ALMANACCO
Per l'anno 1871
ANNO XIX
STRENNA OFFERTA AGLI ASSOCIATI DELLE LETTURE CATTOLICHE {1 [379]}
PROPRIETÀ DELL'EDITORE {2 [380]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili a Don Bosco]
INDEX
Sepolcro di s. Pietro e attentato contro il suo corpo.
Tomba e basilica di s. Pietro in Vaticano.
Aula conciliare nella basilica vaticana.
Buon giorno, o miei venerati amici, eccomi di ritorno a Voi per la dicianovesima volta. Mi pensava in quest'anno, e forse l'aspettavate anche voi, che io dovessi comparirvi avanti vestito tutto in festa, inghirlandato di fiori, quale non fui mai per lo passato, e ciò in riconoscenza al gran bene che porterà a tutto il mondo il Concilio Ecumenico, e perla definita infallibilità del Papa. Invece ho dovuto stracciarmi le vesti di dosso, lasciarmi crescer lunga la barba, vestire a lutto il mio codino, a cagione dei fatti succeduti che voi tutti sapete, e perchè non permetterò mai che si dica che il Galantuomo rida, mentre piangono migliaia dei suoi fratelli; e fratelli del Galantuomo sono pure quei tanti disgraziati {3 [381]} caduti vittima delle orribili mitragliatrici. Se vi ricordate io ve l'ho ripetuto le tante volte, che se non si cessava dal far peccati, dal bestemmiare, se non si santificava di più il giorno di festa, che il Signore ha voluto riserbato per sè, le cose ci sarebbero andate male, e ci sarebbero succedute gravi disgrazie. Sembrava a taluni che io dicessi una cosa strana, e per tanti ho parlato al vento, e si continuò a vivere come se Dio non fosse stato, o non si curasse punto di noi, e adesso ne vediamo coi nostri occhi le deplorabili conseguenze! Che che se ne dica la guerra è un tremendo flagello di Dio. Fortunati quei popoli che sanno tenerla lontana, essi risparmiano molte lacrime, perchè immensi sono i danni che porta la guerra: vittime, sangue, famiglie in lutto, perdita d'ogni cosa più cara, commerci distrutti, fallimenti, carestia, fame, desolazioni d'ogni maniera. Tutti questi mali alle volte si potrebbero evitare dando ascolto ai consigli di un galantuomo. Sentite. Non ha molto vi è stato un uomo di un carattere tutto singolare, e di certe qualità tutte sue proprie. Aveva un naso molto fino, e sentiva l'odore della polvere anche da lontano. Era di una timidezza straordinaria, tremava come una {4 [382]} foglia al colpo di un fucile, e dava in convulsioni un mese prima che si sparasse il cannone, parendogli sempre di sentirsi fischiare all'orecchio una palla che 15 anni addietro gli aveva strappato il codino. Al sentire come un re ed un imperatore volevano far guerra tra loro, pensò di intermediarsi, e di rappacificarli, oppure di risolverli a fare una guerra che non recasse molti danni. Vestitosi delle migliori sue vestimenta, profumatosi bene il codino, che già gli era ben cresciuto, si presentò in mezzo ai due belligeranti, e con eloquenza da Demostene e da Cicerone, tentò farli desistere dal brutto pensiero di guerreggiare. Ma a nulla valsero le sue ragioni: allora fattosi rosso in faccia, con voce alta, poichè volete ad ogni costo la guerra, disse, risparmiate almeno il lutto al vostro popolo. Consegnate a me tutte le vostre bombe spaventose, le palle di ferro e di piombo. Provvedetevi di una grande quantità di zucche e di zucconi, e queste servano di palle alle vostre mitragliatrici ed ai vostri cannoni, e di bombe ai vostri mortai. Comperate ancora migliaia di sacchi di patate e di patatoni e sieno queste le palle dei vostri fucili ad ago ed ai chassepots. Se così farete, sfogatevi pure l'uno contro {5 [383]} dell'altro; vi starà spettatore ridente il mondo intero, farete onore a voi, ed al secolo del progresso, e fisserete un'epoca memoranda nella storia, colla guerra delle zucche e delle patate, senza spargimento di sangue.
