TORINO
TIP. DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES
1870 {2 [253]}
INDEX
Maria aiuto dei cristiani nei bisogni della vita.
Onorare Maria nelle solennità e nei giorni a Lei consacrati.
Promuovere la santificazione delle feste, la fuga delle bestemmie e dei cattivi discorsi.
Pretesti opposti alla Comunione frequente e vantaggi della medesima.
Consolazioni del divoto di Maria in punto di morte.
Atto di consacrazione a Maria.
Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice.
Vantaggi spirituali degli associati.
Oltre le operette pubblicate intorno al culto e maraviglie di Maria invocata col titolo di Aiuto dei cristiani era da molti richiesta una novena, la quale mentre spiegasse lo scopo di questa divozione potesse servire di guida a celebrare divotamente la solennità instituita ad onore di questa augusta Regina del cielo. Per appagare questi pii desiderii ho procurato qui di esporre in nove considerazioni una novena, la quale mentre può servire di preparazione alla festa di Maria aiuto dei cristiani, può egualmente giovare a {3 [255]} chi nel corso dell'anno bramasse consacrar nove giorni a questa comune Benefattrice del genere umano.
Siccome l'associazione dei divoti di Maria ausiliatrice ha per iscopo di procurare a'suoi soci la speciale protezione di Maria in punto di morte, mercè la divozione verso a Gesù sacramentato e verso alla sua Madre immacolata, così ebbesi cura di trattar gli argomenti e raccogliere quei pii pensieri che a ciò sembrarono più opportuni.
In quanto poi agli esempi aggiunti a ciascuna considerazione ho giudicato di tacere i nomi delle persone cui si riferiscono, per loro evitare interrogazioni da parte di qualche indiscreto lettore. Ma si citano le fonti da cui sono ricavati, e se ne conserva autentica relazione manoscritta {4 [256]} per chiunque desiderasse vie meglio appagare la sua divozione.
In fine poi vi è un'appendice intorno agli statuti della pia associazione dei divoti di Maria, che il sommo Pontefice degnavasi di erigere in arciconfraternita con Breve del 5 Aprile 1870.
Maria ausiliatrice che in questi tempi si manifesta in tanti modi larga benefattrice della povera umanità, aiuti me, e aiuti anche te, o cristiano lettore, affinchè possiamo vivere e morire nella grazia del Signore, ed essere tutti un giorno degni di cantar le sue lodi eternamente in cielo. Così sia. {5 [257]}
Per ubbidire ai decreti di Urbano VIII mi protesto, che a quanto si dirà nel libro di miracoli, rivelazioni, o di altri fatti, non intendo di attribuire altra autorità, che umana; e dando ad alcuno titolo di Santo o Beato, non intendo darlo se non secondo l'opinione; eccettuate quelle cose e persone, che sono state già approvate dalla S. Sede Apostolica. {6 [258]}
Prima di fare la lettura ogni giorno si dirà:
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.
R. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
V. Maria, auxilium christianorum.
R. Ora pro nobis[1].
1. Una buona madre è sempre un vero tesoro ed un gran conforto per la sua famiglia. Così Maria madre nostra pietosa sarà certamente sorgente di grazie e di benedizioni alle famiglie dei cristiani sparsi per tutto il mondo. Noi viviamo come in mare burrascoso, come in esigilo, come in {7 [259]} valle di lagrime. Or bene Maria è la stella del mare, il conforto del nostro esiglio, la luce che ci rischiara, la via del cielo, è insomma la vita, la dolcezza, la speranza nostra: vita, dulcedo, et spes nostra. Ella a noi si mostra tale coll'ottenerci continui aiuti spirituali e temporali. Maria, dice s. Girolamo, ha un cuor sì pietoso e tenero verso gli uomini, che non è stata mai persona, la quale talmente si affliggesse delle proprie pene, quanto Maria delle pene altrui[2]. Perciò non si tosto scorge un bisogno, che subito ci porta soccorso. Così Maria appena conobbe dall'Arcangelo che la famiglia di Zaccaria e specialmente Elisabetta aveva bisogno di aiuto, in tutta fretta a lei si portò, facendo per aspre montagne un viaggio di circa settanta miglia: abiit in montana cum festinatione[3]. Giunta poi in quella casa avventurata Maria per tre mesi la servi quale umile ancella, nè più l'abbandono {8 [260]} finchè più non ebbe bisogno del suo servizio. - Lo stesso ella fece in Cana di Galilea. Trovavasi Maria a nozze invitata con Gesù e altri insigni personaggi, quando in sul più buono del pranzo viene a mancare il vino. Maria coll'occhio suo materno si avvede che gli sposi sono in pena, e si coprono ormai di vergogna. A quella vista Maria si commove e senza punto esserne pregata pensa a portar loro soccorso. Si assunse tosto, come riflette s. Bernardino da Siena, l'uffizio di pia ausiliatrice: officium piae auxiliatricis assumsit non rogata[4]. Figlio, dice sotto voce a Gesù, non hanno vino. Maria pronunzia queste parole con tale espressione da far conoscere che desidera un miracolo in favore di quei suoi divoti, e l'ottiene, e li consola[5].
2. Questa tenera sollecitudine Maria non scemò dacchè fu dagli angeli assunta in cielo; anzi viepiù l'accrebbe. - Oh! si tuttora Ella si ricorda che in {9 [261]} sul monte Calvario Gesù la fece nostra madre. Mulier, ecce Filius tuus, e poi al prediletto discepolo: Ecce mater tua[6]. In quel momento Gesù le toccò sifattamente il cuore, e di tanta tenerezza per noi glielo riempì, che immaginar non si può da mente umana. Mettiamo pure insieme l'amore che le madri tutte portano ai loro bambini; ma la pienezza di affetto di tutte queste madri non varrà giammai ad eguagliare l'amore che Maria sola porta a ciascuno di noi. O caro pensiero, o dolce conforto! possedere in cielo una Madre così tenera ed amorevole!
Questa è la ragione, o divoto cristiano, per cui non si legge che nel corso di tanti secoli Maria non sia sempre venuta in aiuto ai cristiani in qualsiasi loro bisogno. Oh! no, esclamano ad una voce sant'Agostino e s. Bernardo, nel mondo non si udì giammai che alcuno nelle sue necessità abbia con fiducia fatto ricorso a Maria, e sia stato da lei abbandonato[7]. {10 [262]} Svolgi pure le pagine dei libri santi e delle storie tutte, scorri per ogni parte il mondo cristiano, interroga i popoli, i regni, le città, i villaggi, le famiglie, e dimanda se mai tra di loro sia accaduto che Maria abbia mancato di correre in aiuto dei bisognosi suoi figli. Alla tua dimanda tutti con voce concorde risponderanno: no, giammai.
Per meglio persuaderli di questa verità entra, o lettor mio, in qualche Santuario dedicato a Maria, e tu non tarderai a convincerti, che essa è l'Aiuto dei Cristiani nei bisogni della vita. Mira appesi a quei sacrati muri i segni della bontà e potenza di Lei. Colà tu vedi un malato già spedito dai medici, ma che per Maria acquista invece la salute; qui uno dalle febbri, altro dal mal caduco, un terzo dalla cancrena liberato. Altri ancor ne osservi, i quali per sua intercessione scamparono dalle mani degli assassini, o dalle acque, o dagli incendi, o da una caduta, e via dicendo. All'uscire di colà tu non potrai a meno che esclamare: O Maria, quanto sei potente e quanto {11 [263]} sei buona, quanto mai è vero che tu porti aiuto a chi ti invoca nelle necessità della vita.
3. Se Maria viene in nostro aiuto nei bisogni temporali, con assai maggior premura ci soccorre nei bisogni spirituali. Sarebbe necessario scrivere grossi volumi per tutti enumerare i grandi benefizi che Maria fece ai suoi divoti. San Bernardo esprime questa verità dicendo: Iddio volle che ogni bene ci venisse per mezzo di Maria; totum nos habere voluit per Mariam; e s. Bernardino da Siena soggiunge: Tutte le grazie che noi riceviamo da Dio, si dispensano per mezzo di Maria, e si dispensano a chi vuole Maria, quando vuole, e come vuole Maria[8]. Ed oh! quante vergini devono il verginal candore alla protezione di Lei! quanti giovani la vittoria delle passioni! quanti padri, quante madri la salute eterna dei loro figliuoli! Si può dire che nella nuova legge non vi è santo, il quale non riconosca la sua {12 [264]} santità dall'intercessione di Maria. La storia ci dice che i più insigni di essi furono anche di Maria i più divoti.
Nè solamente Maria è l'aiuto dei cristiani in particolare, ma il sostegno della Chiesa universale. Per l'aiuto di Maria gli apostoli, i martiri, la primitiva Chiesa vinsero i persecutori; per l'aiuto di Lei fu debellata l'idolatria; per Lei il vessillo della Croce sventolò per tutto il mondo e trionfa[9]. Per Lei superati i barbari, per Lei confusi gli eretici, per Lei estirpate le eresie. Quindi con ragione s. Giovanni Grisostomo già chiamava Maria il decoro, la gloria, la fermezza della Chiesa: Ecclesiae nostrae decus, gloria et firmamentum[10]. Pertanto, o divoto lettore, diciamo con s. Bernardo: Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Maria non parta giammai dalla tua bocca; Maria non {13 [265]} mai si allontani dal tuo cuore. In periculis, in angustiis, Mariam cogita, Mariam invoca; non recedat ab ore, non recedat a corde[11].
Pratica. - Negli affanni e nelle pene invocherò sovente Maria.
La storia ci somministra molti esempi onde provare quanto sollecita sia Maria nel portar soccorso ai cristiani nei bisogni della vita. Valga per tutti la vittoria che Ella diede ai cristiani contro i Turchi. Questi nemici del nome cristiano, dopo molte vittorie, nella sola città di Nicosia fecero passare a fil di spada ventimila cristiani, altri scorticare, parecchi sbranar vivi. Non paghi di ciò, nè delle conquiste fatte, di sangue e di strage minacciarono tutta la cristianità. Chi oserà opporsi a quei formidabili nemici? Papa s. Pio V, che allora governava la Chiesa, cercò bensì di unire i principi cristiani in una santa lega; li invitò, li pregò a {14 [266]} prendere le armi contro il comun nemico, ma solo il re di Spagna Filippo II, e il duca di Savoia Emanuele Filiberto, e pochi altri italiani si commossero alla voce del Vicario di G. C. Allora il papa, scorgendo le forze dei cristiani troppo inferiori a quelle degli infedeli ed umanamente parlando essere impossibile una vittoria, ripone tutta sua fiducia in Maria. Ordina pertanto pubbliche e private preghiere per tutta la cristianità, ed egli stesso pieno di confidenza si abbandona nelle braccie di Lei. Comanda poscia ai generali dell'armata cristiana che rimandino dal loro esercito tutta la gente di mala vita, e che esigano dai rimanenti soldati una condotta irreprensibile, ed una tenera divozione a Maria. I combattenti si confessano, ricevono la santa Comunione, e dal Vicario di Cristo benedetti, e sotto la protezione della Regina del cielo si mettono in mare in cerca del nemico. Agli otto di ottobre le due flotte si incontrano vicino a Lepanto, citta della Grecia. Erano le quattro della sera. Col suono delle trombe si dà allora il segnale della battaglia, e i cristiani al grido di Viva Maria si scagliano contro gli infedeli. Già si era combattuto con grande accanimento un'ora intiera, e la vittoria pendeva tuttorà {15 [267]} indecisa, quand'ecco cade morto il capo dei Turchi. A questa notizia i barbari si perdono di coraggio, si confondono, e si danno alla fuga; le loro navi sono arrestate, affondate, o bruciate. La strage è generale, la sconfitta compiuta. In breve ora i Turchi perdono trentamila uomini, duecento ventiquattro navi, quattrocento ventisette cannoni. Queste perdite diedero il tracollo alla mussulmana possanza, la quale da quel giorno andò ognora scadendo, per giungere oggidì agli estremi. Ognuno riconobbe che una vittoria così portentosa era dovuta a Maria, la quale nel momento stesso che la faceva riportare, degnavasi eziandio di rivelarla in Roma al suo divotissimo Pio con una celeste visione. In segno di riconoscenza e di affetto Pio V decretava che fosse inserita nelle Litanie Lauretane la invocazione: Maria, auxilium Christiannorum, ora pro nobis. {16 [268]}
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, auxilium Christianorum.
