TORINO, 1853
TIPOGRAFIA DIR. DA P. DE-AGOSTINI
Via della Zecca, N. 23, casa Bingo. {1 [101]} {2 [102]}
INDEX
Scena I. Testadoro e Alessandro.
Scena II. Testadoro, Ferdinando, Isidoro e poi Luigi.
Scena III. Testadoro, Ferd. Isidoro e Aless.
Atto II. Quest'atto è rappresentato in una sala elegantemente addobbata.
Scena I. Testadoro ed Ermanno.
Scena IV. Giunge Gozan, Vatson, Milner, Ermanno, ecc.
Le prove fatte dai figli che intervengono all'Oratorio di S. Francesco di Sales per rappresentare questo dramma e la soddisfazione dimostrata da quelli che trovaronsi presenti, fanno sperare che non debba riuscire discaro ai nostri lettori l’inserirlo in una dispensa delle Letture Cattoliche.
I fatti, che riguardano alla famiglia di Alessandro, sono storici; la disputa poi è un tessuto di fatti egualmente storici, ma altronde avvenuti, ed ivi collocati per uniformarmi alle regole del dramma.
In tutto quello, che ivi si dice de'Protestanti, intendo di escludere ogni {3 [103]} allusione personale, avendo unicamente di mira la loro dottrina e gli errori in essa contenuti.
Credo che sia facile il rappresentare questo dramma tanto nelle città, quanto ne'paesi di campagna, e che, mentre la varietà e l'intreccio delle cose renderanno piacevole il trattenimento, l'errore verrà pure manifestato e la verità conosciuta a maggior gloria di Dio, a vantaggio delle anime, e a decoro di nostra Santa Cattolica Religione.
Sac. Bosco GIOANNI. {4 [104]}
ROBERTO, avvocato.
TESTADORO, calzolaio e portinaio di
FERDINANDO, padrone di casa.
ISIDORO, di lui amico.
ALESSANDRO, apostata, padre di
LUIGI.
GOZAN, ministro protestante.
VATSON – vice ministri
MILNER
ERMANNO - discepoli di Gozan.
BERNETTI
Il primo atto è rappresentato nell'atrio della casa del signor Ferdinando.
Il secondo in una sala del medesimo. {5 [105]} {6 [106]}
Testadoro sulla porta della sua camera lavora seduto al deschetto da ciabattino. Alessandro entra con aria stralunata, guardando qua e là.
Alessandro. Possibile che tutte le mie ricerche abbiano ad esser vane? che io abbia da essere schernito da tutta la mia famiglia? ah! se quel furfante, se quel mariuolo mi capita alle mani, ha da fare con me, proverà a qual segno giunga il mio furore, e imparerà ...
Testadoro. Galantuomo, che cosa avete, che mi sembrate così stralunato; chi cercate qui?
Al. Di grazia, amico, avreste voi veduto un fanciullo di bello aspetto, dell'età di quattordici anni, che da più ore io cerco invano?
Test. Eh! qui ci viene tanta gente, {7 [107]} c'è sempre chi va, chi viene. Come volete che io me ne ricordi? Datemi i suoi contrassegni, e allora vi porrò mente, e se capita, ve lo saprò dire. Come si chiama?
Al. Luigi Piatelli; egli è vestito di giubbetto grigio, calzoni bianchi, con un berrettino nero, orlato di rosso; egli ha una capigliatura nera tutta arricciata.
Test. Qualora lo veda, volete che gli dica qualche cosa?
Al. Procurate solamente di sapere dove vada, che cosa faccia, poscia mi farete un gran favore se me ne renderete avvertito.
Test. È forse vostro figlio?
Al. Si; perciò potete immaginarvi quanto vi sarò obbligato, se voi farete in modo di trovarlo.
Test. Convien che sia ben discolo questo vostro figlio, se fugge da casa e dà tali disgusti a suo padre.
Al. Non è già che sia discolo, anzi è sempre stato docile ed obbediente; ma mi fu guastato dai malvagi consigli altrui. Per carità trovatemelo; vi assicuro una ricognizione per voi.
Test. Che vuol dire ricognizione? Scusate se ciò vi domando, io sono un povero ciabattino, e son poco letterato. {8 [108]}
Al. Ricognizione vuoi dire che vi sarà una competente mancia per voi, e per chi manderete a farmi la commissione.
Test. Se volete dare qualche cosa a quel ragazzo ch'io manderò, bene; del resto per me voglio niente. Condurre un fanciullo a suo padre è un'opera buona, e le opere buone non si devono fare per interesse. Datemi soltanto il vostro indirizzo.
Al. Scrivetelo: Alessandro Piatelli, via Reale, n. 6, p. 2. Se riuscirete a farmi ritrovare questo mio figlio, voi farete un'opera grande. Oh! che mi giova aver figli, se non posso farmi da loro ubbidire, loro non posso comandare? Sono veramente infelice. (Parte.)
Test. solo. Mi pare che in quest'uomo ci sia qualche cosa di segreto: mi dice che il suo Luigi è un bravo figlio, e soggiunge che non gli può comandare. Se il figlio è buono, non dovrebbe dare tanto crucio al padre, con ritardare il ritorno. E poi questo padre mi parla in certa maniera che mi sembra molto addolorato, dice le cose per metà; basta, se mi accadrà di veder suo figlio, potrò saper qualche cosa di più su questo imbroglio. {9 [109]}
Test. Mentre el lavora al suo deschetto giunge il suo padrone, cui egli dice: Riverito, sig. padrone.
Ferd. Buon giorno, Testadoro, è venuto qualcheduno a cercar di me?
Test. C'è qualche cosa (prende il memoriale): è venuto il sig. Isidoro, che vedo esser qui giunto con voi; due lettere dalla posta; il sig. avvocato Roberto ha mandato a dire, che vi attende alle cinque per trattare un affare, di cui mi disse, esser già tra di voi intesi. È venuto pur qua un certo Alessandro Piatelli, tutto fuor di sè di dolore; egli andava in cerca di un suo figlio, che dice esser fuggito da casa, ma egli aveva un frugone in mano, che mi fa temere qualche cattivo colpo.
Luigi entra precipitoso, e si getta ai piedi dei suddetti, gridando: Ohimè! salvatemi, salvatemi, io sono un figlio perduto; salvatemi. {10 [110]}
Ferd. Che c'è? chi sei? che vuoi?
L. Salvatemi, per pietà, nascondetemi; mio padre mi cerca a morte.
Ferd. Dicci almeno chi sei: perchè tuo padre ti cerca a morte?
L. Perhè non voglio andare a casa!
Ferd. E perchè non vuoi andare a casa?
L. Perchè vuole, ch’io mi faccia protestante, ed io non voglio. - Ohimè! nascondetemi; a momenti mio padre giunge qui, egli è tutto rabbia e furore, e con un colpo mi finisce.
Test. Mi pare, che gli affari si facciano serii assai: si tratta di uccidere: - bagattelle! ben altro che mandare a casa questo povero ragazzo. Birbante di un padre, vuol costringere suo figlio a farsi protestante.
L. Ahi! mio padre è lì: io son morto: - nascondetemi.
Ferd. Testadoro, nascondi o copri questo ragazzo alla meglio che puoi; intanto vedremo, dove andrà a finire questa scena.
(Luigi si appiatta dietro al deschetto, e Testadoro lo copre col suo proprio cappotto.) {11 [111]}
Al. a Testadoro. Non l'avete veduto? Non è forse entrato in questa porta? Ditemelo presto, perchè io possa aver nelle mani quello sciagurato. Se mai lo raggiungo ... se mai ... se mai ... un solo colpo e non darà più respiro.
Ferd. Amico, che cosa avete? Calmatevi : possiamo esservi utili in qualche cosa?
Al. Io sono un padre sventurato. - Io non potrò acquetar il mio furore, finchè non abbia tolto di vita quello scellerato.
Ferd. No: calmatevi: voi avete provato qualche gran dispiacere, noi vi compatiamo, fateci parte di ciò che vi crucia.
Al. Sono troppo grandi i miei mali, io sono un uomo disperato.
Is. Amico, il maggiore di tutti i mali è la disperazione; ed è appunto nelle grandi sciagure, che ci fa bisogno di consiglio.
Ferd. Qui avete due amici: raccontate i vostri mali: chi cercate?
Al. Se l'avete veduto, ditemi dov'è: {12 [112]} presentemente il mio sdegno è tutto contro di lui.
Ferd. Chi cercate?
Al. Mio figlio; quello scellerato, l'avete forse veduto voi?
Ferd. Che volete che io ne sappia? Giunsi testè dalla città, e non sono ancora entrato in casa: ma vi assicuro che m'adoprerò anch'io per trovarlo e ricondurlo a voi.
Al. Alla buon'ora! almeno trovo alcuno, che non è congiurato contro di me.
Ferd. Voi mi sembrate molto stanco. Testadoro, porta qua una sedia. Sedetevi un poco, e raccontateci le vostre sventure: qui siete con amici, e cogli amici l'uomo può parlare schiettamente, e non avrà che buoni consigli.
