RIMEMBRANZA DI UNA SOLENNITÀ IN ONORE DI MARIA AUSILIATRICE

pel sacerdote Giovanni Bosco

 

TORINO

Tip. dell'Oratorio di S. Francesco di Sales

1868. {1 [3]}

 

 

 

 

INDEX

Protesta dell’autore  3

[Dedica] 3

Una parola al lettore  3

Lettera di S. S. Pio Papa IX sulla consacrazione della Chiesa di Maria Ausiliatrice  4

Capo I. Uno sguardo sulla costruzione di questa Chiesa. 5

Capo II. Il Sommo Pontefice. 6

Capo III. Speranza di grazie particolari. 7

Capo IV. La Vigilia della Consacrazione. 7

Capo V. Giorno 9 di giugno e 10 dell'ottavario. 8

Capo VI. L'antifona Sancta Maria. 8

Capo VII. Paramentali ed altre somministrazioni pel servizio religioso. 9

Capo VIII. I pranzi. 10

Capo IX. Mercoledì 10 giugno, 2° giorno dell'ottavario. 10

Capo X. Fatti particolari. 11

Capo XI. Giovedì 11 giugno, 3° giorno dell'ottavario. 12

Capo XII. Fatto particolare. 12

Capo XIII. Altri fatti particolari. 13

Capo XIV. Venerdì 12 giugno, 40 giorno dell'ottavario. 14

Capo XV. Fatti particolari. 15

Capo XVI. Pinelli di Avigliana. - Giacchetti di Biella. 15

Capo XVII. Sabato 13 giugno, 50 giorno dell'ottavario. 16

Capo XVIII. Fatti particolari. 17

Capo XIX. Domenica 14 giugno, 60 giorno dell'ottavario. 18

Capo XX. Fatti particolari. 19

Capo XXI. Alcune relazioni di grazie ottenute. 19

Capo XXII. Lunedì 15 giugno, 70 giorno dell'ottavario. 20

Capo XXIII. Fatti particolari. 21

Capo XXIV. artedì 16 giugno, 8° giorno dell'ottavario. 22

Capo XXV. Fatti particolari. 22

Capo XXVI. Mercoledì 17 giugno, ultimo giorno. 23

Capo XXVII.       Una parola ai benemeriti Oblatori. 24

Capo XXVIII. A quelli che hanno ottenuto grazie da Maria Ausiliatrice. 25

La dedicazione del Tempio di Maria SS. Ausiliatrice in Torino  26

Dell'importanza e delle condizioni dell'Insegnamento Cattolico. 31

Appendice sopra alcune relazioni di grazie ricevute  39

Iscrizioni latine dettate da Tommaso Vallauri nell'occasione della dedicazione della chiesa di Maria Ansiliatrice in Valdocco. 42

I. Maria Avgvsta  42

II. Mariae Patrocinio  43

III. 43

IV. 43

V. 43

VI. 44

VII. 44

Versioni. [delle iscrizioni latine] 44

I. 44

II. 44

III. 45

IV. 45

V. 45

VI. 45

VII. 46

Indice  46

 


Protesta dell’autore

 

            Per ubbidire ai decreti di Urbano VIII mi protesto, che a quanto si dirà in questo libretto intorno ai miracoli, alle rivelazioni, o ad altri fatti, non intendo di attribuire altra autorità, che umana. Dando poi ad alcuno titolo di Santo o Beato, non intendo darlo se non secondo l'opinione; eccettuate quelle cose e persone, che sono state già approvate dalla S. Sede Apostolica. {2 [4]}

 

 

 

[Dedica]

 

A voi o supremo gerarca della Chiesa Cattolica che zelante promotore delle glorie dell'Augusta Regina del Cielo colle parole e coi fatti alla costruzione della Chiesa a Maria Aiuto dei Cristiani testé consacrata efficacemente cooperaste; a voi, veneratissimo arcivescovo della Diocesi Torinese, che con non leggero incomodo la consacraste al divin culto; a voi venerandi prelati che colla predicazione, colle sacre funzioni, e prolungate fatiche ne rendeste maestoso l'ottavario con solennità fra noi piuttosto unica che rara; a voi tutti, benemeriti oblatori ed oblatrici, che col guardo della consolazione mirate il frutto della vostra carità sorgere a decoro della Gran Madre del Salvatore a vantaggio dei divoti suoi figli; a voi questa rimembranza qual piccolo segno di molta ed incancellabile gratitudine non potendo di più offro e dedico pregando Iddio pietoso che degnamente vi compensi nel tempo e nella eternità {3 [5]} {4 [6]}

 

 

 

Una parola al lettore

 

            La consacrazione testè fatta della Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice in questa città fu soggetto di molti riflessi e di molte ricerche. Chi colà ha potuto condurre tante persone di ogni età, di ogni paese e condizione a prendere parte alle funzioni di una Chiesa, che appena taluno aveva udito nominare? Molti fecero di presenza questa dimanda, altri con lettere. Ma non potendosi tutti altrimenti soddisfare, mi sono determinato di appagare i comuni desideri col pubblicare una breve relazione di quanto avvenne {5 [7]} in quella faustissima occasione. Dai fatti che si esporranno ognuno potrà capire la ragione dello straordinario concorso a questa consacrazione che tra noi non ebbe mai luogo, nè abbiamo speranza che sia per rinnovarsi nei tempi futuri.

            Pertanto esporrò giorno per giorno con ordine le sacre funzioni e descriverò a parte quei fatti particolari che sembrano dover maggiormente interessare la pia curiosità dei lettori.

            Seguirà in fine un'appendice nella quale si rapporteranno vari documenti cui precederanno due ragionamenti di Monsignor Ferrè Vescovo di Casale, che ebbe la bontà di volerceli comunicare.

            Non accenno le fonti da cui attingo le notizie perchè scrivo cose avvenute alla presenza di numerosa moltitudine che ampiamente può attestare la veracità di quanto si espone. {6 [8]}

 

 

Lettera di S. S. Pio Papa IX sulla consacrazione della Chiesa di Maria Ausiliatrice

 

            Compiuta la solennità e l'ottavario per la consacrazione della nuova Chiesa, se ne dava notizia al Sommo Pontefice, come ad insigne benefattore, racchiudendo nella lettera alcune medaglie commemorative. Con grande bontà la S. S. degnavasi di rispondere colla seguente lettera, che colla massima consolazione mettiamo a Capo della presente relazione. {7 [9]}

 

PIUS PP. IX

 

            Dilecte Fili, Salutem et Apostolicam Benedictionem. Eadem ferme laetitia, quae te, tuique zeli imitatores perfudit, Nos etiam affecti sumus agnoscentes ex litteris tuis perductum fuisse ad exitum in isthac urbe praenobili, Deoque dicatum novum templum, quod nomine Beatissimae Virginis AUXILII CHRISTIANORUM nuncupatur. Nam quamvis iucundo rei praesentis adspectu frui nequivimus, tua tamen industria assequuti sumus, ut oculis pene subiectam extimam templi faciem haberemus in numismatibus, quae misisti, affabre caelatam, et ipsam Deiparae imaginem intueremur. Huius autem sacrae Iconis adspectus ad augendam {8 [10]} fiduciam nostrana valebit plurimum: non enim sine divino Consilio credimus obtigisse, ut, bello acriter instaurato ab impiis contra catholicum nomen, Patrona Caelestis sub appellatione Auxilii Christianorum novis augeretur honoribus. Sane Nos, Ipsa auspice et adiutrice, superno communiri praesidio, ab impendentibus eripi malis, et ab inimicis nostris incolumes evadere confidimus. Interim gratum ac benevolum animum Nostrum ultro testantes tibi piisque presbyteris, qui tecum operam conferunt, nec non iuvenibus tuae institutioni commissis Apostolicam Benedictionem praecipuae dilectionis indicium, peramanter impertimur.

            Datum Romae apud S. Petrum die 23 septembris 1868.

            Pontificatus Nostri Anno Vigesimo tertio.

 

            PIUS PP. IX. {9 [11]}

 

 

PIUS PP. IX

 

            DILETTO FIGLIO, SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE.

 

            Noi abbiamo sentito quasi la medesima gioia che tu e gli imitatori del tuo zelo avete provato, quando per mezzo della tua lettera siamo venuti a conoscere che era stato condotto a termine in cotesto nobilissima città, e che era già stato a Dio consacrato il nuovo tempio dedicato al nome della Beatissima Vergine AIUTO DEI CRISTIANI. Imperocchè sebbene non abbiamo noi potuto trovarci presenti a quel giocondo spettacolo, tuttavia l'industria tua ci fece quasi avere sotto agli occhi la fronte esterna della chiesa, per le medaglie che ci mandasti, egregiamente cesellata, e contemplare la stessa imagine della madre di Dio. Gioverà poi moltissimo ad accrescere la nostra fiducia {10 [12]} la vista di cotesta ancona, imperocchè noi siamo di avviso che non avvenne senza un divino consiglio, che cioè, mentre si rinnovò dagli empi terribile guerra contro la Chiesa Cattolica, si celebrasse con nuovi onori la celeste Patrona col titolo di AIUTO DEI CBISTIANI. Di fatto Noi, sotto alla sua protezione, nutriamo fiducia, che protetti dalla divina provvidenza, saremo liberati dai mali soprastanti, e che incolumi riusciremo da' nostri nemici. Intanto per attestare tutta la nostra gratitudine e benevolenza impartiamo di tutto cuore a te ed ai pii sacerdoti che lavorano teco, ed ai giovani affidati alla tua cura l'apostolica benedizione, siccome pegno della grande nostra affezione.

 

            Dato a Roma addì 23 settembre 1868.

            Del nostro pontificato anno vigesimo terzo.

 

            PIO PP. IX. {11 [13]} {12 [14]}

 

 

Capo I. Uno sguardo sulla costruzione di questa Chiesa.

 

            Questa Chiesa è edificata nella parte della città di Torino detta Valdocco. Lo scopo era di provvedere al bisogno religioso di numerosa schiera di giovanetti ed alla popolazione del vicinato specialmente nei giorni festivi. Ma un desiderio generalmente sentito era quello di dare un pubblico segno di ossequio all'Augusta Madre di Dio pei benefizi ricevuti e per quelli assai maggiori che da Lei si attendono.

            La pietra angolare veniva solennemente benedetta il 27 aprile 1865, e dopo tre anni di lavoro l'edifizio pervenne al punto di essere consacrato al {13 [15]} divin culto. Se tu, o Lettore, osservi questa Chiesa all'esterno, vedi una facciata di stile moderno, di larghezza ed elevatezza proporzionata. La porta maggiore è un Capo lavoro dell'artista Ottone Torinese, con disegno del cav. Spezia.

            Due campanili, che fra breve saranno sormontati da un angelo dell'altezza di due metri circa in rame battuto, squisito lavoro dei fratelli Brogi di Milano, fanno fronte alla cupola. Sopra uno di essi avvi un concerto di cinque campane in mi bemolle con cui si possono suonare pezzi di musica cantabili ed anche marcie militari. Per liberare le colonnette della torre dal grave peso delle campane, fu fatto un castelletto in ferro che appoggiandosi sul piano delle finestre del campanile ne sopporta tutto il peso. Per impedire poi il rovescio pericoloso delle campane, vengono suonate a ruota, e per diminuire l'ingombro dei ceppi furono fatti in getto.

            Dopo i campanili si eleva la cupola coperta di rame stagnato e ricoperto {14 [16]} di biacca; ciò serve a guarentirla dalla ossidazione, dalla gagliardia dei venti, dai caldi, dai freddi e da altre intemperie della stagione. Sopra la cupola sta maestosamente collocata una statua di rame battuto indorata di circa quattro metri di altezza, lavoro del cav. Boggio e dono di una benemerita signora Torinese. La Santa Vergine è in atto di benedire i suoi divoti che dicono: Nos cum prole pia benedicat virgo Maria.

            Se poi dalla porta maggiore tu entri nell'interno della Chiesa vedrai due colonne di marmo che sostengono l'orchestra sormontate da due piedestalli lavorati in modo che servono anche di acquasantino. Non è da omettersi che l'orchestra è dono e lavoro del mastro falegname Gabotti Giuseppe di Locamo ed abitante in Torino.

            È l'orchestra di due piani, cioè di orchestra e di controrchestra, con eco ossia con doppio pavimento. È capace di circa trecento musici.

            Il pavimento è tutto alla veneziana. Ma i presbiteri dei singoli altari sembrano altrettanti mosaici. Quello dell'altare {15 [17]} maggiore non ha bisogno di alcun tappeto per fare degna comparsa nelle più belle solennità. Le balaustre e gli altari sono eziandio di marmo lavorati dal Cav. Gussone torinese ad eccezione del primo a destra entrando che fu lavorato a Roma dall'artista Luigi Medici a spese di un patrizio Bolognese. Questo per preziosità di marmi supera tutti gli altri.

            Chi arrestasse il passo nel centro della Chiesa, volgendo il guardo al lato destro dell' altare maggiore, avrebbe di fronte il pulpito che è uno dei più belli ornamenti di questa Chiesa. Questo è dono di una patrizia Torinese, la quale, se volle che si tacesse il nome, desidera che tutti sappiano che è oblazione per grazia ricevuta, e perciò si legge a caratteri d'oro: Omaggio a Maria Ausiliatrice per grazia ricevuta.

            Il disegno e l'esecuzione furono trovati degni di encomio. Ma ciò che lo rende specialmente commendevole si è il suo distacco dalle mura, cui mercè il Predicatore è veduto facilmente da qualsiasi angolo della Chiesa. {16 [18]} È per altro bene di notare a norma dei Predicatori, che la forma della Chiesa riproducendo più volte l’eco della voce, bisogna che le parole siano bene staccate le une dalle altre per evitare la confusione mentre si pronunziano.

            Le due crociere hanno due porte caduna, per modo che nei grandi concorsi de' fedeli si può avere facile entrata ed uscita. I cornicioni della Chiesa e della cupola sono muniti di ringhiere di ferro per assicurare la vita a chi dovesse praticare qualche lavoro nell'alto delle pareti, ed anche per allogare cantori od altre persone nelle maggiori solennità come appunto si praticò nell'ottavario di cui siamo per parlare.

 

 

Capo II. Il Sommo Pontefice.

 

            Diciamolo ad onore della verità ed a gloria del regnante Pio IX: se questa Chiesa potè compiersi in tanto {17 [19]} breve spazio di tempo ne siamo specialmente a Lui debitori. Egli ne incoraggi la costruzione, fece la prima oblazione, mandò la sua apostolica benedizione sopra tutti gli oblatori.

            Non mancò di concorrere con altre oblazioni e con doni da porsi in lotteria; di più nel 12 gennaio 1867 concedette a tutti quelli che avevano concorso per questa Chiesa:

            1° L'apostolica benedizione con Indulgenza Plenaria in articolo di morte;

            2° Indulgenza plenaria tutte le volte che eglino si fossero accostati degnamente alla santa Comunione;

            3° Queste Indulgenze sono applicabili per modo di suffragio alle anime del purgatorio.

            Avvicinandosi poi il tempo della Consacrazione la medesima Santità Sua donava uno stupendo cereo con molta maestria lavorato, offerto al S. Padre dalla Basilica Lateranese con queste parole scritte nel cereo stesso: Basilica Lateranensis caput et mater omnium Ecclesiarum. {18 [20]}

            È questa l'iscrizione che sta sopra la porta maggiore di questa veneranda Basilica. Così noi in certo modo avevamo il Vicario di Gesù Cristo che teneva davanti all'altare maggiore una fiaccola accesa per ricordare che la nostra fede per esser viva e fruttuosa deve sempre essere illuminata e guidata dal Vicario di Gesù Cristo.

            Per animare poi tutti a prendere parte a questa solenne Consacrazione aprì i tesori della Chiesa concedendo grandi favori spirituali col seguente decreto:

 

            Pio PAPA IX

 

            A tutti quei fedeli Cristiani, che leggeranno la presente, salute ed apostolica benedizione. - Intenti con pio zelo a promuovere la religione nei fedeli e il bene delle anime coi celesti tesori della Chiesa, a tutti quei fedeli dell'uno e dell'altro sesso, che veramente pentiti e confessati e nutriti della Santa Comunione, religiosamente visiteranno la Chiesa dedicata in Torino a Maria Vergine Immacolata {19 [21]} sotto al titolo di MARIA AUSILIATRICE nel giorno in cui detta Chiesa sarà consacrata, o in uno de' sette giorni immediatamente dopo, da eleggersi a piacimento di ciascuno, e che quivi pregheranno Dio per la concordia fra i principi cristiani, per la estirpazione delle eresie e per la esaltazione di S. Madre Chiesa, in quel giorno dei predetti che ciò faranno, concediamo per la misericordia di Dio la Plenaria Indulgenza e remissione di tutti i loro peccati, la quale potranno applicare per modo di suffragio alle anime di quei fedeli che congiunte a Dio nella carità passarono da questa vita.

 

            Dato in Roma presso s. Pietro sotto l'anello pescatorio addì 22 maggio 1868.

            Del nostro Pontificato anno vigesimo secondo.

 

            Per l'Em.mo Paracciani Clarelli.

            Luogo dei sigillo.

 

            G. B. BRANCALEONI CANCEL. {20 [22]}

 

Il concorso dei favori materiali e spirituali del Santo Padre eccitarono in molti il desiderio di mirare co'  proprii occhi un'opera, per cui si dava tanta sollecitudine lo stesso supremo Gerarca della Chiesa.

 

 

Capo III. Speranza di grazie particolari.

 

            È cosa nota che questa Chiesa si è cominciata e sino a questo punto condotta senza alcun reddito fìsso. Le oblazioni di alcune persone divote e le offerte da molti fatte per grazie ricevute furono i soli mezzi usati in questa pia impresa. La moltitudine delle grazie ricevute nei paesi vicini e lontani, i racconti che i beneficati ne andavano facendo ai loro parenti ed amici, tutto concorreva a fare credere che in questo ottavario si dovessero ottenere dalla Santa Vergine grazie non ordinarie.

            Coloro poi che erano stati beneficati {21 [23]} nella sanità, nelle sostanze, nelle famiglie o altrimenti, oltre l'ansietà di intervenire eglino stessi, invitavano i loro parenti ed amici perchè venissero a rendere pubblico omaggio alla celeste loro Benefattrice in quello stesso edifizio che era stato oggetto della compiacenza del Signore. Avvenne pure che alcuni forse per vano rispetto attribuirono all'arte umana quanto avevano invocato dal cielo, ma all'inaspettata comparsa degli stessi mali, che in pochi istanti portarono l'ammalato alla tomba, dovettero ricredersi e confessare l'affetto e la venerazione alla Beata Vergine Maria.

 

 

Capo IV. La Vigilia della Consacrazione.

 

            Il 9 giugno fu stabilito per la Consacrazione della nuova Chiesa. La vigilia di quella memoranda giornata era fra noi un continuo movimento di cose e di persone. I sacerdoti, i {22 [24]} cherici, i giovanetti del Piccolo Seminario di Mirabello e del collegio di Lanzo erano tutti pervenuti all'Oratorio di S. Francesco di Sales per formare una specie di esercito coi loro compagni di Torino. Così questo stabilimento dava ospizio a circa mille dugento giovanetti di ogni condizione.

            Molti di essi dovevano partecipare al canto, al suono, al servizio religioso, a rappresentazioni accademiche, e tutti erano ansiosi e direi impazienti di fare col massimo zelo quella parte che a ciascuno riguardava.

            Nello stesso convoglio e nella medesima ora coi giovani Mirabellesi era parimenti giunto Monsignor Pietro Maria Ferrè vescovo di Casale col suo segretario il canonico Masnini che dovevano prendere parte alle sacre funzioni.

            Alle 6 di sera giungeva Monsignor Alessandro Riccardi nostro Veneratissimo Arcivescovo, col teol. cav. Caviassi suo cerimoniere, e col canonico Astengo suo segretario per dare incominciamento alla funzione. In quel {23 [25]} momento si manifestò un uragano che misto a vento, tuoni, lampi e grandine, sembrava voler disturbare la nostra solennità: ma fortunatamente non fu che un violento acquazzone, che dopo una specie d'inondazione lasciò il cielo sereno. Intanto il prelodato Arcivescovo faceva l'esposizione delle sante reliquie che dovevano servire alla Consacrazione degli altari nel di seguente. Quelle reliquie appartenevano ai santi Maurizio e Secondo che sono due de' patroni principali della diocesi torinese. Fatta quella esposizione si cominciò il canto dei divini uffizi che, secondo le prescrizioni della Chiesa, durò tutta la notte; cioè fino alle 5 1/2 del giorno 9 in cui cominciò la solenne Consacrazione.

 

 

Capo V. Giorno 9 di giugno e 10 dell'ottavario.

 

Funzioni religiose.

 

            Le sacre funzioni in questo giorno furono fatte dal nostro Arcivescovo {24 [26]} assistito dai canonici della Metropolitana rappresentati dai signori canonici Nasi Luigi, Fissore Celestino, ab. Gazelli, ab. Morozzo e Chicco canonico penitenziere.

            La Consacrazione cominciava alle 5 1/2 del mattino e terminava alle 10 1/2. Dopo S. E. celebrava la prima messa nella novella chiesa; altra messa parimenti letta seguiva quella dell'Arcivescovo.

            Nel modo più solenne i vespri erano pontificalmente cominciati alle 5 1/2. Sul finire di essi venne cantata l'Antifona Sancta Maria, succurre miseris, coi tre cori di cui parleremo in appresso. A quel punto delle sacre funzioni era tale la moltitudine di gente, che quelli che erano in chiesa non potevano più muoversi; e per gli sforzi che facevano gli uni per entrare, gli altri per uscire a stento potevano udirsi in tutti i lati della chiesa le belle espressioni pronunziate dal Vescovo di Casale.

            Egli adunque montava pel primo sul novello pulpito della nuova chiesa e {25 [27]} prese a trattare la maestà del culto esterno non per riguardo a Dio, ma per riguardo agli uomini.

            L'eloquenza e la dottrina contenuta in questo discorso e in quello di dimani li faranno certamente riuscire cari ai nostri lettori, che perciò li troveranno in fine di questa relazione.

 

 

Capo VI. L'antifona Sancta Maria.

 

            L'antifona Sancta Maria, succurre miseris, di cui tanto si è parlato e si parla, merita qualche osservazione.

