AVVENUTO IN TORINO IL 6 GIUGNO 1453 CON UN CENNO SUL QUARTO CENTENARIO DEL 1853.
TORINO, 1853
TIPOGRAFIA DIR. DA P. DE-AGOSTINI
Via della Zecca, N. 23, casa Birago. {1 [1]} {2 [2]}
INDEX
II. Racconto storico del miracolo
lV. I canonici del Corpus Domini
VI. Dialogo - tra un torinese ed un forestiere
Atti divoti da farsi nella visita al SS. Sacramento.
In mezzo alla comune esultanza cui prendono parte tutti i buoni Cattolici per la solennità del Centenario in memoria del Miracolo del SS. Sacramento da Dio operato in questa nostra città, spero non debba riuscire discaro un racconto storico, breve e semplice per modo che possa rendere abbastanza istruiti i meno culti, e quelli cui mancano libri opportuni, o non hanno tempo a percorrere i volumi stampati intorno a questo glorioso avvenimento. {3 [3]}
Chi desiderasse di avere più estese cognizioni di tal fatto potrebbe leggere qualcuno degli autori notati in fine di questo libretto, dai quali furono ricavate queste brevi notizie. Qui io mi limito ad un racconto storico del Miracolo, aggiungendo alcune cose che riguardano alla prossima solennità, coll'aggiunta di un dialogo famigliare intorno ai miracoli.
Benedica il Signore tutti i Torinesi, e conservi tutti i Cattolici nella Santa Cattolica Fede, unica religione che possa presentare veri miracoli in conferma delle verità che professa.
Sac. Gio. Bosco. {4 [4]}
Grande consolazione è per un Cattolico il sapere di trovarsi nell'unica religione che possa vantar miracoli in conferma della verità che egli professa. II miracolo essendo un’azione che può solamente venire da Dio, ne segue che un solo operato a favore della Cattolica Religione basta per farcela conoscere divina. Però noi Cattolici ne abbiamo non uno, ma migliaia operati in ogni tempo, in vari luoghi, in presenza d'immensa moltitudine, e talvolta in mezzo alle più popolate città, affinchè la moltitudine dei testimoni renda più sicura la veracità del racconto.
Il Vangelo si può dire una serie non interrotta di miracoli i più luminosi. Pure Gesù Cristo assicurò i suoi discepoli che avrebbero fatto dei miracoli maggiori che egli non fece[1]; e noi abbiamo documenti i più certi che da Gesù Cristo fino ai nostri giorni in ogni secolo, in ogni {5 [5]} anno, e, possiamo dire, in tutti i giorni sonosi operati miracoli nella Chiesa Cattolica, a segno che gli stessi protestanti, sebbene non possano mostrarci un solo miracolo a favore della loro setta, tuttavia sono costretti di affermare che nella Chiesa Romana si fecero miracoli[2].
Posta pertanto la certezza che Dio solo possa operare miracoli, e che questi miracoli siansi solamente operati nella cattolica religione, deriva legittima conseguenza, che noi cattolici solamente ci troviamo nella vera religione.
Ciò premesso, noi passiamo a raccontar uno dei più luminosi miracoli del cristianesimo. {6 [6]}
Mentre governava la santa Romana Chiesa Nicolò V, e Ludovico di Savoia era duca di Torino, avvenne uno strepitoso miracolo nella città di Torino. Innumerevoli storici vanno d'accordo nel riferirlo come segue.
In una guerra di que' tempi avvenuta tra Savoiardi, Piemontesi e Francesi, parecchi luoghi posti sul confine di questi Stati furono saccheggiati. La terra di Exilles, paese poco distante da Susa, fu pure abbandonata all'arbitrio dei predatori. Alcuni ribaldi non paghi di quanto trovarono nelle case dei privati, entrarono nella Chiesa Parrocchiale di questo paese, e tra le altre cose rubarono un ostensorio con entro l'ostia consacrata. Involsero il sacro vaso con altre spoglie, e fattone un grosso fagotto, il posero sopra un mulo prendendo la strada di Torino.
Era il sei di giugno 1453, verso le cinque pomeridiane, quando giunsero in Torino innanzi ad una chiesa dedicata a {7 [7]} S. Silvestro. Ivi il Signore voleva palesare ai Torinesi un segno del suo immenso amore e dell'infinita sua potenza. Improvvisamente il mulo si ferma, stramazza al suolo, e rimane immobile; il condottiero grida, minaccia e percuote il giumento, ma tutto invano.
Allora l'invoglio, come se fosse disfatto da mano invisibile, ad un tratto si scioglie, e l'ostensorio da se stesso si leva in aria e si ferma a vista di tutti, tramandando risplendentissima luce. In pochi istanti il fatto si divulga per tutta la città, e il popolo corre affollato a contemplare le divine maraviglie.
Un sacerdote di nome Bartolommeo Cocono, alla vista di tale prodigio, recasi tosto ad informarne il Vescovo di nome Ludovico Romagnano. Quel prelato, assicuratosí di quanto avveniva, raduna quei canonici e clero che in quel momento potè raccogliere, e, facendo precedere la croce, vanno tosto processionalmente in sul luogo. Colà giunti attoniti e maravigliati si prostrano a terra, e adorano il Santissimo Corpo di Gesù Cristo, in nuova guisa glorificato. Ma quale non fu la maraviglia, allorchè videro l'ostensorio cadere in terra, e l'ostia sola rimanere {8 [8]} in aria più risplendente che il sole! Universale commozione sorprende tutti gli astanti: lagrime, sospiri, fervorose preghiere occupano la mente e il cuore di tutti; da tutte le parti si esclama: mane nobiscum Domine: Signore, rimani fra noi. II Vescovo preso un calice lo tiene colle mani alzate sotto all'ostia, che tuttora stava sospesa in aria tramandando vivi raggi come risplendentissimo sole. Ed ecco un nuovo prodigio; quasi l'ostia volesse ubbidire alla voce del pastore e de’ fedeli, a poco a poco si abbassa e discende nel calice. Allora fra cantici dell'estatica moltitudine, il Vescovo porta come in grande trionfo il sacro deposito nella Chiesa Cattedrale di S. Giovanni.
