti inchinatevi,
Tutti prostratevi al sommo Re,
E ditegli con tutto il cuor:
Signor, feriteci del vostro amor
Di gloria pegno ricchissimo,
Mistero altissimo, chi dir potrà
Il giubilo che in questo di
Il vostro popolo per voi senti?
Le grazie a voi si rendano,
Gloria vi cantino la terra, e il ciel.
Vi lodino anche di più,
Vi benedicano, caro Gesù.
Voi, spiriti del ciel santissimi,
Ubbidientissimi al gran Signor,
Volatene dal ciel quaggiù,
E corteggiatene il buon Gesù.
Rendetegli per noi le grazie
Per l’ineffabile si gran favor:
Con cantici in lieto ton
Per noi offritegli il cuore in don.
Or apransi dell’alto Empireo
Le porte, chiudansi quelle d’orror.
Adorisi con viva fè
Quel pan dolcissimo, che il ciel ci die' . {23 [325]}
Anche a noi concesso al fine
È degli Angioli il convito!
Spande grazie l’Infinito
Sulla nostra gioventù:
È l’amabil Uomo-Dio,
È Gesù che a noi s’unisce
Che nostr’anime ingrandisce
Per guidarle alla virtù.
Oh mister! ma in tal mistero
V’è un contento celestiale,
V’è un più vivo orror del male,
V’è lo Spirto del Signor:
Noi sentiam che siamo nulla,
Ma che Iddio venendo in noi
Ci raddoppia i doni suoi,
Ci palesa immenso amor.
Nei dover di questa vita,
Più non temasi alcun duolo,
Nostro appoggio è Dio solo,
Non v’è amico più fedel:
T’offriam, Gesù diletto,
Nostre gioie, nostre pene:
Tu ci chiami al vero bene
La tua man ci addita il Ciel.
Vanità, follie, menzogne,
A tentarci torneranno;
Ma i tuoi figli a te verranno,
La fortezza lor sei tu:
È l’amabil Uomo-Dio,
È Gesù che a noi s’unisce
Che nostr’anime ingrandisce
Per guidarle alla virtù. {24 [326]}
Vieni, Gesù, deh! vieni,
Vieni, mio dolce amore:
È tuo questo, mio cuore,
E sempre tuo sarà.
Nell’appressarmi io tremo:
Veggo splendor d’un Dio
Ah degno non sono io
Di tanta tua bontà!
Vieni, Gesù, ecc.
Non son io che vivo, è Dio
Che respira in questo petto:
Lo conosco al dolce affetto
Che nell’anima destò.
Lo conosco al novo foco
Che m’accende e mi governa:
Ti trovai, bellezza eterna,
Nè mai più ti lascierò.
Ove pasca il mio diletto
Più non chiedo all’aure, ai venti.
Del meriggio a' rai cocenti
Più di lui non cercherò:
Favellar lo sento al core;
In me vive, in me riposa.
Ti trovai, mia gioia ascosa,
Nè mai più ti lascierò.
Or s’addensi il nembo irato,
Or si copra il sol d’un velo:
Il sentier che mette al cielo
Fra quell’ombre ancor vedrò. {25 [327]}
In me chiudo il sol che splende
Sulla via che al ciel conduce:
Ti trovai, mia cara luce,
Nè mai più ti lascierò.
M’offra pur la terra infida
Le sue gioie, i suoi tesori:
Del mio cor gli accesi amori
A te sempre volgerò.
Io non ho che un sol desio,
Io non ho che un solo affetto.
Ti trovai, Gesù diletto,
Nè mai più ti lascierò.
Cresci, oh cresci il santo foco
Che di te mi rese amante!
Mi sorrida il tuo sembiante
Quando mesto il core avrò.
Nell’esilio ov’io m’aggiro
Son frequenti, il sai, le pene
Ti trovai, mio sommo bene,
Nè mai più ti lascierò.
Ah! se aggiungi a' tuoi favori
Il favor d’un tuo sorriso,
Pria che m’apri il Paradiso
Il tuo regno in me godrò.
Berrò un sorso allor del gaudio
Che a' beati innonda il core,
Ti trovai, mio dolce amore,
Nè mai più ti lascierò
Ma se troppo indegno io sono
Che mi levi a tanta altezza,
Cela pur la tua bellezza,
Ch’io la fronte inchinerò.
Sospirando il di che in cielo
Canti l’anima rapita:
Ti trovai, mio Dio, mia vita,
Nè mai più ti lascierò. {26 [328]}
All’alto, all’adorabile
Mister sciogliamo il canto,
Del Corpo preziosissimo.
Del Sangue Sacrosanto
Onde redense i popoli
Il Dio che l’uom vestì.
Ei da un’intatta Vergine
Nato, concesse a noi,
Della parola il mistico
Seme tra i figli suoi
Lasciato, in più mirabile
Ordin chi urieva il dì.
La notte a lui carissima
Dell’ultimo convito,
Umil seduto, il pristino
Serbando legal rito,
Alla pia turba attonita
Se stesso in cibo diè.
Suonò un accento, e subito
Dell’Uomo-Dio nel sangue,
E nelle carni gli azzimi
Mutarsi; il senso langue
Vinto ai prodigio, e tacesi;
Ma basta al cor la fè.
Chiniam la fronte supplici
Al Sacramento Augusto,
Del nuovo altare all’Ostia
Ceda l’altar vetusto,
Regga la fede il languido
Senso dell’uomo fral.
Al Padre, all’Unigenito
Verbo increato onore,
Lode, salute, giubilo,
Ed al supremo Amore,
Spirto d’entrambi, in gloria,
Ed in possanza egual. Cosi sia. {27 [329]}
O sacrum convivium, In quo Christus sumitur, |
Convito adorabile, Convito d’amor, Qui dove ricevesi Lo stesso Signor: |
Recolitur memoria Passionis eius. |
Qui dove rammentasi Ah! quanto Egli un dì Per noi sul calvario Pietoso soffri. |
Mens impletnr gratia, Et futurae gloriae Nobis pignus datur. |
Sii fonte di grazia All’alma fedel, Sii pegno immancabile Di gloria nel ciel. |
O salutaris Hostia,
Quae coeli pandis ostium,
Bella premunt hostilia:
Da robur, fer auxilium.
Uni trinoque Domino
Sit sempiterna gloria,
Qui vitam sine termino
Nobis donet in patria. Amen.
Ostia santa di pace e salute
Che dischiudi del cielo le porte,
Se i nemici ci premono a morte,
Tu ci aita, tu forza ne dà.
Al Signor uno e trino la gloria
Al Signor che ne doni pietoso
Nella patria del vero riposp
Quella vita che fine non ha.
Mondo più per me non sei,
lo per te non sono più;
Tutti già gli affetti miei
Gli ho donati al mio Gesù. {28 [330]}
El m’ha tanto innamorato
Dett’amabil sua bontà
Che d’ogni altro ben creato.
L’alma più desio non ha.
Mio Gesù, diletto mio,
Io non voglio altro che te:
Tutto a te mi do, mio Dio.
Fanne pur che vuoi di me.
Più non posso, o sommo Bene,
Viver privo del tuo amor,
Troppo già le tue catene
M’han legato stretto il cor.
L’alma mia da te, mia vita,
Più fuggirò ormai non può.
Da che fu da te ferita,
Già tua preda ella restò.
Se non son io verme ingrato
Degno già d’amarti più,
Caro mio d’esser amato
Troppo degno ne sei tu.
Dammi dunque, o mio Signore,
Quell’amor che vuoi da ine:
Ch’io per paga del mio amore
Solo amor cerco da tè.
Ah! mio tutto, o mio buon Dio,
Il tuo gusto è il mio piacer:
D’oggi innanzi il voler mio
Sarà solo il tuo voler.
Vieni, o Dio, vieni a ferire
Questo tuo non più mio cor,
Fammi tu, fammi morire
Tutto ardendo del tuo amor.
Sposo mio, mia vita, io t’amo
E ti voglio sempre amar,
T’amo, t’amo, e solo bramo
Per tuo amore un di spirar. {29 [331]}
Mio dolce Signor,
Mio padre amoroso,
Divio Redentor;
Di tanti a poi tanti
Da me per l’avanti
Commessi peccati
Domando pietà.
Mi getto a' tuoi piè
A gemer, a pianger,
A pianger, perchè,
Ahi! senza consiglio,
Qual prodigo figlio
Mi son, o buon padre,
Partito da te.
Ohimè che gran mal!
Che gran cecitade!
Sventura fatali
Di servo il timore
Di figlio l’amore
Perdei col fuggire,
Mio bene, da te.
Or torno, o Gesù,
D’agnello smarrito
Dolente ancor più,
E tutto del core
A te mio Pastore,
Mia speme, mia vita,
Consacro l’amor
O dolce mia speranza, Deh! per pietà, mio Dio,
Amato mio tesoro, Quest’anima sanate,
Di cor v’amo e v’adoro Da colpe sì spietate
Mio caro e buon Gesù. Ferita dentro il cor.