            L'anno scorso nel centenario di san Pietro, appena fu annunziato che avrebbe avuto luogo il maraviglioso canto dei tre cori Tu es Petrus, il sacerdote Gio. Cagliero nostro direttore di musica si recava a Roma per prenderne cognizione nel miglior modo a lui possibile. Mercè la cortesia usatagli potè egli assistere alle prove, all'esecuzione, trattare con maestri, professori {26 [28]} e cantanti, e rilevare le difficoltà non piccole che dovettero superarsi in quella maestosa esecuzione. Ritornato a Torino egli studiò d'imitare nel piccolo quanto in grande aveva osservato nel Vaticano, e diè mano a modellare l'antifona Sancta Maria, e la ripartì parimenti in tre cori. Uno in presbiterio di circa 150 tenori e bassi e rappresenta la Chiesa militante, l'altro sulla cupola di circa 200 soprani e contralti figura gli angeli ossia la Chiesa trionfante; il terzo coro di altri circa 100 tenori e bassi sull'orchestra e simboleggiava la Chiesa purgante. Una delle grandi difficoltà era quella di regolare il tempo musicale in tanta distanza che parecchi non potevano vedere il maestro principale il quale doveva colla battuta dar norma e guida a tutti i cantori. Fra noi questa difficoltà si è felicemente superata mercè un apparato elettrico. Un lungo filo condottore applicato ai poli di una pila andava ad unirsi ai campanelli elettrici posti nel centro di ciaschedun coro e compiendo il circuito terminava colle sue {27 [29]} estremità in una specie di manipolatore appositamente costrutto. Il direttore di musica tenendo il manipolatore colla manca poteva colla destra farvi sopra liberamente la battuta come se nulla avesse tra le mani, intanto i campanelli tutti insieme facevano un colpo solo colla battuta del Direttore. In questo modo i tre cori restavano come riuniti e regolati con tutta precisione non altrimenti che se fossero stati raccolti in una sola orchestra e regolati da un solo maestro.

            La divina Provvidenza dispose che l'aspettazione fosse appagata. Tanto i maestri che da varii paesi intervennero per udire, quanto quelli che presero parte attiva si mostrarono pienamente soddisfatti.

            Nel momento che tutti i cori si riunirono a fare una sola armonia si provò una specie d'incantesimo. Le voci si collegarono insieme e l'eco le rimandava per tutte le direzioni per modo che l'uditore si sentiva come immerso in un mare di voci che lo circondavano senza che {28 [30]} potesse discernere come e donde venissero. Un rispettabile personaggio commosso a quel magico affetto ebbe ad esclamare: Mi sembra veramente di trovarmi in Vaticano.

            Un altro facendo uso della iperbole esclamò: Soltanto in Paradiso vi può essere canto più bello. Siamo per altro obbligati di tributare una parola di riconoscenza a molti dilettanti e maestri di musica di Torino e di altre città che graziosamente si offerirono e prestarono l'opera loro pel solo spirito di religione senza badare ad alcun interesse materiale.

            Speriamo che in questa medesima Chiesa potranno avere luogo altre religiose solennità in cui sarà rinnovato il medesimo canto e così siano soddisfatti quelli che o per distanza di luogo o per l'incapacità della Chiesa non hanno potuto trovarsi presenti in questa occasione. {29 [31]}

 

 

Capo VII. Paramentali ed altre somministrazioni pel servizio religioso.

 

            Noi eravamo pressochè alla vigilia della Consacrazione e ci mancavano ancora quasi tutti gli oggetti necessari pel servizio religioso. Ma Dio, che è padrone dei cuori degli uomini, inspirò a più persone di farci avere quanto occorreva. Senza che ne fosse richiesto cominciò uno a mandarci un calice veramente elegante. La coppa è di argento col gambo di bronzo dorato di notabile altezza con vari lavori di molto pregio. È questo un dono del Dottore Tancioni professore di medicina e chirurgia alla Università Romana. Per grave malattia trovandosi all'estremo della vita, perduta ogni speranza ne' mezzi umani, venne dagli amici incoraggiato a fare una novena a Maria Ausiliatrice con promessa di fare qualche dono alla Chiesa di Valdocco se guariva. Dalla promessa all'esser {30 [32]} fuori pericolo passò appena la metà della novena. Compiva fedelmente il suo voto e voleva che sopra il calice fosse ricordato il celeste favore da lui ricevuto con queste parole: Familiae Tancioni Romanae votum MDCCCLXVIII. Sopra il calice era una elegante e ricca palla ovvero animetta coll'immagine del Redentore. Essa è lavoro delle monache del Bambino Gesù in Aix la Chapelle città di Prussia, a spese della contessa Stolberg moglie del celebre Luterano ed ora fervoroso cattolico conte Slolberg Vernigerode membro ereditario della camera dei Signori in Prussia.

            Ora o per grazie ricevute o per divozione sembrava che ci fosse uno che andasse a significare a ciascuno quanto occorreva per quella solennità. Una signora francese di alto lignaggio, la Duchessa di ... inviò a sufficienza camici, cotte, amitti, corporali, tovaglie e tovaglini con alcune pianete. Un signore torinese provvide i candelieri, croci, carte-gloria per tutti gli altari, di poi volle aggiungervi la cera. Mancavano {31 [33]} ancora le candele per due altari, e ci furono inviate da un insigne benefattore di Firenze. Altra signora fiorentina offeriva un elegante incensiere con navicella. Mancavano candele piccole per le messe lette, ed una signora torinese le provvide.

            Leggete con pazienza, o amici, e facciamone le maraviglie col Signore. Piviali, tunicelle, pianete, messali, incensiere, navicella, cera, lampade per le solennità, lampade ordinarie, olio per le medesime, campanello per la sacrestia, campanelli per i singoli altari, tovaglie di vario genere, le ampolline e perfino le funi delle campane vennero in breve tempo provvedute, ma in modo e misura che nemmeno un oggetto restò duplicato, senza che neppure uno di essi ci fosse mancato nel bisogno. Riguardo al campanello della sacrestia avvenne quanto segue.

            Un signore torinese, travagliato da male di Capo che si estendeva alla nuca con minaccia della stessa spina dorsale, portavasi in questo giorno alla {32 [34]} novella chiesa per supplicare l'augusta Regina del Cielo a volersegli dimostrare suo aiuto presso Dio. Giunto vicino alla sacrestia intese che fra le altre cose si difettava ancora di un campanello. Se ottengo qualche sollievo nei miei mali, egli disse, provvedere immediatamente tale oggetto.

            Detto questo entrò in chiesa, fece breve preghiera e con grande sua consolazione si trovò perfettamente guarito. Con trasporto di gioia compiè sull'istante la sua promessa, ed ora con piacere va raccontando a' suoi amici a grazia che dichiara avere dalla comune Madre celeste ricevuta.

 

 

Capo VIII. I pranzi.

 

            Le maraviglie della bontà del Signore nel provvedere quanto occorreva pel divin culto non vennero meno in tutto ciò che era necessario ad onesto sostentamento di que' giorni. {33 [35]}

            Molti personaggi o perchè di rimoti paesi, o perchè impegnati nelle sacre funzioni, come i vescovi colle persone che li assistevano nel servizio religioso, non potevano di qui allontanarsi senza grave loro disturbo. Ma la povera nostra condizione ci rendeva incapaci di provvedere quanto era necessario per tanti illustri personaggi. Ecco come fummo provveduti.

            Un agiato signore pose a nostra disposizione posate, porcellane, e quanto faceva mestieri pel servizio di tavola; altri poi inviarono vino in botti, cassette di bottiglie; moscato di Strevi, passerella di Canelli, barbera e nebiolo di Asti, bracchetto di Mombaruzzo, dolcetto di Prasco, bianco di Caluso, malvasia di Monferrato furono vini spontaneamente regalati da varie persone di distanti e diversi paesi. Alcuni altri spedirono mortadelle da Bologna; salati e strachini di Milano, Gorgonzola, lodigiano, salami, frutti confezionati, pollastri, uova, pesci e carne non ci mancarono mai. Caffè, cioccolato, zucchero, kiffer, briossi e pani di semola, {34 [36]} biscotto fino furono la provvidenza quotidiana. Un giorno avevamo a mensa tre eleganti e grosse focacce giunte poco prima del pranzo. Una proveniva da Milano, l'altra da Genova, la terza da Torino. Un confettiere di questa città somministrò gratuitamente ogni giorno confetti e dolci di ogni genere per tutto l'ottavario. Ma la maraviglia fu che tra tante offerte fatte da paesi cotanto distanti l'uno dall'altro non fu mai che un oblatore offerisse cose offerte da altri o cose inutili. Di mano in mano che quelle offerte giungevano, si collocavano immediatamente al loro posto. Quelli stessi che furono testimoni oculari non sapevano darsi ragione di tanto trasporto e di tante opportune oblazioni senza che si fosse fatta dimanda. Anzi molti oblatori erano affatto sconosciuti e non ebbero mai alcuna relazione collo stabilimento. In questa guisa guidati dal solo spirito di carità molti concorsero ad onorare la santa Vergine nella persona di chi si adoperava per promuovere le sue glorie. Un venerando prelato, osservando {35 [37]} la provenienza delle cose che imbandivano la nostra mensa, ebbe ad esclamare commosso: Chi dicesse che gli oblatori di tante e svariate offerte non siano stati mossi dallo spirito del Signore, negherebbe la luce del sole in pieno mezzodì.

 

 

Capo IX. Mercoledì 10 giugno, 2° giorno dell'ottavario.

 

Funzioni religiose.

 

            Fra i venerandi prelati già pervenuti all'Oratorio era monsignor Ghilardi vescovo di Mondovì che doveva predicare e prendere parte alle funzioni religiose.

            Alle 6 1/2 del mattino esso cominciò il servizio religioso che doveva avere luogo ogni mattino dell'ottava. Nostro scopo era di dare un segno di gratitudine verso tanti benemeriti oblatori della chiesa e dello stabilimento invocando le celesti benedizioni sopra di loro e sopra le loro famiglie. {36 [38]}

            Questo eravamo tanto più in dovere di fare, perchè molti di quelli essendoci ignoti, dovevamo almeno colla preghiera dimostrare loro la nostra riconoscenza. Dio poi che vede ogni opera segreta avrebbe certamente largito ai medesimi il meritato guiderdone.

            Questo servizio religioso consisteva in pubbliche preghiere, corona del rosario recitata dai giovani delle tre case riuniti con altri fedeli che numerosi concorrevano. Terminate le preghiere, il prelodato monsignor Ghilardi pronunziò un fervoroso sermoncino in preparazione alla s. comunione dimostrando la necessità della frequente comunione sia per attestare la presenza reale di Gesù Cristo nella santa Eucaristia; sia per ravvivare la nostra fede in Gesù Cristo che è il più saldo sostegno contro i nemici di Dio e della Chiesa e la più soave consolazione nei giorni del dolore.

            Dopo celebrò la santa Messa, infra cui comunicò lunga schiera di fedeli. Alle ore 10 la Messa fu pontificalmente cantata dal vescovo di Casale assistito {37 [39]} dai canonici della SS. Trinità rappresentati dai canonici Marchisio, Giustetti, Talucchi, Berteli è dal sacerdote Lemoyne direttore del collegio di Lanzo che suppliva il canonico Zorniotti.

            Alle 6 di sera monsignor Ghilardi pontificava nei vespri, dopo cui il vescovo di Casale montava in pulpito e cominciò il secondo suo discorso intorno alla necessità dell'insegnamento cattolico nelle scuole, e come questo insegnamento deve avere per base la dipendenza dall'infallibile magistero della Chiesa. (V. in fine del libro).

 

 

Capo X. Fatti particolari.

 

Messa del maestro De-Vecchi. Guarigione di un fanciullo e di una fanciulla.

 

            Fra le cose notabili di questa giornata è la Messa solenne. È questa una delle belle composizioni di Gio. De-Vecchi nostro maestro di musica istrumentale. Essa venne eseguita con tutti {38 [40]} gli amminicoli che potevano renderla maestosa. Oltre al compatto numero di cantori intervennero spontaneamente a prendere parte i più celebri musicanti di Torino. I soli violini eccedevano il numero di quaranta. La musica della Guardia Nazionale con generosità veramente degna di uomini disinteressati offerì l'opera sua per questa e per altre funzioni. Perciò dimandarono ed ottennero che fossero mutati il giorno e le ore del pubblico e ordinario loro servizio; cosa che loro venne benevolmente concessa. La composizione e la esecuzione di questa messa si può chiamare un Capo d'opera.

            Al mezzo tocco avvenne un fatto che sembra degno di essere raccontato. Portato da una carrozza giunse un uomo di signorile aspetto che dimanda di fare la sua confessione; di poi tutto commosso e con esemplare raccoglimento si accosta alla santa Comunione. Fatto l'opportuno ringraziamento va in sacrestia, fa un'offerta dicendo: Pregate per me, e raccontate per tutto {39 [41]} il mondo le maraviglie del Signore mercè la intercessione della S. Vergine.

            - Si può sapere chi siete voi e quale cosa vi abbia condotto qui? disse il sacerdote che l'ascoltava.

            - Io, rispose, vengo da Faenza; aveva un bambino, unico oggetto delle mie speranze. Caduto ammalato a quattro anni d'età non mi si dava più speranza di vita e lo piangeva inconsolabilmente come morto. Un amico per consolarmi mi suggerì di fare una novena a Maria Aiuto dei Cristiani con promessa di fare qualche obblazione per questa chiesa. Promisi tutto e vi aggiunsi ancora di venire personalmente a fare la mia offerta accostandomi qui ai santi Sacramenti se otteneva la grazia. Dio mi esaudì. Alla metà della novena mio figlio era fuori di pericolo ed ora gode ottima salute. Egli non sarà più mio, ma lo chiamerò per sempre figlio di Maria. Ho camminato due giorni: avendo ora compiuta la mia obbligazione riparto consolato e benedirò sempre la Madre delle Misericordie, Maria Ausiliatrice, {40 [42]}

            In quello stesso momento giunse una madre con una sua figliuola di circa anni 13. Eccomi, ella prese a dire, sono venuta a fare la mia obbligazione. -

            - Chi siete voi? le fu dimandato,

            - Io sono Teresa Gambone madre di questa fanciulla di nome Rosa.

            - Donde venite?

            - Veniamo da Loggia di Carignano.

            - Per qual motivo siete qua venute, e perchè questa vostra figlia dimostra tanta gioia in volto?

            - Ah! non si ricorda più? Questa mia figlia fu condotta qua poco tempo addietro come cieca. Pativa male agli occhi da quattro anni. I medici la giudicavano cieca ed ella stentava a discernere la luce dalle tenebre.

            Essa si fece dare la benedizione, praticò alcune preghiere suggerite in onore di Maria per un tempo stabilito cioè da Pasqua fino all'Ascensione del Signore.

            A quel giorno la mia Rosa era perfettamente guarita.

            Ora siamo venute a farne ringraziamento {41 [43]} con una tenue offerta. Noi siamo poveri braccianti di campagna e non possiamo fare di più. Noi conserveremo per sempre la memoria di così grande benefìzio.

 

 

Capo XI. Giovedì 11 giugno, 3° giorno dell'ottavario.

 

Funzioni religiose.

 

            Oggi solennità del Corpus Domini fin dal buon mattino si manifesta grande intervento di forestieri.

            Monsig. vescovo di Mondovì fa la solita funzione del mattino con analogo sermoncino, in cui dimostra la frequente comunione essere sorgente inesauribile di celesti favori. Dopo molte ragioni porta l'esempio di s. Catterina da Siena, la quale, non sapendo nè leggere, nè scrivere, attinse dal SS. Sacramento una scienza straordinaria sparsa nei quattro grossi volumi delle sue opere.

            È la santa Eucaristia, disse fra le {42 [44]} altre cose, che illuminò la mente a tanti sacerdoti e infuse nei loro cuori coraggio di affrontare i più gravi pericoli in mezzo al mondo: che fortificò i martiri nei loro tormenti, che rese costanti nel divino servizio tante vergini, le quali rinunziando al mondo andarono a chiudersi nei chiostri per consacrarsi totalmente al Signore.

            La santa Comunione oggi fu assai più numerosa dei giorni antecedenti. La sola Comunione Generale passò il numero di mille.

            Alle quattro di sera fu data una accademia in onore di Maria Ausiliatrice, in cui si lessero o si declamarono parecchie composizioni di opportunità. Quindi vi fu solenne distribuzione dei premi ai più distinti nella condotta morale fra i giovanetti della casa di Torino, di Lanzo e di Mirabello. Chiudevasi il trattenimento con alcune amene rappresentazioni musicali e drammatiche.

            Alle 6 monsig. vescovo di Mondovì pontificava ai vespri mentre monsig. Gio. Balma vescovo di Tolemaide pronunciava {43 [45]} un dotto, ameno e commovente ragionamento su Maria SS., che in tutti i secoli presso ai cristiani fu sempre oggetto di conforto e di venerazione.

            Questo venerando Prelato, ventidue giorni prima, era già intervenuto a consacrare le cinque campane che formano il nostro concerto, e in quella occasione aveva proferito un interessante discorso intorno all'uso delle campane e che cosa intenda la Chiesa nel benedirle, nel consacrarle, e nel farle suonare per convocare i fedeli in chiesa, o per invitarli a pregare nelle loro case, o perchè si preghi per qualche defunto ne' casi di mortuari avvenimenti.

 

 

Capo XII. Fatto particolare.

 

Guarigione di una donna di Garamagna.

 

            In questo giorno a motivo della solenne processione alla Metropolitana, non avendo più luogo alcuna religiosa {44 [46]} funzione dalle 9 del mattino fino alle 6 di sera, si ebbe maggiore comodità di parlare con parecchi forestieri che intervenivano a questa chiesa per ringraziare Iddio de' benefizi ricevuti, o per supplicare la santa Vergine che venisse loro in aiuto nelle desolazioni da cui erano travagliati. Io intraprendo qui ad esporre alcuni dei molti fatti che condussero i divoti a queste solennità.

            Alle 10 di quel mattino con bel garbo si presenta in sacrestia un uomo per compiere, egli diceva, la sua obligazione.

            - Chi siete voi, e donde venite, mio buon amico, gli fu chiesto.

            - Io sono Costamagna Luigi. Vengo da Caramagna con mia moglie.

            - Con quale scopo?

            - Per ringraziare la santa Vergine Ausiliatrice di un gran favore a sua intercessione ricevuto.

            - Si può sapere quale sia stato questo favore?

            - Si che si può sapere e ve lo racconto volentieri. {45 [47]}

            Mia moglie era ammalata da lungo tempo, e malgrado ogni cura dell'arte medica ella trovavasi all'estremo della vita. Una sera circa alle 11 di notte pareva dovesse mandare l'ultimo respiro. Non sapendo più nè che dire, nè che fare, le indirizzai queste parole: Fatti coraggio, raccomandiamoci a Maria. Se tu guarisci andremo poi a fare la nostra divozione nella nuova chiesa che si sta facendo in Torino, e porteremo qualche offerta. L'inferma senza parlare chinò il Capo per indicare che approvava la mia proposta. Maraviglia a dirsi! Pochi minuti dopo mia moglie riacquistò la loquela, poi entrò in tale miglioramento, che in pochi giorni si trovò perfettamente guarita. - Ora noi siamo venuti a Torino unicamente per compiere la nostra obbligazione, cioè accostarci alla santa comunione nella nuova chiesa con un offerta compatibile al nostro stato.

            - Potreste darmi per iscritto quello che mi avete raccontato?

            - Ecco lo scritto che teneva preparato. {46 [48]} Qui sono esposte le varie particolarità della malattia; servitevene pure per dare qualunque pubblicità a questo fatto nel modo che voi giudicherete meglio per la gloria di Dio, e per onore della Beata Vergine Maria.

 

 

Capo XIII. Altri fatti particolari.

 

            Mentre in cotal guisa si parlava col divoto di Caramagna si avvicinò un uomo di povera condizione che senza preamboli disse: Io pure son venuto da Bra per ringraziare la santa Vergine Ausiliatrice. Un mio figlio avea pressochè perduta la vista, i più valenti medici non sapevano più che cosa suggerirmi; ho fatto la novena con promessa di venire a fare le mie divozioni in questa chiesa, e adesso sono venuto a compiere la mia obbligazione, perciocchè mio figlio guari perfettamente. Lo guardi come sta bene e sono puliti gli occhi suoi! {47 [49]} Costui venne interrotto da una Signora milanese che prese a dire così: Sia lodato Iddio e benedetta la santa Vergine. Mio figlio da più anni travagliato da un orribile cancrena ad una mano è guarito perfettamente. I medici avevano poca speranza di guarigione eziandio coll'amputazione del braccio. Fu benedetto e fu fatta novena a Maria Ausiliatrice ed ora lo osservi. Si vedono le profonde cicatrici che dimostrano la gravità del suo male, ma è perfettamente sano. Con me sono anche venute altre persone unicamente per attestare la nostra gratitudine alla Beata Vergine Maria.

            In questo momento succedette un po'  di tafferuglio. Da diverse parti si voleva parlare. Io ho potuto solamente raccogliere le asserzioni di alcuni.

            Io, diceva uno, di nome Fea ... vengo da Carignano per rendere grazie per la guarigione inaspettata di mia madre.

            Un'altra di nome Beruto Lucia lo {48 [50]} interruppe dicendo: Io vengo da Chieri ed ho meco la relazione scritta con piccole oblazioni di varie persone che riconoscono da Maria Ausiliatrice la guarigione de' malanni da cui erano miseramente travagliati. Io era affetta da una pericolosa enfiagione ai piedi, e fatta la novena a Maria Ausiliatrice, ne fui perfettamente guarita.

            Io pure, soggiunse un'altra giovane, sono venuta da Chieri pel medesimo motivo. Il mio nome è Adelaide e fui liberata da acuto mal di Capo e da gastricismo, che mi portò sull'orlo della tomba; vissi quindici giorni a sola acqua. Maria Ausiliatrice è quella che mi ha ottenuta la guarigione. Mentre tali cose succedevano avvenne un fatto che interruppe ogni altro ragionamento.

            Era una giovanetta in sui venti anni che veniva qua condotta nella speranza di guarire da una paralisia, per cui aveva come morto un braccio colla metà del corpo. Da un suo fratello e dalla sua genitrice fu trasportata in una camera vicina. Di poi, {49 [51]} come meglio potè, si mise ginocchioni invocando colla voce e col pianto lo aiuto di Colei che santa Chiesa proclama Aiuto dei Cristiani. Si fecero parecchie preghiere cogli astanti, se le diede la benedizione, quindi si rinnovarono le preghiere. Mentre tutti pieni di fede invocano grazia e misericordia, la paralitica comincia a muovere la mano, di poi il braccio. Ella ne rimase talmente commossa che gridando: Io sono guarita, cadde svenuta. La madre ed il fratello la sostennero, le fecero animo, le porsero una bibita. La paralitica riacquistò l'uso dei sensi e restò perfettamente guarita dal male che da quattro anni la rendeva immobile. Ognuno può immaginarsi le voci d'ammirazione e di ringraziamento che s'innalzavano da tutte parti.

            Senza più nulla dire i parenti della malata andarono in chiesa e dopo alquante preghiere uscirono; la fortunata giovane montò allegramente da sè sulla carrozzella, e co'  suoi parenti ripartì. {50 [52]}

            In quel momento si aumentò la confusione: da tutte parti si dimandava una special benedizione, mentre altri volevano raccontare cose loro avvenute e fare offerte per grazie ricevute. Per questo motivo non si potè più prendere memoria di molti fatti, nemmeno notare il nome delle persone a cui questi si riferivano.