Quell'ostia sacrosanta si conservò per lungo tempo in questa chiesa, recandosi i Torinesi con edificante pietà ad adorarla. La fama di tal prodigio non fu ristretta nella città di Torino; molti dai vicini paesi vennero ad adorare Gesù Sacramentato, e fra le molte grazie che si ottennero per quell'ostia prodigiosa, merita di essere riferita quella che riguarda ad un certo Tommaso Soleri di Rivarolo, Diocesi d'Ivrea. Era questi {9 [9]} da tre anni inchiodato in un letto per dolorosissima malattia di podagra. Udito a parlare del gran miracolo avvenuto in Torino, fece voto, e con vivezza di fede promise, che se fosse guarito, sarebbe andato a visitare quell'ostia miracolosamente scoperta, facendo celebrare una Messa coll'offerta di una torchia del peso di tre libbre.
Fatta la promessa si sentì immantinente guarito; tosto si levò dal letto servendosi di quelle mani e di que’ piedi che da tre anni gli tornavano inutili. Pertanto nel 1454, vale a dire, l' anno immediatamente dopo il miracolo, venne da Rivarolo a compiere in persona il voto da lui fatto, e ringraziare il Signore Iddio della grazia ricevuta.
Nel 1455, i canonici della Metropolitana si radunarono a Concilio, e ad uninimità di voti decretarono[3] di far costrurre un magnifico tabernacolo, per conservare in luogo più degno l'ostia prodigiosa, la quale si conservò, finchè venne ordine da Roma, che fosse consumata secondo il sacro rito. {10 [10]}
Se qualcuno ci domandasse, che cosa rammenti ai popoli la chiesa del Corpus Domini, noi possiamo rispondere: questa chiesa è un monumento parlante, che dice a tutti quelli che la veggono: QUI AVVENNE IL GRAN PRODIGIO. Nell'anno 1453 il Municipio di Turino ordinò, che il luogo del miracolo fosse segnato con una cappelletta, la quale divenne bentosto ristretta atteso il gran concorso di popolo che ivi interveniva.
Nel 1521 i Decurioni della Città, desiderosi che sempre più viva si mantenesse la memoria di un tal miracolo, ottennero dall'Arcivescovo la facoltà di fabbricare un'altra chiesa più vasta, ma nel medesimo luogo, vale a dire, racchiudendo il sito in cui era avvenuto il miracolo. La qual chiesa in breve tempo fu condotta a termine; e nel 1525 fu eretta la celebre Compagnia del Corpus Domini, la quale appunto porta per divisa un calice dorato, a cui sovrasta l'ostia {11 [11]} onde rappresentare in viva immagine e continua visibile storia il miracoloso avvenimento.
Nel tristo caso che una pestilenza funestava questa nostra città, il Municipio in corpo fece voto di edificare un nuovo tempio di più ampia e magnifica forma. Ricorsero perciò a Monsignore Carlo Broglia, Arcivescovo di Torino, il quale volle egli stesso informarsi bene della verità del miracolo: e lasciò scritto che: informato appieno dello stupendo e verissimo miracolo, sì per le antiche autentiche scritture da lui vedute e lette, come per le debite e legittime informazioni, assecondò la dimanda.
L'opera fu cominciata nel 1607, e fu con somma alacrità condotta a termine, ed è la presente chiesa del Corpus Domini, la quale noi chiamiamo monumento che afferma e dice a tutti quelli che vivono e vivranno dopo di noi, come Iddio siasi compiaciuto manifestare ai Torinesi un tratto particolare di bontà e di amore.
Fra le cose che meritano speciale considerazione vuolsi rilevare il luogo dove avvenne il miracolo. Esso è quasi nel mezzo del pavimento della Chiesa, vicino al pulpito, cinto con cancelli di ferro; {12 [12]} là, proprio ove il giumento stramazzò, havvi una lapide in cui si legge:
HIC • VBI • PROFVGVM • CHRISTI • CORPVS
SVBDIALEM • SIBI • STATIONEM • OBITER • ELEGIT
AVGVSTVM • HOC • ET • MANSVRVM
NVMINI • DOMICILIVM • CIVIBVS • PERFVGIVM
TAVRINENSIS • AVGVSTA
CISALPINOS • LATE • POPVLOS•DEPOPVLANTE • TABE
PRO • CIVIVM • SALVTE • DEVOVIT
ANNO • MDLXXXVII
La Cappella primitiva fu affidata alla Compagnia dei Corpus Domini, che è la più antica sotto tale titolo di tutta la cristianità.
Nel 1653 Cristina di Francia, madre del Duca Carlo Emmanuele II, d'accordo con Monsig. Arcivescovo e col Municipio commise la cura di questa Chiesa alla Congregazione di S. Filippo. Fra quelli che segnarono l'istrumento d'accettazione troviamo D. Sebastiano Valfrè (il beato) {13 [13]} sotto-superiore dell'Oratorio. Ma quei religiosi non avendo locale dove ricoverarsi secondo il bisogno dell'Istituto, nel 1655 tornarono ad abitare l'antica casa al di là di piazza Castello. Allora il governo della Chiesa passava a sei sacerdoti, i quali vivendo vita comune sotto un superiore, sono incaricati di officiare detta Chiesa e provvedere quanto occorre pel regime spirituale. Oggidì questi sacerdoti sono comunemente detti Canonici del Corpus Domini, ed abitano una casetta situata di fronte alla chiesa detta la Basilica.