A questo progetto, che forse non era mai venuto in testa ad uomo da che mondo è mondo, avrebbero dovuto battere le mani, caricar l'autore di medaglie, menarlo in trionfo come una delle prime teste del mondo. Invece la cosa avvenne ben diversamente. Bisognava vedere come saltarono sulle furie tutti e due. Hanno considerato questo consiglio come un insulto, e credendo che quel sincero galantuomo volesse beffarsi di loro, gli saltarono addosso, lo caricarono d'improperi, gli diedero dei calci, dei pugni, degli schiaffi, gli stracciarono rabbiosamente il codino, lo cacciarono finalmente dalla loro presenza, minacciandogli la morte se lo avessero veduto girare ancora nei loro paesi. Quel meschino così malconcio, colla testa bassa, senza più avere il suo codino, se ne ritornò nella sua patria, è ritiratosi in una stanza, meditava piangendo i mali che sarebbero sovrastati alla povera umanità! Intanto scoppiò la guerra, a migliaia caddero le vittime, un grido {6 [384]} di dolore si è sollevato da tutte le parti, e i due contendenti disperati battendosi il petto piansero, ma troppo tardi, per non avere dato ascolto alle parole del Galantuomo.
Se il Signore non mi manderà così presto a fare conversazione co'vermi al Campo Santo, spero che verrò a trovarvi ancora molle volte, perchè io sono molto contento di voi, o venerati miei amici, sapendo per prova che mi volete bene. Io farò quanto posso per contentarvi raccontandovi cose che vi facciano piacere e che vi sieno utili nel medesimo tempo. In quest'anno vi dò a leggere la Storia del Sepolcro e del Tempio di S. Pietro, vera meraviglia del mondo cristiano; avrete pure la descrizione dell'Aula Conciliare, e la storia dei Campanelli e delle Campane. Finalmente diversi esempi ed aneddoti curiosi ed interessami, ed un avviso per conservarvi i denti.
Prima di darvi l’Addio, voglio lasciarvi un ricordo che vi sia utile, ed è quello che un buon padre ha dato ad un suo figliuolo: «Se vuoi vivere felice, gli disse, protetto da Dio, rispettato edamato dagli uomini, bisogna che te lo meriti coll'essere di buon cuore con tutti, amare i tuoi amici, essere paziente e generoso {7 [385]} coi tuoi nemici, piangere con chi piange, non aver invidia della felicità altrui, far del bene a tutti e del male a nessuno.» E diceva quel buon padre che quando i fastidii gli davano all'insù e minacciavano di fargli girare il capo, egli non trovava altri rimedii migliori per iscacciarli e consolare il suo cuore, che la rassegnazione alla volontà di Dio, la pazienza che conduce alla vittoria, la carità e la mansuetudine.
Io parlo con voi, o miei amici, ed è per questo che vi parlo col cuore alla mano. Se io ascoltassi l'amore che vi porto non mi allontanerei mai più da voi. Vivete intanto tutti felici, abbiate lunghi anni pieni di prosperità, e voglia il Cielo che vivendo io e voi da buoni cristiani possiamo poi trovarci tutti insieme in quella beata patria che non avrà più fine. {8 [386]}
Appena s. Pietro mandò l'ultimo respiro, molti cristiani partirono piangendo la morte del supremo pastore della Chiesa. Per altro s. Lino suo discepolo ed immediato successore, due sacerdoti fratelli s. Marcello e s. Apulejo, s. Anacleto con altri fervorosi cristiani si raccolsero intorno alla croce di s. Pietro; quando poi i carnefici si allontanarono dal luogo del martirio, deposero il corpo del santo apostolo, lo unsero con preziosi aromi, lo imbalsamarono e lo portarono a seppellire vicino al circo, ossia presso agli orli di Nerone sul monte Vaticano, propriamente nel luogo ove oggidì tuttora si venera. Il corpo di lui fu posto in un sito dove erano già stati sepolti molti martiri discepoli dei santi apostoli, primizie della {23 [387]} Chiesa cattolica, i quali per ordine di Nerone erano stati esposti alle fiere, o crocifissi, o bruciati, o uccisi a forza di inauditi tormenti. S. Anacleto aveva colà eretto un piccolo cimiterio e in un angolo di esso innalzò una specie di oratorio ove ripose il corpo di s. Pietro. Questo sito divenne celebre e tutti i papi successori di s. Pietro dimostrarono mai sempre vivo desiderio di essere ivi sepolti.