R. Ora pro nobis.
1. Se vogliamo che Maria ci aiuti nei bisogni della vita, si richiede una sincera volontà, un vivo desiderio di contentarla e compiere tutto quello, che sappiamo tornarle gradito, onorandola specialmente nelle solennità e negli altri giorni a Lei consacrati. In questi giorni gli angeli e i santi del cielo esultano di gioia; moltiplicano le lodi alla loro Regina, e intorno al suo trono si stringono per ossequiarla e proclamare il suo potere e la sua gloria. Perciò nei giorni a Lei consacrati {17 [269]} procuriamo di mondare l'anima nostra da ogni macchia di peccato per mezzo di una buona confessione, accostandoci poscia alla santa comunione. È questo il modo più acconcio per compiacere a Maria, e celebrare le sue solennità. Non manchiamo di recarci ad ascoltare le sue lodi in qualche chiesa e non potendo, leggiamo almeno, e meditiamo qualche sua virtù, specialmente quei fatti e quei misteri, che vengono ricordati in quelle speciali solennità.
2. Ma a fine di renderci più gradevoli a Maria nei giorni dedicati alle sue glorie procuriamo, o divoto cristiano, di apparecchiarvici con una pia novena, o con un triduo almeno. Che fa un buon figliuolo allorchè sa che si avvicina la festa della sua genitrice? nei giorni che precedono egli va preparando il regalo da farle; pensa ai fiori coi quali formare un bel mazzetto degno della madre; si prepara una lettera oppure un sermoncino con cui possa meglio esprimere a suo tempo i figliali affetti del suo {18 [270]} cuore. Oltre a ciò egli in quei giorni si fa un grande impegno di compiere più esattamente tutti i suoi doveri; si guarda più che mai dal recarle fosse ben anche minimo dispiacere; si studia insomma di contentarla in ogni cosa. Così nei giorni che precedono le feste di Maria, siamo più esatti nell'adempimento dei nostri doveri, più pazienti, più caritatevoli. Al mattino, lungo il giorno, alla sera procuriamo di sollevare con calde giaculatorie la mente ed il cuore a Maria: cerchiamo di vivere in una stretta unione con Lei facendo ogni cosa per darle piacere. Questi atti di virtù sono come un vago mazzetto di fiori spirituali, da offrire a Maria nel dì della festa. Venite, o figli, ella va dicendo, fatemi ghirlande di fiori, circondatemi di frutti, perchè io languisco d'amore per voi: fulcite me floribus, stipate me malis, quia amore tangueo[12]. I più divoti sogliono fare tutti i giorni della novena una mortificazione {19 [271]} nel cibo o nella bevanda, oppure fare una limosina, od ascoltare una Messa, od anche accostarsi ogni giorno alla santa comunione. Se la novena o il triduo ha luogo in qualche Chiesa, si portano puntualmente alle funzioni che vi si fanno. Santa Geltrude nella festa dell'Assunzione vide Maria con sotto il manto un coro di bellissime giovanette; e intese che quel fortunato drappello era di quelle anime, che si erano divotamente apparecchiate a quella sacra solennità; e che perciò Maria d'allora in poi le guardava con occhio più benigno, e gli angeli le custodivano con maggior affetto.
3. Oltre agli ossequi che prestiamo a Maria nel corso dell'anno, nelle novene e nelle sue feste, la santa Chiesa ci esorta di consacrare al culto di Lei anche il sabato di ogni settimana. Perciò pratichiamo anche noi in quel giorno qualche atto di virtù e di pietà in onore di questa augusta Regina del cielo. S. Giovanni della Croce, s. Teresa, sant'Alfonso Maria {20 [272]} de'Liguori e molti altri solevano in quel giorno digiunare; e così sogliono fare ancora oggidì tanti buoni cristiani. Altri fanno una visita in chiesa, o recitano qualche preghiera in casa avanti ad una immagine di Maria; altri offrono tutte le azioni di quella giornata in onore di Lei.
Ma questo non ci basti, o fratello. Non lasciamo passare giorno senza onorare Maria. Salutiamola sovente con amorose giaculatorie. S. Bernardo, salutando un giorno con molto affetto la Vergine colle parole Ave Maria, udì rispondersi da Lei: Ave Bernarde. Studiamoci anche d'intervenire alle solenni processioni solite a farsi in onore di questa celeste Regina. Facciamoci ascrivere a qualche pia Confraternita, adempiendo poscia le pratiche di divozione in quella prescritte. Parla spesso di Lei coi giovani e cogli adulti, diffondi delle immagini, delle medaglie, dei libri che trattino delle sue grandezze, e facciano concepire per Lei tenera confidenza ed amore. Oh! allora Maria ci proteggerà da vera Madre {21 [273]} in questa vita, e ci preparerà in cielo un seggio distinto, perchè sta scritto: quelli che mi onorano avranno la vita eterna: qui elucidant me, vitam aeternam habebunt[13].
Pratica. - Propongo di fare ogni sabato qualche astinenza in onore di Maria.
Iddio, specialmente in questi ultimi tempi, si compiace di operare in sollievo degli afflitti le più grandi maraviglie ad intercessione di Maria Ausiliatrice. Nel corso di questa novena noi ne andremo narrando alcune a comune edificazione. Serva per ora il fatto seguente.
L'anno 1868 ai 10 di giugno verso il mezzogiorno giungeva in Torino alla chiesa di Maria Ausiliatrice un uomo di aspetto signorile. Disceso dalla carrozza che a precipitoso corso ve lo aveva portato, egli entra nel tempio, e dimanda di fare la sua confessione: di poi con esemplare raccoglimento si accosta alla santa Comunione. Fatto l'opportuno {22 [274]} ringraziamento, va in sagristia, fa un'offerta al direttore della chiesa, dicendo: Pregate per me, e raccontate per tutto il mondo le maraviglie del Signore mercè la intercessione della ss. Vergine. Interrogato chi fosse, e qual cosa ve lo avesse condotto, io, rispose, vengo da Faenza; aveva un bambino, unico oggetto delle mie speranze. Caduto ammalato a quattro anni di età, non mi si dava più speranza di vita, e lo piangeva inconsolabilmente come morto. Un amico per consolarmi mi suggerì di fare una novena a Maria aiuto dei Cristiani, con promessa di fare qualche oblazione per questa chiesa. Promisi tutto, e vi aggiunsi di venire personalmente a fare la mia offerta accostandomi qui ai ss. Sacramenti se otteneva la grazia. Iddio mi esaudì. Alla metà della novena mio figlio era fuori di pericolo, ed ora gode ottima salute. Egli non sarà più mio, ma lo chiamerò per sempre figlio di Maria. Ho camminato due giorni: avendo ora compiuto la mia obligazione riparto consolato, e benedirò sempre la Madre della Misericordia, Maria Ausiliatrice[14]. {23 [275]}
V. Deus, in adiutorium meum intende:
R. Domine, ad adiuvandam me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, auxilium Christianorum.
R. Ora pro nobis.
1. Tre gravi disordini penetrarono oggidì in mezzo ai cristiani; disordini, che mentre insultano la Maestà di Dio, e fanno strage delle anime, straziano il Cuore dolcissimo di Maria. Il primo di questi è la profanazione delle feste. Ormai siamo giunti al punto che in molte città e paesi non si fa più distinzione tra giorni di festa e di lavoro. Nei dì festivi si lavora in campagna, si lavora nelle officine, si lavora in pubblico, si lavora in privato. Sembra che i nemici {24 [276]} di Dio siansi uniti gridando: facciamo cessare in sulla terra i giorni di festa[15]. - Il secondo disordine è la bestemmia, che va terribilmente allargandosi. Pur troppo il demonio seppe far imparare da molti cristiani l'iniquo mestiere che egli esercita nell'inferno: maledire e bestemmiare. Quindi bestemmie di ogni genere corrono per la bocca di molti, dei grandi e dei piccoli, degli uomini e per sino delle donne. Si bestemmia Iddio e la sua Provvidenza, i suoi attributi, il ss. Sacramento, e quanto avvi di religioso e di santo. - Quasi poi questi due disordini non bastassero a desolare la terra, un terzo se ne aggiunge non meno alle anime funesto, voglio dire i discorsi irreligiosi e disonesti. Coi primi si attenta alla purità della fede, coi secondi alla purità dei costumi; coi primi si fa perdere la stima della Chiesa e dei suoi ministri; coi secondi si corrompono i costumi, le menti, e i cuori. Corrumpunt bonos {25 [277]} mores colloquia prava[16]. Per questi tre delitti l'inferno allargò, per così dire, vie più le sue fauci, perchè un numero sterminato di cristiani vi precipita ogni giorno infelicemente. Oh! tempi deplorabili! Ne ride l'inferno; ne piange il cielo.
2. Cristiano, se vogliamo fare un piacer grande a Maria, non solamente non dobbiamo macchiarci l'anima di alcuno di questi peccati, ma con tutto lo zelo dobbiamo procurare di estirparli dal mondo, o di diminuirli almeno. Questo procuriamo di ottenere e coll'esempio e colle parole da tutti quelli, coi quali avremo da trattare, e specialmente dai nostri dipendenti. Quindi in casa tua sii tu il primo a santificare i giorni festivi. Procura al sabato, e alla vigilia delle feste di compiere ogni lavoro pressante, affinchè all'indomani il demonio non ti faccia trovare qualche pretesto per lavorare, o far lavorare. Sappiano quei di tua famiglia che tale è il tuo volere; {26 [278]} lo sappiano i tuoi servi affinchè si sbrighino di ogni faccenda sino dal giorno antecedente. Ricordati, dice Iddio, di santificare il giorno festivo; nè fare in quel giorno alcuna opera servile: memento ut diem sabbati sanctifices, nec facies in eo omne opus[17]. Pertanto ricordiamoci che il giorno festivo è giorno del Signore, e che oltre all'astenerci dalle opere servili dobbiamo occuparlo in cose che tornino di onore e di gloria a Lui, e di vantaggio all'anima nostra. Se santificheremo debitamente la festa saremo benedetti. Iddio in più luoghi della sacra scrittura promette grandi prosperità ai fedeli osservatori delle feste[18]; per lo contrario le più gravi sventure devono aspettarsi i profanatori delle medesime. Nell'antica legge era loro minacciata la morte sotto colpi di pietra: qui polluerit illud morte morietur[19]. Il venerabile curato {27 [279]} d'Ars diceva con tutta ragione: Io conosco due mezzi per andare in rovina: rubare e profanar le feste.
3. Guardiamoci poi anche, o divoto lettore, dal profferire bestemmie di qualsiasi genere. La bestemmia è una solenne ingiustizia, ed una nera ingratitudine contro Dio: è un'azione da disperato. Sant'Agostino parlando di quelli che bestemmiano Gesù Cristo, dice che il loro peccato non è meno grande di quello de'Giudei che lo hanno messo in croce: non minus peccant qui blasphemant Christum regnantem in coelo, quam qui crucifixerunt ambulantem in terris[20]. Se mai tu fossi padre, madre, o godessi qualche altra superiorità, avvisa, castiga pur anche i colpevoli con pene proporzionate. Oh! no, non permettere giammai che taluno abbia l'ardimento di profanare la tua casa con questo peccato. Iddio nell'antica legge comandava che i bestemmiatori fossero condannati a morte e fatti morire {28 [280]} sotto un nembo di sassi: qui blasphemaverit nomen Domini, morte moriatur: lapidibus opprimet eum omnis multitudo[21]. Sebbene oggidì non sia più in vigore questa legge penale, tuttavia Iddio non manca talora di punire i profanatori del suo nome coi più terribili castighi. Spesse volte basta anche una sola bestemmia per far piombare sul capo la divina maledizione. Per la bestemmia nel campo di Sennacheribbo caddero in una sola notte 180 mila soldati. Faraone bestemmia gridando: non conosco il Signore, e vien sepolto nel mare col suo esercito. Giuliano apostata bestemmiando muore trafitto. Ario bestemmiatore della divinità di Gesù Cristo perisce in un cesso. Olimpio Ariano avendo pubblicamente bestemmiato contro la ss. Trinità, venne alla presenza di tanti che lo ascoltavano colpito ed incenerito da tre colpi di fulmine[22]. Sì, è difficile che la {29 [281]} bestemmia vada quaggiù impunita. Fuggiamola per carità. Ciò che ti raccomando in riguardo alle bestemmie, valga contro ai cattivi discorsi. Non lasciarti indurre giammai a parlar male della Religione, delle sue pratiche, e dei suoi ministri. Rispetta il papa e le sue decisioni; onora il vescovo, il paroco ed ogni sacra persona, e sta loro soggetto di mente e di cuore: obedite praepositis vestris, et subiacete eis, diceva s. Paolo[23]. Riguardo poi al buon costume, siano ognora le tue parole oneste, caste e pudiche. Sappi che ciò che non è lecito di fare, non è pur lecito di pensarlo, e tanto meno di dirlo in presenza altrui; anzi spesso anche di ciò che ti sarebbe lecito di fare, è delitto parlarne con altri. Se Dio farà giudizio rigoroso delle parole oziose e delle parole inutili, che cosa sarà delle cattive e scandalose? Talora basta una sola di queste parole per portare la rovina in un'anima, perchè, {30 [282]} come si disse, guastano i buoni costumi i discorsi cattivi: corrumpunt bonos mores colloquia prava. - Non dire: Se io parlo un poco liberamente, il fo con persone di giudizio, delle quali non vi ha da temere. Questo è un inganno. Per commettere un peccato mortale basta un pensiero cattivo acconsentito. Come puoi essere sicuro che colui, il quale ti ascolta, non cada vittima delle tue parole? E poi, sei cristiano, e tanto basta. Consacrata è la tua lingua dal corpo di Gesù Cristo, che tante volte ricevesti nella santa Comunione. Deh! non profanarla con discorsi di fango. San Paolo dice ai cristiani che certi vizi non devono neanche nominarsi tra di loro: impudicitia nec nominetur in vobis. Nemmeno tollerare giammai che irreligiosamente o sconciamente si parli in tua presenza, e quando ciò si facesse sappi mostrarti coraggioso, alzare la voce cogli inferiori, avvisare gli eguali, e colle persone a te superiori, qualora la prudenza consigliasse di tacere, tuttavia mostra {31 [283]} un'aria di disgusto da far conoscere che tu ti rifiuti dal prender parte a siffatte conversazioni. Oh! si, Maria ti aiuti a fuggire sempre i tre mali accennati, e ti conceda la grazia di diminuire a Lei ed al suo divin Figlio tante offese, e chiudere l'inferno a tante anime infelici!