Al. Eh non so, se voi sarete disposti a compatirmi e darmi i consigli, di cui ho bisogno! Però le vostre parole e il vostro aspetto m'inspirano confidenza, e forse non sarete insensibili al racconto de'miei mali.
Io era uno de'migliori commercianti della città[1], e le cose essendomi {13 [113]} andate a male, presto mi trovai nella miseria, con una famiglia da mantenere, debiti da pagare; spese da tutte parti. In tali strettezze non sapeva più dove rivolgermi. Ben trovai qualche persona che mi consigliò di aver ricorso al parroco e alle opere di beneficenza: ma come volete che io andassi ad umiliarmi ai preti e ai loro aderenti, io che non sono mai stato di quelli che loro facessero la corte. Poi doveva io abbassarmi tanto da sporger la mano a domandar limosina? Oh! giammai.
Qualche mio amico, conoscendo il mio caso, dissemi che presso ai Protestanti avrei trovato maggior carità fraterna, e che bastava frequentare le loro prediche, e dar loro il mio nome, perchè fossi soccorso senza aver ad umiliarmi nè punto né poco. Così feci, e ascoltai le loro prediche, e da queste e più dai loro danari avendo conosciuto questa religione essere migliore della cattolica, non esitai di darvi il mio nome, e così cominciai ad essere protestante.
D'allora in poi non mi mancò più il necessario per la mia famiglia.
Ma che? nuovi guai vennero a turbare la mia tranquillità. Un giorno il ministro {14 [114]} protestante mi fa chiamare, e mi dice: buon cittadino, debbo avvisarvi di una cosa, ed è che non possiamo più dare sussidi a quelli che appartengono alla nostra setta, se anche la loro famiglia non vi è ascritta: onde finchè vostra moglie, vostra figlia, vostro figlio non siansi fatti anch'essi protestanti, io devo sospendere quel tanto che vi dava in fine di ciascuna settimana[2].
Parlai di ciò a mia moglie, persuaso che non avrebbe fatto alcuna difficoltà ad abbracciare la religione di suo marito: ma fu tutt'altro. Cominciò dal dirmi le più villane parole, appellandomi apostata, traditore della mia religione, conchiudendo che sarebbesi piuttosto lasciata fare a pezzi, anzichè farsi protestante. Immaginatevi il dolore che provai; io padrone, io marito, io sostenitore della casa, sentirmi in faccia un così solenne rifiuto! Prima la presi alle buone, poi {15 [115]} venni alle minacce, e scorgendo vana ogni prova, diedi mano a questo bastone, e al primo colpo la distesi a terra. Ella non fece un grido, non diede un lamento si strascinò fuori di casa, come potè, ed ora la sciagurata vive di pane mendicato. Il tristo esempio della madre fu seguito dalla figlia, ed io rimasi solo in casa con quel figliuoletto, che formava la mia delizia; e tre volte per settimana mel conduceva alla predica de'protestanti. Da prima egli piangeva, dicendo di non voler assolutamente , poi s'acquetò, e parevami venisse volentieri. Ieri l'interrogai se era deciso di farsi anch'esso protestante, osservandogli, che con ciò si sarebbe procurato un pezzo di pane: ciò gli dissi più volte, ed egli rideva e non più. Io supponendo quel ridere un segno di affermazione, avvisai il ministro protestante che oggi il mio Luigi avrebbe rinunciato al Cattolicismo, e sarebbesi fatto scrivere nel catalogo dei Protestanti. Ma il perfido rideva ben d' altro motivo. Forse ammaestrato in ciò dall'iniqua madre e dalla sorella, primachè io giungessi per condurlo al tempio, senza far parola, fugge di casa lasciando scritto sopra un pezzetto di carta: piuttosto la morte che farmi protestante. {16 [116]}
Io rimasi un istante senza parola, poi pensando al disonore ed alle beffe cui io mi esponeva presso a'miei compagni, pensando alla gravezza dell'insulto, e al diritto che ha un padre di farsi ubbidire da un suo figlio, divenni tutto rabbia, e se mai lo incontro, oh cielo! ella è finita per lui: perchè io reputo per me minor male la morte, che il vedermi così disprezzato da mio figlio ed aver a soffrire tanta vergogna.
Is. Adunque voi siete quell'Alessandro Piatelli, che venne qui stamane in cerca di un suo figlio, che egli diceva di avere smarrìto.
Al. Sono appunto quel padre sventurato.
Ferd. Amico stando le cose come voi raccontate, l'affare non è, di piccola importanza. Per indurre uno ad abbracciar una religione, permettete che ve lo dica, bisogna usare la ragione e non il bastone. Ebbi già qualche sentore di questo affare. Basta, entrate in casa, discorreremo un poco:
Ma vi prego, date calma
Allo sdegno, ai vostri affanni,
Altrimenti gravi danni
Saran pena del furor. {17 [117]}
Al. Giacchè mi accorgo che voi siete un signore che avete buon cuore, e che prendete interesse a'miei mali m'arrendo al grazioso vostro invito, tanto più che parmi voi abbiate qualche notizia di mio figlio. Entriamo pure. Vedremo quale cosa voi saprete propormi pel mio bene. (Partono.)
Test. Povero Luigi, l'hai fuggita bella. (Lo scopre.) Oh! l'hai fuggita bella; ho le ginocchia che mi tentennano; io tremo ancora, da capo a piedi.
L. E già andato via mio padre?
Test. È andato in casa del padrone: sta tranquillo: tu sei con me, e non ti abbandono: tuo padre è col signor Ferdinando e col signor Isidoro, ambedue persone dabbene, spero che lo calmeranno, e chi sa che non gli facciano venire qualche buon sentimento.
L. Io sono tutto sudato; mi teneva proprio per morto; ogni parola che sentiva di mio padre, parevami un colpe {18 [118]} mortale sul capo. Deo gratias! la Madonna mi ha salvato.
Test. Te lo dico anch'io, che l’hai fuggita bella; ma giacchè abbiamo un ritaglio di tempo, dimmi, come andò che tuo padre si fece protestante?
L. Oh! qui c'è un pasticcio, di cui non so sbrigarmi. Già da molto tempo mio padre conduceva sempre cattiva gente in casa, e questo era cagione di gravi dissapori con mia madre. Tutti i danari che guadagnava erano spesi in giuoco, mangiare e bere. Se aveva danaro, era sempre ubbriaco, se non ne aveva, faceva il matto e batteva quei di casa. Trovandosi alle strette, decise di farsi protestante per disperazione; e voleva assolutamente che noi tutti abbracciassimo tale religione, che egli nominava la santa riformata. Come? mia madre gli rispondeva, quella religione che si gloria di avere un vostro pari, io la chiamo non religíone riformata, ma la chiamo religione degli ubbriaconi. Non avesse mai parlato così![3]. {19 [119]}
Test. Perchè?
L. Perchè finite tali parole ricevette un tale colpo, che la distese a terra per morta. Papà, gridai allora, papà, che cosa vuoi fare? Vuoi uccidere mia mamma? Potei appena dir ciò, ed esso mi ha tosto regalato un calcio di dietro, che mi spinse sin fuori dell'uscio.
Test. Che ne fu di tua madre?
L. Mia madre tollerò fin che potè; una sera poi egli venne a casa mezzo ubbriaco, e noi eravamo stati tutto il giorno con un po'di pane; era un'ora dopo mezzanotte, quando giunse insieme con alcune persone di bel tempo e con uno che suonava un organino. Su via, egli disse con gran voce, alzatevi tutti, è tempo di ballare e non di dormire. Mia madre addusse che l'ora era tarda, e che era alquanto ammalata, e che tal cosa ci avrebbe messi in burla presso a tutti i nostri {20 [120]} vicini. Tutto invano. Fu giuocoforza levarsi di letto e fare alzare gli altri e metterci tutti a ballare. Immaginatevi qual dispetto cagionasse a tutti noi somigliante follia! Per tutte queste pazzie unite ad una continua minaccia di percosse e di morte, se non si faceva protestante, ella fuggi dì casa; mia sorella la seguì: ed ora sono ambedue a servire in una casa, amando meglio esporsi a patire qualunque cosa piuttostochè vivere in pericolo di perdere la propria religione. Ma ohimè! c'è gente ... forse è mio padre?
Test. No, Luigi, non temere, non è tuo padre, ma è un amico del padrone di casa, egli è Isidoro, persona dabbene, di cui possiamo fidarci.
Is. Testadoro, vostro padrone vi chiama, ha qualche commissione d'importanza da farvi eseguire.
Test. Sapete voi di che si tratta?
Is. Si tratta niente meno che di una disputa. {21 [121]}
Test. Una disputa? e con chi mai?
Is. Tra un ministro protestante ed un cattolico.
Test. Intorno a quali cose vogliono disputare?
Is. Non perdete tempo, andate, il vostro padrone vi attende, saprete poi tutto.
Test. Ditemi solamente in due parole di che cosa si vuol disputare?
Is. Se sia migliore il protestantismo o il cattolicisnio.