 

 

Capo XIV. Venerdì 12 giugno, 40 giorno dell'ottavario.

 

Funzioni religiose.

 

            Questo giorno essendo feriale vi fu più calma, e le funzioni poterono farsi con maggior regolarità. Il vescovo di Mondovi all'ora solita fece la comunione generale, prima di cui pronunciò un tenero sermoncino. In esso prese a dimostrare la grande consolazione che devono avere i Cristiani quando insieme si raccolgono a ricevere il divin Corpo del Signore. {51 [53]}

            La Messa fu pontificalmente cantata da monsig. Balma, assistita dai paroci della città rappresentati dal teol. cav. Gattino, curato di Borgo Dora; dal cav. teol. Ponzati, curato di s. Agostino; dal teol. Bruno, curato dei ss. Martiri; dal padre Carpignano, curato e superiore di s. Filippo; e dal teol. Trucchi, curato della SS. Annunziata.

            Al mezzodì giunse all'Oratorio monsig. Gastaldi Lorenzo, vescovo di Saluzzo, che veniva per prendere parte alla predicazione e ad altre sacre funzioni. Alle 6 di sera egli pontificò ai vespri ed alla benedizione, mentre il vescovo di Mondovì con apposito ragionamento parlò dei grandi tesori che si contengono nella Chiesa di Gesù Cristo, e degli strepitosi miracoli che continuamente si operano. Nella Chiesa Cattolica sono rinnovati in un modo assai più perfetto e sublime i miracoli da Dio operati nei più celebri luoghi dell'antico e nuovo testamento come sono il Paradiso terrestre, l'Arca di Noè, il Tempio di Salomone e tutta la Palestina, specialmente ai tempi {52 [54]} del Salvatore. Ma che sono mai queste maraviglie paragonate con quelle che noi vediamo ogni giorno operarsi nella Chiesa di Gesù Cristo e specialmente nell'amministrazione dei santi Sacramenti?

            Conchiudeva animando il fedele cristiano a conservarsi coraggiosamente, a costo di qualunque sacrifizio, nei grembo di questa santa Madre Chiesa finchè vivrà sulla terra, come unico mezzo per assicurargli la somma felicità preparata in Cielo.

 

 

Capo XV. Fatti particolari.

 

Offerta di un mendico - Una guarigione. Fiasco di Gavazzi.

 

            Questo giorno è pure memorabile per molti fatti particolari che noi andremo brevemente esponendo. Fra gli altri avvi quello di un mendico. Venne esso in chiesa, si accostò ai {53 [55]} santi Sacramenti assistendo alle altre sacre funzioni. Ma mostravasi assai angustiato per non essere in grado di portare anch'egli qualche offerta da impiegarsi a favore della nuova chiesa. Il Signore gl'inspira un mezzo, egli l'accetta. Esce di chiesa, va di casa in casa accattando limosina, e riesce a raccogliere dieci soldi. Ritorna alla chiesa, prega, e poi tutto commosso va in sacrestia dicendo: ho raggranellati questi dieci soldi che costituiscono tutte le mie sostanze. Li do tutti a benefizio di questa chiesa, non posso fare di più, ma ritorno subito in chiesa a pregare Iddio che inspiri altri benefattori a fare offerte maggiori.

            Pochi istanti dopo giunse una signora portante un cuore d'argento. Ho promesso, diceva, questo cuore d'argento a Maria Ausiliatrice se otteneva la grazia, e l'ho ottenuta pienamente.

            - Si può sapere quale sia questa grazia?

            - Si che si può sapere. Poco tempo {54 [56]} fa io caddi in una via della città, ed una carrozza attraversandomi sfracellommi le gambe e le coscie. I medici ebbero molta cura di me; ma dopo alcune settimane furono unanimi nel dirmi che attesa la mia età di settanta sei anni non potevano più assicurarmi la guarigione.

            - Che non vi sia più alcun rimedio? dissi al dottore.

            - L'unico rimedio sarebbe un miracolo del Signore, rispose.

            Allora io mi raccomandai con fede a Maria Ausiliatrice; feci una novena e fra breve rimasi perfettamente guarita, perciò la Madonna ha veramente operato un miracolo. Ora io cammino liberamente, e con gratitudine compio la mia obbligazione. Chi vuol sapere il mio nome lo guardi dietro al cuore che offro, ed è Anna Caniparo, di anni 76.

            In questo momento giunse un dispaccio di monsig. Pietro Rota vescovo di Guastalla. Egli doveva anche giungere per prendere parte alle sacre funzioni, e invece scrive il seguente {55 [57]} telegramma: L'eretico Gavazzi è giunto in Guastalla per predicare l'empietà; perciò la partenza è sospesa, fate preghiera a Maria Ausiliatrice che ci liberi da questo malanno.

            Si fecero veramente pubbliche preghiere nella nuova chiesa e la santa Vergine le ascoltò. Gavazzi si provò a predicare, ma non potè. Sfidò il vescovo ed altri a disputa, che l'accettarono. Egli, temendo di fare un fiasco pubblicamente, andò in cerca di pretesti per poterla rifiutare.

            Il pubblico ne fu sdegnato, ed il famigerato Gavazzi dovette con somma fretta allontanarsi da quella città, confermando col fatto quanto la Chiesa Cattolica canta in ossequio alla santa Vergine: Cunctas haereses sola interemisti in universo mundo.

            Quel dotto e pio Prelato dopo una settimana potè venire a visitare la nuova chiesa. Compiè diverse sacre funzioni, ringraziando così la santa Vergine Maria della grazia ricevuta nella liberazione del Gavazzi, senza che si dovessero deplorare le triste {56 [58]} conseguenze e i gravi scandali cagionati in altri paesi.

 

 

Capo XVI. Pinelli di Avigliana. - Giacchetti di Biella.

 

            Fra molti che in questo giorno vennero a ringraziare la santa Vergine per benefìzi ricevuti fu un certo Pinelli Giovanni di Avigliana. Mio figlio, egli disse, venne assalito da una tosse così ostinata che sembrava minacciargli la vita. Dopo alcuni mesi i medici lo qualificarono come preso ai polmoni e perciò avviato ad una vera etisia. Privo di speranza nell'arte umana, feci ricorso a colei che ogni giorno chiamiamo Aiuto dei Cristiani, e ad esempio di alcuni miei patrioti feci una novena con qualche promessa: La novena non era ancora terminata e il mio figlio era guarito. Si noti di più che egli pativa eziandio altri incomodi nella sanità, i quali tutti scomparvero nel corso della ben avventurata novena. {57 [59]}

            Il chierico Giacchetti Carlo di Lessona Biellese è tra quelli che vennero a ringraziare la santa Vergine per grazia ricevuta. Ecco come egli stesso racconta il fatto. Per mia sventura andava spesso soggetto a mal di denti. Una volta più che mai venni assalito in modo veramente violento. Da undici giorni per la violenza del male non poteva più avere nè pace, nè riposo nè giorno, nè notte. Allora non fui più padrone delle facoltà mentali e caddi in delirio. Una notte, alle dieci di sera, alcuni amici, che mi assistevano, commossi dal deplorabile mio stato, andarono a chiamare un sacerdote, che venisse, siccome mi raccontarono di poi, a darmi la benedizione di Maria Ausiliatrice. Venne il sacerdote, che cercò di calmarmi con pensieri religiosi. Io risposi che pativa terribilmente. Egli soggiunse che, comunque gravi fossero i miei mali, certamente non erano ancora da paragonarsi con quelli dell'inferno. Non so, risposi nell'abberrazione mentale, {58 [60]} non so se nell'inferno vi possano essere tormenti maggiori.

            Allora il sacerdote invitò tutti gli astanti ad inginocchiarsi e pregare. Noi, egli disse, intendiamo di pregare Iddio che voglia glorificare la sua augusta Genitrice invocata sotto al titolo di Aiuto dei Cristiani. Mentre si pregava, alla metà delle preci della benedizione sacerdotale cessai dalle grida deliranti e quelli che mi tenevano colla forza mi lasciarono in piena libertà. Quando poi sul finire della benedizione si rispose amen, rimanendo perfettamente guarito, restai immerso in profondissimo sonno.

            I miei amici vedendomi passare dalle grida strazianti ad una specie di letargo si pensavano ch'io fossi morto. Fu solo dopo schiamazzi e forti scosse che loro risposi: lasciatemi dormire.

            Da quell'epoca in poi non ho più patito mal di dente, e di questo segnalato benefìzio io vado debitore a Maria Ausiliatrice, a cui renderò grazie per tutto il corso di mia vita.

            Desidero che questo fatto sia pubblicato {59 [61]} e per debito di gratitudine alla Beata Vergine Maria, e perchè altri trovandosi in simili terribili afflizioni facciano eziandio ricordo a questa celeste Benefattrice del genere umano.

 

 

Capo XVII. Sabato 13 giugno, 50 giorno dell'ottavario.

 

Funzioni religiose.

 

            Le funzioni di questa giornata furono cominciate e terminate dal vescovo di Mondovì. Al mattino egli celebrò la santa Messa per la Comunione generale, prima di cui tenne analogo sermoncino. In esso prese a dimostrare come gli uomini abbiano un mezzo efficacissimo per placare Dio coll'oflerta di Gesù in sacramento. Il cuore di Gesù, egli diceva, è assai più accetto all'Eterno Padre, che il cuore di tutti gli uomini messi insieme. Questa offerta è così grande che l'Eterno Padre non potrebbe richiederne una maggiore. Svolse questi pensieri coll'autorità dei {60 [62]} libri sacri e de' santi Padri, con similitudini e con esempi analoghi.

            Alle 10 monsignor Gastaldi celebrava la santa Messa pontificalmente coll'assistenza del canonico None curato del Corpus Domini, del Teol. cav. Peirani curato della Gran Madre di Dio, del Teol. Arpino curato dei ss. Pietro e Paolo, e del Teol. Lotteri curato di santa Maria di Piazza, e del sacerdote Giovanni Bonetti direttore del Piccolo Seminario di Mirabello che suppliva al curato di s. Teresa.

            Alle 6 di sera monsig. vescovo di Mondovì pontificava ai Vespri, dopo cui monsig. Gastaldi tenne sacro ragionamento. Egli cominciò coll'esprimere la sua maraviglia nel mirare la novella chiesa innalzata alla Gran Madre di Dio, dove prima eravi uno sterile gerbido. Quindi si fece a raccontare in breve la storia degli Oratori festivi e della casa di Valdocco, che egli vide nascere e crescere sotto agli occhi suoi. Svolgendo poi lo scopo degli Oratori, e della casa annessa, parlò della necessità di dare educazione religiosa alla {61 [63]} gioventù, educazione che si può soltanto avere nella Chiesa Cattolica. Infine incoraggiava i collaboratori a perseverare nelle loro opere, ed animava la straordinaria folla degli uditori a sostenere e promuovere questa istituzione che loro avrebbe procacciato la benedizione di Dio e la riconoscenza degli uomini. Si compieva la giornata colla benedizione del SS. Sacramento compartita solennemente dal vescovo di Mondovì.

 

 

Capo XVIII. Fatti particolari.

 

Venuta dei Mornesini alla nuova chiesa.

 

            Oggi lascio a parte ogni altro fatto per esporre con particolari circostanze la venuta dei Mornesini alla nuova chiesa. A maggior chiarezza del racconto giova richiamare a memoria come questo paese da molti anni vedesse le sue vendemmie quasi totalmente distrutte {62 [64]} dalla crittogama[1]. Gli abitanti pieni di fede nella potenza di Maria Ausiliatrice promisero il decimo del frutto delle loro vigne se fossero stati liberati da quel flagello. Furono esauditi, la vendemmia fu abbondante ed essi mantennero fedelmente la fatta promessa. Ma i loro cuori non sembravano paghi se non avessero dato un pubblico segno di divozione, venendo a ringraziare la Celeste loro Benefattrice nel nuovo tempio a Lei dedicato. Pertanto in numero di quaranta padri o capi di famiglia con alla testa il Sindaco ed un sacerdote che rappresentava il Paroco percorsero un settanta miglia di cammino per venire quali ambasciatori a portare i comuni ossequii a Maria. La loro comparsa fra noi destò non poca maraviglia. Alcuni avevano in Capo un berretto rosso ed alto: altri con cappello a larghe falde: e con brachette, con farzetti o con altri abiti all'antica, eccitarono {63 [65]} viva curiosità di sapere chi eglino fossero. Ma chi lo crederebbe? Ognuno parlava, rispondeva in modo cortese e garbato come uomo di scienza e di compiuta educazione.

            Il Sacerdote che loro aveva tenuto compagnia si fece interprete del pensiero di tutti ed in presenza di rispettabili ed autorevoli personaggi tenne questo discorso: Non vi rechi maraviglia, o signori, il vedere qua raccolti questi rappresentanti del popolo di Mornese. Se non ne fossero stati impediti dai lavori campestri forse sarebbero venuti tutti. Essi adunque fanno le veci di quanti rimasero alle loro case. Scopo nostro è di ringraziare la Santa Vergine Ausiliatrice dei benefizi ricevuti. Maria per noi è un gran nome, ascoltate. Due anni or sono molti giovani del nostro paese dovendo andare alla guerra, si posero tutti sotto la protezione della S. Vergine mettendosi per lo più in collo la medaglia di Maria Ausiliatrice. Andarono, affrontarono coraggiosamente ogni sorta di pericoli, ma niuno rimase vittima {64 [66]} di quel flagello del Signore. Inoltre ne' paesi vicini fè strage la grandine, la siccità ed il cholera morbus, e noi ne fummo affatto risparmiati. Benedetti dal Signore e protetti dalla Santa Vergine l'anno scorso abbiamo avuto abbondanti vendemmie quali da molti anni non si erano più vedute. In questo anno poi avvenne cosa che pare incredibile a quegli stessi che ne furono testimoni. Una grandine densa e grossa cadde su tutto il nostro territorio, e noi ci pensavamo che il raccolto fosse totalmente distrutto. In tutte le case, da tutte le bocche si invocava il nome di Maria Ausiliatrice; ma continuando la grandine oltre a quindici minuti imbiancò il terreno come fa la neve quando lungamente cade nella invernale stagione. A caso trovaronsi là alcuni forastieri e al mirare la costernazione che appariva a tutti in volto: Andate, dicevano con malignità, andate da Maria Ausiliatrice che vi restituisca quanto ha portato via la grandine.

            Non parlate così, loro rispose uno {65 [67]} con senno: Maria ci aiutò l'anno scorso, e perciò le siamo riconoscenti, se quest'anno continua i suoi favori avrà un motivo di più alla nostra gratitudine. Ma se Dio ci trovasse degni di castigo, noi diremo col santo Giobbe: Dio ha dato, Dio ha tolto, sia sempre benedetto il suo santo nome. Mentre facevansi tali discorsi sulla pubblica piazza, appena cessata la grandine, giunse uno dei principali possidenti del paese tutto ansante e gridante ad alta voce: Amici e fratelli non affannatevi, la grandine coprì le nostre terre, ma non fece alcun danno. Venite e andiamo a vedere quanto sia grande la bontà del Signore.

            Immaginatevi con quale premura ognuno corse a vedere i suoi campi, i suoi prati, le sue vigne che racchiudevano i tesori e le risorse di ciascuna famiglia. Ognuno trovò vero quanto l'amico aveva riferito, sicchè in tutto il paese ogni bocca esaltava il nome della Santa Vergine aiuto dei Cristiani. Io stesso, un altro interruppe il buon prete, io stesso, in un mio campo, ho {66 [68]} veduto la grandine intorno alle piante di meliga che faceva una specie di riva; ma le piante non avevano sofferto alcun guasto. È voce comune, continuò il prelodato Sacerdote, che la grandine non solo non abbia fatto alcun male alle campagne, ma fece del bene; perciocchè ci liberò dalla siccità che minacciava le nostre terre. Dopo tanti segni di benedizione, forsechè vi sarà un mornesino che non cerchi di professare la più sentita riconoscenza a Maria? Finchè noi vivremo, conserveremo cara memoria di tanti favori, e ci tornerà sempre della più grande consolazione ogni volta che potremo venire in questa chiesa a portare l'obolo della riconoscenza ed innalzare una preghiera di gratitudine alla divina bontà. Fin qui il Sacerdote di Mornese. Que' divoti ambasciatori compierono la loro missione in maniera del tutto edificante. Si accostarono al santo Sacramento della Confessione e della Comunione, presero parte a tutte le pratiche religiose che si compirono Sabato, Domenica e Lunedi fino a {67 [69]} mezzogiorno. In quell'ora si raccolsero tutti insieme, e lasciando tra noi un luminoso esempio di religiosa e buona educazione coll'allegria nel cuore e col riso sulle labbra ritornarono in seno alle loro famiglie.

 

 

Capo XIX. Domenica 14 giugno, 60 giorno dell'ottavario.

 

Funzioni religiose.

 

            Oggi appena si è aperta la chiesa rimane piena di fedeli. Alle 6 monsignor Ghilardi comincia la sua messa, tra cui proferi il solito sermoncino.

            Nella Santa Messa, egli dice, si offre in tutte le parti del mondo ed in tutte le ore del giorno il Sangue di Gesù Cristo al Divin Padre, Sangue che solo vale a mitigare il giusto sdegno, e a compensarlo di tutte le ingiurie e di tutti gli oltraggi che recano gli uomini alla Suprema Divina Maestà. Conchiuse di poi animando tutti a rinnovare spesso l'intenzione di partecipare alle {68 [70]} Messe che si celebrano in tutta la Cristianità. Infine dispensò la Santa Comunione che durò più di un'ora. Alle 10 1/2 Monsignor Galletti celebrò Messa solenne assistito dai Rettori delle Opere Pie rappresentati dai Sacerdoti Bosco Giacomo Rettore del Monastero delle religiose di s. Giuseppe; Teol. Fissore Rettore dell'opera di s. Michele detta Maternità; Serra Giuseppe Direttore del Monastero delle Adoratrici Perpetue; Teologo Cav. Rondo Rettore dell'Albergo di Virtù; D. Giacomelli Giovanni Rettore dell'Ospedaletto di s. Filomena.

            Terminata la Messa, la Chiesa continuò ad essere stivata di gente più che prima. Allora il vescovo di Mondovì montò di nuovo sul pulpito e tenne un commovente e fervoroso ragionamento. Non mi maraviglio, egli cominciò a dire, che sì grande moltitudine di gente di ogni età, sesso e condizione si trattengano in questa Chiesa quasi che non sappiano allontanarsi dalla loro Madre Maria. Passa di poi a tessere la storia della grande divozione {69 [71]} che in ogni tempo i Torinesi professarono a Maria, e come questa Madre dal suo canto corrispose con una serie non interrotta di favori spirituali e temporali. Prese quindi a parlare delle grandezze di Maria come Madre del Divin Verbo, come Figlia dell'Eterno Padre, come Sposa dello Spirito Santo, conchiudendo che possiamo ricorrere a Lei come a madre che può e vuole concedere in abbondanza i divini tesori. Additò in fine il modo con cui i figli di Maria possono assicurarsi la continuazione dei medesimi benefizi cotanto necessari per la vita presente e per la futura.

            Alle 4 di sera monsignor Galletti pontificò ai vespri, dopo cui tenne discorso monsignor Gastaldi. Fu questo uno dei più belli ragionamenti. Cominciò colle parole di s. Bernardo: Totum nos Deus habere voluit per Mariam. Notò alcuni dei più celebri monumenti che attestano la serie non mai interrotta delle grazie che Maria in ogni tempo nelle varie parti del mondo ottenne ai suoi divoti; parlò di Torino, {70 [72]} della nuova Chiesa che in modo cotanto provvidenziale potè in breve tratto di tempo edificarsi sopra il suolo che i Santi Martiri Ottavio ed Avventore bagnarono col proprio sangue.

            Rincresce di non poter avere questo discorso che servirebbe certamente di cara rimembranza a quelli che l'hanno udito e a quelli che non poterono trovarsi presenti.

            Dopo la predica Monsignor Galletti compartiva pontificalmente la benedizione col SS. Sacramento.

 

 

Capo XX. Fatti particolari.

 

            Se taluno tuttora dimandasse: quale può essere la cagione di così straordinario concorso in una Chiesa di recente consacrata al Divin culto, che diveniva ogni giorno maggiore? Si risponde, che oltre alle ragioni esposte fin qui, altri motivi concorsero a dare quello spettacoloso movimento. Le funzioni {71 [73]} e le prediche fatte da' Vescovi conosciuti e rinomati per la predicazione: il giorno festivo che permetteva alla gente operaia ed agricola di intervenire; la ripetizione della musica a piena orchestra nella Messa, dell'antifona Sancta Maria, e del Tantum ergo coi cori eccitarono una curiosità generale. Si aggiunga la voce ognor più diffusa che la Santa Vergine in una solennità così grande concedeva grazie particolari come in realtà molti andavano raccontando. Non pochi poi venivano per ringraziare Dio delle grazie ricevute e per lo più procuravano di avere seco altri parenti od amici. Per queste ragioni si vedevano raccolti parecchi augusti personaggi provenienti da Torino, da Milano, da Venezia, da Bologna, da Firenze, da Roma, da Napoli, ed altrove. La Chiesa rimase letteralmente stivata di gente in tutta la giornata. Fu un momento che quelli interni non potevano più uscire e gli esterni non potevano entrare. Si crede che non meno di diecimila fossero presenti alla {72 [74]} predica di Monsig. Gastaldi, mentre un maggior numero stava vagando al di fuori aspettando di poter in qualche modo penetrare nel sacro recinto.

            Si deve attribuire certamente alla speciale protezione della Beata Vergine che in mezzo a tanta gente non abbiasi a lamentare il minimo disordine nè in Chiesa, nè fuori di Chiesa. Ognuno attendeva e cercava con pazienza di soddisfare alla propria divozione e non altro.

            Non pochi fatti sono in questo giorno attribuiti a grazie ricevute; ma la maggior parte sono spirituali e perciò non da pubblicarsi; altre poi si riferiscono a cose temporali, e le persone a cui riguardano per giusti motivi desiderano che per ora non se ne parli.

 

 

Capo XXI. Alcune relazioni di grazie ottenute.

 

            Crediamo per altro opportuno di trascrivere qui alcune relazioni di grazie ricevute. {73 [75]}

            Una rispettabile persona di Chieri degna di fede nel fare alcune piccole oblazioni fa lunghi racconti che noi riduciamo alle seguenti brevi espressioni.