Pratica. - Santificherò i giorni di festa e fuggirò le bestemmie e i discorsi cattivi.
Se Iddio prolegge e premia anche in questa vita i divoti di Maria, non lascia però di punire talvolta anche terribilmente quelli che la disonorano e la bestemmiano. Riferiamone alcuni fatti.
Nestorio eretico del quinto secolo bestemmia Maria dicendo che non è madre di Dio; ma egli non finisce in pace i suoi giorni. Assalito in breve da terribile malattia muore colla lingua imputridita, e corrosa dai vermi. Nell'ottavo secolo Costantino {32 [284]} Copronimo bestemmia ancor egli la Beatissima Vergine; ma Gesù Cristo non lascia impunito il bestemmiatore di sua Madre. Costantino è colto da vergognosa infermità; nel suo corpo si formano ulceri e pustole infuocate che gli fanno mandare alte grida, mentre un'ardentissima febbre lo divora. Infine tra i più orribili tormenti smaniando e gridando manda l'ultimo respiro. Il figlio segue le pedate del padre, e ai detti aggiunge i fatti. Egli un giorno fa strappare sacrilegamente le corone di gemme e di diamanti che in chiesa adornano il capo di Maria e le pone sopra la sua testa. Ma sull'istante la sua fronte è coperta da pestiferi carbonchi, che di quel giorno medesimo lo traggono a morte. Un cavaliere di Olanda deridendo la divozione dei cattolici verso la SS. Vergine disse un giorno: Se questa Madonna fa miracoli, perchè mai non rende la vista al mio cavallo cieco? Il bestemmiatore è esaudito: il cavallo acquista la vista; ma la perde sull'istante il cavaliere[24]. Più non la finirei se volessi continuare. Bastino questi pochi fatti per convincerci che Iddio vuole che noi rispettiamo ed onoriamo la sua Santissima Madre. {33 [285]}
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri et Filio etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1. Una delle più grandi misericordie di Gesù Cristo è il Sacramento della confessione. Guai per noi se Gesù avesse detto: «Io vi fo dono del battesimo, vi cancello il peccato originale ed attuale se lo avete, vi costituisco eredi del mio regno; ma pretendo che vi conserviate innocenti sino alla fine della vita. Se mai qualcuno avesse l'ardimento di macchiarsi di grave colpa, sappia che per lui non vi sarà più speranza di salute.» Gesù avrebbe potuto parlare così, e tuttavia grande sarebbe stata la sua misericordia per averci data la grazia del santo battesimo. Ma conoscendo la nostra debolezza e sapendo che dopo il battesimo molti avrebbero gravemente peccato, {34 [286]} stabilì un altro Sacramento, pel cui mezzo potessimo ricuperare la sua divina grazia, il diritto e la speranza del Paradiso. Diede pertanto ai suoi ministri la potestà di perdonare in suo nome i peccati: quorum remiseritis peccata remittuntur eis[25], e ordinò di perdonare non solamente sette volte, come gli domandava s. Pietro, ma fino a settanta volte sette: usque ad septuagies septies[26], cioè a dire tutte le volte che il peccatore pentito avesse confessate le sue colpe.
Per volere di Gesù Cristo la confessione è adunque il secondo mezzo di riconciliazione con Dio; è la seconda tavola dopo il naufragio. Chiunque dopo il battesimo ha commesso un peccato mortale non ha più altro scampo che il confessare, cioè dire con pentimento tutte le sue colpe ad un sacerdote approvato, e ricevere da lui l'assoluzione. In tutti i tempi la confessione segreta dei peccati fu praticata; in tutti i tempi essa fu giudicata necessaria {35 [287]} per ottenere il perdono da Dio. Nel quinto secolo della Chiesa s. Agostino esorta i fedeli a fare per tempo penitenza dei loro peccati, e ne dà la ragione colle seguenti parole: Perchè se alcuno viene all'estremo della vita non sa se potrà riceverla ancora, ed ignora se potrà ancora a Dio e al sacerdote confessare i suoi peccati[27]. - Nel terzo secolo s. Cipriano raccomanda parimente ai peccatori di confessare i propri delitti mentre sono in vita, mentre la loro confessione può essere ricevuta, mentre può ottenersi la penitenza e il perdono per mezzo dei sacerdoti[28]. Poco prima Origene paragonava il peccatore a colui che ha nello stomaco una forte indigestione, e dice che se non vuole essere soffocato deve mettere fuori il suo peccato confessandolo al medico spirituale, cioè al sacerdote[29]. - Per queste ragioni la Chiesa radunata nel concilio di Trento condannò come eretici quelli {36 [288]} che negano la divina istituzione, e la necessità della confessione[30]. Quindi ricchi e poveri, servi e padroni, re, monarchi, imperatori, sacerdoti, vescovi, i medesimi sommi pontefici, tutti devono piegare la fronte innanzi ad un sacerdote per ottenere il perdono delle colpe che avessero commesse dopo il battesimo.
2. La confessione non ha solo il vantaggio di ridonarci la grazia di Dio quando l'avessimo perduta, ma di accrescerla qualora vi ci accostassimo con soli peccati veniali. Essa ci arreca ancora altre utilità: impedisce che il vizio prenda radici nel nostro cuore; diminuisce i peccati, dandoci la forza di evitarne molti e gravi e leggeri; rende ognor più bella l'anima nostra agli occhi di Dio. Laonde s. Bernardo ci esorta con queste parole: Ama la confessione, se desideri comparir bello al divino cospetto: ama confessionem si affectas decorem[31]. Colla confessione ci ottiene ancora una perfetta pace di {37 [289]} soscienza. Per mezzo della confessione si ricevono dei saggi consigli da un fedele amico dell'anima, maggior fortezza nel combattere e debellare il demonio, maggior confidenza pel dì della morte, maggiori meriti pei cielo.
In vista di tanti spirituali vantaggi ogni cristiano deve darsi grande premura per accostarsi sovente a questo Sacramento, poichè per godere degli accennati beni non basta accostarvisi una sola volta all'anno, o di rado. Se uno si lavasse solamente una o due volte all'anno oh! quanto diverrebbe brutta e deforme la sua faccia! Se una sola o due volte all'anno egli pulisse i suoi abiti spanderebbe certamente una puzza orrenda. Non altrimenti accade all'anima di colui, il quale si accosti di rado alla confessione. Perciò, o lettor mio, procuriamo di accostarvici in tutte le solennità di nostro Signore, e della Beata Vergine, e meglio ancora ogni quindici giorni, od una volta al mese come raccomandano tutti i catechismi, oppure ogni otto giorni, secondo che consigliava {38 [290]} s. Filippo Neri. - Dirà taluno: Io vorrei confessarmi spesso, ma i miei affari me lo impediscono. Questa è una scusa vana; è un inganno del demonio. È scusa vana, perchè a fine di accostarti alla confessione tu potresti scegliere i giorni festivi, nei quali gli affari temporali devono necessariamente essere messi da parte. Ciò posto, è impossibile che un cristiano non possa di quando in quando trovare almeno un'ora nella festa per compiere un atto di sì grande vantaggio. È ancora un inganno del demonio, perchè il primo, il più importante, anzi l'unico affare è quello di salvarti. Oh! grida il Signore: che cosa giova all’uomo se guadagnasse ben anche tutto il mondo, se poi viene a perdere l'anima sua[32]?
3. Il demonio nemico di tutte le opere sante, quando non riesce ad allontanarci dalla confessione si adopera che ci accostiamo senza le dovute disposizioni, e così ne ricaviamo poco e nessun vantaggio. Perciò, o divoto {39 [291]} cristiano, metti in pratica i due seguenti avvisi, che io stimo della massima importanza.
1. In ogni tua confessione pensa che quella potrebbe essere l'ultima della vita. Credimi, o lettore, un gran numero di cristiani si confessano ma, siconfessano male. Santa Teresa a questo riguardo ebbe una terribile visione. Dio le fece vedere la moltitudine di anime che presentavansi al divin tribunale per essere giudicate, e vidi, essa dice, che quelle anime cadevano nell'inferno come d'inverno la neve cade sul dorso delle montagne. Spaventata ne dimandai la cagione; e Dio rispose che quelle se ne andavano alla perdizione non per essersi rifiutate di confessarsi, ma per essersi confessate male. Perciò confessati nel corso della vita come se fossi al punto di morte, cioè dolorosamente e sinceramente, procurando di mettere in pratica i proponimenti che fai nella tua confessione.
2. Nel fare l'esame dà sempre uno sguardo alla vita passata, e qualora {40 [292]} trovassi qualche imbroglio di coscienza o ti venisse qualche timore sulle confessioni già fatte, confidalo tosto al confessore. Non differire di volta in volta, perchè ti metteresti in pericolo di fare confessioni sacrileghe, o per lo meno con grave danno dell'anima tua.
Coraggio adunque, divoto di Maria, osserva quanto ti dissi, e quando ti accosti a questo Sacramento di misericordia, ricordati di pregar Maria che ti ottenga un vero dolore delle tue colpe, ed un fermo proponimento di fuggire sempre e dovunque il peccato e le occasioni di peccare. Così facendo tu ti renderai ognora più caro a questa Regina del cielo, e acquisterai in ogni tua confessione un accrescimento di grazia in terra, un aumento di gloria pel cielo.
Pratica. - Mi preparerò a fare una buona confessione in onore di Maria, e se il confessore ne vedesse il bisogno farò anche la confessione generale.
Maria Ausiliatrice fa sentir dapertutto i dolci effetti della sua potenza e del {41 [293]} suo materno amore. Il 26 Luglio dell'anno 1868 una persona scriveva dall'Austria la seguente relazione.
Pochi giorni or sono oppressa dallo spavento io invocava il soccorso di Maria Ausiliatrice a favore del mio genero, ed ora non so con quali espressioni poterla ringraziare. L'infermo dopo seria malattia era all'estremo della vita. Con somma esemplarità ricevette i santi Sacramenti e mostrava la rassegnazione e la fortezza del vero cristiano agonizzante. Ma io, mia figlia, e tutti quelli della famiglia eravamo atterriti al pensiero della perdita di lui. In questo terribile frangente incominciammo una novena in onore di Maria Ausiliatrice, unica nostra speranza. Al giorno 18 incominciammo la memorabile novena ed io misi al collo dell'infermo la prodigiosa medaglia di Maria Ausiliatrice. Maraviglia a dirsi! Il giorno stesso l'ammalato acquistò tanto aumento di forze con tale diminuzione di male, che i medici lo giudicarono fuori di pericolo. Oggi (26 luglio) il malato parla, ride, celia ed ha già potuto risforarsi con bibite e commestibili di varii generi. Sia adunque ora e sempre da tutti ed in ogni luogo benedetto, esaltato, invocato il nome di Maria Ausiliatrice. {42 [294]}
Al fatto surriferito aggiungiamo questo altro avvenuto in Huete nella Spagna il 29 maggio 1867. Una povera madre aveva un piccolo figliuolo di sette anni, il quale da tre mesi aveva perduto intieramente la vista in conseguenza del vaiolo. Tentate inutilmente tutte le prove, più nulla sperando dai rimedii umani, ella ripone tutta la sua fiducia nella protezione di Maria Ausiliatrice. Conducendo a mano il piccolo cieco ella si porta quel giorno in chiesa. Fatta ivi la sua confessione, si prostra piangendo ai piedi dell'immagine di Maria, e dice al fanciullo: «Figlio, raccomandati alla Madonna del soccorso, e digli che ti guarisca e li renda la vista.»