Poco tempo dopo la morte di s. Pietro vennero a Roma alcuni cristiani dall'oriente, i quali riputando essere per loro un gran tesoro il possedere le reliquie del santo apostolo, risolsero di farne acquisto. Ma conoscendo che sarebbe stato inutile il cercare di comprarle con danaro, pensarono di rubarle quasi come cosa loro propria e riportarle in quei luoghi donde il santo era venuto. Andarono perciò coraggiosamente al sepolcro, lo estrassero di là e lo portarono alle catacombe, che sono un luogo sotterraneo detto presentemente s. Sebastiano, con animo di mandarlo in oriente appena si fosse presentata l'opportunità.
Iddio per altro, che aveva chiamato quel grande apostolo a Roma, perchè la rendesse gloriosa col martirio, dispose eziandio che il suo corpo fosse conservato in {24 [388]} quella città e rendesse quella chiesa la più gloriosa del mondo.
Quando pertanto quegli orientali andarono per compiere il loro disegno, si sollevò un temporale con un turbine sì gagliardo, che pel rumoreggiare dei tuoni, pel saettare dei fulmini furono costretti a lasciarlo nel luogo stesso ove era stalo riposto. Si accorsero dell'avvenuto i cristiani di Roma ed in gran folla, usciti dalla città ripigliarono il corpo del santo apostolo, e lo riportarono nuovamente sul monte Vaticano donde era stato tolto. (V. Gregorio M. ep. 30, Baronio all'anno 284).
L'anno 103 s. Anacleto divenuto sommo pontefice, vedendo alquanto calmate le persecuzioni contro ai cristiani, a sue spese innalzò un tempietto in modo che racchiudesse le reliquie e tutto il sepolcro ivi esistente. Questa è la prima chiesa dedicata al principe degli apostoli.
Questo sacro deposito rimase alla venerazione dei fedeli sino alla metà del 3° secolo. Soltanto l'anno 221 per la ferocia con cui erano perseguitati i cristiani, temendo che i corpi dei santi apostoli Pietro e Paolo fossero profanati dagli infedeli vennero dal pontefice trasportati nelle catacombe dette Cimitero di s. Callisto, in quella parte che Oggi si appella {25 [389]} Cimitero di s. Sebastiano. Ma l'anno 225 il papa s. Cornelio a preghiera ed istanza di s. Lucina e di altri cristiani riportò il corpo di s. Paolo nella via di Ostia, nel sito dove era stato decapitato. Il corpo di s. Pietro fu di nuovo trasportato e riposto nella primitiva tomba ai pie del colle Vaticano.
Nei primitivi tre secoli della Chiesa, i fedeli per lo più non potevano recarsi alla tomba di s. Pietro se non con pericolo grave di essere accusati come cristiani e condotti davanti ai tribunali dei persecutori. Tuttavia vi fu sempre grande concorso di popolo che da'più lontani paesi venivano ad invocare la protezione del cielo alla tomba di s. Pietro. Ma quando Costantino divenne padrone dei romano impero e pose fine alle persecuzioni, allora ognuno potè liberamente mostrarsi seguace di Gesù Cristo, e la tomba di s. Pietro divenne il santuario del mondo cristiano, dove da ogni angolo venivasi per venerare le reliquie del primo Vicario di G. C. Lo stesso imperatore professava pubblicamente il vangelo, e fra {26 [390]} molti segni di attaccamento alla cattolica religione uno fu quello di aver fatto edificare varie chiese, e fra le altre quella in onore del principe degli apostoli conosciuta sotto il nome di Basilica Costantiniana. Pertanto l'anno 319 Costantino e per suo impulso e ad onore di s. Silvestro stabilì che il sito della nuova chiesa fosse ai piedi del Vaticano con disegno che racchiudesse tutto il piccolo tempio edificato da s. Anacleto e che fino a quell'epoca era stato l'oggetto della comune venerazione. Nel giorno in cui lo imperatore Costantino voleva dar principio alla santa impresa, depose il diadema imperiale e tutte le regie insegne, quindi si prostrò a terra e sparse molte lacrime per divota tenerezza. Presa quindi la zappa si accinse a scavare colle proprie mani il terreno, dando così cominciamento allo scavo delle fondamenta della nuova basilica. Volle egli stesso formare il disegno e stabilire lo spazio che doveva abbracciare il nuovo tempio, e per animare a dar mano all'opera con alacrità, volle sulle proprie spalle portare 12 cofanetti di terra in onore dei 12 apostoli. Allora fu dissotterrato il corpo di s. Pietro, ed alla presenza di molti fedeli e di molto clero fu collocato da s. Silvestro in una gran {27 [391]} cassa d'argento, con sopra un'altra cassa di bronzo dorato piantata immobilmente nel suolo.