Nelle convenzioni segnate tra la Città di Torino ed i preti canonici del Corpus Domini, in data 13 marzo 1655, si leggono le seguenti parole: «Desiderando la città di Torino che maggiormente si stabilisca ed accresca la divozione del SS. Sacramento nella chiesa del Corpus Domini dalla detta Città edificata nel luogo nel quale Sua Divina Maestà si compiacque di operare quello stupendissimo miracolo a maggior comprovazione della nostra santa fede ed evidenza di un tanto Sacramento, perciò ha pensato d'istituire e fondare in detta chiesa una congregazione di preti secolari sotto il titolo del SS. Sacramento.» {14 [14]}
Ascolta, o lettore, un fatto terribile, e mentre ne sarai da alta ammirazione compreso, impara per te, e rendi manifesto a tuoi amici, che col Signore non si burla: Dominus non irridetur.
Nel 1803 celebravasi in questa nostra Torino il cinquantenario del glorioso avvenimento di cui parliamo; e sebbene le circostanze politiche fossero poco favorevoli a solennità religiose, tuttavia vi fu uno straordinario concorso di fedeli Cattolici venuti da tutte parti.
Era la sera del giorno 6 di giugno, precisamente all'ora che il popolo da tutte le vie ingrossava per vedere le lunghe schiere di sacri ministri e di corporazioni religiose che incominciavano la processione, quando un parrucchiere di nome N., uomo irreligioso e di mali costumi, quasi indispettito per la gran folla che ivi accorreva: Sciocconi, disse schiamazzando, sciocconi ... correre tanto per vedere il miracolo del mulo. Appena {15 [15]} finiva la bestemmia, che, terribile a dirsi! come colpito da un fulmine cadde morto all'istante. Quelli che si trovarono presenti lo sorressero alquanto sulle loro braccia, si adoperarono per dargli conforto; ma egli non diede più segno di vita. Così colui che tentava d'impedire gli altri di andar a vedere uno spettacolo di santità divenne egli stesso uno spettacolo di terrore e di spavento.
Mi pare ancora di vedere le sue mani che brancolavano quando cadeva: così dice un testimonio oculare. Io lo vidi nel deposito del palazzo di Città, ed ho presente ancora tutti i lineamenti della sua faccia: così un altro. Fra la moltitudine che l'andarono a visitare al palazzo, ho udito un signore che disse a me ed a miei compagni: giovani, imparate a rispettare le cose di religione. Io era atterrito, e mi cadevano le lagrime: così asserisce un altro.
Ad un racconto di simil fatta, qualcuno potrà dimandare, se ci sono argomenti di certezza; perciocchè, essendo ciò avvenuto in un momento di tanta solennità, sarà pervenuto a notizia di molti. Di più: da tale avvenimento fino a noi, non essendo trascorsi che cinquant'anni, dovrebbero essere testimoni viventi. {16 [16]}
Rispondo: Il fatto è strepitoso, perciò richiede gli argomenti di certezza; e ce ne sono molti: 1° La tradizione dall'uno all'altra tramandata fino ad oggidì, anche fuori di Torino.
2° Attestato da un libro intitolato: Ricerche critiche sul Miracolo del SS. Sacramento avvenuto in Torino, pag. 52.
3° Molti testimoni oculari ancora viventi, i quali ognuno può liberamente consultare: sei di costoro deposero separatamente il loro racconto, e vanno così d'accordo nel fatto e nelle circostanze, che non lasciano il minimo argomento a dubitare. - Di costoro conservo il nome, cognome, l'indicazione del luogo della dimora, e si offrono pronti di appagare chicchessia. L'età e la condizione di questi individui li rende degni di fede. {17 [17]}
Il sei di giugno un Torinese ed un forestiere escono insieme dalla chiesa del Corpus Domini, e, avviandosi verso il palazzo di Città, tengono questo discorso.
Forestiere. Bisogna proprio dire, che la Religione ha una gran forza sul cuore dell'uomo.
Torinese. Ha più forza un semplice fatto religioso, di quanto possano avere i più grandi avvenimenti della terra. Voi ben sapete, che quivi oggi si ricorda soltanto la memoria di un miracolo, pure mette in movimento tanta gente.
F. - Io pure vengo cinquanta miglia di lontano, e sono assai contento di essere venuto. Ma giacchè vi veggo tanto cortese, sapreste dirmi se è molto tempo dacchè avvenne questo miracolo?
T. - Tutti i Torinesi sono informati di questo fatto e delle circostanze che lo riguardano. È questo il quarto centenario, cioè sono quattrocento anni, dacchè successe tale prodigio. {18 [18]}
F. - Voi mi sembrate molto istruito delle cose patrie, e se non vi rincresce, io vorrei domandarvi alcune cose per mia istruzione, e desidererei spiegazione di alcune cose che ho rimirato in chiesa: ho ammirato le pitture, un cancello di ferro ed altre cose, le quali so avere un significato particolare, e che io non posso comprendere.
T. - Queste cose si comprendono tanto bene dalla storia. Tutto il tempio insieme forma un testimonio, che il Municipio Torinese ha posto per eternare la memoria del prodigio.