            Destefanis Vincenzo, di Chieri, da 7 mesi travagliato da forte mal d'occhi si trovava colla vista attenuata al punto che temeva di perderla rimanendo come cieco al mattino ed alla sera. Egli andava sempre di male in peggio, quando una persona gli diede il provvido consiglio di raccomandarsi alla Madonna sotto il titolo Auxilium Christianorum. Nel tempo stesso gli vennero suggerite alcune preghiere da recitarsi ogni giorno per un dato tempo. Pieno di fiducia, di tutto cuore recitando la piccola preghiera, tosto il suo male cominciò notabilmente a diminuire, così che non era ancora terminato il giorno prefisso che egli si poteva già dire pienamente ristabilito.

            Una vedova da Chieri di nome Vitrotti Giuseppa già da vari mesi aveva una specie di tumore in una guancia. Molti medici, dopo aver provato tutti {74 [76]} i mezzi che seppero, dichiararono il male insanabile. Una sua nipote, Gastaldi Giuseppa, era anch'essa colpita da vari malori per tutta la persona per cui nulla giovarono i ritrovati dell'arte umana, anzi rimanendo in letto immobile il suo corpo per la violenza del male veniva attratto e contorto. Mentre si l'una che l'altra già perdevano ogni speranza di guarigione venne loro proposto di fare una novena alla Madonna venerata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. Di buon grado accolsero il consiglio e con gran fede incominciarono la novena facendo le preghiere che loro vennero indicate. Non era ancora finita la novena e la vedova si trovava guarita dal suo tumore. La nipote parimenti in detto tempo potè alzarsi da letto e camminare trovandosi libera da' suoi mali.

            Un giovanetto da Chieri era travagliato da una piaga in un braccio, che gli faceva soffrire dolori acutissimi. Il padre non sapendo più che fare, lo raccomandò a Maria Ausiliatrice, e lo condusse a questa Chiesa. Ciascuno poi {75 [77]} invocando la protezione di Colei che è proclamata aiuto dei Cristiani, il braccio infermo restò pienamente risanato. Il padre va con gioia raccontando il fatto avvenuto a vantaggio di suo figlio, e lo racconta come una benedizione che Dio sparse sopra tutta la famiglia.

            «Continui, ci scrivono da Carignano, e d'ogni maniera sono oggimai le grazie ed i favori che Maria SS. Ausiliatrice concede ai suoi divoti. E non dubbia prova n'ebbe la giovinetta Carolina Brusa di questa città. Trovavasi ella da circa quattro anni con una mano inferma per dura e trascurata enfiagione, la quale rendevala incapace di potersi procacciare il vitto col lavoro delle sue mani. Sua madre erasi adoperata con tutti i mezzi dell'arte umana a fine di guarirla, ma indarno. Un giorno si presentò a me ed intraprese il racconto doloroso intorno allo stato della sua figliuola. Io pensai di invitarla a fare una gita sino a Torino e recarsi alla chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Obbedì la pia donna, {76 [78]} e dopo pochi giorni si videro in lei operati i prodigi della fede posta in Maria. Poichè io stesso vidi la giovane (allora mia inquilina) esultante di gioia porgendomi la sua mano appena guarita e nello stesso mentre unitamente ai suoi genitori benedire di cuore alla Vergine Santissima e ricordare con riconoscenza il nome di M. A., da cui riconosceva il segnalato favore.

            «Quale divoto di Maria a solo suo onore e gloria volentieri accettai il cortese invito di esporre con brevissimo cenno la presente relazione, spettante la giovanetta Carolina Brusa di Carignano. E se vi sentirete mossi, o benevoli lettori, a visitare il magnifico tempio eretto a Maria SS. Ausiliatrice in Torino, a voi sarà visibile una mano lavorata in argento che all'altare di Maria sta appesa, quale segno di perenne memoria della grazia ricevuta.

 

            Testimonio oculare del fatto DOMENICO FEA da Carignano, a nome della famiglia e di tutto il vicinato. {77 [79]}

 

 

Capo XXII. Lunedì 15 giugno, 70 giorno dell'ottavario.

 

Funzioni religiose.

 

            In questo giorno continuò grande concorso di fedeli. All'ora ordinaria Monsig. Gastaldi celebrò la s. Messa per la comunione generale, infra cui fece un semplice, ma assai commovente sermoncino. Svolse in modo ameno quanto grande sia l'amore di Gesù Cristo nel darsi per nostro cibo nella santa Eucarestia. Accennò poi alla pienezza di affetto e di amore con cui ognuno deve procurare di accostarsi a questo Sacramento di amore e di consolazione.

            Alle 10 messa solenne pontificata dal vescovo di Mondovì, assistito dai rettori delle chiese particolari e delle opere di beneficenza rappresentati dai T. D. Montà Rettore del R. Manicomio; D. Bono, Rettore della Chiesa della SS. Trinità; Teol. Murialdo Roberto; {78 [80]} Teol. Murialdo Leonardo Rettore del collegio degli Artigianelli; Teol. Bertoglio, Rettore della regia cappella della SS. Sindone; Teologo Gaudi, Cancelliere della Curia Arcivescovile.

            Alle ore 6 di sera pontificò ai vespri Monsig. vescovo di Mondovì. Tenne di poi discorso Monsig. Galletti. Colla sua maravigliosa semplicità, ma con gran fervore parlò delle glorie di Maria Ausiliatrice glorificata in ogni tempo ed in ogni luogo. Notò poi come il culto di Maria cresca, si conservi, si consolidi e si dilati ovunque colla fede di Gesù Cristo. L'esperienza dimostra che quando sgraziatamente uno si allontana dalla fede, si allontana prima dalla divozione a Maria; e chi si raffredda nella divozione a Maria, si raffredda parimenti nella fede. Sicchè la divozione a Maria è una grande caparra di una vita cristiana, della perseveranza nel bene, di una morte felice. La ragione di questa maraviglia sta in ciò che Maria è aiuto dei cristiani. {79 [81]}

 

 

Capo XXIII. Fatti particolari.

 

Maria Casati. - Commedia latina.

 

            Circa al mezzodì è fatta una offerta con relazione della signora Maria Casati di Milano.

            Io era stata colpita, vi si legge, da un colpo di paralisia che mi lasciò morta per metà con minaccia di ulteriori attacchi. Ridotta così all'estremo della vita, i miei parenti, animati da altri fatti che avevano udito a narrare, non isperando più conforto dai mezzi umani, ricorsero all'aiuto del Cielo, alla protezione di Maria Ausiliatrice. Fu chiesta la benedizione, si cominciò la novena e si stabilì che si celebrasse una santa Messa mentre i miei pregavano intorno al mio letto. Alle sette e mezzo del mattino, alla metà della Messa, che si celebrava in onore di Maria Ausiliatrice, in un momento ritorno in me stessa, riacquisto la favella, le membra paralitiche riprendono {80 [82]} il loro ordinario movimento, ed io mi sento e sono perfettamente guarita.

            Desidero che a questo fatto si dia la maggior pubblicità affinchè tutto il mondo conosca la grazia che ottenni da Maria Ausiliatrice e sia così sempre più invocato e benedetto il suo santo nome.

 

Commedia latina.

 

            In ogni giorno di quest'ottavario nel tempo non impedito dalle sacre funzioni i nostri giovanetti solevano rallegrare le ore con qualche trattenimento accademico, ginnastico, musicale ed anche drammatico.

            Fra le altre, cose vi fu una commedia latina. È costume da più anni introdotto tra noi di rappresentare alcuno di tali componimenti, per esercitare gli allievi nella pronuncia, lettura ed intelligenza di codesta antica e nobile favella.

            Quest'anno l'uditorio era nobile e rispettabile. Oltre ai Prelati vi erano molti altri personaggi cittadini e forestieri. {81 [83]} Il che eccitava negli attori coraggio e desiderio di far bene la parte loro.

            La commedia scelta per questo giorno porta il titolo di Fasmatonices, parola greca che vuol dire: Vincitore delle larve o degli spettri. È questo uno dei molti lavori del compianto monsig. Rossini vescovo di Pozzuoli, chiaro per le sue produzioni latine. Questo lavoro viene esposto in poesia con metro e dicitura Plautina; il che produce amena novità nell'uditore. Il tema è questo.

            Un padre dovendosi recare ad Atene pe' suoi negozi lasciò l'unico suo figlio in custodia ed in educazione ad un amico. Costui debole e trascurato non osserva che il fanciullo frequenta cattivi compagni, i quali lo seducono e gli fanno perdere i danari in giuochi e gozzoviglie. In fine guidato dalla astuzia di un servo e di un truffatore viene nella risoluzione di vendere la casa per pagare i debiti e avere nuovo danaro da scialacquare. Quando la cosa è quasi condotta a termine giunge {82 [84]} improvvisamente il padre, che scaccia i cattivi compagni, castiga il servo, riprende severamente il figlio, facendogli vedere a quali eccessi conduca la vita disordinata.

            Nel principio, nella divisione degli atti, e sul fine della rappresentazione ebbero luogo concerti di musica istrumentale, o vocale, con cori o con parte obbligata. La qual cosa tornò assai gradita agli uditori, i quali tutti applaudirono la commedia rappresentata e la disinvoltura, la vivezza, e la spontaneità con cui gli attori l'hanno rappresentata.

 

 

Capo XXIV. artedì 16 giugno, 8° giorno dell'ottavario.

 

Funzioni religiose.

 

            All'ora ordinaria il Vescovo di Mondovì celebrò la santa Messa per la Comunione generale. Prima di essa pronunziò il solito ma assai commovente sermoncino in cui dimostrò {83 [85]} che Gesù nella s. Eucarestia è maestro di umiltà, di pazienza e di ubbidienza.

            Alla Messa solenne pontificò Monsignor Galletti assistito dal Teol. Genta curato di s. Francesco di Paola; D. Griva curato di s. Donato; T. Cora curato della Crocetta; D. Ferrerò curato di s. Tommaso, sac. Bonetti Giovanni direttore del piccolo Seminario di Mirabello.

            Alle 6 di sera prese parte ne' vespri solenni monsig. Galletti assistito dai sacerdoti del mattino, cui si aggiunse il Teol. Gaudi Cancell, Arcivescovile. Era eziandio presente il Can.° Vogliotti Provicario Generale. Doveva anche intervenire Monsig. Can.° Zappata, Vicario Generale, ma ne fu impedito da alcuni incomodi di salute, come si compiacque significare con apposita lettera.

            Monsig. Ghilardi fece l'ultimo discorso. In esso dimostra come la Chiesa Cattolica sia un vero Paradiso in terra per la presenza reale di Gesù Cristo nella Santa Eucarestia: presenza che {84 [86]} sola vale a colmarci di gioia e di delizie. Quindi con maravigliosa maestria svolse il pensiero che col ricevere la santa Eucarestia, l'uomo soddisfa pienamente ai tre desideri che sogliono agitare gli uomini, di ricchezze cioè, di onori e di piaceri. Come noi non possiamo offerire all'Eterno Padre un maggior dono che il Cuore del suo divin Figlio.

            Venne quindi cantato solennemente il Te Deum con musica del M° Bianchi. Monsig. Galletti impartiva la benedizione col SS. Sacramento alla immensa moltitudine.

            Sarebbe certamente intervenuto il nostro Arcivescovo in questa ultima sera; ma egli erasi dovuto allontanare per andar a prendere parte ad una grande solennità a Porto Maurizio per la santificazione del B. Leonardo.

 

 

Capo XXV. Fatti particolari.

 

            Un rispettabile ed autorevole personaggio della diocesi d'Alba portò la {85 [87]} relazione di una guarigione ottenuta ad intercessione di Maria Ausiliatrice. Noi facciamo premettere la descrizione del male fatta dal medico, che accenna ad una repentina guarigione di cui egli non sa darsi ragione. Esso ignorava che si fosse ricorso ai rimedii spirituali. Di poi segue la relazione fatta dal direttore spirituale, che dà ragione di quanto era avvenuto e come egli sia appositamente venuto a fare un'offerta alla chiesa di Maria Ausiliatrice. Ecco adunque le due relazioni.

 

Relazione del Medico.

 

            Una giovane d'Alba P. T., d'anni 23, da tre anni affetta da mal d'occhi, per cui invano si adoperarono diversi metodi di cura eziandio nell'ospedale oftalmico in Torino, venne sul finire di marzo ultimo invasa da kerato congiuntivite pustolosa ed ulcerativa da principio non molto grave: in progresso però, circa alla metà d'aprile, uno fra i molti accessi che vennero {86 [88]} ad invadere la cornea interlamellermente, prese vaste proporzioni, ed occupò per il diametro di circa tre millimetri il centro della cornea dell'occhio destro destando atroci dolori nervalgici all'occhio ed al lato destro della faccia e del capo, che or scemando, or aggravandosi resistettero ribelli a quanti rimedii vennero suggeriti dall'arte, sinchè apertosi esternamente l'accesso verso il fine di maggio presero a decrescere i dolori locali, anzi nella sera del 29 maggio stesso scomparvero quasi immediatamente, e quei del Capo cedettero all'uso del ghiaccio non mai prima adoperato: cessò la fotofobia che fino allora sempre persistette; bel bello andò riparandosi la vasta ulcera comparsa dopo l'apertura dell'ascesso, si dileguò la congiuntivite, e l'inferma è ora, sui primi giorni di giugno, pressochè rinata ad altra vita.

 

Relazione del Direttore spirituale.

 

            La malattia retro descritta colle sue fasi dal dottore R. chiama la seguente {87 [89]} relazione a sempre maggiore gloria della B.ma Vergine Madre ed Aiuto dei Cristiani. Il 29 maggio ultimo, venerdì, fu chiamato per la povera inferma, spasimante fra suoi dolori, il sacerdote per confessarla a letto, poichè a suggerimento del medico stava in pericolo della vita, attesa specialmente l'estrema debolezza a cui la sofferente giovane era ridotta. Il confessore, prima ancora di recarsi dall'inferma, le fece suggerire di intraprendere tosto una novena ad onore di Gesù Sacramentato e di Maria SS. Ausiliatrice, colla recita di tre Pater ed Ave e tre Salve Regina; con promessa di fare poi qualche offerta ad onore della Madonna Ausiliatrice nella nuova Chiesa di Valdocco in Torino. Tosto fu cominciata la novena sul fare della sera non solo dalla malata, ma altresì da altre divote persone. Circa le ore sette di sera dello stesso giorno l'inferma addoloratissima pei dolori incessanti all'occhio ed al Capo a stento potè fare la sua confessione; subito dopo la {88 [90]} visita il medico, che non sapeva più come sollevarla.

            Avanzandosi la notte, bel bello calmano i dolori; al mattino del 30, dopo una notte alquanto tranquilla, il miglioramento continua; lungo la giornata si fa più sensibile quasi ad ora ad ora finchè il giorno 31 maggio, domenica, la giovane si prova, e riesce ad uscir di casa per la messa; va alla chiesa senza soffrirne; da questo giorno ognor più quotidianamente ripigliando vigore la sua salute, ora sul mezzo del giugno è perfettamente ristabilita; e benedice ogni momento la potenza misericordiosissima di Maria Vergine Ausiliatrice.

 

Alba, 16 giugno, 1868.

SISMONDA Can. arcip.

 

 

Capo XXVI. Mercoledì 17 giugno, ultimo giorno.

 

Servizio funebre pei Benefattori defunti.

 

            Nel corso di quest'ottavario ebbe luogo ogni mattina un esercizio di cristiana {89 [91]} pietà per invocare le celesti benedizioni sopra quei benemeriti oblatori che Dio chiamò a miglior vita prima che questa chiesa fosse inaugurata al divin culto. Queste pratiche consistevano in preghiere diverse tra cui la corona del Rosario, la Comunione generale, applicazione del sacrifizio della santa messa. Pertanto nel giorno 17 giugno alle 7 del mattino si raccolsero i giovani della casa di Torino, di Lanzo e di Mirabello con molti fedeli. Si recitarono speciali preghiere col Rosario pei defunti, dopo monsig. Galletti celebrò la santa Messa, infra cui dispensò la santa Comunione a numerosa schiera di fedeli, quindi pronunziò analogo sermoncino. In esso cominciò a rilevare il dovere di gratitudine verso a tutti quelli che ci hanno beneficati. Questa gratitudine, disse, è lodevole in tutti e verso di tutti, ma specialmente verso di coloro che, chiamati da Dio alla vita beata, sospirando dimandano aiuto a quelli che essi nella vita mortale hanno beneficati.

            Svolse di poi le parole di Giuda {90 [92]} Maccabeo: Sancta ergo et salubris est cogitatio pro defunctis exorare ut a peccatis solvantur. Santo e salutare è il pensiero di pregare pei defunti, affinchè così siano sciolti dai loro peccati.

            Come noi, disse fra le altre cose, diciamo santo colui che è distaccato da tutte le cose del mondo e tutto a Dio si consacra, così santo si deve chiamare il pensiero di pregare pei defunti; perchè sollevandoci dalle cose della terra ci porta a meditare lo stato di que' nostri cari fratelli e benefattori, cui il fuoco monda ed abbellisce nel Purgatorio. Pertanto con calde preghiere e con buone opere scongiuriamo il Signore affinchè affretti la loro liberazione dalle fiamme del purgatorio. Notò quindi come questo pensiero sia salutare e per le anime purganti e per noi medesimi, e in fine come torni eziandio sommamente gradito alla santa Vergine, la quale di certo mostra il più vivo interesse per quelle care anime che sono pure sue figlie, e brama e gode che qualcheduno si {91 [93]} adoperi per accelerare la loro futura celeste felicità.

            Compievasi la sacra funzione colla benedizione del SS. Sacramento.

            Con questo servizio funebre compievansi le più care, le più amene funzioni della Consacrazione e dell'ottavario della Chiesa di Maria Ausiliatrice. Non mai funzione fu tanto animata, onorata ed eseguita con tanto splendore tra noi; nè abbiamo speranza alcuna di poterla rinnovare. Ma se non sarà rinnovata quella solennità, speriamo che la Santa Vergine continuerà senza interruzione a spandere i suoi celesti favori sopra a tutti quelli che colle loro opere, colle loro preghiere, colla loro presenza concorsero a rendere solenne e maestoso questo ottavario.

 

 

Capo XXVII.        Una parola ai benemeriti Oblatori.

 

            A voi, o benemeriti Oblatori, che cosa dovrò dire per ringraziarvi della {92 [94]} vostra carità? So che a voi basta la ricompensa del cristiano, la contentezza cioè che si prova da chi ha ratto un'opera buona. So parimenti essere paghi i vostri desiderii, perchè la vostra carità consegui l'effetto desiderato col compimento del sacro edifizio. Edifizio consacrato al divin culto, dove ogni giorno sono cantate le lodi al Signore; edifizio, dove, coll'aiuto di Dio, si faranno predicazioni, catechismi, saranno celebrate Messe, ascoltate le confessioni dei fedeli.

            Queste cose torneranno al vostro cuore della più grande consolazione.

            Tuttavia debbo dal canto mio ringraziarvi con tutto il cuore, e della fiducia riposta in me, e dell'efficace aiuto recatomi, cui mercè l'opera del Signore fu condotta a compimento. Io serberò verso di voi incancellabile gratitudine, e finchè vivrò non cesserò mai d'invocare le benedizioni del Cielo sopra di voi, sopra i vostri parenti ed amici. Ciò farò ogni giorno specialmente nel sacrifizio della santa Messa. Dio vi colmi dei suoi tesori {93 [95]} celesti, o gloriosi oblatori, e vi conceda lunghi anni di vita felice; vi conceda il prezioso dono della perseveranza nel bene, e vi accolga tutti un giorno nella Beata Eternità.

            Affinchè poi questi auguri siano accolti dalla misericordia del Signore, fu stabilito un servizio religioso da farsi ogni giorno dell'anno per tutti coloro che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare la chiesa o lo stabilimento annesso. Questo esercizio consiste in una serie di preghiere, della corona del Rosario della S. Vergine Maria, comunione sacramentale o spirituale, secondo che uno è preparato, celebrazione ed applicazione della santa Messa. Ciò avrà luogo ogni mattina nella nuova chiesa con tutti i giovanetti dello stabilimento e con tutti quei fedeli che giudicheranno intervenire a prendervi parte. {94 [96]}

 

 

Capo XXVIII. A quelli che hanno ottenuto grazie da Maria Ausiliatrice.

 

            Molti di quelli che hanno ottenuto grazie particolari da Maria Ausiliatrice per giusti motivi non amano che il loro nome sia conosciuto, specialmente se le grazie sono spirituali, che ne formano il maggior numero. Ma niuno deve dispensarsi dai doveri di gratitudine verso la sua Celeste Benefattrice. Questi doveri si possono compiere in due modi: col raccontare ad altri la grazia ottenuta, o promuovere con altro mezzo la divozione verso di questa nostra Madre. Ciò servirà ad altri di eccitamento a fare ricorso a Maria nelle loro necessità; mentre apriranno per loro stessi la strada a conseguire nuovi favori, grazie ancora più segnalate. Ma a tutti è poi caldamente raccomandato di compiere le promesse fatte. Le preghiere, le mortificazioni, le confessioni e le comunioni, le opere di carità promesse {95 [97]} siano puntualmente compiute: displicet, dice lo Spirito Santo, displicet enim Deo infidelis et stulta promissio; a Dio dispiace la stolta ed infedele promessa.

            Si è più volte verificato che la mancanza di fedeltà alle fatte promesse tornò d'impedimento a conseguire la grazia sospirata, e talvolta fu rivocato il favore già ottenuto. Due onorate famiglie desideravano di avere fìgliuolanza che le rallegrasse ed ereditasse le sostanze paterne. Dio le esaudì; ma nella loro contentezza dimenticarono le preghiere, le pratiche religiose, ed un'opera di carità che avevano promesso. Dio volle in modo terribile dimostrare quanto gli dispiaccia la promessa infedele. Ambidue i fanciulli morirono prima che toccassero i dodici mesi, lasciando quelle famiglie nella massima costernazione. Ad altri ritornarono i medesimi malanni ed anche peggiori. Cercatane la cagione, si trovò che erano state trascurate le obbligazioni assuntesi. {96 [98]}

            È bene anche qui di notare che Iddio concede le grazie richieste in varie misure. Talvolta bisogna pregare lungo tempo, e la sola perseveranza ottiene. Alle volte si ottiene la totale liberazione da un male; altre volte il male non peggiora, o cessa totalmente, o ne è mitigata l'intensità; oppure dà la rassegnazione ai divini voleri; o finalmente Dio ci libera da altri mali, oppure ci cangia il favore temporale in favore spirituale che riguardi al bene eterno dell'anima. In tutti questi casi la nostra preghiera, portata dalla Santa Vergine al trono dell'Altissimo, fu esaudita, e noi le dobbiamo professare la più viva gratitudine e compiere le fatte promesse. Così facendo siamo certi, come ci assicura il Vangelo, di essere esauditi: Qui petit, accipit; le nostre preghiere non saranno mai senza frutto.

 

Una dimanda.

