{1 [31]} {2 [32]}
[è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili a Don Bosco]
INDEX
Parte prima. Scopo di quest’ opera.
Capo III. Del Catechista o Direttore Spirituale.
Capo IX. Dell’ Archivista o Cancelliere.
Capo XII. Regolatori della Ricreazione.
Capo XIII. Dei Patroni e Protettori.
Capo I. Incumbenze riguardanti a tutti gli impiegati di quest’ Oratorio.
Capo II. Condizioni d’ accettazione.
Capo III. Contegno in ricreazione.
Capo V. Contegno fuori dell’ Oratorio.
Capo VII. Confessione e Comunione.
Capo VIII. Materia delle Prediche, e delle Istruzioni.
Capo IX. Feste cui sono annesse le sante Indulgenze.
Capo X. Pratiche particolari di Cristiana pietà.
Capo XI. Compagnia di s. Luigi.
Parte terza. Delle scuole elementari diurne e serali.
Capo I. Classi e condizioni di accettazione.
Capo II. Delle scuole serali di commercio e di musica.
Capo V. Norme generali per la festa di s. Luigi e di s. Francesco di Sales.
Lo scopo dell’ Oratorio festivo è di trattenere la gioventù ne' giorni di festa con piacevole ed onesta ricreazione dopo di aver assistito alle sacre Funzioni di Chiesa.
Dicesi 1° trattenere la gioventù nei giorni di festa, perchè si hanno specialmente di mira i giovanetti operai, i quali nei giorni festivi soprattutto vanno esposti a grandi pericoli morali e corporali; non sono però esclusi gli studenti, che nei giorni festivi o nei giorni di vacanza vi volessero intervenire.
2. Piacevole ed onesta ricreazione, atta veramente a ricreare, non ad opprimere. Non sono pertanto permessi quei giuochi, trastulli, salti, corse, e qualsiasi modo di ricreazione in cui vi possa essere compromessa la sanità o la moralità degli allievi.
3. Dopo aver assistito alle sacre Funzioni {3 [33]} di Chiesa; perciocchè l’ istruzione religiosa è lo scopo primario, il resto è accessorio e come allettamento ai giovani per farli intervenire.
Questo Oratorio è posto sotto la protezione di s. Francesco di Sales, perchè coloro che intendono dedicarsi a questo genere di occupazione devono proporsi questo Santo per modello nella carità, nelle buone maniere, che sono le fonti da cui derivano i frutti che si sperano dall’ Opera degli Oratorii.
Gli uffizi che devono compiersi da coloro, che desiderano occuparsene con frutto si possono distribuire tra i seguenti incaricati, che nelle rispettive incumbenze sono considerati come altrettanti Superiori.
1. Direttore.
2. Prefetto.
3. Catechista o Direttore Spirituale.
4. Assistenti.
5. Sacristani.
6. Monitore.
7. Invigilatori.
8. Catechisti.
9. Archivisti.
10. Pacificatori.
11. Cantori.
12. Regolatori della ricreazione.
13. Protettore.
Le incumbenze di ciascuno sono ripartite come segue: {4 [34]}
1. Il Direttore è il Superiore principale, che è risponsabile di tutto quanto avviene nell’ Oratorio.
2. Egli deve precedere gli altri incaricati nella pietà, nella carità, e nella pazienza; mostrarsi costantemente amico, compagno, fratello di tutti, perciò sempre incoraggia ciascuno nell’ adempimento dei propri doveri in modo di preghiera, non mai di severo comando.
3. Nel nominare qualcuno a carica dimanderà il parere degli altri impiegati, e se sono Ecclesiastici consulterà il Superiore Ecclesiastico, o il Paroco della Parochia in cui esiste l’ Oratorio, a meno che siano notoriamente conosciuti, e si presupponga nulla esistervi in contrario.
4. Una volta al mese radunerà i suoi impiegati per ascoltare e proporre quanto ciascuno giudica vantaggioso per gli allievi.
5. Al Direttore tocca avvisare, invigilare, che tutti disimpegnino i rispettivi uffizi, correggere, ed anche rimuovere dai loro posti gli impiegati, qualora ne sia mestieri.
6. Terminate le confessioni di quelli che desiderano di accostarsi al Sacramento della {5 [35]} penitenza, il Direttore, o un altro Sacerdote celebrerà la Santa Messa, cui terrà dietro la spiegazione del Vangelo, o un racconto tratto dalla Storia Sacra o dalla Storia Ecclesiastica.
7. Egli deve essere come un padre in mezzo ai propri figli, ed adoperarsi in ogni maniera possibile per insinuare nei giovani cuori 1’ amor di Dio, il rispetto alle cose sacre, la frequenza ai Sacramenti, figliale divozione a Maria Santissima, e tutto ciò, che costituisce la vera pietà.
1. Il Prefetto deve essere Sacerdote, e farà le veci del Direttore ogniqualvolta ne occorra il bisogno.
2. Riceverà gli ordini dal Direttore e li comunicherà a tutti gli altri impiegati; invigilerà che le classi del Catechismo siano provvedute a tempo del rispettivo Catechista, e sorveglierà che durante il Catechismo non avvengano disordini o tumulti nelle classi.
3. In assenza di qualche impiegato, Egli deve tosto provvedere chi lo supplisca.
4. Deve badare che i cantori siano preparati {6 [36]} sopra le antifone, i salmi ed inni da cantarsi.
5. Il Prefetto compierà anche gli uffizi del Direttore Spirituale nei paesi dove fosse penuria di Sacerdoti.
6. Al Prefetto è pure affidata la cura delle scuole diurne, serali e domenicali.
1. Al Direttore Spirituale si appartiene l’ assistere e dirigere le sacre Funzioni, perciò deve essere Sacerdote.
2. Il mattino all’ ora stabilita principierà od assisterà al mattutino della B. Vergine; finito il canto del Te Deum andrà a vestirsi per celebrare la santa Messa della Comunità.
3. Farà il Catechismo in coro, assisterà al Vespro e disporrà quanto occorre per la Benedizione del Ss. Sacramento.
4. Dovrà tenersi ben informato della condotta de' giovani per essere in grado di darne le debite notizie, e spedirne i certificati d’ assiduità e moralità qualora ne sia richiesto.
5. In caso di Solennità Egli procurerà che vi sia un conveniente numero di confessori, {7 [37]} e di Messe; disporrà quanto occorre pel servizio delle sacre funzioni.
6. Il Direttore Spirituale dell’ Oratorio è altresì Direttore della Compagnia di san Luigi, le cui incumbenze sono descritte, ove si parla di questa Compagnia.
7. Se viene a conoscere che qualche giovane grandicello abbia bisogno di religiosa Istruzione, come spesso accade, Egli si darà massima sollecitudine di fissargli il tempo e il luogo più adatto per fare Egli stesso, o disporre che da altri sia fatto il dovuto Catechismo.
8. Si ritenga che gli Uffizi del Prefetto e del Direttore Spirituale si possono con facilità riunire nella stessa persona.
1. All’ Assistente incumbe di assistere a tutte le sacre Funzioni dell’ Oratorio, e vegliare che non succedano scompigli in tempo di esse.
2. Baderà che non avvengano disordini entrando in Chiesa, e che ciascivno prendendo l’ acqua benedetta faccia bene il segno della santa Croce, e la genuflessione all’ altare del Sacramento. {8 [38]}
3. Se succederà che si portino in Chiesa ragazzini, i quali disturbino con grida o con pianto, avviserà con bontà chi di ragione affinchè siano portati via.
4. Nell’ avvisare alcuno in Chiesa usi raramente la voce; dovendo correggere qualcuno con discorso un po' prolungato, differisca di ciò fare dopo le funzioni, oppure lo conduca fuori della Chiesa.
5. Nel cantare il Vespro od altre cose sacre, indicherà, occorrendo, in qual pagina del libro si trovi quello che fu intonato.
1. I Sacrestani devono essere due; un chierico, ed un secolare, scelti fra i giovani dati alla pietà, più puliti, e più maggiormente capaci per questa carica.
2. Il Chierico è primo Sacrestano, e a lui particolarmente incumbe di leggere il Calendario, mettere i segnali a posto nel Messale, e insegnare, se occorre, le cerimonie per servire la Messa privata e per la Benedizione del Ss. Sacramento.
3. Al mattino giunti in Sacrestia, sarà loro prima cura di aggiustare tosto l’ altare per la santa Messa, preparare acqua, vino, {9 [39]} ostie, particole, calice, e l’ ostensorio, se occorre, per la Benedizione; poscia, mentre si incominciano le Lodi della B. V. M., invitano il Sacerdote a vestirsi per celebrare la santa Messa.
