Parola «Acacio» [ Frequenza = 30 ]

don bosco-la persecuzione di decio e il pontificato di san cornelio i papa.html
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 Così pure fu di s. Acacio, siccome fra poco saremo per raccontare.

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 Comincieremo dalla Confessione di s. Acacio.

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 Era Acacio vescovo di una città delta Antiochia nell'Asia minore; diversa da Antiochia capitale della Siria.

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 Acacio rispose: Chi ama più i nostri Principi che noi Cristiani? Noi preghiamo ogni giorno per la conservazione della loro persona, per la prosperità del loro regno, per la gloria delle loro armi, e generalmente per tutto ciò che può portare loro qualche bene.

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 Acacio: Noi diamo di cuore al nostro {9 [9]} sovrano tutto quello che a lui dobbiamo, ma egli non deve esigere da noi alcun sacrifizio.

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 Marziano, che deliziavasi molto a disputare, accoglieva volentieri ogni occasione per attaccare i principii del Cristianesimo, perciò dimandò ad Acacio: Voi, cristiani, mi andate sempre parlando del vostro Dio, ed io nol vidi mai, nè mai alcuno potè farmelo conoscere; se tu ne sei capace, fammelo conoscere, ed allora saprò anch'io chi egli sia.

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 Acacio: Fosse vero che tu potessi realmente conoscere il nostro Dio, ma in modo utile alla tua eterna salute.

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 Acacio: Il nostro Dio è il Dio d'Abramo, d'Isacco e di Giacobbe.

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 Acacio: No: costoro non sono Dei, ma sono uomini venerabili, a cui il nostro Dio si è manifestato, e quel Dio che loro si manifestò è il vero Dio che i Cristiani adorano e che tutti dobbiamo temere.

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 Marziano proseguì: quale adunque è il suo nome? Acacio citò alcuni dei varii nomi con cui suole essere nominato Iddio nella sacra scrittura; cui tosto soggiunse Marziano: quali chimere sono mai queste tue! lascia le cose invisibili, onora piuttosto gli Dei che tu puoi vedere.

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 Acacio dimandò: quali sono gli Dei che tu mi proponi?.

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 Acacio: di quale Apollo parli tu, forse di quell'Apollo, che vivendo si diede ai vizi impuri? Chi mai vorrà adorare come Dio colui che tu arrossisci d'imitare e i cui imitatori puniresti tu stesso?.

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 Acacio: E come onorare qual Dio colui, di cui vediamo il sepolcro in Creta? Sarà egli forse risorto?.

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 Acacio vedendo tornare inutile il suo discorso, con animo intrepido disse: Ecco l'argomento più persuadente che avete voi.

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 Acacio: Ed io ho in orrore il rinnegare il mio Dio.

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 Marziano, persuaso di poter convincere di errore e di stravaganza la dottrina dei cristiani, credette d'imbrogliare Acacio dicendo: Sapeva già tali pazze idee dei cristiani ed lo voleva solo udirle a ripetere dalla tua bocca.

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 Acacio rispose: Si egli ha veramente un figliuolo.

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 Acacio rispose: Il figliuolo di Dio; il verbo di verita, la parola di grazia.

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 Acacio: Tu non me lo hai ancora dimandato.

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 Acacio: Il figliuolo di Dio si chiama Gesù Cristo.

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 Acacio: Non bisogna ragionare di Dio, come dei miseri mortali.

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 Acacio soggiunse: Donde cavi questa conseguenza, mentre noi lo diciamo invisibile? Dio solo conosce perfettamente se stesso, noi possiamo soltanto conoscerlo dalla sua potenza e dalle sue opere.

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 Acacio replicò: L'intelletto non ha la sua origine nelle nostre membra: è Dio che ce lo dà.

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 Acacio: Io non sono il loro padrone; il loro vero padrone e Signore è Dio.

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 Acacio: Posso assicurarti, che non siamo maghi, niun peccato di tal genere abbiamo da rimproverarci davanti a Dio.

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 Acacio: È nostro studio non d'ingannare gli uomini colla magia, ma toglierli dagli errori che professano riguardo alle stupide divinità che voi siete tanto sciocchi da onorare e temere dopo di averle voi stessi fabbricate.

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 Acacio rispose: Forse hai speranza di convincerci, se fossimo in gran numero, mentre non sei capace di convincer me solo? Se tu vuoi sapere il mio nome, nulla m'impedisce di dirtelo.

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 Comunemente mi chiamano Acacio, ma il mio vero nome è Agatangelo; i miei compagni qui presenti sono Pisone vescovo di Troia e il sacerdote Menandro.

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 Il processo fu infatti mandato all'imperatore Decio, il quale non potè leggerlo senza ammirare le risposte del santo; e sebbene egli fosse tutto furore contro a' cristiani, tuttavia rispose a Marziano che lasciasse Acacio e i suoi compagni in libertà.


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 Il numero di quelli che subirono il martirio in questa persecuzione è sì grande, che riuscirebbe difficile l'annoverarli; sono in ispecial modo rinomati san Poliutto nell'Armenia, san Alessandro Vescovo di Cappadoccia, il magnanimo s. Pionio sacerdote della Chiesa di Smirne, s. Agata in Catania nella Sicilia, s. Vittoria nella Toscana, il celebre Acacio Vescovo d'una città d'Antiochia, e finalmente una delle principali vittime del furor di Decio fu pure s. Fabiano Papa, il quale dopo tredici anni di faticoso pontificato fu gloriosamente coronato del martirio l'anno 250.





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