 

            A Voi, o pietosi Benefattori di questa Chiesa e del ricovero annesso, a Voi {97 [99]} tutti, cui avverrà di leggere questa rimembranza, mi fo ardito di indirizzarvi rispettosamente una preghiera. Ascoltate. L'edifìzio di questa Chiesa si può dire compiuto; ma vi sono ancora non piccole spese a coprire e a soddisfare. Molte opere, molti arredi e paramentali difettano. Di più sono necessarie cose e persone pel compimento dei varii uffizi del sacro ministero, perciò io vi supplico a volermi continuare la vostra beneficenza e nelle vostre opere di carità di estendere la vostra mano anche verso la Chiesa di Maria Ausiliatrice e verso i poveri giovanetti dell'Oratorio di s. Francesco di Sales. Noi tutti dal canto nostro non cesseremo di invocare le benedizioni del Cielo sopra di Voi, nostri Benefattori, affinchè Dio ricco di grazie vi renda tutti felici nel tempo e nella Beata Eternità.

 

            V. Per l'approvazione Ecclesiastica

            P. EUGENIO PlSATTI.

            V.o come sopra

            Canon.o Giuseppe ZAPPATA Vic. Gen. {98 [100]}

 

 

La dedicazione del Tempio di Maria SS. Ausiliatrice in Torino

 

            Le cerimonie del culto cattolico sono tutte informate della più alta sapienza, e sono stimolo efficacissimo ad eccitare nel cuore de' riguardanti i più nobili e virtuosi affetti. Esse per una parte accennano alle verità sublimissime di nostra sacrosanta Religione, e per l'altra parte fanno sentire la forza del dovere, e la soavità dei cristiani misteri. In quanto le medesime colla loro esteriorità, e col loro splendore colpiscono i sensi, servono a conciliare l'attenzione che difficilmente senza questo mezzo potrebbe affissarsi nelle astratte dottrine religiose, e in quanto rappresentano i rapporti più cari e giocondi che stringono l'uomo a Dio, ai comprensori celesti, ed ai suoi simili; destano e accrescono dolcissimi movimenti di venerazione e di amore, {101 [101]} di sommissione e di santa speranza. Di tal modo le sacre cerimonie, che il mondo ignorante e blasfemo dispregia e ripudia, servono meravigliosamente al bisogno degli uomini, i quali composti di intelligenza e di sensibilità sono costretti a valersi dell'officio dei sensi per elevarsi a conoscere, considerare e gustare i principii e le conseguenze della verità e della giustizia. Infatti il sacrosanto Concilio di Trento parlando del sacrifizio della Messa dice: Tale essendo l’uomo che non può se non difficilmente senza il soccorso dei segni sensibili innalzarsi alla meditazione delle cose divine, la Chiesa qual madre amorosa ha istituiti certi riti, come per esempio, che alcune parti della Messa si dicessero a voce alta ed altre a voce bassa; a adottò delle cerimonie, quali sono le mistiche benedizioni, le faci, gl'incensi, le vesti e molte altre cose di simil genere, secondo la disciplina e la tradizione apostolica, affine di accrescere decoro alla maestà di tanto sacrifizio, e la mente dei fedeli per mezzo di questi segni visibili di religione e di pietà eccitare ad elevarsi alla contemplazione degli altissimi misteri che in questo sacrifizio sono racchiusi. (Sess. 22, c. 5).

            Questa dottrina, riveriti uditori, mi torna {100 [102]} opportunissima oggi che debbo favellarvi della divota e splendida consecrazione di questo nuovo magnifico tempio, onde voi meritamente siete sì lieti e giocondi. La consecrazione di un tempio è una delle più solenni cerimonie del culto cattolico, anzi è un complesso di riti sovrammodo augusti. Quivi il vescovo in tutta la pompa de' suoi pontificali indumenti è circondato dal coro de' sacerdoti, quivi preghiere, cantici e salmi multiformi e prolungati, quivi esorcismi, benedizioni, misteriose mescolanze di acqua e sale e cenere e vino e ripetute aspersioni, quivi le continue invocazioni della Triade Sacrosanta, di Gesù Cristo, di Maria, degli Angeli, e dei Santi, quivi le porte del tempio chiuse, le quali non si aprono che dopo i reiterati picchiamenti fatti col rocco dal sacro pontefice, e le croci segnate sul limitare e sulle pareti, e le ledere greche e latine descritte sulla cenere e le reliquie dei martiri portate in trionfo, e la consecrazione dell'altare, e l'incessante fumigare degli incensi, e lo splendore dei molteplici cerei ardenti, e infine la solenne celebrazione dell'incruento divin Sacrifizio. E perchè mai tanta ricchezza e magnificenza di riti? E che cosa esprimono, che cosa predicano si svariate e numerose cerimonie? Oh esse sono {101 [103]} tutte rivolte a farci conoscere che il sacro tempio è un monumento materiale importantissimo di nostra Religione, quello che significa insieme la maestà di Dio, e i doveri degli uomini verso di Lui, i misteri e i beneficii di Gesù Cristo, le obbligazioni del cristiano nella vita presente, e le sue speranze in ordine alla beata interminabile vita avvenire. Fermiamoci per poco, riveriti uditori, a riflettere sulle verità a cui questi sacri riti si riferiscono, e facilmente comprenderemo come per essi il tempio stesso sia costituito la casa di Dio, e il tesoro delle celesti misericordie.

            1. Dio è immenso, egli collo sua scienza, colla sua potenza, colla sua essenza è presente in ogni luogo, e riempie della sua gloria tutta la terra. Cionondimeno dove si piace manifestare con segni speciali la sua presenza e diffondere in particolar maniera i suoi beneficii, là egli dicesi abitare. Così in cielo Dio ha stabilito la sua reggia perchè là manifesta agli Angeli e ai Santi la sua gloria, e della sua beatitudine li inebria. Così Ciacobbe tosto che ebbe in Bethel la grande visione della scala che toccava dalla terra al cielo e vide alla sommità di essa il Signore esclamò: «Qui non è altro che la casa di Dio, la porta del cielo.» Lungi dunque dal ripugnare {102 [104]} alla immensità di Dio che gli sieno dedicati alcuni luoghi, in cui come in sua casa si degni abitare, ciò è anzi al tutto conforme alla ineffabile bontà di Lui, che con ammirabile provvidenza suole agli uomini in tempi e luoghi determinati dare segni speciali della sua protezione e del suo amore. E di vero leggiamo nell'antico Testamento che Dio stesso impose a Mosè che gli fabbricasse il Tabernacolo, e aggradi l'erezione fattagli da Salomone del celebre tempio di Gerusalemme. Compiuta che ebbe il sapientissimo dei monarchi la fabbrica sontuosissima del santuario e fattane la solennissima dedicazione, nel santuario stesso si diffuse una nebbia misteriosa, che esprimeva la gloria di Dio, talchè i sacerdoti pel timore della divina Maestà non non poteano resistere a fare i loro officii. Allora Salomone esclamò: Tu, o Signore, hai detto che avresti abitato nella nebbia; ed io con tutto l'affetto ho fabbricato una casa, o Dio, per tua abitazione, per tuo trono saldissimo in sempiterno. Ciò che Mosè e Salomone fecero nell'antico patto dedicando a Dio il tabernacolo ed il tempio, fanno nella nuova legge i sacri Pontefici consecrando al Signore i recinti della chiesa. E ben lo dimostrano i religiosi riti ond'essi compiono sì augusta funzione, {103 [105]} Che cosa dice il vescovo, e che cosa fa quando si accinge a consacrare una chiesa? Dopo avere insieme coi minori sacerdoti fervidamente pregato, leva alto la sua voce e dice: La casa del Signore è fondata sul vertice dei monti, e sublimata sovra tutti i colli e ad essa verranno le universe genti esclamando: A te sia gloria, o Signore: Benedici, o Signore, questa casa che ho innalzata al tuo nome: indi assumendo il linguaggio degli Angeli che corteggiavano il divin Verbo Incarnato faciente ritorno al Padre, invita i principi del cielo a spalancare l'ingresso della spirituale Gerusalemme per accogliere il Re della gloria, e batte per ben tre volte le porte chiuse del tempio da consecrarsi: vi entra, ne piglia possesso, e a lui che dice: Sia pace a questa casa; fanno eco i sacri ministri che cantano: Conceda perpetua pace a questa casa l'Eterno, pace perenne a questa casa doni il Verbo del Padre, pace a questa casa largisca il divino Spirito Consolatore. Oh è certo che questi voti della Chiesa militante sono dal Signora appieno esauditi e coronati, e che egli si elegge di abitare nel nuovo tempio in modo ancor più eccellente che non nell'antico tempio Gerosolimitano.

            2. E per fermo vale anche pel tempio {104 [106]} cattolico in confronto di quello fabbricato da Salomone il celebre oracolo di Aggeo profeta, il quale agli Ebrei, che si rattristavano veggendo quanto il santuario riedificato dopo la schiavitù di Babilonia fosse inferiore in ricchezza all'antico, rivelò avere il Dio degli eserciti attestato: Ancora un poco ed io metterò in movimento il cielo, la terra, il mare, il mondo, e metterò in movimento tutte le cose, perchè verrà il Desiderato da tutte le genti, ed empirò di gloria questa casa ... mio è l'argento e mio è l'oro ... maggior sarà la gloria di quest'ultima casa che della prima, e in questo luogo darò la pace (c. 2). I grandi misteri sono già compiuti del divin Verbo Incarnato, e le chiese cattoliche come sono la casa di Dio, così sono eziandio la casa di Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. Laonde il vescovo consacratore appena entrato nel tempio ne segna il limitare colla croce che è il vessillo dell'Uomo-Dio, ne segna colla croce le porte, asperge le mura e tutto il pavimento di acqua, sale, cenere e vino insieme commisti, che significano l'umanità, la divinità, le umiliazioni e la gloria del Salvatore, consacra con molteplici segni di croce e coll'effusione dei santi olii l'altare che rappresenta lo stesso Gesù Cristo, unge col crisma in {105 [107]} ben dodici luoghi le pareti, sempre in forma di croce. Questi misteriosi riti dimostrano che il tempio cattolico è tutto dedicato a Gesù Cristo, e tutto investito della virtù di Gesù Cristo. Ma ciò è ancor poco, imperocchè l'incarnata Divina Sapienza non solo colla sua virtù, ma colla stessa sua reale presenza sotto, i veli dell'eucaristico Sacramento si degna abitar di continuo nel tempio cattolico; tutti i giorni e più volte al giorno Gesù rinnova sull'altare per mano del sacerdote lo stesso sacrifizio col quale immolossi in cima del Golgota; stassi giorno e notte rinchiuso nel sacro tabernacolo come in sua casa e invita quivi i suoi fedeli ad adorarlo, a pregarlo, a porgergli il tributo della loro confidenza e del loro amare.

            3. Il sacro Tempio costituito così per la efficacia dei riti religiosi l'abitazione di Dio e di Gesù Cristo viene sottratto ad ogni uso profano. Come Dio ha voluto che gli fosse dedicato un giorno della settimana in cui, dismesse le opere materiali in servigio dell'uomo, e posti in disparte gli interessi meramente terreni, si attendesse con ispecial premura all'esercizio del culto di Lui; così ha voluto gli si dedicassero de' luoghi, i quali fossero riserrati unicamente a Lui, ed a quel dominio {106 [108]} spirituale con cui egli regge in ordine alla soprannaturale salvezza il popolo fedele. Forsechè l'uomo nella sua superbia potrà contendere a Dio questo diritto? Ah il Profeta esclamò: «La terra è del Signore e tutto quello che la riempie; il mondo e tutti i suoi abitatori.» Gesù Cristo poi per bocca del Profeta protestò che l'Eterno suo Genitore gli diede in retaggio tutte le genti, ed in dominio gli ultimi confini del mondo, ed affermò solennemente che a Lui è stata data ogni potestà in cielo ed in terra. Non è a dire come Dio sia geloso di questo suo dominio, e con quanto rigore. Ei voglia che sia rispettato. Geremia (c. 50) predisse il più spaventoso sterminio di Babilonia in pena della profanazione, dello spogliamento e della distruzione che essa aveva fatto del Tempio di Gerusalemme: «Il Signore, ei grida, il Signore aprì il suo tesoro e ne trasse fuori gli strumenti dell'ira sua, perchè il Signore Iddio degli eserciti ne ha bisogno per la terra de' Caldei. Muovetevi, o genti, contro di Lei dalle ultime regioni, fate largo affinchè passino quei che debbono conculcarla: togliete dalla strada le pietre e fattene mucchi, fate strage di Lei finchè nulla ne resti. Sterminate tutti i suoi guerrieri, sieno strascinati {107 [109]} al macello, poichè il loro dì è venuto, il tempo in cui Dio nella sua collera vuol visitarli. Quei che fuggono e si salvano dalla terra di Babilonia annunzino a Sionne la notizia della vendetta del nostro Dio, della vendetta del suo Tempio.» La storia ne accerta che questi terribili oracoli ebbero il pieno loro compimento a danno di Babilonia, la quale fu veramente cambiata in un deserto. Anche nel santo Vangelo leggiamo come Gesù Cristo abbia zelato l'onore del tempio e armatosi di flagello abbia scacciato da esso i profanatori, forte rimproverandoli che la di Lui casa, che è casa di orazione, avessero cambiata in una spelonca di ladri. Dello stesso zelo certamente è acceso il Signore per l'onore dei Templi Cattolici, dove egli abita e in quanto Dio e in quanto Uomo sotto i veli dell'Eucaristia. Il perchè il vescovo e con esso i sacerdoti di mezzo alle cerimonie della consacrazione dell'altare cantano il salmo nel quale il coronato Profeta dopo avere dato gloria al Signore, e magnificati i di Lui beneficii, tra cui quello di abitare ne' sacri templi è de' più segnalati, abomina l'empietà di coloro che insultano e rompono guerra alla casa di Dio, e ne predice la infelicissima fine, affermando: «L'uomo {108 [110]} insensato non intenderà, lo stolto disconoscerà la benignità di tale disposizione divina. Ma allorchè i peccatori saranno venuti su come l'erba, e tutti quelli che operano la iniquità avran fatto la loro comparsa, periranno per tutti i secoli; ma tu, o Signore, tu sei eternamente l'Altissimo.»

            4. È cosa evidentissima che il tempio non s'innalza già perchè Dio e Gesù Cristo ne abbiano bisogno; ma piuttosto perchè l'uomo abbisogna di questo mezzo per rendere a Dio quel cullo che gli deve e ricevere in sè la ricchezza delle divine benedizioni. Ond'è che sapientemente scrive l'Angelico: «Il culto divino riguarda due cose, cioè, Dio che vien onorato, e l'uomo che tributa l'onore. Dio che riceve il culto non è chiuso da qualsivoglia luogo, e perciò per rapporto a Lui non è stato necessario erigere uno speciale tabernacolo o tempio. Ma gli uomini, che rendono a Dio il debito culto, sono vestiti di corpo, per loro quindi è stato bisogno innalzare uno speciale tabernacolo o tempio, dove onorare il Signore; affinchè pensando essere il detto luogo dedicato al divin culto, vi si radunassero a compiere un si gran dovere con maggior riverenza, e affinchè la conformazione stessa del tempio alla {109 [111]} mente dei divoti suggerisse particolari nozioni della eccellenza della divinità e della umanità di Gesù Cristo» (1, 2, q. 102, c. 4, ad. 1). Questa riflessione dell'Angelico dimostra che il Signore usa del supremo suo dominio a tutto vantaggio dell'uomo, vale a dire per istringerlo a sè, per dirigerlo nelle vie della verità e della santità soprannaturale. Bello è a questo proposito l’ordinamento che Dio stesso avea prescritto al prediletto suo popolo là nel deserto. Quando questo popolo fissava le sue stazioni erigeva il Tabernacolo ed intorno ad esso, a levante e a settentrione, a ponente e a mezzogiorno, disponeva le proprie tende divise nelle dodici tribù, tre per ciascuna parte. Di giorno il Tabernacolo era coperto da una nuvola, e dalla sera fino al mattino avea sopra di sè come una fiamma. Quando la nuvola che copriva il Tabernacolo si moveva, i figli d'Israele mettevansi in viaggio, quando quella si fermava, stabilivano gli alloggiamenti. Al comando di Dio partivano, e al comando di Lui piantavano le tende.» Questo oracolo registrato nel libro dei Numeri (c. 2) ci mette sott'occhio come il Signore qual vero, supremo ed assoluto Monarca dal suo padiglione spiccasse agli Ebrei i sovrani suoi ordini, e così quasi {110 [112]} per mano li conducesse all'acquisto della terra promessa. Similmente opera il Signore oggidì nel suo santuario. In questo fa sentire la sua voce, comunica la sua direzione al popolo che vi accorre con animo docile ed obbediente, perchè proceda innanzi nelle vie della spirituale salute. Non una nube di giorno, o una colonna di fuoco durante la notte segni speciali della presenza di Dio nell'antico Tabernacolo, ma lo stesso Gesù Cristo sotto le specie del pane abita nelle nostre chiese e diffonde la luce della soprannatural verità, e il fuoco del santo amore, promulga colla parola dei suoi sacerdoti la sua legge santa ed immacolata, ed irraggia nei cuori dei suoi amici la vita divina dell'istesso suo cuore. Di tal modo Egli esercita il suo dominio, che è essenzialmente giusto e benefico. È bene il vescovo nell'atto di consacrare la chiesa attesta ed annunzia in molte forme, che in questa il Signore come Re benignissimo si degna stabilire il trono della sua misericordia. Specialmente il sacro antistite espande i soavi sentimenti di sua fiducia, ripetendo il salmo Davidico: «Il nostro Dio ci è rifugio, fortezza, aiuto nelle tribolazioni, da cui siamo assaliti. Perciò ancorchè fosse scossa la terra, ed i monti con orrendo {111 [113]} fragore fossero trasportati nel mare non ci sbigottiremo. La città di Dio lungi dal venir turbata dall'impeto dei flutti tempestosi, ne riceve anzi conforto, poichè l'Altissimo ha santificato il suo Tabernacolo.» (Sal. 45).

            5. Se Dio, Ottimo, Massimo, risiede come assoluto padrone e reggitore del mondo nella chiesa dedicata al suo culto, e se siffatto sovrano dominio in forza dei meriti preziosissimi e della pienezza della potestà del nostro divin Salvatore Gesù Cristo è tutto volto al nostro spirituale vantaggio, mi è facile brevemente dimostrare che mercè della consecrazione la chiesa diventa inesauribile tesoro delle divine benedizioni. Presso gli Ebrei, la cui religione era figurativa dei misteri di grazia, e rappresentava le benedizioni spirituali sotto la forma de' temporali beneficii, il Tempio era il luogo in cui il Signore si piaceva di esaudire le preghiere del suo popolo per liberarlo da tutte le sventure e per ricolmarlo di ricchezze e di prosperità terrene. Ma sotto la legge di grazia, il sacro tempio è il luogo dove il Salvatore si compiace diffondere tutte le dovizie spirituali dell'immensa sua carità. È infatti specialmente nella chiesa dove Gesù Cristo mediante il sacro ministero {112 [114]} da Lui istituito edifica continuamente la società dei suoi fedeli, ascolta ed esaudisce le preghiere del suo popolo, e guida le anime per la via della santità all'acquisto della gloria sempiterna. Nel tempio a Dio sacro sta continuamente preparato il santo fonte battesimale, e i pargoli concepiti e nati nella iniquità qui rinascono alla vita spirituale e celeste. Nel tempio il sacro pastore conferma col crisma della salute i figliuoli di Dio, onde farli crescere, corroborarli nella santità e renderli cristiani perfetti. Nel tempio Cristo stesso nella persona dei suoi sacerdoti siede nei tribunali di riconciliazione e proscioglie dalle loro colpe i battezzati, che ebbero la sventura di perdere la stola della soprannaturale giustizia. Gesù sull'altare si offre all'Eterno suo Padre ostia viva di propiziazione e di salute, ed ai singoli che a Lui si uniscono nella santa oblazione largisce in abbondanza i frutti di redenzione; Egli si fa cibo ed alimento soprasostanziale de' suoi amici, ne impingua lo spirito, e li prepara alla beata immortalità. Egli ne' sacri ciborii stassi di continuo a ricevere le preghiere, le visite, le adorazioni dei cattolici, e invita a sè tutti quelli, che sono affaticati ed aggravati, con promessa certissima di conforto e di ristoro. {113 [115]} I fedeli quaggiù sulla terra hanno bisogno della parola di Dio come di pane vitale, e questo pane è distribuito in copia nel sacro tempio. Qui vengono i parvoli e trovano la sapienza che li istruisce, li illumina, li dirige, qui vengono gli adulti e trovano ancora la sapienza, che col suo latte e col suo vino della verità e del celeste amore li nutre e li avvalora, qui vengono i dubbiosi e i bisognosi di consiglio nelle ardue contingenze della vita, e trovano sempre il Maestro divino che li rinfranca ne' buoni propositi, e segna loro la via che devono battere per iscansare i pericoli, e giugnere alla patria dei Santi, qui vengono i tribolati e gli oppressi e ricevono le più pure consolazioni, gustano un saggio soavissimo di celeste felicità. In questo luogo di grazia e di benedizione convengono i fedeli di ogni linguaggio formanti un solo corpo mistico, qui i poveri e i ricchi, i nobili ed i plebei, i saggi e gli idioti sono accolti collo stesso favore, colla stessa liberalità, poichè son tutti figli dello stesso Padre di famiglia, che è Dio, son tutti fratelli di Gesù Cristo. Si può dire che la serie dei riti augusti della dedicazione del tempio è una continua dimostrazione di questa verità, cioè che il tempio consacrato al divin culto è {114 [116]} il luogo prescelto dal Signore a diffondere i suoi benefizii. Il vescovo infatti, descritte sulla cenere le lettere greche e latine, esprimenti la comunione di tutte le genti cattoliche, asperge coll'acqua benedetta le pareti interiori del tempio, prega e dice: «O Dio che santifichi i luoghi che vogliono dedicarsi al tuo Nome, effondi sopra questa casa di orazione la tua grazia, affinchè tutti quelli che qui t'invocano esperimentino l'effetto della lua misericordia.» Se la fede, la speranza e la carità sono le virtù sovrane in cui è posta la vita soprannaturale, queste si ingenerano e crescono nell'animo del Cristiano per la grazia che precipuamente nel sacro Tempio è impartita, e tale è appunto nella dedicazione il significato della profusione dei sacri olii, con cui le porte, le pareti e l'altare s'inungono, dei cerei che nel circuito interiore del tempio e sulla pietra dell'altare ardono moltiplicati e dell'incenso che in gran copia abbrucia, si svolge in globi vorticosi, e sale in odore di soavità al Signore.