4. All’ ora della predica ne avvisino il predicatore, lo accompagnino sul pulpito, e lo riconducano dopo in Sacrestia.
5. Alla Messa ordinariamente accendano due candele sole; quattro alla Messa della Comunità nei giorni festivi; sei alle Messe solenni. Nelle feste ordinarie al Vespro quattro, nelle Solennità sei; alla Benedizione del Santissimo se ne devono accendere non meno di quattordici: (Sinod. Dioces. Tit. X, 22. - Taurin.)
6. Non si accendano mai le candele mentre si predica, perchè ciò dà troppo disturbo al predicatore, ed agli uditori.
7. Nella Sacrestia devesi mantenere silenzio, nè mai introdurre discorsi, che non riguardino a cosa di Chiesa, oppur ai doveri dei Sacrestani.
8. È caldamente raccomandato ad un Sacrestano di mettersi vicino al campanello solito a suonarsi nella Benedizione per dar segno quando il Sacerdote si volge al pubblico col Santissimo, ma non suonarlo la seconda volta, finchè non siasi chiuso il tabernacolo, e ciò per togliere ai ragazzi una specie di voglia di alzarsi, e uscire di Chiesa con irriverenza a Gesù Sacramentato. {10 [40]}
9. Devono trovarsi in Sacrestia prima che comincino le Funzioni sacre, nè mai partirsi finchè i Paramentali non siano piegati, e tutti gli altri oggetti messi in ordine e sotto chiave.
10. Non usciranno mai di Sacrestia senza chiudere bene le guardarobe ed i cancelli.
Avvisi per coloro che sono addetti
alla Sacrestia.
1. E principalissimo loro dovere aprire e chiudere la porta della Chiesa, mantenere la mondezza di Essa, e di ogni arredo, od oggetto riguardante l’ altare., al Sacrifizio della santa Messa, come sono bacini, ampolline, candelieri, tovaglie, asciugamani, corporali, puriflcatoi, avvertendo il Prefetto, quando faccia bisogno, di lavare biancheria, ripulire oggetti, .o rifarli.
2. Uno dei Sacrestani è incaricato di suonare le campane, e dare col campanello avviso del tempo in cui deve cessare la ricreazione, e della entrata in Chiesa per le sacre funzioni.
3. La sera, un po' prima che suoni l’ andata, in Chiesa, aggiustino le panche disponendole in classi distinte, come viene indicato dal rispettivo numero affisso alla parete della Chiesa.
4. Mentre i giovani entrano in Chiesa i Sacrestani distribuiscano ai Catechisti i catechismi {11 [41]} numerati, e cinque minuti prima che finisca il Catechismo due di loro, uno a destra, e l’ altro a sinistra distribuiscano i libri per cantare il Vespro; verso il fine del Magnificat, passino a raccoglierli e li portino al loro posto; chiudano l’ armadio, e consegnino la chiave al capo di Sacrestia.
1. Il Monitore ha per uffizio di regolare le preghiere vocali che si fanno nell’ Oratorio.
2. Ogni giorno festivo entrato in Chiesa incomincia le preghiere del mattino, e recita la terza parte del Rosario della Beata Vergine Maria.
3. Nelle feste di maggior solennità al Sanctus leggerà la preparazione della santa Comunione, e quindi il ringraziamento.
4. Dopo la predica recita un Ave Maria, ed al mattino vi aggiunge un Pater noster ed Ave per i Benefattori, ed un altro Pater ed Ave a s. Luigi, e finirà coll’ intonare: Lodato sempre sia.
5. La sera prima del Catechismo, appena giunto in Chiesa, un competente numero di {12 [42]} giovani intonerà il Padre nostro e il Dio ti salvi. Finito il Catechismo reciterà gli atti di Fede come al mattino, e procurerà di mettersi in’ quella parte della Chiesa dove più facilmente può essere udito da tutti.
6. Deve darsi massima sollecitudine per leggere con voce alta, distinta, e divota in modo, che gli uditori comprendano che Egli è penetrato di quanto legge.
7. Deve parimenti ritenere, che nella santa Messa, all’ elevazione dell’ Ostia Santa e del Calice, all’ Ite Missa est, e nell’ atto che il Sacerdote dà la benedizione si sospendano le preghiere comuni, dovendo ciascuno in quel gran momento parlare a Dio solamente cogli affetti del proprio cuore.
8. Lo stesso dovrà osservarsi alla sera nell’ atto che si dà la Benedizione col Santissimo Sacramento.
1. Gli Invigilatori sono giovani scelti fra i più esemplari, i quali hanno l’ incumbenza di coadiuvare l’ assistente specialmente nelle sacre Funzioni della Chiesa.
2. Essi dovranno essere almeno quattro, e prenderanno posto in quattro punti o angoli {13 [43]} principali della Chiesa, e se non v’ è motivo non si moveranno dal proprio posto. Occorrendo di avvisare devono evitare il correre precipitato, nè mai passare dinanzi all’ Altare Maggiore senza fare la genuflessione[1].
3. Sorveglino che i giovani, entrando in Chiesa, prendano il loro posto, facciano l’ adorazione, stiano con rispetto tanto nell’ aspettare quanto nel cantare.
4. Vedendo taluno ciarlare o dormire, lo correggeranno con belle maniere, movendosi il meno possibile dal loro posto, senza mai percuotere alcuno anche per motivi gravi; nemmeno sgridarlo con parole aspre, o con voce alta. In casi gravi si condurrà il colpevole fuori della Chiesa e si farà la debita correzione.
1. Una delle principali incumbenze dell’ Oratorio è quella di Catechista; perchè lo scopo primario di quest’ Oratorio è d’ istruire {14 [44]} nella dottrina Cristiana quei giovani che ivi intervengono: “Voi, o Catechisti, insegnando il Catechismo, fate un’ opera di gran merito dinanzi a Dio, perchè cooperate alla salute delle anime redente col prezioso sangue di Gesù Cristo; additando i mezzi atti a seguire quella via che li conduce all’ eterna salvezza: un gran merito ancora dinanzi agli uomini, e gli uditori benediranno mai sempre le vostre parole, con cui loro additaste la via per divenire buoni cittadini, utili alla propria famiglia, ed alla medesima civile società.”
2. I Catechisti per quanto si può siano preti o chierici. Ma perchè tra di noi vi sono molte classi, e d’ altronde abbiamo la buona ventura di avere parecchi esemplari Signori, che si prestano a quest’ opera, perciò a costoro con gratitudine si offra una classe di catechizzandi. Nel coro per la classe degli adulti, se è possibile, vi sia sempre un Sacerdote.
3. Qualora il numero dei Catechisti sia inferiore a quello delle classi, il Prefetto farà scelta di alcuni giovani più istruiti, e più atti, e li collocherà in quella classe che manchi di Catechista.
4. Mentre si canta il Padre nostro ciascun Catechista dovrà già trovarsi nella classe assegnata. {15 [45]}
5. Il Catechista deve disporre la sua classe in forma di semicircolo di cui egli sia nel mezzo; nè mai si curvi verso gli allievi per interrogarli, e udire le risposte, ma si conservi composto sulla persona facendo spesso girare lo sguardo sopra de' suoi allievi.
6. Non si allontani mai dalla sua classe. Occorrendogli qualche cosa ne faccia cenno al Prefetto, o all’ Assistente.
7. Ciascuno assista la sua classe fin dopo gli atti di Fede, Speranza, e Carità, e se può, non si muova di posto finchè siano terminate le sacre Funzioni.
8. Cinque minuti prima che termini il Catechismo, al suono del campanello, si racconterà qualche breve esempio tratto dalla Storia Sacra, o dalla Storia Ecclesiastica, oppure si esporrà chiaramente e con popolarità un apologo, od una similitudine morale, che deve tendere a far rilevare la bruttezza di qualche vizio, o la bellezza di qualche virtù in particolare.
9. Niuno si metta a spiegare prima di aver imparato la materia di cui deve trattare. Le spiegazioni siano brevi e soltanto di poche parole.
10. Non si entri in materia difficile, nè si mettano in campo questioni che non si sappiano risolvere chiaramente e con popolarità.
11. I vizi che si devono spesso ribattere {16 [46]} sono la bestemmia, la profanazione dei giorni festivi, la disonestà, il furto, la mancanza di dolore di proponimento e di sincerità nella confessione.