Il fanciullino obbediente all'invito della madre si diede a pregare con queste parole: Vergine Ausiliatrice, guariscimi i miei occhietti.» Appena ebbe proferite queste parole gridò «Mamma, mamma, io veggo l'immagine della santa Vergine: oh! come è bella; io veggo anche te, e vedo le mie manine. La grazia era fatta, la madre fuori di sè per la gioia prorompe in singulti, con lei tutte le persone l'accompagnano; e ad alta voce ringrazia la sua Liberatrice, e ne annunzia dapertutto la bontà e la potenza[33]. {43 [295]}
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1. Tenerissimo è l'amore che Gesù Cristo porta agli uomini.
In tutto il corso di sua vita mortale colle parole e coi fatti diede a conoscere come gli uomini siano la delizia del suo cuore: deliciae mene esse cum filiis hominum[34]. Malgrado tutto ciò che aveva già fatto, il suo cuore non era ancora appagato. Egli volle operare una maraviglia che si può chiamare il compendio di tutte le sue {44 [296]} maraviglie: memoriam fecit mirabilium suorum[35]. Nella sua infinita sapienza trovò il modo di stringersi con noi in una unione la più ineffabile, di venire dentro di noi col suo Corpo, Sangue, Anima, e Divinità, unire a sè il nostro corpo e l'anima nostra così strettamente da fare una cosa sola con Lui e quasi uno stesso corpo[36]. Egli trovò il mezzo di farsi mangiare da noi senza punto cessare di vivere glorioso ed immortale: Escam dedit timentibus se[37]. E come ciò? Coll'istituzione ammirabile della SS. Eucaristia.
2. Il nostro buon Gesù nell'ultima cena dopo di aver detto ai suoi Apostoli che col più vivo desiderio aveva desiderato quel momento[38]; dopo aver ricordalo le promesse già fatte di dar loro in cibo e bevanda la sua Carne e il suo Sangue[39], spiega {45 [297]} loro, come bene aveva trovato il modo di appagare i suoi desiderii. Prende pertanto in mano del pane, alza gli occhi al Cielo, lo benedice, lo rompe, e lo porge ai suoi discepoli pronunciando queste venerande parole: Ricevete e mangiate: Questo è il mio Corpo. A queste parole quel pane cessa di essere pane per dar luogo al Corpo reale di Gesù Cristo. Ad un prodigio si inaudito gli Angeli si guardano attoniti di maraviglia; gli Apostoli pieni di fede e commossi sino alle lacrime ubbidiscono all'invito del buon Maestro, prendono e mangiano quel cibo divino, si stringono più intimamente a Gesù, e godono per la prima volta una consolazione fino allora non ancora provata.
Gesù prende poscia il calice, vi mette del vino, lo benedice, e loro lo porge con queste parole: Prendete e bevetene tutti: Questo è il mio Sangue[40]. In quel momento il vino cessa di essere vino, e diventa Sangue preziosissimo {46 [298]} di Gesù Cristo. Ma Gesù non è ancor pago di aver fatto questo sì gran dono ai suoi Apostoli, e di essersi così strettamente con loro unito. Egli brama ancora di stringersi con tante anime che di secolo in secolo e in tutti i luoghi della terra avrebbero creduto in Lui, lo avrebbero amato teneramente. Perciò in quel momento istesso Egli costituisce sacerdoti i suoi Apostoli, dà loro la potestà di fare quello che ha fatto Egli medesimo, pronunziando sopra del pane e del vino le sue stesse parole. Loro comanda ancora che creino altri sacerdoti muniti dello stesso potere, e così gli uni agli altri si succedano sino alla fine del mondo, affinchè Egli dal loro ministero moltiplicato in tutti i tempi ed in tutti i luoghi possa unirsi con tutte le anime, e in esse trovare le sue delizie; hoc facite in meam commemorationem: fate questo in memoria di me. Oh! dono ineffabile! Ben con ragione il concilio di Trento disse che Gesù Cristo istituendo questo Sacramento ha, per così dire, {47 [299]} esaurite tutte le ricchezze del suo divino amore verso gli uomini: Sacramentum hoc instituit, in quo divitias divini sui erga homines amoris velut effudit[41]. Gesù dando tutto se stesso in nostro cibo, dice s. Agostino, ha dato tutto quello che dar poteva come onnipotente; tutto ciò che dar sapeva come sapientissimo; ha dato quanto possedeva come infinitamente ricco[42]. Ma perchè farci un dono si grande? Perchè l'amor di Gesù non conosce confini. Oh! amore incomprensibile! O buon Gesù, io Vi ammiro, Vi ringrazio, Vi adoro.
3. Ciò che spinse Gesù Cristo ad instituire questo divin sacramento fu il desiderio grande di unirsi strettamente con noi per arricchire di grazie e salvare le anime nostre. Egli per istimolarci a riceverlo di frequente nella santa comunione ci fece delle grandi promesse. Promise il paradiso a quelli che lo avessero ricevuto; promise {48 [300]} la vita eterna, una risurrezione gloriosa alla fine del mondo: Io sono il pane disceso dal cielo, diss'egli, chi mangia di mesto pane, che è la mia carne, vivrà in eterno, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno[43]. Ed affinchè niuno si rifiutasse di accostarsi a questa mensa celeste, Ei giunse a minacciar l'eterna morte a coloro che se ne fossero tenuti lontani: Amen, amen dico vobis, nisi manducaveritis Carnem Filii hominis et biberitis eius Sanguinem non habebitis vitam in vobis[44]. Deh! venite a me tutti, continua questo tenero Padre, venite a me voi tutti che siete stanchi ed oppressi, e io vi solleverà[45]. Venite voi giusti ed innocenti, e io vi darò la perseveranza; venite ancor voi, o peccatori, purchè siate pentiti dei vostri peccati, risoluti di non più commetterli, ed io parimenti vi accoglierò qual tenero padre; Venite ad me omnes, et ego reficiam vos. Poteva {49 [301]} egli dire di più per mostrarci il desiderio che ha di essere ricevuto nella santa Comunione? - Maria che conosce a fondo il cuore di Gesù brama ardentemente ancor essa di vedere i suoi divoti assisi sovente alla mensa degli angeli. Dopo l'Ascensione di Lui al cielo Ella ne diede il consiglio e l'esempio ai primi cristiani, i quali appunto camminando sulle sue tracce si accostavano ogni giorno alla santa Comunione; erant perseverantes in communicatione fractionis panis[46]. La Comunione frequente era il desiderio, il sostegno e la più dolce consolazione dei fedeli nel tempo delle sanguinose persecuzioni. In questa occasione la Chiesa permetteva loro eziandio di portarsi a casa in una preziosa scatoletta un'ostia consacrala, affinchè nel pericolo di essere colti dai carnefici e condotti al martirio, potessero comunicarsi di per se stessi. Tutti i santi hanno sempre raccomandata, e frequentata la santa Comunione. {50 [302]}
La santa Chiesa ha in ogni tempo stimolati i fedeli a comunicarsi frequentemente. Ecco le parole registrate nel concilio di Trento: «Sarebbe cosa sommamente desiderabile che ogni fedele cristiano si mantenesse in tale stato di coscienza da poter fare la santa comunione ogni volta che interviene alla santa Messa[47].» Finalmente il papa Clemente XIII per incoraggiare i cristiani ad accostarsi con frequenza alla confessione e comunione concede a tutti coloro, che hanno la lodevole consuetudine di confessarsi ogni settimana, l'indulgenza plenaria tutte le volte che fanno la santa Comunione.
Se dunque Gesù Cristo stabilì la Comunione per noi; se desidera ardentemente che lo andiamo a ricevere spesso; se i primi cristiani coll'esempio, se Maria col consiglio, se la Chiesa cattolica coll'autorità ci spronano alla Comunione frequente, vorremmo noi forse cercare pretesti per tenercene lontani? {51 [303]}
Pratica - Mi accosterò sovente alla santa Comunione, e specialmente nelle novene e feste di Maria.
Verso l'anno di Gesù Cristo cinquecento cinquantadue avvenne in Costantinopoli un fatto assai strepitoso riguardo alla Comunione. Solevasi in quella città cercare nelle scuole i fanciulli innocenti per far consumare da loro le sacre particole del Corpo di Gesù Cristo, quando ne avanzavano dalla Comunione dei fedeli. Un giorno fu introdotto per caso cogli altri il figlio di un vetraio ebreo. Interrogato dal padre perchè fosse ritornato a casa più tardi del solito, il fanciullo raccontò ingenuamente ciò che aveva fatto e mangiato insieme coi fanciulli cristiani. Per tale cosa divenuto furibondo il padre si avventa sul figlio, lo lega e senza far parola ad alcuno lo getta nella fornace in cui facevasi fondere il vetro. La madre ignara dell'avvenuto era inquieta ed afflitta di non vedere il caro figlio, e lo andava cercando per la città. Dopo tre giorni d'inutili ricerche {52 [304]} ella ritornava a casa piangendo e gridando disperatamente, quando nel passar vicino alla fornace ode il fanciullo a rispondere alle sue grida di mezzo alle fiamme. Fra il timore e la speranza corre tosto, rompe la porta, dimanda aiuto, e con immenso stupore di tutti viene tratto fuori sano e salvo il fortunato fanciullo. Interrogato come avesse potuto per tanto tempo rimanere illeso dalle fiamme egli rispose, che una donna vestita di porpora approssimavasi sovente a lui, portandogli acqua per estinguere il fuoco intorno a se, e ottimo cibo per saziare la fame. Questo prodigio commosse tutta la città. La madre e il figlio abbracciarono la religione cattolica, e il padre in pena del suo delitto, per ordine dell'imperatore Giustiniano, venne condannato a morte[48].
Se Maria (che senza dubbio era quella donna vestita di porpora) portò così straordinario aiuto ad un fanciullo, che senzi sapere ciò che facesse, aveva ricevuto la santa Comunione, quali grazie non farà a quei divoti, che frequentemente e colle dovute disposizioni si accostano a questo divin Sacramento? {53 [305]}
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri et Filio etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1. Il demonio coi suoi inganni, il mondo coi suoi pretesti sono quelli che allontanano i fedeli dalla frequente Comunione.
Taluno va dicendo: Per fare sovente la Comunione bisogna possedere la santità; io invece non la possedo.
Rispondo: Per fare sovente la Comunione bisogna possedere la santità; ma non già la santità perfetta che si trova nei santi più insigni, e nei martiri; ma quella che è alla portata di tutti i cristiani; quella santità che consiste nello stato di grazia di Dio, unita colla buona volontà di {54 [306]} fuggire il peccato, e servire Iddio. Questa santità Iddio richiede da tutti, ancorchè non frequentino la Comunione; e ove tu non la possedessi dovresti adoperarti per acquistarla. Che se già la possiedi, eccoti santo abbastanza per accostarti alla Comunione; anzi possedendo questa sufficiente santità tu devi spesso ricevere Gesù Cristo per viepiù rafforzarla ed accrescerla nell'anima tua. A questo riguardo, e a fine di evitare altri inganni, ricordati che la Comunione non fu solo stabilita da Gesù Cristo come ricompensa delle virtù acquistate, ma anche come mezzo per acquistarle.
Un altro dice: Io non oso andare alla Comunione senza prima confessarmi, e confessarmi ogni volta non ho tempo.
A costui si risponde: Non è necessario confessarsi ogni qual volta si vuol fare la Comunione. Non vi è che un solo caso, nel quale siavi obbligo di confessarci prima di ricevere l'Ostia Santa, ed è quando si ha la coscienza di aver commesso un peccato {55 [307]} mortale[49]. Ora le anime cristiane, che spesso si accostano ai SS. Sacramenti, o non cadono mai, o ben di rado in colpa grave. Pei peccati veniali poi la confessione non è neccessaria, e per cancellarli basta fare un atto di carità, o di contrizione, il segno di santa Croce coll'acqua santa, recitare il Pater noster, ascoltare divotamente la santa Messa e simili. Ed ancorchè tu avessi sulla coscienza qualche leggiero peccato non dovresti angustiarti, perchè la Chiesa ha dichiarato che la Comunione preserva dal peccato mortale, e cancella i peccati veniali: quo liberemur a culpis quotidianis, et a mortalibus praeservemur[50]. Tuttavia siccome dalla confessione ben fatta si ricevono altresì molte grazie ed aiuti, così sarà pur bene che noi vi ci accostiamo di quando in quando, come ogni otto o quindici giorni.
2. Un altro dirà: Non sento fervore; anzi sono senza divozione. {56 [308]}
Si risponde: Per fare bene e con frutto la Comunione anche frequente non è punto necessario sentir fervore; anzi le comunioni fatte nelle aridità, ma per piacere a Dio, sono le più meritorie. Molti santi, come s. Vincenzo de'Paoli e s. Teresa, furono soggetti alla stessa mancanza di fervore, e alle distrazioni; pure non tralasciarono mai le loro pratiche di pietà, specialmente la santa Comunione. Sebben tiepido, dice s. Bonaventura, accostati con fiducia, perchè quanto più sei infermo altrettanto più abbisogni del medico: Licet tepide, accede fiducialiter, quìa quo magis aeger, magis indiges[51].
