ANNO XXVI STRENNA OFFERTA AGLI ASSOCIATI ALLE LETTURE CATTOLICHE {1 [319]} {2 [320]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili a Don Bosco]
INDEX
Eccomi di nuovo a voi, miei cari amici, col cappello in mano e col codino che si fa ogni di più lungo, ad augurarvi il buon anno. Eh ! Ma non temete che io sia di quelli che vengono a farvi augurii per cavarne la strenna. No no. Anzi la strenna bene o male voglio darvela io, mostrandovi in questi tempi di guerre i danni delle medesime, lasciandovi qualche buon consiglio e qualche ricetta, e facendovi ridere con qualche storiella. Veramente, se ho da dirvi tutta la verità, e con voi amiconi dalla lunga perchè dissimulare? Da parecchi {3]321} anni non ho più tutta quella voglia di ridere e di far ridere che aveva una volta; e su questa mia faccia di vecchio Gianduia comincia a far capolino un pò di malinconia. Ma credo che lo stesso accada a voi, i quali vedete al par di me come le cose vadano facendosi ogni giorno più brutte e le nuvole si addensino sul nostro bel Cielo.
Da lontano le cannonate, i macelli, gli incendii; da vicino....eh! da vicino ce n’ è tante che non so da quale cominciare!; dappertutto poi irreligione, delitti, miseria. Come si fa a ridere? Almeno il 1878 promettesse di meglio! Ma sembra invece... Basta: io non voglio fare il profeta, quantunque i vecchi ammaestrati dalla esperienza possano esserlo tutti un poco; tuttavia non so tenermi dal dirvi in un orecchio che nell’ anno 1878, secondo {4 [322]} quel che ne pare a me, il color rosso sarà un colore di moda. Voi sapete che la moda è tanto capricciosa!
Però, nasca quel che sa nascere, noi confidando in Dio e in Maria aiuto dei Cristiani non temeremo di nulla, e ci ricorderemo spesso dell’ ultimo versetto del Te Deum che io vi dirò in italiano perchè ho le mie buone ragioni per non dirvelo in latino, e la principale si è che di latino ne mastico poco: In te, o Signore, ho sperato: non sarò confuso in eterno.
Ma non voglio finire senza darvi un paio di consigli, che voi per il bene che mi volete metterete certamente in pratica. Il primo è questo. Invece di servirci d’ ora in avanti nel nostro conversare di tanti intercalari ed esclamazioni che van per le bocche, come di corbezzoli, di capperi, {5 [323]} di poffarbacco, e via discorrendo, diciamo invece tutti: Oh santa pace! e tutte le volte che diciamo queste due parole procuriamo che il cuore voli al Signore domandandogli proprio la pace, la vera pace, la pace santa per noi e per tutti i nostri fratelli, anche pei Turchi e pei Scismatici e pei Protestanti che sono essi pure nostro prossimo, come dice il Catechismo. Cosi le nostre esclamazioni si muteranno in giaculatorie, e ci faremo dei meriti quasi senza avvedercene.
Il secondo consiglio è che recitiate ogni giorno, come io pratico da un pezzo, questa bella preghiera di S. S. Pio IX, la quale è cosi breve che non vi scomoderà per nulla e vi frutterà intanto cento giorni d’ indulgenza da lucrarsi una volta al giorno conceduti dallo stesso Santo Padre il 15 Giugno 1862: {6 [324]} “Signore Dio onnipotente, che permettete il male per ricavarne il bene, ascoltate le nostre umili preghiere, colle quali vi domandiamo di restarvi fedeli in mezzo a tanti assalti, e perseverare fedeli fino alla morte. Nel resto dateci forza, colla mediazione di Maria SS., di poter sempre uniformarci alla vostra SS. Volontà.”
E il Signore si degni di esaudirci e di tenerci tutti nella sua santa guardia!