Sopra la facciata di questa chiesa havvi un’iscrizione che ricorda due fatti: Uno è il decreto della Città per l'erezione di una chiesa in ricordanza del prodigio; l'altro fatto accenna la circostanza in cui i Torinesi determinarono di compiere questo edifizio, cioè in occasione che una peste terribile flagellava il popolo torinese. L'iscrizione è latina, eccovela in italiano:
Qui dove profugo il Corpo di Cristo eleggevasi momentanea scoperta dimora.
Ad augusto e durevole di lui domicilio e a rifugio dei cittadini. {19 [19]}
Mentre pestilenzial morbo menava larga strage tra popoli cisalpini, l'augusta Torino.
Per la comune salvezza in voto decretava l'anno 1597.
Entrando in Chiesa, sul cominciare della volta, nella prima pittura si rappresentano alcuni ribaldi, che, entrati nella chiesa parrocchiale di Exilles, spezzano la portina del tabernacolo, e mettono in un fagotto un ostensorio, con entro l'ostia consacrata.
F. - La pittura del centro della volta?
T. - La pittura posta nel centro della volta rappresenta la caduta del giumento, l'elevazione dell'ostia in aria tutta raggiante, intorno a cui, Vescovo e popolo stanno genuflessi in venerazione della Divina Maestà.
La pittura poi, cioè quella superiore, posta nella vólta quasi al disopra dell'altare maggiore, rammenta che l'ostia, dopo di essere stata buon tempo sospesa in aria raggiante, discese in un calice che Monsignor Romagnano, allora Vescovo di Torino, teneva fra le mani, la quale ostia tramandando tuttora viva luce, è portata processionalmente al duomo di S. Giovanni. {20 [20]}
F. - Va bene; questo mi piace assai, ma quel cancello di ferro che cinge una parte del pavimento vicino al pulpito, quel cancello ...
T. - Quel cancello cinge e segna il luogo, ove cadde il giumento, si sfasciò l'involto, si levò l'ostia, ove cadde l'ostensorio rimanendo l'ostia sola in aria. Ivi, pure si prostrò il Vescovo, e ricevette l'ostia, che alla vista dell'attonita moltitudine discese nel calice. Dentro a quello steccato di ferro havvi un'iscrizione, che rammenta in breve tutta la storia dell'avvenimento; eccovela in italiano:
Qui il giumento, portatore del Divin Corpo, cadde;
Qui la Sacra Ostia, scioltasi dal carico in cui era involta, in aria levossi;
Qui fra le supplichevoli mani dei Torinesi, propizia discese;
Qui adunque il luogo, da tal prodigio santificato, tu memore, supplice, prono, venera, altrimenti trema.
F. - Vedo proprio che siete istrutto delle cose patrie, questo fa onore ai Torinesi: di più scorgo in voi una certa persuasione di ciò che raccontate; ed io pure presto fede a quanto dite: ma, perdonatemi l'interrogazione, non vi {21 [21]} pare di ravvisare qualche cosa di ripugnante in questo miracolo?
T. - Che dite, amico! Ripugnante! Ripugna che Dio faccia miracoli?
F. - Non dico questo: ma parmi che tal miracolo racchiuda qualche cosa un po’ grossa ad inghiottire. Per esempio, un mulo s'inginocchia spontaneamente, un fagotto si scioglie da per sè, un ostensorio si leva in alto e rimane sospeso, un’ostia sta risplendente in aria. Tutte queste cose, per verità, io non le capisco.
T. - Tutte le vostre difficoltà si riducono a conoscere, se siano possibili i miracoli. II miracolo, come credo voi ben sappiate, è un’azione che supera tutte le forze della natura, perciò tutti gli uomini radunati insieme, non possono operare alcun miracolo. P. e., morto un uomo, deve naturalmente il suo cadavere putrefarsi, e niuno degli uomini lo può risuscitare. Dio solo può fare che non si putrefaccia, e, se ben lo giudica per sua gloria, può farlo risuscitare: come leggiamo nel Vangelo aver fatto il divin Salvatore nella risurrezione di Lazzaro, morto da quattro giorni.
F. - Mi pare che voi abbiate lasciato sfuggire alcune parole che non sono {22 [22]}
tanto facilmente ammesse dai Cristiani: mi dite che gli uomini non fanno miracoli: volete voi dubitare di tanti prodigi operati da uomini santi nella Religione Cattolica?
T. - No, amico mio, anzi io credo che nella Chiesa Cattolica molti Santi operarono luminosissimi miracoli, ma ciò fecero non in virtù propria, ma nell'aiuto del Signore. Per esempio, leggiamo nella Bibbia, che S. Pietro guarì uno storpio, richiamò a vita una defunta, e questo fece in nomine Domini, nel nome del Nostro Signor Gesù Cristo.
F. - Mi piace molto il vostro ragionamento, ma nel miracolo di cui parliamo, il dire che un mulo si è fermato, inginocchiato ...
T. - Adagio, non cangiamo le parole della storia: tutti gli autori che raccontano questo fatto, non dicono che il mulo s'inginocchiò, ma soltanto che si arrestò, cadde e stramazzò, e non altrimenti. Un Dio che creò tutto quello che nel cielo e nella terra si contiene: che fa camminare gli uomini sopra le onde, che raduna e divide le acque dei mari e dei fiumi, non potrà fare che un mulo si fermi e stramazzi? Pensiamo solo alcuni {23 [23]} istanti al miracolo di Balaamo, e cesseranno le nostre maraviglie.