12. Le virtù da menzionarsi spesso sono: carità coi compagni, ubbidienza ai superiori, amore al lavoro, fuga dell’ ozio e delle cattive compagnie, frequenza della Confessione e della santa Comunione.
13. Le classi del Catechismo sono divise come segue: in coro i promossi per sempre alla s. Comunione, e che hanno compiuto i quindici anni. Alle cappelle di San Luigi e della Madonna quelli che sono promossi per sempre alla s. Comunione ma inferiori ai quindici anni. Le altre classi saranno divise per scienza e per età sino ai più piccoli. Nello stabilire le classi di coloro, che non sono ancora promossi alla Comunione, si badi bene di non mettere i piccoli insieme co' più adulti. Per esempio facciasi una classe di quelli, che sono maggiori di quattordici anni; un’ altra da' dodici a' quattordici, da' dieci a' dodici. Ciò contribuirà efficacemente a mantenere 1’ ordine nelle classi, e a palliare quel rispetto umano, che hanno i più adulti quando sono messi a confronto dei più piccoli.
14. L’ ordine da tenersi nell’ insegnare la dottrina cristiana è segnato con numeri posti nelle domande del Catechismo. Le dimande {17 [47]} segnate col numero 1 s’ insegnino assolutamente a tutti e piccoli e adulti. Quelle segnati col numero 2 a coloro che si preparano por la Cresima o per la prima Comunione; le segnate con 3 e 4 a chi desidera d’ esser promosso pertuttol’ anno. Le dimando segnate col numero 5 e 6 a quelli che desiderano di essere promossi per sempre.
15. Il Catechista del coro por lo più ha soltanto giovani già promossi per sempre alla s. Comunione, perciò non esigerà la risposta letterale del Catechismo, ma annunziata una domanda la esporrà con brevità e chiarezza, e per ravvivare 1’ attenzione potrà fare casi pratici, analoghi alla materia che tratta, e non mai di cose che non siano adattate all’ età, e condizione degli uditori.
16. Ciascun Catechista dimostri sempre un volto ilare, e faccia vedere, come diffatti lo è, di quanta importanza sia quello che insegna; nel correggere od avvisare usi sempre parole, che incoraggiscano, ma non mai avviliscano.
17. Lodi chi lo merita, sia tardo a biasimare. Tutti gli impiegati liberi in tempo di Catechismo sono considerati come Catechisti, perchè essi sono più in grado d’ ogni altro di conoscere l’ indole ed il modo di contenersi coi giovani. {18 [48]}
1. Lo scopo dell’ Archivista si è di tenere registro di quanto riguarda l’ Oratorio in generale ed in particolare.
2. Scriverà sopra un cartello nome, cognome e carica di ciascun impiegato, e lo appenderà in Sacrestia. Formerà un catalogo di tutti gli oggetti che servono ad uso di Chiesa, particolarmente quelli destinati e donati per qualche Altare determinato. Nel che seguirà gli ordini del Prefetto.
3. Avrà cura e ne renderà conto all’ uopo dei libri, catalogo, ed altre cose spettanti alla Compagnia di s. Luigi ed alla Società di Mutuo Soccorso.
4. In cancello apposito chiuderà sotto chiave tutta la musica dell’ Oratorio, e non la darà se non al capo dei cantori. Non mai impresterà musica da portar via. Può bensì permettere che taluno la venga a copiare nella casa dell’ Oratorio.
5. A lui pure è affidata una piccola Biblioteca di libri scelti per la gioventù che Egli può liberamente imprestare per leggersi sul luogo ed anche portarsi alle rispettive case, ma dovrà notare nome, cognome, dimora di colui al quale fu imprestato. {19 [49]} Si vedano le regole del Bibliotecario nella .parte 3a.
6. È cura principalissima dell’ Archivista di vegliare che non si perda alcuna cosa di proprietà dell’ Oratorio, nè oggetto di sorta venga di qui allontanato senza che egli ne abbia preso memoria.
1. La carica dei Pacificatori consiste nell’ impedire le risse, gli alterchi, le bestemmie, e qualsiasi cattivo discorso.
2. Quando avvenissero simili mancanze, (che grazie a Dio tra di noi sono rarissime), avvisino immediatamente il colpevole, e con pazienza e carità facciano vedere come simili colpe siano vietate dal Superiore, contrarie alla buona educazione, e quello che è più, proibite dalla santa legge di Dio.
3. In caso di dover fare correzioni, abbiasi riguardo che siano fatte in privato, e per quanto è possibile, non mai in presenza altrui, eccetto che questa fosse necessaria per riparare un pubblico scandalo.
4. È pure incumbenza dei Pacificatori il raccogliere i giovani che veggano in vicinanza dell’ Oratorio, condurli in Chiesa con {20 [50]} promessa di qualche piccolo premio, a cui certamente il Direttore non si rifiuterà.
5. I Pacificatori procurino d’ impedire con modi graziosi, che alcuno esca in tempo delle religiose funzioni. Niuno si fermi a fare schiamazzo, o trastulli vicino alla Chiesa durante le medesime; succedendo questi casi si esortino con pazienza a recarsi in Chiesa appena dato il segno del campanello.
6. È pure affidato ai Pacificatori il riconciliare coi Superiori chi avesse fatto mancanza; ricondurre ai genitori chi da loro fosse fuggito; lungo la settimana incoraggire i compagni all’ assiduità all’ Oratorio nel giorno festivo.
7. Il Priore ed il vice Priore della Compagnia di s. Luigi sono Pacificatori.
1. È cosa desiderabile che tutti fossero cantori perchè tutti debbono prendere parte al canto; tuttavia per impedire vari inconvenienti, che potrebbero avvenire, si scelgono alcuni giovani, che abbiano buona voce e sanità, ed a costoro viene affidato la direzione del canto.
2. Fra di noi vi sono due categorie di {21 [51]} cantori: quelli del coro, l’ altra davanti all’ altare. Niuno però deve essere eletto cantore se non ha buona condotta, e se non sa leggere correttamente il latino.
3. Per essere poi cantore in coro, si esige che l’ allievo sappia solfeggiare e conosca i toni del canto fermo.
4. La cura del canto è affidata ad un Corista, ossia capo dei cantori, e ad un vice Corista. Essi devono adoperarsi che il canto sia ripartito tra' cantori in modo che tutti possano prendervi parte ed essere animati a cantare.
5. Al mattino si canta l’ Uffizio della B. Vergine Maria a voce corale, ad eccezione degli Inni, Lezioni, Te Deum, e Benedictus che si cantano secondo le regole del canto fermo. Nelle feste solenni si canta tutto in canto Gregoriano. La sera si canta il Vespro segnato nel Calendario della Diocesi[2].
6. Intonato un salmo od un’ antifona, cantino tutti a voce unissona, evitando gli strilli, le intonazioni troppo alte o troppo basse. Quando taluno sbaglia nel canto, non si rida nè si disprezzi il compagno, ma il Corista procuri di sottentrargli nella voce per metterlo in tonò. {22 [52]}
7. I cantori posti davanti all’ altare devono stare attenti per rilevare nel medesimo tono e grado di voce tutto quello che verrà intuonato in coro o dall’ orchestra[3].
8. L’ ultima Domenica di ciascun mese si canta l’ Uffizio dei morti per li compagni, e benefattori defunti, il quale Uffizio sarà parimenti cantato in suffragio d’ ogni impiegato e del Padre e della Madre sua immediatamente dopo che ne verrà participata la morte.
9. Ai cantori è caldamente raccomandato di guardarsi dalla vanità, e dalla superbia; due vizi assai biasimevoli, che fanno perdere il frutto di ciò che si fa, e producono inimicizie tra compagni. Un cantore veramente cristiano non dovrebbe mai offendersi, nè avere altro fine se non lodare Iddio, ed unire la sua voce a quella degli Angeli, che lo benedicono e lo lodano in Cielo.
1. È vivo desiderio che nella ricreazione tutti possano prendere parte a qualche trastullo nel modo e nell’ ora permessa. {23 [53]}
2. I trastulli o giuochi permessi sono le boccie, le piastrelle, l’ altalena, le stampelle, la giostra a passo del gigante, bersaglio a palla, corda; esercizii di ginnastica, oca, dama, scacchi, tombola, carriere, o barra rotta, i mestieri, il mercante, ed ogni altro giuoco che possa contribuire alla destrezza del corpo.
3. Sono poi proibiti i giuochi delle carte, dei tarocchi, ed altro giuoco che inchiude pericolo di offendere Dio, recar danno al prossimo, e cagionar male a se stesso.