            6. Ma nel mirabile ordinamento della provvidenza suprema le cose inferiori per le superiori sono governate. Quindi siegue che la corte celeste è quella che si interessa pel vantaggio degli uomini ancora {115 [117]} viatori sulla terra, acciocchè arrivino a conseguire l'eredità della salute; e intercede loro da Dio, e da Gesù Cristo l'abbondanza dei superni aiuti. Ora, anche siffatta comunicazione dei fedeli coi celesti comprensori ha luogo in particolar modo nel tempio a Dio consecrato. Egli è perciò che il vescovo consecratore invoca tutti gli Angeli e i Santi del Cielo, nell'atto di inungere col crisma benedetto le pareti del tempio, e dice: «Sia santificato e consecrato questo tempio nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, in onore di Dio, della gloriosa Vergine Maria e di tutti i Santi. Egli è perciò che rappresenta gli Angeli come quelli che nella chiesa abbruciano gli incensi all'Altissimo, offrono cioè a Lui le orazioni dei fedeli, e ripete l'antifona: «Ascese per man dell'Angelo il fumo degli aromi al cospetto dell'Altissimo: stette l'Angelo presso l'altare del Tempio, avente in mano il turibolo d'oro, e gli fu dato molto incenso, e salì il fumo degli aromi al cospetto di Dio.» Egli è perciò che sotto l'altare ei colloca le reliquie dei santi martiri, e supplica che que' gloriosi, i quali trionfarono con Cristo, soccorrano ne' spirituali combattimenti i fedeli ancor militanti sulla terra. Egli è {116 [118]} perciò che il sacro antistite, dopo avere invocato sul nuovo tempio il nome santo di Dio, mette il tempio medesimo sotto il patrocinio di Maria che è la Madre di Dio e la Madre nostra, la nostra potentissima avvocata, la dispensatrice di tutte le grazie. Di tal modo il tempio consacrato diventa il gazofilaccio delle celesti benedizioni, non solo perchè è la casa di Dio, di Gesù Cristo, dell'Emanuele, cioè di Dio con noi, ma eziandio perchè quivi concorrono tutti i celesti intercessori a raccogliere le nostre preghiere, e ad ottenerci i più preziosi divini favori. Questo Tempio poi, della cui consecrazione di presente ci rallegriamo, è in particolar modo il tesoro delle grazie celesti perchè è dedicato espressamente in onore di Maria Vergine Ausiliatrice, e quindi è guardato da Lei con occhio di specialissima predilezione. La gran Regina già dimostrò quanto aggradisse l'erezione di questo magnifico Tempio, poichè si può dire che Ella stessa colla frequenza e magnificenza de' suoi favori all'ingente spesa della fabbrica e degli adornamenti del medesimo provvedesse. O Maria, noi siam sicuri, che come promoveste, e con ogni maniere di grazie conduceste a buon termine l'innalzamento di questa nobilissima mole, così ora che {117 [119]} a vostro onore è solennemente dedicata, farete in essa risplendere più che mai la vostra clemenza; prenderete vieppiù sempre sotto la vostra tutela il piissimo vostro servo, che da voi ispirato si accinse alla grande impresa di edificare questa chiesa, nè risparmiò cure e fatiche finchè con sommo suo gaudio non la vide compiuta, assisterete con materna tenerezza la numerosa gioventù che, dal medesimo vostro servo, per sentimento di carità, raccolta in collegi e seminari ed oratorii da lui saviamente diretti, si dedica ai buoni studii, all'esercizio delle arti, ed alle pratiche di nostra sacrosanta religione; accoglierete con benignità tutti quelli che in questo Tempio, d'innanzi al vostro altare verranno con fiducia ad onorarvi, a pregarvi, a mettersi sotto le ali dell'onnipotente vostra protezione; farete infine succedere alle molte e gravi, pubbliche e private calamità, la tranquillità dell'ordine domestico, sociale e religioso.

            7. Io non aggiungo di più, riveriti uditori, per dimostrarvi che il tempio mercè dei riti della vera religione consacrato, è la casa di Dio e di Gesù Cristo, è il tesoro delle superne benedizioni. Quanto vi ho detto finora basta abbondantemente a mettere in piena luce queste due grandi verità, {118 [120]} e ad eccitarci a ringraziare il Signore che per la consecrazione di questo Tempio ha voluto dare nuovo argomento della bontà colla quale egli si piace di farsi nostro concittadino, e quasi dissi nostro famigliare, ed è non solo pronto, ma ardentemente desideroso di comunicarci i suoi benefizii. Conchiuderò con dire che sta a noi di corrispondere alla ineffabile sua bontà, rispettando il sacro tempio, dandoci premura di visitare nel tempio il nostro clementissimo Dio, l'amabilissimo Salvatore, la tenerissima nostra madre Maria, apprezzando, cercando e conservando le divine benedizioni. Oh riflettiamo, amatissimi, che il sacro tempio è quaggiù sulla terra l'immagine e il vestibolo della Gerusalemme trionfale. Felici noi se animati da viva fede, da ferma speranza, da fervida carità ci compiaceremo di abitare nella casa del Signore! Qui faremo tesoro di abbondantissime grazie che ci renderanno esatti nell'adempimento della divina legge, ansiosi di partecipare degnamente ai divini misteri, vittoriosi di tutti i nostri spirituali nemici per tutto il corso della vita mortale, e con questo ci meriteremo di entrare in cielo ad abitare coi Santi, cogli Angeli, con Maria Santissima, ed a vedere, possedere, godere con loro l'Essere {119 [121]} infinitamente perfetto, Dio Uno e Trino, il nostro Creatore, Redentore, Santificatore ed anche il nostro Glorificatore per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

 

 

Dell'importanza e delle condizioni dell'Insegnamento Cattolico.

 

            Grande ed augusta è la solennità della dedicazione di un sacro tempio, poichè per essa il recinto coi religiosi riti consacrato viene sottratto ad ogni uso profano e costituito casa di orazione, porta del cielo, abitacolo santo e terribile della Divinità. Ma questa dedicazione se per se medesima è degna di tutta venerazione, essa è ancor più sublime e gioconda in quanto esprime la santificazione del popolo fedele. Come infatti il tempio materiale mediante le mistiche cerimonie, le sacre unzioni, e le molteplici preghiere del vescovo e de' sacerdoti viene purificato e preparato per l'esercizio del culto divino, così ogni cristiano individualmente, e tutto insieme il popolo fedele viene mercè dei Sacramenti, {120 [122]} delle soprannaturali virtù, e delle pratiche di pietà consecrato siccome tempio vivo dello Spirito Santo. Tale è l'insegnamento dell'apostolo Paolo, il quale scriveva ai fedeli di Corinto: «Non sapete voi, che siete tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi? (I, ad Chor. c. 3).» Io pertanto pieno di questa altissima idea mentre mi unisco a voi, riveriti uditori, partecipando del gaudio, di che vi sentite inondati per lo splendore di questo nuovo tempio innalzato a gloria di Dio, e ad onore dell'alma Vergine Maria potentissima nostra Ausiliatrice, e per la dedicazione del medesimo testè fatta colla massima pompa del cattolico rito, giudico opportunissima cosa invitarvi a riflettere al dovere che vi stringe di dare opera ad innalzare e consolidare in voi stessi e ne' prossimi vostri il mistico tempio della soprannaturale giustizia. Vuolsi notare che il tempio materiale può in breve essere condotto a termine, e che invece lo spirituale non può essere compiuto quaggiù sulla terra, sicchè bisogna che noi continuiamo a lavorare per farlo sorgere a sempre maggior altezza e ognor più decorarlo, secondo l'oracolo del Dottor delle genti: «Voi siete edifizio di Dio, ma badi ognuno al modo con cui innalza la fabbrica (v. 9-10). Se {121 [123]} mi chiedete, ascoltatori umanissimi, in qual maniera ciò si debba e si possa da voi eseguire, vi rispondo subito: potete e dovete ciò fare col conservare e crescere in voi e ne' prossimi vostri la vita soprannaturale della fede, poichè la fede è il fondamento posto in noi da Gesù Cristo onde vi edifichiamo sopra la nostra salute; e intanto altri edifica sopra la fede, in quanto corrispondendo alla grazia celeste coll'affetto e colle azioni adempie ciò che dalla fede viene insegnato ed imposto. Fate che la dottrina della fede sia lume che rischiari la vostra mente, e lucerna che dirigga i vostri passi, adoperatevi perchè tutto il popolo non altronde pigli norma de' suoi giudizi e delle sue azioni che dalla dottrina della fede, e voi allora potrete gloriarvi nel Signore di edificare efficacemente in voi stessi e ne' prossimi vostri il tempio vivo dello Spirito Santo. Ma ahi! che specialmente a dì nostri il padre della menzogna per abbattere nel popolo cattolico l'edifìzio spirituale, e impedire che desso sorga e si raffermi nell'animo delle crescenti generazioni rompe guerra alla religiosa istruzione, e si sforza di privare in particolar modo i fanciulli e gli adolescenti di questo latte, e di questo pane di eterna vita. Ed ahi! troppo spesso il {122 [124]} maligno riesce nell'abbominevole intento. Io quindi a sventar col divino aiuto l'orribile insidia mi assumo dapprima di provare la somma importanza dell'insegnamento religioso per la retta istituzione della cattolica gioventù, poscia di additare le condizioni da cui l'insegnamento stesso dee essere accompagnato perchè produca i preziosi suoi frutti.

            1. Non vi fu mai tempo, in cui si desiderasse e si favorisse tanto l'istruzione della gioventù quanto di presente. Si vuole che i fanciulli anche i più poveri imparino a leggere, apprendano il modo di mettere in carta i loro pensieri, sappiano eseguire le prime operazioni dell'aritmetica, conoscano almeno i fatti principali della storia, e non siano al tutto digiuni di fisica, di geometria, di disegno, e di molte altre scientifiche discipline. A tale scopo si moltiplicano scuole pei figli e per le figlie non solo nelle città e nelle popolose borgate, ma perfino nei più oscuri villaggi, e si procura che anche per quelli i quali debbono nelle ore diurne, e lungo il corso della settimana attendere all'esercizio delle arti e dei mestieri, non manchino le scuole serali e festive. Non è poi a dire quanto sia l'impegno di provvedere onde i giovani che vogliono applicarsi alle {123 [125]} lettere ed alle scienze trovino la maggiore opportunità di fare la loro carriera. Per loro ginnasii e collegi, licei, università ed accademie, per loro testi appositamente elaborati e professori distinti, per loro programmi di studii molteplici ed estesi, per loro sussidii e premi, per loro infine ogni maniera d'incoraggiamento e di sollecitudini pubbliche e private. Così cercasi sbandire da tutte le menti l'ignoranza, e diffondere in tutti la luce della scienza e della civiltà, lo certamente non riprovo, nè avverso sì grande premura di estendere a tutti il beneficio della istruzione, ma dico che la dottrina della religione dee tenere il primo posto sopra ogni altro ramo di insegnamento non meno pei fanciulli che per gli adulti, non meno per le umili scuole del volgo che per gl'istituti più elevati della colta gioventù; dico che tutti gli studii devono essere in perfetto accordo colle dottrine cattoliche, sicchè, invece di urlare con esse, vengano anzi dalle medesime illustrati e diretti; e ciò perchè la cognizione dei grandi insegnamenti di nostra religione sacrosanta è incomparabilmente più importante d'ogni, ultra umana coltura, e perchè gli studii delle lettere e delle scienze, ove non sieno in armonia cogl'infallibili dettami della {124 [126]} fede, invece di rischiarare la mente, la ottenebrano, invece di dirigere ed avvalorare la volontà, la pervertono e la svigoriscono, invece di giovare, riescono di gravissimo detrimento.

            2. A penetrare le verità di queste sentenze avvertite, amatissimi uditori, che l'importanza di una dottrina si deduce dall'eccellenza degli oggetti intorno ai quali versa, dal dovere che gli uomini hanno di impararla e di consentirvi, e dai vantaggi che essa arreca a quelli che coll'adesione della mente e della volontà vi si conformano. Sotto tutti questi rispetti è incontrastabile che la dottrina cattolica ha un'importanza maggiore senza confronto di quella di qualsivoglia altra più nobile e celebrata disciplina.

            3. Fin da primi loro anni i fanciulli si veggono aperte innanzi due scuole, la prima nella casa del Comune, dove sono chiamati ad imparare a leggere, la seconda in seno alla famiglia e nel sacro tempio, dove dalla bocca della madre e dal sacerdote apprendono il catechismo. Quale di queste due scuole è più importante? La prima è senza dubbio da apprezzarsi perchè porge al giovinetto un mezzo potente di studiare, gli apre, a così dire, la porta della scienza, ma la seconda, {125 [127]} è manifestamente di motto maggior rilievo, poichè essa mette a dirittura il fanciullo in possesso della verità celeste. Quella ha ragione di mezzo, questa di fine, quella perciò a questa dee essere subordinata. E siccome la lettura è bensì mezzo di acquistare la scienza, ma non unico, potendo benissimo supplirvi l'insegnamento orale, ne consegue da un lato che la scuola orale del catechismo, che si fa in famiglia e nel sacro tempio, ritiene sempre tutta la sua importanza e basta da se medesima a raggiungere il suo scopo di istruire le tenere menti dei parvoli nelle verità religiose, e dall'altro lato che la scuola della lettura in rapporto all'educazione religiosa non ha valore se non in quanto serve all'educazione medesima, e diventa inutile, anzi nociva quando o non giova ad aiutare i giovinetti ad imparare e ritenere i documenti della fede e della morale, o porge occasione di spirituale pervertimento. Laonde i parenti e tutti quelli che hanno fanciulli da istruire e da educare debbono essere assai più impegnati d'insegnar loro a viva voce il catechismo, e di condurli nella casa del Signore ad ascoltare la spiegazione delle verità religiose, che non di mandarli ad imparare le lettere dell'alfabeto e ad addestrarsi nella {126 [128]} lettura. Un giovinetto se in casa ed in chiesa venne istruito nelle massime principali della religione e abbracciolle col fermo consenso della mente e col vivo affetto del cuore potrà provvedere anche senza lettura ai suoi bisogni morali e religiosi, ed ove divenga capace di leggere si servirà della lettura come di un mezzo opportuno per istudiare ed approfondire ognor più le massime stesse con grande suo spirituale vantaggio. Ma se nè in casa fu nudrito del latte della sana dottrina cattolica, nè in chiesa recossi ad apprendere i precipui documenti della religione, ancorchè sappia leggere correrà grave pericolo o di non voler leggere il catechismo, o di non intendere a dovere quello che legge, o di assorbire da letture perverse il veleno dell'errore e della iniquità.

            4. Proseguendo nella carriera degli studi i giovani si applicano alle lettere ed alle scienze profane. Ma di che cosa trattano queste? Non d'altro che degli esseri contingenti e finiti, o dei rapporti onde questi esseri sono tra di loro coordinati, o degli interessi umani. Non sono a dispregiarsi questi oggetti, ma non potino nemmeno paragonarsi colla eccellenza degli oggetti intorno a cui versa la religione, la quale, secondo che si esprime 1'Angelico, non {127 [129]} parla che di Dio, e delle cose finite in quanto si riferiscono a Dio come a loro principio e a loro fine. Quale può egli neppure immaginarsi oggetto più nobile ed eccellente, a cui applicare la mente umana, di Dio che è l'essere necessario, eterno, immutabile, giustissimo, buonissimo, sapientissimo, infinitamente perfetto, di Dio che è la causa prima di tutte le cose, il padrone assoluto, il governatore provvidentissimo dell'universo? Nè la religione si eleva alla cognizione e contemplazione di Dio colle sole forze limitate ed incerte della ragione umana, ma s'innalza sublime mercè del lume celeste della fede a riconoscere ed adorare i misteri della natura divina da Dio stesso rivelati, la sussistenza cioè nell'unità della essenza infinita delle tre Persone divine realmente distinte, vale a dire del Padre che genera ab eterno il Figliuolo a Lui uguale e consostanziale, del Padre e del Figliuolo che spirano con spirazione di carità ineffabile lo Spirito Santo, Dio anch'esso come il Padre ed il Figliuolo. La religione ci fa pure conoscere le altissime operazioni di Dio, la creazione per la quale con un fiat onnipotente. Ei trasse dal nulla ad esistere tutte le cose ed assoggettolle con sovrana sapienza a leggi impreteribili; l'Incarnazione {128 [130]} del Verbo divino e la Redenzione da esso consumate per la salvezza dell'uomo, il quale creato innocente e decorato della grazia santificante, invece di stare nella verità, avea rotto indegnamente il comando, che a riscuotere da lui l'omaggio della sudditanza eragli stato imposto dal Signore, ed avea perciò meritata la eterna condanna; la santificazione, che è la diffusione dei doni dello Spirito Santo nella Chiesa da Gesù Cristo fondata, e negli uomini che a Cristo ed alla sua Chiesa vivono congiunti coi vincoli della fede e della carità. Tutte queste eccelse verità senza disquisizioni ed ambagi, con tutta facilità e certezza vengono mercè del religioso insegnamento apprese e possedute anche dal popolo più semplice, e dai fanciulli appena giunti all'età della discrezione, talchè questi stessi fanciulli istruiti nel catechismo avanzano di lunga mano i sapienti più vantati dell'antichità, e sono a gran pezza più innanzi nel possedimento della verità che non tutti i superbi filosofanti del secolo, i quali cadono in tanta stoltezza da pretendere che la vera scienza non sia già posta nel possedere la verità, ma nel cercarla angosciosamente, e nel perpetuamente dubitarne.

            5. Se ora ci volgiamo a considerare {129 [131]} l'importanza dello studio della vera religione dal lato del dovere, troviamo nuovamente che l'insegnamento religioso cattolico è sovra ogni altro il più importante, perchè nessuno ve n'ha che al pari di esso sia doveroso ed obbligatorio, o si riguardino i rapporti che stringono l'uomo a Dio, o si osservi il fine ultimo cui l'uomo deve con ogni sforzo procacciare di raggiungere e di conseguire. Dio è verità per essenza, e noi siam fatti per la verità, Dio è il maestro supremo degli uomini, fornito essenzialmente di infallibilità e di infinita autorità; dunque l'uomo per intimo dettame di natura, e per legge positiva di Dio rivelante è tenuto di sottomettere a Dio stesso la propria intelligenza, è obligato di imparare e conservare nel suo cuore gl'insegnamenti di lui, almeno in quella misura che è richiesta da' proprii spirituali bisogni; è obbligato a credere con ogni fermezza le verità divinamente rivelate secondo che gli sono proposte dal magistero della Chiesa a tal uopo della infallibilità e dell'autorità di Dio medesimo rivestita. Un uomo, che si rifiutasse di assoggettare la sua ragione alla parola divina, che non si curasse di ascoltarla e di farne tesoro nell'animo, un cristiano che non volesse prestare intero assenso {130 [132]} alle dottrine soprannaturali dalla Chiese come tali definite e dichiarate, sarebbe un empio che osa fare insulto all'Eterno, uno stolto che disprezza la sapienza, un ribelle, che avversando la Chiesa rompe guerra al divin Verbo incarnato, da cui la Chiesa fu stabilita. La stessa obbligazione di apprendere ed accettare con pieno consenso le verità religiose, che furono da Dio rivelate, appare strettissima eziandio se si riflette che l'uomo non può raggiungere l'ultimo suo fine senza essere illustrato e guidato dalla luce delle medesime verità. Ponno disconoscere questa obligazione que' miserabili, i quali sono involti in tanta spirituale tenebria da negare la spiritualità dell'anima umana e la sua immortalità, e persuadersi che l'uomo non è che un bruto, il quale dopo avere compiuto il breve giro della vita tra i dolori e i godimenti del senso, muore e rientra nel nulla. Ma questi sciagurati la Dio mercè son pochi, e fatti segno alla generale abbominazione. Tutto il popolo crede fermissimamente il dogma fondamentale che l'uomo col morire non fa che disciogliersi, separandosi la di lui anima dal corpo a cui era unita, che se il corpo per tale separazione rimane senza vita, vive però sempre l'anima, e che verrà giorno {131 [133]} in cui ricongiungendosi per divina virtù l'anima stessa al suo corpo, l'uomo risorgerà per vivere una vita immortale. Tutto il popolo non solo crede che l'uomo vivrà eternamente, ma tiene con tutta certezza che il fine per cui l'uomo venne creato da Dio e redento da Gesù Cristo si è che egli compiendo i suoi religiosi doveri si meriti sulla terra, e raggiunga in cielo un'eternità beata. E quali sono questi religiosi doveri, il cui adempimento è per gli adulti condizione indispensabile onde meritare ed ottenere la beatitudine sempiterna? Siffatti doveri sono molti, e tra essi primeggiano la fede soprannaturale, poichè senza fede è impossibile piacere a Dio, l'osservanza dei precetti divini ed ecclesiastici, poichè questi segnano la via unica che guida al cielo, la partecipazione divota dell'augustissima Eucaristia secondo l'oracolo del Salvatore: Se non mangerete la carne del Figliuol dell'uomo non avrete in voi la vita (Io. c. 6). Ma certa cosa è che niuno può credere esplicitamente alcuna verità se prima non l'ha imparata, non può eseguire alcuna legge, se prima non l'ha conosciuta, non può ricevere colle dovute disposizioni l'augustissimo Sacramento se prima non ne apprese il grande mistero. Dunque come ogni cristiano, così {132 [134]} tutti i giovani arrivati al libero uso della ragione devono essere sovrammodo solleciti di venire in cognizione di queste cattoliche dottrine indispensabili per conseguire l'ultimo fine. E di ciò denno essere premurosissimi anche i genitori e i superiori tutti ai quali corre gravissimo debito di provvedere per la spirituale salvezza dei oro figliuoli e dipendenti. Siccome poi la misura della cognizione delle cattoliche verità, che ciascun cristiano è obbligato di acquistare per salvarsi, varia a seconda dello sviluppo intellettuale dei singoli individui, degli impegni religiosi, domestici, sociali che ciascuno assume, e dell'opportunità di attendervi, consegue che se i fanciulli fin dalla più tenera età devono applicarsi allo studio del catechismo, ciò devono fare con maggiore ampiezza i giovani mano mano che crescono negli anni, prendono parte ai molteplici negozii della vita, e incontrano gli ostacoli e i pericoli che in questo mondo accompagnano sempre la pratica della virtù cristiana; consegue che se debbono imparare le verità della fede e della morale cattolica i giovani rozzi ed illetterati, tanto più devono ciò fare quelli che hanno acquistata la capacità di leggere valendosi di questo mezzo per addentrarsi da vantaggio nello studio della {133 [135]} dottrina religiosa; consegue che fa eletta gioventù dedita alle lettere ed alle scienze dee metterò in cima d'ogni suo studio quello della nostra sacrosanta religione, poichè egli è con questo studio fatto nei debiti modi che essa può e dee rendersi ognor più degna della celeste patria, e abilitarsi a correre vigorosamente la via che alla medesima conduce. Ah! se un giovane imparasse anche tutte le scienze e le arti, e così si acquistasse gran nome, grandi ricchezze, grandi onori nel mondo, ma ignorasse, o troppo imperfettamente conoscesse la scienza sovraeminente della vera religione, costui d'innanzi a Dio non sarebbe più che uno stolto, il quale fabbrica la sua casa sull'arena, e al sopravvenire della procella se la vede rovinata e distrutta, poichè tutte le cose del mondo passano come ombra, e l'uomo per l'eternità non può trar giovamento che dall'amore con cui fece in sè tesoro delle dottrine della divina sapienza, e praticò i dettami dalla stessa sapienza ricevuti.