In voi confido e spero, Col sangue che spargesta
È tutto m’abbandono Per me S’ipra la croce
Chiedendovi il gran dono Ogni ferita atroce
Del vostro santo amor. Potete risanar.
V’ofessi, le confesso, Che se mi vien concesso
Vi fui finor ingrato; Di fare a voi ritorno,
Misero disgraziato, Cantare notte e giorno
Non feci che peccar. Le vostre lodi io vo' .
Ma voi cangiar potete Pentito dei miei falli
In un momento il core Starovvi sempre a lato,
Al più gran peccatore Nè sarà mai che ingrato
Che sulla terra sta. Vi torni ad oltraggiar. {30 [332]}
Venite, o giovanetti, E col dolor tuo trarre
Offrite al divin cuore Me dal dolor di morte,
Il verginal candore E l’aspre mie ritorte
Ch’io vi proteggerò. Col sangue tuo spezzar.
Tal di Gesù la voce Figli, che un cuor cercate
Che volge a voi suoi figli Che sia in amar costante,
Per torvi dai perigli, Venite al core amante
Guidarvi al buon sentier. Del nostro buon Gesù.
Col cuor di padre amante Ecco Gesù vel porge,
Egli del ciel discese Questo è quel cor che solo
E d’uom la spoglia prese Onte, tristezze o duolo
Ebbro per noi d’amor. Gode per voi soffrir.
Sin dal primier momento, O core, o amore, o pegno
Che duol sentir potesti, D’ogni mio Ben: o nido,
O amato Cor, godesti Dove sicuro e fido
Per amor mio penar. Io posso riposar.
D’esser tua preda esulto;
Tu d’aver vinto godi;
Ogni alma esulti e lodi
Il cuor del buon Gesù.
Vola, vola, anima mia,
Di Gesù nel dolce cuore;
Prigioniera qui d’amore
Troverai la libertà.
Non l’avvedi d’ogni intorno
Che inseguita sei meschina,
Va nell’arca, o colombina,
Va a trovar la sicurtà.
Che più tardi? Il mondo è lutto,
Tutto è frode, amara noia;
Solo in Dio puoi trovar gioia,
Solo in Dio puoi giubilar. {31 [333]}
Dammi un loco, o Gesù mio,
Nel tuo cuor per mia magione:
Qui m’eleggo star prigione
Qui desìo di riposar.
Per amarti io gia ne volo;
Per piacerti io lascio tutto,
D’ogni duol soave frutto
Qui sarà l’unirmi a te.
Dacchè quivi entrata sono
Non mi piace altro che amore,
Altro ben, m’è pena al core,
Tutto il mondo mi fa orror.
Se taluno io questo nido
Brama farmi compagnia,
D’ogni affatto sgombro sia
Che nel cor per Dio non è.
Cuori altieri che del mondo
Sono amanti, e di se stessi,
Lungi, lungi, che per essi
Non v’è stanza in questo cor.
Ogni vil terreno attacco
Impedisce all’alma il volo:
Tutto il cuor lo vuole ei solo,
Tutto vuol per sè l’amor.
Sto prigione entro quel Core,
Che d’amor è la fornace;
Qui solinga vivo in pace,
Lieta sono e godo ognor.
Questo core è del divino
Mio Gesù Verbo incarnato,
Che di me già innamorato
Sempre ardendo sta per me.
Qual colomba dentro l’arca
Qui riposto ho il mio contente,
De' nemici non pavento,
Mi difende il mio Signor.
Che se poi nel tuo bel Core
Di morir mi tocca in sorte,
Oh felice, o cara morte!
Sarà vita allor per me. {32 [334]}
E tu m’ami, o madre amata,
E da me tu brami amore?
Vieni, oh vieni in questo core.
Vieni sola a trionfar!
Una fiamma il cor m’accende
Che te sola ognor desia.
Voglio amarti, o madre mia,
O Maria, ti voglio amar.
Pria che sorga d’Oriente
Sul mattin l’alba novella
Tu precedi amica stella,
E mi vieni a consolar.
Quanto è dolce aprir le luci
Al sorriso di Maria!
Voglio amarti, o madre mia,
O Maria, ti voglio amar.
Tu nel pianto e negli affanni,
Sei dolcezza, sei conforto;
Tu sei pace di quel porto
In cui bramo riposar.
Quante volte a te pensando
Il mio cor le pene oblia!
Voglio amarti, o madre mia
O Maria, ti voglio amar.
Voglio amarti e destar voglio
Fiamme ardenti in ogni core:
Un acceso inno d’amore
Sulla terra io vo' cantar,
Finchè l’inno si confonda
Coll’eterna melodia.
Voglio amarti o madre mia,
O Maria, ti voglio amar.
Si, Maria, te sola io bramo,
Pongo in te la mia speranza,
E quel viver che m’avanza
A te voglio consacrar. {33 [335]}
Nelle tenebre del monda
Tu del elei mi sii la ria.
Voglio amarti, o madre mia,
O Maria, ti voglio amar.
Deh! nell’ora che l’inferno
Mi farà l’estrema guerra
Non lasciarmi, e dalla terra
Fammi presto al ciel volar:
Ch’io dirò d’amore acceso
Fin nell’ultima agonia:
Voglio amarti, o madre mia,
O Maria, ti voglio amar.
Altra.
Vivo amante di quella Signora,
Che ha un si dolce e si tenero cuore.
Che vedendo chi cerca il suo amore,
Benchè indegno sprezzarlo non sa.
Su nel cielo regina Ella siede,
Ma dal cielo pietosa rimira
Chi divoto l’amore sospira
Di sua pura e celeste bontà,
Questa Vergin si bella e si pura,
Che dal sommo Signor fu eletta
Per sua Madre e sua Sposa diletta,
Questa è quella, che il cuor mi rubò.
Oh! se un giorno veder io potessi
Tutti i cuori d’amore languire
Per si bella Regina, è sentire
Il suo nome per tutto lodar 1
Sicchè in terra per ogni confine
Risonasse con dolce armonia;
Viva, viva per sempre Maria;
Viva Dio, che tanto l’amò 1
Tu m’infiamma in quel fuoco.d’amore,
In cui vivi tu ardendo per Dio;
E fa ch’arda felice ancor io
Nell’amor del mio caro Gesù. {34 [336]}
O del Cielo gran Regina,
Tu sei degna d’ogni amor,
La beltade tua divina
Chi non ama non ha cuor.
Tu sei madre, tu sei Sposa
Tu sei figlia del Signor,
Tu sei quella bianca rosa.
Che innamora i nostri cuor.
Madre sei del bell’amore,
Della speme e del timor,
Tu del cielo sei l’onore,
Tu del mondo lo splendor.
Se l’offeso Creatore
Cambia l’ira in lenità,
Tu disarmi il gran furore
E c’impetri ognor pietà.
Tu del giusto sei la Madre,
Madre sei del peccator,
Tu ci ottieni dal gran Padre
Dei peccati un ver dolor.
Quindi ogni alma più ostinata
Che dal cielo si sbandi,
Se da te vien rimirata,
Torna a Dio da cui parti.
Se la man del divin Padre
Piove grazie nel mio sen,
Grazie a Te, mia cara Madre,
Tesoriera d’ogni ben.
Sotto l’ombra del tuo velo
Sta sicura l’onestà,
E si porta su nel Cielo
Il candor di purità.
A Maria dunque venite.
Alme tutte, e i vostri cuor
Riverenti a lei offrite
Tutti accesi del suo amor. {35 [337]}
Si, Maria è nostra Madre
Avvocata in terra, in Ciel,
Giacchè ella è del Divin Padre
Figlia amata e più fedel.
Giovanetti e verginelle,
Sposa sia del vostro sen,
Finchè l’alme vostre belle
Renda e porti al sommo Ben.
Fate dono al suo candore
Del candor di purità,
A lei tutto date il fiore
Di fiorita vostra età.
Sì, Maria, ti dono il cuore,
Sii tu madre a questo cuor:
Tutto dono a te l’amore,
Che già diedi al mio Signor.
Avvocata in quest’esiglio,
Deh lo sii pur lassù,
Cara Mamma, d’un tuo figlio
Presso il trono di Gesù.
Tu mi colma il cuor d’affetto,
Tu mi guida alla virtù,
Finchè spiri stretto stretto
Nelle braccia di Gesù.
Resa l’alma fortunata,
Là a goderti volerò
Nella patria beata,
Dove ognor ti loderò.
O bella mia speranza, Se mai pensier funesto
Dolce amor mio, Maria, Viene a turbar.la mente,
Tu sei la vita mia, Sen fugge, allor che sente
La pace mia sei tu. Il nome tuo chiamar.
Quando ti chiamo o penso In questo mar del mondo
A te, Maria, mi sento Tu sei l’amica stella,
Tal gaudio e tal contento, Che puoi la navicella
Che mi rapisce il cor. Dell’alma mia salvar. {36 [338]}
Sotto del tuo bel manto, Stendi le tue catene,
Amata mia Signora, E m’incatena il cuore,
Vivere vogliose ancora Che prigionier d’amore
Spero morir un dì. Fedele a te sarò.