Altri soggiunge: Non ardisco più comunicarmi spesso, perchè ricado sempre nei medesimi falli.
Ma se tu ti astieni dal frequentare la Comunione ricadrai più facilmente, e forse in falli maggiori: imperocchè astenendoti dal pane dei forti accrescerai {57 [309]} ognora più la tua languidezza, e finirai per morirne. Ascolta adunque ciò che dice a questo proposito s. Ambrogio: Io pecco ogni giorno, ogni giorno adunque ho bisogno di prendere il rimedio: quotidie pecco, quotidie remedio indigeo[52]. Non bisogna dimenticarsi che la Comunione anche quotidiana preserva bensì dai peccati mortali, ma non ci rende impeccabili. Perciò procuriamo di avere il cuore distaccato dalla colpa, una buona volontà di amare e servire Iddio, e poi non turbiamoci dei quotidiani difetti. La santa Comunione ci monderà volta per volta, dandoci eziandio la forza di evitarne una gran parte.
3. Qualcuno suole dire: Non è necessario comunicarsi spesso: la Chiesa lo comanda una volta all'anno.
Ascolta la risposta: Gesù Cristo Re del cielo e della terra; Gesù Cristo Amore, Delizia di tutti i santi, desidera che noi ci comunichiamo spesso. {58 [310]} A che dunque andar cercando se questa frequenza sia necessaria o no? Conosci ed ami Gesù? dunque soddisfa i suoi desiderii.
La Chiesa poi è vero che comanda di comunicarsi almeno una volta l'anno, ma non proibisce di farlo più spesso, anzi il desidera. Bada a quella parola almeno, colla quale esprime il suo comandamento, e conoscerai sempre meglio la sua intenzione. La Chiesa è come una madre, la quale conosce che il figlio ha bisogno di mangiare frequentemente per tenersi in forze e non morire; ma non può indurvelo. Che cose fa allora? sotto pena di grave castigo gl'impone che mangi almeno una volta di quando in quando, sulla speranza che in seguito gli venga appetito, s'induca a cibarsi più spesso, e così mantengasi in vita. Quindi il comandamento della Comunione annuale è fatto pei pigri e per gli indolenti.
Noi dobbiamo imitare tanti padri e tante madri di famiglia, servitori e serve, tanti artigiani e contadini che {59 [311]} sudano tutto il giorno sotto ai loro lavori; i quali si levano di buon mattino, vanno in chiesa, si comunicano, fanno il conveniente ringraziamento, poi si portano a casa per le loro faccende senza che nulla si sconcerti. Ciò che fanno costoro non potremmo farlo ancor noi?
Ma qual regola potrai tu seguire nel frequentare la Comunione? Su di questo dimanda al tuo confessore, il quale non potrà a meno che darti saggi consigli. Sono ben pochi quei cristiani, ai quali non si possa consigliare e permetttere la Comunione ogni settimana. S. Filippo Neri raccomandava di confessarsi ogni otto giorni, e di fare la Comunione anche più spesso secondo l'avviso del direttore spirituale. L'eucaristia, dice allo stesso proposito s. Agostino, è il pane di ogni giorno; ricevilo adunque ogni giorno, affinchè ogni giorno ti giovi. Vivi però in tal maniera, che ogni giorno tu possa riceverlo. San Tommaso aggiunge: «Quando uno conosce per esperienza che la Comunione {60 [312]} quotidiana gli fa crescere in cuore l'amor di Dio, deve comunicarsi ogni giorno»[53].
Così faceva eziandio la Vergine Santissima dopo l'Ascensione di suo Figlio al cielo. Ella ascoltava ogni giorno la santa Messa, che per lo più le diceva l'Apostolo Giovanni, e dalle mani di lui riceveva poscia il suo diletto Gesù.
Pratica. - Mi fisserò qualche giorno della settimana o del mese per fare la santa Comunione in onore di Maria.
Sono innumerevoli le grazie ottenute col fare una novena in onore di Maria Ausiliatrice, e coll'accostarsi alla santa Comunione per renderla più gradita ed efficace. Ecco un fatto che lo prova ad evidenza. L'otto Agosto del 1858 scrivevano da Carignano quanto segue: «Erano trascorsi ormai cinque mesi da che la {61 [313]} mia genitrice era travagliata da acutissimi dolori di capo. Alle volte sentivasi talmente oppressa, che perdendo l'uso delle facoltà intellettuali rimaneva delirante. In quel miserabile stato ora piangeva, o sospirava; ora invitava noi di casa ad aiutarla con qualche conforto. Non rimaneva altro che ricorrere con fiducia a Maria Ausiliatrice, siccome altri parenti ed amici nostri avevano fatto. Pertanto abbiamo divisato di fare una novena che tosto cominciammo accostandoci ai Ss. Sacramenti della confessione e della comunione. Ciò avveniva ai 24 di Giugno. Da quel giorno mia madre ebbe tale miglioramento che si poteva dire guarita. La novena non era ancora terminata, ed ella era già restituita a sanità perfetta. Invitato da mia madre, dalla mia famiglia, dal vicinato, e da altre persone sagge, e autorevoli, io mi affretto di esternare la comune gratitudine al Signore colla presente relazione, pregando che si voglia darle publicazione, onde sia ovunque conosciuta ed invocata la potenza di Maria Aiuto dei cristiani[54]. {62 [314]}
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1. Vuoi sapere, o divoto cristiano, che cosa è la Messa? La s. Messa è 1'azione più grande che possa compiersi in questo mondo; è l'atto più sublime ed eccellente in se stesso, il più gradito a Dio, il più vantaggioso per noi. La Messa è la continuazione e la rinnovazione di quello che Gesù Cristo fece nell'ultima cena, allorchè colla sua parola onnipotente cangiò il pane nel suo Corpo, e il vino nel suo Sangue preziosissimo. Gesù alla sera della vigilia di sua morte celebrò coi suoi apostoli la prima Messa, con ordine che fosse rinnovata sino alla fine del mondo: Hoc facite in meam {63 [315]} commemorationem. - La s. Messa oltre all'essere una continuazione e rinnovazione dello stupendo prodigio operato in quella memoranda sera, è ancora la continuazione e la rinnovazione del sacrificio della croce, che Gesù Cristo fece di tutto se stesso per placare la Divina giustizia, contro di noi sdegnata, per chiuderci l'inferno, per aprirci le porte del Paradiso. Si, colà sull'altare vi è il medesimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, reso presente dalle parole della consacrazione dette dal sacerdote sopra del pane e del vino; e là egualmente che sul Calvario Gesù si trova in atto di vittima che si offre all'Eterno Padre per la nostra salute. Una sola differenza, non nella sostanza, ma soltanto nel modo, passa tra il sacrifizio della croce e quello dell'altare, ed è che quello fu cruento, cioè con ispargimento di sangue, questo è incruento, cioè senza spargimento di sangue. Ma la vittima è la stessa, e il valore eguale. Quindi al celebrarsi la santa Messa viene a rappresentarsi {64 [316]} quello che il venerdì santo vide già tutta Gerusalemme, quello che mirarono i Giudei; quello che fra mezzo a tanti spasimi contemplò ai pie della croce Maria addolorata; quello che fece oscurare il sole, tremare la terra, spaccare i monti; quello insomma che ci chiuse l'inferno e ci aprì le porte del Paradiso, che è quanto dire Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, morto sulla croce per la nostra salvezza. Oh! chi mai può spiegare l'eccellenza della Messa? Gli angeli stessi non ne sono capaci, e taciono pieni di riverenza.
2. Essendo il sacrifizio della Messa identico a quello della croce, ne segue che una Messa sola rende a Dio un ossequio, una lode, una gloria superiore a tutti gli ossequii, onori e lodi che gli furono e gli saranno tributate dagli angeli del cielo, e dagli uomini sopra la terra sino alla fine del mondo. Sono oramai seimila anni dacchè vi sono nel mondo delle anime pie e sante. Chi può dire l'onore che queste tributarono a Dio in tanto tempo colle loro adorazioni? Sono mille ottocento e {65 [317]} più anni, dacchè Gesù Cristo apri le porte del cielo, e v’introdusse le anime dei giusti primitivi, e d'allora in poi continuo ogni giorno a raccogliere i buoni che vi trapassano da questa vita. Quante lodi avranno già rese a Dio tutti questi beati spiriti! Mettiamo pure insieme gli omaggi, le lodi, le adorazioni che già prestarono e ancor presteranno a Dio i nove cori degli spiriti celesti, i Cherubini, i Serafini, le Virtù, i Principati, le Potestà, i Troni, le Dominazioni, gli Arcangeli, gli Angeli; uniamovi ancora le lodi di tutti i santi che vi furono e vi saranno, dei patriarchi, dei profeti, degli apostoli, dei martiri, dei confessori, delle vergini, e dei giusti tutti. Che eccelso onore! che gloria immensa a Dio! eppure superiore a tutto questo è l'onore e la gloria che rende a Dio, anche una sola Messa. E perchè? Perchè tutti questi angelici spiriti, tutti questi santi essendo creature finite, l'onore che colle loro adorazioni e lodi rendono a Dio non può oltrepassare i limiti del creato e del finito; {66 [318]} invece nella santa Messa Colui che adora, onora, glorifica Iddio, è Gesù Cristo, Dio egli stesso, e perciò l'onore e la gloria che gli rende ha un valore infinito. Oh! adunque a che temere se non sappiamo colle nostre preghiere lodare e onorare Iddio come si conviene? Facciamo celebrare o almeno ascoltiamo divotamente la santa Messa, e noi saremo sicuri di onorare e glorificare Iddio, quanto richiede il nostro dovere ed esige la sua Maestà infinita.
3. Ma se da una parte la santa Messa rende a Dio onore infinito, per l'altra parte reca a noi ogni sorta di beni. Essa è il canale misterioso pel cui mezzo Gesù Cristo ci applica i frutti della sua passione e della sua morte, e ci comunica tutte le grazie che ci ha meritate; essa è l'arco di pace che placa l'ira di Dio; è la chiave d'oro che ci apre i tesori di ogni celeste benedizione: omni benedictione coelesti et gratia repleamur, come si esprime la Chiesa nella celebrazione della santa Messa. Il sacrifizio della {67 [319]} Messa è propiziatorio, cioè ci rende propizio Iddio quantunque sdegnato pei nostri peccati, e gli fa cadere di mano, per così dire, i fulmini che già stava per iscaricare sul nostro capo. Quanti peccatori ricevettero il dono della penitenza e della conversione per aver fatto celebrare, o per aver ascoltato divotamente la santa Messa! Ben con ragione la Chiesa c'insegna che dalla santa Messa placato Iddio, e concedendo la grazia e il dono della penitenza, perdona delitti e peccati, anche i più enormi: Huius quippe oblatione placatus Dominus, et gratiam et donum poenitentiae concedens, crimina et peccata, etiam ingentia, dimittit[55]. Pei giusti poi il sacrificio dell'altare, oltre le colpe veniali, rimette ancora la pena temporale dovuta ai loro peccati.
Inoltre la santa Messa non solo ci ottiene beni spirituali, ma eziandio temporali, quando giovano alla salute dell'anima. Per auditionem Missae, {68 [320]} dice s. Gregorio Magno, homo liberatur a multis malis et periculis. Quindi per questo santo sacrifizio si ottiene la sanità dagli ammalati, dai poveri derelitti gli opportuni soccorsi, da ogni sorta di tribolati l'allontanamento dei mali, da cui è continuamente assalita la vita nostra. S. Agostino racconta molti favori temporali ottenuti ai tempi suoi per mezzo della Messa, e soggiunge che colui, il quale 1'ascolta divotamente, non perirà di mala morte: Qui Missam devote audierit, subitanea morte non peribit. E s. Leonardo da Porto Maurizio esclama: «Io credo che se non fosse la santa Messa, il mondo a quest'ora sarebbe già sprofondato per le sue iniquità. La Messa è quel potente appoggio che lo sostiene in piedi[56].»
Questo sacrosanto sacrifizio giova altresì alle anime del purgatorio; anzi è questo il mezzo più efficace per sollevare quelle anime dalle loro pene, diminuire il tempo del loro esiglio, {69 [321]} introdurle più presto nel regno beato[57]. Quindi noi faremo cosa molto gradita a Maria se ascoltando sovente la santa Messa ne applicheremo i meriti alle anime purganti, che nella loro vita mortale furono più divote di questa augusta Regina del cielo.
Pratica. - Ascolterò divotamente la santa Messa ogni giorno festivo, ed anche feriale, se i doveri del mio stato lo permettono.