            6. Questo dovere principalissimo di attendere allo studio della cristiana religione, ove sia rettamente eseguito, produce si grandi vantaggi anche durante il corso della vita presente, che questi basterebbero da sè soli a dimostrare essere tale {134 [136]} studio sovra ogni altro necessario ed importante. E per fermo lo studio delle verità religiose non tende a sviluppare l'una o l'altra facoltà umana, ma a santificare tutto l'uomo. Si dice a buon diritto che la scienza morale vince in importanza tutte le scienze e le arti, perchè mentre queste coi loro principii non regolano che una classe di azioni umane, quella ha il nobilissimo incarico di regolarle tutte secondo i principii del giusto e dell'onesto. Il perchè può bensì accadere che taluni sieno, a mo'  di esempio, buoni fisici, buoni architetti, buoni pittori, senza che perciò sieno buoni uomini, ma non può avvenire che alcuno conformi tutte le sue azioni alle regole della morale senza che sia veramente un uomo buono. Ma questo che si afferma meritamente della morale, dee con ragione senza confronto maggiore asserirsi dell'insegnamento cattolico, il quale non solo tende a formare un uomo naturalmente buono, ma un buon cristiano. Tale insegnamento accompagnato com'è dalla grazia releste, illumina l'intelletto e ne regola i giudizii conformemente alla dottrina da Dio rivelata, dirige la volontà e ne modera le compiacenze, i desiderii, i timori, l'amore secondo la legge da Dio promulgata ed imposta, infrena le passioni {135 [137]} perchè non soverchino la retta volontà, ne salgano ad intenebrar la ragione, ordina tutte le azioni esteriori perchè corrispondano alla sopranaturale giustizia dell'uomo interiore. Può mai concepirsi vantaggio di questo più prezioso e desiderabile?

            Considerate, riveriti uditori; che nella fanciullezza e nell'adolescenza, che sono gli stadii dell'umano sviluppo, importa assaissimo che le potenze in sul primo loro svolgersi piglino quell'atteggiamento, nel quale consiste l'abito della virtù, poichè gli abiti acquistati in giovinezza, sieno essi buoni, oppure cattivi, difficilmente si cangiano per tutto il corso della vita giusta la sentenza dello Spirito Santo; «il giovane non abbandonerà neppure nella sua vecchiezza la via sulla quale si è incamminato.» Ora l'insegnamento religioso è il mezzo efficacissimo di conservare e crescere nell'animo giovanile tutti gli abiti della cristiana virtù. Quando il fanciullo in famiglia, nel tempio, in iscuola apprende il catechismo come dottrina da Dio rivelata, vi sottomette la ragione, e quindi fa la professione di sua religiosa credenza, riduce all'atto l'abito della fede statogli infuso nel santo Battesimo, coopera all'accrescimento in sè di questo abito stesso, donde {136 [138]} in lui deriva per una parte grande facilità di rinnovare e frequentare gli atti che vi corrispondono, e per l'altra parte viva ripugnanza a tutto quanto colla fede contrasta. Quando il fanciullo aiutato dalla fede leva il suo pensiero al Paradiso preparato a quelli che amano e servono il Signore, e lo abbassa all'inferno in cui saranno per sempre tormentati i cattivi, si sente attirato dalla brama del premio sempiterno, e impaurito dall'idea degli eterni castighi; rinforza così gli abiti della santa speranza e del divino timore, a cui tengono dietro l'inclinazione e l'affetto alla santa preghiera. Rappresentandosi poi al fanciullo l'infinita bontà di Dio, la di Lui bellezza inenarrabile, e l'inesauribile di Lui misericordia, egli apre il cuore alla carità, moltiplica gli atti di questa regina delle virtù, l'abito della medesima divinamente ricevuto in sè aumenta e rinvigorisce, e rendesi per tal maniera dolce e cara la pratica della religione, che è un continuo esercizio di carità. Così disposto il giovinetto sente l'autorità e la forza dei precetti di Dio e della Chiesa nel mentre stesso se li imprime nella memoria, vi sottopone la volontà, si determina ad eseguirli; e se gli avviene di trasgredirli anche leggermente, comprende di aver violato il {137 [139]} proprio dovere e ne prova dolore e confusione. Con questa sua condotta acquista tutti gli abiti della virtù che gli rendono il giogo della legge soave e leggero. Mano mano che cresce negli anni e aumenta i suoi rapporti col prossimo, che muove incontro ai pericoli del mondo ed esperimenta le lusinghe delle passioni, trova nell’insegnamento religioso la norma più sicura, seguendo la quale, dà a tutti ciò che loro è dovuto, regge con cautela e previdenza le proprie azioni, vince gli ostacoli della virtù, donna i disordinati appetiti, e si forma gli abiti della giustizia, della prudenza, della fortezza e della temperanza. Felice il giovinetto che comincia la carriera della mortale sua vita illuminato, guidato, sorretto dal cattolico insegnamento! Egli crescerà siccome novella piantagione di oliva nel campo del Signore, e sarà come gentile arboscello piantato lunghesso la sponda del fiume che sorge vigoroso e a tempo opportuno produce abbondanti e saporosi i suoi frutti. Ove tutta la gioventù fosse cristiana mente istruita ed educata, questi preziosi vantaggi si propagherebbero nelle famiglie e i genitori avrebbero nei figli divoti, morigerati, obbedienti, operosi, casti, mansueti le più care consolazioni, e vedrebbero {138 [140]} sotto il domestico tetto albergare la pace e la prosperità; si propagherebbero nella società civile, nella quale la virtù religiosa metterebbe profonde radici, fiorirebbero la giustizia e la purezza del costume, la tranquillila dell'ordine e la mutua benevolenza, la subordinazione ai superiori, e l'esatto adempimento di tutti i doveri.

            7. Quanto è importante l'insegnamento religioso cattolico per la retta istituzione della gioventù, altrettanta dee essere la premura di somministrarlo in tutta la sua integrità e purezza, di riceverlo con docilità, di favorirne e secondarne l'efficacia; altrimenti esso o si corromperebbe e cangerebbesi in mortifero veleno, o si rimarrebbe negletto ed infruttuoso. Condizione indispensabile affinchè siffatto insegnamento ritenga tutto lo splendore dell'intrinseca sua verità si è che venga impartito dal magistero della Chiesa Cattolica. Voi lo sapete, riveriti uditori, che qui non si tratta di opinioni umane, ma di verità rivelate dalla bocca stessa di Dio, di verità che sono in se stesse immutabili, e che devono nella loro incrollabile fermezza essere il fondamento di tutto l'edifizio dell'umana santificazione. Con questo insegnamento non si cerca già la verità, ma si comunica alle menti, perchè vi aderiscano {139 [141]} con tutta la pienezza del loro consentimento. Ma a chi mai Dio diede il diritto, e impose il dovere di custodire sempre inalterato il deposito di queste verità, e di insegnarle a tutte le genti? Non ad altri fuorchè alla sua Chiesa, vale a dire al Capo supremo visibile di essa che è il romano Pontefice, ed ai vescovi a lui uniti e subordinati. E appunto perchè a questa Chiesa aveva affidato sì alto magistero il Divin suo fondatore, le mandò lo Spirito Santo che abitasse in Lei per tutti i secoli, le insegnasse ogni verità, e le comunicasse il dono della infallibilità congiunto colla massima autorità, onde da un lato la di lei parola portasse con sicurezza negli animi la luce della celeste dottrina, e dall'altro lato con pieno diritto obbligasse le menti a piegarsele d'innanzi docili ed ossequiose. Pretendere pertanto di attingere altronde che dal magistero della Chiesa Cattolica l'insegnamento religioso è un ribellarsi al decreto solenne della sopranatural Provvidenza e precipitarsi nella estrema rovina. L'esperienza di omai dieci nove secoli ha dimostrato che quelli i quali dalla Chiesa e dalla sola Chiesa ricevono l'insegnamento religioso mantengono inviolata l'unità della fede e la santità dellamorale, e che quelli invece che dipendono {140 [142]} in fatto di religiosa istruzione dai sapienti del secolo si avvolgono in una spaventosa incertezza, si lasciano agitare dalle tumultuanti passioni, le quali quando prevalgono pretendono impor leggi alla verità stessa, e mutarla a capriccio, ond'è che essi modificano le proprie credenze, rigettano oggi quello che veneravano ieri, e viceversa oggi abbracciano quello che ieri condannavano, a dir breve ripudiano la dottrina Cattolica e voltate le spalle a Gesù Cristo si abbandonano in balia del padre della menzogna. Questo è gravissimo documento per tutto il popolo, il quale non dee ricevere da altri che dalla Chiesa l'istruzione religiosa, e deve respingere da sè qual demonio tentatore chiunque, ancorchè vestisse le forme di angelo celeste, gli volesse persuadere massime alle dottrine della Chiesa contrarie. Sovratutto questo documento dee serbarsi profondamente impresso nell'animo dai genitori, e da quanti hanno giovanetti da far istruire ed educare. Essi debbono usare somma vigilanza per non mandare gli adolescenti a pendere dal labbro di un falso dottore, il quale sotto il vano pretesto della scienza e del progresso ardisse istillare ne' suoi ascoltatori non la verità divina, ma il veleno dell'eresia e della empietà. Gl'inesperti giovinetti correrebbero {141 [143]} evidente pericolo di perdere la fede, e i parenti e i superiori sarebbero responsali in faccia a Dio di non avere impedito come dovevano sì deplorabile pervertimento.

            8. Perchè il popolo e in ispecie la gioventù impari e ritenga in tutta la sua purezza la dottrina cattolica si richiede non solo che questa si riceva dal magistero infallibile della Chiesa, ma di più che si accolga con animo docile e sottomesso. L'ossequio dell'intelletto alle dogmatiche e morali definizioni della Chiesa docente è un punto anch'esso capitale della dottrina Cattolica. Nè può essere altrimenti poichè intanto noi aderiamo all'insegnamento della Chiesa, in quanto siam certi che questa Chiesa è l'organo per cui parla lo Spirito Santo, è la colonna e il firmamento della verità celeste, e che la di lei parola è la parola stessa di Dio.

            Ciò ammesso, negare pronto e intero consenso alle decisioni della Chiesa sarebbe contraddire agli oracoli di Dio verità sostanziale ed assoluta, e pretendere nella profonda nostra ignoranza di sorgere a disputare coll'infinita Sapienza. So che il mondo fa sentire il ruggito dell'offeso suo orgoglio contro questa indeclinabile obbligazione dei cattolici, e grida che la Chiesa costringendo i suoi figliuoli ad accogliere {142 [144]} senza discussione e riserva i di lei insegnamenti, inceppa le intelligenze, favorisce l'ignoranza e la superstizione, osteggia il progresso degli studi e della scienza. Ma il mondo con tutto questo scalpore rinnova di presente l'insidia già tesa dal demonio ai primi nostri parenti. «Mangiate, ei disse loro, mangiate del frutto dell'albero della scienza del bene e del male, senza badare alla proibizione che sotto pena di morte ve ne ha fatta il Signore, poichè se mangerete un tanto frutto, no, non morrete, anzi aprirannosi gli occhi vostri e diventerete come Dei.» Si lasciarono miseramente sedurre Adamo ed Eva, ma qual ne fu la tristissima conseguenza? L'inimicizia di Dio, le tenebre dell'intelletto, il pervertimento della volontà, la ribellione dei sensi, la degradazione morale, la miseria, i dolori, la morte, l'eterna condanna furono il cumulo delle sventure che piombarano sugli infelici prevaricatori, e su tutti i posteri eredi del loro peccato. Similmente accade a quelli i quali sedotti dall'orgoglio presumono di scuotere il giogo soave dell'ecclesiastico magistero, e vogliono col fioco lume della natural ragione giudicare delle verità religiose dalla Chiesa insegnate. Con questo atto di insubordinazione provocano contro {143 [145]} di sè lo sdegno di Dio, millantandosi sapienti diventano stolti, bestemmiano le cose sante che non conoscono, si riempiono di malizia, vengono abbandonati ai turpi desiderii del loro reprobo senso, entrano in lotta con se medesimi e col prossimo, non hanno più pace interiore, producono disordini e desolazioni spaventose, e sono causa a sè e ad altrui di eterna perdizione. La storia dei tempi trascorsi, ed anco i fatti contemporanei ci porgono argomenti non meno dolorosi che incontrastabili di queste amarissime conseguenze della superba presunzione di assoggettare il magistero della Chiesa Cattolica al sindacato dell'inferma intelligenza umana. Abborrite quindi, riveriti uditori, abborrite si grave empietà, e con ciò trionferete di una delle più funeste insidie del mondo maligno, e della potestà tenobrosa. Il popolo semplice, e gl'ingenui giovinetti sieno premurosi di ascoltare dalla bocca del sacro ministro le massime religiose, e in esse con tutta sicurezza si adagino certissimi che le medesime sono verità da Dio rivelate per la nostra santificazione e salute. Anche le persone più colte e i giovani studiosi ritengano che all'uomo, quando Dio ha parlato, non rimane più altro che di adorare, e di magnificare la {144 [146]} infinita Sapienza la quale degnossi farsi nostra maestra. E voi, o giovani, che bramate di penetrare negli arcani delle scientifiche discipline, tenete sempre fisso nella mente che la verità non puote mai essere contraria alla verità, e che perciò, siccome le dottrine dogmatiche e morali dalla Chiesa insegnate sono certissimamente ed infallibilmente vere, qualsivoglia proposizione, per quanto apparentemente sembri appoggiata dagli argomenti della scienza, se si oppone alle sovraccennate dottrine della Chiesa, è indubitatamnete falsa, e dee come tale senz'altra investigazione rigettarsi. Dilettissimi giovani studiosi, gloriatevi di aderire colla semplicità dei fanciulli alle dottrine della tenerissima vostra madre Chiesa santa, e di tal maniera il vostro intelletto non verrà impedito di elevarsi alle più ardue speculazioni, indi anzi per ciò fare con esito felice riceverà meraviglioso aiuto e sicura direzione; poichè la luve della verità religiosa accolta con animo sottomesso e riverente innalza l'uomo a Dio, causa suprema di tutte le cose, gli mostra nella sapientissima provvidenza, nella immutabile giustizia, nell'immensa misericordia di Lui le ragioni dell'ammirabile ordinamento mondiale, e dei grandi avvenimenti che dominano la storia dell'umanità, {145 [147]} gli spiega innumerevoli difficoltà che pur troppo s'incontrano nello studio delle scienze, e non possono dalle sole forze dell'umano intendimento venir dissipate.

            9. Finalmente alla sommissione verso il magistero della Chiesa dee la gioventù studiosa congiungere la pratica della virtù e della pietà se vuol cogliere tutti i vantaggi del cattolico insegnamento. Anche su questo punto rilevantissimo non pochi s'ingannano a' di nostri. Quasichè la dottrina cristiana non fosse che una teoria speculativa, molti si contentano di farla imparare ai giovinetti come qualsiasi altra scienza, nulla curandosi che i medesimi conformino i giudizii, gli affetti, le azioni loro ai doveri, ed alle regole di condotta che dai principii religiosi scaturiscono. Anzi alcuni giungono a distogliere positivamente la gioventù studiosa delle religiose esercitazioni, e la stimolano a correre le vie che il mondo loda, ma la Chiesa riprova. Di tal maniera viene elisa la forza dell'insegnamento cattolico, e il minor male che indi proviene si è di vedere lo insegnamento stesso rimanersi sterile ed ineficace. A comprendere quanto questo modo di procedere sia falso e rovinoso, e come si debba adottare il metodo opposto {146 [148]} è necessario considerare che l'insegnamento religioso non è cosa di ordine naturale, ma soprannaturale, e che desso è un mezzo con cui la grazia celeste vuol condurre il cristiano per la strada della salute finchè le sia dato di arrivare al cielo. Così essendo la cosa, siccome ognuno sa che non basta per andar salvo conoscere le verità religiose, ma bisogna alle verità medesime conformare le opere, e che le accennate verità s'impongono al cristiano quai regole impreteribili della sua condotta; è manifesto che la gioventù cattolica ove non congiungesse allo studio della religione la pratica delle virtù da essa religione volute, non solo non caverebbe alcun vantaggio dal suo studio, ma si ribellerebbe alla grazia che, innalzandola a conoscere le verità della fede, le impone di regolare secondo le medesime gli atti della vita. Veggiamolo col fatto. Ecco un bambino che riceve il gran beneficio della spirituale rigenerazione mercè del santo battesimo. Per la efficacia del sacramento egli viene mondato dalla macchia del peccato d'origine, rivestito della grazia santificante, arricchito degli abiti della fede, della speranza e della carità. Ma insieme con questi sublimissimi doni celesti rimangono in lui i germi del disordine provenienti {147 [149]} dal peccato. Finchè ei si trova nell'età infantile non sa nulla nè delle dottrine religiose, nè dei beni superni, nè dell'infinita amabilità di Dio, e neppure gli deriva alcun danno dalle non ancora sviluppate sue passioni. Egli non è obbligato a far nulla, e per salvarsi gli basta la stola della santità ricevuta nelle sacre onde battesimali. Ma poi che sia giunto al libero uso della ragione, e si sveglino e si rinforzino nell'animo e nei corpo di lui le disordinate passioni, egli non può più conseguire l'eterna salvezza pel solo titolo di essere stato battezzato, ei deve a tal effetto unirsi colla sua mente e col suo cuore a Dio, riducendo all'atto le virtù teologali, il cui abito nel santo battesimo ricevette, dee ubbidire alla divina legge, dee partecipare dei divini misteri, dee tenere a freno la concupiscenza che lo spinge a voltare le spalle a Dio ed ai beni spirituali e celesti e a darsi alle creature ed ai godimenti materiali e terreni. Se egli fosse abbandonato alle sole sue forze naturali non potrebbe far nulla di tutto questo, e sarebbe irremissibilmente perduto. Ma la grazia del Signore che mediante il battesimo l'avea santificato non lo abbandona, anzi amorosa lo assiste, lo aiuta onde {148 [150]} possa soddisfare ai nuovi suoi doveri. A tal uopo gli fa ascoltare gl'insegnamenti della Chiesa riguardanti la grandezza infinita, e i misteri profondi di Dio, i di Lui beneficii le di Lui promesse, le tremende di Lui minaccie, la di Lui legge, e i sacramenti da Lui per l'uomo istituiti, a dire breve le precipue verità della religione soprannaturale. Nè dessa permette che queste dottrine sieno mero pascolo della mente, sibbene vuole che passino a reggere la volontà, ad accendere il sentimento, ad informare le azioni esteriori, poichè la grazia non è solo lume superno dell'intelletto, ma eziandio fuoco di santo amore, non padroneggia soltanto l'anima, ma domina anche il corpo e lo muove ad operare. Così il cristiano corrispondendo alla grazia conserva la giustificazione battesimale e l'aumenta, così non solo ha la fede, ma vive di fede, ha una speranza viva, e possiede la vita della carità, osserva la legge del Salvatore, si purifica, si corrobora, s'impingua secondo lo spirito, e trionfa con Gesù Cristo di tutti i nemici della soprannaturale sua salvezza. Quindi è chiaro che come colui il quale toglie ad insegnare alla gioventù la dottrina cattolica si fa istrumento della grazia celeste per illuminare la mente, così dee {149 [151]} in pari tempo farsi istrumento della grazia coll'invitare, eccitare, e per quanto puote, obbligare la gioventù stessa a compiere gli offici della pietà, ed a praticare tutte le virtù proprie della cristiana professione. Altrimenti a quel modo che la fede senza le opere è informe, è morta, non santifica, non salva, così l'istruzione religiosa scompagnata dalle pratiche divote è fredda, inefficace, infruttuosa, e piuttosto che giovare aggrava la malizia di chi conscio del proprio dovere lo conculca, e sentite le attrattive della virtù, le disprezza per abbandonarsi alla corruzione ed alla iniquità.

            10. Se l'istruzione religiosa, cattolica, come vedemmo, è di tutte le istruzioni la più importante e per l'eccellenza degli oggetti intorno a cui versa, e pel dovere strettissimo da cui è richiesta, e pei vantaggi che arreca; se dessa perchè si mantenga pura e fruttuosa dee essere impartita del magistero infallibile della vera Chiesa, ricevuta con perfetta sommissione di mente e di cuore, accompagnata e fomentata dalle pratiche della pietà e della virtù, dunque, riveriti uditori, facciamo i voti più ardenti perchè siffatta istruzione nelle cattoliche contrade col massimo zelo a tutte le classi della gioventù sia somministrata; facciamo il più saldo proposito {150 [152]} di adoperarci, secondo che le nostre circostanze il consentono, perchè i pregiudizii e le iniquità del mondo non abbiano con gravissimo danno dei figliuoli e delle intere popolazioni ad isterilire e corrompere l'istruzione medesima. Umanissimi ascoltatori, preghiamo fervidamente Maria SS. Ausiliatrice, ad onore della quale fu innalzato questo nuovo splendidissimo Tempio, onde ci ottenga dal Signore un tanto beneficio. Sì, o gran Vergine, impetrate le più ricche benedizioni sul Rev. Fondatore della pia Società dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, il quale diede appunto opera indefessa all'erezione di questo solenne monumenta di religione per accrescere decoro, e dare maggior vita al suo istituto tutto rivolto alla cristiana istruzione, e santa educazione della cattolica gioventù. Fate, o gloriosissima Madre della Sapienza, che il di Lui esempio sia salutevole lezione e potente eccitamento a tutti i pubblici e privati maestri ed educatori, affinchè, ripudiate le false massime del secolo, porgano una istruzione ed una educazione informata dalle verità e dallo spirito di nostra Religion sacrosanta. O celeste Regina, amorosissima nostra Ausiliatrice, siate larga del vostro soccorso non meno ai maestri che ai discepoli, onde {151 [153]} quelli impartendo, e questi ricevendo una istruzione ed educazione veramente cattolica formino insieme quaggiù in terra il Tempio vivo dello Spirito Santo. O immacolata Madre di Dio e Madre nostra, proteggeteci tutti, perchè aderendo costantemente alle massime apprese dal cattolico insegnamento, e corrispondendo sempre alle medesime coll'affetto e coll'opera possiamo dopo compiuta la mortale carriera essere ammessi a far parte con Voi della beata e gloriosa Gerusalemme per tutti i secoli dei secoli. - Così sia.