Che se mi tocca in sorte Dunque il mio cor, Maria,
Finir la vita mia È tuo, non è più mio,
Amando te, Maria, Prendilo, e dallo a Dio,
Mi tocca il cielo ancor. Che io noi voglio più.
Inni cantiam di giubilo
Al Nome di Maria;
Nome che ognor desia
Il mar, la terra, il ciel.
Nome che in mare torbido
Acqueta le procelle,
E le propizie stelle
Pronte fa comparir.
Nome che all’uman genere
Del ciel aprì le porte,
Del regno della morte
Rimase vincitor.
Nome che al mortal misero
In questa flebil vita
Porge sostegno, aita
Nell’atto di cader.
Nome che l’alto Empireo
Tutto abbellisce a festa,
In tutti i cori addesta
Un fonte di piacer.
Deh! Nome incomparabile
Che in vita, e all’ore estreme
Sei nostra vera speme,
Conforto i nostri cuor. {37 [339]}
Fa die àgli estremi aneliti,
Di morte al tetro orrore
Pronunzi l’alma e il cuore
Maria.... Speranza.... Amor.
Intanto sciolti in giubilo
Gantiam lodi a Maria,
Nome che ognor desia
Il mar, la terra, il ciel.
Maria, che dolce nome
Tu sei per chi t’intende,
Beato chi ti rende
Amore per amor.
Un bel pensier mi dice
Che io pur sarò felice
Se avrò Maria sul labbro
Se avrò Maria nel cor.
L’augusto nome in Cielo
So che sull’arpe d’oro
De' Serafini il coro
Va replicando ognor.
Le dolci note e belle
Io non v’invidio, o stelle,
Ho anch’io Maria sul labbro
Ho anch’io Maria Lei cor.
Con questo scudo allato
Dell’infernal nemico
Non temo l’odio antico,
Non temo il suo livor.
Nel più crudel cimento
Riposerò contento
Se avrò Maria sul labbro,
Se avrò Maria nel cor. {38 [340]}
Vergin del ciel Regina. Implora a noi perdono
Immacolata, e bella, D’ogni passato inciampo,
Che ti chiamasti ancella, E porgi a nostro scampo
E sei Signora, Amica mano.
Più vaga dell’aurora, Maligni assalti invano
E come il sole eletta, Il serpe rio ti diede,
Tu fosti già concetta Quando col forte piede
Al primo istante. Tu ’l calpestasti.
A tue fattezze sante Ma noi, che siam rimasti
Non fece oltraggio, e male Del suo veleno infetti,
La colpa originale Proviamo i tristi effetti
A noi sì odiosa. Ognor nell’alma.
Sei figlia, madre e sposa Sul fier dragon la palma
Più candida d’un giglio; Ottien chi in te confida;
Ti elesse il Padre, il Figlio Tu gli sei dolce guida
E ’l Santo Amore. Al gaudio eterno.
Deh! quel tuo grato cuore Sia chiuso a noi l’inferno,
Che trionfava intanto, Che questo è tuo bel vanto,
Rivolgi a Chi t’ha fatto Salvar sotto il gran manto
Un sì gran dono. I peccatori.
Immacolata Vergine,
Gloria tu sei del mondo:
L’impero tuo giocondo
Amano terra e ciel.
Onor del sesso debole,
De' forti sei Regina:
L’angiol a te s’inchina,
S’inchina ogni fedel.
Sotto i più dolci titoli
T’invocan mari e lidi:
Agli innocenti arridi,
Consoli i peccator. {39 [341]}
Stella Tu sei propizia
Sei giglio intatto e rosa,
Ancella e Figlia e Sposa,
Sei madre del Signor.
La mano tua benefica,
Disarma il fulminante,
E' oh quante. grazie, oh quante,
Maria, tua voce ottieni
Questo drappel di figli
Degno del tuo sorriso,
L’amor del Paradiso
Desta nei nostri sen.
Fra i dover nostri infondici,
Il tuo sublime ardore,
La forza nel dolore,
L’eroiche tue Virtù;
Ci salva dalle insidie
Che cingon nostra vita,
Nei turbini ci aita,
Ci guida al buon Gesù.
O Maria, Rosa Divina
Sei splendor del Paradiso,
Ogni cuore a te s’inchina,
O Maria, Rosa divina.
O Maria, col tuo bel Figlio,
Che delizia è del tuo cuore,
Sembri rosa unita al giglio,
O Maria, col tuo bel Figlio.
O Maria, madre d’amore,
Tu sei Rosa fiammeggiante
Di celeste e santo ardore,
O Maria, madre d’amore. {40 [342]}
O Maria, Rosa adorata,
Tu col sangue dell’Agnello
Fosti tutta imporporata,
O Maria, Rosa adorata.
O bel fiore, O bella rosa,
Il gran spirto del Signora
Sopra te lieto riposa,
O bel fiore, o bella rosa.
Sono in te, Rosa divina,
E le grazie ed i favori,
Qual rugiada mattutina
Sono in te, Rosa divina.
Di tue rose, o gran Signora,
Nel Rosario sacrosanto
Ogni cuor vago s’infiora
Di tue rose, o gran Signora.
Ne' misteri sagrosanti,
Lieti, mesti e gloriosi,
Tutto il ciel’ti lodi e canti,
Ne' misteri sagrosanti.
Cor di Maria, che gli Angioli
Ammiran come il core,
In cui, dopo il Signore,
Splende maggior bontà!
Sei cor di Madre tenera
Per gl’innocenti, e insieme
Pel peccator che geme,
Che spera in tua pietà.
La Terra e il Ciel t’onorano
T’onora il Re tuo Figlio,
Tu sei l’intatto Giglio
Che il serpe non guastò.
Del sangue tuo virgineo
Formossi il cor si bello
Dell’adorato Agnello
Che il mondo riscattò. {41 [343]}
Evviva dunque l’inclito
Cor della gran Regina,
Cui suddito l’inchina
E l’uomo, e il Serafin!
Prendi il mio core, o Vergine,
Tu trasformar lo puoi,
Digli gli affetti tuoi,
Digli il tuo amor divin.
Di Cristo il core giubila
Sovra il tuo cuor si puro:
Due mai non ne furo
Più simili in amor.
Come possiam noi rendere
Omaggi a Te graditi,
Noi figli indeboliti
Da' falli e dal timor?
A me venite, o figli,
(Cosi Maria risponde)
Chi tante preci effonde
Respinger io non so.
Intorno a me stringetevi,
Siatemi sempre accanto,
Vi coprirò col manto,
Difesa a voi sarò.
Mille volte benedetta,
O dolcissima Maria,
Benedetto il nome sia
Di tuo figlio Salvator.
O Maria Consolatrice,
Noi ti offriamo il nostro cuore
Fin d’allora che di colpa
Fu l’umana stirpe infetta
Dio la Madre ba in te predetta
Del futuro Redentor. {42 [344]}
O Maria ecc.
O purissima Maria,
Il tuo piede immacolato
Schiacciò il capo avvelenato
Del serpente insidiator.
O Maria ecc.
Tutti i secoli son pieni,
O Maria, di tue glorie,
E di tenere memorie,
Di prodigi e di favor.
O Maria ecc.
Ma Torino, o cara Madre,
Sempre, fu da te protetta,
E fra tutte prediletta
Da Gesù consolator.
O Maria ecc.
Per te il cieco gli occhi aperse
Di miracoli presago,
Quando fu della tua imago
Fortunato scopritor.
O Maria ecc.
O del sole assai più bella,
Della luna più leggiadra,
Più terribile che squadra
Di accampati bellator.
O Maria ecc.
Deh! proteggi, o gran Regina,
Il Re nostro, il tempio, il trono,
D’ogni grazia il più bel dono,
È la pace del Signor.
O Maria ecc.
O Maria nostra Avvocata,
L’universo in te confida,
Perchè sei rifugio e guida,
All’uom giusto, e al peccator.
O Maria ecc.
O conforto degli afflitti:
D’ogni grazia dispensiera, {43 [345]}
Di salute messaggiera,
Nostra speme, e nestro amor.
O Maria ecc.
Deh! dal ciel, Madre pietosa,
Piega il guardo a' tuoi di roti,
Esaudisci i nostri voti,
O gran Madre del Signor,
O Maria ecc.
O Maria, quando ti miro
Abbracciata al tuo diletto,
Io mi sento il cuore in petto
Palpitar per te d’amor:
Ed esclamo pien di gioia:
O maria, quanto sei bella!
Tu somigli a quella stella,
Che risplende in sull’albor.
Fortunata verginella,
Bella sei come l’aurora,
Quando ai rai del sol s’indora
D’oriente nei confin:
Tu sei bella come rosa
Che la stilla mattutina.
Abbia in seno, e che s’inchina
Verso il sole in sul mattin.
Bella sei come la luna,
Quando splende in sua pienezza
Su dei cieli nell’ampiezza
Senza nubi e senza vel.
Tu ti stringi al caldo seno
Di tuo amore il caro obbietto,
E tel tieni stretto stretto
Presso al volto bambinel
E gli stampi caldi baci
Sulle guance morbidette, {44 [346]}
Porporine, amorosette,
Mentr’ai ride in braccio a te...