Test. Oh che disputa è questa mai! fino i ragazzi sanno che il Cattolicismo è migliore. Il Cattolicismo è fondato da Gesù Cristo, il Protestantismo fu fabbricato da Calvino e da Lutero. Ma dove andò il padre di questo ragazzo? dove?
Is. Appunto il padre di questa ragazzo diede motivo a questa disputa. Giunto in casa del sig. Ferdinando, esso cercava di persuaderlo a lasciare in libertà la sua famiglia a professare la religione, in cui egli stesso era nato, ed in cui era stato educato. Egli non fece altro che montare sulle furie e dire, che la migliore di tutte le religioni era il Protestantismo; che egli non era in caso di sostenere questioni, perche aveva fatto poco studio; ma era inteso col suo ministro, che sarebbe {22 [122]} venuto a fare le sue parti in qualunque luogo, e con qualsiasi persona.
Test. Volete dire che ci verrà il ministro di finanze od il ministro di guerra, o qualche altro ministro a disputare?
Is. No, Testadoro mio, i Protestanti chiamano ministri i capi dalla loro religione, ed uno di questi verrà a disputare questa sera.
Test. Avete voi accettata la sfida?
Is. La sfida fu accettata, e la disputa avrà luogo nella casa del signor Ferdinando.
Test. E Alessandro dove è andato?
Is. Quel buon uomo si è già alquanto calmato; egli uscì per la portina di dietro della casa, ed è già andato ad invitare il ministro de’Protestanti, il quale dimora nella casa vicina. Ora il vostro padrone vi attende per mandarvi a chiamare Don Carlo, il quale è molto abile nel disputare, e saprà servire quel sig. ministro. Conducete con voi anche Luigi per torto da ogni pericolo d'incontrare il padre; perchè sebbene egli siasi già alquanto calmato, tuttavia l’incontrarlo potrebbe esser causa di nuovi guai.
Test. Vado ad eseguire gli ordini del mio padrone; vieni meco, Luigi; intanto, o Isidoro, siate compiacente di badare {23 [123]} un momento a chi viene: là c'è qualcuno: fate le mie veci. (Luigi e Testadoro partono.)
Vat. Ho forse l'onore di parlare col sig. Ferdinando.
Is. No, signor mio, voi parlate con Isidoro, di lui amico.
Vat. Ciò che mi occorre, posso dirlo con voi egualmente.
Is. Comandate, io sono ai vostri cenni.
Vat. Gozan, mio ministro e pastore, mi manda per verificare la realtà di un fatto. Venne colà un certo Alessandro Piatelli, persona da noi molto conosciuta per probità e filantropia: egli disse di essersi impegnato in una disputa da tenersi tra Cattolici e Protestanti: io vengo per dirvi, che il sig. Gozan non ha veruna difficoltà di accettare l'invito e fare una disputa anche in pubblico, ma prima vuol sapere con quali persone avrà a trattare ed essere assicurato da ogni cosa che potesse cagionare disprezzo ad un {24 [124]} pastore, e vuole avere alcuni amici con lui, affinchè siano testimonii delle verità da lui propugnate e del suo trionfo.
Is. Dite al sig. Gozan, vostro pastore, che avrà da fare con persone, della cui onestà non avrà da lagnarsi; conduca pure con lui chi vuole, e saranno tutti ben accolti e rispettati. La persona poi che sosterrà le nostre parti, è il signor Don Carlo, sacerdote universalmente conosciuto per la sua bontà.
Vat. Appunto per questo, il sig. Gozan, mio pastore, mi fece una sola eccezione, ed è che non vuole venire a disputa coi preti.
Is. Come! si vuole disputare di religione, il vostro pastore è capo della religione, e vuole escludere dalla disputa i preti? con chi vorrà dunque disputare?
Vat. Il sig. Gozan, mio pastore, ha gravi motivi di parlare così. Mi assicurò che tutte le volte che venne a disputa coi preti, ne fu sempre pentito: e non vuole piú che ciò gli accada per l'avvenire[4]. {25 [125]}
Is. Mi pare veramente strana questa determinazione: voler disputare di religione, e con quelli che non hanno studiato la religione. Tuttavia attendete un momento, vado a raccontare la cosa al sig. Ferdinando; e presto ritornerò per farvi la risposta. (Parte.)
Test. Viene anche ella per sentire la disputa?
Vat. Ci deve essere qualche disputa?
Test. Nol sa? si sfidarono ad una disputa i Cattolici col capo de'Barbetti. Vengo ora dal sig. Don Carlo: verrà esso a fare la parte de'Cattolici: son sicuro, che quel Barbetto sarà insaccato in un momento. {26 [126]}
Vat. Bisogna aspettare a contare i danari, che siano in saccoccia. Prima della battaglia non si sa di chi sia la vittoria.
Test. Come! Don Carlo si lascia forse vincere nel disputare con un maestro protestante? Ah! lo mangia in insalata. Io l'ho già sentito alcune volte a disputare, e dà risposte tali, che paiono scritte e studiate un mese prima.
Vat. da solo. Il sig. Cozan ha avuto buon naso ad escludere i preti, altrimenti chi sa, come se la sarebbe cavata. (Si volge a Testadoro.) Alle volte però avviene, che quelli, i quali parlano tanto, si perdono in parole. e restano privi di ragioni.
Test. Don Carlo privo di ragioni! egli ha già fatto dei libri grossi come un messale: sì, si, vedrà.
Vat. E già stabilito il luogo dove si fa questa disputa?
Test. In casa del sig. Ferdinando: c'è una gran sala, già ben aggiustata: vi saranno invitate varie persone: il mio padrone ha detto, che avrebbe lasciato andare anche me, e che gli avrei fatto da cameriere. Adesso (raduna i suoi arnesi, e li porta dentro sua camera) voglio dar sesto a questi miei arnesi, aggiustar le lesine, {27 [127]} corami, scarpe e ciabatte, mi netterò ben le mani, affinché non puzzino di pece. Eh! veda, io son tanto contento, che al solo pensare a questa disputa, pare che sia divenuto anch'io un dottore. (Parte.)
Is. Sig. Vatson, abbiamo aggiustate le cose in modo, che il vostro ministro ne sarà soddisfatto.
Vat. Favorite di dirmelo per poterne fare la debita relazione.
Is. Non ci verrà alcun prete: avevamo già invitato il sig. Don Carlo; e poichè il sig. Gozan non vuole disputare con preti, verrà, invece di lui, il sig. avvocato Roberto, che spero essere persona iradita al medesimo vostro pastore.
Debbo solamente prevenirvi, che saranno altresì invitati alcuni arsici ad assistere a tale disputa, la qual cosa spero, non inchiuderà alcuna difficoltà!
Vat. Purchè non parlino, e siano semplicemente uditori e non di più.
Is. Occorrerà, che noi apparecchiamo qualche cosa pel sig. Gozan o pe'suoi amici? {28 [128]}
Vat. Un tavolino, un calamaio, un po di carta, cinque o sei sedie, il resto lo porteremo noi.
Prima di partire debbo pregarvi da parte del sig. Gozan, mio pastore, che esso non vuole applausi, nè schiamazzi: si parli, si ragioni pacatamente, senza più.
Is. Il vostro ministro ha ben ragione di chiedere ciò, perchè le grida e gli schiamazzi sono contrari alla civiltà. In ciò sarà appaiato; ditegli, che venia pure tranquillo; verrà con amici e sarà amichevolmente trattato. (Vatson saluta e parte.)
Is. Scusate, sig. Roberto, se vi abbiamo disturbato.
Rob. I disturbi degli amici fanno sempre piacere: ed io venni tosto qua per intendere in qual cosa vi potrei servire.
Is. La cosa è di grave importanza; si tratta niente meno che di una disputa coi protestanti.
Rob. Oh bella! Raccontatemi questa faccenda. {29 [129]}
Is. La cosa procedette così: un certo Alessandro Piatelli per bisogno e per disperazione si fece protestante, e voleva pure obbligare tutta la famiglia a seguire il suo esempio. La moglie di lui ed una sua figlia, piuttosto di accondiscendere a tale stranezza, fuggirono di casa. Eravi ancora un ragazzotto di 14 anni, che il padre voleva pur costringere a farsi protestante. Il buon fanciullo, per qualche tempo si schermi, finchè trovandosi al punto di dover apostatare, fuggi di casa, esponendosi a ciò, che la Provvidenza avrebbe disposto di lui Cel vedemmo a correre qui piangendo: ed appena lo potemmo condurre in salvo, sopraggiunse il padre con un grosso bastone in mano, tutto furibondo e minacciante morte al proprio figlio.
Io, ed il sig. Ferdinando ci siamo adoperati per calmarlo; e per riuscirvi l'abbiamo condotto in casa. Divenùto alquanto padrone di se stesso, assicurò che egli e molti altri suoi amici eransi fatti protestanti per convinzione, e che non avrebbero abbandonata tale religione, finchè non si fosse venuto ad una pubblica disputa, in cui si fosse discusso e provato, che la religione cattolica fosse {30 [130]} migliore del protestantesimo. Risi allora, e voleva fargli ciò vedere con poche parole; ma quegli si rifiutò adducendo che tal disputa voleva sentirla tra un cattolico ed un ministro protestante. Abbiano aderito: egli tosto si recò dal sig. Gozan pastore, il quale accettò bensì la sfida, ma ci pose per condizione assoluta, che egli non voleva disputare con preti, nè voleva, che ci fossero preti ad ascoltare.