4. Il tempo ordinario per la ricreazione è fissato al mattino dalle 10 alle 12, e da 1 a 2 ½ pomeridiane, e dal termine delle religiose funzioni sino a notte. Nell’ inverno anche lungo la sera, non però più tardi delle otto, vi saranno trattenimenti di ricreazione nelle ore, in cui non si disturbino le scuole.
5. I trastulli sono affidati a cinque invigilatori, di cui uno sarà capo.
6. Il capo invigilatore tiene registro del numero e qualità dei trastulli, e ne è ri-sponsale. Qualora ci vogliano provviste e riparazioni ai trastulli ne renderà consapevole il Prefetto.
7. Gli -invigilatori presteranno i loro servizi due per domenica. Il capo veglia solamente che non avvengano disordini, ma non è tenuto a servizio, eccettochè manchi qualcuno degli invigilatori. {24 [54]}
8. Ogni trastullo è segnato con un numero, per esempio: se vi fossero nove giuochi di boccie, si fanno nove cartelli sopra cui si scrive 1-2-3-4-5-6-7-8-9. Se ci fossero cinque paia di stampelle si noteranno col numero 10-11-12-13-14. E così progressivamente degli altri giuochi.
9. Giunta poi l’ ora della distribuzione, chi vuole un trastullo, deve lasciare qualche cosa in pegno, sopra cui l’ invigilatore metterà il numero corrispondente al trastullo preso.
10. Durante la ricreazione un invigilatore passeggierà pel cortile, per vegliare che nulla si guasti o si porti via; 1’ altro non si allontanerà mai dalla camera dei trastulli, ma non si permetterà mai ad alcuno l’ introdursi per qualsiasi pretesto nel luogo dove quelli si chiudono.
11. È particolarmente raccomandato agli invigilatori, il procurare che tutti possano partecipare di qualche divertimento, preferendo sempre quelli che sono conosciuti pei più frequenti all’ Oratorio.
12. Terminata la ricreazione, e verificato che nulla manchi, si metteranno in ordine i giuochi, poscia, chiusane la camera, se ne porterà la chiave al Prefetto. {25 [55]}
1. I Patroni ed i Protettori hanno l’ importantissima carica di collocare a padrone i più poveri, ed abbandonati, e vegliare che gli apprendisti e gli artigiani che frequentano l’ Oratorio non siano con padroni presso di cui sia in pericolo la loro eterna salute.
2. È ufficio dei Patroni il ricondurre a casa quei giovani che ne fossero fuggiti, adoperandosi per collocare a padrone coloro che hanno bisogno d’ imparare qualche professione, o che sono privi di lavoro.
3. I Protettori saranno due, ed avranno cura di notare nome e cognome e dimora dei padroni, che abbisognano di apprendisti e di artigiani per mandare all’ uopo i loro protetti.
4. Il Protettore dà opera per assistere e correggere i suoi protetti, ma non si assume alcuna obbligazione pecuniaria, nemmeno presso i rispettivi padroni.
5. Nelle convenzioni coi padroni abbiasi per prima condizione, che lascino l’ allievo in libertà per santificare il giorno festivo. {26 [56]}
6. Accortisi che qualche allievo è collocato in luogo pericoloso lo assista affinchè non commetta disordini, avvisi il padrone, se parrà conveniente, e intanto s’ adoperi per cercare miglior partito al suo protetto. {27 [57]}
1. Le cariche di quest’ Oratorio, essendo tutte esercitate a titolo di carità, deve ciascuno adempirle con zelo, come omaggio che presta alla Divina Maestà, perciò debbono tutti incoraggirsi vicendevolmente a perseverare nelle rispettive cariche ed a compierne gli annessi doveri.
2. Esortino all’ assiduità quei giovani, che già frequentano l’ Oratorio, e nel corso della settimana invitino dei nuovi ad intervenire.
3. È una grande ventura l’ insegnare qualche verità della fede ad un ignorante, e l’ impedire anche un sol peccato.
4. Carità, pazienza vicendevole nel sopportare i difetti altrui, promuovere il buon nome dell’ Oratorio, degli impiegati, ed animare tutti alla benevolenza e confidenza col Rettore, sono cose a tutti caldamente raccomandate, e senza di esse non si riescirà {28 [58]} a mantener 1’ ordine, promuovere la gloria di Dio, ed il bene delle anime.
5. Avvi grande difficoltà a provvedere individui a coprire tanti uffizi, ed a tale scopo si possono riunire più uffizi nella stessa persona: p. e. l’ uffizio dei pacificatori, dei patroni, e degli assistenti, si possono riunire nella stessa persona.
6. Similmente l’ uffizio del Prefetto può costituire una carica sola con quella del Direttore spirituale. Il pacificatore, vegliatore, monitore, possono formare un uffizio solo. Così pure 1’ archivista, l’ assistente, il bibliotecario può affidarsi ad uno dei Sacrestani che ne abbia la capacità.
1. Lo scopo di quest’ Oratorio essendo di tener lontana la gioventù dall’ ozio, e dalle cattive compagnie particolarmente nei giorni festivi, tutti vi possono essere accolti senza eccezione di grado o di condizione.
2. Quelli però, che sono poveri, più abbandonati, e più ignoranti sono di preferenza accolti e coltivati, perchè hanno maggior bisogno di assistenza per tenersi nella via dell’ eterna salute. {29 [59]}
3. Si ricerca l’ età di otto anni, perciò sono esclusi i ragazzini, come quelli che cagionano disturbo, e sono incapaci di capire quello che ivi s’ insegna.
4. Non importa che siano difettosi della persona, purchè siano esenti da male attaccaticcio, o che possa cagionare grave schifo a' compagni; in questi casi un solo potrebbe allontanarne molti dall’ Oratorio.
5. Che siano occupati in qualche arte o mestiere, perchè l’ ozio e la disoccupazione, traggono a sè tutti i vizi, quindi inutile ogni religiosa istruzione. Chi fosse disoccupato e desiderasse darsi al lavoro può indirizzarsi ai protettori, e sarà da loro aiutato.
6. Entrando un giovane in quest’ Oratorio deve persuadersi che questo è luogo di religione, in cui si desidera di fare dei buoni cristiani ed onesti cittadini, perciò è rigorosamente proibito di bestemmiare, fare discorsi contrari ai buoni costumi, o contrari alla Religione. Chi commettesse tali mancanze sarà paternamente avvisato la prima volta; che se non si emenda si renderà consapevole il Direttore, il quale lo licenzierà dall’ Oratorio.
7. Anche i giovani discoli possono essere accolti, purchè non diano scandalo, e manifestino volontà di tener condotta migliore.
8. Non si paga cosa alcuna nè entrando {30 [60]} nè dimorando nell’ Oratorio. Chi volesse aggregarsi a qualche Società lucrosa, può ascriversi in quella di Mutuo Soccorso, le cui regole sono a parto.
9. Tutti sono liberi di frequentare quest’ Oratorio, ma tutti devono essere sottomessi agli ordini di ciascun incaricato; tener il debito contegno nella ricreazione, in Chiesa, e fuori dell’ Oratòrio.
1. La ricreazione è il miglior allettamento per la gioventù, e si desidera, che tutti ne possano partecipare, ma solo con quei giuochi, che tra di noi sono in uso.
2. Ognuno sia contento dei trastulli, che gli sono stati trasmessi, e si contenga nel sito assegnato a quel genere di giuochi.
3. Durante la ricreazione ed in ogni altro tempo è proibito di parlare di politica, introdurre giornali di qualsiasi genere; leggere o ritenere libri senza l’ approvazione del Direttore.
4. È proibito il giuocar danaro, commestibili od altri oggetti senza il particolar permesso del Prefetto; si hanno gravi motivi, {31 [61]} perchè quest’ articolo sia rigorosamente osservato.
5. Dato il caso, che durante la ricreazione entri nell’ Oratorio qualche persona, che paia di condizione distinta, ognuno deve darsi premura di salutarlo, scoprendosi il capo, lasciando libero il passo, e qualora anche sospendere il giuoco.
6. Generalmente è proibito il giuocare alle carte, ai tarocchi, alla palla, al pallone, lo sgridare smoderato, disturbare i giuochi altrui; lanciare sassi, palle di legno o di neve, il danneggiare le piante, le iscrizioni, le pitture; il guastare le mura, ed i mobili, far segni o figure con carbone o legno, o con altro capace a macchiare.