O Maria, qual casta gioia
Provi mai su quel bel viso,
Che fa bello il Paradiso
Ed irraggia la tua fè!
O Maria tu sei più bella
Quando il bimbo a te sorride,
E con teco egli divide
Le carezze e i casti amor:
Quando il cuor di Ninno appressi.
Al tuo cuore palpitante,
Ei si stempra, e ’l tuo sembiante
Langue in forza dell’ardor.
Dunque esulta, o benedetta,
Tu sei Vergine e sei Madre
Di quel Figlio ch’ha per padre
Quel Signor che sempre fu:
Ma tu pensa nel baciarlo,
O dolcissima Maria,
Che sei pure madre mia
Mentre ’l sei del tuo Gesù...
Dunque dì, madre pietosa,
Al tuo caro bambinello,
Ch’un tuo figlio cattivello
Brama il don di carità.
Ma che prima il suo perdono
Per tuo mezzo chiede e implora
D’una vita che finora
Sempre fu d’infedeltà.
Digli ancor che se finora
Fui ribelle al suo invito,
Or mi prostro a Te pentito,
Nella piena del dolor.
Colla speme, o mamma cara,
Che m’accolga sotto il manto,
E m’infiammi tanto tanto
Del suo dolce e santo amor. {45 [347]}
Sei pura, sei pia, O madre divina,
Sei bella, o Maria, Del mondo regina,
Ogni alma lo sa, E chi mai sentì,
Che madre pia dolce Che alcuno scontento
Il mondo non ha, Da te si parti?
O madre beata, Sei pura, sei pia, ecc.
Dal cielo a noi data, O madre potente,
La tua gran pietà San tutti, che niente
Che bella speranza, Ti nega Gesù:
Che gioia mi dà! Fa quanto dimandi,
Sei pura, sei pia, ecc. E quanto vuoi tu.
Sei pura, sei pia, ecc.
O madre d’amore,
Tu impetra al mio core
Che ingrato peccò,
Amore al mio Dio,
Che tanto m’amò.
Sei pura, sei pia, ecc.
A' tuoi piè, Maria diletta,
Vengon tutti i figli tuoi,
Cara Madre, il dono accetta
Degli amanti nostri cuor.
Se non sono i nostri cuori
Cosi bianchi come i gigli,
Pur Ti siamo amanti figli,
E ci sei Tu Madre ancor.
Cara Madre del Signore,
Dolce Madre del mio bene,
Tu ben vedi in quante pene
Vive afflitto questo cor. {46 [348]}
Mondo, inferno e carne han teso
Mille insidie ai passi miei;
Deh! Maria, se To non sei,
Chi mi toglie il mio timor?
Stretto, e lùbrico è il sentiero,
Ineguale, ignudo il sasso,
E vacilla infermo il passo,
E s’arresta incerto il pie.
Ma pur seguo il mio cammino,
E speranza il cor m’affida
O celeste amica guida,
Se rivolgo il guardo a Te.
A toccar del ciel le soglie
Se mai giungo dopo morte,
Voglio scriver sulle porte
Il bel nome del mio ben.
Voglio scriver sulle mura
Il tuo nome, o Madre mia,
Voglio scrivere Maria
Nel mio cuore e nel mio sen.
Cara Madre, i giorni voglio
Viver sempre a Te fedel:
Dolce un guardo del tuo soglio
Deh! rivolgi al buon Gesù;
Ed impetra il caro dono
Del suo amore, a questo figlio,
Che sospira nell’esiglio
Alle gioie di lassù.
Poichè quanto Tu, sei bella,
Tanto ancor Tu sei pia,
Deh! gradisci, o Madre mia,
Gli amorosi nostri cuor.
Se non sono i nostri cuori
Cosi bianchi come gigli,
Pur ti siamo amanti figli,
E ci sei Tu Madre ancor. {47 [349]}
Siam rei di mille errori Rendi all’amane genti
Abbiamo il ciel nemico, Da ria catena oppresse,
Da' giusti suoi rigori. Rendi degli' innocenti
Chi ci difenderà? L’antica libertà
Volgi pietosa a noi, Volgi ecc.
Volgi gli sguardi tuoi, Vergin de' bei candori
Maria speranza nostra, Tu senza esempio umile,
Abbi di noi pietà. Deh infondi ai nostri cori
Tu sei nella procella Dolcezza e purità.
Alla smarrita prora Volgi ecc.
Quella propizia stella Tra le beate squadre
Che calma alfln le dà. Fa che veniam lodando
Volgi ecc. Del Figlio, Spirto e Padre
Eva del ciel le porte Con Te l’alta bontà.
Ne serra, e tu le schiudi, Volgi ecc.
Vincendo colpa e morte
Onde ella rei ci fa.
Volgi ecc.
Salve, salve, pietosa Maria,
Al tuo trono di gloria celeste
Uno stuolo di figli vorria
Il tuo aiuto potente implorar.
Siamo figli di misera madre
Che ci fa qui languir nell’esiglio;
Siamo prole d’un povero Padre
Che lasciocci in retaggio il penar.
Noi abbiamo un nemico gagliardo,
Che dell’alme cospira alla preda;
Ha mortifero il labbro e lo -sguardo,
Ha di belva le sanne ed il cuor. {48 [350]}
Quante volte i suoi pravi attentati
Diero il guasto alla mistica vigna,
Quanti, oh quanti fratelli traviati!
Trascinò nel suo abisso d’orror.
Tu, che un giorno col piè vincitore
Gli calcasti la testa superba,
Tu disarmane il crudo livore,
Tu di lui trionfanti ci fa.
Tu, che già tante volte fugasti
Sol col guardo le forzo d’averno,
Tu, che ognora di lui trionfasti,
Tu presidio, Tu forza ne dà.
Quando Iddio nel giusto suo sdegno
Fa fischiar sulla terra il flagello,
E le colpe d’un popolo indegno
Sta col brando tremendo a punir,
Tu gli tendi le braccia amorose
Che lo tennero stretto al tuo seno,
Gli rammenta le cure pietose,
I tuoi lunghi' dolori e martir.
Non può un figlio che t’ama cotanto
Flagellar mentre prega Maria;
Sotto l’ombra dell’ampio tuo manto
Castigarci Gesù non potrà.
No non pregalo, o Madre, ma impera
Sovra il cuore d’un figlio che t’ama:
Di sue grazie ti fè’dispensiera,
Or del dono scordarsi vorrà?
Deh rimira da quante procelle
È sbattuta la nave di Piero
Quale cozzi bufera ribelle
Contro l’arca del sommo Noè!
Deh tu, Madre, che puoi e che aneli
La tua prole vedere beata,
Tu difendi dai figli infedeli
Il gran Papa che affidasi a Te.
Tu conforta quel santo Pastore,
Riconduci all’ovile i traviati, {49 [351]}
Fa che insieme riuniti al tuo cuore
Ardiam tutti d’amor per Gesù.
Tu ridona la pace ridente
Alla Chiesa che in Te si confida,
Fa che sorga più bella e splendenta
Sulle spoglie dell’oste che fu.
Fa che stretti al vessillo d’amore
Che santifica, avviva e conforta,
Militiamo pel sommo Signore,
Pieni tutti di speme e di zel.
Dal tuo braccio potente protetti
Noi vedremo sconfitti i nemici,
Ed andremo a goder cogli eletti
Teco il premio di gloria nel Ciel.
Peccatori, se bramate
Ritrovar del ciel la via,
V’apre il sen, v’apre Maria
L’adorabile suo cuor.
Ecco dunque, o peccatori,
Di salute ecco la via;
Siate amanti di Maria,
Che Maria vi salverà.
Il leone a voi d’intorno
Va ruggendo in suo furore:
Deh! celatevi in quel cuore,
Nascondetevi in quel sen.
Ecco dunque, o peccatori, ecc.
A quel dolce sen correte
Ove aperse il Redentore
All’afflitto e al peccctore
Ricco fonte di pietà.
Ecco dunque, o peccatori, ecc. {50 [352]}
Delle colpe al tristo aspetto
Se temete iniqua sorte,
Salda torre, scudo forte
Il suo cuor per voi sarà.
Ecco dunque, o peccatori, ecc.
Per quel latte che ne trasse.
Il divino Pargoletto
Un tesor le infuse in petto
Di clemenza e di bontà.
Ecco dunque, o peccatori, ecc.
Dalla croce dichiarata
Con chirografo solenne,
Nostra Madre Ella divenne
Per divina volontà.
Ecco dunque, o peccatori, ecc.
Quindi a noi la man distende
Apre il sen, dispiega il manto:
Del nemico è il laccio infranto,
Ritorniamo in libertà.
Ecco dunque, o peccatori, ecc.
Il più raro e nobil pregio,
Che alla Vergine è si caro
È de' miseri il riparo,
Un abisso di pietà.
Ecco dunque, o peccatori, ecc.
Dolce Madre del Signore,.
Nostra speme e Madre nostra,
Del tuo cuore a noi dimostra
La potenza e la pietà.