Rob. Oh stravaganza! In una disputa di religione, egli, ministro di religione, non disputare con preti che sono ministri di religione, e che di proposito si danno a studiarla; si vede proprio che il sig. Gozan teme di avere una cattiva causa per le mani. A qual conclusione siete poi venuti?
Is. La conclusione fu questa. Noi avevamo già invitato il sig. Don Carlo, come persona capace di dare udienza ed anche risposta al sig. Gozan e a chicchessia tra i Protestanti; ma il sig. Gozan rifiutandosi di venire a colloquio coi preti, noi abbiamo pensato al sig. Roberto.
Rob. Oibò, vi siete sbagliati: un povero e semplice avvocato a disputare di religione con un ministro protestante! mai più certamente. {31 [131]}
Is. Un vostro pari, che da 20 anni patrocina con tanto successo in pubblico le più gravi cause, non deve chiamarsi un semplice avvocato.
Altronde so che tra i vostri studi legali, non dimenticaste la vostra religione. La cognizione che voi avete della Bibbia e della Storia Ecclesiastica, siccome ne fui testimonio in alcune circostanze, che ebbi il piacere di udirvi, mi accerta che la scelta non poteva esser migliore.
Rob. Scusatemi, sig. Isidoro, voi avete troppo buon concetto di me: ma un laico trattare questioni di questa fatta! Se mai restassi imbrogliato, che scorno sarebbe mai pel Cattolicismo: sì che i Protestanti suonerebbero la tromba d'aver portato vittoria.
Is. Sig. Roberto, voi siete avvocato, ma siete cristiano cattolico: sappiano i Protestanti, lo sappia il mondo tutto, che gli avvocati sanno trattare le quistioni degli uomini, e qualora faccia mestieri, difendere validamente la propria religione.
A momenti giugno il sig. Gozan per dare principio alla disputa promessa; andiamo tosto dal sig. Ferdinando, che ci attende per concertar quanto occorre. Voi intanto non temete: la verità è con noi. Iddio ci assisiera, ne siamo certi. {32 [132]}
Er. Precedo alquanto il sig. Gozan, per annunciare al sig. Ferdinando, che il mio maestro e pastore giugne a momenti colle persone che lo riguardano pel noto affare.
Test. Tutto è apparecchiato. Sedetevi un tantino, ed appena giungerà il vostro pastore, chiamerò tosto il mio padrone, che si trattiene nella camera vicina a ragionare con alcuni suoi amici.
Er. Io non posso fermarmi, perchè Gozan, mio pastore e maestro, mi attende. (Parte.)
Test. sotto voce. Desidero propriamente di vedere, che ghigno abbiano questi ministri protestanti; non ne ho mai veduto alcuno. {33 [133]}
Scena II. Testadoro ed Isidoro
Test. Conviene, sig. Isidoro, ch'io avverta il mio padrone, perchè a momenti ci siamo: il capo de'Proteslanti ha mandatoa dire, che fra poco è qui colla sua squadra.
Is. Vi ha lasciato qualche commissione particolare.
Test. Giunse qui, mi salutò, e non disse altro, che: il sig. Gozan, mio maestro e pastore, giugno a momenti colle persone che lo riguardano pel noto affare; poscia partì immediatamente.
Is. Avete aggiustato le cose come vi aveva ordinato il sig. Ferdinando?
Test. Date un'occhiata, per vedere se le cose sono in regola.
Tre seggioloni, uno pel ministro, gli altri pe'suoi due vice-ministri; quattro sedie per le persone di compagnia.
Da quest'altra parte c'è un seggiolone pel sig. Roberto, e sei altre sedie pepli amici. Due tavolini, uno per parte col tappeto; se avete qualche ordine a darmi, l'eseguirò prontamente. {34 [134]}
Is. Bravo Testadoro, è tutto in regola; ora state ben attento, quando giugne il ministro colla sua comitiva; voi correrete tosto ad aprire la porta, li riceverete colla massima cortesia; li farete sedere tutti qui a destra, e mentre prendono posto, voi darete un tocco di campanello, e noi verremo tosto.
Test. Come? volete dire, che dia a ciascun di loro un tocco di campanello, che cosa potranno fare con un tocco di campanello?
Is. Ehi, Testadoro! Non è più tempo di fare il buffone: dare un tocco di campanello, vuol dire suonare il campanello.
Durante poi la disputa, vi metterete vicino a me, e se occorrerà qualche cosa, ve ne darò avviso.
Test. Non sarà pericolo, che dalle parole si venga poi ai fatti? Perchè in tal caso mi procurerei anch'io un frullino da cioccolato simile a quello che aveva il padre del povero Luigi.
Is. No, Testadoro, state tranquillo: il padre di Luigi si è calmato, gli altri sono tutte persone ben educate, e se alcuno non si arrendesse alle ragioni, di certo saprà almeno usare il debito rispetto. (Si sente suonare il campanello.) Forse sono qui. {35 [135]}
Andate tosto ad aprire, ed io corro ad avvertirne il sig. Ferdinando ed il sig. Roberto, che tutto è preparato.
SCENA III. Testadoro solo.
Test. Questa sera vedrò anch'io un bel teatro: una disputa! altro che cucire ciabatte: chi sa, che sentendo a disputare, non diventi anch'io un dottore. Basta, io non so che cosa siano le dispute: il vedrò: ahi! (Si suona di nuovo il campanello.) Ohè, ohè, costoro hanno ben fretta. (Va ad aprire.)
Test. facendo volti inchini. Signori ministri, vengano a sedersi, ecco, questo è il posto preparato per loro, vengano avanti, seggano, seggano. {36 [136]}
(Testadoro suona il campanello, e tutti entrano nella sala della disputa. Scambiatisi profondi inchini, portandosi ciascuno al proprio posto, si mettono a sedere.)
Mil. si alza e si mette a parlare. Da parte del mio venerato ministro e pastore e de'suoi compagni presento umili ossequii a questa udienza, e mi prendo la libertà di chiedere il nome delle persone che sono presenti.
Is. Ecco scritto il nome di ciascuno. Ferdinando presidente, avv. Roberto difensore, Isidoro segretaro, Fiorenzo e Lombardi testimonii, il piccolo Luigi Piatelli ed alcuni amici. Ora compiacetevi di darmi anche voi i nomi delle persone di vostra comitiva.
Mil. Ve li offro scritti: signor Gozan ministro e pastore, Milner segretaro e viceministro, Vatson viceministro, Ermanno e Bernetti allievi, Alessandro Piatelli ed alcuni amici.
Is. Dunque gli opponenti e i difensori {37 [137]} sono il signor ministro Gozan e il signor avvocato Roberto. Gli altri sono semplicemente assistenti, e niuno può parlare, se non invitato direttamente.
Due cose ancora rimangono a stabilirsi: chi debba essere il primo a parlare e intorno a qual materia si debba volgere la disputa.
Mil. Parmi che basti una sola di queste cose. Colui il quale dovrà parlare il primo stabilisca i punti della disputa. Debbo però osservare che la qualità di ministro e di pastore e più ancora l'età del signor Gozan dovrebbero dargli la preferenza.
Is. L'età rende benissimo l'uomo rispettabile, ma credo, signor Milner, che non dia alcun diritto. Altronde il signor Roberto è dottore in leggi, professore, ed avvocato patrocinante, le quali cose, a mio giudicio, dovrebbero almeno dargli uguaglianza col signor Gozan.
Rob. Tolgo di mezzo ogni difficoltà: trasmetto ogni diritto di preferenza al sig. Gozan. Parli pure egli il primo, scelga i punti che nella sua saviezza giudicherà più opportuni. Io mi limiterò a fare le mie osservazioni quando ne sia il caso.
Is. II signor Gozan ministro e pastore può liberamente parlare. {38 [138]}
Goz. Aderisco all'invito. Signori, io venni qui per solo motivo religioso: lungi da me in questo giorno lo spirito di ambizione e di vanagloria e di superbia. Lo Spirito del Signore m'assista e m'illumini. Voi poi, Milner e Valson, che siete destinati a fare le mie veci nel sacro ministero, e che mi avete a succedere nel governo delle anime, state attenti; il ragionamento di quest'oggi vi potrà servire di norma qualora vi accada di trovarvi in simili circostanze. Voi, miei amati discepoli, voi pure venerati amici, godete nell'animo vostro, perchè oggi trionferà la verità del Signore contenuta nelle Sacre Scritture.
Ma io vi vedo tutti intimiditi! che vuoi dire questo? Dubitate forse di mia vittoria in questa disputa? State tranquilli: ci fossero anche tutti i Cattolici del mondo, saprei difendere la mia religione in faccia a loro; e sono contento di perdere la mia testa sopra un patibolo, se io non coprirò di confusione tutti i miei opponenti[5]. {39 [139]}
Rob. Signor ministro, mi pare che queste parole non siano adattate al nostro scopo. Vi prego perciò di calmarvi e di fissare il vostro ragionamento sopra qualche punto determinato, ed allora saremo in grado di parlare con fondamento.