Il vostro affesionatissimo GALANTUOMO. {7 [325]}
(Estratto dal Cattolico Provveduto del Sac. Giovanni Bosco)
Se in tutti i tempi i romanzi furono riguardai dai santi Dottori della Chiesa quali libri pericolosi, se i tristi effetti di simili scritture furono sempre mai rilevanti, quanto maggiormente libri cotali sono pericolosi e da condannarsi ai giorni nostri, in cui la fiaccola della fede in una parte della società è spenta, e domina una grande corruzione nei costumi? I romanzieri dell’ età nostra per mettersi d’ accordo con questa società corrotta hanno permesso alla loro immaginazione di oltrepassare tutti i limiti dell’ onesta, e in tal modo la tazza piena di veleno presentano alla più sfrenata gioventù, alla gente già presta a corrompersi, e così l’ immoralità delle loro produzioni diventa spaventevole non solamente per quelli che ancor camminano sotto le bandiere del Vangelo, ma per coloro eziandio, i quali giudicano le cose solo secondo i principii della probità naturale e del pudore. Sì, il pericolo di queste letture è spaventoso: e gli stessi protestanti che hanno un certo sentimento di onestà naturale denunziano questi libri come la peste della gioventù.
Così l’ anno 1839 in un giornale intitolato la Rivista trimestrale che si stampa in Edimburgo capitale della Scozia i protestanti esprimevano il {70 [326]} loro sdegno pei libri di un certo Paolo Cousè, e Michele Raymondo, e sovratutto contro i romanzi di Giorgio Sand, del quale dicono che i suoi libri dovrebbero essere abbruciati pubblicamente per mano del carnefice: ed in generale esprimono lo stesso severo giudizio contro i romanzi francesi.
E se parlano così i protestanti, vi potrà essere qualche cattolico, il quale non si persuada essere i romanzi libri pericolosi per la fede, pei buoni costumi, e quindi doversene evitare con ogni diligenza la lettura?
Quel che fu detto dei romanzi dei tempi passati, con maggior ragione dir si deve dei recenti, e di tanti altri libri ai simil genere, da cui come da acque impure è ora allagata la nostra Italia. Ah! certo non amano la propria anima coloro, che si pascolano di tali lordure: vogliono perdere se stessi e i loro figliuoli quei genitori, che permettono la lettura di questi libri, cooperano alla rovina della civile società e a danno della Chiesa quei maestri, quei superiori che trascurano d’ impedire che libri di tal sorta s’ introducano nelle loro scuole, nei lorostabilimenti, si leggano dalla gioventù alla loro cura affidata. Di tanto male piange la società e piange la Chiesa. Ah! allontaniamo dunque da noi e dai nostri dipendenti tali scritture. Non mostriamoci inferiori agli stessi gentili; imperocchè questi compreso il gran guasto, che producevano i libri cattivi, ne proibivano la lettura, ne decretavano la distruzione. I Greci infatti bandirono le empie e licenziose dottrine degli Epicurei come si legge in Laerzio, e bruciarono pubblicamente nel foro i libri di Protagora perche irreligiosi. Roma al tempo della repubblica proibì e fece cercare, per distruggerli i libri delle Baccanti, ne' quali insegnavansi le cerimonie di certe funzioni abbominevoli; e Cesare Augusto punì coll’ esiglio uno de' più celebri poeti, per aver composto un poema licenzioso. Ah! imitiamo {71 [327]} i nostri padri nella fede, i primitivi fedeli gli Efesini, i quali convertiti a Gesù Cristo dalla predicazione di s. Paolo portarono a furia i libri e li bruciarono alla presenza di tutti. (Act. apost. cap. XIX). Siamo ubbidienti alla Chiesa, la quale per 1’ autorità, e pel comando ricevuto da Gesù Cristo di pascolare le pecore a lei affidate, di condurle a buoni pascoli, e allontanarle dai cattivi, ha proibito più volte e specialmente nel Concilio di Trento tali letture; poichè delle dieci regole stabilite riguardo ai libri proibiti nella settima dice: Siano gravemente proibiti tutti quei libri che trattano di cose impure ed oscene, per la ragione che bisogna non solo conservare la fede, ma ancora i costumi, e che per l’ appunto tal sorta di libri li corrompe colla più grande facilità. Coloro che avranno l’ ardire di tenere tali libri siano severamente puniti dai vescovi. La Chiesa ha ricevuto il potere di comandare a' suoi figli, e Gesù Cristo disse: Chi non ascolta la Chiesa abbilo come un gentile ed un pubblicano. Rinunzia adunque alla lettura di questi libri, o altrimenti tu non sei più cattolico.