L'urna che racchiudeva il sacro deposito era largo, alla e lunga cinque piedi; sopra fu posta una gran croce d'oro purissimo del poso di libbre 150, in cui erano incisi i nomi di sant’Elena e del suo figlio Costantino. Terminato quel maestoso edifizio, preparata una cripta o camera sotterranea tutta ornata di oro e di gemme preziose, circondata di una quantità di lampade d'oro e d'argento, vi collocò il prezioso tesoro, il corpo di Pietro. S. Silvestro invitò molti vescovi, ed i fedeli cristiani di ogni parte del mondo intervennero a queste solennità.
Per incoraggiarli vieppiù apri il tesoro della Chiesa, e concedette molte indulgenze. Il concorso fu straordinario; la solennità fu maestosa, ed era la prima consacrazione che si faceva pubblicamente con riti e cerimonie tali quali si praticano ancora oggidì nella consacrazione dei sacri edifizi. La funzione compievasi l'anno 324 al 18 di novembre. L'urna di s. Pietro così chiusa non si riaprì mai più e fu sempre oggetto di venerazione presso tutta la cristianità.
Costantino donò molte sostanze pel decoro {28 [392]} e conservazione di quell'augusto edificio. Tutti i sommi pontefici gareggiarono per rendere glorioso il sepolcro del principe degli apostoli. Ma tutte le cose umane si vanno consumando dal tempo e la basilica costantiniana nel secolo XVI si trovò in pericolo di rovinare. Laonde i Pontefici stabilirono di rifarla intieramente. Dopo molti studi, dopo gravi fatiche e grandi spese si potè collocare la piètra fondamentale del novello tempio l'anno 1506. Il gran Giulio II ad onta dell'avanzata sua età e non ostante la profonda voragine in cui doveva discendere per giungere alla base del pilastro della cupola, volle tuttavia discendervi in persona per ristabilirvi con solenne cerimonia la prima pietra. E difficile descrivere le fatiche. il lavoro, il danaro, il tempo, gli uomini che si impiegarono in questa maravigliosa costruzione.
Il lavoro fu condotto al termine nello spazio di 120 anni, e finalmente Urbano VIII, assistito da 22 cardinali e da tutte quelle dignità che soglion prender parte alle funzioni pontificie, consacrò solennemente la maestosa basilica il 18 novembre 1626, cioè nello stesso giorno in cui s. Silvestro aveva consacrata l'antica basilica costantiniana. In tutto questo tempo, {29 [393]} in mezzo a tante ristorazioni e a tanti lavori di costruzione, le reliquie di s. Pietro non soffrirono alcuna traslazione, nè l'orna, nè la sopracassa di bronzo furono smosse, neppure la cripta fu aperta. Il pavimento nuovo essendovi dovuto alquanto elevare sopra l'antico, fu disposto che esso racchiudesse la cappella primitiva e lasciasse così intatto 1'altare consacrato da s. Silvestro. A questo proposito si nota che quando l'architetto Giacomo della Porta sollevava gli strati del pavimento intorno al vecchio altare per soprapporvi il nuovo, vi scoprì la finestra che corrispondeva alla sacra urna. Calatovi dentro il lume ravvisò la croce d'oro sovrapostavi da Costantino e da s. Elena sua madre. Fece tosto di ogni cosa relazione al papa, che nel 1594 era Clemente VIII, il quale in compagnia dei cardinali Bellarmino e Antoniano, si portò sulla faccia del luogo e trovò quanto aveva riferito l'architetto. Il pontefice non volle aprire nè il sepolcro, nè l'urna, nemmeno acconsenti che alcuno si avvicinasse, anzi ordinò che l'apertura fosse chiusa con cementi. Da allora in poi non fu mai più nè aperta la tomba, nè alcuno si è più avvicinato a quelle reliquie venerande.