7. È poi in particolar maniera proibito il rissare, percuotere, ed anche mettere incivilmente le mani sopra i compagni; proferir parole sconce; usare modi che dimostrino disprezzo ai compagni. Siamo tutti figliuoli di Dio, e dobbiamo tutti amarci colla medesima carità come altrettanti fratelli.
8. Un quarto d’ ora prima che termini la ricreazione al tocco del campanello ognuno deve ultimare il giuoco e la partita, che ha tra mano, senza più ricominciare. Suonato poi la seconda volta ciascuno porti il trastullo ove l’ ha preso, e colà gli verrà rilasciato l’ oggetto dato in pegno. {32 [62]}
9. Niuno può andare a giuocare fuori del recinto coi trastulli dell’ Oratorio.
10. In tempo di ricreazione tutti devono usare il debito rispetto agli incaricati, e di mostrarsi sottomessi agli invigilatori.
1. Dato il segno di recarsi in Chiesa, ognuno vi si rechi prontamente con ordine, cogli abiti aggiustati, e quelli che sanno leggere non dimentichino il rispettivo libro.
2. Entrando in Chiesa ciascuno prenda l’ acqua benedetta, faccia il segno della santa Croce, vada a mettersi a suo posto per fare ginocchioni una breve preghiera, e pensi che trovasi nella casa di Dio che è il Padrone del cielo e della terra.
3. In Chiesa non dovrebbe essere necessario alcun assistente; il solo pensiero di trovarsi nella casa di Dio dovrebbe bastare ad impedire ogni divagazione. Ma siccome taluno può dimenticare se stesso, ed il luogo ove si trova, perciò ad ognuno si raccomanda di stare sottomesso agli ordini dell’ assistente, e dei pacificatori, nè alcuno cerchi di uscire senza gravi motivi.
4. Si raccomanda a tutti di non dormire, {33 [63]} non ciarlare, non ischerzare, o fare gridi che possono eccitare il riso o il disturbo. Le quali mancanze saranno immediatamente corrette, ed eziandio punite ad esempio del Divin Salvatore, che cacciò dal Tempio a sferzate quelli che vi negoziavano.
5. Quando taluno è avvisato di qualche difetto o a torto o a ragione, accolga in silenzio ed in buona parte l’ avviso, e se ha qualche motivo a produrre, ciò faccia dopo le Funzioni di Chiesa.
6. Al mattino niuno cerchi di uscire finchè non sia cantato: Lodato sempre sia il nome di Gesù e di Maria. Alla sera niuno si alzi da ginocchioni finchè il Sacramento non sia chiuso nel Tabernacolo.
7. Si raccomanda a tutti di faro quanto si può per non uscire di Chiesa in tempo di predica. Terminato le sacre Funzioni ciascuno senza far tumulto si porti a fare ricreazione oppure a casa.
1. Ricordatevi, o giovani, che la santificazione delle feste vi porta la benedizione del Signore su tutte le occupazioni della settimana; ma vi sono ancora altre cose che {34 [64]} dovete praticare, altre cose che dovete fuggire eziandio fuori dell’ Oratorio.
2. Procurate ogni giorno di non mai ommettere le preghiere del mattino e della sera, fare alcuni minuti di meditazione o almeno un po' di lettura spirituale, ascoltare la santa Messa, se le vostre occupazioni lo permettono. Non passate dinanzi a Chiesa, Croce, o Immagine divota senza scoprirvi il capo.
3. Evitate ogni discorso osceno, o contrario alla Religione, perchè s. Paolo ci dice che i cattivi discorsi sono la rovina dei buoni costumi.
4. Dovete tutti in ogni tempo tenervi lontani dai teatri diurni e notturni, fuggirete bettole, i caffè, i ridotti da giuoco, ed altri simili luoghi pericolosi.
5. Non coltivare l’ amicizia di coloro, che sono stati licenziati dall’ Oratorio, e che parlano male dei vostri Superiori, o che cercano di allontanarvi dai vostri doveri; fuggite specialmente quelli che vi dessero consiglio di rubare in casa vostra o altrove.
6. Finalmente è proibito il nuoto, ed il fermarsi a vedere a nuotare, come una delle più gravi trasgressioni delle regole dell’ Oratorio. {35 [65]}
1. Le pratiche religiose tra di noi sono: La Confessione e Comunione, e a tale fine ogni Domenica e festa di precetto si darà comodità a quelli che vogliono accostarsi a questi due augusti Sacramenti.
2. L’ Uffizio della B. Vergine, la santa Messa, la lezione di Storia Sacra od Ecclesiastica, il Catechismo, il Vespro, discorso morale, la Benedizione col Ss. Sacramento sono le Funzioni religiose dei giorni festivi.
3. Delle pratiche particolari cui sono annesse le sante Indulgenze si parlerà a suo luogo.
1. Ritenete, giovani miei, che i due sostegni più forti a reggervi e camminare per la strada del Cielo sono i Sacramenti della Confessione e Comunione. Perciò riguardate come gran nemico dell’ anima vostra chiunque cerca di allontanarvi da queste due pratiche di nostra santa Religione.
2. Fra di noi non vi è comando di accostarsi {36 [66]} a questi santi Sacramenti; e ciò per lasciare che ognuno vi si accosti liberamente per amore e non mai per timore. La qual cosa riusci molto vantaggiosa, mentre vediamo molti ad intervenirvi ogni quindici od otto giorni, ed alcuni in mezzo alle loro giornaliere occupazioni fanno esemplarmente la loro Comunione anche tutti i giorni. La Comunione solevasi fare quotidiana dai cristiani dei primi tempi; la Chiesa Cattolica nel Concilio Tridentino inculca che ogni cristiano quando va ad ascoltare la s. Messa faccia la santa Comunione.
3. Tuttavia io consiglio tutti i giovani dell’ Oratorio a fare quanto dice il Catechismo della Diocesi, cioè: è bene di confessarsi ogni quindici giorni od una volta al mese. S. Filippo Neri, quel grande amico della gioventù, consigliava i suoi figli spirituali a confessarsi ogni otto giorni, e comunicarsi anche più spesso secondo il consiglio del confessore.
4. Si raccomanda a tutti e specialmente ai più adulti di frequentare i santi Sacramenti nella Chiesa dell’ Oratorio per dar buon esempio ai compagni; perchè un giovane che si accosti alla Confessione e Comunione con vera divozione e raccoglimento fa talvolta maggior impressione sull’ anima altrui, che non farebbe una lunga predica.
5. I confessori ordinari sono il Direttore {37 [67]} dell’ Oratorio, il Direttore Spirituale, ed il Prefetto. Nelle Solennità s’ inviteranno anche altri confessori a pubblica comodità.
6. Sebbene non sia peccato il cangiare confessore, tuttavia vi consiglio di sceglievene uno stabile, perchè dell’ anima, avviene ciò che fa un giardiniere intornò ad una pianta, un medico intorno ad un ammalato. In caso poi di malattia il confessore ordinario conosce assai facilmente lo stato dell’ anima nostra.
7. Nel giorno che scegliete per accostarvi ai santi Sacramenti, giunti all’ Oratorio non trattenetevi in ricreazione pel cortile, ma andate tosto in cappella, preparatevi secondo le norme spiegate nelle sacre istruzioni, e come sono indicate nel Giovane Provveduto ed in altri libri di pietà. Se vi tocca aspettare, fatelo con pazienza ed in penitenza dei vostri peccati. Ma non fate mai risse per impedire che altri vi preceda, o per passare voi stessi davanti agli altri.
8. Il Confessore è l’ amico dell’ anima vostra, e perciò vi raccomando di avere in Lui piena confidenza. Dite pure al vostro confessore ogni secretezza del cuore, e siate persuasi, che Egli non può rivelare la minima cosa udita in confessione. Anzi non può nemmeno pensarvi sopra. Nelle cose di grave importanza, come sarebbe nell’ elezione del vostro stato, consultate sempre il {38 [68]} confessore. Il Signore dice che chi ascolta la voce del confessore ascolta Dio stesso. Qui vos audit me audit.
9. Finita la confessione ritiratevi in disparte, e col medesimo raccoglimento, fate il ringraziamento. Se avete il consenso del confessore preparatevi alla santa Comunione.
10. Dopo la Comunione trattenetevi almeno un quarto d’ ora a fare il ringraziamento; sarebbe una gravissima irriverenza se pochi minuti dopo aver ricevuto il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo uno uscisse di Chiesa o si mettesse a ridere ed a chiacchierare, sputare o guardare qua e là per la Chiesa.