Ecco dunque, o peccatori, ecc.
Noi siam figli di Maria,
Lo ripetan l’aure e i venti,
Lo ripetan gli elementi
Con piacevole armonia,
Noi siam figli di Maria.
Se gradisci un sì bel dono {51 [353]}
E ci stringi al sen materno,
Contro noi por frema inferno,
S’arma invan di rabbia ria.
Noi siam ecc.
Il crudel nostro nemico
Se ci aspetta al segno usato,
Se ci tende occulto agguato,
Discoperto e vinto sia.
Noi siam ecc.
Ma se figli esser chiamati,
Se a lei cari esser vogliamo,
Deh! dal cuor presto togliamo
Ogni avanzo di follia.
Noi siam ecc.
Troppo a Lei, troppo dispiace
Ne' suoi figli un cuor indegno,
Rimirarlo senza sdegno
Madre tale non potria.
Noi siam ecc.
Dal mio sen dunque partite,
Odii antichi, affetti rei,
Io consacro e dono a Lei
Il mio cuor la lingua mia.
Noi siam ecc.
Sopra noi volgi pietosa,
Cara Madre, i santi rai,
E dall’alma allor vedrai
Ogni macchia fuggir via.
Noi siam ecc.
Senza il tuo potente aiuto
Noi meschini veniam meno,
Siam qual pianta cui il terreno
Alimento più non dia.
Noi siam ecc.
Fa che giunta l’ora estrema
Chiami tutti i figli tuoi
A goder de' Santi suoi
La beata compagnia.
Noi siam figli di Maria {52 [354]}
Chiamando Maria Acceso e ferito
Mi sento nel petto Per troppa dolcezza
Svegliarsi la gioia, Chi serve a Maria
Destarsi l’affetto: Contento sarà.
Chiamando lei sola Chiamando Maria
Il cuor si consola, Tal gaudio io sento
Dolor più non ha. Che il cuor non comprende
Chi ama Maria Per troppo contento.
Contento sarà. Dicendo Maria
Chiamando Maria Quest’anima mia
De' gigli il candore, Struggendo si va,
Per troppa dolcezza Chi muor per Maria
Vien meno il mio cuore; Contento sarà.
Si sente rapito,
Lodate Maria, Il puro tuo seno
O lingue fedeli, Die' cibo, e ricetto
Risuoni ne' cieli Al gran pargoletto
La vostra armonia. Gesù Nazzareno.
Lodate, lodate, Lodate ecc.
Lodate Maria. Già regni beata
Maria sei giglio Fra angelici cori
Di puri candori, Con canti sonori
Che il cuore innamori Da tutti esaltata.
Del Verbo tuo Figlio. Lodate ecc.
Lodate ecc Il cielo ti dona.
Di luce divina Le grazie più belle,
Sei nobil aurora, E un giro di stelle
Il sole t’adora, Ti forma corona.
La luna s’inchina. Lodate ecc
Con piede potente E mistica rosa,
Il capo nemico Soccorri pietosa
Tu premi all’antico Lo spirito mio.
Maligno serpente. Lodate ecc. Lodate ecc. {53 [355]}
Ave, pura verginella,
Del Signor tuo fida ancella,
Fra le donne, oh benedetta!
Ogni grazia in te s’alletta:
Benedetto il frutto santo
Che in te prese mortai manto.
Santa vergine Maria,
A noi volgi il guardo pia;
Prega Dio per noi, che siamo
Della rea stirpe d’Adamo,
E nell’ora della morte
Tu del ciel n’apri le porte.
Salve, o Vergine divina
Salve, o fonte di pietà,
Tu sei madre, sei regina
Dell’aflitta umanità.
D’Eva noi dolenti figli
Invochiamo il tuo favor,
Negli affanni e nei perigli
Tu consola il nostro cor.
Tu ravviva in noi la speme
Che nell’alma ci parlò,
Tu conforta il cor, che geme
E che solo in te fidò.
Nella piena de' martiri
Invochiam la tua mercè
Dalla valle de' sospiri
Noi volgiam lo sguardo a te.
Protettrice gloriosa
Del tuo popolo fedel,
Un’occhiata tua pietosa
Deh! rivolgi a noi dal Ciel. {54 [356]}
Quando poi dal nostro petto
Morte l’alma scioglierà,
Del tuo figlio benedetto
Mostra a noi l’erediti.
O gran Donna eccelsa e pia,
O sovrana d’ogni cor,
Bella Vergine Maria,
Non negarci il tuo favor.
Stava Maria dolente,
Senza respiro e voce,
Mentre pendeva in croce
Del inondo il Redentor.
E nel fatale istante
Crudo materno aifetto
Le trafiggeva il petto,
Le lacerava il cor.
Qual di quell’alma bella
Fosse lo strazio indegno,
No, che l’umano ingegno
Immaginar non può.
Veder un figlio.... un Dio....
Che palpita.... che muore.....
Sì barbaro dolore
Qual madre mai provò?
Alla funerea scena
Chi tiene il pianto a freno
Ha un cor di tigre in seno,
O cor in sen non ha.
Chi può mirare in tante
Pene una madre, un figlio
E non bagnare il ciglio,
E non sentir pietà?
Per cancellar i falli
D’un popol empio, ingrato,
Vide Gesù piagato
Languir e spasimar. {55 [357]}
Vide fra crudi spasimi
Il Figlio suo diletto
Chinar la fronte al patto,
E l’anima spirar.
O dolce Madre, e pura
Fonte di santo amore,
Parte del tuo dolore
Fa che mi scenda in cor!
Fa che il pensier profano
Sdegnosamente io sprezzi,
Che a sospirar m’avvezzi
Sol di celeste ardor.
Le barbare ferite,
Prezzo del mio delitto,
Dal Figlio tuo trafitto
Passino, o Madre, in me.
A me dovuti sono
Gli strazi ch’ei soffrio:
Deh! fa che possa anch’io
Piangere almen con te.
Teco si strugga in lagrime
Quest’anima gemente:
E se non fu innocente
Terga il suo fallo almen.
Teco alla croce accanto
Star, cara Madre, io voglio
Compagno a quel cordoglio,
Che ti trafisce il sen.
Ah tu, che delle Vergini
Regina in ciel t’assidi,
Ah tu propizia arridi
Ai voti del mio cor!
Del buon Gesù spirante
Sul fero tronco esangue,
La croce, il fiele, il sangue
Fa ch’io rammenti ognor.
Del Salvator rinnova
In me lo scempio atroce; {56 [358]}
Il sangue, il fiel, la croce
Tutto provar mi fa.
Ma nell’estremo giorno
Quand’ei verrà sdegnato,
Rendalo a me placato,
Maria, la tua pietà.
Gesù, che nulla nieghi
A chi tua madre implora,
Del mio morir nell’ora
Non mi negar mercè.
E quando sia disciolto
Dal suo corporeo velo
Fa che il mio spirto in Cielo
Voli a regnar con te.
A san Giuseppe, all’inclito
Consorte di Maria,
Lode perenne e gloria
Il ciel, la terra dia.
A lui, che il Nome Altissimo
Da tutta eternità
Scelse le veci a reggere
Di sua Paternità.
A lui, che l’ineffabile
Verbo Riparatore
Si volle in terra scegliere
Custode e genitore.
A lui che del Paraclito
L’uffizio in terra fe'
Nel custodir purissima
I.a sposa che gli diè.
Salve, Giuseppe, gli Angeli
Trovano nel tuo viso
Tutto il pudor serafico
Che splende in Paradiso, {57 [359]}
Perchè fra i turpi scandali
Del mondo ingannator
Serbasti ognor tersissimo
Di purità il candor.
E tu fedele agli ordini
Altissimi di Dio
Quanto adempiesti agli obblighi
Di sposo e padre pio!
Quando nel vil tugurio
Del verno nell’orror
Stringesti al sen l’amabile
Verbo riparator.
Avesti un cor si angelico,
Un’alma tanto pia,
Che meritasti d’essere
Consorte di Maria.
Anzi di tanti meriti
Bello splendesti tu
Che Iddio in terra volleti
Custode di Gesù.
Quando d’Egitto reduce
Nell’umil Nazzarette
A te sei lustri suddito
Il Re del cielo stette.
E allorchè in mezzo a Solima
Tra doglia, speme e amore
Cercasti sì sollecito
Tre giorni il tuo Signore,
Oh quanti esempi fulgidi
Oh quanti impulsi al bene,
Quei giorni tuoi ci porsero
Sparsi di tante pene!
Quanto trovaron pascolo
Per tutte le virtù
E prenci e ricchi e poveri
Canizie e gioventù.
E qual onor più splendido
D’aver morendo accanto {58 [360]}
Il buon Gesù e la Vergine
Che in vita amasti tanto?
Che l’alma tua riempirono
Di tanto gaudio allor
Che più che per canizie.
Moristi per amor.
Or da quel soglio fulgido
U' regni con Maria,
Non ti scordar dei gemiti
Della tua prole pia:
Fa che seguendo il tramite
Dell’alte tue virtù
Giunga all’eterna gloria
Con teco e con Gesù.