I viaggiatori che si recano a Roma per {30 [394]} visitare la gran basilica di s. Pietro in Vaticano, al primo vederla restano come incantati, e i personaggi più celebri per ingegno e scienza, giunti nei loro paesi non sanno darne se non una debole idea.
Ecco quel tanto che si può con qualche facilità comprendere. Quella chiesa (che può contenere 100.000 persone), è abbellita di marmi i più squisiti che siansi potuto avere, la sua ampiezza e la sua elevazione giungono ad un segno, che sorprende l'occhio che la rimira; il pavimento, le mura, la volta sono con tale maestria ornati, che sembrano avere esausti tutti i ritrovati dell'arte. La cupola che per così dire sale sino alle nuvole è un compendio di tutte le bellezze della pittura, della scultura e dell'architettura. Sopra la cupola, anzi sopra lo stesso cupolino, avvi una boccia di bronzo dorato che guardandosi da terra sembra una pallottola da trastullo; ma chi vi sale e vi penetra dentro vede un globo, entro cui sedici persone possono comodamente fermarsi sedute. In una parola in questa basilica tutto è si bello, si raro, sì ben lavorato, che quest'edifizio supera quanto si può immaginare nel mondo. Principi, re, monarchi e imperatori hanno contribuito ad ornare questo edifizio maraviglioso {31 [395]} con magnifici doni da loro inviati alla tomba di s. Pietro, e spesso da loro medesimi portati colà dai più lontani paesi. Egli è appunto in mezzo ad un luogo si magni fico che riposano le ceneri preziose di un povero pescatore, di un uomo senza erudizione umana, senza ricchezze, la cui fortuna consisteva in una rete.
E ciò fu da Dio voluto affinchè gli uomini comprendessero come Iddio nella sua onnipotenza prende l'uomo il più abbietto in faccia al mondo per collocarlo sul trono glorioso a governare il suo popolo; comprendano eziandio quanto egli onori anche nella presente vita i suoi servi fedeli, e si facciano così una qualche idea della gloria immensa riservata in cielo a chi vive e muore nel suo divino servizio.
Re, principi, imperatori, e i più grandi monarchi della terra sono venuti ad implorare la protezione di colui che fu tolto da una barca per essere fatto pastore supremo della Chiesa; gli eretici e gli infedeli stessi furono costretti a rispettarlo. Iddio avrebbe potuto scegliere il supremo pastor della Chiesa fra i più grandi e i più sapienti della terra; ma allora si sarebbero forse attribuite alla {32 [396]} loro sapienza e potenza quelle maraviglie che Dio voleva che fossero interamente conosciute venire dalla onnipotente sua mano. Solo in rarissimi casi i papi hanno permesso che le reliquie di questo gran protettore di Roma fossero altrove trasportate; perciò pochi luoghi della cristianità possono vantare di possederne; tutta la gloria è in Roma.
Chi mai volesse scrivere i molti pellegrinaggi ivi fatti in ogni tempo, da tutte le parti del mondo e da ogni ceto di persone, la moltitudine di grazie ivi ricevute, gli strepitosi miracoli ivi operati, dovrebbe farne molti e grossi volumi. (V. Vita di s. Pietro del sac. Bosco Giovanni).
La grand'aula preparata nella basilica vaticana per le adunanze conciliari, comprende l'intiero braccio sinistro della croce latina formante la immensa basilica detta dei santi Processo e Martiniano, perchè l'altare che vi sorge nell'abside è a questi due martiri dedicato.
L'ingresso al braccio è stato chiuso fino all'altezza di metri 21, da un assito, che {33 [397]}
Il Galantuomo ai suoi amici |
pag. 3 |
Calendario per l’anno 1871; delle quattro stagioni |
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Sepolcro di s. Pietro e attentato contro il suo corpo |
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Tomba e basilica di s. Pietro in Vaticano |
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Aula conciliare nella basilica vaticana |
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Origine ed uso dei campanelli e delle campane |
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Campane più celebri |
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Uso delle campane |
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Benedizione delle campane |
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La Provvidenza |
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Modo curioso con cui un ricco signore ed un contadino si sono emendati dalla bestemmia |
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Altezza dei principali edifizi |
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ANEDDOTI DIVERSI. |
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Risposte ad un pubblico esame |
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Un incredulo umiliato |
ivi |
Carta che canti |
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Belle risposte |
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I topi e l'albergatore |
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Ricetta per la conservazione dei denti |
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