F. - Quale fu il miracolo di Balaamo?
T. - Questo miracolo consiste in ciò che mentre quel falso profeta cavalcava una giumenta, questa sciolse la lingua e rimproverò la malvagità di chi la cavalcava. Questo fatto non ammette verun dubbio, perchè è registrato nella Bibbia.
F. - Certamente se Iddio fa parlare gli animali, può quando che sia arrestarli, e, qualora il voglia, anche farli inginocchiare. Ma quello sciogliersi il fagotto da per sè ...
T. - Havvi in ciò gran cosa di straordinario? Forse Iddio non può fare quel che fanno tutti i giorni gli uomini? Un ragazzo non può fare e disfare un fagotto come vediamo operarsi sotto ai nostri occhi?
Era pur ben chiuso il sepolcro del Salvatore, pesante il macigno che lo chiudeva; ciò nonostante Dio con un atto del suo volere agitò il sepolcro, smosse la pietra, atterrò le guardie, e niuno potè impedire che si effettuasse quanto Dio voleva.
F. - Ma quel levarsi in alto l'ostensorio, rimanere sospeso; il fermarsi {24 [24]} un’ostia in aria senza essere sostenuta da alcuno, tramandar vivissimi raggi di luce: ah! queste cose non so capire.
T. Volete dire che tali cose, in simile guisa, non possono farsi dagli nomini, e ne convengo; a Dio poi sono facilissime. Ditemi, amico, colle vostre mani potreste voi tenere un ostensorio sollevato in alto? potreste tenere in alto una lucerna accesa e risplendente!
F. - Parmi di sì: ma tengo quelle cose alzate colle mie mani.
T. - Se voi colle vostre mani fate tali cose, non potrà farle Iddio, il quale è creatore e conservatore delle vostre mani medesime? Sarà cosa a Dio difficile il tenere un ostensorio sospeso in alto? a Dio che colla sua onnipotenza tiene sollevati in alto senza che si appoggino ad alcuna estremità la terra che abitiamo, il sole, la luna e la moltitudine delle stelle che galeggiano, per dire così, nello spazio immenso dell'universo, unicamente sostenute, regolate e conservate dalla mano onnipotente di Dio?
F. - Ma un’ostia è bianca, per sè non risplende, donde poteva prendere quei raggi di vivissima luce? {25 [25]}
T. - Donde prende la sua luce il sole, quel sole che, sebbene sia molti milioni di miglia distante da noi, pure tramanda fino a noi vivissimi raggi di luce?
F. - Per me non saprei che rispondere se non con dire che Dio onnipotente è colui che dà la luce al sole.
T. - Benissimo. Ora quel Dio che dà la luce al sole e gli fa tramandar quei vivissimi raggi; quel Dio che fa risplendere la luna e tanti milioni di stelle, non potrà fare che un ostia consacrata risplenda in aria e tramandi raggi di viva luce?
Cessi pertanto ogni nostra maraviglia, e diciamo che il miracolo del SS. Sacramento avvenuto in Torino nel 1453 confrontato colle altre opere dell'Onnipotenza divina nulla presenta che sia assurdo o ripugnante; piuttosto io direi, che il Signore Iddio ha voluto operare questo miracolo 1° per manifestare la sua gloria agli uomini e dare un segno di particolare bontà ed amore verso i Torinesi.
2° Per confermare i Cattolici in quella grande verità insegnata dalla Chiesa Cattolica; cioè che nella SS. Eucaristia vi {26 [26]} è realmente Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signor Gesù Cristo, vivo e glorioso come è in cielo.
3° Per dare a tutti i Cristiani un sensibile argomento di questa verità contro agli eretici Valdesi, che in que’ tempi si erano già introdotti nelle valli di Luserna presso Pinerolo, e che negavano, come negano ancora oggidì, la presenza reale di Gesù Cristo nella santa Eucaristia. Volle altresì premunirci contro agli assalti che i Valdesi uniti ai Calvinisti avrebbero dato alla santa Cattolica Religione, specialmente intorno a questo Augustissimo Sacramento.
Finalmente dispose Iddio che la memoria di questo glorioso avvenimento fosse conservata e con tutta certezza fino a noi tramandata, perchè servisse ai Torinesi di baluardo contro agli assalti dell'eresia, che sotto speciose, ma sempre mentite forme, cerca farsi strada in mezzo ai cattolici.
Questo miracolo sia ai Torinesi ed a tutti i buoni Cattolici sorgente di grazie celesti e di benedizioni; illumini tutti, e tutti ci colmi della più grande consolazione pensando che viviamo in una religione che in mille modi fa conoscere {27 [27]} i caratteri della divinità, tra cui vuolsi annoverare il miracolo avvenuto in Torino nel 1453.
F. - Vi ringrazio di tutto cuore, e sono soddisfattissimo del vostro ragionamento; il Signore vi accompagni.
T. - Addio, amico, vivete felice.
Per noi Cattolici basta il giudizio della Chiesa, per darci tutta la certezza di un fatto. In verità molti Vescovi scrissero di questo miracolo, e dopo di averne a lungo ponderato i documenti, lo dichiarano verissimo, stupendissimo. I molti decreti per questo oggetto emanati dalle autorità civili ed ecclesiastiche, i lunghi e rigorosi esami fatti a Roma prima di approvare l'uffizio proprio, l'approvazione dell uffizio, della festa, de’ riti e delle cerimonie che l'accompagnano, ci sono mallevadori di certezza. Tuttavia per aprire la strada a chi volesse istruirsi maggiormente, ed anche per adempire al dovere di chi scrive {28 [28]} fatti, cioè indicare i fonti da cui questi sono attinti, accenneremo alcuni documenti, da cui furono ricavate le presenti notizie:
1° Molti decreti autentici che conservansi intatti negli archivi del Municipio, della Curia arcivescovile e della Metropolitana:
2° La presente chiesa del Corpus Domini, le molte iscrizioni, che ivi ed in altri luoghi della città si leggono; la confraternita, la Collegiata dei canonici del Corpus Domini sono testimonii parlanti del fatto;
3° Riti, feste e solennità dei celebrati centenari e cinquantenari, che dall’avvenimento del miracolo si praticarono finora, la tradizione di generazione in generazione tramandata, si possono altresì considerare come altrettanti testimonii parlanti;
4° Una lunga serie di autori che in pieno accordo riferiscono questo fatto.