L'anno 1868 una signora di Milano veniva assalita da paralisia, che la lasciò morta per mela con minaccia di ulteriori attacchi. Ridotta così all'estremo della vita, ì suoi parenti animati da altri fatti che avevano udito a narrare, e non sperando più conforto dai mezzi umani,. ricorsero all'aiuto del Cielo, alla protezione di Maria, Aiuto dei cristiani. A questo fine furono chieste speciali preghiere che in casi gravisoglionsi fare nella chiesa di Maria Ausiliatrice {70 [322]} in Torino e fu stabilito che al domani ivi si celebrasse all'altare di Lei la santa Messa per l'ammalata. Verso le sette del mattino incominciavasi in Torino la santa Messa, e i parenti e gli amici dell'inferma stavano inginocchiati raccolti intorno al suo letto coll'intenzione di unirsi al sacerdote celebrante, e sentire di lontano la santa Messa. Pregavano, che la povera malata si riavesse almeno tanto da poter ricevere i SS. Sacramenti. La loro preghiera pervenne al trono di Dio. Circa le sette e mezzo, sul momento appunto in cui terminava la santa Messa, ecco che 1'ammalata ritorna in sè, apre gli occhi, riprende la favella, comincia a muovere il braccio paralitico, poi la gamba, e in fine tutto il corpo. Sul principio gli astanti temono che quello sia un momentaneo sforzo della natura, o un segno di delirio. Ma si cangia ben tosto il loro timore in vivissima gioia, quando la malata si siede sul letto e dice chiaramente: «Io sono pienamente guarita.» Dimanda allora le vesti, e del mattino stesso si alza, si porta in chiesa a ringraziare Iddio e la sua Santissima Madre e a fare la santa Comunione. La fortunata signora scrisse ella stessa la relazione di questo fatto e termina colle seguenti parole: «Desidero che a {71 [323]} questo fatto si dia la maggior pubblicità, affinchè tutto il mondo conosca la grazia che ottenni da Maria Ausiliatrice, e sia così sempre più invocato e benedetto il suo santo Nome»[58].
N. B. Mentre stampiamo il presente libretto giunge una lettera dal paroco d'Arosio paese della Lombardia, che fa a questo proposito. È del tenore seguente.
Arosio, il 23 marzo 1870.
Mi perdoni, sig. Direttore, se ardisco scriverle la presente per darle la buona notizia della mia guarigione.
Col giorno 29 corrente mese si compirà l’anno, in cui io fui improvvisamente colpito da una malattia che mi privò d'ogni senso, che fu giudicata mortale dai sig. medici subito nei primi giorni, e che andavano dicendo che per guarirla era necessario un miracolo. Ma una persona, appena conosciuta la mia disgrazia, si affrettò di darle notizia del mio caso, pregandola di ricordarmi nelle preghiere che si fanno nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice e celebrare ivi una s. Messa a suo {72 [324]} onore e gloria, per ottenere da Dio le grazie di cui io aveva tanto bisogno. Ella assunse le incumbenze ricevute e nel terzo giorno del mio male nel tempo della celebrazione della s. Messa io ho incominciato a dar segno di vita coll'esclamare: Oh Maria! Ecco il miracolo. Così mi disse il mio coadiutore che mi stava ai fianchi. D'allora in poi le cose andarono sempre in bene, per cui adesso posso dire che son guarito in modo da celebrare la s. Messa. Io ringraziai e continuo a ringraziare Dio Onnipotente, buono e misericordioso pel dono prezioso della sanità che mi ha fatto. Ho ringraziato Maria SS. Ausiliatrice dei Cristiani, tutti i buoni che pregarono per me. Grazie a tutti. Grazie in tutti i giorni della mia vita! {73 [325]}
V. Deus, in adiutorium meam intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1. Per onorare Gesù nel SS. Sacramento la santa Chiesa celebra lungo l'anno delle grandi solennità, come quella del Giovedì Santo e specialmente del Corpus Domini con ottava, ed anche delle Quarant’ore. In questi giorni ella si sforza di onorare il suo celeste Sposo, e vorrebbe tributargli tutto quell'onore e quella gloria, che a Lui è dovuta. Ma qual madre pietosa ella invita tutti i suoi figli a volersi con lei associare, affinchè sia maggiore l'omaggio che si {74 [326]} vuole prestare alla divina Maestà esposta in questo augusto Sacramento. La Chiesa addobba in quei giorni i templi e gli altari cogli ornamenti più ricchi; brucia gl'incensi più grati; moltiplica i lumi e le lampade. Ma sa per altro che per Gesù gli ornamenti più belli sono le anime in grazia, i più graditi incensi sono le loro preghiere, i lumi e le lampade più risplendenti sono i cuori verso Gesù palpitanti d'amore. Noi pertanto, o cristiani, per corrispondere ai materni desiderii ed inviti della santa Chiesa dobbiamo unirci per onorare e adorare Gesù nel miglior modo che ci è possibile, e mostrare di quanta venerazione ed amore sia ripieno il nostro cuore verso di Lui. Le solennità del SS. Sacramento sono per Gesù ciò che sono le feste pei principi temporali. Nelle feste di un principe della terra osserva ciò che fanno i buoni sudditi; mira gli atti di ossequio che gli prestano. La gioia e l'entusiasmo si manifesta tra loro specialmente nella Capitale, e intorno al reale palazzo. E noi dal canto nostro {75 [327]} faremo di meno per Gesù, Re dei re, Prìncipe del Cielo e della terra, nostro amico, nostro fratello, nostro padre? Sarebbe questa una mancanza troppo grave e disonorevole per un cristiano, troppo penosa pel cuore di Gesù amabilissimo.
Perciò in questi giorni solenni rechiamoci ad adorarlo presso al suo trono, e al mattino procuriamo di andarlo a ricevere nel nostro cuore per mezzo della santa Comunione.
2. Oltre alle solennità vi sono altre circostanze nelle quali vi è opportunità di onorare Gesù Sacramentato; ed è quando si fanno solenni processioni, o lo si porta per viatico agli infermi. Un buon cristiano pertanto deve farsi allora una premura di accompagnarlo, e fargli corteggio. Sì, acompagniamolo volentieri nelle processioni, che sono come i suoi trionfi in questo mondo, e uniamoci divotamente cogli angeli che gli fanno corona. Rechiamoci eziandio ad accompagnarlo allorchè pieno di bontà Egli per le mani del suo ministro è portato a visitare {76 [328]} i suoi amici malati, a consolarli nelle loro pene, ad aiutarli nel gran passaggio dell'eternità[59]. In un regno quelli che sono destinati ad accompagnare il principe nei suoi viaggi, nelle sue visite, si stimano grandemente onorati. Perchè non faremo noi altrettanto col Re del cielo? Imitiamo i due discepoli di Emmaus. Questi accompagnarono Gesù per buon tratto di via, trattenendosi con Lui in santi colloquii, ascoltando con attenzione e con piacere le sue parole, sebbene non l'avessero conosciuto. Che cosa non avrebbero eglino fatto di più se lo avessero fin da principio scorto pel loro buon Maestro[60]? Coloro che divotamente accompagnano Gesù {77 [329]} nel Sacramento imitano fin d'ora quel glorioso coro di Vergini, veduti da s. Giovanni, i quali in Cielo seguono il divino Agnello dovunque ei vada: sequuntur Agnum quocumque ierit[61].
3. Ma non basta mostrarci divoti di Gesù in Sacramento nelle sue solennità, accompagnarlo allorquando Egli si muove per benedire le nostre case, o consolare gli infermi. Dobbiamo eziandio andarlo ad ossequiare nelle chiese, dove giorno e notte ci attende. Egli avrebbe potuto lasciarsi soltanto presente nell’Ostia durante la santa Messa, oppure nell'atto che andiamo a riceverlo nella Comunione; ma no; volle trovarsi di continuo nelle nostre chiese, affinchè, come verso a tenera madre, noi gli possiamo correre in braccio, se fosse possibile, tutti i momenti; egli vi sta per largheggiarci le grazie più segnalate; vi sta insomma per tirarci al suo amore in terra ed averci poi con sè in Paradiso. Andiamolo dunque a visitare spesso. {78 [330]} Gli amici del mondo trovano tanto contento tra loro, che perdono talvolta le giornate intiere per istarsene insieme. E perchè non troveremo noi qualche ora del giorno per intrattenerci col migliore degli amici? Oh! quanto è mai dolce la compagnia di Gesù! Ben lo provarono prima di tutti Maria e Giuseppe. In compagnia dì Gesù essi gustavano il Paradiso; e furono al contrario immersi nella più affliggente desolazione nei tre giorni in cui egli si tenne da loro nascosto: Ecce, gli disse Maria, pater tuus et ego dolentes quaerebamus te[62]. Chi può esprimere la piena di gaudio che provò s. Giovanni nell'ultima cena, allorchè in compagnia di Gesù, anzi a Lui più vicino, potè posare il suo capo sopra il divin suo petto, come il bambino in seno alla madre?[63] Or bene simile a quella è la gioia che si prova nel tenere compagnia a Gesù nel Sacramento. Di fatto tutti i santi vi hanno sempre trovate le più squisite consolazioni. A san {79 [331]} Luigi Gonzaga perla sua cagionevole salute era stato proibito di trattenersi avanti a Gesù Sacramentato. Il santo giovane vi ubbidiva; ma quaundo doveva passare innanzi al Sacramento si sentiva tirare così fortemente a fermarsi, che era obbligato a prorompere in questa preghiera: O Gesù, lasciatemi andare, lasciatemi andare. S. Francesco Saverio, quando era nelle Indie, dopo aver passato il giorno in aiuto delle anime, spendeva poi gran parte della notte avanti al SS. Sacramento, dove egli trovava il suo ristoro, anzi il Paradiso anticipato. - Lo stesso faceva s. Giovanni Francesco Regis, il quale trovando qualche volta chiusa la chiesa si consolava col trattenersi genuflesso avanti alla porta anche per freddo, per vento e per pioggia. - Quante anime buone anche oggidi trovano il più dolce piacere nel trattenersi delle ore avanti al SS. Sacramento! Un giorno fu interrogato un pio giovanetto perchè così sovente si recasse in chiesa, e vi passasse la maggior parte della ricreazione? Egli rispose: «In chiesa essendovi {80 [332]} Gesù, vi è il Paradiso; perciò io amo meglio stare in Paradiso che altrove[64].» Oh! sì, Gesù mio, Voi insieme con Maria Ausiliatrice sarete d'ora innanzi il mio unico Bene, l'unica mia Delizia.
Pratica. - Mi porterò ad accompagnare devotamente il SS. Sacramento, e a visitarlo spesso nelle chiese.
Il nome di Maria Ausiliatrice risuona ormai glorioso sino nei più lontani paesi. La China è uno di questi. Pare veramente che Iddio voglia tirare a sè il mondo intero per mezzo dei prodigi operati in favore degli infedeli ad intercessione della sua divina Madre. Ecco quanto si legge nel Museo delle Missioni Cattoliche di Torino[65]: «La Vergine Santissima sempre propizia verso chi la prega, dimostra aggradire maggiormente di essere invocata col titolo di Maria Ausiliatrice. Ecco due fatti che {81 [333]} dimostrano quanto sia potente l'intercessione di Maria invocata sotto questo titolo. Una donna cristiana era da lungo tempo paralitica d'un braccio, aveva usato ogni mezzo prescritto dai medici, ma senza ottenere alcun sollievo ai suo male. L'anno scorso all'inaugurazione della cappella di Zoo-Sai il marito di questa povera inferma fece ivi per lei un pellegrinaggio, mentre essa incominciava in casa una novena colla stessa intenzione. La sua speranza non fu delusa, poichè al termine dei nove giorni ella si trovò subito meglio, e in breve perfettamente guarita. Un'altra cristiana da parecchie settimane non poteva più prendere nutrimento alcuno. Nel mese di maggio ella fece il pellegrinaggio alla cappella di Zoo-Sai in onore di Maria, ed appena udita la Messa, e falla la comunione, ricuperò le perdute forze, e potè ristorarsi abbondantemente. D'allora in poi il suo stato andò ogni di più migliorando, da goder in seguito ottima salute[66]. {82 [334]}
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1. Fra i più sicuri mezzi per ottenere una buona morte è la divozione verso Maria. Maria in punto di morte consola i suoi divoti col sollevarli nei loro mali, li consola col liberarli dai loro timori; li consola coll'infondere nei loro cuori squisite dolcezze.