11. Fate in maniera che da una confessione all’ altra riteniate a memoria gli avvisi dati dal confessore, procurando di metterli in pratica.
12. Un’ altra cosa riguarda la Comunione ed è: fatto il ringraziamento, dimandate sempre a Dio questa grazia, cioè di poter ricevere colle debite disposizioni il santo Viatico prima della vostra morte. {39 [69]}
1. La materia delle Prediche e delle Istruzioni morali deve essere scelta e adattata alla gioventù, e per quanto si può, essere mischiata di esempi, di similitudini, di apologhi.
2. Gli esempi si ricavino dalla Storia Sacra, dalla Storia Ecclesiastica, dai santi Padri, o da altri accreditati autori. Ma si fuggano i racconti che possono eccitare il ridicolo sulle verità della fede. Le similitudini poi piacciono assai, ma bisogna che siano di cose conosciute, o facili a conoscersi dagli uditori; che siano bene studiate, ed abbiano un’ applicazione chiara ed adattata agli individui.
3. Si badi che gli esempi devono solamente servire a confermare la verità della fede, le quali devono già essere provate prima. Le similitudini poi devono solamente servire di mezzo per dilucidare una verità provata o da provarsi. Le Prediche si facciano in lingua italiana, ma nel modo più semplice e popolare che sia possibile, e dove ne sia mestieri si usi anche il dialetto della provincia. Non importa che ci siano giovani, ed altri uditori, che comprendano l’ italiano {40 [70]} elegante; chi capisce un discorso elegante, capisce assai più il popolare, ed anche il piemontese[4].
4. Le Prediche non devono mai oltrepassare la mezz’ ora, perchè il nostro s. Francesco di Sales dice essere meglio che il predicatore lasci desiderio di essere udito e non mai noia. E la gioventù particolarmente ha bisogno, e desidera anche di ascoltare, ma sia usata grande industria perchè non resti mai nè oppressa nè annoiata.
5. Quelli che si degneranno di venire in quest’ Oratorio a spiegare la parola di Dio sono caldamente pregati di essere chiari e popolari quanto è possibile; facciano cioè in modo, che in qualsiasi punto del discorso gli uditori capiscano quale virtù sia inculcata, o quale vizio sia biasimato.
1. Non c’ è giorno di vacanza in quest’ Oratorio; le sacre Funzioni si fanno in tutti i giorni festivi. Ma poichè i Sommi Pontefici {41 [71]} hanno concesse molte Indulgenze per certe Solennità; così in esse si raccomanda particolare divozione e raccoglimento. Il regnante Pio IX concede Indulgenza Plenaria nelle seguenti Solennità:
I. S. Francesco di Sales Titolare dell’ Oratorio.
II. S. Luigi Gonzaga, nostro Patrono principale, e Titolare dell’ Oratorio di Porta Nuova.
III. Annunziazione di Maria Vergine.
IV. Assunzione di Maria Vergine.
V. Nascita di Maria.
VI. Rosario di Maria.
VII. Immacolata Concezione.
VIII. S. Angelo Custode.
2. È bene qui notare, che per lucrare la Plenaria Indulgenza è prescritto 1° La Sacramentale Confessione e Comunione. 2° Visitare questa Chiesa. 3° Far qualche preghiera secondo l’ intenzione del Sommo Pontefice.
3. Le feste di s. Francesco di Sales, e di s. Luigi Gonzaga, sono celebrate con par-ticolar pompa e solennità. Il Rettore, il Direttore Spirituale, il Prefetto prenderanno insieme i debiti concerti col Priore della Compagnia di s. Luigi per quanto occorrerà in quei giorni. {42 [72]}
1. Un’ importante pratica di pietà è la Comunione, che il Sommo Pontefice ha concesso di fare nella mezzanotte del Ss. Natale. Avvi facoltà di celebrare le tre Messe consecutive, di fare la s. Comunione colla Indulgenza Plenaria a chi s’ accosta alla confessione e comunione. Vi precede la Novena solenne colla Benedizione del Ss. Sacramento. In quella sera poi tutti possono liberamente cenare o fare la colazione, poscia prepararsi per la santa Comunione. La ragione si è, che bisogna essere digiuni dalla mezzanotte in giù, e tal Comunione si fa dopo mezzanotte.
2. Nei quattro ultimi giorni della Settimana Santa vi sono i Divini Uffizi, e si fa il santo Sepolcro. Al Giovedì poi alle cinque di sera, se il tempo non impedisce, andranno tutti processionalmente a visitare i santi Sepolcri. Dopo di che avrà luogo la solita funzione della lavanda dei piedi.
3. Si fanno pure esercizi particolari di pietà nel mese di maggio in onore di Maria Ss., e nell’ ultima settimana di questo mese avrà luogo un Ottavario, che servirà come di chiusa del mese. {43 [73]}
4. Nell’ ultima Domenica di ciascun mese si farà 1’ esercizio della buona morte che consiste in una accurata preparazione, per ben confessarsi e comunicarsi, e raggiustare le cose spirituali e temporali, come se ci trovassimo al fine di vita. Nella solennità delle Quarantore e per l’ esercizio della buona morte vi è l’ Indulgenza Plenaria.
5. Nella prima Domenica di ciascun mese si suol fare una processione in onore di san Luigi Gonzaga nel recinto dell’ Oratorio, e tutti quelli, che intervengono, guadagnano 300 giorni di Indulgenza concessa dal regnante Pio IX.
6. Vi è pure Indulgenza Plenaria all’ esercizio delle sei Domeniche di s. Luigi Gonzaga. Consiste questo esercizio nello scegliere le sei Domeniche precedenti alla festa del Santo, e fare in esse qualche pratica di divozione, come fu stampato in piccolo libretto ed anche nel Giovane Provveduto. Chi si confessa e si comunica in queste Domeniche può guadagnare l’ Indulgenza Plenaria in ciascuna di esse.
7. Per lucrare le sante Indulgenze è indispensabile lo stato di grazia, perchè non può ottenere la remissione della pena temporale chi meritasse la pena eterna.
8. Tutte le mentovate Indulgenze sono applicabili alle anime del Purgatorio. {44 [74]}
1. Il regnante Pio IX ha concesso l’ Indulgenza Plenaria pel giorno in cui uno si fa ascrivere alla compagnia di s. Luigi. Lo scopo che si propongono i soci si è di imitare questo Santo nelle virtù compatibili al proprio stato, ed avere la protezione di Lui in vita, e in punto di morte.
2. L’ approvazione dell’ Arcivescovo di Torino, e del regnante Pio IX devono animarci ad aggregarci a questa Compagnia.
3. A maggior tranquillità di tutti vuoisi notare, che le regole della Compagnia di s. Luigi non obbligano sotto pena di peccato nemmeno leggero; perciò chi trascura qualche regola della Compagnia si priva di un bene spirituale, ma non fa alcun peccato. La promessa che si fa all’ Altare di s. Luigi non è un voto; chi però non avesse volontà di mantenerla fa meglio a non iscriversi.
4. Questa compagnia è diretta da un Sacerdote col titolo di Direttore Spirituale, e da un Priore, il quale non deve essere Sacerdote.
5. Il Direttore Spirituale è nominato dal Superiore dell’ Oratorio. E suo uffizio di vegliare {45 [75]} che tutti i Confratelli osservino le regole; fa l’ accettazione di quelli, che gli paiono degni; tiene il catalogo de' vivi e dei defunti; è visitatore degli ammalati della Società di Mutuo Soccorso. Il tempo della sua carica non è limitato.
6. Il Priore si elegge a pluralità di voti da tutti i confratelli della Compagnia insieme radunati. La sua carica dura un anno e può essere rieletto. Il tempo stabilito per la elezione del Priore è la sera del giorno di Pasqua.
7. La carica del Priore non porta alcuna obbligazione pecuniaria. Se fa qualche oblazione in occasione della festa di s. Luigi, di s. Francesco di Sales, od in altre circostanze, è a titolo di limosina. E pure uffizio suo di vegliare nel coro, e procurare che il canto sia ben regolato, e che le Solennità si facciano con decoro.
8. Al priore è raccomandata la parte disciplinare delle regole dell’ Oratorio, ed è coadiuvato dal vice-Priore, che è pure eletto a pluralità di voti la Domenica in Albis. {46 [76]}
1. Le scuole dell’ Oratorio comprendono l’ intero corso elementare annuale, le scuole serali dal principio di novembre alla Pasqua o le autunnali.