Nel 1458 Enea Silvio, Papa, sotto al nome di Pio II, nei suoi Commentari riferisce distintamente il miracolo avvenuto in Torino.
Nel 1577 Filiberto Pingone, nell'opera Augusta Taurinorum. {29 [29]}
Nel 1581 Agostino Bucci, nel suo Trattato della Sindone.
Nel 1591 Abramo Bzovio, ne’ suoi Annali all'anno 1453.
Nel 1599 Nicolò Laghi, nell'opera I Miracoli del SS. Sacramento.
Nel 1601 Gioanni Bottero, nell'opera De’ Principi cristiani.
Nel 1605 Ludovico Della Chiesa, Storia del Piemonte.
Dal 1606 in poi ho annoverato più di cento autori, che riferiscono questo glorioso avvenimento, tutti d'accordo nel fatto e nelle circostanze che lo accompagnarono.
Fra moderni vuolsi notare l'opera: Cenni storici critici sopra l'insigne miracolo dell'Ostia Santa, ecc., stampata nel 1837.
Finalmente si può leggere il libro stampato l'anno scorso 1852, col titolo, Ricerche critiche sul Miracolo del SS. Sacramento, avvenuto in Torino nel 1453. {30 [30]}
Ne’ centenari per lo addietro celebrati, sempre vi fu un grande concorso di gente da ogni parte accorsa.
Il Municipio torinese, i magistrati, tutte le autorità civili vi presero parte con generosi sussidii, perchè le sacre funzioni non mancassero del necessario decoro, presero parte coll'intervenire in corpo alle sacre funzioni, e, bello a dirsi, furono veduti i primi membri del Municipio e le prime dignità della Real Corte accostarsi con riverenza a ricevere la Santa Eucaristia nella chiesa del prodigio.
Le autorità ecclesiastiche di pieno accordo colle civili, clero, capitoli di canonici, confraternite, corporazioni religiose si diedero la massima sollecitudine perché le sacre funzioni fossero ben regolate, e col dovuto decoro festeggiate. I Vescovi, con apposite pastorali, invitarono cittadini e forestieri a prendere parte dei divini favori che la Divina Maestà largamente teneva preparati agli uomini. {31 [31]}
I Romani Pontefici abbondarono in dispensare il tesoro delle sacre indulgenze, e concedere tutti quei privilegi che possono contribuire al bene spirituale dei Cristiani.
Queste cose ebbero luogo negli antecedenti centenari; forsechè verranno meno nel mille ottocento cinquantatrè? No certamente.
I nuovi e preziosi lavori eseguiti nella chiesa del Corpus Domini; gli eleganti apparati che si stanno fin d'ora preparando; i pii sussidii dai Torinesi e dai forestieri offerti per le gravi spese che occorrono in somiglianti solennità; le molte prediche e gli spirituali esercizi che già si fanno in preparazione a quella grande solennità; di più, il trasporto di gioia con cui se ne parla in pubblico ed in privato dai cittadini e forestieri; tutto ci fa sperare una solennità degna della capitale del Piemonte, della città del SS. Sacramento; solennità degna di un popolo cattolico, che celebra uno dei più gloriosi avvenimenti del cristianesimo.
Egli è per questo, che il venerato nostro Arcivescovo, benchè da noi lontano, tuttavia sempre intento al bene spirituale del gregge dalla divina Provvidenza a lui {32 [32]} affidato, colle più tenere espressioni, in apposita pastorale, invita clero e popolo di questa città e diocesi a prenderne parte.
«Da voi lontani col corpo, egli dice, ma uniti sempre a voi collo spirito, prendiamo la più sincera e viva parte alla vostra esultanza, e ve la prendiamo con tanto maggior espansione di cuore, in quanto che nutriamo una piena fiducia, che l'augusta pompa della religiosa solennità sarà per ridondare a grandissimo spiritual vostro vantaggio.»
Accennati i gravi pericoli in cui i suoi diocesani si trovano per le insidie con cui gli eretici protestanti si sforzano di sedurre gl'incauti cattolici, passa a raccomandare che il primo potentissimo mezzo per non cadere vittima dell'errore, «si è quello di legarci indissolubilmente all'autorità della Chiesa Cattolica, epperciò col Romano Pontefice suo capo visibile, successore di S. Pietro.»
Raccomanda di poi la frequenza dei Sacramenti della Confessione e Comunione, come quelli che hanno il dono speciale di fortificare la Fede su due punti di dogma, mentre sono utilissimi per se stessi, e vengono precisamente, {33 [33]} più ancora che altri, presi di mira dagli impugnatori di nostra santa Religione.
Quindi dal primo al quindici del prossimo giugno a tutti i confessori della Diocesi concede la facoltà di assolvere da qualsiasi colpa al Vescovo riservata.