Ogni lingua esalti e lodi
O Giuseppe, il tuo bel Core,
Sacro aitar del puro amore,
Tutto fiamma e vivo ardor.
Il Signor dell’universo,
Che tien gli astri in cielo accensi,
Al tuo Cuor diè affetti e sensi
Quai di Padre al Redentor.
Chi ridir potria le grazie
E i tesor dei doni eletti,
Chi le gioie, chi i dilett.
Che in quel Cuor si riversar;
Quando il Ciel gli diede in sorte
D’esser Sposo di Maria
E i suoi palpiti sentia
Nel suo Cuor riverberar?
Se ad un guardo, a una parola
Di Gesù i più duri cuori
Fur cangiati, e in santi ardori
Consumaro i loro dì; {59 [361]}
Qual celeste immensa fiamma
Di Giuseppe in Cuor si accese,
Che non solo il Verbo intese,
Ma in amplessi a Lui si unì?
Ei bambino ebbe al suo fianco
Quel che impera al firmamento;
Giovanetto, oh! gran portento!
Lui soggetto vide a sè.
Oh! qual palpiti amorosi,
Dolci e forti Egli mai sente!
Nel trasporto è ben sovente
Di Gesù prostrato a' piè.
Come il ramo obbediente
Cede al vento e a terra piega;
Ciò che ai sensi Dio gli niega
Egli adora per virtù.
O Giuseppe, il tuo bel Cuore,
Dopo quello di Maria,
È il più simil che mai sia
Al Cuor sacro di Gesù.
Te felice e avventurato,
Che dal Cuor del Redentore
Attignesti immenso ardore,
Che arse il tuo di santo zel.
Gran Patrono, ah! mi concedi
Che il mio cuore al tuo somigli;
Tu mi scampa dai perigli.
Fin che giunga teco al ciel.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Che fai tu vicino a me?
Ang. Son l’amico del tuo cuore,
Sono un Angiol del Signore;
Quando vegli, quando dormi,
Sempre, sempre son con te. {60 [362]}
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto, del mio Dio,
Non sai tu che debil son?
Ang. So che misera è tua argilla,
So che inferma e tua pupilla:
Ti compiango, ti soccorro,
Spera ed ama, e avrai pardon.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Io vorrei con te volar.
Ang. Se vuoi l’ali del fervore,
Sia la Vergine il tuo amore;
Una mente a lei fedele
Si può al cielo sollevar.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
A Maria vorrei piacer.
Ang. Per piacere a mia Regina
Lascia il mondo, e t’incammina
Sulle tracce di suo Figlio,
Della croce sul sentier.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Ah Gesù, dimmi, dov’è?
Ang. Egli e in cielo e sull’altare,
In te stessa il puoi trovare:
Chi in Lui fida, lo respira,
Chi ben l’ama, l’ha con sè.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Il timore approvi tu?
Ang. Temi pur, ma come figlia,
Che osa al padre alzar le ciglia.
Sia un affanno pien d’amore,
Un sospiro di virtù {61 [363]}
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
L’allegria m’innonda il sen
Ang. Ridi pur, ma il tuo sorriso
Gioia sia di Paradiso:
Sia contento d’alma pura.
Che di Cristo a' pie si tien.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Dammi il core, il mio ti do.
Ang. Prendo il tuo, il mio tu l’hai,
Separati non sien mai:
Ah! formiamo un solo core
Per Colui che ci creò.
Angelo Santo e Pio, Nè mai tu vibri colpo
Nostro fedel Custode, Contro l’ostile schiera,
Gradisci questa lode, Che l’armi e la bandiera
Che l’offriam di cuor. Non cadanie di man.
Felice chi t’ascolta Davanti al divin Trono,
In ogni tempo e loco, Le preci, i voti ardenti
Ebbro del divin foco, Tu porti, ed i lamenti
Qual vive, pur sen muor. Di nostra umanità.
Tu fin dai primi albori Ma poi di là non parti,
Del viver nostro intento Finchè propizia hai resa
Ogn’ora, ogni momento D’amor all’alma accesa
Ten vegli al nostro ben. La gran Divinità.
Ci reggi Tu, c’illumina, Della celeste corte
E ci difendi invitto Principe messaggero,
Nel grande e fier conflitto, Di tanti ben foriero
Ch’ognuno prova in sen. Infiamma i nostri cor.
Carne, Satanno e Mondo D’amor de' beni eterni
A superar c’insegni, De' temporali a scorno,
A farci prodi e degni In noi, e a noi d’attorno
Del nome di Cristian. Sol arda il santo amor: {62 [364]}
Riconoscenti e grati Onde arrivati al fine
A ai pietosa cura, Di questa fragil vita,
Deh! fa che l’alma pura Là dove Dio c’invita,
E monda ognor serbiam. Al ciel ce ne voliam.
Luigi onor de' Vergini, Tu, che negli anni labili
De' secoli splendor, Che ognun suole cader
Dolce sperauza, amor Ne' folli e rei piacer,
De' tuoi divoti: Che il mondo ha guasti;
Propizio ah! tu dal ciel Tu pel divin amor
D’un ceto a te fedel De' gigli il bel candor
Accogli i voti. Puro serbasti.
Tu lin dagli anni teneri Tu, che d’Abele il merito
Già caro al tuo Signor Potesti conseguir,
Preci con vivo ardor E vivere e morir
Oifrir sapesti. Sempre innocente,
Ne' freddi nostri cuor Fa che possiamo ognor
Parte del tuo fervor Seguire i tuoi candor
Fa che si desti. Con brama ardente.
Or ch’in immensa gloria.
Che il ciel ti comparti,
Vivi immortali dì
Scevri d’affanni:
Fa che possiam pur noi
Al ciel pei merti tuoi
Ergere i vanni.
Disprezzator magnanimo
Degli agi d’una corte,
Inno di gloria sciolgasi
A Luigi il santo, il forte.
Per man della gran Vergine
La madre dalle ambasce
È tolta; e al fonte mistico
Un’altra volta El nasce. {63 [365]}
Sin da fanciullo i teneri
Suoi labbri in lingua pia
Sciogliendosi, ripetono
Gesù, Gesù, Maria.
Dieci anni appena ei novera,
Che già al Signor devoto
È in tutto, e all’alma Vergine
Di castità fa il voto.
Sì puro segue a vivere
Di cor, tratto dal cielo
Che sembra in carne un Angelo,
O spirto in mortal velo.
Punto gli onor noi muovono
Del secol, non le genti
Di corte, non i titoli
Di fasto, e gli attenenti:
Ma pien di santo giubilo,
Tal cose avendo a vile,
Sotto le insegne el milita
Di Cristo in vita umile:
Non mai pensiero instabile,
Men retto, in cor gli cade:
Va d’ogni macchiai scevero,
È guida a santitade.
All’alta ed alma Triade,
Al crocifisso Amore,
A san Luigi l’inclito
Cantisi gloria e onore. Così sia.
Infedele, ingrato cuore,
Deh! ritorna al tuo Signore:
Al suo forte e dolce invito
Deh! ritorna ornai pentito,
Caro Gesù, dolce Gesù,
Non vo' mai più peccar,
Mai più, mai più. {64 [366]}
Ti detesto, mondo insano,
Per te spesi il tempo invano,
Ho perduto il sommo bene,
Mi comprai le eterna pene.
Caro Gesù, ecc.
Che mi giova ogni ricchezza,
Ogni pompa, ogni grandezza,
Se per breve e vii contento
Sarà eterno il mio tormento?
Caro Gesù, ecc.
Addio pompe, addio piaceri,
Addio beni menzogneri;
Sei, o mondo, pien d’inganno:
Util vanti, e porti danno.
Caro Gesù, ecc.
Deh pietade, o sommo. Dio!
Deh perdon del fallo mio!
Lascio un mondo traditore,
Torno a voi, fedel Signore.
Caro Gesù, ecc.
Figlio, deh, torna, o figlio!
Torna al tuo padre amante.
Ahi quante volte, ahi quante
Io sospirai per te.
Pensa che figlio sei,
Pensa che padre io sono,
Torna, ch’io ti perdono,
Non dubitar di me.
Tu mi lasciasti, ingrato,
Con modi indegni e rei,
Schernisti i pianti miei,
Ridesti al mio dolor.
Ma ciò non fu bastante
A intiepidir l’amore,
Che ii mio paterno core
Sempre per te nudrì. {65 [367]}
Anzi dolente e afflitto
Te notte e di cercai,
E ognor gridando' andai:
Il figlio mio dov’è?
La terra e il cielo udiro
Più volte, i miei lamenti,
I dolorosi accenti
Udiro i sassi ancor.
Tu sol pia sordo e duro
De' mostri i più feroci,
Le mie paterne voci
Sprezzasti e il mio penar.
Ma il mio paterno core
Cosi da te oltraggiato,
In me non è cangiato,
Ma è cor di padre ancor.
Dunque ritorna, o figlio,
Al tuo buon padre amante,
Ritorna, e in questo istante
Al sen ti stringerò.