Quanto si disse dei libri contro i costumi va sovratutto inteso dei libri contro la religione, contro la Chiesa, contro i suoi ministri, contro le pratiche di divozione; imperocchè non solamente i costumi, ma principalmente la fede bisogna conservar pura ed immacolata: quella fede, senza di cui, come dice s. Paolo, non possiamo piacere a Dio, quella fede che è la vita dell’ uomo giusto, quella fede per cui trentasei e più milioni di martiri versarono il loro sangue, quella fede che ci discerne dai gentili, dai turchi, dagli eretici, quella fede insomma senza di cui non possiamo entrare in cielo, poichè come dice il divin Salvatore, chi non crede è già giudicato e condannato. Ah! noi infelici, o cari cattolici, se ci lasciam spegnere questa fiaccola; per noi saranno tenebre {72 [328]} in questa vita, tenebre alla morte, tenebre per tutti i secoli.
Nè si dica poi che tali libri si leggono perchè spicca in essi uno stile fiorito, una buona composizione, un gusto squisito; imperocchè io nego apertamente che questi pregi si trovino nei romanzi, tradotti specialmente da lingue straniere pieni come sono di barbarismi, in cui si scorge uno stile gonfio, capaci di guastare bensì, non mai di formare uno stile elegante, una lingua pura e propria, nego che tali pregisi trovino in certi libri vuoti di non altro fuorchè di empietà. Il bello va unito col vero; chi si fonda sull empietà non può vantar bellezza. Ed anche supposto che in alcuni libri di tal genere si trovassero bellezze letterarie, io vi domando - Bevereste voi di buon grado un liquore che sapeste essere avvelenato, perchè vi è offerto in una tazza d’ oro? no certamente. E voi vorreste poi cercare l’ istruzione, il bello, l’ eleganza in libri che spirano aria fetida, velenosa, mortale? Quali fiori di stile, esclama Tertulliano, si possono cogliere da questi fetenti letamai? Quale edificazi ne in questi libri, che che cercano distruggere l’ innocenza, la grazia, la fede? Che importa la purità e la bellezza dello stile se è cagione della perdita della purità del cuore? Non è forse miglior cosa saper ben vivere che saper ben parlare? Tanto più che fra noi cattolici senza ricorrere a libri di tal fatta, altri non mancano in ogni ramo delle divine ed umane scienze nei quali si’ trova e lo stile puro, fiorito, allettante, la prosa ed il metro, il diletto e l’ istruzione, scritti da penne classiche ed immacolate, i quali con nessun pericolo, anzi con molto vantaggio possono divertire ed istruire.
Qualora poi ci trovassimo in tale posizione che ci tornasse utile la lettura di libri proibiti, dimandiamone la licenza alla santa Sede, facendole conoscere i nostri bisogni. Ella, prese informazioni {73 [329]} sulla nostra moralità, ed esaminate le cause da noi esposte, ce la concederà, ove scorga la maggior gloria di Dio e il bene delle anime. Nè credere poi che ottenuto tal permesso sia lecita la lettura di qualsiasi libro; Imperocchè vanno distinte due specie di proibizioni, l’ una di legge ecclesiastica, l’ altra di legge naturale. Onde ne segue che quantunque taluno sia autorizzato dal superiore Ecclesiastico a leggere libri cattivi, può tuttavia essere ancora obbligato ad astenere da tale lettura per proibizione di legge naturale. Questo sarebbe quando certi libri parte per le empie ed oscene cose che in sè contengono, parte per la debolezza e fragilità di chi legge, presentano un prossimo pericolo di seduzione. Nel qual caso, anche munito dell’ opportuna licenza, deve un buon cristiano astenersi dal leggerli per non esporsi ad un evidente pericolo di peccare.