Lo stesso Romano Pontefice, il regnante Pio IX, volle in questa circostanza dare nuovo segno di paterno affetto ai Torinesi concedendo un'indulgenza in forma di Giubileo. Il che vuol dire che tutti i confessori hanno facoltà di assolvere da qualsiasi peccato e censura, e che tutti quelli i quali dal giorno 5 al giorno 12 di giugno si accosteranno al Sacramento della Confessione e Comunione acquisteranno indulgenza plenaria purchè adempiano le opere prescritte.
Che cosa vuol dire indulgenza plenaria? Indulgenza plenaria vuol dire che, mediante una buona Confessione e Comunione per li meriti di Gesù Cristo, di Maria SS. e de’ Santi, riceviamo la rimessione di tutta la pena temporale, dovuta per li peccati confessati. Di modo che, un cristiano lucrando indulgenza plenaria, si può dire che riacquista l'innocenza battesimale, e se mai il Signore {34 [34]} lo chiamasse in tale stato all'altra vita, senza fermarsi neppure un istante nelle pene del purgatorio, egli se ne vola glorioso ai godimenti de beni celesti.
Cristiani! I tesori della divina misericordia sono aperti, sappiatene approfittare.
Monsignor nostro Arcivescovo, nella mentovata sua pastorale, inculca in questi giorni la visita al SS. Sacramento, proponendo in tale circostanza la recita di cinque Pater, Ave e Gloria ad onore di Gesù Sacramentato, con aggiungerne uno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
Dal 1 al 15 prossimo giugno concede l'indulgenza di ottanta giorni, ogni volta che si recita un Pater, Ave e Gloria in onore del SS. Sacramento.
Intanto, per dare ogni possibile comodità a quelli che non avessero libri opportuni, noi aggiugniamo qui gli atti da farsi nella visita al SS. Sacramento, ricavati da S. Alfonso Liquori. {35 [35]}
Anima mia, ravviva la fede e la confidenza, sta alla presenza dell'infinita Maestà del tuo Dio, che per amor tuo un giorno scese dal cielo in terra a farsi uomo, e volle morire su di una croce per salvarti, ed ora se ne sta nel SS. Sacramento per ascoltarti, e concederti quelle grazie che tu gli domandi. Parlagli adunque, e digli:
Mio Dio, perchè lo avete rivelato voi, che siete verità infallibile, io credo tutto quello che la Santa Romana Chiesa mi insegna a credere. Credo, che voi siete il Creatore e Signore del Cielo e della terra, il quale in eterno premiate i giusti nel Paradiso, e castigate i peccatori nell'inferno. Credo, che siete tre Persone, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, ma un solo Dio. Credo, o gran Figlio di Dio, che vi siete incarnato e fatto uomo nel seno di Maria, e siete morto {36 [36]} crocifisso per la nostra salute; ed ora ve ne state nel SS. Sacramento realmente presente, vivo e glorioso come in Cielo: prostrato a’ vostri piedi umilmente vi adoro, o Maestà infinita, unendomi alle adorazioni, che a quest'ora vi rendono in Cielo tutti gli Angeli e Santi con Maria Santissima.
Caro mio Redentore, io, fidato nelle vostre promesse, e perchè voi siete fedele, potente e misericordioso, spero pei meriti della vostra passione il perdono de’ miei peccati, la perseveranza nella grazia vostra sino alla morte, e finalmente spero di venire per la vostra misericordia a vedervi ed amarvi eternamente in Paradiso.
Caro mio Dio, perchè siete bene infinito, io vi amo con tutto il cuore sopra ogni bene; e vorrei vedervi amato da tutti gli uomini della terra quanto voi meritate. Godo che siete e sarete in eterno infinitamente beato. {37 [37]}
Mi pento, o Gesù mio, e mi dispiace con tutto il cuore di avere offeso voi, bontà infinità. Oh, fossi morto prima, e non vi avessi mai dato disgusto; odio ed abbomino sopra ogni male tutte le ingiurie che vi ho fatte. Signor mio, vi prometto e propongo per l'avvenire, di voler prima morire, che offendervi, e propongo, finchè avrò vita, di accostarmi sovente quanto mi è possibile ai SS. Sacramenti. Voi soccorretemi colla vostra grazia.
Vi raccomando, Signore, il Sommo Pontefice e tutti i Prelati e sacerdoti: date loro spirito di santificare tutto il mondo. Vi raccomando gl'infedeli, gli eretici e tutti i peccatori: date loro luce e forza di lasciare il peccato, per darsi ad amare solamente voi, sommo bene. Vi raccomando tutti gli agonizzanti, i miei parenti, benefattori ed amici, e in modo speciale vi raccomando le anime del purgatorio, sollevatele dalle pene, ed abbreviate {38 [38]} il tempo del loro esilio, acciocchè vengano presto a godervi in Cielo.
Finalmente vi prego per me, o Gesù mio sacramentato, datemi per li meriti vostri un gran dolore de miei peccati, ed il perdono di tutte le offese che vi ho fatto, datemi una gran confidenza nella vostra SS. Passione, e nel patrocinio di Maria vostra SS. Madre, datemi il vostro santo amore, e la santa finale perseveranza, sicchè io non abbia mai più a perdere la grazia vostra. Eterno Padre, esauditemi per amor di Gesù vostro Divin Figliuolo. Sei Pater, Ave, Gloria. {39 [39]}
Summam Dei potentiam,
Et hanc in urbem maximum
Divini amoris debitis
Pignus canamus laudibus.
Immola mansit bellua
Pretioso onusta pondere,
Praedonis et nefarii
Hic est soluta sarcina.
Attolitur per aera
Sacrata fulget Hostia,
Fidei triumphat veritas,
Et haeresis confunditur.