Le materie sono quelle prescritte dai programmi governativi.
2. Tutti possono prendere parte a questo scuole, eccetto quelli, che non hanno compiuta l’ età di 6 anni o sono infetti da male contagioso a norma del regolamento dell’ Oratorio festivo (parte seconda, cap. I, art. 4).
3. Nell’ atto di accettazione debbono indicare il nome, cognome, paternità, luogo di nascita, età e domicilio, se sono promossi alla comunione e quante volte, se cresimati.
Tutti gli scolari sono strettamente obbligati {47 [77]} a frequentare le funzioni dell’ Oratorio festivo.
4. La scuola è gratuita, ma ciascuno è tenuto a provvedersi libri, quaderni e quanto occorre per la scuola, e chi per estrema povertà non potesse provvedersi del necessario ne potrà far domanda al Direttore, che non rifiuterà di aiutarlo quando, verificatosi il bisogno, vi sia buona condotta da parte dell’ allievo.
5. Sebbene queste scuole sieno aperte a tutti, tuttavia nei casi di ristrettezza di posto, si preferiscono i più poveri ed abbandonati, e quelli che già frequentano l’ Oratòrio nei giorni festivi.
1. Ogni allievo deve portare rispetto ai superiori ed ai maestri; e chi non potesse più frequentare la scuola ne renda avvisato il Direttore o il proprio maestro.
2. Al cominciar dell’ anno si darà a ciascuno un libretto sopra cui sarà segnato l’ intervento alle funzioni dell’ Oratorio festivo. Si abbia cura di farlo bollare mattino e sera d’ ogni Domenica, e ogni Lunedi mattino lo porti con sè a fine di poterlo presentare al Superiore, nel caso che ne faccia richiesta.
3. I genitori devono aver cura di mandarli puliti nella persona e negli abiti, e {48 [78]} venire di tanto in tanto a prendere informazioni della condotta dell’ allievo.
4. E proibito rigorosamente a tutti gli allievi 1° di far commissioni per gli interni; 2°d’ introdurre libri,giornali, scritti o stampe di qualsiasi genere, senza che siano prima veduti,dal Direttore dell’ Oratorio.
5. È rigorosamente proibito di gettare pietre, far risse o schiamazzi nel venire a scuola o nell’ uscita.
1. E strettissimo dovere del portinaio trovarsi per tempo in portieria, ricevere urbanamente i giovani e chiunque si presenta.
2. Venendo qualche giovane nuovo lo accolga amorevolmente, lo informi dell’ andamento dell’ Oratorio, lo indirizzi al Direttore od a chi ne fa le veci, perchè sia iscritto sul registro degli allievi, e gli si assegni una classe.
3. E rigorosamente proibito di lasciar passare persone forestiere collo scopo di penetrare nello Istituto. In tali casi devonsi indirizzare al portinaio della casa ovvero dell’ ospizio.
4. I genitori dei giovani venendo a domandar {49 [79]} informazioni dei loro figli, se sono donne si facciano fermare in fondo al cortile.
5. Deve impedire le comunicazioni delle persone interne colle esterne, le commissioni, le compere, le vendite di qualsiasi genere di cose.
6. I giovani, entrati nel cortile, non debbono più uscire, e quando occorresse qualche ragionevole motivo ne ottengano il permesso dal Superiore, o almeno dal rispettivo maestro.
7. E proibito severamente lasciar uscire alcuno degli interni per la porta degli esterni.
8. Il portinaio deve vegliare che nessuno introduca nel cortile libri, giornali, fogli di qualsiasi genere, se prima non sieno veduti dal Direttore. Rinnovi costantemente la proibizione di fumare o masticar tabacco nei cortili o in altri siti dell’ Oratorio.
1. Le scuole commerciali e di musica sono gratuite; ma chi desidera frequentarle è obbligato d’ intervenire alle pratiche di pietà dell’ Oratorio festivo; gli allievi devono aver compiuti gli anni 9 di età. Per la scuola {50 [80]} di canto bisogna almeno essere in grado di leggere il latino e l’ italiano.
2. Nell’ atto di accettazione devesi indicare nome, cognome, paternità, luogo di nascita, professione, età e domicilio, se sono promossi alla comunione e quante volte, se cresimati.
3. Da ogni allievo musico si esige formale promessa di non andare a cantare nè a suonare nei pubblici teatri, nè in altri trattenimenti in cui possa essere compromessa la Religione od il buon costume.
4. In principio della scuola si reciterà l’ Actiones nostras ecc., coll‘ Ave Maria. Finita la scuola si dirà l’ Agimus coll’ Ave Maria e la giaculatoria: Maria Auxilium ecc. quindi ciascuno si ritirerà a casa sua.
5. Chi dovesse per qualunque motivo esentarsi dalla scuola ne darà avviso al maestro od al Direttore.
6. In fin dell’ anno sarà fatta pubblica distribuzione di premi a quelli che si sono segnalati nella condotta morale e nel profitto scolastico.
1. Il maestro procuri di trovarsi puntuale in classe per impedire che succedano disordini prima e dopo la scuola. {51 [81]}
2. Procari di andar preparato sulla materia della lezione; ciò servirà molto per far comprendere le difficoltà dei temi, e tornerà di minor fatica allo stesso maestro.
3. Niuna parzialità, niuna animosità; avvisi e biasimi se ne è caso, ma perdoni facilmente.
4. I più idioti della classe sieno oggetto delle sue sollecitudini; incoraggi, ma non avvilisca mai.
5. Interroghi tutti senza distinzione e con frequenza, e dimostri grande stima ed affezione per tuttti i suoi allievi.
6. I castighi sieno inflitti nella scuola; nè per castigo allontanisi mai alcuno dalla classe. Ma si ritenga che è rigorosamente proibito di dare schiaffi, battiture o percuotere come che sia gli allievi. Presentandosi casi gravi mandi a chiamare il Direttore, o faccia condurre il colpevole presso di lui.
7. Dovendo prendere deliberazione di grave importanza intorno a qualche allievo, ne parli prima col Direttore.
8. Raccomandi nettezza nei quaderni, regolarità e perfezione nella calligrafìa; pulitezza nei libri e sulle pagine, che si devono presentare al maestro.
9. Almeno una volta al mese dia un lavoro di prova, e dopo d’ averlo corretto, ne dia le pagine al Direttore.
10. Tenga la decuria in modo da poterla {52 [82]} presentare ogni giorno a chi ne facesse domanda, e nel caso che qualche persona autorevole visitasse le scuole.
11. Vegli sopra le letture di cattivi libri, raccomandi e nomini gli autori che si possono leggere e ritenere senza che la religione e la moralità sieno compromesse.
12. Dai classici sacri e profani avrà cura di trarre le conseguenze morali, quando l’ opportunità della materia ne porga occasione, ma senza ricercatezza.
13. Sono proibite ai maestri le visite ai parenti dei giovani.
14. Venendo qualche parente a domandar informazioni di un allievo, dia soddisfazione, ma ciò si faccia in cortile o nel parlatorio, e non nella scuola (1).
1. Nei nove giorni che precedono la festa si canterà in Chiesa l’ Iste confessor... o l’ Infensus hostis etc., con qualche preghiera ed un sermoncino, o almeno un po' di lettura della vita del Santo, o sopra qualche verità della fede.
2. Nelle Funzioni del mattino e della sera precedente si esortino i giovani ad accostarsi {53 [83]} ai SS. Sacramenti della confessione e comunione.
3. In questo tempo si provvedano i cantori, sieno insegnate le cerimonie al piccolo clero, e le cose che concernano alle sacre Funzioni; nè si ommetta di avvisare i giovani, che accostandosi ai SS. Sacramenti in questi giorni, possono lucrare l’ Indulgenza Plenaria.
1. Nella Domenica di Sessagesima si avvertano i giovani che, la Domenica seguente, essendo l’ ultima di carnovale, si farà qualche cosa di particolare in giuochi od altri trattenimenti.
2. Si avvisi che 1’ Oratorio sarà aperto anche il lunedì e martedì ultimi di carnovale. In quei tre giorni, o almeno nella domenica e martedì dopo mezzogiorno, dopo la ricreazione, si canteranno i Vespri, cui seguirà l’ istruzione in forma di dialogo; e la Benedizione col Ss. Sacramento.
1. Fin dai primi giorni della Quaresima si osservi se, fra quelli che frequentano l’ Oratorio, ve ne siano da cresimare. Nel caso affermativo si dividano in due o tre {54 [84]} classi i cresimandi e si facciano loro istruzioni a parte sul modo di ricevere questo Sacramento. Non più tardi della metà della Quaresima debbono essere cresimati perchè vi sia tempo a prepararli per la Pasqua.