Goz. Scusatemi questo trasporto di zelo per la mia religione. Ora passo a stabilire le mie proposizioni dicendo: la vera Chiesa è quella che professa la dottrina di Gesù Cristo; ma la Chiesa Riformata professa la vera dottrina di G. C., questa adunque è la vera Chiesa di Gesù Cristo.
Rob. Giacchè, signor ministro, mi proponete un sillogismo, io pure vi seguirò nel vostro sillogismo. La vera Chiesa è quella che conserva la vèra dottrina di Gesù Cristo; questo ve lo concedo; tutti i Cattolici vanno d'accordo. Poi soggiungete: ma la Chiesa Riformata ha la vera dottrina di Gesù Cristo, questo non vi posso concedere, finchè non me lo abbiate provato.
Goz. Ve lo proverò colla massima chiarezza: la vera Chiesa di Gesù Cristo è quella che professa tutte le verità contenute nella Bibbia; ma la Chiesa Riformata professa tutte quante le verità contenute nella Bibbia, dunque la Chiesa Riformata è la vera Chiesa. {40 [140]}
Rob. La vostra asserzione comincia a somministrare un punto fisso, su cui appoggiare il nostro ragionamento. Io potrei fermarmi a provarvi che la Chiesa Riformata non professa tutte le cose contenute nella Bibbia; e ne professa altre le quali non sono contenute nella Bibbia. Ma prima d'entrare a discutere queste due proposizioni, mi è necessario l'intenderci bene sopra alcuni punti fondamentali, e primieramente ditemi, signor ministro, che cosa intendete voi per Chiesa di G. C.
Goz. Per Chiesa di G. C. intendo il corpo ovvero la società di quelli che credono in G. C.[6]
Rob. Questo corpo e questa società deve essere visibile od invisibile?
Goz. Deve essere visibile, perchè la Chiesa nel Vangelo è paragonata ad un gregge col suo pastore; ad una casa ben fondata, ad una vigna, ad un'aia , ad un campo, ad un monte, cose tutte visibilissime.
Rob. Benissimo, sig. ministro, ammiro la vostra erudizione, e lodo la schiettezza con cui parlate; ora continuate a {41 [141]} rispondermi. È molto tempo che esiste la Chiesa Riformata?
Goz. Ella esiste da che esiste il Vangelo.
Rob. Io seguo costantemente la strada che voi mi aprite col vostro ragionamento. Voi mi dite che la vera Chiesa di G. C. è visibile, e soggiugnete: la Chiesa Riformata esiste da che esiste il Vangelo: ora ditemi, prima di Calvino e di Lutero, dov'era questa vostra Chiesa?
Goz. Qui non ci sono difficoltà: prima dei venerandi nostri patriarchi Calvino e Lutero, la Chiesa Riformata consisteva in una società d'uomini giusti e retti, che professavano il vero Vangelo di G. C.
Rob. Caro sig. ministro, voi siete ín un labirinto. Questa società d' uomini giusti e retti, di cui parlate, era visibile od invisibile?
Goz. Vi pensate forse ch'io resti intoppato? Caro mio! Questa società d'uomini giusti e retti era visibile, altrimenti non avrebbe formato una società d'uomini.
Rob. Se la società di questi uomini era visibile, ditemi il loro nome, patria, successione; il tempo in cui vissero; il loro culto, liturgia, dommi, morale, disciplina. {42 [142]}
Goz. Oh! sig. avvocato: voi spingete troppo avanti la quistione; già ... già ... voi spingete troppo avanti la quistione.
Rob. La questione è tutta naturale e conseguente, appoggiata sopra le vostre parole. Voi mi dite, che la Chiesa di Gesù Cristo deve essere visibile: mi dite che la Chiesa Riformata esiste da che esiste il Vangelo; io vi domando: dove era la vostra Chiesa prima di Calvino e di Lutero? Voi non vi accorgete, che mi date due estremità di una medesima catena, senza badare che questa catena è rotta nel mezzo, e mancante di anelli. Dove sono gli anelli di mezzo che eongiungono le estremità di questa gran catena? vale a dire: dove sono quei cristiani che per lo spazio di mille e cinquecento anni, da G. C. fino a Lutero e Calvino, abbiano professato il protestantismo? Nè io vi domando il nome di molti: datemi un uomo solo, il quale prima di Calvino e di Lutero abbia professato la dottrina della Chiesa Riformata nel modo che da voi è professata oggidì.
Goz. Ma voi, mi fate un cumulo di difficoltà; io non posso aver qui tutta la storia a memoria, altronde potrei rispóndere ... basta mi sorprende una forte {43 [143]} tosse, ho bisogno di prendere un po'di respiro ... con permesso ... ritorno subito ...
Test. da sè solo. Misericordia! Misericordia! Se il signor Roberto si sbriga tanto presto dei signori ministri protestanti, ce ne vorrebbe un reggimento a disputare con lui. Gli venne la tosse ... si sforzava di tossire, ma non poteva; poverino; quando io andava a scuola, questa si chiamava la tosse degli imbrogliati; cioè, non sapendo la lezione, lo scolare si metteva a tossire.
Mil. Intanto che il sig. Gozan mio ministro prende un po'di respiro, io stimo bene di osservare che prima dei mentovati personaggi, Calvino e Lutero, la vera Chiesa era visibile ma non molto ella serbavasi nella società di alcuni pochi fervorosi cristiani, i quali, strettamente uniti in un cuor solo ed in un'anima sola, conservarono lo spirito della Chiesa primitiva fino ai tempi di Calvino e di Lutero, i quali diedero maggiore sviluppo alla dottrina del Vangelo[7]. {44 [144]}
Rob. Col debito rispetto rispondo parola per parola alle osservazioni del sig. Milner. Voi mi dite che la Chiesa Riformata prima di Calvino e di Lutero era visibile, ma non molto. Di grazia, o che non era visibile, e non'era più la Chiesa di G. C.; o che era visibile, e ditemi dove era questa visibilità.
Mil. Caro signor mio, non leggeste, che la Chiesa nel Vangelo è paragonata ad un piccolo gregge, e che questo piccolo gregge si conservò dal principio del Cristianesimo fino ai novelli Riformatori e Promotori del vero Vangelo?
Rob. Prescindo per ora di entrare nella vera intelligenze di questo testo del Vangelo: vi domando soltanto: questo piccolo gregge dove era prima di Calvino e di Lutero?
Mil. Questo piccolo gregge consisteva in alcuni fervorosi cristiani.
Rob. Ma, Dio buono, questi fervorosi cristiani praticavano la religione del Vangelo sì, o no?
Mil. Sicuramente la praticavano.
Rob. Ditemi dunque nome, patria, cerimonie, successione di sacerdozio di questi fervorosi cristiani: datemi il nome di un solo, il quale, prima di Calvino e di {45 [145]} Lutero, abbia professato la medesima vostra Riforma.
Mil. imbarazzato. Un solo, un solo, e sempre con quell'un solo, che io non so. Vedo, che il sig. Gozan non viene ancora, io vado a chiamarlo, onde faccia presto. (Parte precipitosamente.)
Test. da sè solo. E due. E un bel divertimento vedere queste dispute; parmi piuttosto un teatro, che una discussione. Poche parole, e poi se ne vanno con tanta precipitazione, che paiono da quello delle corna trasportati. Bravo, sig. Roberto, bravo.
Vat. Mentre attendiamo Gozan, mio ministro e, pastore, vorrei fare alcune osservazioni sopra i discorsi finora tenuti. Mi pare, che poco importi il sapere, dove fosse la Chiesa Riformata prima di Calvino e di Lutero, purchè si abbia la certezza, che la Chiesa Riformata professa la religione della Bibbia, che era il punto principale della nostra quistione, e basta questo per provare, che la nostra Riforma discende da Gesù Cristo. Perchè vi siete allontanati da questo punto? Certo, perchè avete veduto la difficoltà di combatterlo.
Rob. Vi assicuro, sig. Vatson, che non {46 [146]} mi sono allontanato da questo punto per difficoltà che avessi di combatterlo ma per fissare un altro punto importante, cioè che cosa voi intendiate per Chiesa, e quale relazione vi sia tra la Chiesa vostra e la Chiesa stabilita da Gesù Cristo. Ora voi dite bastare che la Chiesa Riformata professi la religione della Bibbia per provare la sua discendenza da Gesù Cristo. E questo è appunto quello che io aspetto che voi mi proviate. Poichè Gozan, vostro ministro e pastore, mi provò colla Bibbia alla mano, che la vera Chiesa di Gesù Cristo doveva essere visibile in ogni tempo, ed io osservava essere questa la vera condanna del Protestantismo; perciocchè niuno sa dirmi, ove siasi conservata questa Riforma per lo spazio di 1500 anni. Che se per Chiesa e Religione di Gesù Cristo voi intendete la sola Bibbia: e che perciò per portare la vera religione basti portare la Bibbia, in questo caso i facchini, come più capaci di portare gravi pesi, sarebbero i migliori missionarii. Ciò premesso, ho molte cose a dimandarvi. Primieramente ditemi: la Bibbia di cui parlate, da chi l'avete presa?