 

            ALMAE DEI GENITRICI MARIAE

            AMANTISSIMAE NOSTRAE AC POTENTISSIMAE

            AUXILIATRICI

            PERENNES CUM LAUDIBUS PRECES. {152 [154]}

 

 

Appendice sopra alcune relazioni di grazie ricevute

 

            Se mai ti accadesse, o cristiano lettore, di entrare nella chiesa dedicata a MARIA AUSILIATRICE non potrai a meno di sentirti compreso da ammirazione rimirando un edifizio appena da alcuni mesi consacrato al divin culto e già ornato di voti che già a centinaio alle mura stanno appesi. Ciascuno di essi ricorda che un divoto di Maria in qualche sciagura ricorse a Lei, e a di lei intercessione ha ricevuto conforto ne' suoi mali. Ma che diremo di tanta povera gente che ottenne favori segnalati, e che non può offerire altro al Signore che la gratitudine e la preghiera? Che diremo delle molte grazie spirituali, di cui non si suole dare segno esterno? Mentre accenniamo di volo queste cose, crediamo opportuno di mettere qui alcune relazioni di persone accreditate, le {153 [155]} quali non hanno difficoltà che il loro nome comparisca, quando ciò possa tornare a maggior gloria di Dio.

            Scrivono da Carignano: «Erano trascorsi ormai cinque mesi da che la mia cara genitrice era travagliata da acutissimi dolori di capo. Alle volte sentivasi talmente oppressa, che perdendo l'uso delle facoltà intellettuali rimaneva delirante. In quel miserabile stato ora piangeva o sospirava; ora invitava noi di casa ad aiutarla con qualche conforto. Invano eransi adoperate le cure di un valente dottore; invano io mi studiava di lenire le sue pene coll'invitarla alla pazienza, prestarle i necessari servigi o confortarla. Non rimaneva più altro che ricorrere con fiducia a Maria Ausiliatrice, siccome altri parenti ed amici nostri avevano fatto. Pertanto, secondo l'avuto consiglio, abbiamo divisato di far una novena che abbiamo cominciato accostandoci a SS. Sacramenti della Confessione e Comunione. Ciò avveniva ai 24 giugno. Da quel giorno mia madre ebbe tal miglioramento, che si poteva dire guarita. La novena non era ancora terminata, che ella era in perfetta sanità.

            Invitato da mia madre, dalla mia famiglia, dal vicinato, unitamente a persone {154 [156]} saggie e di autorità, io m'affretto di esternare la comune gratitudine al Signore colla presente relazione, e pregare il sacerdote Bosco a voler dare pubblicazione, onde sia ovunque conosciuta ed invocata la potenza di Maria Aiuto dei Cristiani.

 

            Carignano, 8 agosto 1868.

 

            FEA Ch. DOMENICO.

 

            «Le maraviglie che Iddio opera ad intercessione di Maria Ausiliatrice sono innumerabili specialmente nella città di Chieri. Valga por tutti l'esempio mio. Da oltre un anno io era travagliata da convulsioni e da sfinimenti così frequenti, che mi ridussero all'estremo della vita. Tale era la mia debolezza, che poteva nemmeno più inghiottire un cucchiaio d'acqua. Fu allora che alcune pie persone mi consigliarono a raccomandarmi a Maria Ausiliatrice, adducendomi l'esempio di molte persone guarite con tal genere di preghiera. Di buon grado acconsentii alla proposta; mi misi la medaglia in collo, e cominciai la novena con tre Pater, tre Ave, tre Gloria al SS. Sacramento, con tre Salve Regina. Chi {155 [157]} lo crederebbe? La notte stessa del primo giorno della novena potei riposare assai bene, cosa che da più mesi non mi era più avvenuta. Quel miglioramento fu tale, che nel giorno seguente io era perfettamente guarita. Ciò dichiaro a maggior gloria di Dio e della B. Vergine Maria con facoltà di pubblicare ogni cosa, se sarà giudicato bene per le anime.»

 

            Chieri, 12 agosto 1868.

 

            CARLOTTA SCALERO.

 

            Se è sempre cosa consolante il raccontar le cose che possono tornare a maggiore gloria di Dio, riesce ancor più caro quando ci abbiamo parte e riguardano a persone notoriamente conosciute. Ecco adunque il racconto che fedelmente le espongo. La mia parocchiana C. G., nell'età di 45 anni trovavasi da venticinque mesi affetta da un morbo che le minacciava gravi conseguenze. Sebbene non fosse costretta a tenere il letto, tuttavia dai dottori e professori in medicina il suo male era giudicato tale da non lasciarle più che alcuni mesi di vita. Accortasi ella da alcune espressioni {156 [158]} dei detti professori (sebbene abbiano cercato di occultarle il pericolo) della gravità del male, e che i rimedi suggeriti erano paltiativi, pensò rivolgersi a Maria SS. Aiuto dei Cristiani, sotto il qual titolo udiva fabbricarsele una chiesa in Torino, con promessa di una offerta per tale chiesa, e prendere poi in essa il perdono, se guarita. Da lì ad alcuni mesi, quando veduta l'inutilità dei rimedi temporali, si era totalmente affidata alla protezione della SS. Vergine, appunto nell'epoca, che, secondo le previsioni dei medici, doveva aver fine la vita, cominciò sentirsi meglio, e tale miglioramento continuò. Sicchè essa, nonostante abbia sempre continuato le gravi fatiche di sua professione, contro l'avviso dei dottori, si trova appieno libera dal morbo. Stupiti e maravigliati i sullodati professori al vederla tuttora in vita, anzi migliorata, e tanto più all'udire dalla medesima che si trovava libera da quel grave malore, confessarono non potersi tale guarigione attribuire a causa naturale. Quando poi seppero i mezzi usati per ottenere quella guarigione, non dubitarono asserire essere proprio una grazia ottenuta per intercessione della Madonna. Non intendo che trascrivi letteralmente queste poche {157 [159]} linee, espongo soltanto il fatto che ella saprà meglio ordinare ed esprimere con maggior chiarezza ed eleganza. Essendo questo un fatto a tutti noto, non ho alcuna difficoltà che se ne dia qualunque pubblicazione.

 

            Bulligliera d'Asti, 1 agosto 1868.

 

            T. VACARINO GIUS. Prevosto.

 

            Anch'io debbo professare la più sentita gratitudine alla Vergine Ausiliatrice per grazia ricevuta. Una tosse ostinata mi aveva condotto a tale spossatezza che mi rendeva difficilissimo il respiro. Non sapendo più che cosa fare, mi venne i mente di cominciare una novena con tre Pater, tre Salve Regina e le litanie lauretane. Promisi inoltre un biglietto di cinque franchi se guariva. Ora sono appena sul termine della novena, e la mia tosse è scomparsa, e posso dire di trovarmi nel mio stato normale di sanità. Ora adempio la mia obbligazione inviandole la somma promessa. È vero che è offerta tenue, ma io sono un povero religioso e non posso fare di più; procurerò per altro di pregare {158 [160]} Iddio che inspiri più agiati oblatori a fare offerte maggiori della mia.

 

            P. S. Io mi sono raccomandato a Maria Ausiliatrice spinto dai tanti portenti che tra noi si raccontano dalla Vergine operati a favore di chi fa a lei ricorso.

 

            Savona, 8 luglio 1868.

 

            Non si è mai udito al mondo che nelle sciagure della vita alcuno abbia fatto ricorso all'Augusta Regina del cielo e non sia stato esaudito. Così il mellifluo dottor s. Bernardo. Io l'ho sempre creduto, ed or ne ho avuto prova di fatto.

            Da molti anni travagliato da ostinatissimo male di stomaco congiunto ad una pressochè totale prostrazione di forze traeva i miei giorni nel dolore e nelle amarezze. A fare viepiù risplendere la sua potenza dispose Iddio che alcuni medici interpellati sul mio male, lo dichiarassero insanabile pel suo cronicismo e pel niuno effetto dei rimedi. Non può descriversi l'angoscia di mia moglie e di tutta la mia famiglia per quella fatale sentenza. {159 [161]}

            Perduta così ogni speranza negli uomini, abbiamo riposta tutta la nostra fiducia nel Signore, e fra le altre cose risolvemmo di fare ricorso a Maria aiuto dei cristiani, ai cui onore si andava elevando un tempio nella città di Torino, sorgente di tante grazie e di tante benedizioni. Oltre alle preghiere abbiamo determinato un'offerta da farsi a grazia ottenuta. Ma chi mai sperando in Maria restò deluso?

            Da quel momento i miei mali cominciarono ad aver calma, ed in breve ho acquistata la mia salute in modo da destar l'ammirazione dei congiunti e degli amici. Ma tale inaspettato miglioramento si deve, a confessione degli stessi medici, più che agli umani rimedi al soccorso divino.

            Ora per compiere la mia promessa le mando due calici di metallo dorato con coppa d'argento. Nel basamento di uno di essi vi sono tre figure rappresentanti la fede, la speranza e la carità; nell'altro tre figure rappresentano Mosè, Aronne e Melchisedecco. Insieme coi medesimi calici con patena e custodia in legno riceverà altra custodia contenente un reliquiario di metallo dorato, in cui è racchiusa una porzione del sacratissimo legno della Croce del Salvatore colla rispettiva autentica.

            Questo reliquiario è inviato in dono a {160 [162]} codesta chiesa di Maria SS. dalla mia suocera Francesca Giustiniani vedova Panvini Rosati. Ella fa questa offerta in seguito ad una importantissima grazia ricevuta, da cui derivò la fortuna e la felicità di tutta la sua famiglia. A compimento di quanto si voleva fedelmente erogare rimane ancora una piccola somma di danaro, che riceverà unitamente agli oggetti sopra mentovati.

            Pieno di fiducia che non mi verranno meno le benedizioni di Dio e la protezione della grande sua Genitrice non cesserò di ringraziarla sopra la terra finchè per la misericordia del Signore mi sia dato di poterla lodare eternamente in cielo.

 

            Roma, 20 agosto 1868.

 

            M. LUIGI BORGOGNONI.

 

            Pochi giorni sono, oppressa dallo spavento io invocava il soccorso delle preghiere di V. S. a favore del mio genero Carlo Lutzow, ed ora non so con quali espressioni poterla ringraziare; ascolti. Il mio Carlo, dopo seria malattia, era a quel punto che chiamasi l'estremo della {161 [163]} vita. Con somma esemplarità ricevette i santi sacramenti, e mostrava la rassegnazione e la fortezza del vero cristiano agonizzante. Ma io, mia figlia, e tutti della famiglia eravamo atterriti al pensiero della perdita di lui. Giunse opportuna la sua lettera che mi invitava a cominciare una novena in onore di Maria Ausiliatrice, unica nostra speranza in quel terribile frangente. Al giorno 18 cominciammo la memorabile novena, e misi al collo dell'infermo la prodigiosa medaglia di Maria Ausiliatrice che Ella mi aveva regalato passando per Torino. Maraviglia a dirsi! il giorno stesso l'ammalato acquistò tanto aumento di forze, con tale diminuzione di male, che i medici al giorno seguente lo giudicarono fuori di ogni pericolo.

            Ringrazii meco il Signore e la santa Vergine Maria, e dopo di essi ringrazio lei e tutti que' buoni giovanetti che fervorosi si raccolsero nella novella chiesa per invocare il soccorso di colei che sempre accoglie le preci di coloro che col labbro del fervore e della innocenza invocano il suo potente aiuto.

            Oggi (26 luglio) il mio Carlo parla, ride, celia, ed ha già potuto ristorarsi con bibite e commestibili di vari generi.

            Sia adunque ora e sempre da tutti ed {162 [164]} in ogni luogo benedetto, esaltato, invocato il nome di Maria Ausiliatrice. Fra breve riceverà un po'  di danaro pei suoi poveri giovanetti. Colla più sincera e durevole gratitudine mi professo.

 

            Krawska nell'Austria, 26 luglio 1868.

 

            Obbl.ma Serva Baronessa LUIGIA GUDNAU. {163 [165]}

 

 

Iscrizioni latine dettate da Tommaso Vallauri nell'occasione della dedicazione della chiesa di Maria Ansiliatrice in Valdocco.

 

I. Maria Avgvsta

 

            CVIVS ADVMBRATAM IMAGINEM

            ILLVSTRIORES QUAEDAM FEMINAE APVD HEBRAEOS RETVLERVNT

            MATER CHRISTIANORVM INDVLGENTISSlMA

            DIVINAE RENIGNITATIS THESAVRVM

            IN LIBEROS SVOS EFFVDIT

 

 

II. Mariae Patrocinio

 

            SAEPE NOSTES CHRISTIANI NOMINIS SVNT PROFLIGATI

            SED PRAESENE EIVS AVXILIVM

            IN NAVALI CERTAMINE AD NAVPACTVM MAXIME ELVXIT

            QVVM PER HISPANOS ALLOBROGES VENETOS

            TVRCARVM COPIIS DISIECTIS

            PIVS V PONT. MAX. VICTORIAE AVSPEX

            MARIAM AVXILIVM CHRISTIANORVM

            IVSSIT APPELLARI {164 [166]}

 

III.

 

            AD DELENDAM MACVLAM

            NAVALI PVGNA SVSCEPTAM

            INFESTO EXERCITV VINDOBONAM TVRCAE OBSIDENT

            AN. M D LXXXIII

            CHRISTIANI PRINCIPES

            AVCTORE INNOCENTIO XI PONT. MAX.

            SOCIA ARMA IVNGVNT

            CETERIS POTIOR INSPERATO ADEST IOANNES SOBIESKIVS

            POLONORVM REX

            COMMISSO PROELIO BARBARI FVGANTVR FVNDVNTVR

            MAGNA PARS VVLNERIBVS CONFECTI PROCVMBVNT

            FEROCIAM IN VVLTV ADHVC RETINENTES

 

IV.

 

            EIVS VICTORIAE ERGO

            ET AVGVSTAE TAVRINORVM ET MONACHII IN VINDELICIS

            SODALES CREATI MARIAE ADIVTRICIS

            INTER QVOS VIRI EX OMNI ORDINE SPECTATISSIMI

            CERTATIM STVDENT REFERRI

 

V.

 

            PIVS VII PONT. MAX.

            AD PROPAGANDAM MEMORIAM DIEI VIII CAL. IVNIAS

            QVO VIRGINIS MATRIS AVXILIO

            EX SAVONENSI CAPTIVITATE EST LIBERATVS

            DIEM FESTVM INSTITVIT NOMINI RECOLENDO

            MARIAE SANCTAE ADIVTRICIS CHRISTIANORVM {165 [167]}

 

VI.

 

            IN SACRARIO APVD SPOLETINOS

            IAM INDE AB AN. M D LXX

            IMAGO MARIAE OPIFERAE FVERAT DEPICTA

            POST DIVTVRNAM OBLIVIONEM

            PVER QVINQVENNIS VISV ADMONITVS

            XIII CAL. APRILE AN. M DCCC LXII

            AEDICVLAM RIMIS FATISCENTEM

            IN HOMINVM MEMORIAM REVOCAT

            EXINDE INNVMERA PRODICIA

            VIM MARIAE NVMENQVE DECLARANT

            MAXIMVM TEMPLVM AB INCHOATO EXCITATVM

            AD QVOD MAGNVS VNDIQVE ADORANTIVM NVMERVS

            QVOTIDIE CONFLVIT

 

VII.

 

            HEIC VBI MARTYRIVM PECENVNT

            SECVLO III CHRISTIANO

            OCTAVIVS ET ADVENTOR MILITES LEGIONIS THEBAEORVM

            TAVRINENSES DIVINO TANTVM NVMINE ET AVXILIO CONFISI

            TEMPLVM DIFFICILLIMIS TEMPORIBVS EXTRVENDVM CVRAVIMVS

            IN HONOREM MARIAE ADIVTRICIS CHRISTIANORVM

            QVOD IACTO LAPIDE AVSPICALI

            INCHOATVM V CAL. MAIAS AN. M. DCCC. LXV

            SOLLEMNIRVS CAEREMONIIS RITE CONSECRATVM EST

            VII IDVS IVNIAS AN. M. DCCC. LXVIII

            XXII SACRI PRINCIPATVS PII IX PONT. MAX. {166 [168]}

 

Versioni. [delle iscrizioni latine]

 

I.

 

            MARIA V. AUGUSTA

            LA CUI FIGURA ADOMBRARONO

            MOLTE ILLUSTRI DONNE EBREE

            MADRE PROVIDENTISSIMA DE' CRISTIANI

            DIFFUSE NE' SUOI FIGLI

            I TESORI DELLA BONTÀ DIVINA.

 

II.

 

            COL PATROCINIO DI MARIA

            FURONO SBARAGLIATI SPESSO I NEMICI

            DELLA CRISTIANITÀ

            MA IL POTENTE DI LEI AIUTO

            RIFULSE PRINCIPALMENTE

            NELLA NAVALE BATTAGLIA DI LEPANTO

            QUANDO DAGLI SPAGNUOLI

            SAVOIARDI E VENETI

            DISPERSA L'ARMATA DE' TURCHI

            PIO V PONTEFICE M. AUSPICE DELLA VITTORIA

            CHIAMO MARIA

            AIUTO DEI CRISTIANI. {167 [169]}

 

III.

 

            PER CANCELLARE L'IGNOMINIA DELLA SCONFITTA NAVALE

            I TURCHI FEROCEMENTE ASSEDIANO VIENNA

            L'ANNO MDLXXXIII

            I PRINCIPI CRISTIANI AD ESORTAZIONE DEL PONT. INNOCENZO XI

            S'UNISCONO IN ALLEANZA

            E PRIMO APPARE GIOVANNI SOBIESCHI

            RE DI POLONIA

            NELLA PUGNA I BARBARI SON VINTI DISPERSI

            MOLTI PER LE FERITE CADONO IN CAMPO

            RITENENDO ANCOR SUL VOLTO LA FEROCIA.

 

IV.

 

            PER TAL VITTORIA

            E IN TORINO E IN MONACO DI BAVIERA

            SI FORMARONO SODALIZI DI MARIA AUSILIATRICE

            AD ESSI

            UOMINI DI OGNI ORDINE RAGGUARDEVOLISSIMI

            A GARA CERCANO D'ESSERE ASCRITTI.

 

V.

 

            PIO VII PONT. MASS.

            PER TRAMANDARE LA MEMORIA DEL XXIV MAGGIO

            IN CUI PER L'AIUTO DI MARIA

            FU LIBERATO DALLA PRIGIONIA DI SAVONA

            INSTITUÌ LA FESTA

            DI MARIA SS. AIUTO DEI CRISTIANI. {168 [170]}

 

VI.

 

            IN UNA CAPPELLA PRESSO SPOLETO

            GIÀ FIN DALL'ANNO MDLXX

            ERA STATA DIPINTA UN'IMAGINE DI MARIA

            DOPO LUNGA DIMENTICANZA

            UN FANCIULLO CINQUENNE PER VISIONE CELESTE

            ADDÌ XIX MARZO MDCCCLVII

            RICHIAMA ALLA MEMORIA DEGLI UOMINI

            LA CHIESUOLA IN ROVINA

            QUINDI INNUMEREVOLI GRAZIE

            PALESANO LA GRAN POTENZA DI MARIA

            FU INNALZATO UN MAGNIFICO TEMPIO

            A CUI GRAN NUMERO DI DIVOTI

            DA TUTTO IL MONDO OGNI DÌ CONCORRONO.

 

VII.

 

            QUI DOVE EBBERO IL MARTIRIO

            NEL TERZO SECOLO DI CRISTI

            OTTAVIO ED AVVENTORE SOLDATI DELLA LEGIONE TEBEA

            NOI TORINESI UNICAMENTE CONFIDANDO

            NELLA POTENZA ED AIUTO DI DIO

            ABBIAMO IN DIFFICILISSIMI TEMPI FATTO UN TEMPIO

            AD ONORE DI MARIA AIUTO DEI CRISTIANI.

            MESSAVI LA PIETRA FONDAMENTALE

            ADDÌ XXVII APRILE DELL'ANNO MDCCCLXV

            FU ESSO CON TUTTA POMPA SOLENNEMENTE CONSECRATO

            NEL GIORNO IX GIUGNO MDCCCLXVIII

            ANNO VICESIMO SECONDO DEL PONTIFICATO DI PIO IX {169 [171]}

 

 

Indice

 

Protesta dell'autore

pag 2

Dedica

3

Una parola al lettore

5

Lettera di S S Pio Papa IX sulla consacrazione della chiesa di Maria Ausiliatrice

7

Capo I Uno sguardo sulla costruzione di questa chiesa

13

Capo II Il sommo Pontefice

17

Capo III Speranza di grazie particolari

21

Capo IV La vigilia della consacrazione

22

Capo V Giorno 9 di giugno e 1° dell'ottavario Funzioni religiose

24

Capo VI L'antifona Sancta Maria

26

Capo VII Paramentali ed altre somministrazioni pel servizio religioso

30

Capo VIII I pranzi

33

Capo IX Mercoledì 10 giugno, 2° giorno dell'ottavario Funzioni religiose

36 {170 [172]}

Capo Capo X Fatti particolari Messa del maestro De-Vecchi Guarigione di un fanciullo e di una fanciulla pag 38

 

Capo XI Giovedì 11 giugno, 3o giorno dell’ottavario Funzioni religiose

42

Capo XII Fatto particolare Guarigione di una donna di Caramagna

44

Capo XIII Altri fatti particolari

47

Capo XIV Venerdì 12 giugno, 4° giorno dell' ottavario Funzioni religiose

51

Capo XV Fatti particolari Offerta di un mendico Una guarigione Fiasco di Gavazzi

53

Capo XVI Pinelli di Avigliana - Giacchetti di Biella

57

Capo XVII Sabato 13 giugno, 5° giorno dell'ottavario Funzioni religiose

60

Capo XVIII Fatti particolari Venuta dei Mornesini alla nuova chiesa

62

Capo XIX Domenica 14 giugno, 6° giorno dell'ottavario Funzioni religiose

68

Capo XX Fatti particolari

71

Capo XXI Alcune relazioni di grazie ottenute

73 {171 [173]}

Capo XXII Lunedì 15 giugno, 7o giorno dell'ottavario Funzioni religiose pag 78

 

Capo XXIII Fatti particolari Maria Casati - Commedia latina

80

Capo XXIV Martedì 16 giugno, 8° giorno dell'ottavario Funzioni religiose

83

Capo XXV Fatti particolari

85

Relazione del medico

86

Relazione del Direttore spirituale

87

Capo XXVI Mercoledì 17 giugno, ultimo giorno Servizio funebre pei benefattori defunti

89

Capo XXVII Una parola ai benemeriti oblatori

92

Capo XXVIII A quelli che hanno ottenute grazie da Maria Ausiliatrice

95

Una dimanda

97

La dedicazione del tempio di M SS Ausiliatrice in Torino

99

Dell'importanza e delle condizioni dell'insegnamento cattolico

120

Appendice sopra alcune relazioni di grazie ricevute

153 {172 [174]} {173 [175]} {174 [176]}

 



[1]V. Lett. Catt. fasc. Maraviglie della Gran Madre di Dio, pag. 172.




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