2. I giovani siano classificati secondo la loro età, e la scienza, e gli allievi non sieno più di dieci circa.
3. Il Catechista tenga nota esatta de' suoi alunni, ed ogni giorno dia il voto di condotta e di profitto.
4. Prima che sia finita la Quaresima procuri che gli allievi sieno sufficientemente istruiti nei Misteri principali e specialmente sulla confessione e comunione.
5. Nella settimana di Passione esamini i suoi allievi, e li promuova se sono idonei, e ne dia il voto al Direttore che lo metterà in registro a parte.
6. Quando in classe si avesse qualcuno già adulto, ma ignorante di religione, lo deve consegnare al Direttore, perchè possa fargli dare un’ istruzione adattata.
7. Il giovedì, che separa la Quaresima per metà, non si fa il Catechismo nè mattino nè sera, e ciò per evitare certi scherzi che spesso sono cagione di risse e di scandalo.
8. Al sabato sera si fa pure la dottrina, ma si lascia comodità di confessarsi a quelli, che lo desiderano. Si abbia massima cura, {55 [85]} che i Catechizzandi nel corso della Quaresima si confessino almeno una volta ed anche di più, e ciò per evitare inconvenienti che sogliono accadere quando si accostano per la confessione Pasquale. Sul fine della settimana di Passione si darà avviso che nella seguente settimana comincieranno i santi Spirituali Esercizi.
1. Gli esercizi comincieranno in quel giorno ed ora della Settimana Santa, che il Direttore giudicherà di maggior comodità a' suoi giovanetti.
2. In ciascun giorno vi sarà il numero di prediche compatibile alla condizione ed occupazione degli allievi.
3. Il lunedì mattino dopo la Domenica delle Palme vi saranno le confessioni dei più piccoli non ancora promossi alla Santa Comunione.
4. Il Martedì Santo degli scolari promossi alla santa Comunione[5].
5. La Domenica della Risurrezione è destinata alla Pasqua degli artigiani. {56 [86]}
1. Nelle sette Domeniche precedenti alla festa di s. Giuseppe e nelle sei precedenti la festa di 5. Luigi Gonzaga avvi Indulgenza Plenaria per chi si accosta al santo Sacramento della confessione e comunione; perciò se ne dà avviso per tempo, e si indirizzano ai giovani speciali parole d’ incoraggiamento.
1. Due volte all’ anno conviene ordinare le classi; dopo Pasqua, perchè allora arrivano molti giovanetti forestieri, e d’ altra parte bisogna dare un nuovo posto a coloro, che furono poco prima promossi alla santa Comunione.
La seconda volta si fa sul principio delle scuole autunnali pel gran numero di giovani, che sogliono frequentare 1’ Oratorio. Allora è bene di fare due categorie, cioè: Artigiani e Studenti.
1. Si è stabilito, che le lotterie si facciano ogni trimestre, cioè: a s. Francesco di Sales, la festa di Maria Ss. Ausiliatrice, a s. Luigi Gonzaga, alla festa di tutti i Santi.
2. Chi guadagna avrà un premio corrispondente {57 [87]} alla frequenza ed alla morale sua condotta.
3. Gli oggetti di lotteria saranno libri di divozione, o di amene letture, quadretti, crocifissi, medaglie, giuocattoli di diverso genere, ed anche pei più esemplari qualche paio di scarpe o qualche taglio di vestiario.
4. Nella Domenica in Albis si fa solenne distribuzione di premi a quelli che colla loro frequenza e colla loro buona condotta si sono segnalati nell’ intervenire al Catechismo in tempo della Quaresima.
5. Nella seconda Domenica dopo Pasqua si fa la lotteria per quelli che hanno frequentato l’ Oratorio festivo.
6. I pacificatori stanno nel cortile vicino alla lotteria per quietare quelli che cagionassero qualche disturbo.
1. Al Bibliotecario verrà aflìdata una piccola scelta di libri utili ed ameni da distribuirsi ai giovani, che desiderano, e che fanno sperare di fare qualche profitto.
2. Noterà sopra un registro nome e cognome di quelli cui impresta il libro, avvisandoli, che allo scadere del mese procurino di riportare il libro somministrato.
3. Terrà pure conto dei libri che entrano ed escono dalla Biblioteca per poterne dar conto a chi di ragione. {58 [88]}
4. Gli addetti alla Biblioteca saranno due, cioè: il Bibliotecario, che distribuisce i libri, e l’ Assistente generale, che ne dà il permesso, e prende nota del nome, e dimora dell’ allievo, e del titolo del medesimo libro.
5. L’ uffizio di Bibliotecario, e di Assistente si possono riunire nella stessa persona, come pure si possono a vicenda supplire, in assenza dell’ uno o dell’ altro.
6. Si raccomanda a tutti di non perdere libri, guastarli, o scrivervi sopra il proprio nome, e di restituirli entro un mese.
FINE.
Visto, nulla Osta alla Stampa. Torino, 2 Novembre 1877. {59 [89]} {60 [90]}
Parte prima.
Scopo di quest’ opera |
pag 3 |
Capo I Del Direttore |
5 |
Capo II Del Prefetto |
6 |
Capo III Del Catechista o Diret Spirituale |
7 |
Capo IV Dell’ Assistente |
8 |
Capo V Dei Sacrestani |
9 |
Capo Avvisi per coloro che sono addetti alla Sacrestia |
11 |
Capo VI Del Monitore |
12 |
Capo VII Degli Invigilatori |
13 |
Capo VIII Dei Catechisti |
14 |
Capo IX Dell’ Archivista o Cancelliere |
19 |
Capo X Dei Pacificatori |
20 |
Capo XI Dei Cantori |
21 |
Capo XII Regolatori della ricreazione |
23 |
Capo XIII Dei Patroni e Protettori |
26 |
Parte seconda.
Capo I Incumbenze riguardanti a tutti gli impiegati di quest’ Oratorio |
28 |
Capo II Condizioni d’ accettazione |
29 |
Capo III Contegno in ricreazione |
31 |
Capo IV Contegno in Chiesa |
33 |
Capo V Contegno fuori dell’ Oratorio |
34 |
Capo VI Pratiche religiose |
36 |
Capo VII Confessione e Comunione |
ivi {61 [91]} |
Capo V Materia delle prediche e delle istruzioni |
pag.40 |
Capo IX Feste cui sono annesse le sante Indulgenze |
41 |
Capo X Pratiche particolari di Cristiana pietà |
43 |
Capo XI Compagnia di s Luigi |
45 |
Parte terza.
Capo I Classi e condizioni di accettazione |
47 |
Avvisi generali |
40 |
Capo II Del Portinaio |
49 |
Capo III Delle scuole serali di commercio e di musica |
50 |
Capo IV Dei Maestri |
51 |
Capo V Norme generali per la festa di san Luigi e di s Francesco di Sales |
53 |
Del fine del carnovale e principio della quaresima |
54 |
Del Catechismo della Quaresima e della Cresima |
ivi |
Degli Esercizi e della Basqua |
66 |
Delle sette Domeniche di s Giuseppe e delle sei Domeniche di s Luigi |
57 |
Classificazione dei giovani pèl Catechismo |
ivi |
Delle Lotterie |
ivi |
Del Bibliotecario |
58 {62 [92]} |
Torino, 1877 Tipografia Salesiana {63 [93]} {64 [94]} {65 [95]} {66 [96]}
[1] In que' luoghi, ne' quali si possono avere i Catechisti dal principio fino al termine della funzione, potrà bastare il solo assistente coadiuvato dai detti Catechisti delle singole classi.
[2] Dove non si possa cantare il mattutino si canterà almeno alla sera il Vespro della B. V. oppure la sola Ave Maris Stella col Magnificat, e 1 Oremus ecc.
[3] Il capo Corista procuri che i salmi, ed inni siano cantati alternativamente prima dal coro e poi dalla chiesa.
[4] Nei primi tempi dell’ Oratorio dal 1840 al 1850 si faceva uso del solo dialetto piemontese; ma di poi venendo giovanetti da ogni parte d’ I-talia, e di tutte le nazioni, si adottò la lingua italiana, come quella usata in tutta la penisola.
[5] Dove sono molti quelli che fanno la prima Comunione, è bene che la facciano in un giorno distinto, da sè soli a scelta del Direttore.