Vat. L'abbiamo presa dai nostri antenati.
Rob. I vostri antenati da chi l'hanno ricevuta? {47 [147]}
Vat. Dai primi Dottori della Riforma; cioè da Calvino, Lutero, Melantone, ecc.
Rob. Costoro da chi l'hanno ricevuta?
Vat. Costoro l'hanno ricevuta dal corpo della cristianità.
Rob. Che nome date a questo corpo della cristianità?
Vat. Chiesa.
Rob. Come si chiamava questa?
Vat. Cattolica. Ma per carità, non spingete l'argomento tanto avanti; altrimenti confondete la quistione.
Rob. Mi pare che siate voi che vi confondete, e non io che confonda la quistione. Voi cominciate a concedermi, che i vostri antenati ricevettero la Bibbia dalla Chiesa Cattolica. Ora ditemi: questa Chiesa Cattolica era la vera Chiesa di Gesù Cristo?
Vat. Questo si può concedere.
Rob. I vostri antenati, quando si separarono dai Cattolici, portarono seco la Chiesa o la Bibbia?
Vat. Portarono via la sola Bibbia.
Rob. Dunque la Chiesa Romana allora era la vera Chiesa, e continuò ad essere la vera Chiesa di Gesù Cristo. Ditemi inoltre; rimase ancora fra i Cattolici qualche copia della Bibbia? {48 [148]}
Vat. Ne rimasero molte certamente.
Rob. Da quanto voi mi concedete si può conchiudere: 1° che se il corpo della cristianità formavà la vera Chiesa di Gesù Cristo, questa cristianità era la Chiesa Cattolica; ma i Riformatori partendo da questa Chiesa, non portarono via altro che la Bibbia; dunque la Chiesa Cattolica continuò ad essere la vera Chiesa. 2° Anche concesso, il che però è falso, anche concesso, che la Chiesa di Gesù Cristo fosse nella Bibbia, nel modo che i confetti stanno racchiusi in una scatola, ne segue che la vera Chiesa di Gesù Cristo continuò pure ad essere presso ai Cattolici, essendosi anche presso di loro conservata la Bibbia nella sua integrità. 3° Se il corpo della cristianità e la Bibbia continuarono ad essere presso alla Chiesa Cattolica, ne deriva per legittima conseguenza, che i vostri antenati furono eretici, cioè disertori della vera Chiesa, i quali nel disertare rubarono, lasciatemi dir così, una copia della Bibbia ai Cattolici.
Vat. Comprendo benissimo le vostre conseguenze; tuttavia mi pare che la quistione sia piuttosto confusa che sciolta. Trattavasi di far conoscere, che la Religione {49 [149]} Riformata non professava tutte le verità insegnate da Gesù Cristo e contenute nella Bibbia; voi faceste un profluvio di domande, da cui rimaniamo piuttosto confusi che convinti. Ripeto adunque: la Chiesa Riformala professa, o no la religione contenuta nella Bibbia?
Rob. Se voi, sig. Vatson, e gli onorevoli vostri opponenti avessero aspettato, avrei direttamente risposto alla fatta difficoltà, ed era mestieri premettere quanto dissi per farmi strada all'argomento. Concesso adunque, che la Chiesa di Gesù C. debba essere in ogni tempo visibile, e che la Chiesa Riformata per 1500 anni sia stata invisibile, ne segue tosto che il Protestantismo non può più in nessuna maniera considerarsi come Chiesa di Gesù Cristo; che anzi la Chiesa Cattolica, la quale come voi convenite, mostrò sempre i caratteri della Chiesa di Gesù Cristo, fu sempre visibile nel suo culto, nella pratica de'Sacramenti, nella successione de'suoi pastori, conservando eziandio la vera Bibbia, la Chiesa Cattolica, dico, non già la Riformata, è la vera Chiesa di Gesù Cristo.
Vat. Almeno voi non sapete dimostrarmi, che la Religione Riformata non {50 [150]} professi tutto ciò che Iddio ci propone nella Bibbia. - Perciò io ripeterò sempre: poco importa che nulla siasi saputo del Protestantismo per 1500 anni: io ne ho abbastanza, se in esso professiamo la religione della Bibbia, che è appunto quella di Gesù Cristo.
Rob. Ed io vi dirò schiettamente, che nel Protestantismo non si professa tutta la religione della Bibbia.
Vat. Veniamo alle prove.
Rob. Nel Vangelo, Gesù Cristo dice dell'Eucaristia: chi non mangia il mio corpo e non beve il mio sangue, non avrà la vita eterna; e i Protestanti, almeno il maggior numero, negano la presenza reale di Gesù Cristo in questo augusto Sacramento.
Gesù Cristo dice, che colui il quale non fa opere di penitenza, andrà eternamente perduto; e i Protestanti, seguendo particolarmente Calvino, dicono che le opere buone sono inutili per salvarci; anzi, orrendo a dirsi! asseriscono che colui il quale fa maggiori peccati, vie più rendesi degno dei celesti favori[8].
Quasi su tutte le pagine del Nuovo {51 [151]} Testamento si legge, che la fede senza le opere è una fede morta, e nulla serve alla salute eterna, voi predicate, seguendo il vostro maestro Lutero, che basta la fede per salvarsi; e siccome tal dottrina è contraria alla Bibbia intiera, così il prefato vostro maestro, falsando il testo della Bibbia, alle parole di S. Paolo, la fede giustifica, aggiunse: la sola fede giustifica.
Gesù Cristo nel Vangelo ha stabilito un mezzo, onde gli uomini possano ottenere il perdono de'loro peccati; voi recitate con noi nel Simbolo: Credo la remissione dei peccati; e voi, rigettando col fatto quanto recitate nel Simbolo apostolico, negate esservi nella Chiesa veruna autorità che possa rimettere i peccati a nome di Dio.
Gesù Cristo ha stabilito un capo, cui disse: io ti darò le chiavi del regno de'cieli; tutto ciò che tu legherai in terra, sarà pure legato in cielo; e tutto ciò che tu scioglierai in terra, sarà pure sciolto in cielo. Dove mai un protestante può trovare un capo nella sua religione? Ciascuno interpreta la Bibbia come vuole; perciò ciascuno è capo arbitrario della sua religione. {52 [152]}
Gesù Cristo disse al capo, che egli deputava a governare la sua Chiesa: pascola i miei agnelli, pascola le mie pecorelle, pascola i miei capretti. Ma dove è questo pastore supremo, da cui i Protestar ti possano essere condotti al pascolo della verità?
Gesù Cristo ha stabilito un giudice, il quale in ogni tempo, in ogni luogo definisse le questioni in materia di religione. «Se sorgeranno dissensioni tra te e tuo fratello, diceva Gesù Cristo, dillo alla Chiesa; e se non ascolta la Chiesa, abbilo per gentile e pubblicano.» Ma dove trovasi questo giudice, questo tribunale, questa Chiesa, che giudichi le questioni che talora possono occorrere e già sono sorte tra i Protestanti?
Gesù Cristo stabilì altri pastori secondarli, che sono i Vescovi, i quali, uniti di un cuor solo e di un'anima sola col Capo supremo della Chiesa, attendano alla salute delle anime redente col prezioso suo sangue. Ma dove sono questi Vescovi tra i Protestanti? Ci mostrino un uomo solo, cui si possano applicare quelle parole di S. Paolo: Attendite vobis et uniserso gregi, quo vos posuit Spiritus Sanctus regere Ecclesiam Dei; Abbiate cura di voi e di tutto {53 [153]} il gregge, sopra cui lo Spirito Santo vi ha stabiliti per governare la Chiesa di Dio!
Sapreste voi additarmi tra di voi un solo, il quale si possa dire essere con certezza posto'dallo Spirito Santo a governare la Chiesa di Gesù Cristo?
Premesse queste verità e moltissime altre contenute nella Bibbia e negate dai Protestanti, ho ancora a farvi una lunga serie di domande, a cui vi prego di voler categoricamente rispondere. Primieramente ...[9] {54 [154]}
Vat. Ma vedete, io non voglio disputare, era soltanto per fare alcune osservazioni. {55 [155]}
Ma ... non so che dirmi, quei tali non vengono più. Signori, io voglio andar a vedere che cosa c'è di nuovo.
(Parte, il resto della comitiva lo segue, ad eccezione di Alessandro.)
Ferd. Ora sì che stiamo bene! i nostri avversarii ci lasciarono senza darci la buona sera; forsechè ritorneranno?
Rob. Io temo assai che non vengano più; perchè hanno potuto di leggieri conoscere che la loro causa era perduta.
Is. La loro causa era certamente perduta, perchè trovavansi ridotti alle massime strettezze da ragioni cui nulla potevasi opporre.