Vieni..... ma già ritorni,
Io già ti stringo al seno,
Già son contento appieno,
Altro a bramar non ho.
Angeli della pace,
Venite a me d’intorno,
Il sospirato giorno
Per me comparve alfin.
Il caro mio tesoro,
Il figlio mio perduto,
Eccolo, è già venuto,
Già al padre suo tornò.
Voi che da Dio fuggiste,
Anime sventurate,
Tutte a' suoi pie tornate,
Ch’ei non vi sdegnerà.
E v’offre in questo figlio
Già fuggitivo ed empio,
Un luminoso esempio
Della sua gran pietà. {66 [368]}
Pietà, pietà, Signore,
Se grande è il fallo mio,
So che non è, mio Dio,
Minor la tua bontà.
Fosti da' primi tempi
Sempre con noi pietoso,
Rinnovi i vecchi esempi,
In me la tua pietà.
Qual macchia il reo peccato
Nel cuor lasciò funesta!
Tergila, e al primo stato
Io tornerò cosi.
Ah! che sugli occhi ho sempre
La colpa, e fra me stesso
Penso qual sono adesso,
Penso qual era un dì.
È ver peccai, ma solo
Pende da te mia sorte,
Tu dammi o vita o morte,
Giudice il re non ha.
Tu sei possente e giusto,
E l’appellarne è vano,
Io bacierò la mano
Che mi condannerà.
Peccai, ma non ignori
Che generommi il padre,
Mi concepì la madre
Nel fallo e nell’error.
Eppur ti piacque un tempo
Tanto il mio cuor sincero,
Che ogni tuo gran mistero
A me svelasti ancor.
Or tu nell’acqua immergi
Un verde ramoscello;
Lavami, e assai più bello
Di prima, io tornerò. {67 [369]}
Tergi l’immonda piaga,
Che in petto ha il fallo impressa,
E dalla nave stessa
Più bianco allor sarò.
Parlami in dolci accenti,
Consolami, o Signore,
Ritorni al mesto cuora
La pace che perde.
Non più sdegnato, ah! togli
Ogni cagion di sdegno,
Fa che non resti un segno
Più del peccato in me.
Deh! dammi un altro cuore,
Cangiami il cuora infido,
E fa che sia più fido
Più bello il nuovo cuor.
Non mi scacciar severo,
Fa che non perda almeno
L’estro che acceso ho in seno
Dal giusto tuo furor.
Deh! se sanarmi brami,
Fa che il color già tolto
Ritorni il mesto volto
Di nuovo a rallegrar.
Debol rimasi, il sai,
Nuovo vigor m’aggiungi,
Sicchè non sia giammai
Costretto a vacillar.
Così il mio esempio stesso
Gli empi a pentirsi invita,
E dalla via smarrita
Ritorneran con me.
Già reo di morte io sono,
Nè merito perdono,
Ma salvami e mi udrai
Sempre cantar di te.
Ma pria che torni, o Dio,
Al dolce canto antico, {68 [370]}
Tu suoda il labbro mio,
Che più cantar non sa.
E si con dolci modi
Al popolo che ascolta
Ricanterò tue lodi,
Dirò la tua pietà.
Tu vittima non vuoi,
Ma se ti son pur grate,
Ben cento a te svenate
Vittime io posso offrir.
Ma vittima a te cara
È un cuor che uni il si pente,
Un cuor che già dolente
Detesta il suo fallir.
Pace, Signor, ti chiede
Sionne abbandonata:
Deh! la tua grazia usata
Rendile, e il primo amor.
E Solima dolente
Ah! di sue mura un giorno
Sorger si vegga intorno
Il già perduto onor.
Accetterai benigno
Dal popolo divoto
Il sacrifizio, il voto
Che a sciorre allor verrà.
Allor verrà nel tempio
Tutto Israello a gara,
E incenerir sull’ara
Le vittime farà.
Perdon, caro Gesù,
Pietà, mio Dio,
Prima di peccar più
Morir vogl’io.
Perchè siete, o Signor.
Bontà infinita,
Detesto l’empio error,
L’empia mia vita. {69 [371]}
Come possibil fa
Che vi abbia offeso,
Amato mio Gesù,
E vilipeso?
Con un vero dolor
Mi dolgo, e pento,
Piango di vero cor
Tal tradimento.
Non pia, non più peccar
Vada ogni bene,
Son pronto anche a provar
Tutte le pene.
Propongo, ed il farò.
Mi dolgo, e intanto
Il pegno ve ne do
Con questo pianto.
Peccati non più:
Con questi di nuovo
Dai morte a Gesù.
Bestemmie non più
Son tanti coltelli
Al Cuor di Gesù.
Spergiuri non più:
Che troppo feriscon
L’onor di Gesù.
Perigli non più:
L’esporsi a peccare
Fa perder Gesù.
Vendette non più:
Se pur il perdono
Tu vuoi da Gesù.
Rancori non più:
Se un solo non ami,
Non ami Gesù.
I furti non più:
Per poco guadagno
Non vender Gesù.
Nè scandali più:
Che l’anime uccidon
Sì care a Gesù.
Peccati non più:
Io voglio per sempre
Amarvi, o Gesù.
So che ho da morir, e non so l’ora,
Posso dunque mancar
Nell’atto di peccar,
E non vi penso.
Pietà, Signor, pietà d’un miserabile,
Pietà d’un traditor
Pietà, perdon, Signor,
Se no son peno. {70 [372]}
Spirato che sarò, ecco il giudizio,
Senza pietà il Signor,
Pien d’ira e di terror
Mi cerca i conti.
Pietà, Signor, pietà, ecc
Mi vedo sotto i piè l’inferno aperto,
Demoni, Turchi, Ebrei
Bruciar, gridar co' miei
Tristi compagni.
Pietà, Signor, pietà, ecc.
Quante delizie hai mai bel Paradiso!
Tu, mondo, hai bel gridar,
Mia vita vo' cambiar
Per guadagnarlo.
Pietà, Signor, pietà, ecc.
Se d’un padre il cor, la mano,
Anche allor che inarca il ciglio,
E percuote il caro figlio,
Regge tenera pietà,
Se d’un figlio i mesti accenti
Non sa il padre avere a scherno,
Perchè salde in cuor paterno
Le radici ha la bontà,
Deh! pietà ti prenda, o Dio,
Di quell’anime fedeli,
Cui sospeso è il varco ai cieli,
Ove macchia entrar non può.
Sciolga i lacci di quell’alme,
E ne terga i falli, i nei
Quell’amor che già de' rei
Dallo scempio le salvò.
Splenda loro, tra le fiamme
Di quel carcere vorace,
Di pietà, d’amica pace
Un baleno, un lampo ornai. {71 [373]}
Ah! se giudice severo
Una macchia anche nell’oro,
Che n’offuschi il bel decoro,
Tollerare, o Dio, non sai:
La pietà deh! non oblia
Tra gli uffizi del rigore,
Che se giudice, pastore,
Padre, sposo ancor tu sei
Del tuo sangue il presso immenso
Di quell’alme a pro perori,
O Gesù, la pace implori,
Spenga il foco, e terga i nei.
Mancheranno arene al lido,
Astri al cielo e l’onde al mare
Pria che possa, o Dio, mancare
Mei tuo seno la pietà.
Voli adunque avventurato,
Tua mercè, quel gregge santo
Dalle tenebre e dal pianto
All’eterna ilarità.
Apri, o regno della gloria,
Le tue porte, e nel tuo seno
Oggi accolti in pace sieno
Questi nuovi abitator,
Onde assisi al monte eterno,
Della gioia il labbro ai canti
Sciorre possano tra i Santi
Nell’immenso, eterno amor.
Ite dunque, alme beate,
Trionfanti colla palma
A goder l’eterna calma,
Che Dio serba a' Santi suoi.
Ma in quell’alta magione
Del riposo e della gloria,
Fra i trofei della vittoria
Siate memori di noi. {72 [374]}
La Sibilla e David dice,
Che arso il mondo alla radice,
Sarà un dì pien d’ira ultrice.
Che timor sarà in quel punto,
Quando il giudice sia giunto
Per ridurci a stretto conto?
Ogni luogo u' morti sono,
Udirà di tromba un suono
Chiamar tutti al divin trono.
Stupiran natura e morte
Di veder genti già morte
Per dar conto a Dio risorte
Sarà un libro ivi portato,
In cui tutto sta notato
Onde ognun sia giudicato
Dunque assiso ivi il Signore,
L’opre occulte apparse fuore,
Emendato fin ogni errore!
Lasso, ohimè, che farò io?
Qual rifugio sarà il mio,
S’anco teme il giusto e ’l pio?
Re tremendo, alta maestade,
Tu, che salvi per bontade,
Salva me, somma Pietade.
Rammentar, Gesù, dovresti,
Che per me dal ciel scendesti;
Fa quel dì, ch’io teco resti.
Se cercandomi sudasti,
Se morendo mi salvasti,
Non sian tanti affanni guasti.
Giusto Dio, che i mali emendi,
Deh! pietoso a me ti rendi,
Pria che Giudice tu scendi.