Tu sai, o divoto cristiano, che Maria è madre tenerissima, madre dataci da Gesù in un eccesso di amore per noi. Quindi Ella amorosamente sempre ci assiste in tutte le vicende della vita, ci difende da tanti pericoli dell'anima e del corpo. Ma se Maria protegge i suoi divoti durante la vita, assai più {83 [335]} li protegge allorchè li scorge vicini al gran passo dell'eternità. Oh! allora colla dovuta proporzione Ella fa con essi ciò che fa una buona madre con un suo bimbo ammalato. Questa madre terrena lo assiste di giorno, lo veglia di notte, lo accarezza, cerca in tutti i modi possibili di alleggerirgli il male, e se potesse, morrebbe ella stessa per salvargli la vita. Ora se tanta sollecitudine usa intorno al figlio malato una madre terrena, che non farà co'suoi divoti Maria, madre la più amorevole, la più tenera? Oh! sì, non solo per l'anima, ma eziandio pel corpo Ella li assiste, li solleva, li consola in quel punto terribile. Se le malattie non fossero un mezzo di salute e di meriti, se la morte stessa non fosse condizione necessaria per entrare in Cielo, oh! no, nessun divoto di Maria si ammalerebbe giammai, nè morrebbe. Questo però non può aver luogo, perchè avendo patito ed essendo morto lo stesso Figliuolo di Dio, avendo sofferto ed essendo morta Maria stessa, è d'uopo alla fine che {84 [336]} patiscano e muoiano anche i suoi divoti. Ma la morte loro è piuttosto un sonno dolcissimo, perchè scevra d'affanno, ripiena di gaudio.
2. Le cose che sogliono angustiare un moribondo sono specialmente tre: i peccati della vita passata; gli assalti dei nemici presenti; e l'imminente comparsa al divin tribunale. Queste tre cause di timore non possono aver luogo per un divoto di Maria. Non possono affliggerlo i peccati della vita passata, perchè essendo egli stato di Maria sinceramente divoto, li ha confessati, e per la potente sua intercessione ne ha certamente ottenuto l'intiero perdono. Ella stessa lo rivelò a s. Brigida con queste parole: «Per quanto uno abbia peccato, se con vera emenda a me ritorna, io sono pronta a riceverlo. Nè io guardo i peccati che porta, ma solo se viene con buona volontà; perchè io sono chiamata, e veramente sono la Madre della misericordia.» Oh! persuadiamoci che non senza ragione Maria è dalla Chiesa proclamata Vergine dolce, clemente {85 [337]} e pia, o clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria; non senza ragione è invocata Rifugio dei peccatori; Refugium peccatorum. Maria è quell’arca felice, dove chi si ricovera, dice s. Bernardo, non patirà il naufragio dell'eterna perdizione: Arca in qua naufragium evadimus. La divozione di Maria, proclama s. Bernardo, è un segno certissimo di eterna salute: certissimum signum salutis aeternae[67]. E sant'Alfonso de'Liguori ripeteva sovente: «Se io sono divoto di Maria, sono sicuro del Paradiso.» Che più? La potenza e la bontà di Maria, dice s. Brigida, è così grande, che otterrebbe il perdono allo stesso Lucifero, qualora questi fosse capace di raccomandarsi a Lei. Che cosa dunque potrà temere un suo divoto, sebbene sia stato un di peccatore? Qualora egli al punto di morte avesse qualche giusta ragione di temere, saprà Maria somministrargli il mezzo per ben aggiustare le partite dell'anima sua; e se vani timori verranno ad assediargli il cuore, Ella saprà {86 [338]} disperderli e infondergli invece la più dolce confidenza. Si sono veduti dei grandi peccatori morire così contenti, come se fossero stati in loro vita angeli d'innocenza. E perchè? perchè per mezzo di Maria ritornati a Dio continuarono poscia a mostrarsi veramente suoi figli di voti.
Nemmeno potrà il divoto di Maria esser angustiato dagli assalti dei nemici presenti. E vero, come dice s. Giovanni Apostolo, che il demonio verrà a noi nel punto di morte con ira grande, sapendo che gli rimane più poto tempo: descendit ad vos diabolus habens iram magnam, sciens quod modicum tempus habet[68]; ma al nostro fianco egli troverà Maria, dalla cui presenza atterrito dovrà allontanarsi. Il divoto di Maria, il quale durante la vita fu solito raccomandarsi a Lei, giunto agli estremi si getterà con maggior fiducia nelle sue braccia amorose, come bambino in braccio alla madre. E se Maria è con noi, dice s. Antonino, chi potrà stare contro di noi? Oh! sì; nel {87 [339]} seno di questa Madre amabile noi placidamente! ci addormenteremo, per risvegliarci con Lei in Cielo.
Neppure al divoto di Maria in punto di morte darà pena l'imminente comparsa presso al divin Giudice. Imperocchè il Giudice è lo stesso Figlio di Maria, e Maria presso al divin tribunale è 1'avvocata dei suoi divoti: Advocata nostra. Di certo Gesù Cristo non condannerà giammai un'anima patrocinata da Maria sua carissima madre.
3. Bandita dunque dal letto di morte ogni causa di timore, avrà solo più luogo ogni ragione di letizia. Sì, Maria colle sue amorevolezze saprà fin d'allora far godere al suo divoto un saggio di Paradiso. Non di rado al punto di morte Maria suole consolare i suoi divoti col darsi loro a vedere visibilmente. Questo è sentimento di s. Bonaventura, di s. Carlo Borromeo, di s. Alfonso e di altri molti. Quanto ciò sia vero, lo esperimentarono fra gli altri una s. Chiara, un s. Filippo Neri, un s. Felice cappuccino, una {88 [340]} s. Teresa, un s. Pietro d'Alcantara, un s. Giovanni di Dio. Quest'ultimo aspettava in morte con figliale fiducia una visita da Maria sua tenera madre, e non vedendola comparire già alquanto si affliggeva, quand'ecco Maria apparirgli in sembiante di Paradiso, e dirgli: O Giovanni, non è mio costume abbandonare in quest'ora i miei divoti: Ioannes, non est meum in hac hora meos devotos derelinquere. Poco dopo il santo spirava 1'anima sua nelle braccia di Colei, che in vita egli aveva cotanto amata[69].
Ma sebbene Maria non a tutti i divoti suoi si dia a vedere visibilmente, è certo però che Ella si trova presso di loro al punto di morte. Maria stessa ne assicurò s. Brigida con queste parole: «Io qual Madre amorosissima voglio essere presente alla morte di tutti quelli che mi hanno servita, voglio proteggerli, voglio consolarli[70].» Ella si fa loro sentire vicina coll'infondere nei loro cuori le più dolci {89 [341]} Consolazioni. «O padre mio, diceva in morte un divoto di Maria, o padre mio, se sapeste quale contentezza io godo per aver servito ed amato la gran Madre di Dio! Io non saprei spiegare 1'allegrezza che io provo in questo momento.» Perciò, o cristiano, procuriamo di amare questa celeste Benefattrice; raccomandiamoci sovente al suo patrocinio in vita, e poi stiamo sicuri che dolce sarà la nostra morte, seguita poscia da un'eternità beata.
Pratica. - Mi preparerò per fare dimani una santa Comunione in onore di Maria, chiedendole la grazia di poter ricevere in punto di morte i santi Sacramenti.
Molti esempi io potrei addurre, i quali confermano quanto sia sollecita Maria a correre in aiuto de'suoi divoti in punto di morte. Uno ne scelgo tra mille, narrato da s. Alfonso de Liguori[71]. {90 [342]} Adolfo, conte di Alsazia, dopo aver passato una parte della sua vita un po'liberamente, illuminato un giorno dalla divina grazia, si convertì, abbandonò il mondo e i suoi piaceri, e si rendette religioso. Spesso protestava di voler vivere e morire nell'amore e nel servizio di Maria Speranza e Rifugio dei peccatori. Ma ridotto alla fine de'suoi giorni, e in vista della morte, fu preso da un grande terrore. Gli vennero in mente i peccati della gioventù menata, il rigore del divino giudizio, e a questa considerazione cominciò a tremare fortemente pel dubbio della sua eterna salute. Ma la Vergine Santissima, la quale non dorme nelle angustie dei suoi divoti, noi lasciò in quel doloroso stato. Imperocchè accompagnata da molti santi si fa presente al moribondo, lo rallegra colla sua bellezza di Paradiso, e lo conforta con queste parole: Adulphe mi carissime, morì cur times, meus cum sis? Adolfo mio carissimo, tu sei mio, ti sei a me consacrato, ed ora perchè temi la morte? A questa vista e a queste parole Adolfo si senti innondato il cuore di pace e di gaudio, fa uno sforzo per gettarsi in seno a Maria, e in quell'atto di amore spira l'anima sua. Oh! morte felice! oh! simile a questa sia la morte mia! {91 [343]}
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1. Affinchè, o divolo cristiano, tu possa meglio prender parte alla solennità di questo faustissimo giorno, stimo bene esporti in breve la storia della medesima. Il sommo Pontefice s. Pio V fin dal 1571 in memoria della prodigiosa vittoria di Lepanto aveva proclamata Maria: Aiuto dei Cristiani. In seguito varii pontefici Le confermarono lo stesso titolo, e con apostolico zelo si adoperarono per dilatare la divozione a Maria Ausiliatrice. Così Innocenzo XI l'anno 1684 approvò una confraternita costituitasi in Monaco di Baviera sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. Pio VI {92 [344]} l'anno 1798 approvo una novella compagnia sotto il medesimo titolo, stabilitasi in Torino, città sempre a Maria divotissima.
Ma una cosa mancava ancora, ed era un giorno dell'anno destinato in modo speciale ad onorare Maria Ausiliatrice, che è quanto dire, una festa con rito, Messa, officio dalla Chiesa approvato. Affinchè i sommi Pontefici si determinassero a questa importante istituzione, ci voleva qualche fatto straordinario, il quale non tardò a manifestarsi. Il modo maraviglioso con cui il papa Pio VII fu liberato dalla sua prigionia è il grande avvenimento che ha dato occasione allo stabilimento della festa di Maria Aiuto dei Cristiani.
2, L'imperatore Napoleone I dopo avere in più guise oppresso il sovrano Pontefice, gli chiedeva cose che in coscienza non poteva concedere. Al coraggioso rifiuto l'imperatore rispose colla violenza e col sacrilegio. Il papa venne arrestato e condotto a Savona, dove il glorioso Pontefice passò oltre {93 [345]} a cinque anni in severa prigione. Ma siccome dove è il Papa la vi è il Capo della Chiesa, così Savona divenne in certo modo un'altra Roma. Tante dimostrazioni di affetto mossero ad invidia l'imperatore, che volendo umiliato il Vicario di Gesù Cristo, comandò che fosse traslocato a Fontainebleau, castello non molto distante da Parigi. Mentre il Capo della Chiesa gemeva prigioniero, ai cristiani altro più non rimaneva che imitare i fedeli della Chiesa primitiva, quando s. Pietro era tenuto prigione, cioè pregare. Pregava il venerando Pontefice, e con lui pregavano tutti i cattolici, implorando l'aiuto di Colei che è detta grande presidio nella Chiesa, magnum in Ecclesia praesidium. Si crede comunemente che il Pontefice abbia in quel tempo promesso alla Santa Vergine d'istituire una festa per onorarla sotto 1'augusto titolo di Aiuto dei Cristiani, qualora egli avesse potuto ritornare a Roma sul trono papale. Intanto la fortuna che aveva fino {94 [346]} allora sorriso al terribile imperatore cominciò a farsegli avversa. Dopo di aver fatto risuonare il temuto suo nome per tutta la terra, Napoleone volle portare le sue armi nelle regioni più fredde della Russia. Credeva di trovare colà nuovi trionfi, invece incontrava la sua rovina. Maria mossa a pietà dei gemiti di Pio, e delle preghiere di tanti suoi figli, cangiò in pochi giorni la sorte di Europa e di tutto il mondo. Il rigore dell'inverno, la strategia dei Russi e l'infedeltà di molti generali francesi delusero le speranze di Buonaparte, il quale in pochi giorni vide disfatta la sua armata. Di seicento e più mila soldati, di cui era composto il suo esercito, appena cinquanta mila poterono salvarsi; i rimanenti perirono. L'imperatore istesso dovette fuggire in fretta, ritirarsi a Parigi, e poco dopo costituirsi prigioniero nelle mani degli Inglesi.
Caduto Napoleone, la giustizia potè di nuovo fare il suo corso. Pio VII venne subito messo in libertà, Roma lo accolse colla più viva gioia. Il santo {95 [347]} Padre vedendo esauditi i suoi voti, pieno di riconoscenza verso la celeste sua Liberatrice volle darle un pubblico e perpetuo segno di gratitudine. A questo fine egli instituì la festa di Maria Auxilium Christianorum, da celebrarsi ogni anno nel giorno 24 di Maggio. Fu scelto questo giorno perchè appunto nel 1814 egli era stato fatto libero, e potè ritornare alla sua Sede tra gli applausi di tutti i cattolici.