Rob. Lode a Dio: sono contento del modo con cui finora sono andate le cose. Spero che tutto finirà con onore di nostra santa religione. Devo ciò nonostante dire che trovai una coscienza leale in questi tre ministri. Ridotti essi alle strette, si tacquero senza fare i testardi, siccome mi è già più volte accaduto con alcuni cattolici di nome, ma peggiori degli stessi Protestanti. Adesso, che l'argomento era sviluppato, ah! mi rincresce che non ci siano presenti tutti i Protestanti coi loro ministri!
Ferd. Ora trattasi di prendere qualche determinazione, o di mandare a vedere {56 [156]} se ritornano, o andarcene anche noi; che ne dite, Isidoro?
Is. Prima di ritirarci di qui, io sarei d'avviso di scrivere una cortese lettera al sig. Gozan, per invitarlo a ritornare, o a dirci se lo dobbiamo attendere altra volta. Perchè sebbene ci abbiano lasciato in un modo poco civile, tuttavia voglio che abbondiamo in cortesia verso di loro.
Rob. Va benissimo: ma di questa lettera sarà bene di tenerne copia per evitare certi inconvenienti che mi sono già altre volte accaduti.
(Mentre Isidoro scrive la lettera, Testadoro passeggia per la sala chiacchierando così tra sè:)
Test. Fu proprio un bel giuoco: un bel giuoco propriamente: uno per volta, uno per volta, e se ne andarono tutti e tre. Mi pare che abbiano fatto come fanno le volpi alle galline. Le volpi girano attorno alle galline, e se non le vedono ben custodite, si avventano, e, se possono addentarne una, la pigliano, se la portano via con festa. Ma se vedono il padrone che le adocchi con un bastone: oh! no, no, non vanno più oltre a fiutare, ma subito, gambe, aiuto.
Questi signori ministri si pensavano di {57 [157]} trovare le galline abbandonate, ma trovarono chi le difendeva con un buon bastone, cioè con buone ragioni. L'avvocato Roberto è veramente un uomo dotto. Questo fa onore a tutti gli avvocati. Come sapeva bloccare le difficoltà; pareva un muratore quando tura i fori delle muraglie. Fatta una dimanda, eccoti subito una risposta chiara come il mezzodì: e gli altri sempre là con una spanna di naso. Conosco adesso perchè volevano escludere i preti dalla disputa. Perchè si conoscevano di non poterla vincere. Ma hanno trovato la scarpa che va bene al loro piede. Il signor avvocato Roberto li ha serviti come si deve: li ha atterrati tutti l'un dopo l'altro. Io dico che non vengon più: no ... no ... no ...
Is. Eccovi il tenor della lettera che parmi debbasi indirizzare al sig. Gozan.
M.mo sig. Ministro,
Siccome voi e i vostri colleghi, per motivi, che noi vogliamo supporre ragionevoli, vi siete allontanati dalla camera della disputa senza manifestarcene causa alcuna, così, per non istare voi e noi nell'incertezza, a nome del sig. {58 [158]} Ferdinando e del sig. avv. Roberto prego V. S. M.ma di significarmi:
1° Se volete ancora discutere su qualche punto religioso, ed in caso affermativo l'avv. Roberto vi attende;
2° Se avete ancora qualche cosa da osservare intorno alle conclusioni fatte col sig. Roberto;
3° Se intendete che la disputa sia terminata, o differita in altro tempo. Persuaso che nella vostra saviezza e gentilezza mi vorrete favorire un riscontro da comunicarsi ai mentovati signori, colla debita stima mi reputo ad onore il segnarmi di voi, sig. Ministro,
Dev.mo Servitore
ISIDORO, segretaro.
Ferd. Ben fatta; piegatela, e Testadoro manderà il mio domestico a portarla; e spero riceveremo presto un qualche riscontro.
Rob. In questo intervallo io vorrei che il sig. Alessandro Piatelli, il quale ha dato occasione a questa disputa, mi dicesse che cosa gliene sembri?
Al. Io sono confuso: pensava che i Protestanti avessero più sode ragioni {59 [159]} per dimostrare la verità della loro religione. Se mia moglie, mia figlia, ed il mio Luigi non vollero farsi protestanti, non erano senza motivo.
Ora voglio aspettare la risposta che sarà per fare il sig. Gozan; dopo prenderò qualche deliberazione. A dirla però schietta, dal momento che il sig. Gozan volle escludere i preti dalla disputa, mi diede molto a sospettare che egli non si sentisse di far con loro la sua parte. E poi c'è il novanta per cento tra le ragioni addotte dal sig. Roberto e quelle de'ministri protestanti. - Basta, voglio attendere quella risposta.
L. O Papà, sei contento che io parli?
Al. Parla pure, Luigi, io era tutto in collera pel disgusto che mi avevi dato, ma ora mi è già passato tutto.
L. Papà, perdonami il disgusto che ti ho dato: io te ne dimando perdono.
Al. Tutto è perdonato, purchè tu venga nuovamente a casa.
L. Io vado subito, ma tu fatti nuovamente cattolico. Hai ben sentito che il Protestantismo è una religione senza fondamento; e se muori protestante, povero me! tu andrai alt'inferno per sempre! {60 [160]}
Al. Luigi, tu mi commuovi le viscere con questo tuo parlare: lasciami per un momento.
Ferd. Su via, Alessandro, date gloria a Dio superate ogni umano rispetto, e siate di nuovo un buon padre di famiglia: vostra moglie, vostra figlia, questo vostro Luigi saranno di nuovo il sollievo della vostra età, che si va inoltrando, ed il conforto del vostro cuore. (Si suona il campanello, Bernetti porta una lettera.)
Ber. Gozan mio maestro e pastore mi manda a portare questa lettera al sig. Isidoro. (Fa un inchino e parte.)
Is. prende la lettera, la apre, e la legge scritta nel tenore seguente:
Gozan ministro e pastore al sig. Isidoro.
Ho ricevuta la bella vostra lettera, cui riscontro immediatamente, che l'unico motivo per cui ho desistito dalla disputa, fu una forte tosse che m'impediva di parlare. Per ora non mi sento di continuare alcuna discussione. I miei vice-ministri non hanno ancora abbastanza studiato la polemica, e mi è molto rincresciuto che siansi inoltrati in alcune discussioni, in cui non erano ancora abbastanza {61 [161]} versati. In generale le ragioni addotte dal sig. Roberto sono buone; ma ci sono ancora molte cose a dire. Al presente non posso ancora stabilire il tempo, in cui potrò esser in grado di ripigliare la disputa. Comunicate al sig. Ferdinando ed al sig. Roberto che noi siamo stati molto soddisfatti della loro cortesia.
Con istima e riverenza mi dichiaro
Vostro ossequioso Servitore
GOZAN, pastore.
Rob. Da quanto posso rilevare ci hanno lasciato in mezzo della disputa per non ripigliarla mai più.
Ferd. Mi pare che la disputa sia stata felicemente terminata, e che tutti quei signori ministri, se avessero ancora saputo dir qualche cosa, l'avrebbero detta sicuramente.
Is. L'avrebbero sicuramente detta, perché la questione era di troppa importanza. Trattavasi niente meno che di esaminare se la Religione Riformata potevasi in qualche maniera appellare religione di Gesù Cristo. Fecero tutti e tre i loro sforzi, ma dovettero tutti e tre confusi andarsene {62 [162]} via, e concederei che la Chiesa Riformata professa la religione di Calvino e di Lutero e non già quella di G. Cristo.
Ferd. Che ve ne pare, Alessandro?
Al. Mi pare, che, considerando la debolezza delle ragioni di que'ministri e la loro partenza non troppo onorevole, e la forza delle ragioni del sig. Roberto, mi pare dico, che si possa senza esitazione conchiudere, che la Chiesa Cattolica e la vera Chiesa di G. C., e che la Chiesa Riformata ne è la diserzione; vale a dire i Protestanti si possono considerare altrettanti disertori, che un tempo uscirono dall'ovile del gregge di Gesù C.
Rob. Ottima conseguenza. Aggiungete che noi eravamo soltanto in principio della discussione. Perciocchè noi abbiamo già tante volte veduto che la Chiesa di G. C. deve necessariamente avere questi quattro caratteri: una, santa, cattolica, apostolica, e che questi quattro caratteri esistono evidentemente nella Chiesa Romana. Nè finora vi fu, nè giammai vi sarà per l'avvenire alcun protestante, che possa provare trovar questi caratteri nella' Chiesa Riformata. Imperciocche la Chiesa Riformata non è una; perché {63 [163]} essendo ciascuno in libertà d'interpretare la Bibbia ne derivano tante religioni, quante sono le teste dei riformati. Nemmeno è santa: imperciocchè nella Chiesa Riformata si rigettano ora tutti, ora la maggior parte dei sacramenti istituiti da G. C.
Nemmeno la Chiesa Riformata può dimostrare la sua santità con qualche miracolo operato in conferma della nuova Riforma. Forse sarà santa per la santità de'suoi fondatori? Ma se furono tutti uomini dati ad ogni sorta di vizi. Sarà forse santa per la santità della dottrina? Ma se non vi è vizio che non sia tollerato dalla Chiesa Riformata.