Io son reo, fra pianti involto,
Ho di colpa il segno in volto:
Fa, Signor, ch’io muoia assolto. {73 [375]}
Tu assolvesti Maddalena,
E ’l ladron da colpa e pena.
L’alma anch’io di speme ho piena.
Di pregarti indegno sono;
Tu che sei benigno e buono,
Dammi il ciel non fuoco in dono.
Tra gli eletti esser vorrei,
Non fra tristi, oziosi e rei,
Ma alla destra ove tu sei.
Discacciati i maledetti
Giù nel fuoco eterno astretti,
Chiama me co' benedetti.
Prego, supplico, e prostrato,
Quasi in polvere ho ‘l cuor spezzato,
Il mio fin rendi beato.
Mesto è ’l di, che fiamma e fuoco
Scorgerassi in ogni loco.
Giudicato il peccatore,
Deh! perdonagli, o Signore.
Gesù, pieno di grazie,
A' morti dona requie. Così sia.
Ahi! che l’orribil tromba
Gii mi rimbomba intorno
E dell’estremo giorno
Già sento in me l’orror.
Scorre per ogni parte
E con sonori accenti
Desta l’estinte genti
L’angelo banditor.
Venite al gran giudizio,
Olà! venite, o morti,
Là delle vostre sorti
Decider si dovrà. {74 [376]}
Uno vedrassi al destro,
L’altro al sinistro lato,
Fra il giusto, o fra il dannato,
Qual luogo tuo sarà?
Il gran volume è aperto
Ove contiensi il tutto.
E d’onde o lieto frutto
O trista avrai mercè.
Tutti i peccati tuoi
Verranno a te davante,
Ahi quanto gravi e quante
Vedransi colpe in te.
Qual candida colomba,
Qual innocente Abele,
Tu puro senza fiele
Eri creduto un di.
Qual vista allor faranno
I tuoi pensieri indegni,
E que' livori e sdegni,
Che l’alma in sen nutrì.
E se per vil rossore
Tacesti il tuo peccato,
Sarà in quel di svelato
Per farti vergognar.
Monti, su me cadete.
Apriti, terra, omai,
Confuso griderai,
Ma invan sarà il gridar.
Del Giudice supremo
L’orribile presenza,
E la fatal sentenza
Fa d’uopo sostener.
Venite, in prima udrai,
Venite, o benedetti.
Figli del Padre eletti,
Il cielo a posseder.
E poi a te rivolto
Ma con grand’ira e scherno,
Vanne nel fuoco eterno, {75 [377]}
Lungi da me ten va.
O voce! o dì che porta
A' buoni tutto il bene,
A' rei tutte le pene
Per tutta eternità.
Di quel gran di fatale
Scuotiti al lampo, al tuono
Ed or, che puoi, perdono
T’affretta ad implorar.
Accusa qui te stesso,
Condanna il tuo peccato,
Prima che un Dio sdegnato
Ti venga a giudicar
Un disordine infinito
Urli, fremiti, tormenti,
Dappertutto fiamme ardenti
Regno d’odio e di terror.
Ed in mezzo a tanti affanni
Ricordarsi il Paradiso,
Da ogni bene esser diviso,
Vane brame aver ognor!
Quest’idea ritorna sempre
Del dannato alla memoria:
Gioia eterna, eterna gloria,
Sarra stata in mio poter.
Per salvarmi dall’inferno
Uomo fatto s’era Iddio;
Ho schernito il suo desio.
Il suo sangue, il suo voler t
Di Gesù la Madre pia
A me madre esser volea;
Il buon ti angiol mi chiedea,
Mi volea con lui guidar. {76 [378]}
A Maria non diedi ascolto,
L’Angiol santo ho disprezzato,
Per mia colpa son dannato,
Non ho grazia da aspettar.
Tali grida, tali angosce
Dei perduti son la sorte:
Mai più calma, mai più morte,
Mai più termine, mai più!
Oh terror! ma siamo in tempo;
Evitiam si gravi pene,
Acquistiamo il vero bene,
Seguitiam al ciel Gesù.
Il saper che v’è un abisso,
Il pensare al non cadervi,
Ci rinforzi, ci preservi
Dall’udire il tentator.
È pesante, è ver, la Croce,
Ma ci scampa dall’inferno,
Ma ci aspetta un bene eterno:
Cel promise il Redentor.
Paradiso! Paradiso!
Degli eletti o gran città,
In te gioia, canto e riso
Regna e sempre regnerà.
Sono puri in te i diletti,
Non mai misti di dolor,
Paghi sempre son gli affetti,
Scevri affatto di timor.
O felice e lieto giorno,
Che a goderti volerò,
In che amabile soggiorno,
Ivi ognor mi troverò?
Che gioconda compagnia
Fra i beati conversar,
Goder sempre, e amar Maria,
E coi Santi festeggiar. {77 [379]}
Oh che gioia è poi vedere,
Goder por l’alma beltà,
E Dio stesso possedere
Quanto dura eternità!
Al Dio nostro non eguali,
Ma simili nel goder
Là saremo, e come tali
Sempre avrem sommi piacer.
Oh che premio, oh che. corona
Alla nostra fedeltà!
Il Signor promette e dona
Per esimia sua bontà.
Se si prova un ver contento
Nel soffrir qui per Gesù:
Che sarà star solo intento
A goderlo colassù!
Lassù sempre sarà Iddio,
Pieno gaudio del mio cuor,
Sempre ancor sarà il cuor mio
Tutto immerso nel suo amor.
Glorie eccelse, eterne lodi
Lieto allor io canterò
Al mio Dio, e in mille modi
Grazie e onor gli renderò.
Le delizie di quel regno
Non si udiron mai quaggiù,
Di scoprir nessun fu degno,
Nè d’intender tanto più.
Chi di Dio le sante leggi
Sulla terra osserverà,
Godrà nei celesti seggi
Questa gran felicità.
Caro Dio, bontà infinita,
Esser voglio a Voi fedel;
V’offro il cuor, v’offro mia vita,
Sol mi diate un giorno il ciel. {78 [380]}
Ahi! che l’orribil tromba |
pag 74 |
A lieta mensa e regia |
20 |
All’alto, all’adorabile |
27 |
Anche a noi concesso alfine |
24 |
Angelo Santo e Pio |
60 |
Angioletto del mio Dio |
60 |
A san Giuseppe all’inclito |
57 |
A' tuoi piè, Maria diletta |
46 |
Ave, pura Verginella |
54 |
Che miro, oh Dio! |
19 |
Chiamando Maria |
53 |
Convito adorabile |
28 |
Cor di Maria, che gli Angioli |
41 |
Crocifisso mio Signor |
19 |
Da quella croce, o Dio |
17 |
Desolato mio Signor |
16 |
Disprezzator magnanimo |
63 |
Dormi, dormi, bel Bambin |
10 |
Dormi non piangere |
13 |
E tu m’ami, o Madre amata |
33 |
Figlio, deh! torna, o figlio |
65 |
Fra l’orrido rigor di stagion cruda |
14 |
Il tuo gusto, non il mio |
5 |
Immacolata Vergine |
39 |
Infedele, ingrato cuore |
64 |
Inni cantiam di giubilo |
37 |
La Sibilla e David dice |
73 |
Là sotto quel vel |
21 |
Lodate Maria |
63 |
Lode a Dio che nell alto de' cieli |
7 {79 [381]} |
Luigi onor de' Vergini pag |
63 |
Maria, che dolce nome |
38 |
Mille volte benedetta |
42 |
Mio dolce Signor |
30 |
Mondo più per me non sei |
28 |
Noi siam figli di Maria |
51 |
Non son io che vivo, è Dio |
85 |
O bella mia speranza |
36 |
O del Cielo gran Regina |
35 |
O dolce mia speranza |
30 |
Ogni lingna esalti e lodi |
59 |
O Maria, quando ti miro |
44 |
O Maria, Rosa Divina |
40 |
O Padre nostro, - che sei ne' cieli |
5 |
O sacrum convivium |
28 |
O salutaris Hostia |
ivi |
Ostia santa di pace e salute |
ivi |
Paradiso! paradiso |
77 |
Peccati non più |
70 |
Peccatori, se bramate |
50 |
Perdon, caro Gesù |
69 |
Pietà, pietà, Signore |
67 |
Rallegrisi ogni alma, e giubili |
22 |
Salve, o Vergine divina |
54 |
Salve, salve, pietosa Maria |
48 |
Se d’un padre il cor, la mano |
71 |
Sei pura, sei pia |
48 |
Siam rei di mille errori |
48 |
So che ho da morir, e non so l’ora |
70 |
Stava Maria dolente |
55 |
Su, figli, cantate |
15 |
Tre re dell’Oriente |
ivi |
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo |
8 |
Un disordine infinito |
75 |
Venite, o giovanetti |
31 |
Vergin del ciel Regina |
39 |
Vieni, Gesù, deh! vieni |
25 |
Vivo amante di quella Signora |
34 |
Vola, vola, anima mia |
31 {80 [382]} {81 [383]} {82 [384]} |