3. Il glorioso pontefice Pio VII finchè visse promosse il culto verso Maria Ausiliatrice; approvò associazioni e confraternite a Lei dedicate; concedette molte indulgenze alle pratiche di pietà in onore di Lei. I Pontefici successori continuarono a promuovere il culto a Maria sotto il bel titolo di Aiuto dei cristiani. Lo stesso regnante Pio IX zelante promotore dell'onore dovuto all'augusta Madre di Dio, si adoperò perchè fosse con sua speciale protezione eretta in Torino una chiesa a Maria Ausiliatrice. Egli con decreto del 22 Maggio 1868 degnavasi poscia di concedere Indulgenza plenaria a chiunque, {96 [348]} pentito, confessato e comunicato visiti la suddetta chiesa, da lucrarsi o nel di della festa 24 Maggio, oppure in uno da scegliersi a piacimento. In seguito poi nella medesima chiesa coll'autorizzazione dell'arcivescovo di Torino, essendosi instituita una Pia Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, concedeva ai socii molte Indulgenze e plenarie e parziali. Finalmente lo stesso Pontefice con decreto 5 aprile 1870 ampliò i celesti favori, concedendo che si possano anche in altre chiese lucrare le medesime indulgenze, erigendo la Pia Associazione in Arciconfraternita, col privilegio e facoltà di aggregare altre associazioni che fossero canonicamente erette sotto a questo titolo. Ecco, o divoto cristiano, i grandi tesori che ci sono proposti.
Pratica. Oggi mi consacrerò a Maria promettendo di amarla per l'avvenire con tutto il cuore, e servirla nel miglior modo possibile. {97 [349]}
Santissima Vergine, Madre di Dio, io N. N. quantunque peccatore indegno prostrato ai vostri piedi, alla presenza dell'onnipotente Iddio e di tutta la corte celeste Vi presento e Vi offro questo mio cuore con tutti gli affetti suoi; a Voi lo consacro, e voglio che sia sempre vostro e del vostro caro Gesù. Accettate, o benignissima Madre, da questo vostro povero servo l'umile offerta unita al cuore di tutti i santi; e fate che da questo punto io incominci a vivere unicamente per Voi, e pel vostro divin figliuolo Gesù. Col suo divino aiuto e colla sua amorosa assistenza io spero di farlo, e dal canto mio lo prometto. Fra i vostri due cuori, Gesù e Maria, mettete il mio povero cuore, perchè s'infiammi tutto del vostro santo amore. Affinchè così vivendo nel vostro amore vi possa poi un giorno benedire e lodare lassù nel cielo in compagnia degli angeli e dei santi in eterno. Così sia. {98 [350]}
1. Nella Chiesa dedicata in Torino a Maria Ausiliatrice con autorizzazione di sua Ecc. Rev. l'Arcivescovo di Torino è canonicamente instituita una Associazione di suoi Divoti che si propongono di promuovere le glorie della divina Madre per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte.
2. Due mezzi speciali si propongono; Dilatare la divozione alla Beata Vergine e là venerazione a Gesù sacramentato.
3. A tale uopo si adopereranno colle parole, col consiglio, colle opere e coll'autorità di promuovere il decoro e la divozione nelle novene, feste e solennità che nel corso dell'anno si compiono ad onore della B. V. Maria e del SS. Sacramento.
4. La diffusione di buoni libri, imagini, medaglie, pagelle, intervenire e raccomandare l'intervento alle processioni in onore di Maria SS. e del SS. Sacramento, la frequente Comunione, 1'assistenza alla santa Messa, l'accompagnamento al Viatico sono le cose che gli Aggregati si propongono {99 [351]} di promuovere con tutti i mezzi compatibili al loro stato.
5. Gli Associati si daranno massima cura per sè e presso le persone da loro dipendenti d'impedire la bestemmia e qualunque discorso contrario alla religione e per quanto sta in loro togliere qualunque ostacolo che possa impedire la santificazione dei giorni festivi.
6. Ogni Associato secondo i consigli dei catechismi e dei maestri di spirito è caldamente esortato di accostarsi alla santa Confessione e Comunione ogni quindici giorni od una volta al mese e di ascoltare ogni giorno la santa Messa, purchè le obbligazioni del proprio stato lo permettano.
7. In onore di Gesù Sacramentato gli Associati ogni giorno dopo le ordinarie preghiere del mattino e della sera reciteranno la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e Divinissimo Sacramento. Ed in onore della B. V.: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
Pei sacerdoti basta che nella santa Messa mettano l'intenzione di pregare per tutti gli Aggregati a questa pia Associazione. Queste preghiere serviranno come di vincolo ad unire tutti gli Associati iu un cuor solo ed un'anima sola per rendere il dovuto onore a Gesù nascosto nella santa Eucaristia ed all'augusta sua Genitrice, a partecipare di tutte le opere di pietà che si compieranno da ogni Associato. {100 [352]}
1. Tutti gli Aggregati per darsi vicendevole aiuto a camminare per la strada della salvezza intendono di fare comunione di tutte le opere buone che fa ciascuno in privato o nella chiesa di Maria Ausiliatrice oppure altrove.
2. Parteciperanno eziandio delle pratiche di pietà che sì compiono all'altare dell'Associazione che è l'altare maggiore di questa Chiesa: altare privilegiato quotidiano secondo il Decreto della sacra Congregazione in data 22 Maggio 1868. A questo Altare fra le altre cose ogni mattino circa le sei nei giorni feriali, e circa alle sette nei dì festivi si celebrerà una Messa, colla recita della terza parte del SS. Rosario, con particolari preghiere e colla Comunione di tutti quelli che vi possono intervenire.
Il regnante Pio IX benignamente concede 100 giorni d'Indulgenza a tutti e per ogni volta che si prende parte a questo esercizio di pietà.
Ogni sera avrà luogo canto di laudi sacre, lettura spirituale, preghiere, benedizione col SS. Sacramento, cui terrà dietro la recita del SS. Rosario come al mattino.
3. Ognuno può lucrare Indulgenza plenaria {101 [353]} nel giorno in cui si farà inscrivere nell'associazione. Decreto 11 Marzo 1870.
4. Indulgenza plenaria nelle solennità del SS. Natale, della Circoncisione, dell'Epifania, dell'Ascensione di N. S. G. C.; nella Pentecoste, nel giorno del Corpus Domini.
5. Indulgenza parimenti plenaria nella Festa dell'Immacolata Concezione della B. V.; della sua Natività, Presentazione al Tempio, Annunziazione, Purificazione, Visitazione, sua Assunzione al Cielo.
6. La medesima Indulgenza plenaria potranno lucrare in qualunque giorno della novena o nella festa di Maria Auxilium Christianorum; nella Festa di s. Francesco di Sales, di s. Luigi Gonzaga, e in quel giorno di ciascun mese che sceglieranno per fare l'Esercizio della Buona Morte. - Le Indulgenze notate in questo numero si possono anche lucrare da quelli che non fossero inscritti nella pia Associazione.
7. Ogni Aggregato intervenendo alle pratiche di pietà che in questa chiesa compionsi nel corso dell'anno in occasione di tridui o novene può una volta al giorno lucrare l'indulgenza di sette anni e di altrettante quarantene. - È bene qui di notare che per l'acquisto delle suddette Indulgenze plenarie è prescritta la Sacramentale Confessione e Comunione a meno che l'Aggregato abbia la lodevole pratica di accostarsi ogni settimana alla Confessione. In questo caso si cerca soltanto lo stato di grazia. {102 [354]}
8. Ogni anno nel primo giorno non impedito dopo la festa di Maria Ausiliatrice si canta una messa da Requiem con altri particolari suffragi per le anime dei Confratelli defunti particolarmente per coloro che fossero stati da Dio chiamati alla vita eterna nel corso di quell'anno.
9. Qualora un Confratello od una consorella cadessero ammalati, oppure a Dio piacesse di chiamarli a miglior vita, saranno in modo speciale raccomandati alle preghiere che ogni giorno si fanno all'altare di Maria Ausiliatrice, purchè se ne dia avviso al Direttore della chiesa.
1. Chiunque desidera di far parte di questa pia Associazione farà scrivere il suo nome e cognome, luogo e dimora, sopra apposito registro che si conserva nella sacrestia della chiesa di Maria Ausiliatrice. In quella occasione, se la desidera, gli sarà dota una immagine, una medaglia col libretto dell'Associazione.
2. I Paroci ed ogni altro che abbia cura d'anime, i Direttori di collegi o delle case di educazione o di istituti di beneficenza possono aggregare qualunque loro dipendente, purchè mandino i nomi degli Aggregati al Direttore della chiesa, che è pure Direttore della pia Associazione. {103 [355]}
3. Non vi è alcuna annualità pecuniaria; ciascuno se vuole farà ogni anno qualche oblazione per sostenere le spese che occorrono nella novena e festa di Maria Ausiliatrice, e per tutte le funzioni che si compiono nelle varie occorenze dell'anno nella chiesa dell’Associazione.
Questo regolamento fu approvato dall'autorità ecclesiastica il 18 Aprile 1869, quando l'Associazione era canonicamente eretta. Il 5 Aprile di quest'anno 1870 il medesimo Sommo Pontefice con apposito decreto erigeva l'Associazione in arciconfraternita con vari privilegi, con facoltà d'aggregare altre Associazioni canonicamente instituite.
Con approvazione della Revisione Ecclesiastica. {104 [356]}
[1]Il regnante Pio IX concede 300 giorni d'Indulgenza ogni volta che si dice questa giaculatoria. (14 Febbraio 1869).
[2]Epist. Ad Eustoc.
[3]Luc. I, 39.
[4]S. Alf. de l’Liguori Gl. Di Maria.
[5]Giov. II, 3.
[6]Giov. XIX, 26, 27.
[7]V. S. Alf. Novena di Medit.
[8]V. S. Alf. Gl. di M.
[9]V. S. Ciril. Aless. Omil. cont. Nest. – Oct. Nativ. B. V.
[10]Serm. apud Metaph. Die 5, Nativ. B. V. in Off.
[11]Hom. 2 super Missus est.
[12]Cant. II, 5.
[13]Eccl. I, cap. 24.
[14]V. Rimembranza di una solennità in onore di Maria Ausiliatrice, Torino tip. dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. 1868.
[15]Salm. 73.
[16]I Corint. 15.
[17]Exod. 20.
[18]Levit. Cap. 26.
[19]Exod. 31.
[20]In cap. 26 Matt.
[21]Lev. Cap. 24.
[22]Anno 510.
[23]Hebreor, 13.
[24]V. Apologista, N. 10, anno XII.
[25]Giov. 20.
[26]Matt. 18.
[27]Serm. 393.
[28]De lapsis.
[29]Hom. II in psal. 37.
[30]Sess. XIV, can. 6, 7.
[31]Epist. 93, ad Virg. Soph.
[32]Matt. 16.
[33]V. Apologista, N. 10, anno XII.
[34]Prov. 8.
[35]Salm. 110.
[36]V. S. Giov. Crist. Hom. 61, ad pop. ant.
[37]Salm. 110.
[38]Luc. 22.
[39]Giov. 6.
[40]Matt. 26.
[41]Sess. 13, 2.
[42]Tract. 84 in Joan.
[43]Giov. 6.
[44]Giov. 6.
[45]Matt. 11.
[46]V. Cip. lib. 6, de Lapsis.
[47]Sess. 22, cap. 6, V, anche sess. 13, cap. 8.
[48]Storia Eccl. anno 552.
[49]Conc. Trid. Sess. 13, cap. 2.
[50]Ibidem.
[51]De perf. Relig. Cap. 21.
[52]V. Summa di s. Tom. Parte 3, q. 80, art. 10.
[53]V. Tom. IV Sent. – V. la SS. Comunione per Monsignor Segur.
[54]V. Rimembranza di una solennità ecc. Appendice.
[55]Conc. Trid. Sess. 22, cap. 2.
[56]Tesoro nascosto ecc., art. IV. N. VII.
[57]Conc. Trid. Sess. 22, cap. 2. Sess. 25 in principio.
[58]V. Rimembranza citata.
[59]Acquista l'indulgenza di 7 anni e 7 quarantene chi accompagna divotamente il SS. Viatico col lume o cereo acceso; di 5 anni ed altrettante quarantene chi lo accompagna senza lume; e di 3 anni colui che legittimamente impedito manda un'altra persona in sua vece con lume o cereo acceso. Tutte queste indulgenze sono applicabili ai fedeli defunti per concessione di Benedetto XIV.
[60]Luc. 24.
[61]Apoc. 14.
[62]Luc. 2.
[63]Giov. 13.
[64]Vita del giovane Saceardi Ernesto. Letture Catt. anno XVI, fasc. 9.
[65]N. 48, anno XII, 88 novembre 1869.
[66]V. Apologista, n. 10, an. 12.
[67]V. S. Alfonso, Glorie di Maria.
[68]Apoc. 12.
[69]V. S. Alfonso, Gl. Di Maria.
[70]Ibidem.
[71]V. S. Alf. Gl. di Maria.