Per compiere questo avviso così importante contro le cattive letture, non è da passare sotto silenzio un altro genere di scritti, che si spargono più che mai ai giorni nostri, di pericolo dei quali è tanto più grande e da temersi quanto meno osservato; io vo' dire i cattivi giornali. Questi hanno il tristo vantaggio di riunire ciò che avvi di nocevole nelle opere contrarie alla religione, e nelle avverse a' buoni costumi. Nelle alte colonne tu scorgi una guerra più o meno aperta ai principii di religione, ai diritti della Chiesa, alla sua Gerarchia, agli oggetti da lei venerati; nelle basse colonne guerra ai buoni costumi, e alla virtù. Chi cerca dubbi, difficoltà, pregi dizi centro la Chiesa, contro i pastori che a nome di Dio la governano, contro la dottrina che ella insegna e difende, tutto egli trova nell’ articolo così detto fondamentale, e il cuore che cerca esca alle passioni trova di che pascersi nelle appendici. Niente manca ai giornali cattivi per ottenere col tempo il loro effetto; poichè a guisa d’ una goccia d’ acqua che con replicate {74 [330]} cadute scava poco a poco persino la più dura pietra, ossia a poco a poco con le massime empie che presentano alla mente del lettore, possono riuscire a scuotere 1’ anima anche più salda nella fede. Non vengono essi ogni giorno all’ assalto? Non si approfittano essi anche delle minime circostanze? E non ricorrono essi talora alle invenzioni per insinuare cento volte il medesimo, errore? La scelta dei fatti, il modo di presentarli, e di alterarli, le considerazioni che vi frammischiano, ogni cosa insomma non concorre al conseguimento dello stesso fine satanico, cioè di guastar la mente e corrompere il cuore? Ed è possibile che sianvi padri e madri, e superiori, che permettano ai loro figliuoli, alle persone loro soggette, di pascolarsi ogni giorno nella lettura di simili fogli, che espongono in tal guisa la loro fede ed i loro costumi a sì evidente pericolo di perversione? Cattolici temete che il Signoie non vi dica un giorno: Io non vi conosco. Se amate la vostra religione, leggete i fogli che la difendono, che ne parlano bene. I nostri nemici abborriscono dai giornali cattolici, e da sè li rigettano; e per che avremo noi la viltà di leggere i fogli loro diretti a screditar noi medesimi e le cose più venerande della nostra religione santissima? Perchè a guisa di figli ingrati e crudeli ci uniremo coi nemici di nostra madre Chiesa ? Noi avremo dai giornali cattolici le notizie che ci abbisognano; arricchiremo inoltre la nostra mente di sane idee formeremo a virtù il nostro cuore; e al giorno del trionfo della religione, della Chiesa, della verità, potremo noi pure gustare quella gioia che Iddio sta preparando a tutti quelli che si serberanno fedeli nei giorni della prova. {75 [331]}
Prefazione |
pag 3 |
Calendario per l’ anno 1878 |
9 |
Principio delle quattro stagio i |
ivi |
Ecclissi |
ivi |
Computi ecclesiastici |
10 |
Feste mobili |
ivi |
I quattro tempi |
ivi |
Tempo proibito di celebrare le nozze solenni |
ivi |
A Pio IX nel suo Giubileo Episcopale |
23 |
L’ abate di SaintPierre Racconto |
24 |
Morti in guerra |
32 |
De profundis |
33 |
Poveri e ricchi |
34 |
La Croce |
ivi |
I monaci del Gran S Bernardo |
35 |
I miracoli della Madonra di Lourdes |
38 |
Sonetto bilingue a Maria SS |
39 |
Invenzioni italiane |
ivi |
Imposte volo tarìe |
43 {77]332} |
Popolazione della terra pag |
43 |
Animali e piante |
44 |
Contro i funghi avvelenati |
46 |
I reumi e le cravatte |
47 |
Esperienza sul fumo del tabacco |
48 |
Cura della febbre tifoidea |
49 |
Ricetta per levare il punto al vino |
51 |
Ricetta contro le zanzare |
52 |
I protettori delle bestie a Nuova York |
ivi |
Pan per focaccia |
53 |
Astuzia d’ un soldato |
54 |
Semplicità d’ un contadino |
55 |
Il medico e il pozzo |
ivi |
L’ operaio e il ladro |
56 |
Il Sindaco e l’ oca |
ivi |
Casi che non, son casi |
58 |
Il sincero cristiano e i suoi doveri verso Gesù Cristo, la Chiesa e lo Stato |
63 |
Il Papa e il mondo |
65 |
Sui buoni libri |
67 |
La sapienza |
68 |
Avviso sulle cattive letture |
70 |
V° nulla osta alla stampa. Torino, 15 Settembre 1877.
ZAPPATA Vic. Gen. {78 [333]} {21 [334]}