Tanto meno la Chiesa Riformata si può chiamare cattolica ed apostolica, poichè non insegna la dottrina degli Apostoli, non può mostrare alcun successore del capo stabilito da G. C. a governare la sua Chiesa. Perciò conchiudiamo colle già enunciate parole: che la Chiesa Riformata non esisteva .prima di Calvino e di Lutero: quindi i protestanti potranno dire di trovarsi nella Chiesa di Calvino e di Lutero, ma non mai in quella di G. C.
Fer. Ora ditemi, caro Alessandro, {64 [164]} avreste ancora qualche dubbio a farvi chiarire?
Al. Io non avrei più alcun dubbio, ma la parola data, il giuramento fatto ...!
Rob. La parola data a Dio, caro Alessandro, vale più di quella data agli uomini; il giuramento non è vincolo d'iniquità; perciò quando voi avete dato parola e giurato di vivere e morire protestante, faceste una cosa illecita, quindi non approvata da Dio, il quale certo non può in nessuna maniera gradire la vostra promessa, perchè essa v'impegnava a rinunziare alla sua santa religione per abbracciarne una falsa.
Al. Ben veggo la giustezza delle vostre ragioni, ben conosco la verità della Santa Cattolica Religione; ma, Dio mio, come mai potrò vivere io, come mantenere la mia famiglia, senza i soccorsi che ricevo ogni settimana dal ministro protestante, e che a dirla schietta furono il motivo principale, per cui mi sono rivolto ai Protestanti, e mi sono ascritto al loro numero? Dovrò io mendicare? Ah! credetelo, signore, non me ne sento il coraggio.
Ferd. E chi vi dice, che voi dobbiate ridurvi a tali estremi? Caro Alessandro, {65 [165]} se voi trovate che tra i Protestanti vi sia carità, credetelo, che anche fra i Cattolici se ne trova, e per fini molto più belli e più sublimi che non tra quelli. E per ottenere questa, non sarà già necessario che voi facciate delle umiliazioni, le quali vi avviliscano. Ponete solo ogni vostra fiducia in Dio, che per un modo sì benigno a lui vi chiama, e state sicuro che non vi mancherà mezzo di sussistenza col suo aiuto. Ma voi intanto non contentatevi di riconoscere la verità della religione, senza praticarne i precetti. Riformate i vostri costumi, e vedrete che ogni cosa si cangierà a vostro riguardo. Lasciate che vi parli schiettamente col cuore alla mano; ditemi, o caro, qual è la vera ragione dell'eccesso, a cui siete trascorso? Vi sareste trovato nelle strettezze, di cui mi parlate, se aveste atteso ai vostri negozi, se foste stato lontano dal giuoco, dalle osterie, dagli stravizi e dalla compagnia degli uomini perversi?
Al. Ah! pur troppo avete ragione, sono questi compagni che mi condussero alla rovina.
Ferd. Or dunque, date un addio per sempre a questi cattivi compagni; proponete davanti a Dio, datore di ogni bene, di mutar {66 [166]} vita, ridonate la pace alla vostra famiglia, che vi diede un sì bello esempio di costanza e di rassegnazione cristiana, e poi siate sicuro, che senza aver ad incontrare nè rossore, nè avvilimento, coll'aiuto di Dio, a poco a poco rimetterete i vostri affari in grado di poter mantenere onoratamente voi e la vostra famiglia. Ma per ora non si pensi a questo, si pensi al bene dell'anima vostra; al temporale troverà il Signore il modo di provvedervi. Orsù, Alessandro, date gloria a Dio, oggi è un bel giorno per voi: rientrate coraggioso nella Santa Cattolica Religione, fuori di cui niuno può salvarsi: ritornate in seno alla vostra famiglia. Vostra moglie, vostra figlia, il vostro Luigi vi attendono amorosi.
Luigi corre incontro ad Alessandro colle braccia aperte. Sì, sì, caro papà; fatti di nuovo cattolico, sarai poi molto contento, e non andrai più all'inferno, ed io sarò poi molto buono.
Al. commosso abbraccia suo figlio. Sì, caro Luigi, io sono nuovamente cattolico, da questo momento: tu mi fai piangere di consolazione. Quali grazie oggi mi ha fatto addio! ringraziamolo e con esso ringratiamo questi signori del disturbo che si {67 [167]} presero per noi; andiamo presto in cerca di tua madre e di tua sorella, che so essere in gran pena per nostro riguardo.
L. O papà, papà, quanto io sono contento: che piacere proverà mia mamma, quando saprà questa cosa! io corro presto a dirglielo.
Al. No ringrazia, e saluta prima questi signori.
L. Signori, io vi ringrazio di tutto cuore della pena che vi siete data per noi: voi avete salvato la vita a me, avete salvato l'anima a mio padre, avete dato la pace a tutta la nostra famiglia. Ma qual cosa potrò io fare per voi?
Rob. Noi saremo assai contenti, o buon Luigi, e saremo abbondantemente compensati, se tu sarai buono, se amerai tuo padre, tua madre, se sarai virtuoso; se pregherai il Signore per noi.
L. Io farò tutto quel che posso per corrispondere ai vostri desiderii, e pregherò di cuore il Signore, affinchè in fine della vostra vita vi doni il bel paradiso.
Con approv. della Rev. Eccles {68 [168]} {69 [169]} {70 [170]}
[1]II racconto di questo padre è realmente storico, ed avvenuto colle medesime circostanze.
[2]È voce universalmente ripetuta che i Protestanti danno danaro per indurre i Cattolici a farsi protestanti; ma, ottenuta la loro apostasia, non si curano più di loro. (Veggansi i fascicoli della Propagazione della Fede di quest'anno 1853.)
[3]Lo stesso Lutero, parlando de'protestanti del suo tempo, dice precisamente: la maggior parte de'miei seguaci vivono da epicurei ... il disordine giunge a tanto, che se a taluno piacesse din contemplare una riunione di truffatori, usurai, uomini dissoluti e ribelli, gente di cattiva fede, non avrebbe che ad entrare in una di quelle città che si dicono evangheliche. (Lutherus in colloquiis, pag. 234.)
[4]L'anno scorso (1852) i ministri Protestanti proposero una disputa al famoso ab. Combalot; fu di buon grado accettata; si stabilì la materia da discutersi, il luogo dell'adunanza, il tempo, le persone che avrebbero sostenute le parti; ma i signori ministri protestanti, per non essere pubblicamente confusi, reputarono meglio disdirsi, e non vollero più saperne di disputa. (V. Annales Catholiques, No 4.)
[5]Lutero, quando fu invitato a difendere la sua dottrina nel Concilio di Trento, da prima si rifiutò d'andare, poscia, montato in collera, ci andrò, disse, e voglio perdere la testa se non difenderò la mia dottrina in faccia a tutto il mondo.
[6]Ostervald. Cat., part. I, sez. 14.
[7]Nel fascicolo IX delle Letture Cattoliche fu diffusamente dimostrato che il protestantismo non ha conservato alcuna cosa dello spirito della Chiesa primitiva; e che solamente gli errori condannati in que'tempi sono oggidì professati dai protestanti.
[8]V. La nota in fin al fascicolo 12.
[9]Le dimande, che Roberto voleva ancora fare, sono le seguenti: «Primieramente debbo farvi notare, che voi, o protestanti, mentre non professate molte cose contenute nella Bibbia, ne pro fessate molte altre, che nella Bibbia non sono contenute.
«Per esempio: il numero de' libri che compongono il Vangelo, il battesimo de’ fanciulli, il patrino e la matrina nel battesimo; che i Sacramenti siano solamente due, il Simbolo degli Apostoli, la Santificazione delle Domeniche; sono cose da voi ammesse, e non contenute nella Bibbia.
«Nelle stesse vostre liturgie avete una lunga serie di orazioni adattate alle particolari vostre funzioni: mostrateci se esistano in qualche angolo della Bibbia. (V. Liturgia Valdese.)
«Forse trovansi nella Bibbia le preghiere, le istruzioni, le genuflessioni, i giuramenti, che usate nella consacrazione de' vostri pastori?
«Voi accusate i Cattolici, perchè usano un culto esterno, le cui cerimonie non esistono nella Bibbia; ma diteci, o Protestanti, le grosse vostre liturgie, per consacrare i ministri, per amministrare il battesimo, per ammettere alla Santa Cena, per fare le sepolture, sono forse riti contenuti nella Bibbia?
«Di più la stessa Bibbia che voi usate per lo più è tradotta in altre lingue, diverse dall'originale: Or chi vi assicura che queste traduzioni non sieno sbagliate? specialmente dopochè i più dotti Cattolici, e parecchi dotti Protestanti, trovarono moltissimi errori nelle traduzioni, che corrono per le vostre mani?
«Dunque, o Protestanti, voi non professate molte cose contenute nella Bibbia, ne professate altre contrarie alla medesima, e ne praticate moltissime altre non contenute nella Bibbia.»
Tali erano le principali dimande, che voleva ancora fare l'avvocato Roberto e che dovette ommettere, perchè fu abbandonato da'suoi opponenti.