Redemptor, o mitissime,
Dignare sedem figere
In urbe nostra, ut arceas
Quaecumque turbant tristia. {40 [40]}
Lieti cantiam l'altissima
Potenza del Signore,
Cantiam l'incomparabile
Pegno di santo amore,
Che a noi Taurini piacquesi
Di compartir Gesù.
Quando il giumento carico
Del peso sacrosanto
Stette ad ogni urto immobile,
E da se stesso intanto
Del rapitor sacrilego
L'involto si sfasciò;
E in chiaro giorno toltasi
Di mezzo alla rapina,
Qui si levò nell' aere
Splendente Ostia divina,
Qui fur confusi gli empii,
La fede trionfò.
Mite Signor, deh piacciati
Di qui fermar tua sede!
Mira, cotesto popolo
Supplice a te lo chiede;
Più non avrem tristizia
Se resti tu con noi. {41 [41]}
Hanc dulcis hospes eligens
Ad permanendum recreas,
Zachaei ut aedem visitans
Reples salutis gaudio.
Adesto nobis jugiter
Regem tuere ac subditos,
Averte morbos, praelia,
Largire pacis munera.
Tuo superno lumine
Erroris umbras excute;
Ne corda confitentium
Contaminent increduli.
Jesu tibi sit gloria,
Qui te revelas parvulis
Cum Patre et almo Spiritu
In sempiterna saecula. Amen. {42 [42]}
È dolce a noi qui vivere,
Perché qui fai dimora,
Come a Zacheo tua visita
Fu di salute aurora,
Della salute il gaudio
Già il nostro cuor sentì.
Perenne la tua grazia
Sopra di noi si stenda,
Con il Sovrano, i sudditi
Propizia ognor difenda,
E morbi e guerre sperdansi,
Splenda di pace il don.
Il lume tuo benefico
Sciolga l'error, l'annienti;
Ritorni a Te l'incredulo
E, con pentiti accenti,
Nell'armonia de’ cantici
Unisca ai fidi il cor.
A Te, Gesù, diam gloria,
Che agli umili ti sveli,
Al Padre, all'almo Spirito
Con cui, Signor, ne’ Cieli
Regni per tutti i secoli,
Diam gloria, laude, onor. Così sia. {43 [43]}
O sacrum Convivium
In quo Christus sumitur,
Recolitur memoria
Passionis ejus.
Mens impletur gratia
Et futurae gloriae
Nobis pignus datur.
OREMUS
Deus, qui nobis sub Sacramento mirabile Passionis tuae memoriam reliquisti, tribue, quaesumus, ita nos Corporis et Sanguinis tui sacra Mysteria venerari, ut Redemptionis tuae fructum in nobis jugiter sentiamus. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen. {44 [44]}
Convito adorabile,
Convito d' amor
Qui dove ricevesi
L’istesso Signor:
Qui dove rammentasi
Ah! quanto egli un dì
Per noi sul Calvario
Pietoso soffrì.
Sii fonte di grazia
All’alma fedel
Sii pegno immancabile
Di gloria nel Ciel.
Orazione
Signor Iddio, che sotto l'ammirabile Sacramento dell'Eucaristia ci lasciaste la ricordanza della vostra Passione, piacciavi che siano da noi in tal guisa onorati e adorati i sacri Misteri del vostro Corpo e Sangue, che possiamo provare in noi stessi perpetuamente il frutto della Redenzione di voi, che vivete e regnate per tutti i secoli. Così sia. {45 [45]}
Che si fanno nella Chiesa del Corpus Domini pel Centenario del 1853
Giorno 3 di giugno Comincia un sacro triduo;
Ore 5 pom., Vespri, indi discorso e Benedizione.
4 sabbato:
Ore 10, Messa solenne pontificale con discorso tra la Messa. Dopo mezzodì: ore 6, Vespro, indi Benedizione.
5 Domenica: (come alli 4).
6 lunedì:
Ore 10: Messa pontificale con discorso tra la Messa. Dopo mezzogiorno: ore 4 1/2 Vespro; ore 6 Processione, indi Benedizione sulla piazza.
Le funzioni del giorno della festa sono quasi le medesime che si fanno in tutta l'ottava. {46 [46]}
Al lettore |
3 |
I. Pregio dei miracoli |
5 |
II. Racconto storico del miracolo |
7 |
III. Chiesa del Corpus Domini |
11 |
lV. I canonici del Corpus Domini |
13 |
V. Un fatto |
15 |
VI. Dialogo - tra un torinese ed un forestiere |
18 |
VII. Fonti storici |
28 |
VIII. Il centinario del 1853 |
31 |
IX. Pratiche religiose. |
35 |
Atti divoti da farsi nella visita al SS. Sacramento. |
36 |
Inno |
40 |
Versione del medesimo |
41 |
Inno al SS. Sacramento |
44 |
Parafrasi del medesmio |
45 |
Orario delle funzioni che si fanno nella Cjiesa del Corpus Domini pel Centenario del 1853 |
46 {47 [47]} |
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(Con approv. della Rev. Arciv.) {48 [48]} {49 [49]} {50 [50]} |
[1]S, Giovanni, cap. 14, v. 12.
[2]Melantone, Baldeo, Achelvit, Tavernier ed i più dotti tra i protestanti dicono espressamente, che S. Bernardo, S. Francesco d'Assisi, S. Bonaventura, S. Vincenzo de Paoli, e segnatamente S. Francesco Zaverio, fecero grandi miracoli.
[3]Questo decreto conservasi autentico negli archivi della Metropolitana.